Giusy Larinà GIOIELLI DALLE COLLEZIONI DEL MUSEO REGIONALE DI MESSINA



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Giusy Larinà GIOIELLI DALLE COLLEZIONI DEL MUSEO REGIONALE DI MESSINA Il Museo Regionale di Messina conserva diversi gioielli realizzati nei secoli da maestranze orafe messinesi. La collezione è costituita prevalentemente da ori devozionali pervenuti da enti conventuali soppressi o da chiese messinesi distrutte dal terremoto del 1908 1. Tra i preziosi più antichi si rileva una collana cinquecentesca formata da diciassette dischetti in oro fuso e traforato, costellati da elementi decorativi in oro che simulano nella forma pietre preziose dal taglio tronco-piramidale 2 (fig. 1). La catena non è integra, sono infatti mancanti diverse maglie e un pendente, che doveva essere fissato ad un anello ancora esistente nella parte centrale. Ad una attenta analisi, inoltre, non si nota alcuna perdita o presenza di smalti, così come ipotizzato da alcuni studiosi 3. L emulazione della pietra sfaccettata tronco-piramidale caratterizza diversi monili, realizzati in Sicilia da orafi locali intorno alla fine del XVI secolo. Alcuni esempi si ritrovano in collezioni private 4 o tra le raccolte di ori devozionali, come la serie inedita di manufatti del tesoro di Santa Agrippina a Mineo 5. Nelle opere citate e in molte altre studiate dalla scrivente non si rileva alcuna traccia di smalti, pertanto si ritiene che a questo genere di gioiello non veniva applicata la tecnica di decorazione con smalti assiduamente presente in altre tipologie. Il decoro di gioie con smalti ha radici antiche in Sicilia, in particolare gli 1 Vengono qui analizzati soltanto alcuni gioielli della collezione museale, rimandando ad altra sede la pubblicazione delle restanti opere, già studiate dalla scrivente con schede tecniche di catalogazione. 2 M.C. DI NATALE, Gioielli di Sicilia, Palermo 2000, p. 47, fig. 1, p. 49. 3 C. CIOLINO, Per una storia della gioielleria a Messina, in La tradizione orafa a Messina dalle origini ai giorni nostri, Messina 1990, p. 13. 4 DI NATALE, Gioielli, cit., figg. 2-4, pp. 50-51. 5 Gli oggetti in questione, i cui studi sono in corso di stampa, sono stati esposti per la prima volta in una mostra di arte sacra Agrippina di Miniu diletta amanti, curata dalla scrivente presso i locali di Palazzo Colonna Magri a Mineo (CT), dal 24 agosto all 11 gennaio 2009.

466 GIUSY LARINÀ smalti splendenti alla maniera messinese sono documentati in un inventario di beni del 1393 della vedova Antonia Graffeo, residente nella provincia di Palermo 6. L uso dello smalto traslucido ebbe grande diffusione nella creazione di gioielli medioevali, sostituendo le tecniche precedenti del cloisonnè e champlevè. Esempi rari di gioie trecentesche con smalti traslucidi si rilevano nella coppia di corone in argento dorato del Museo di Messina (fig. 2). I due manufatti tardo seicenteschi sono, infatti, impreziositi da alcuni gioielli più antichi 7, quali una serie di bottoni a forma di fiore in oro smaltato con filigrane e vetri colorati del XIII secolo e monili, presumibilmente frammenti di collane e orecchini, in corallo, smalti e oro dei secoli XVI e XVII 8. Quella di modificare gli ori donati dai fedeli per adornare corone, mante, ostensori e altre sacre suppellettili, era una pratica frequentemente adottata dalla committenza ecclesiastica. Gli ori ex voto, infatti, venivano spesso inseriti in particolari opere che essendo poste alla pubblica visione ne provocavano stupore. Questa usanza ha consentito di mantenere, sebbene spesso modificati, alcuni importanti gioielli che sarebbero andati dispersi o distrutti, la cui sopravvivenza permette di documentare l evoluzione di significativi aspetti storici e stilistici dell arte orafa attraverso i secoli. Le due corone non presentano alcuna punzonatura, ma i motivi ornamentali con i tipici cespi intrecciati e tulipani stilizzati le riconducono a fattura del tardo Seicento. Gli stessi particolari decorativi si riscontrano in un disegno di corona della seconda metà del Seicento, custodito presso la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana di Palermo 9 e nella raggiera di ostensorio del 1700, realizzata da bottega messinese per il monastero di Sant Anna ed oggi esposta al Museo di Messina 10. In seguito all istituzione in Messina del Museo Nazionale d Arte Medioe- 6 P. LANZA DI SCALEA, Donne e gioielli in Sicilia nel Medioevo e nel Rinascimento, Palermo 1892, p. 228. 7 G. CANTELLI, Gioielli inediti in due edite corone del Museo Regionale di Messina, in Nuovi Annali della Facoltà di Magistero dell Università di Messina, 2, Messina 1984, pp. 143-150. 8 M.P. PAVONE ALAJMO, Arti decorative al Museo Regionale di Messina. Gli argenti, Quaderni dell attività didattica del Museo Regionale di Messina, 10, 2001, scheda n. 28, p. 54. 9 D. MALIGNAGGI, Il disegno decorativo dal Rinascimento al Barocco, in Splendori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra (Palermo) a cura di M.C. Di Natale, Milano 2001, fig. 27, p. 91. 10 M.P. PAVONE ALAJMO, Arti decorative, cit., scheda n. 30, p. 56.

Gioielli dalle collezioni del Museo Regionale di Messina 467 vale e Moderna con decreto del 1914, le corone furono consegnate al direttore Enrico Mauceri il 27 maggio del 1915 insieme ad altri beni provenienti dal Museo Civico di San Gregorio 11. Le opere, custodite sino al terremoto del 1908 nel predetto museo, erano utilizzate per ornare il mosaico con la Madonna e Gesù Bambino in trono, denominato della Ciambretta 12 nella chiesa di San Gregorio. Dopo l Unità d Italia, a seguito delle leggi eversive del 1866, il Museo Civico fu trasferito nei locali del monastero di San Gregorio ed inaugurato nel 1890 13. Il ricco patrimonio artistico creato nel tempo dal mecenatismo delle illuminate suore benedettine, provenienti dalle più illustri famiglie messinesi, venne requisito dallo Stato e inglobato fra i beni dell erigendo museo. Eguale sorte ebbero le preziose corone, che risultano in un verbale di consegna di oggetti e arredi sacri prelevati dal monastero e depositati il 21 giugno del 1905 nella nuova sede museale alla presenza dell assessore alla Pubblica Istruzione, marchese Omerico Alliata del Ferraro, del segretario del Civico Museo, cav. Gaetano La Corte Cailler e del custode sig. Antonino Rizzotti 14. La collezione vanta altri manufatti di pregevole esecuzione tecnica, tra cui due gioielli seicenteschi in corallo rosso. Il primo presenta una composizione a rosone con vari elementi a traforo e motivi a tulipano, legati ad una base in argento (fig. 3). Al centro si nota la perdita di un centrale di sagoma ovale, forse un dipinto su rame o un cammeo. L altro oggetto prezioso ha forma di nodo ed è composto da una piccola scultura di puttino a braccia incrociate e da svariati fregi, a cordone, a volute, fitomorfi, legati ad una base traforata in argento (fig. 4). I gioielli sono caratterizzati da moduli formali in uso nell arte orafa del XVII secolo la cui lavorazione si riscontra in altri monili in corallo trapanesi e messinesi databili intorno alla seconda metà del secolo 15. Una tipologia di gioia alquanto presente nell oreficeria dell inizio del XVII secolo è il pendente sorretto da catenelle e ornato con smalti. Si registra in Sicilia un ampia diffusione di tali ornamenti definiti negli inventari 11 Archivio Storico del Museo Regionale di Messina (ASMRMe), Verbali di consegna Museo, n. 36, ff. 1, 6-7. 12 G. LA CORTE CAILLER, Il mio Diario. 1903-1096, a cura di G. Molonia, Messina 2002, pp. 616-617. 13 G. FOTI, Storia Arte e Tradizione nelle chiese di Messina, Messina 1983, p. 62. 14 ASMRMe, Verbale di consegna 1903-Museo civico sua formazione, f. 57. 15 L arte del corallo in Sicilia, catalogo della mostra (Trapani, Museo Regionale Agostino Pepoli ) a cura di C. Maltese e M. C. Di Natale, Palermo 1986.

468 GIUSY LARINÀ alla spagnola secondo la moda del tempo. In questa categoria rientra anche il pendente (fig. 5) con smalti e pietre preziose del Museo di Messina, costituito da due catenelle laterali con motivi floreali a quattro petali smaltati in bianco e gocce in rosso 16. Questi due elementi, giunti non integri, sostengono un supporto decorativo a traforo arricchito di smalti e castoni con rubini. Originariamente la parte inferiore era adornata da cinque perle pendenti non più esistenti, inoltre è andata perduta anche la terza catenella centrale. Il manufatto risulta decorato con smalti anche sul verso, come era consuetudine nell arte orafa barocca. L esecuzione dell opera è riferibile a una produzione locale per alcune differenze formali esistenti con i monili iberici di analogo genere, quali la presenza di tre catenelle in luogo di due e il numero delle perle pendenti superiore a tre, limite massimo della fattura spagnola. Peculiarità, queste, riscontrabili in molteplici manufatti di ambito siciliano, la cui lavorazione sviluppata secondo modelli di ispirazione ispanica ha acquisito nel tempo caratteristiche del tutto isolane 17. Petali smaltati si riscontrano nelle gioie a fiore inserite con viti nel collier a mezzaluna in argento ritagliato 18 (fig. 6). I preziosi ornamenti sono formati da scafi in oro entro cui sono inseriti topazi, perle scaramazze e petali in argento smaltato in bianco e azzurro. La manifattura modesta della mezzaluna e dei supporti a vite contrastano con il lavoro più raffinato dei monili floreali, realizzati secondo la tecnica del filoperle usuale nell oreficeria messinese nei secoli XVII e XVIII. Si tratta presumibilmente di una riutilizzazione di gioielli antichi per abbellire un supporto adattato a centrale di collana in epoca più recente. Secondo quanto riportato negli inventari museali la collana era agganciata a una catenella in filigrana d oro di stile liberty, con maglie a rettangoli e topazi citrini finti, che si conserva a parte. La forma della mezzaluna indurrebbe a supporre una dedicazione di carattere devozionale alla Madonna Immacolata; ipotesi suffragata dalla provenienza dell ex voto dalla chiesa dei Minoriti, distrutta dal terremoto del 1908. Fiori smaltati, perle e pietre preziose si riscontrano in diverse gioie siciliane di gusto barocco e in particolare nei rami fioriti. Il ramo fiorito in smalti policromi e gemme è, infatti, uno dei gioielli più richiesti in Sicilia 16 DI NATALE, Splendori di Sicilia, cit, scheda n. 22, pp. 316-317. 17 DI NATALE, Gioielli, cit., pp. 118-128. 18 G. LARINA, scheda n. 250 (Orafo messinese, fine sec. XVII-XIX secolo, Monile, in Sicilia. Arte e archeologia dalla preistoria all Unità d Italia, catalogo della mostra (Bonn, Kunst-und Austellungshalle der Bundesrepublik Deutschland, 25 gennaio-5 maggio 2008) a cura di G. Macchi e W. D. Heilmeyer, Cinisello Balsamo 2008, pp. 357-358.

Gioielli dalle collezioni del Museo Regionale di Messina 469 tra Seicento e Settecento ed è utilizzato con diverse funzionalità: per addobbo in vasetti d altare, per guarnizione di abiti, come fermaglio di mantelli e piviali, come ornamento per acconciature. In particolare, la produzione siciliana delle cosiddette spingole di testa in oro e smalti che ornavano il capo delle nobildonne, sembra precedere quella spagnola ampiamente diffusa nel XVIII secolo 19. Un esempio di ramo fiorito (fig. 7), realizzato presumibilmente per arredo di vasetto d altare e databile intorno alla fine del XVII secolo, si riscontra nella collezione museale messinese 20. Il tralcio in rame dorato, riconducibile a maestranze orafe messinesi, è composto da monili legati da sottili fili metallici e ornato in basso da un motivo a nastro. La raffinatezza dell esecuzione si rileva nella definizione della lavorazione, caratterizzata da una bizzarra integrazione di smeraldi e perle scaramazze con elementi dalla forma a nodo, a volute, a petali, in oro dipinto a smalti. Delicate pennellate a punta d ago tratteggiano minuziosi decori su corolle dalle variopinte sfumature, la cui tavolozza cromatica varia dal rosa al blu, dal celeste al bianco. Sebbene si noti la perdita di alcune parti, il gioiello mantiene la sua originaria bellezza e creatività, comune ad altri esemplari conservati nel tesoro dell Opera del Duomo di Messina e presenti anche in altre chiese messinesi 21. L altro ramo fiorito (fig. 8), presente nella medesima collezione, potrebbe essere stato adoperato come fermaglio di piviale o di acconciatura 22. Il manufatto, in argento fuso dalla forma a rami intrecciati, reca fiori e foglie accartocciate sui cui sono incastonati diamanti, smeraldi, rubini e perle scaramazze. Un gradevole effetto cromatico è dato dal contrasto dell argento con il verde, il rosso degli smeraldi e dei rubini ed il bianco delle perle. La tipologia rientra in quel genere di monili realizzati nel XVIII secolo dove i decori a smalti scompaiono e sono sostituiti esclusivamente da pietre preziose, trovando riscontri in opere messinesi. Un naturalismo più accentuato si coglie nella definizione dell oggetto, caratterizzato da sottili nervature che solcano il metallo rendendo vibrante la superficie e da foglie accartocciate, tipici elementi settecenteschi, che si avvolgono e si piegano quasi come sospinte dal vento. La lavorazione dell argento diventa parte integran- 19 DI NATALE, Gioielli, cit., p. 187. 20 LARINA, scheda nn. 247-249 (Orafo messinese, fine XVII secolo, Ramo fiorito), in Sicilia, cit., pp. 356-357. 21 DI NATALE, Gioielli, cit., pp. 187-199. 22 LARINA, scheda n. 246 (Orafo messinese, inizi del XVIII secolo, Fermaglio di piviale), in Sicilia, cit., p. 356.

470 GIUSY LARINÀ te del fermaglio dove le pietre vengono incastonate, diversamente dal ramo fiorito precedente, e i ramoscelli sono sviluppati come semplici supporti su cui legare gli elementi preziosi. L ornato a smalti dal tratto sottile e puntinato caratterizza la maestria degli orafi messinesi, ampiamente documentata nel XVII secolo. L artista più conosciuto in questo genere è Giuseppe Bruno, autore di notevoli manufatti dipinti sia a carattere floreale che figurativo 23. Alla bottega del Bruno è riconducibile il medaglione in filigrana d argento con le immagini sulle due facce, dipinte a smalti su rame, di Gesù Bambino e della Madonna Odigitria (fig. 9). Questa raffigurazione ricorda nell impostazione uno smalto con la Madonna della Lettera, posto entro un medaglione con cornice in filigrana d oro della seconda metà del XVII secolo 24. Si rileva in collezione ancora un medaglione devozionale con la Natività (fig. 10), proveniente dalla chiesa dell Immacolata, formato da un dipinto ovale in smalti chiuso da cristallo e incastonato entro una cornice in oro fuso con rubini. Il verso del manufatto è lavorato a cesello e reca l iscrizione IHS. L opera risente di schemi iconografici e decorativi del XVII secolo, ma l esecuzione della cornice per i motivi ornamentali a foglie accartocciate induce a datare il manufatto al XVIII secolo. Elementi decorativi presenti anche nell anello settecentesco alla giardiniera, con vera in oro e castoni a notte in argento contenenti diamanti e smeraldi, proveniente dalla stessa chiesa 25. Lo studio sulla collezione di gioielli del Museo Regionale di Messina ha portato alla scoperta di manufatti inediti ed erroneamente valutati sino ad oggi, quali una cintura e un collier in oro fuso, provenienti dal Museo Civico 26 e registrati negli inventari come collana e bracciale in rame dorato. Recenti analisi confermano, invece, la realizzazione in oro fuso di ambedue le opere 27 databili al XVIII secolo. La cintura è composta da dischi a rosone con strass a goccia e circolari, incastonati da griffe, che danno brillantezza al monile (fig. 11). La cintura o cingola era un ornamento lussuoso che faceva parte dell abbigliamento; un esempio ce lo fornisce il Ritratto di Donna Giovanna d Austria dipinto da Filippo Paladini ora a Palazzo Bute- 23 EADEM, Per Crucem ad Lucem, catalogo della mostra, Floridia (SR) 2004, pp. 34-40; EADEM, Storia, arte e iconografia di un ostensorio, in Acqua e pane. Arte e teologia, Messina 2005, pp. 6-26. 24 DI NATALE, Gioielli, cit., fig. 11, p. 162. 25 CIOLINO, Per una storia, cit., fig. 32, p. 36. 26 ASMRMe, Verbali di consegna, cit., n. 36, f. 6. 27 Ringrazio l orafo Nino Taviano per la cortese consulenza.

Gioielli dalle collezioni del Museo Regionale di Messina 471 ra 28, in cui l abito sfarzoso è arricchito da una splendida cintura gioiello. Il collier ha le stesse caratteristiche di fattura ed è formato da castoni a forma di margherita alternate a rosette con gocce pendenti. L uso degli strass si ritrova anche in una insolita pianeta 29 databile tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento della Diocesi di Messina, la cui fitta decorazione determina un effetto ottico di lucentezza simile a quello di pietre preziose. 28 DI NATALE, Gioielli, cit., fig. 18, p. 59. 29 La pianeta è stata esposta nella mostra L arte sacra nella fascia jonica della provincia di Messina, curata dalla scrivente nei locali del convento agostiniano di Forza d Agrò, nel marzo 2009.

472 GIUSY LARINÀ Fig. 1. Orafo messinese, fine sec. XVI, Collana, oro fuso. Messina, Museo Regionale.

Gioielli dalle collezioni del Museo Regionale di Messina 473 Fig. 2. Maestranze messinesi, sec. XIII e sec XVII, Corone, oro, argento dorato, smalti, coralli, vetri. Messina, Museo Regionale. Fig. 3. Orafo messinese o trapanese, seconda metà sec. XVII, Monile, coralli. Messina, Museo Regionale. Fig. 5. Orafo messinese, inizio sec. XVIII, Pendente, oro, smalti, rubini. Messina, Museo Regionale. Fig. 4. Orafo messinese o trapanese, seconda metà sec. XVII, Monile, coralli, Messina, Museo Regionale. Fig. 6. Orafo messinese, secc. XVII-XVIII e sec. XIX, Collier, oro, smalti, topazi, argento ritagliato. Messina, Museo Regionale.

474 GIUSY LARINÀ Fig. 7. Orafo messinese, sec. XVII, Ramo fiorito, rame dorato, oro, smalti, smeraldi, perle. Messina, Museo Regionale. Fig. 8. Orafo messinese, sec. XVIII, Fermaglio a ramo fiorito, argento, smeraldi, rubini, perle, Messina, Museo Regionale. Fig. 9. Bottega di Giuseppe Bruno, seconda metà sec. XVII, Medaglione con Madonna Odigitria, filigrana d argento, smalti. Messina, Museo Regionale. Fig. 10. Orafo messinese, sec. XVIII, Medaglione con Natività, oro fuso, smalti, rubini. Messina, Museo Regionale.

Gioielli dalle collezioni del Museo Regionale di Messina 475 Fig. 11. Orafo messinese, sec. XVIII, Cintura, oro fuso, strass. Messina, Museo Regionale.