La ceramica a vetrina pesante altomedievale e medievale dal castello di Scorano (Capena, Roma)



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La ceramica a vetrina pesante altomedievale e medievale dal castello di Scorano (Capena, Roma) Le indagini archeologiche condotte al castello di Scorano (cfr. supra, pp. 419-420, figg. 1-2) (GAZZETTI et al., c.s.) hanno evidenziato una successione di fasi di occupazione del sito, la più antica delle quali risale al I-II secolo d.c, con la costruzione di un edificio probabilmente di tipo cultuale, forse da porre in relazione con l'adiacente città di Lucus Feroniae e in uso fino al IV secolo d.c. circa. Successivamente, fino al IX-X secolo si registra uno iato nella sequenza cronologica dei reperti ceramici, ma alcune tracce di riutilizzo (buche di palo, tracce di focolare) del monumento romano potrebbero indicare una frequentazione in età altomedievale antecedente a questa fase. Quest'ultima risulta altresì ben documentata da strati con ceramica a vetrina pesante, concentrati nell'area più elevata del sito, circostante il monumento romano e in seguito tagliati dalle fondazioni di numerosi edifici che testimoniano l'impiantarsi intorno all'xi-xii secolo di un vasto insediamento che si estenderà ad est probabilmente fino al tracciato originario della Via Tiberina (JONES 1962, p. 190, fig. 22) e a sud fino al corso del fiume Gramiccia. Il castello è testimoniato dalle fonti come già esistente nel 986 (TOMASSETTI 1913, p. 274; CONTI 1980, p. 123). Nel XIII secolo il sito registra ancora un'attività edilizia, seguita nel corso del XIV secolo dall'abbandono del borgo (PARDI 1926; KLAPISH ZUBER 1965) e dalla restrizione del nucleo abitativo alla zona corrispondente al monumento romano con la costruzione, probabilmente nel XV secolo, del casale, occupato senza interruzione sino ai nostri giorni. Complessivamente le vicende del sito sembrano bene adattarsi al modello insediativo proposto per l'area dell'ager Veientanus, caratterizzato da una gradualità nel processo di incastellamento, che si realizzerebbe dal X al XII secolo, succeduto, in una fase tardo-medievale e post-medievale, da un diffuso abbandono degli abitati accentrati (WICKHAM 1979, p. 79; POTTER 1985, p. 167). Nelle stratigrafie del sito è attestata senza soluzione di continuità dal IX-X secolo al XIII secolo una presenza consistente di ceramica a vetrina pesante e di ceramica a vetrina sparsa, la cui rilevanza è evidentemente determinata dalla contiguità con il grande centro produttore rappresentato da Roma (BONIFAY et al. 1986, p. 85). Tale presenza conferma da un lato la cronologia pienamente altomedievale del "Forum Ware", dall'altro la continuità tra produzione di ceramica a vetrina pesante e di ceramica a vetrina sparsa già postulata per Roma (PAROLI 1986, p. 516; BONIFAY et al. 1986, pp. 81-82; PAROLI 1990, p. 317; ANNIS, infra, pp. 603-620). [439] L'ampia diffusione di questa classe ceramica nel Lazio settentrionale era già testimoniata da numerosi rinvenimenti: dagli scavi di Castel Porciano (MALLETT-WHITEHOUSE 1967, pp. 113 146); di Mazzano Romano (POTTER 1972, pp. 135-145); delle Mura di Santo Stefano (WHITEHOUSE 1979, pp. 263-268); di Santa Cornelia (WHITEHOUSE 1980, pp. 125-156); di Ponte Nepesino (WHITEHOUSE 1984, pp.63-148); di S. Rufina (POTTER 1985, pp. 162-164) e di Monte Gelato (POTTER et al. 1988, p. 298; MARAZZI-POTTER-KING 1989, pp. 103-119) ecc. Ceramica a vetrina pesante e ceramica a vetrina sparsa è stata inoltre segnalata da raccolte di superficie nell'alta valle del Mignone e nel massiccio della Tolfa (COCCIA 1986; COCCIA-NARDI, infra, pp. 471-474); e per l'area sabina dai rinvenimenti di Eretum (OGILVIE 1965, pp.70-112; MAZZUCATO 1972, p. 41); dagli scavi di Farfa (BARKER et al. 1988, p. 426); di Caprignano (BOUGARD et al. 1988, p. 436; LECUYER, infra, pp. 455-462) e di Collalto Sabino (COCCIA et al. 1990, pp. 242-244; per la Sabina e la Campagna Romana cfr. in particolare il contributo di H. PATTERSON, supra, pp. 418 434). Inoltre le raccolte di superficie condotte dalla British School at Rome per lo più nelle aree dell'ager Faliscus e dell Ager Veientanus hanno segnalato la presenza di circa trenta siti con attestazioni di ceramica a vetrina pesante e di circa cinquantadue siti con ceramica a vetrina sparsa (POTTER 1975; WICKHAM 1979, pp. 82-84; WHITEHOUSE 1982, p. 331, figg. 6.10 e 6.11). A Scorano la ceramica invetriata altomedievale e medievale è rappresentata da tipi che in taluni casi si riallacciano alla produzione urbana e in altri se ne distaccano, sia dal punto di vista

morfologico, sia per la resa delle vetrine e per l'organizzazione dei motivi decorativi. Si potrebbe quindi ipotizzare l'importazione a Scorano di materiale ceramico proveniente dall'area urbana per la fase più antica della produzione, ed in seguito, dal X-XI secolo circa, da altri centri non identificati, ma da riferire probabilmente anch'essi ad area laziale, per la costante presenza negli impasti di materiale vulcanico, sebbene non sia possibile neanche escludere per questi esemplari una fabbricazione locale. La presenza a Scorano di ceramiche di diversa provenienza era resa possibile dalla sua stessa dislocazione topografica, contigua alla via Tiberina e al Tevere. In primo luogo il Tevere doveva costituire un percorso privilegiato per i traffici commerciali come dimostrano i numerosi punti di scalo fluviale in uso nel medioevo (TOUBERT 1973, p. 639; Tevere, pp. 135-137), ben collegati con le zone interne del Collinense e della Sabina, l'ultimo dei quali, prima di Roma, è segnalato nella cartografia di Giubilio nelle immediate vicinanze di Scorano, presso Monte Rotondo, in coincidenza della foce del fiume Gramiccia (FRUTAZ 1972, tav. 51,V.II). Un porto presso Fiano Romano sembra documentato nell'xi secolo e nel 1464 Pio II, nella sua celebre partenza per la crociata, passò la seconda notte del suo viaggio presso il porto di Fiano, ancora in uso al tempo di Innocenzo VIII (TOMASSETTI 1913, pp. 311-313). [440] Inoltre la dislocazione nell'ager Veientanus di numerosi siti per lo più in prossimità delle strade consolari o di importanti arterie medievali, con consistenti attestazioni di ceramica a vetrina pesante con le stesse caratteristiche della produzione urbana, dimostra la sopravvivenza nel IX secolo di una efficiente rete stradale e di uno stretto collegamento tra Roma ed il suo territorio (WICKHAM 1979, p. 84). Per quanto concerne le tipologie della ceramica a vetrina pesante attestata a Scorano, sono riferibili alla fase più antica (IX-X secolo) quasi esclusivamente forme chiuse tra le quali alcune brocche (Fig. 1-9), talvolta con fondo convesso e vetrina estesa anche all'interno (Fig. 6), tutte caratterizzate dallo stesso impasto assimilabile, sulla base delle analisi mineralogiche, agli impasti della ceramica a vetrina pesante di Roma, alla quale si riallacciano del resto anche dal punto di vista morfologico (WHITEHOUSE 1982, fig. 6.9, n. 27; PAROLI 1990, p. 319). La decorazione può essere a petali applicati più o meno fittamente (Fig. 6), o su file verticali (Fig. 7), o con linee ondulate incise (Fig. 8). La brocca dal profilo ricostruito illustrata alla Fig. 9 è decorata con un'alternanza di motivi plastici e motivi incisi, che richiama in particolare alcuni decori della ceramica a vetrina pesante dell'italia meridionale (PATTERSON, infra, pp. 489), ma presente anche a Roma (MAZZUCATO 1972, fig. 12-13). Un frammento di brocca (Fig. 10) si differenzia nettamente dagli esemplari precedentemente illustrati per le caratteristiche dell'impasto, della vetrina, estesa in parte anche sulla superficie interna, e della decorazione, costituita da piccole bande applicate a rilievo. Il tipo non sembra trovare riscontri in area laziale e l'impasto vulcanico richiama alcuni esemplari provenienti dall'area campana (Gruppo 2b). Il passaggio dal rivestimento con vetrina pesante ad un rivestimento ancora completo ma meno uniforme è esiguamente attestato a Scorano. È evidente comunque la comparsa di una invetriatura più rarefatta su alcune brocche con beccuccio a cannello tubolare con estremità lievemente trilobata e pressata all'orlo (Fig. 11), un tipo che nel contesto della Crypta Balbi cessa di essere attestato nel corso del X secolo (PAROLI 1986, p. 520). Un rivestimento di spessore piuttosto sottile ricopre un catino (Fig. 12), il quale ha caratteristiche mineralogiche corrispondenti agli impasti di Roma, dove tale forma è diffusa in particolare in strati di tardo IX-X secolo ma resta in uso ancora nella prima metà dell'xi secolo e mostra, con un certo anticipo rispetto alle forme chiuse, l'applicazione di vetrine sottili (PAROLI 1986, p. 520; PAROLI 1990, p. 349). Per l'aspetto morfologico il tipo trova riscontro in alcuni esemplari invetriati e dipinti riferibili al X secolo, prodotti in area bizantina (STEVENSON 1947, I, tav. 16,25), adombrando così il persistere di rapporti tra Bisanzio e Roma. [441]

[442]

[443] Le ceramiche a vetrina sparsa di Scorano sono classificabili in "vetrina sparsa A" e "vetrina sparsa B" (in base alla maggiore o minore estensione delle lacune dell'invetriatura), secondo gli stessi criteri adottati nello studio dei materiali della Crypta Balbi (PAROLI 1990, pp. 321-322). Tuttavia a Scorano il processo di riduzione dell'invetriatura sembra complessivamente più ritardato rispetto alle fasi individuate a Roma (PAROLI 1990, p. 320, fig. B). Si tenga tuttavia presente che nel contesto in esame la ceramica a vetrina sparsa proviene per lo più da "butti" dall'uso piuttosto prolungato (XI-XII secolo), che non consentono pertanto osservazioni più puntuali sulla cronologia delle diverse fasi produttive. Tra le forme aperte rivestite con vetrina sparsa attestate a Scorano si registrano due fondi

di lucerne su piedistallo con vetrina sparsa A (Figg. 13-14), ed un fondo di coppa (?)(Fig. 15), con zone molto ampie di risparmio, che ricorda analoghi fondi della produzione bizantina del X- XI secolo (STEVENSON 1947, tav. 16, 35, tav. 17,12) e due coppe provenienti dal sepolcreto della chiesa di S. Restituta a Ischia (PEDUTO 1986, p. 567, fig. 19). Le lucerne su piedistallo già note nel repertorio morfologico tardoantico (da Carlino: BERTACCHI 1976, pp. 181-194; e da Fano: GELICHI 1985, pp. 97-107), continuano ad essere attestate per tutti i secoli del medioevo nelle aree occidentale e orientale del bacino del Mediterraneo. Da Atene provengono infatti alcuni esemplari (THOMPSON 1933, p. 212, fig. 10, posteriori al X secolo), simili a quelli rinvenuti a Rougiers (DEMIANS D'ARCHIMBAUD 1980, p. 397, 6) e più sporadicamente in Italia nel tardo medioevo: a Pisa (Busi 1984, p. 470, tav. 11,2), a Firenze (MAETZKE 1974, tav. IX, 21-22), in Emilia (S. Domenico, pp. 188-189, fig. 3,96-105) e a Roma (Crypta Balbi), p. 232, tav. XIX; Crypta Balbi 5, p. 303, nn. 280-281). Lucerne con espansione della parte mediana analoga alla Fig. 13 sono state inoltre rinvenute a Costantinopoli (TALBOT RICE 1958, II, fig. 24,A, riferite al XII-inizi XIII secolo) ed in larga quantità a Saint Denis dagli ultimi secoli dell'altomedioevo a tutto il bassomedioevo (LEFEVRE-MEYER 1988, pp. 73-111). Nei casi citati le lucerne presentano altresì un notevole sviluppo dello stelo subcilindrico ed una base a piattino che le differenziano dagli esemplari di Scorano, più prossimi ad un tipo non rivestito di produzione bizantina (TALBOT RICE 1958, fig. 24,B, datato al XII-inizi XIII secolo), che trova riscontri a Roma in un esemplare rinvenuto nello scavo alle pendici del Palatino (scavo A. Carandini; inf. M. Serlorenzi) e nel Lazio: a Castel Porciano, in ceramica acroma e attribuito al periodo 1 (1000-1250/75) (MALLETT- WHITEHOUSE 1967, p. 137, fig. 10,20), nelle Marche: a Fano (MAETZKE 1978, p. 73, fig. 1) e in Abruzzo: nella valle del Pescara (STAFFA 1989 p. 573, fig. 11,44). [444] Dal punto di vista mineralogico l'esemplare di Scorano (Fig. 13) rientra nel gruppo di ambito laziale o locale (Gruppo 9). Nel repertorio delle brocche rivestite con vetrina sparsa A si registra una spiccata omogeneità, sia per l'aspetto morfologico, sia per le caratteristiche degli impasti. Nel complesso esse risultano abbastanza differenziate dai tipi con vetrina sparsa in uso a Roma. Le brocche presentano spessori molto sottili ed un raccordo pressoché continuo tra il collo e la spalla (Fig. 16), talvolta decorata con un motivo a linee incise intrecciate (Fig. 17), attestato anche su un esemplare con corpo nettamente biconico (Fig. 18). Quest'ultimo presenta inoltre alcune caratteristiche del profilo, quali le scanalature sulla superficie esterna dell'orlo, che richiamano degli esemplari rinvenuti Roma ma di probabile provenienza dall'area sabina (PAROLI 1990, p. 336, n. 331). Una brocca con rivestimento più irregolare conserva il beccuccio, che si presenta in tal caso con estremità espansa e staccata dall'orlo (Fig. 19). Un esemplare è caratterizzato altresì dal collo estroflesso e dall'orlo appiattito (Fig. 20) ed è confrontabile con una brocca proveniente da Eretum (MAZZUCATO 1972, fig. 87). La brocca illustrata alla Fig. 21, rivestita con vetrina sparsa B piuttosto estesa, sembra invece costituire un tipo intermedio tra questo gruppo ed il successivo. Una più spiccata influenza delle tipologie urbane è invece riscontrabile nel repertorio morfologico delle brocche rivestite con vetrina sparsa B, sebbene esse mantengano allo stesso tempo anche un elemento nettamente caratterizzante la precedente produzione rivestita con vetrina sparsa A, costituito dalla decorazione incisa a linee intrecciate, e ad essa si riallaccino anche per l'analogia delle componenti mineralogiche degli impasti. In questi esemplari il beccuccio, stretto e allungato è raccordato all'orlo tramite un ponticello (Figg. 22-23). Con vetrina sparsa B ulteriormente risparmiata è la brocca con collo riassorbito nella spalla (Figg. 24-25), ben attestata a Roma (PAROLI 1986, p. 519, tav. IV.4-6; FOLLIS 1988, p. 576, tav. 111,2; GAI 1986, p. 390, tav. 2,12) e nel Lazio (WHITEHOUSE 1980, fig. 7,80, da Santa Cornelia; IDEM 1982, fig. 6.14, n.37, da Torre Busson; IDEM 1984, fig. 31, n. 27, da Ponte Nepesino). Molto vicina morfologicamente alle tipologie finali della produzione di Roma della fine XII-inizi XIII secolo è una brocchetta, isolata nel contesto, che presenta una sottile fascia di vetrina sulla parte mediana del corpo (Fig. 26), ma

che non sembra distaccarsi per le caratteristiche dell'impasto dagli esemplari precedenti. A Scorano la ceramica a vetrina sparsa è ancora attestata in strati di XIII secolo, che includono ceramica laziale e ceramica invetriata verde, ma sembra perdurare fino all'inizio del secolo successivo, in uno strato il cui terminus post quem è fornito dalla presenza di un denaro emesso dal Senato Romano dal 1300 (inf. A. Cavicchi); e in taluni casi in associazione con ceramica invetriata da fuoco. [445] [446]

[447] La più tarda produzione di ceramica a vetrina sparsa presenta caratteristiche nuove, quali la localizzazione della vetrina sull'orlo (cfr. i materiali di altri siti sabini quali Caprignano, Collalto ecc. in questo stesso volume) ed il repertorio morfologico, quasi che il venir meno di un punto di riferimento di un grande centro produttore regionale, costituito precedentemente da Roma, abbia determinato da una parte un'evoluzione verso forme nuove (Fig. 27), dall'altra una subalternità rispetto alla più prestigiosa produzione in ceramica laziale e in maiolica arcaica, in particolare per la forma del beccuccio (Figg. 28-29). Gli impasti di queste brocche più tarde mantengono la composizione mineralogica riscontrata nella più antica produzione rivestita con vetrina sparsa A e

B, al pari di alcune brocchette, anch'esse provenienti da strati tardi, ma che mantengono ancora l'invetriatura localizzata sull'ansa e sul corpo (Figg. 30-31). DILETTA ROMEI Catalogo (vd. anche Tav. F) 1. Brocca con ansa a sezione ovale impostata sull'orlo; decorazione a petali applicati non allineati; impasto grigio (7.5 YR 6), poco grossolano, duro; vetrina pesante grigio oliva (5 Y 4/2). US 703. Analisi n. 274. IX secolo. 2. (Fig. 1) Brocca con orlo assottigliato, alto collo verticale, con superfici esterne scanalate; diam. 9,6; impasto grigio (2.5 YR 6), poco grossolano, duro; vetrina pesante marrone oliva (25 Y 4/4). US 564. Analisi n. 275. IX- X secolo. 3. (Fig. 2) Brocca con alto collo verticale, attacco dell'ansa complanare; diam. 11,5; impasto grigio (7.5 YR 6), poco grossolano, duro; vetrina pesante marrone scuro giallastro (10 YR 3/4). US 714. IX-X secolo. 4. (Fig. 3) Brocca con orlo indistinto e appiattito, alto collo verticale, ansa impostata al di sotto l'orlo con decorazione a petali applicati; diam. 12,5; dall'esame al binoculare l'impasto è risultato simile all'analisi n. 275; vetrina pesante marrone oliva (25 Y 4/4). US 714. IX-X secolo. 5. (Fig. 4) Brocca ad alto collo leggermente estroflesso con superfici ondulate, beccuccio aderente al collo; diam. 10,5; dall'esame al binoculare l'impasto è risultato simile all'analisi n. 363; vetrina pesante marrone chiaro oliva (2.5 Y 5/4). US 153. IX-X secolo. [448] 6. (Fig. 5) Beccuccio di brocca, trilobato e aderente al collo; impasto rosa (5 YR 6/6), grossolano duro, risultato dall'esame al binoculare simile all'analisi 363; vetrina pesante grigio scuro oliva (5 Y 3/2). US 17. IX-X secolo. 7. (Fig. 6) Brocca con fondo leggermente convesso, corpo ovoidale; decorazione a petali applicati; diam. 12,3; impasto grigio (5 YR 5/1), poco grossolano, duro; vetrina pesante marrone oliva (2.5 Y 4/4) esterna e interna. US 244. IX-X secolo. 8. (Fig. 7) Parete di brocca con decorazione a petali applicati disposti su di una fila verticale; impasto grigio (7.5 YR 7/4), poco grossolano, duro; vetrina pesante marrone (10 YR 4/6) esterna e interna. US 244. IX-X secolo. 9. Parete di brocca con decorazione a petali applicati disposti su file verticali parallele; impasto rosa (2.5 YR 6/8), poco grossolano, duro; vetrina pesante da marrone (7.5 YR 4/6) a marrone oliva (2.5 Y 4/4) esterna e interna. US 709. Analisi n. 288. IX-X secolo. 10. Parete di brocca con decorazione incisa; impasto giallo (10 YR 7/6), medio, duro; vetrina pesante oliva (5 Y 5/4). US 6. Analisi n. 278, IX-X secolo. 11. (Fig. 8) Brocca con collo leggermente svasato con scanalature all'esterno; decorazione con serie parallele di linee ondulate orizzontali; impasto rosso (2.5 YR 6/8), grossolano, duro; vetrina pesante marrone scuro giallastro (10 YR 3/6) esterna e interna. US 153. Analisi n. 363. IX-X secolo. 12. (Fig. 9) Brocca con alto collo verticale, leggermente svasato con scanalature, corpo ovoidale, fondo piano; decorazione in prossimità del fondo con due file di linee incise ondulate alternate a linee incise orizzontali,

sul corpo con doppia fila verticale di petali applicati delimitati ai lati da motivi incisi a tratteggio obliquo e inferiormente da una linea incisa ondulata; diam. orlo 10,5, diam. max 21,3, diam. fondo 12, h 26,7; impasto grigio (7.5 YR N6/), grossolano, duro; vetrina pesante marrone oliva (2.5 Y 4/4). US 153. Analisi n. 276. IX-X secolo. 13. (Fig. 10) Brocca con beccuccio con estremità leggermente trilobata; decorazione a piccole bande applicate a rilievo; impasto rosso (5 YR 5/8), grossolano, duro; vetrina pesante rosso giallastro (5 YR 5/8). US 71. Analisi n. 362. IX-X secolo. 14. (Fig. 11) Beccuccio di brocca a cannello tubolare allungato con estremità leggermente trilobata; impasto rosa (5 YR 7/4), poco grossolano, duro; vetrina sparsa A marrone oliva chiaro (2.5 Y 5/6). US 228. X secolo. 15. Beccuccio di brocca simile al precedente; impasto grigio scuro (10 YR 4/1), medio, duro; vetrina sparsa A oliva (5 Y 4/3). US 749. Analisi n. 289. X secolo. [449] 16. (Fig. 12) Catino con orlo appiattito, parete rettilinea svasata, con scanalatura in prossimità dell'orlo; diam. 34; impasto grigio (2.5 YR 6/), depurato, duro; vetrina sparsa A oliva (5 Y 5/4) anche sulla superficie esterna. US 130. Analisi n. 277. X-XI secolo. 17. (Fig. 13) Lucerna con base a piedistallo con profilo troncoconico ed espansione nella parte mediana; diam. fondo 7,9; impasto rosa (5 YR 6/6), depurato, duro; vetrina sparsa A oliva (5 Y 5/6). Sporadico. Analisi n. 286. X- XI secolo. 18. (Fig. 14) Lucerna con base a piedistallo con profilo troncoconico; diam. fondo 6,5; impasto rosa (5 YR 7/4), depurato, duro; vetrina sparsa A come la precedente. US 267. XI secolo. 19. (Fig. 15) Coppa (?) su alto piede svasato; diam. fondo 6,8; impasto rosa (5 YR 6/6), depurato, duro; vetrina sparsa A. US 71. X-XI secolo. 20. (Fig. 16) Brocca con orlo indistinto e appiattito, breve collo introflesso, distinto dalla spalla, corpo globulare, segnato da scanalature, ansa con attacco complanare, a sezione ovale con depressione centrale, fondo piano con tracce di taglio a coltello; diam. orlo 8, 0 max 12, diam. fondo 8,2, h 9,5; impasto rosa (5 YR 7/6), depurato, duro; vetrina sparsa A marrone chiaro oliva (2.5 Y 5/6). US 175. X-XI secolo. 21. (Fig. 17) Brocca con orlo indistinto e assottigliato, breve collo introflesso, segnato da leggere solcature, e appena distinto dalla spalla, corpo globulare, ansa a sezione ovale con depressione centrale e attacco complanare, fondo piano; decorazione a linee incise intrecciate sulla spalla; diam. orlo 7,8, diam. max 12,5, diam. fondo 7,4, h 9,9; impasto rosa (5 YR 7/6), depurato, duro; vetrina sparsa A come la precedente. US 267. Analisi n. 279. X-XI secolo. 22. (Fig. 18) Brocca con orlo indistinto, breve collo introflesso, distinto dalla spalla, corpo biconico; decorazione a linee incise intrecciate sul corpo; diam. orlo 10; impasto rosa (5 YR 7/4), depurato, duro; vetrina sparsa A da oliva (5 Y 5/6) a marrone chiaro oliva (2.5 Y 5/6). US 267. X-XI secolo. 23. (Fig. 19) Brocca con orlo indistinto e appiattito, breve collo introflesso e distinto dalla spalla, corpo globulare, beccuccio con estremità espansa; diam. orlo 7,7, diam. max 12; dall'esame al binoculare l'impasto è risultato simile all'analisi n. 282; vetrina sparsa A marrone chiaro oliva (2.5 Y 5/6). US 203. XI secolo. 24. (Fig. 20) Brocca con orlo appiattito, breve collo estroflesso con concavità all'interno, corpo ovoidale, ansa con attacco complanare, a sezione ovale con depressione centrale, fondo piano; diam. orlo 9, diam. max 10, diam. fondo 5,7, h 7,6; impasto rosa (5 YR 5/6).; vetrina sparsa A oliva (5 Y 5/4). US 749. Analisi n.

280. X-XI secolo. [450] 25. (Fig. 21) Brocca con orlo indistinto e arrotondato, breve collo introflesso, distinto dalla spalla, corpo biconico, segnato da solcature, fondo piano; diam. orlo 9, diam. max 20,5, diam. fondo 10, h 19; impasto rosa (5 YR 7/4); vetrina sparsa B oliva (5 Y 5/6). US 261. XI-XII secolo. 26. (Fig. 22) Brocca con breve collo introflesso, distinto dalla spalla, corpo biconico, beccuccio con estremità espansa, raccordata all'orlo tramite un ponticello, decorazione a linee incise intrecciate sulla spalla; diam. 8; impasto rosa (5 YR 6/6); vetrina sparsa B come la precedente. US 203. XI-XII secolo. 21. (Fig. 23) Brocca simile alla precedente; diam. orlo 10; impasto rosa (5 YR 6/6); vetrina sparsa B come la precedente. US 267. Analisi n. 287. XI-XII secolo. 28. (Fig. 24) Brocca con collo troncoconico non distinto dalla spalla, corpo ovoidale, ansa a nastro complanare; diam. 8; impasto rosa (5 YR 7/6); vetrina sparsa B come la precedente. US 749. Analisi n. 282. XI-XII secolo. 29. (Fig. 25) Brocca con collo troncoconico non distinto dalla spalla, beccuccio con estremità accentuatamente espansa, raccordata all'orlo da un ponticello; diam. orlo 11; impasto rosa (5 YR 7/4); vetrina sparsa B come la precedente. US 720. XI-XII secolo. 30. (Fig. 26, Tav. F, a) Brocca con alto collo troncoconico introflesso, distinto dalla spalla, beccuccio con estremità espansa, corpo globulare, fondo piano, tagliato a coltello; diam. orlo 7,5, diam. max 11,3, diam. fondo 5,7, h 10,4; impasto rosa (5 YR 7/6); vetrina sparsa B come la precedente. US 203. Analisi n. 283. XII-inizi XIII secolo. 31. (Fig. 27) Brocca con breve collo estroflesso, distinto dalla spalla, ansa impostata sull'orlo; diam. 9; impasto rosa (2.5 YR 6/8); vetrina sparsa B oliva (5 Y 4/4). US 801. Fine XII-XIII secolo. 32. (Fig. 28, Tav. F, e) Brocca con alto collo troncoconico introflesso, distinto dalla spalla, beccuccio con estremità espansa; diam. orlo 8,5; impasto rosso (2.5 YR 6/8), polveroso; Vetrina sparsa B marrone (7.5 YR 5/8). US 745. Analisi n. 285. XIII secolo. 33. (Fig. 29, Tav. F, d) Brocca con collo troncoconico non distinto dalla spalla, corpo biconico, beccuccio con estremità accentuatamente espansa, appoggiata all'orlo; diam. orlo 8,5; impasto rosso (2.5 YR 5/8); vetrina sparsa B marrone scuro giallastro (10 YR 4/6). US 424. Analisi n 281. XIII secolo. 34. (Fig. 30) Brocca con alto collo troncoconico introflesso, distinto dalla spalla e segnato da solcature, beccuccio cuoriforme con estremità espansa; diam. 7,5; impasto rosa (5 YR 7/6); vetrina sparsa B gialla (5 Y 7/6). US 741. XIII secolo. 35. (Fig. 31, Tav. F, b) Brocca con breve collo introflesso, distinto dalla spalla, corpo globulare, ansa a nastro con depressione centrale; diam. 9; impasto rosa all'esterno (5 YR 7/4) e grigio all'interno (5 YR 7/); vetrina sparsa B come la precedente. US 741. Analisi n. 284. XIII secolo. [451] Bibliografia BARKER et al. 1988 = G. BARKER, J. MORELAND, T. LEGGIO, G. CLARK, J. GIORGI, L'insediamento altomedievale ed uso della terra nei dintorni di Farfa: approccio storico archeologico, Archeologia Laziale, IX, Roma, pp. 424-431. L. BERTACCHI, 1976, La ceramica invetriata di Carlino, Aquileia Nostra, XLVIII, pp. 181-194.

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