1.1 La responsabilità amministrativa da reato delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica



Documenti analoghi
INCONTRO SUL TEMA: D. LGS. N. 81/2008, ART. 300

ICT SECURITY N. 52 Gennaio/Febbraio 2007 Sicurezza informatica e responsabilità amministrativa degli enti. Autore: Daniela Rocca

Dlgs D.lgs. 231/01. e Modelli di organizzazione, gestione e controllo

Avv. Carlo Autru Ryolo

LA RESPONSABILITA DEGLI ENTI E DELLE SOCIETA EX D. LGS. 231/ aprile 2009

DECRETO LEGISLATIVO 231/01

Modello di ORGANIZZAZIONE GESTIONE e CONTROLLO

Modelli ex d.lgs. 231/01 e Modelli di prevenzione della corruzione ex L. 190/2012. Massimo Malena & Associati 20 maggio 2015

DECRETO LEGISLATIVO 8 giugno 2001 n. 231 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 140 del 19 giugno 2001)

Studio legale Avv. Paolo Savoldi Bergamo, Via Verdi, 14. SEMINARIO C.S.E. s.r.l IL TRASFERIMENTO DEL RISCHIO

ARCESE TRASPORTI S.P.A. Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 CODICE DISCIPLINARE

La responsabilità penale dell amministratore e del legale rappresentante di una società

SISTEMA DISCIPLINARE. Venis Venezia Informatica e Sistemi S.p.A.

FONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO - ONLUS. Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D. Lgs.

Sistema Disciplinare e Sanzionatorio

Indice SEZIONE PRIMA...3 PREMESSA...3. I Soggetti...4. I Reati...5. Le Sanzioni...6 ADOZIONE DEI MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E DI GESTIONE...

Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D. Lgs. 231/2001. Parte 01 PRESENTAZIONE DEL MODELLO

FONDAZIONE PONTIROLO ONLUS INTERCOMUNALE Via Alessandro Volta n Assago (MI) Tel 02/ Fax 02/

FORMAZIONE E DIFFUSIONE. Codice Documento: MOG 231 PFD

INFORMATIVA FORNITORI

MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO. DI TRENITALIA S.p.A. Sintesi

MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE

Allegato 3. Indice generale 1. OGGETTO DEL SERVIZIO SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO OBBLIGHI DEL BROKER OBBLIGHI DI ANSF...

REGOLAMENTO INTERNO PER LA GESTIONE E LA COMUNICAZIONE ALL ESTERNO DI INFORMAZIONI RISERVATE E PRIVILEGIATE

Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica,

CODICE ETICO Approvato dai membri del CDA a ottobre 2011

Il Modello è costituito da: Parte Generale; Parte Speciale; Codice Etico; Procedure sanzionatorie; Il Modello si propone come finalità quelle di:

REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE

Associazione Comunità IL GABBIANO ONLUS

Nufarm Italia S.r.l MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO. ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente

CODICE ETICO DELLA SOCIETA ISI ITALIA

Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001. Sistema Disciplinare

Sistema Disciplinare relativo al MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO ai sensi del D.lgs. 8 giugno 2001 n. 231

Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona

Sezione Reati ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita

MAGGIO 82 cooperativa sociale

FIDEURO MEDIAZIONE CREDITIZIA S.R.L.

Approvazione CDA del 25 giugno Limiti al cumulo di incarichi ricoperti dagli amministratori di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A.

Modello Organizzativo ex D.Lgs. 231/01

D.lgs. 231/2001 Modelli di Organizzazione. CONFAPI Bari, 19 novembre 2010

Castenaso, 15/10/2014 CODICE ETICO

REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

REGOLAMENTO DELL ORGANISMO DI VIGILANZA Effetti s.r.l.

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE DELL IPAB ISTITUTI DI SANTA MARIA IN AQUIRO (LEGGE N. 190 DEL 6 NOVEMBRE 2012).

RESPONSABILITÀ DI IMPRESA (D.L. 231/01) E PRIVACY AREA LAZIO E AREA MARCHE

Codice Deontologico. Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori

AIFI. CODICE INTERNO DI COMPORTAMENTO per Investment Companies di private equity (contenuto minimo)

18/10/2013. Rev. 01. CASALP S.p.A.

Regolamento sui limiti al cumulo degli incarichi ricoperti dagli Amministratori del Gruppo Banco Popolare

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

LINEE GUIDA PER GLI ORGANISMI DI VIGILANZA

1. ORGANIZZAZIONE E FUNZIONI DELLA SOCIETÀ AMBITO NORMATIVO... IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E LA PUBBLICITA

1/2 (e non può comunque essere superiore ad Euro ,38)

PROTOCOLLO DI INTESA RELATIVO AI RAPPORTI DI COLLABORAZIONE TRA L AUTORITÀ PER L ENERGIA ELETTRICA E IL GAS E LA GUARDIA DI FINANZA

Circolare n.11 /2010 del 23 dicembre 2010* RISCHIO DA STRESS LAVORO-CORRELATO: ENTRO IL E SUFFICIENTE AVVIARE LE ATTIVITA DI VALUTAZIONE

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELL ILLEGALITA

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

Il D.lgs. 231/2007 in materia di antiriciclaggio, tra novità legislative, ruolo degli Organi e delle Autorità di Vigilanza ed impianto sanzionatorio

CITTÀ DI IMOLA REGOLAMENTO DI DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE, INTEGRITÀ E TRASPARENZA DELLA PERFORMANCE

CITTÀ DI AGROPOLI. Regolamento per la pubblicazione delle Determinazioni sul sito internet istituzionale dell Ente

Il decreto 231: quadro di riferimento e guida interpretativa Prima parte

REV. 2016/00 Pag. 1 di 5

COMUNE DI CASTENEDOLO Provincia di Brescia REGOLAMENTO COMUNALE PER LA DISCIPLINA DEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI

CODICE DI COMPORTAMENTO DEI DIPENDENTI DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MANTOVA RELAZIONE ILLUSTRATIVA

SOCIETA PARMAZEROSEI S.P.A. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ANNO

GESTIONE DELLE SEGNALAZIONI RICEVUTE DALL ORGANISMO DI VIGILANZA E DAI SOGGETTI PREPOSTI DI HS PENTA S.P.A.

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE DELLA FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH ONLUS

Modelli Organizzativi di controllo e di gestione ex D.Lgs. 231/01

PORTO TURISTICO DI CAPRI. Principi di Comportamento Anticorruzione

ACAM Ambiente S.p.A.

Assemblea ASSOCOSTIERI. Roma, 4 Luglio 2012

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA

La responsabilità amministrativa delle imprese ex D.lgs. 231/01

L IMPLEMENTAZIONE DEL MODELLO: I PROTOCOLLI DI CONTROLLO E I FLUSSI INFORMATIVI

Allegato 1. Legge 30 luglio 2010, n. 122 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78. Art.42.

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE COMINARDI, LOMBARDI, DI BATTISTA, TRIPIEDI, CIPRINI, CHIMIENTI, BALDASSARRE, BARONI

Protocollo D.Lgs. 231/2001 n. 11. Gestione ed elaborazione della contabilità e del bilancio di esercizio

Organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi

C i r c o l a r e d e l 9 s e t t e m b r e P a g. 1 di 5

ATTI AMMINISTRATIVI. Prefettura di Firenze - Protezione dei dati personali

REGOLAMENTO SUL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Trasparenza ed Anticorruzione

REGOLAMENTO DI DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE, INTEGRITA E TRASPARENZA DELLA PERFORMANCE

Il Decreto Legislativo 231/01: Impatti sulla Governance aziendale

SAFETY CAFFÈ - DIRIGENTI E PREPOSTI. La formazione per dirigenti e preposti sulla sicurezza e salute sul lavoro

Codice di Comportamento

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 10 DELIBERAZIONE 28 febbraio 2011, n. 104

IL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

CERTIQUALITY STEFANO ALDINI

SCHEMA DI CONTRATTO DI FILIERA

COMUNE DI AZZANO SAN PAOLO REGOLAMENTO COMUNALE PER L UTILIZZAZIONE DI VOLONTARI NELLE STRUTTURE E NEI SERVIZI DEL COMUNE

Aspetto essenziale per l effettività del Modello è costituito dalla predisposizione di un

COMUNE DI FOSSO PROVINCIA DI VENEZIA

Piano. Anticorruzione. Pianoro Centro SpA

R E G G I O E M I L I A PROTOCOLLO DEONTOLOGICO DELLE IMPRESE DI SERVIZI

Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ai sensi del D.Lgs. 231/2001 GESTIONE DELLE RISORSE FINANZIARIE

TECNOLOGIE DIESEL E SISTEMI FRENANTI S.P.A. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001, N.

CODICE ETICO. Sommario MAC COSTRUZIONI S.R.L. UNIPERSONALE

Transcript:

PARTE GENERALE 1. Il Decreto Legislativo n. 231/2001 1.1 La responsabilità amministrativa da reato delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica Il D.Lgs n. 231 dell 8 giugno 2001 (di seguito indicato anche come Decreto o Provvedimento ), recante disposizioni sulla Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, ha dato attuazione alla delega contenuta nell art. 11 della legge n. 300 del 29 settembre 2000. Detta legge di delegazione autorizzava la ratifica e dava esecuzione a diverse Convenzioni internazionali, quali la Convenzione di Bruxelles del 26 luglio 1995 sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità Europee ; la Convenzione di Bruxelles del 26 maggio 1997 sulla lotta alla corruzione nella quale sono coinvolti funzionari della Comunità Europea o degli Stati membri ; la Convenzione OCSE del 17 dicembre 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche e internazionali. In ottemperanza agli obblighi internazionali e comunitari, il Decreto in esame ha quindi introdotto nel nostro Ordinamento una forma di responsabilità diretta degli enti collettivi, collegata ad alcuni tipi di reato: responsabilità definita amministrativa, ma in tutto assimilabile a una vera e propria forma di responsabilità penale e, pertanto, generalmente considerata tale.

In realtà, al di là della denominazione usata dal Legislatore, la responsabilità in questione, definita un tertium genus dalla Relazione di accompagnamento al Decreto, sembra doversi considerare nella sostanza una forma di responsabilità penale, in quanto: - sorge in connessione con il compimento di alcuni reati (e non di illeciti amministrativi); - rientra nella cognizione del giudice penale ed è regolata da principi fondamentali del sistema penale; - è autonoma e persiste anche quando l autore del reato non è stato identificato o non è imputabile, ovvero anche quando il reato si estingue per una causa diversa dall amnistia, ai sensi dell art. 8 del Decreto. L articolo 1, comma 2 del Decreto in esame individua i destinatari della disciplina, prevedendo che Le disposizioni in esso previste si applicano agli enti forniti di personalità giuridica e alle società e associazioni anche prive di personalità giuridica. Tale formula è integrata da quanto disposto dal successivo comma 3, il quale stabilisce che le disposizioni in questione Non si applicano allo Stato, agli enti pubblici territoriali, agli altri enti pubblici non economici nonché agli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale. Da una lettura congiunta del Decreto in parola e della relativa legge delega, si evince dunque che destinatari del Decreto sono: gli enti forniti di personalità giuridica; le società; le associazioni anche prive di personalità giuridica; gli enti pubblici economici; gli enti privati concessionari di un pubblico servizio. Per quanto riguarda il criterio oggettivo di imputazione del reato all ente, la responsabilità della persona giuridica sorge in dipendenza della realizzazione di 2

alcuni reati, da parte di taluni soggetti individuati nel Decreto, nell interesse o a vantaggio dell ente medesimo. Il novero dei reati-presupposto, contenuto nel testo originario del Decreto, è stato progressivamente ampliato. Attualmente i gruppi di reati richiamati sono i seguenti: Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico (art. 24 del Decreto); Concussione e corruzione (art. 25 del Decreto); Falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo (art. 25 bis del Decreto); Reati societari (art. 25 ter del Decreto); Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico (art. 25 quater del Decreto); Delitti contro la personalità individuale (art. 25 quinquies del Decreto); Abusi di mercato (art. 25 sexies del Decreto) Nei casi di realizzazione nella forma di tentativo dei delitti indicati, le sanzioni pecuniarie (in termini di importo) e le sanzioni interdittive (in termini di tempo) sono ridotte da un terzo alla metà, mentre ne è esclusa l irrogazione nei casi in cui l ente, ai sensi dell articolo 26 del Decreto, impedisca volontariamente il compimento dell azione o la realizzazione dell evento. 3

L esclusione di sanzioni si giustifica, in tal caso, in forza della interruzione di ogni rapporto di immedesimazione tra ente e soggetti che assumono di agire in suo nome e per suo conto. L articolo 4 del Decreto stabilisce, inoltre, le condizioni affinché l ente possa essere chiamato a rispondere anche in relazione a reati commessi all estero; previsione dettata dalla necessità di non lasciare prive di sanzione situazioni criminose di frequente verificazione, evitando altresì facili elusioni dell intero impianto normativo. Per quanto concerne la tipologia dei soggetti autori del reato, questi ultimi devono essere legati alla società da un rapporto funzionale o di dipendenza. L articolo 5 del D.Lgs. 231/2001, infatti, fa riferimento: ai soggetti che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione, direzione dell ente o di una sua unità organizzativa, dotata di autonomia finanziaria funzionale; ai soggetti sottoposti alla direzione o alla vigilanza di rappresentanti e apicali; ai soggetti che esercitano di fatto la gestione e il controllo dell ente. Ulteriore elemento costitutivo della responsabilità in questione è rappresentato dalla necessità che la condotta illecita ipotizzata sia stata posta in essere dai citati soggetti nell interesse o a vantaggio della Società e non nell interesse esclusivo proprio o di terzi (art. 5, comma 1 e 2). 4

Venendo ai criteri soggettivi di imputazione del fatto di reato all ente, appare opportuno sottolineare che la responsabilità della persona giuridica va ricollegata ad un difetto di organizzazione, consistente nel non aver adottato ed efficacemente attuato un piano di gestione e controllo, volto a prevenire la commissione di quei reati (sul punto, v. paragrafo 1.2). Le sanzioni previste dall articolo 9 del D.Lgs. 231/2001 sono: a) le sanzioni pecuniarie; b) le sanzioni interdittive; c) la pubblicazione della sentenza; d) la confisca. a) La sanzione pecuniaria, che consegue sempre al riconoscimento della responsabilità dell ente, viene applicata con il sistema delle quote, come disposto dall articolo 11 del Decreto. Il Giudice è chiamato ad effettuare un giudizio bifasico, volto a determinare autonomamente il numero delle quote, collegandolo alla gravità, oggettiva e soggettiva, dell illecito e ad assegnare, quindi, un valore economico ad ogni singola quota, rapportato alle condizioni economiche e patrimoniali della società, allo scopo esplicito di assicurare l efficacia della sanzione. b) Le sanzioni interdittive (interdizione dall esercizio dell attività; sospensione o revoca di autorizzazioni, licenze, concessioni, funzionali alla commissione dell illecito; divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio; esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi ed eventuale revoca di quelli già concessi; divieto di pubblicizzare beni o servizi) sono state, invece, 5

previste in quanto capaci di incidere profondamente sull organizzazione, sul funzionamento e sull attività dell ente. Queste sanzioni, ove ne ricorrano i presupposti, possono essere applicate anche in sede cautelare (artt. 45 e seguenti del Decreto). Il Legislatore ha ritenuto opportuno attribuire alle sanzioni interdittive un ruolo sussidiario nel sistema: affinché possano essere irrogate, infatti, è necessaria la loro espressa previsione in relazione alle singole tipologie di reati, nonché una particolare gravità del fatto, fondata sul disvalore dell illecito amministrativo, ovvero sulla pericolosità dell ente stesso che, in presenza di una reiterazione degli illeciti, ha dimostrato di essere insensibile alle sanzioni pecuniarie (art. 13 D.Lgs. 231/2001). c) La pubblicazione della sentenza può essere disposta solo nel caso in cui nei confronti dell ente venga applicata una sanzione interdittiva (art. 18 del Decreto). d) La confisca del prezzo o del profitto del reato, ovvero per equivalente, viene, infine, sempre disposta con la sentenza di condanna, salvo che per la parte che può essere restituita al danneggiato, ai sensi dell art. 19 del D.Lgs. 231/2001. 1.2 Il Modello di Organizzazione e di Gestione 6

La responsabilità prevista in capo all ente dal D.Lgs. 231/2001 discende da una colpa nell organizzazione della persona giuridica. L art. 6 del Decreto stabilisce a questo proposito che la responsabilità in oggetto è comunque esclusa quando l ente provi che: - siano stati predisposti ed efficacemente attuati, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire la commissione di reati della specie di quello verificatosi; - si sia istituito un organismo, dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo, con il compito di vigilare sul funzionamento dei modelli di organizzazione e di curarne l aggiornamento; - le persone che hanno commesso il reato abbiano agito eludendo fraudolentemente i modelli; - non vi sia stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell Organismo a ciò deputato. L articolo 6 comma 2 del Decreto stabilisce che i Modelli debbano rispondere alle seguenti esigenze: - individuare le aree di rischio nel cui ambito possono essere commessi i reati; - prevedere dei protocolli idonei ad attuare le decisioni dell ente in relazione ai reati da prevenire; - delineare uno specifico piano di gestione delle risorse finanziarie; - sancire obblighi di informazione nei confronti dell Organismo di Vigilanza; - stabilire delle sanzioni disciplinari per il caso di violazione del modello o del codice etico emanato dall ente. 7

2. L adozione del Modello da parte del Gruppo Rai 2.1 Finalità e scopi perseguiti con l adozione del Modello Il Gruppo Rai ha ritenuto opportuno procedere all attività di adeguamento alle disposizioni del D.Lgs. 231/2001 e, in particolare, alla elaborazione del presente Modello per quanto riguarda Rai-Radiotelevisione italiana Spa (di seguito Rai S.p.A.). Tale iniziativa è stata assunta nel convincimento che l adozione del Modello al di là delle prescrizioni del Decreto, che lo indicano come elemento facoltativo e non obbligatorio possa costituire un efficace strumento di sensibilizzazione per tutti coloro che operano in nome e per conto del Gruppo Rai, affinché gli stessi serbino, nell espletamento delle proprie attività, comportamenti corretti e lineari tali da prevenire il rischio di commissione dei reati richiamati dal D.Lgs. 231/2001. Alla luce di tali considerazioni, la creazione del Modello va quindi collocata nel contesto della complessiva azione - già emersa, a titolo esemplificativo, con l emanazione del Codice Etico e con le verifiche svolte dall Internal Auditing - che il Gruppo Rai va da tempo attuando, con la finalità di diffondere una nuova etica aziendale, sia tra i soggetti che operano, più o meno stabilmente, al suo interno; sia nei confronti di tutti i portatori di interessi, direttamente o indirettamente, collegati all Azienda. 8

2.2 L adozione del Modello all interno del Gruppo Ciascuna società del Gruppo adotta con autonoma delibera il proprio Modello di Organizzazione e di Gestione, in relazione al tipo di attività concretamente svolta, apportando le opportune modifiche e i necessari adeguamenti al Modello predisposto da Rai S.p.A., anche in considerazione delle dimensioni e della complessità della struttura aziendale. I Modelli delle società del Gruppo devono comunque allinearsi agli standard di controllo previsti nel Modello di Rai S.p.A., nonché individuare ulteriori specifiche misure legate alla peculiarità della propria realtà aziendale. L Organismo di Vigilanza istituito presso ciascuna società del Gruppo vigila sull applicazione e cura l aggiornamento del Modello; sul coordinamento dell Organismo di Vigilanza di Rai S.p.A. con quelli delle altre società del Gruppo si veda il paragrafo 3.2. 2.3 Struttura del Modello Il Modello è composto da una Parte Generale e da una Parte Speciale, articolata in Sezioni corrispondenti ai gruppi di reati previsti dal D.Lgs. 231/2001. Le sezioni sono di seguito elencate: - Sezione A : reati richiamati dall art. 24 del Decreto (indebita percezione di erogazioni, malversazione, truffa e frode informatica in danno dello Stato o di altro ente pubblico); 9

- Sezione B : reati richiamati dall art. 25 del Decreto (concussione e corruzione); - Sezione C : reati richiamati dall art. 25 bis del Decreto (reati nummari); - Sezione D : reati richiamati dall art. 25 ter del Decreto (reati societari); - Sezione E : reati richiamati dall art. 25 quater del Decreto (reati di terrorismo); - Sezione F : reati richiamati dall art. 25 quinquies del Decreto (reati contro la personalità individuale); - Sezione G : reati richiamati dall art. 25 sexies del Decreto (Abusi di mercato) 2.4 Principi base del Modello Per identificare i principi base del Modello Organizzativo, è necessario un breve richiamo all attività core svolta da Rai, rappresentata dal servizio pubblico di diffusione di programmi radiofonici e televisivi sull intero territorio nazionale. Come esplicitato nel Codice Etico, infatti, la Rai orienta la propria attività alla soddisfazione e alla tutela degli utenti, tenendo nella massima considerazione le richieste che possano favorire un miglioramento della qualità dei prodotti e dei servizi. In questo senso, Rai S.p.A. assume nei confronti dell utente una responsabilità di natura soprattutto etica, che richiede il massimo sforzo per fronteggiare le attività criminose che dovessero essere poste in essere a vantaggio della società. Ne consegue che Rai S.p.A. vuole essere un ente all avanguardia anche nelle politiche di corporate governance, volte a regolare la direzione dell azienda e la sua gestione, con le auspicabili ricadute positive sia sulla qualità dei servizi, che sulle aspettative dei portatori di interesse (cosiddetti stakeholders ). 10

Proprio in ragione del ruolo di Rai S.p.A. nel panorama dei media nazionali, è importante sottolineare il fondamentale apporto della governance aziendale nell attuazione dei controlli e, più specificamente, nell attività di prevenzione dei reati ai sensi del D.Lgs. 231/2001. 2.5 Destinatari e ambito d applicazione L art. 5 sancisce che l ente è ritenuto responsabile soltanto nel caso di infrazioni commesse, nel suo interesse o a suo vantaggio, da persone che: a) rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale; b) esercitano, anche di fatto, la gestione ed il controllo dell ente medesimo; c) sono sottoposte alla direzione o alla vigilanza dei soggetti di cui ai punti sub a) e b). L osservanza del presente Modello si impone infine a tutti coloro i quali, pur non facendo parte dell Azienda, operino per il conseguimento degli scopi e degli obiettivi Rai (Partner, collaboratori esterni, etc.). Gli strumenti finalizzati a realizzare concretamente la conoscibilità e l osservanza del Modello saranno descritti nel paragrafo 6, relativo alla Formazione e comunicazione. 11

2.6 Approvazione del Modello Il Modello è stato approvato in data 4-5 ottobre 2005 con delibera del Consiglio di Amministrazione. 2.7 Modifiche ed integrazioni del Modello 3. L Organismo di Vigilanza 3.1 Funzioni e struttura L art. 6 comma 1 lett. b) del Decreto pone come ulteriore condizione per la concessione dell esimente dalla responsabilità amministrativa, l istituzione di un Organismo di Vigilanza, dotato di autonomi poteri, che: - valuti l adeguatezza del Modello, in relazione alle attività espletate dall ente ed alla sua organizzazione e, quindi, la sua idoneità a scongiurare la commissione dei reati richiamati dal Decreto; - vigili sulla rispondenza dei comportamenti concretamente realizzati all interno dell ente con quanto previsto dal Modello, evidenziandone gli scostamenti, allo scopo di adeguare il Modello stesso alle attività effettivamente svolte; 12

- curi l aggiornamento del Modello, sia attraverso una fase preventiva di analisi delle mutate condizioni aziendali, sia attraverso una fase successiva di verifica della funzionalità delle modifiche proposte. Anche a prescindere dalle informazioni attinenti al funzionamento del Modello ricevute per il tramite degli ordinari flussi informativi, l Organismo di Vigilanza pone in essere ogni altra attività ritenuta utile quale, ad esempio, la richiesta di ulteriore documentazione; l effettuazione di interviste; la verifica a campione di atti nei processi sensibili; l esame dei protocolli, delle procedure e degli altri strumenti organizzativi di cui l ente è in possesso; la distribuzione di questionari volti a verificare l effettiva attuazione delle procedure. L Organismo di Vigilanza di Rai S.p.A., istituito con delibera del Consiglio di Amministrazione in data 4-5 ottobre 2005. 3.2 Coordinamento tra l Organismo di Vigilanza di Rai S.p.A. e quelli istituiti presso le altre società del Gruppo 13

4. Flussi Informativi verso l Organismo di Vigilanza In ambito aziendale dovrà essere portata a conoscenza dell Organismo di Vigilanza ogni informazione, proveniente anche da terzi, attinente all attuazione del Modello, con riferimento sia all ordinario funzionamento dello stesso, sia agli eventuali momenti di patologia. 5. Comunicazioni dell Organismo di Vigilanza al Vertice Aziendale L Organismo di Vigilanza redige, almeno trimestralmente, una relazione sul Modello di Organizzazione e di Gestione, in cui comunica: - le proprie osservazioni sulla effettività ed efficacia del Modello, con indicazione delle integrazioni e/o modifiche ritenute necessarie; - l eventuale necessità di aggiornamento del Modello a seguito delle modifiche intervenute a livello legislativo ovvero nell assetto societario e organizzativo; - una sintesi delle rilevazioni effettuate e delle azioni correttive/preventive da porre in essere. 6. Formazione e comunicazione Il Gruppo Rai si impegna a diffondere i contenuti del Modello, nonché quelli del D.Lgs. 231/2001 tra i suoi dipendenti, nonché tra tutti i soggetti che ne sono destinatari. 14

A questo scopo il Modello è comunicato dall Organismo di Vigilanza ai componenti degli organi sociali (Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale), i quali sottoscrivono una dichiarazione di conoscenza e di adesione informata al Modello. Allo stesso modo, il Modello viene fornito anche a tutti i dirigenti delle società del Gruppo, nonché agli altri soggetti apicali ai sensi del Decreto. Il Gruppo Rai si impegna a comunicare e diffondere il contenuto del Modello e i Principi Etici che informano l azione dell Ente, anche ai collaboratori esterni e ai partner con i quali lo stesso Gruppo si trovi a cooperare i quali, come previsto nel paragrafo 2.5, sono destinatari del Modello medesimo. A questo proposito si potrà prevedere a pubblicazione del Modello e del Codice Etico anche sul sito internet dell Ente, nonché l utilizzazione di un apposita clausola contrattuale, del tipo che segue, che formerà oggetto di espressa accettazione da parte del terzo contraente: Le parti contraenti dichiarano di non essere a conoscenza di fatti rilevanti ai sensi degli artt. 24, 25 e ss. e 26 del D.Lgs. 231/2001, nella fase delle trattative e della stipulazione del presente contratto. Le parti si impegnano, inoltre, a vigilare sull esecuzione del contratto in modo da scongiurare il rischio di commissione dei reati previsti dal sopracitato D.Lgs. 231/2001, nonché ad attivare, in tale ipotesi, tutte le idonee procedure interne. 15

7. Principi e norme comportamentali. Rinvio al Codice Etico L obbligo di osservanza del presente Modello si inserisce nel più ampio obbligo di svolgere l attività imprenditoriale nel pieno rispetto delle leggi, della normazione secondaria e aziendale, nonché delle prescrizioni del Codice Etico, che costituisce a ogni effetto parte integrante del Modello. 8. Sistema disciplinare 8.1 Funzione del sistema disciplinare La predisposizione di un adeguato sistema sanzionatorio per la violazione delle prescrizioni contenute nel Modello è condizione essenziale per assicurare l effettività del Modello stesso. Infatti, l art. 6, comma 2, lettera e) e l art. 7, comma 4, lett. b) del D. Lgs. 231/2001 stabiliscono (con riferimento sia ai soggetti in posizione apicale, sia ai soggetti sottoposti ad altrui direzione) che i modelli di organizzazione e gestione debbano introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. 16

8.2 Violazioni del Modello Costituiscono comportamenti sanzionabili: 1. la violazione di Procedure interne previste o espressamente richiamate dal presente Modello ovvero l adozione, nello svolgimento di attività connesse ai Processi sensibili, di condotte attive o passive non conformi alle prescrizioni del Modello; 2. la violazione di procedure interne previste dal presente Modello ovvero l adozione, nello svolgimento di attività connesse ai Processi sensibili, di condotte attive o passive non conformi alle prescrizioni del Modello che: - espongano la Società ad una situazione oggettiva di rischio di commissione di uno dei reati di cui al D.Lgs. 231/2001 e/o - siano dirette dolosamente ed in modo non equivoco al compimento (anche se solo nella forma del tentativo) di uno o più reati contemplati dal D.Lgs. 231/2001 e/o - siano tali da determinare l applicazione a carico della Società di sanzioni previste dal D.Lgs. 231/2001. 8.3 Sanzioni nei confronti dei lavoratori dipendenti 17

8.4 Misure nei confronti dei Dirigenti 9. Ulteriori misure di tutela in caso di mancata osservanza delle prescrizioni del Modello 9.1 Misure nei confronti degli Amministratori 9.2 Misure nei confronti dei Sindaci 9.3 Misure nei confronti di collaboratori esterni e partners Il Modello spiega efficacia anche nei confronti dei collaboratori esterni e dei partners delle società del Gruppo Rai. Ogni comportamento posto in essere dai collaboratori esterni o dai partners in contrasto con le linee di condotta indicate dal presente Modello, e tale da 18

comportare il rischio di commissione di un reato sanzionato dal Decreto, potrà determinare, grazie all attivazione di opportune clausole, la risoluzione del rapporto contrattuale, ovvero il diritto di recesso delle Società. La Direzione Affari Legali e Societari cura, con la collaborazione dell Organismo di Vigilanza, l elaborazione, l aggiornamento e l inserimento nelle lettere di incarico o negli accordi di partnership di tali clausole contrattuali, che prevederanno anche l eventuale richiesta di risarcimento di danni derivanti alla società dall applicazione da parte del giudice delle misure previste dal Decreto. 19