LE PRINCIPALI MISSIONI ALL ESTERO



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LE PRINCIPALI MISSIONI ALL ESTERO Pier Vittorio Romano Il quadro internazionale di riferimento continua ad essere saturo di una elevata instabilità dovuta a numerose crisi regionali. Allo stesso tempo il quadro non può definirsi consolidato a causa della natura mutevole delle situazioni di tensione interstatuale, accentuate da una probabile interazione con gli effetti ancora persistenti derivanti da una crisi finanziaria a livello globale. Alcune aree di particolare importanza per la Nazione, sia per vicinanza geografica sia per interessi specifici, presentano notevoli criticità, in particolare nell area del Mediterraneo allargato, comprendente i Balcani, l Est Europeo, il Caucaso, il nord Africa, il Corno d Africa, il Vicino e Medio Oriente e il Golfo Persico. La globalizzazione e l interconnessione geo-economica fanno sì che situazioni di crisi e di instabilità in queste aree abbiano effetti diretti ed indiretti sulla sicurezza, anche interna, e sugli interessi vitali del Paese. Pertanto, il compito prioritario di difesa dello Stato assume una connotazione più estensiva, ovvero a più ampio raggio, che si integra con il compito assegnato alle Forze armate di operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza in conformità alle regole del diritto internazionale e alle determinazioni delle organizzazioni internazionali cui l Italia fa parte; è in questo contesto che la capacità di proiettare le forze al di fuori dei confini nazionali assume un ruolo di fondamentale importanza. Le missioni multinazionali in corso sono operazioni gestite direttamente dalle Nazioni Unite o, su suo mandato, dalla NATO o Unione Europea (EU), oppure operazioni multilaterali o di cooperazione internazionale di assistenza tecnica come illustrate nella foto di apertura. Di seguito verranno descritte alcune delle più importanti. ISAF INTERNATIONAL SECURITY ASSISTANCE FORCE EUPOL AFGHANISTAN La missione ha lo scopo di condurre operazioni militari in Afghanistan secondo il mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le Forze di Sicurezza afgane ed in coordinazione con le Forze della Coalizione, al fine di assistere il Governo Afgano nel mantenimento della sicurezza, favorire lo sviluppo delle strutture di governo, estendere il controllo del governo su tutto il Paese ed assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione nell ambito dell implementazione degli accordi di Bonn e di altri rilevanti accordi internazionali. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha 66

Herat (Afghanistan) FSB Forward Support Base - sx CH 47 Chinook e dx A129 Mangusta Mazar i Sharif (Afghanistan) -Tornado IDS in linea volo

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approvato in data 20 dicembre 2001 la Risoluzione n. 1386 con la quale ha autorizzato il dispiegamento nella città di Kabul ed aree limitrofe, sotto il Cap. VII della Carta delle Nazioni Unite, di una Forza multinazionale denominata International Security Assistance Force (ISAF). Dall 11 agosto 2003, la NATO ha assunto la responsabilità della condotta dell operazione. Nell ambito della rotazione dei comandi NATO nella condotta di ISAF, l Italia, dal 4 agosto 2005 al 4 maggio 2006, ha assunto la leadership dell ISAF VIII, schierando in Afghanistan il Comando NRDC-IT (NATO Rapid Deployable Corps- Italy) ed i relativi supporti tattico-logistici. Dopo il periodo di comando dell operazione da parte del Regno Unito (ISAF IX), dal 4 Afghanistan - Bala Murghab febbraio 2007 la leadership di ISAF X è stata assunta da un Comando composite, formato da personale di staff proveniente dagli Standing HQ della NATO (NRDC e ARRC) nonché da personale delle Nazioni che contribuiscono all operazione. Il Comando di ISAF X, a partire da tale data, è stato assunto da un Generale statunitense. A giugno 2009, con il Generale USA McChrystal, quale Comandante di ISAF, viene adottata la Counter Insurgency Strategy che rivoluziona l approccio della NATO nella lotta al terrorismo e nella stabilizzazione dell Afghanistan. Il successo dell operazione si misura in 70

termini di conquista del consenso della popolazione a favore delle forze della coalizione e contestuale anemizzazione di quello a favore dell insorgenza. Si procede anche alla riarticolazione di ISAF prevedendo un Comando ISAF strategico, ma schierato sul campo, un ISAF Joint Command dal quale dipendono 6 Regional Commands in cui è suddiviso l Afghanistan, il Comando del Kabul Afghan International Airport (KAIA) ed il Comando per l addestramento NTM- A. Nell ambito di tale struttura, all Italia sono state assegnate le importanti posizioni di ISAF HQ Deputy COS Stability e successivamente quello di Deputy COM IJC. Parallelamente si sviluppa anche la NTM-A con il fine di procedere alla formazione e addestramento di forze di sicurezza (ANSF) e di polizia (ANP) afgane. Particolare rilevanza assumono i progetti Reintegration and Reconciliation, riguardanti l integrazione nella comunità afgana degli ex combattenti dell insorgenza, ed embedded partnering, mirato allo sviluppo di una maggiore professionalizazione delle forze afgane nel prossimo futuro. Infine, a luglio 2010, sono stati emanati i criteri e l articolazione del dispositivo per l implementazione della fase 4 dell operazione ISAF - Transition - volta a concretizzare un graduale passaggio di responsabilità e competenze dalle forze ISAF alle autorità afgane, sino alla completa autonomia che rappresenterà la premessa della fase 5 - re-deployment - delle forze della coalizione. Il contingente nazionale è schierato nelle aree di Kabul ed Herat. Nell area di Kabul esso è articolato su un contingente dell Esercito, inserito nel Regional Command Capital. Nell area di HERAT opera un contingente nazionale interforze presso il Regional Command West, l Italia detiene la leadership e ha responsabilità di Comando sui 4 PRT (Provincial Reconstruction Team) operanti nell area Ovest, il PRT a guida italiana, e l FSB (Forward Support Base), a guida spagnola. Il contingente nazionale di stanza ad Herat si compone di assetti di manovra, Force Protection, supporto, oltre ad assetti aerei da trasporto C-130J/2 e C27, aerei per missioni ISR ed elicotteri. Nel quadro della riforma della Polizia afgana, l Unione Europea ha sviluppato la missione EUPOL AFGHANISTAN che si inserisce nell ambito dell iniziativa PSDC (Politica di Sicurezza e Difesa Comune). La missione di polizia, lanciata il 15 giugno 2007, ha lo scopo di sviluppare le attività di training, advising e mentoring a favore del personale afgano destinato alle unità dell Afghan National Police (ANP), e dell Afghan Border Police (ABP), essa prevede lo schieramento in Teatro di unità dell Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. L Italia, nell ambito di un iniziativa bilaterale, fornisce uomini della Guardia di Finanza anche per l addestramento della Polizia di frontiera Afgana e dell Arma dei Carabinieri, che opera in Herat dal novembre 2006, per l addestramento dell Afgan National Civil Order 71

Police (ANCOP) in collaborazione con il Combined Security Transition Command Afghanistan (CSTC-A) statunitense. Allo scopo di favorire l immissione ed il rifornimento logistico del contingente, è stata costituita, all interno dell aeroporto di Al Bateen, nei pressi di Abu Dhabi (EAU), una Forward Operating Base (FOB), gestita da un Reparto Operativo Autonomo (Task Force Air Al-Bateen) con velivoli da trasporto C-130J, cui si aggiunge ulteriore personale militare di supporto alle missioni in Afghanistan ed in Iraq, impiegato a Tampa (USCENTCOM) ed in Bahrein (USNAVCENT). UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON La missione ha lo scopo di assistere il Governo libanese ad esercitare la propria sovranità sul Libano, sostenere le Forze Armate libanesi nelle operazioni di stabilizzazione nell Area d Operazione affinché non sia utilizzata per alcun tipo d atto ostile, nonché per dare supporto al Governo libanese al fine di garantire la sicurezza dei propri confini e dei valichi di frontiera al fine di prevenire ostilità e creare le condizioni per giungere ad una pace duratura. La missione, in corso dal marzo 1978, sorveglia la fascia meridionale del Libano assicurando le condizioni di pace. A seguito di un attacco alle Israeli Defence Force (IDF), avvenuto il 12 luglio 2006 a Sud della Blue Line, Israele iniziò una campagna militare in Libano mirata a colpire le milizie di Hezbollah che in risposta condussero attacchi contro infrastrutture civili israeliane nel Nord di Israele. L escalation delle ostilità portò le IDF a condurre, per 34 giorni, una vasta campagna militare nel nord della Blue Line contro le milizie armate di Hezbollah. Durante questo periodo un intensa attività diplomatica internazionale, tesa al conseguimento di una tregua o del cessate il fuoco per la successiva creazione di stabili condizioni di pace, culminò con la Risoluzione n. 1701 dell 11 agosto 2006, che sancì la cessazione delle ostilità a partire dal 14 agosto 2006. La Risoluzione n. 1701 ha autorizzato, inoltre, il potenziamento dell UNIFIL, fino ad un volume organico massimo di 15.000 uomini ed il rafforzamento dei suoi compiti e del suo mandato che rimane sotto il Capo VI della Carta delle Nazioni Unite. Attualmente l Head of Mission (Force Commander) è il Gen. D. E.I. Paolo Serra, che è succeduto il 28 gennaio 2012 al Generale spagnolo Asarta, il quale sostituì il Generale Graziano il 28 gennaio 2010 che vide, per tre volte, il suo mandato rinnovato. Allo scopo di contribuire all incremento del pacchetto di forze a disposizione di UNIFIL per l assolvimento dei compiti assegnati, in accordo alla Risoluzione n. 1701, partì dall Italia un Gruppo Anfibio interforze (Joint Amphibious Task Force Lebanon JATF-L).

La JATF-L condusse, nei giorni 2 e 3 settembre 2006, lo sbarco della JLF-L, formata da 1.000 unità circa, presso la spiaggia di Tiro ed il porto di Naqoura. Dopo le operazioni di sbarco, l incisiva azione italiana attraverso il Comando della Maritime Task Force, consentì la rimozione del Blocco Navale imposto dalle Autorità israeliane. Ciò pose le condizioni di un consolidamento della fragile tregua appena stipulata tra Israele e Libano, ripristinando la libertà della navigazione marittima ed aerea e, di conseguenza, le normali condizioni di pace per la popolazione libanese. Il 15 ottobre 2006 avvenne la cerimonia di passaggio di consegne tra la interim Velivolo AV8B in fase di decollo dalla portaerei Maritime Task Force, a guida italiana (Ammiraglio di Divisione De Giorgi) e la Maritime Task Force a comando tedesco. Nel corso del 2010 il dispositivo di AOR di UNIFIL ha subito una rimodulazione, in particolare nel settore di responsabilità nazionale (Sector West), l Unità francese (FRANCHBATT) è stata posta alle dirette dipendenze del Force Commander di UNIFIL, quale Force Commander Reserve (FCR). Dal 1 novembre 2011 il contributo nazionale si è ridotto da 1780 a 1080 unità. La componente navale (Maritime Task Force) è costituita da un dispositivo multinazionale comprendente unità navali di diverse nazionalità con compiti di sorveglianza e di

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monitoraggio del traffico mercantile al largo delle coste libanesi. La missione assegnata al comando della MTF prevede la condotta di operazioni di interdizione marittima in cooperazione con la Marina libanese, al fine di prevenire attività illegali, nonché il pattugliamento e la sorveglianza delle acque territoriali libanesi. KFOR KOSOVO FORCE EULEX KOSOVO EUROPEAN UNION RULE OF LAW MISSION IN KOSOVO La missione è legittimata dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1244 del 10 giugno 1999. È condotta da una forza della NATO denominata KFOR (Kosovo Force), che ha il compito di continuare a contribuire al mantenimento della sicurezza e della libertà di movimento (Safe and Secure Environment and Freedom of Movement), supervisionare il MTA (Military Technical Agreement) con la Serbia in previsione della sottoscrizione di un Peace Settlement (accordo di pace), assistere lo sviluppo delle Istituzioni locali al fine di migliorare la stabilità nella regione, condurre attività di comunicazione a sostegno della missione, supportare e cooperare con le Istituzioni Internazionali e, su ordine, passare rapidamente dalla Deterrent Presence alla Minimum Presence. KFOR è iniziata all alba del 12 giugno 1999. Il contingente italiano entrò in Kosovo alla mezzanotte dello stesso giorno e raggiunse Pec il mattino del 14 giugno. Il contingente era stato precedentemente rischierato in FYROM già dal dicembre 1998, per assicurare, nell ambito dell operazione NATO Joint (Determined) Guarantor posta sotto il Comando di ARRC (ACE Rapid Reaction Corps), l evacuazione in emergenza degli osservatori OSCE presenti in Kosovo. In un secondo tempo le forze di ARRC sono state impegnate in supporto delle organizzazioni umanitarie che hanno prestato assistenza ai profughi usciti dal Kosovo e nell addestramento per la futura missione di pace in Kosovo. Dal 01 settembre 1999 l operazione NATO in Albania Allied Harbour AFOR è stata sostituita dall operazione NATO Communication Zone West (COMMZ-W) a guida italiana e dipendente dal Comando di KFOR. Tale dipendenza ha avuto termine nel mese di giugno 2002, quando in Albania venne costituito il NATO Headquarters Tirana NHQT. In occasione delle elezioni per il rinnovo dell Assemblea Parlamentare svoltesi il 23 ottobre 2004, la NATO aveva previsto lo schieramento in Teatro, nel periodo 11 ottobre - 6 novembre 2004, della Riserva Strategica e della Riserva Operativa (OTHF Over The Horizon Forces; forze di riserva a disposizione della Nato) nell ambito della Determined Commitment 2004. Per tale esigenza, l Italia aveva schierato in Kosovo un aliquota del Reggimento San Marco ed il 187 Reggimento Paracadutisti per circa

Pec (Kosovo) - Villaggio Italia Pristina (Kosovo) - Esercitazione per il controllo della folla - Carabinieri MSU

750 unità. Alla fine del 2004, in occasione del termine dell operazione Joint Forge in Bosnia Erzegovina, con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR), le autorità NATO decisero di riunire tutte le operazioni condotte dalla NATO nell area balcanica in un unico contesto operativo, definito dalla Joint Operation Area, dando origine, il 5 aprile 2005, all Operazione Joint Enterprise che comprendeva le attività di KFOR, l interazione NATO-UE, e i NATO HQ di Skopje, Tirana e Sarajevo. All operazione Joint Enterprise in Kosovo, ex operazione Joint Guardian, parteciparono 35 Paesi. Dal 1 settembre 2005 al 1 settembre 2006 il Generale di Corpo d Armata Giuseppe Valotto è stato il Comandante della KFOR. Il 15 maggio 2006, a seguito della trasformazione della Multinational Brigade - South West in Multinational Task Force - South (MNTF-S) ed MNTF-West a guida italiana, è stata completata la ristrutturazione che ha visto la trasformazione delle Forze militari internazionali in Kosovo da 4 Multinational Brigades a 5 Multinational Task Forces, dotate di particolare flessibilità operativa ed in grado di intervenire Kosovo wide, rette ciascuna da un Generale di Brigata. Le 5 MNTFs avevano base a Mitrovica (NE), Pristina (C), Gnjlane (E), Prizren (S) e Belo Polje - PEC (W) con Aree di Responsabilità Informativa (AOIR) anziché Aree di Responsabilità (AOR). Al fine di accrescere la flessibilità di impiego e la capacità di risposta a fronte di crisi improvvise, l Alleanza ha completato, nell estate 2007, una ristrutturazione di KFOR che, senza prevedere riduzioni delle forze operative della missione, ha visto il passaggio dalla precedente struttura, articolata su quattro Brigate multinazionali aventi ognuna la propria area di competenza, a cinque Task Forces, di cui una a guida italiana, più una Forza di Reazione Rapida (Quick Reaction Force). In relazione agli sviluppi di situazione connessi con la dichiarazione di indipendenza del Kosovo, proclamata unilateralmente il 17 febbraio 2008, e la successiva entrata in vigore della relativa Costituzione il 15 giugno 2008, la presenza delle forze NATO è stata incrementata. Dal 10 gennaio 2010, pur rimanendo inalterati missione e compiti, il livello ordinativo delle Multinational Task Forces è stato ridotto a Multinational Battle Groups (MNBG) su base Reggimento in virtù della graduale cessione di responsabilità e attraverso la graduale riduzione delle forze in Teatro, da attuare in tre step successivi. All operazione Joint Enterprise in Kosovo partecipano attualmente 31 Paesi. Il dispositivo di KFOR prevede dal 1 marzo 2011 due Multinational Battle Groups, di cui uno a conduzione italiana, ed una consistente riserva nella quale è inserito il Reggimento Carabinieri 78

Monastero Visoki Dacani (Kosovo) MSU (Multinational Specialized Unit) con sede a Pristina. Allo stesso modo sono stati costituiti degli organismi denominati JRD s (Joint Regional Detachment) con il compito raccolta delle informazioni e collegamento con le autorità locali e le Organizzazioni Internazionali che agiranno quali Comandi Regionali impiegando i Liaison Monitoring Team (LMT). Attualmente i JRD s presenti in Kosovo sono cinque. La missione European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX KO- SOVO) nasce con un Azione Comune adottata dal Consiglio per gli Affari Generali dell Unione Europea del 4 febbraio 2008. Il Comando ha sede in Pristina e l Italia partecipa alla missione sin dall inizio, il 9 dicembre 2008. EULEX KOSOVO ha il compito di assistere e supportare le autorità del Kosovo attraverso l impiego di un dispositivo di circa 3.000 unità, di cui 1900 UE e 1100 locali, prevalentemente appartenenti alle Forze di Polizia, Dogana e settore Giustizia, impiegati per sviluppare di un sistema multi-etnico e indipendente di Giustizia e realizzare dei comparti di Polizia e Dogana in linea con gli standard internazionali. Attualmente l Italia ha autorizzato la presenza di personale dell Arma dei Carabinieri, impiegato in incarichi di staff, e nell ambito della Special Police Unit (SPU), è presente personale della Guardia di Finanza e del Ministero della Giustizia. 79