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BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE DIREZIONE GENERALE PER LE ANTICHITA IV, 2013/2-3-4 ILARIA DE LUCA*, MARCO RICCI* LE CERAMICHE DELL OSPEDALE DEI FORNARI This paper analyses an important context of late Renaissance ceramic wares found during the excavations for Metro C Roma 1. The pottery comes from a cesspool which had occupied part of the area belonging to the Hadrian's Auditorium. The cesspit use is related to the Fornari's Hospital, which the written sources locate exactly in the investigated area. The Hospital of the Congregazione dei Fornari di Santa Maria di Loreto had been established in 1564 and approved in the same year, on August 13th, by the motu proprio of Pius IV. The pottery is definitely connected with the activities of the Hospital. L oggetto di questa relazione sono i materiali rinvenuti all interno di un contesto nell ambito dei saggi archeologici preliminari per la realizzazione della Metro C di Roma. 1 I materiali provengono dallo scavo del pozzo nero che occupò parte delle strutture antiche di un aula dell Auditorium (figg. 1-2). L uso del pozzo nero appare certamente connesso all Ospedale dei Fornari che le fonti collocano esattamente in corrispondenza dell area indagata. L Ospedale venne istituito nel 1564 ed approvato con motu proprio di Pio IV il 13 agosto dello stesso anno. Valutando dai materiali appare probabile che il pozzo nero sia stato realizzato nel tardo Cinquecento probabilmente intorno al 1586 quando importanti privilegi vennero concessi all istituzione dal Papa Sisto V. La giacitura dei materiali con andamento conico (fig. 3) suggerisce che essi siano stati gettati in un discendente proveniente verosimilmente al locale dell Ospedale o dalla loggia scoperta situati al primo piano dell edificio come si evince chiaramente dalle piante antiche. Sempre dai materiali il pozzo nero sembra essere in uso per circa trent anni e abbandonato probabilmente perché ormai pieno o più probabilmente per la realizzazione di un impianto fognario efficiente collegato ai grandi collettori che smaltivano le acque scure nel Tevere. Una colmata finale sembra essere avvenuta intorno alla metà del XVII sec. quando probabilmente il riempimento si era abbassato per il decadimento dei sedimenti organici. In questa colmata venne gettato un piccolo nucleo di materiali riconducibili appunto a quest epoca. La notizia più importante per l Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto dei Fornari e l Ospedale è la breve descrizione che appare nell opera del Fanucci sulle opere Pie del 1601 il 1) Una prima notizia sul contesto è stata pubblicata in I. DE LUCA, M. RICCI, M. SERLORENZI, Scavi Metro C Roma. Madonna di Loreto: ceramiche dal butto di un Ospedale tra 500 e 600, in Atti del XLIV Convegno internazionale della ceramica 2011, Savona 2012, pp. 239-248. 163

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 1. ROMA. OSPEDALE DEI FORNARI. PIANTA GENERALE DELLO SCAVO: IN ARANCIONE LE STRUTTURE, IN VIOLA IL POZZO NERO 2. ROMA. OSPEDALE DEI FORNARI. SEZIONE DEL POZZO NERO 164

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 3. ROMA. OSPEDALE DEI FORNARI. DETTAGLIO DELLO SCAVO DEL POZZO NERO quale scrive della Confraternita che, oltre all attività religiosa, ebbe quella di assistere gli infermi e gli invalidi e di aiutare i bisognosi. 2 Tra i materiali si distinguono chiaramente vari gruppi: il corredo personale, i materiali di uso comunitario e il servito da cucina. Il corredo personale fornito dalla confraternita appare costituito dal boccale a bocca trilobata, un bicchiere o calice in vetro, una ciotola e un piattello, una bottiglia ansata in ceramica probabilmente per la somministrazione dei medicinali e un pitale. Tutte queste forme ricorrono in quantità simili all interno del contesto. Dallo stato di conservazione sembra probabile che al momento del decesso o della dimissione dell infermo il corredo personale forse anche come misura igienica venisse gettato nel pozzo nero. Ciò spiegherebbe la presenza di materiali integri o quasi integri o in gran parte ricomponibili. Tra i materiali del corredo personale il gruppo di ceramica più numeroso è quello dei boccali con 98 esemplari. Tra questi sulla base della decorazione si distinguono 11 tipi (fig. 4). Il tipo più antico è quello dei boccali con medaglione centrale contornato da una cornice a scaletta arancio inserita in un decoro alla porcellana 3 (fig. 5). Questo tipo attestato con tre esemplari, due con stemmi ed uno con busto di bella, inizia ad essere diffuso nei contesti romani poco prima della metà del 500 e termina di essere prodotto intorno agli anni 80 dello stesso secolo. Gli stemmi sembrano essere di fantasia e non si rintracciano nei repertori noti delle famiglie romane del rinascimento mentre il motivo del busto di bella appare come uno dei più comuni per questo tipo di boccale. 4 Probabilmente derivato dal tipo precedente è quello che prevede la cornice a scaletta affiancata da nastri stilizzati in blu. E questo il tipo di gran lunga più attestato nel nostro contesto con settantasei esemplari tra i quali sessantasette presentano nel medaglione centrale uno scudo 2) da FANUCCI 1601: «Hanno eretto uno spedale, nel quale al presente hanno in ordine circa venticinque letti, e li vanno ogni giorno crescendo, nelli quali ricevono ammalati di febbre, e feriti d ogni natione, e in particolare i poveri garzoni, o lavoranti nell arte dè Fornari, dà quali giornalmente di continue limosine sono sovvenuti, e gli fanno governare, e curare con gran carità, e amorevolezza provvedendogli di tutte le cose necessarie. Esso spedale è sotto la cura, e governo delli Guardiani, e officiali della prefata compagnia. Et sopra la porta di detto spedale si vede scritto Hospita. Societ. Divae. Maria Laureti». 3) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 38 e ss., III.1.5-39. 4) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 42-45. 165

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 4. BOCCALI E BROCCHE 166

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 5. BOCCALI CON DECORO A SCALETTA ARANCIO E ALLA PORCELLANA araldico di fantasia (figg. 6-8) e nove motivi naturalistici o non araldici 5 (fig. 9). Tra i motivi naturalistici solo quello del leprotto accovacciato era sinora attestato mentre gli altri rappresentano delle novità soprattutto il decoro a trofei che appare come una rielaborazione con diversa cromia di motivi analoghi marchigiano romagnoli. Dal punto di vista morfologico i boccali sono riferibili a due tipi principali con piede leggermente svasato o con piede praticamente assente ma ambedue sono probabilmente prodotti nelle stesse botteghe e presentano le stesse decorazioni (fig. 10). Avendo a disposizione un cosí gran numero di esemplari è stato possibile osservare alcune varianti decorative ricorrenti. Gli stemmi come detto appaiono solo in parte vicini a quelli di alcune famiglie quali ad esempio il giglio che potrebbe rappresentare un riferimento ai Farnese e che ritroviamo identico ai nostri esemplari in una natura morta attribuita a Cecco di Caravaggio del primo 600 (fig. 11); al contempo si nota una scarsa cura nell esecuzione e la non rispondenza ai colori degli stemmi stessi. Appare probabile che proprio nel periodo in cui si afferma la produzione compendiaria nella quale lo stemma della famiglia accuratamente eseguito diviene l elemento decorativo principale dei servizi in questa produzione più corrente e d uso comune, lo stemma rappresenti un semplice elemento decorativo. Sulla base della decorazione di contorno allo scudo araldico si nota una progressiva semplificazione sino alla scomparsa dei nastri sostituiti da una linea (fig. 12). Altro elemento di differenziazione è il decoro dei retri caratteristico del tipo e che troviamo identico in un boccale raffigurato nella Cena in Emmaus della pinacoteca di Brera dipinto da Caravaggio nel 1606. Il decoro più comune è costituito da una palmetta sotto l ansa eseguita in modi vari (fig. 13). Un decoro particolare è una sorta di forcone probabilmente da identificare come una marca di vasaio (fig. 14). Sicure marche sono poi le lettere B (fig. 15), P (fig. 16), L (fig. 17), M, F o G (fig. 18) o il giglio (fig. 19). La comparsa di queste marche sembra distintiva di una fase avanzata della produzione ed alcune di esse sono legate ai decori dello scudo araldico più semplificati. Analoghe marche sono presenti su esemplari dello stesso tipo inediti provenienti dalla Crypta Balbi e, soprattutto, tra scarti di fornace recentemente rinvenuti a San Francesco a Ripa. 6 Non è chiaro quanto queste marche che a partire dagli inizi del 600 contraddistinguono sempre più frequentemente i boccali romani rappresentino la volontà del vasaio di contrassegnare i propri prodotti o piuttosto che il contrassegno rappresenti un elemento distintivo per materiali che venivano cotti assieme a quelli di altri boccalari. Tra le marche quella con il giglio e quella F.B contraddistinguono l ultimo 5) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 52-54, III.1.6.1-8. 6) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 53, III.1. 6.3. 167

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 6. BOCCALI CON STEMMI 7. BOCCALI CON STEMMI 168

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 8. SELEZIONE DEI TIPI DI STEMMA 9. BOCCALI CON DECORO NATURALISTICO 169

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 10. VARIANTI MORFOLOGICHE DEI BOCCALI 12. EVOLUZIONE DEL DECORO DI CONTORNO ALLO SCUDO ARALDICO SUI BOCCALI 11. DETTAGLIO DI UNA NATURA MORTA DI CECCO DEL CARAVAGGIO, COLLEZIONE PRIVATA (da A. VECA, Simposio, Bergamo 1983, fig. 168, p. 230). 170

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 13. RETRI DI BOCCALI CON PALMETTA 14. RETRI DI BOCCALI CON FORCONE 15. RETRI DI BOCCALI CON LETTERA B 171

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 16. RETRI DI BOCCALI CON LETTERA P 17. RETRI DI BOCCALI CON LETTERA L 18. RETRI DI BOCCALI CON LETTERE M, F O G 172

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 19. RETRI DI BOCCALI CON GIGLIO tipo decorativo dei boccali della tradizione con scaletta arancio che prevede la scomparsa dell elemento della scaletta 7 (fig. 20). Boccali di quest ultimo tipo sono attestati in contesti della Crypta Balbi anteriori agli anni trenta del 600. Una variante dei tipi visti in precedenza è costituita da un esemplare nel quale la cornice a scaletta è sostituita da una corona di foglie e frutta 8 (fig. 21). Questo tipo anche se non molto comune si ritrova tra i materiali della Crypta Balbi anche con un esemplare marcato con lettera N. Un tipo, in altri contesti coevi molto più attestato, è rappresentato dal boccale con decoro a medaglione inserito in un reticolo con campiture a palmette 9 (fig. 22). Questo decoro adottato nelle boccalerie romane intorno all ultimo quarto del 500 e nato dall imitazione di prodotti faentini venne prodotto sino al primo 600 come ci è testimoniato tra l altro dalla presenza di un esemplare con questa decorazione sulla tavola della Cena in Emmaus della National Gallery di Londra dipinto da Caravaggio nel 1601. Boccali con questo tipo di decoro venivano prodotti nelle stesse botteghe nelle quali venivano prodotti quelli a scaletta arancio come ci è testimoniato dagli scarti di Largo Corrado Ricci e di San Francesco a Ripa. Un tipo di decoro sinora non attestato è quello a foglie di vite di un piccolo gruppo di boccali (fig. 23). Questo decoro comune a molte produzioni, tra le quali ben diffusa a Roma è quella montelupina, è impiegato con certezza dai vasai romani come ci testimonia un albarello del Victoria and Albert Museum di Londra con questo decoro e la scritta «iacomo vasellaro a ripa granni fecit 1593». 10 Un tipo che possiamo considerare come una imitazione dei decori compendiari è quello attestato da una coppia di boccali con l ihs contornato da raggi e con i tre chiodi della passione simbolo dei gesuiti 11 (fig. 24). Un piccolo gruppo di 7 esemplari diversi attesta la produzione conventuale o ospedaliera contraddistinta dalla decorazione con sigle o lettere riferibili all istituzione in questo caso sicuramente l Ospedale di Santa Maria di Loreto 12 (fig. 25). Un ultimo boccale decorato nello stile compendiario tardo fa parte di quel piccolo nucleo di materiali che data la sigillatura del pozzo nero (fig. 26). Sulla base della morfologia e della decorazione l esemplare appare databile nella prima metà del 600 come è suggerito da esemplari simili provenienti da un contesto della Crypta Balbi databile agli anni trenta del secolo. 13 Completano il repertorio delle forme chiuse una serie di esemplari unici (fig. 27). Un 7) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 55-57, III.1.7.1-4. 8) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 79, III.1.13.1-2. 9) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 55 e ss., III.1.8. 10) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 98-99, III.1.39.1. 11) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 85, III.1.23.1. 12) MAZZUCATO 1971. 13) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 381, III.5.31.1-2. 173

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 20. RETRI DI BOCCALI CON GIGLIO E LETTERE F.B 21. BOCCALE CON DECORO A CORONA DI FOGLIE E FRUTTA 22. BOCCALE CON DECORO A LOSANGHE E CAMPITURA A PALMETTE 174

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 23. BOCCALI CON DECORO A FOGLIE DI VITE 24. BOCCALI CON EMBLEMA DELLA COMPAGNIA DEL GESù 25. BOCCALI CON SIGLE 26. BOCCALE IN STILE COMPENDIARIO TARDO (FUORI SCALA) 175

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 27. BROCCHE E SALSIERA brocchetto da aceto è del tipo comune nelle produzioni romane di tutto il 500. 14 Un brocchetto con ansa a secchiello con decori compendiari presenta una forma tipica delle produzioni romane del primo 600. Un oggetto inusuale è poi la salsiera in smalto compendiario conformata a conchiglia. Appare probabile che questa, come il brocchetto compendiario, facesse parte di un piccolo servizio destinato ad ospiti di riguardo piuttosto che ai ricoverati. Infine una fiasca bianca a quattro anse (fig. 28) rappresenta un recipiente raro nel servizio da tavola ed è possibile che come la salsiera e le poche bottiglie in vetro rinvenute facesse parte del servizio particolare di cui si è accennato. Una forma che trova scarsi riscontri è la bottiglia ansata a bocca tonda presente nel contesto con circa ottanta esemplari (fig. 29). Questa forma era attestata a Roma da un esemplare con sigla dell Ospedale della Consolazione. 15 Appare probabile che essa rappresenti una forma collegata agli usi dell Ospedale stesso e che fosse funzionale alla somministrazione dei liquidi medicinali. Tredici esemplari presentano sul davanti l immagine dipinta in stile compendiario della Madonna di Loreto (fig. 30) che, oltre ad essere uno specifico riferimento all istituzione stessa dell Ospedale e della chiesa dove compare sul portale, rappresenta anche l emblema della confraternita dei Fornari nota dalle fonti. Appare probabile che gli esemplari di questa forma siano da riferire alla spezieria annessa all Ospedale e data in affitto, come si evince da un contratto del 1643 che ribadisce obblighi già contratti in precedenza. La spezieria era infatti obbligata a fornire agli ammalati i medicamenti e i loro contenitori. Gli esemplari, a parte piccole differenze esecutive, sembrano tutti frutto di una stessa bottega. Cinque esemplari di questa forma sono poi contraddistinti dall emblema di Santo Spirito (fig. 31) ed è possibile che siano giunti al nostro Ospedale dalla farmacia dell altro Ospedale. Gli altri esemplari sono tutti bianchi e riferibili a sole due forme con orlo più o meno estroflesso con numerose varianti dimensionali (fig. 32). Completano il servizio da bere i bicchieri e calici in vetro attestati rispettivamente da novantadue e cento esemplari corredati da alcuni esemplari di bottiglie e fiale il cui studio è ancora in corso (figg. 33-35). Le ciotole sono documentate da sessantacinque esemplari (fig. 36); si deve ritenere che, data la totale assenza di scodelle, le ciotole siano legate al consumo 28. FIASCA QUADRIANSATA 14) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 86-87, III.1.24. 15) MAZZUCATO 1971, p. 15, fig. 8. 176

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 29. BOTTIGLIE ANSATE 177

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 30. BOTTIGLIE ANSATE CON IMMAGINE DELLA MADONNA DI LORETO 31. BOTTIGLIE CON L EMBLEMA DELL OSPEDALE DI SANTO SPIRITO IN SASSIA 32. BOTTIGLIE ANSATE BIANCHE: VARIANTI MORFOLOGICHE 178

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 33. BICCHIERI IN VETRO 34. BICCHIERE DECORATO E PIEDE DI CALICE IN VETRO 35. BOTTIGLIE IN VETRO 36. CIOTOLE 179

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari di zuppe o cibi liquidi o semiliquidi in loro sostituzione. Di queste soltanto sedici sono decorate (fig. 37) mentre il restante è bianco. Tra gli esemplari decorati le più abbondanti sono quelle in policromia (fig. 38) con motivi a girandola, a rosone, a quartieri, a foglie e a raggi Gli esemplari sembrano tutti riconducibili ad un unico ambiente produttivo. I motivi a girandola sembrano rappresentare una imitazione dei decori analoghi caratteristici della produzione monte lupina, 16 mentre gli altri a volte con lo stesso centro in blu graffito non trovano riscontro in quelle produzioni e sembrano rappresentare la produzione di una bottega romana che trae ispirazione sia dal repertorio valdarnese che da quello altolaziale. L ambito cronologico di questi prodotti sembra collocarsi negli anni a cavallo tra 500 e 600 anche per la presenza di una ciotola analoga con decoro a girandola nella cena in Emmaus di Caravaggio del 1601. Un altro gruppo di prodotti caratterizzati dalle decorazioni in blu (fig. 39) alla porcellana con decoro esterno a baffi sembra riferibile ad una bottega romana che si ispira ai decori della tradizione faentina mischiandoli con decori di origine montelupina quali il centro a paesi. 17 L ambito cronologico sembra essere lo stesso del gruppo precedente. Un prodotto ispirato ai coevi materiali decorati in stile compendiario è la ciotola con l emblema del Monastero di San Paolo fuori le mura. Una delle rare importazioni è poi rappresentata dalla ciotola decorata in blu di produzione ligure. Quattro esemplari ci documentano una produzione ingubbiata e invetriata (fig. 40) scarsamente attestata a Roma e importata o prodotta in città da vasai probabilmente di origine abruzzese, zona dove sono attestate prodotti simili. Il resto degli esemplari si presenta semplicemente smaltato in bianco con una limitata gamma di varianti dello stesso tipo (fig. 41). Solo tre esemplari presentano un rivestimento con smalto di tipo compendiario. Circa sessantacinque esemplari documentano il piatto d uso per gli ospiti dell Ospedale (fig. 42). Si tratta di piattelli di dimensione mediopiccola tutti bianchi ad eccezione di un esemplare con sigla SCS dipinta in blu che per la forma si situa intorno alla metà del 600 e fa parte di quel piccolo gruppo di materiali gettato per sigillare definitivamente il pozzo nero. La prevalenza massiccia di esemplari bianchi, già vista per le ciotole, si inquadra in un generale cambiamento del gusto che avviene intorno alla fine del 500 ma appare decisamente più sensibile in questo ambito ospedaliero. Sono attestati con quattro esemplari due tipi di piattelli a orlo verticale uno databile a cavallo tra Cinque e Seicento e uno databile alla metà del seicento (fig. 43). Nei piattelli veri e propri ritroviamo sostanzialmente quattro tipi con numerose piccole varianti, due con piede e due apodi. Le forme rimandano tutte al repertorio tardo cinquecentesco e del primo Seicento. Cinque esemplari documentano la presenza di piatti più grandi decorati (fig. 44). Di questi uno soltanto presenta la tradizionale decorazioneromana a monticelli su una alzata con bordo a doppio listello che è l ultima forma ad essere prodotta con questo decoro sino al primo Seicento. 18 Gli altri quattro piatti, uno decorato a girandola, uno alla porcellana e due a paesina rappresentano molto probabilmente delle importazioni da Montelupo con i caratteristici decori tardo cinquecenteschi di quella produzione. 19 Non si può escludere che queste forme sensibilmente più grandi dei piattelli comuni avessero la funzione di piatti di servizio. Sicuramente di servizio sono poi i due catini marmorizzati sicuramente di importazione probabilmente dall area pisana per il tipo di decorazione e il caratteristico impasto rosso violaceo. 20 Probabilmente facevano parte del servizio per ospiti particolari i due piatti grandi in smalto compendiario uno marcato sotto il piede con la sigla HC e tre palle ed uno del quale rimangono due frammenti decorato all interno con lo stemma di un prelato o un vescovo della famiglia Odescalchi. Altri quattro piatti grandi bianchi è probabile siano da considerare come quelli decorati piatti di servizio (fig. 45). A completare il corredo personale sono circa sessantacinque pitali in smalto bianco una forma non molto comune negli scarichi domestici e molto più diffusa in questo contesto probabilmente in relazione alla presenza di ammalati allettati (fig. 46). Tra gli esemplari sono distinguibili quattro tipi principali in rapporto all altezza dell orlo (fig. 47) ed in genere si nota un esecuzione affrettata con esemplari ovalizzati, attaccature e altri piccoli difetti. Ben attestati 16) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 281, III.3.17.65. 17) RICCI - VENDITTELLI 2013, p.147 e ss., III.1.62-64. 18) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 128-129, III.1.42.59-63. 19) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 226 e ss., III.3.6.; p. 231 e ss., III.3.8; pp. 263 e ss., III.3.17. 20) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 395, III.6.1.5. 180

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 37. CIOTOLE DECORATE 38. CIOTOLE DECORATE POLICROME 181

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 39. CIOTOLE DECORATE IN BLU, IN STILE COMPENDIARIO E DI IMPORTAZIONE DALLA LIGURIA 40. CIOTOLE INGUBBIATE E INVETRIATE 41. CIOTOLE BIANCHE: VARIANTI MORFOLOGICHE 182

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 42. PIATTELLI 43. TIPI DELLE COPPETTE E PIATTELLI 183

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 44. PIATTI E CATINI DECORATI 45. PIATTI BIANCHI E IN SMALTO COMPENDIARIO 184

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 46. PITALI 185

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari sono poi i pitali da sedia comoda con trentotto esemplari dei quali trenta invetriati e gli altri acromi 21 (fig. 48). Questi presentano tutti la stessa forma che si afferma intorno alla metà del 500 e continuerà ad essere prodotta sino alla metà del 600 quando si nota l abbandono dell invetriatura sostituita dalla smaltatura. La cura degli ammalati è testimoniata dai microvasetti documentati da centonovantasette esemplari (fig. 49). Questa forma destinata a contenere medicamenti solidi o semisolidi quali unguenti o paste è attestata da ottantuno esemplari con impasti chiari ed invetriatura gialla (fig. 50) o da centosedici esemplari con impasti ed invetriature analoghe a quelle delle forme da cucina (fig. 51). Un solo esemplare presenta la forma a calice ed è ingubbiato e smaltato a smalto povero, una tecnica assente dalle produzioni romane e molto usata nell alto Lazio (cfr. fig. 50). Per quanto riguarda la morfologia si riconoscono sei forme principali 47. PITALI: VARIANTI MORFOLOGICHE con numerose varianti sia morfologiche che dimensionali segno che le botteghe impegnate in questa produzione fossero varie così come varie dovevano essere le farmacie dalle quali i medicamenti venivano confezionati. Sembra invece certo che la loro origine sia da connettere alla spezieria annessa all Ospedale già citata in precedenza. Soltanto una trentina di esemplari sono riferibili al servizio da cucina (fig. 52) segno evidente della presenza nelle cucine di pentolame in metallo che soprattutto per una comunità risultavano più funzionali. I materiali sono riferibili a due distinte produzioni l invetriata cosiddetta rossa di tradizione quattrocentesca 22 che dopo aver dominato il mercato per tutto il Cinquecento tende ad esaurirsi nel primo Seicento e l invetriata decorata ad ingubbio che alla fine del Cinquecento si affaccia sul mercato romano rimanendo la produzione dominante nel secolo successivo. 23 Cinque esemplari in dimensione scalare ci documentano i boccali in invetriata cd. rossa per riscaldare a riverbero i liquidi (fig. 53). Due sole pentole in invetriata rossa sono presenti nel contesto. Un esemplare particolare è la pentola con manico e tre piedi decorata con incisioni ad onda in invetriata rossa (fig. 54). La forma con i tre piedi, detta in antico stufatore, è piuttosto rara ed è noto soltanto un altro esemplare completo identico ma con anse a nastro proveniente da un contesto della Crypta Balbi chiuso negli anni 80 del 500. 24 Appare probabile che l esemplare sia da datarsi ancora nel 500. Una piccola batteria di una dozzina di pignatte monoansate in dimensione scalare da media a piccola in invetriata decorata doveva essere destinata nelle cucine dell Ospedale a riscaldare salse e grassi (fig. 55). Il tipo è sostanzialmente sempre lo stesso ad orlo verticale scanalato ad eccezione di un esemplare con orlo a fascia. Dei quattro tegami uno piccolo ed uno medio piccolo si presentano decorati mentre uno medio grande e uno grande sono in invetriata rossa (fig. 56). Una forma accessoria nel servizio da cucina destinata alla preparazione e non alla cottura dei cibi è il catino troncoconico decorato internamente presente nel contesto con tre esemplari. Due salvadanai sono probabilmente da interpretare come contenitori per le elemosine (fig. 57). Tra i vetri la maggior parte dei materiali è costituita da contenitori cilindrici con orlo estroflesso (fig. 58) da interpretare come lampade da lampadario anche se non si può escludere che qualche esemplare avesse la funzione di urinale per l analisi da parte dei medici dell urina come quello che vediamo raffigurato in un affresco rinascimentale dei Santi Cosma e Damiano a Roma. Da questo excursus appare chiaro come il consumo di una istituzione quale il piccolo Ospedale di Santa Maria di Loreto presenti rispetto ai contesti domestici particolarità proprie rispecchiando solo in parte i fenomeni di consumo urbano. Infatti proprio il periodo d uso del pozzo nero vede la produzione romana riorganizzarsi per sopperire al fabbisogno urbano con la 21) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 424-426, III.9.10.; p. 458, III.10.15.1. 22) MANACORDA 1985, prod.1, pp. 471 e ss. 23) MANACORDA 1985, prod.3, pp. 471 e ss. 24) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 416, III.9.2.1 186

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 48. PITALI DA SEDIA COMODA 49. MICROVASETTI 187

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 50. MICROVASETTI E ALBARELLINO A IMPASTO CHIARO 51. MICROVASETTI A IMPASTO ROSSO 52. SERVIZIO DA CUCINA IN CERAMICA INVETRIATA 188

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 53. BOCCALI DA CUCINA 54. PIGNATTA E PENTOLA INVETRIATE 55. PIGNATTE INVETRIATE E DIPINTE 189

ILARIA DE LUCA, MARCO RICCI, Le ceramiche dell Ospedale dei Fornari 56. TEGAMI E CATINI DA CUCINA 57. SALVADANAI 58. LAMPADA IN VETRO creazione di nuovi tipi decorativi. Questo rilancio della produzione romana nasce dal progressivo venir meno delle importazioni dalla Toscana e dall Umbria dovuto alla crisi economica che tra tardo 500 e primo 600 colpisce i maggiori centri manifatturieri d Italia e che trova un riflesso quasi immediato non tanto nelle produzioni di lusso quanto soprattutto nei prodotti a basso costo. *Collaboratore SSBAR ilaria.deluca@libero.it rimarcocci@hotmail.it 190

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE IV, 2013/2-3-4 Bibliografia MANACORDA 1985 = D. MANACORDA (a cura di), Archeologia urbana a Roma: il progetto della Crypta Balbi. 3. Il giardino del Conservatorio di S. Caterina della Rosa, Firenze 1985 FANUCCI 1601 = C. FANUCCI, Trattato di tutte l Opere pie dell alma città di Roma, Roma 1601 MAZZUCATO 1971 = O. MAZZUCATO, Le ceramiche ospedaliere, Roma 1971 RICCI VENDITTELLI 2013 = M. RICCI, L. VENDITTELLI, Museo Nazionale Romano. Crypta Balbi. Ceramiche medievali e moderne, vol. 2, Roma 2013 Le fonti documentarie sono tuttora inedite e l archivio dell Ospedale dei Fornari è conservato all Archivio di Stato di Roma. 191