Nella nostra introduzione al Pentateuco



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Transcript:

20 Esodo: «vangelo» dell Antico Testamento Nel libro della Genesi, dalla creazione ci siamo spinti, attraverso una storia di peccato, fino alla chiamata di Abramo, di Isacco e di Giacobbe ed, infine, a Giuseppe e alle tribù presenti in Egitto. Abbiamo così appreso del rapporto di Dio con il mondo e con Israele. Abbiamo conosciuto Dio come creatore, giudice e redentore. Ci siamo imbattuti in un Dio che accetta la debolezza dell uomo ma continua ad amarlo, un Dio che guida la storia e trae il bene anche dal male. Alla Genesi che rappresenta solo l inizio della storia, segue il libro dell «Esodo» parola greca che significa «uscita». Il libro, che ha ricevuto questo nome dal giudaismo alessandrino (in ebraico veniva semplicemente citato con le parole dell incipit Questi sono i nomi») annuncia un vangelo, la «buona notizia» fondamentale dell intervento di Dio per liberare il suo popolo. Nella nostra introduzione al Pentateuco abbiamo cercato di capire come furono composti i cinque libri della Torah e ciò che essi rappresentarono per la fede d lsraele. Il secondo libro del Pentateuco, l Esodo è chiamato talvolta il «vangelo dell Antico Testamento» perché, come un vangelo, esso annunzia la «buona notizia» fondamentale dell intervento di Dio che entra nella storia del popolo eletto per farlo nascere alla libertà e radunarlo in una nazione santa. 1. Nascita di un popolo L uscita dall Egitto è sempre stata considerata da Israele come un momento particolare della sua storia, come l avvenimento creatore d Israele, da cui dipenderà tutta la vita futura e a cui dovranno sempre fare riferimento le istituzioni, i riti e le credenze; il fatto a cui, nel corso dei secoli, faranno riferimento le parole dei profeti e le grandi speranze nazionali. In effetti, il ricordo dell uscita dall Egitto fu così determinante da dominare anche altri avvenimenti che, su un piano strettamente storico, ebbero altrettanta influenza sul destino d Israele: pensiamo all ingresso in Canaan con Giosuè e la progressiva presa di coscienza dell unità delle dodici tribù (Gs 24); alla instaurazione della regalità e alla costituzione di uno Stato palestinese sotto Davide; pensiamo all esilio e alla trasformazione d lsraele nella comunità dei dispersi e nel «piccolo resto». Queste grandi date della storia d lsraele, per quanto importanti, non soppiantarono mai il ricordo dell uscita dall Egitto e del lungo pellegrinaggio nel deserto. Al contrario, tutta la riflessione teologica e storica d lsraele fu illuminata dall «esodo». Se si vuole infatti comprendere il senso delle istituzioni ebraiche, le parole delle profezie, le grandi tragedie di Israele, bisogna ricorrere quasi sempre agli avvenimenti dell esodo e particolarmente alla Pasqua di liberazione dall Egitto. Pensate, per esempio, anche alle leggi morali che regolano la vita sociale Perché bisogna, nell antico Israele, «rispettare ed aiutare gli a emigrati», se non perché questo popolo è stato straniero in Egitto? In poche parole, l Esodo è stato un avvenimento così potente da collocarsi al centro della vita delle tribù discendenti di Abramo, da animare attraverso i secoli le su istituzioni sociali e religiose e le sue leggi. 2. I miracoli dell Esodo Nel libro dell esodo hanno particolare importanza degli avvenimenti «miracolosi» come le 10 piaghe che piegarono il Faraone, il «passaggio del mare», l acqua Introduzione generale al secondo libro biblico dell Antico Testamento. LA BIBBIA - 101

La parola di Dio ci racconta la storia di ieri per interpretare la nostra vita di oggi 102 - LA BIBBIA scaturita dalla roccia, ecc Ma attenzione: queste cose non devono ingannarci spingendoci a pensare di trovarci di fronte ad una teologia ingenua, cioè una teologia che concepisce l intervento di Dio come un avvenimento necessariamente strepitoso e coattivo. Se letto con attenzione, il libro dell Esodo viene a dare risposta ad una serie di problemi essenziali, di domande, di dubbi come: «il Signore è in mezzo a noi oppure no?» (17,7); e «qual è il suo nome [ilnome di Dio]?» (3,1315); e «possiamo vederlo?» (33,18-23); e ancora «perché questa avventura pericolosa e mortale nel deserto in cui ci ha introdotto Mosè?» (14,11; 16,3; 17,3; 32,1). Ecco, l Esodo da risposta a tutto ciò, accompagna la crescita della fede d Israele conducendola, nel corso dei secoli, alla maturazione. Dal giorno in cui Mosè fece conoscere al suo popolo l unico Dio che doveva essere onorato, il Dio dell alleanza, Israele ha meditato a lungo sul primo avvenimento della sua esistenza nazionale, cioè su questo esodo e su questa alleanza. Ha capito che Dio era intervenuto nella storia. Ha capito chi era quel Dio che aveva suscitato e guidato il cammino del popolo e qual era il suo nome. Il Signore, il Dio di Mosè e d lsraele, è colui che, fedele a una speranza da lui stesso risvegliata, ha risposto al grido di uomini insoddisfatti e ridotti in schiavitù (2,23-25); è colui che ha vinto tutte le resistenze per trascinare i suoi verso la libertà (al punto che l espressione «Colui che ci ha fatto uscire dal paese d Egitto» è divenuta uno dei suoi titoli principali, quasi il suo nome); è colui che, volendo raccogliere degli uomini in un popolo che fosse il suo, ha offerto loro un alleanza e ha chiesto loro di agire di conseguenza; è colui che ha rivelato la sua pazienza e la sua misericordia ad un popolo peccatore (32-34). 3. Una realtà sempre viva In questo senso, l uscita di Israele dall Egítto non è soltanto un avvenimento del passato, ma una realtà sempre viva. Ed è anzitutto nelle feste liturgiche che Israele ha l occasione di partecipare pienamente alla liberazione pasquale e di entrare continuamente nell alleanza inaugurata al Sinai. Sia il Sal 114 che Gs 4,22-24 riuniscono in una stessa celebrazione il passaggio del mare con Mosè e quello del Giordano con Giosuè. Il Sal 81 invita la comunità radunata «nel giorno della festa» a intendere meglio dei propri padri la voce che era risuonata negli avvenimenti dell Esodo, e il Sal 95 precisa che questa voce parla oggi. In effetti, secondo il Sal 111,4, Dio «ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi, pietà e tenerezza è il Signore» (cf Es 34,6). La liturgia del tempio permetteva così a ciascuno di rivivere periodicamente gli avvenimenti dell uscita dall Egitto. Inoltre, quando gravi crisi attraversavano la comunità, si guardava al passato in modo ancora piu intenso. Segnaliamo, per es., il pellegrinaggio che fece il profeta Elia al monte Oreb, alle fonti della fede israelitica (I Re 19), quando la crisi cananea rischiò, al tempo di Acab, di trascinare nell apostasia il regno del nord. L Esodo è stato letto e riletto dai profeti. Continuamente fanno riferimento al libro dell Esodo. Il profeta Osea, per esempio, racconta il rapporto tra Dio e il suo popolo usando l immagine di una relazione d amore che ha avuto il suo centro focale proprio nel cammino del deserto descritto nel libro dell Esodo e in altri libri della Bibbia. Pensate anche a Isaia che, al tempo in cui il popolo di Israele è in esilio a Babilonia, annuncia il ritorno a Gerusalemme, e quindi la fine

dell esilio, ricorrendo proprio all immagine dell esodo: il popolo vivrà un nuovo esodo! Ma pensiamo anche ai racconti del Nuovo Testamento che forse conosciamo meglio. Anche il Nuovo Testamento rilegge continuamente l esperienza dell esodo. Prendiamo ad esempio i racconti dell infanzia nel vangelo di Matteo. Per sfuggire all oppressione di Erode (non è il Faraone, ma gli assomiglia!) Gesù fugge in Egitto e vi resta fino alla morte del re, poi anche lui come il popolo viene chiamato dall Egitto e torna nella Terra promessa, nella Terra dei padri. Pensate ancora al vangelo di Giovanni che descrive tutta la storia di Gesù come un grande esodo. Ad un certo punto, nel vangelo di Giovanni Gesù dice: Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre (Gv 16,28). Questo testo evidenzia un duplice movimento: c è un entrare e un uscire. Come il popolo è uscito dall Egitto per entrare nella Terra, così anche Gesù. Tutto nella sua vita è stato un entrare e un uscire: uscire dal seno del Padre per entrare nel mondo e uscire dal mondo per rientrare nel seno del Padre. Ma questa forse è la nostra stessa vicenda. Anche noi viviamo questo esodo: veniamo nel mondo in attesa di entrare nella Terra che ci è stata promessa. Ancora l ultima cena di Cristo, la sua morte e la sua glorificazione sono state vissute come la sua Pasqua. Altri testi (Gv 6; 1 Cor 5,7; 10,2-4) usano le parole manna, nube, passaggio del mare, acqua dalla roccia, pasqua, pane non lievitato per parlare del battesimo e dell Eucaristia. L Apocalisse celebra il Cristo come l Agnello pasquale (Ap 5,6); nello stesso libro, i flagelli che colpiscono gli adoratori della Bestia sono ripresi dalle piaghe d Egitto (Ap 15,5-21); e coloro che partecipano al trionfo di Cristo sulla Bestia cantano di nuovo il cantico di Mosè (Ap 15,3); infine, per descrivere l apparizione di un mondo nuovo, si parla di una scomparsa del mare (Ap 21,1). Tutti questi temi di una lettura cristiana dell Esodo furono ampiamente spiegati dai Padri della Chiesa. Per questo i temi dell esodo sono ampiamente diffusi nella liturgia cristiana. Insomma, «In ogni generazione ognuno deve considerarsi come se egli stesso fosse uscito dall Egitto, come è detto: in quel giorno tu dichiarerai ai tuoi figli: questo si fa per ciò che il Signore fece a me quando uscii dall Egitto, perché il Santo, benedetto Egli sia, non redense solo i nostri padri, ma liberò anche noi con loro, come è detto: ci fece uscire di là per farci entrare e darci il Paese che aveva giurato ai nostri padri», dirà più tardi il rituale giudaico della Pasqua. 4. Fatti storici? Che il libro dell Esodo sia stato scritto per esprimere la fede d lsraele non significa che esso poggia su fatti immagina- Non solo mito, ma storia interpretata alla luce dell intervento liberatore di Dio COMPOSIZIONE LETTERARIA C ome il libro dell esodo? chi l ha scritto? come si è formato? Fino al secolo scorso si riteneva che questo libro, come del resto i primi cinque libri della Bibbia, fosse stato scritto da Mosè. Ora, dagli studi e dalla ricerca più approfondita che sono stati condotti su questi testi biblici sappiamo bene che dietro il libro dell Esodo, come succede nella maggior parte dei libri della Bibbia, più che degli autori concreti ci sono delle tradizioni che sono confluite insieme a formare i testi così come noi oggi li leggiamo. Data la centralità della vicenda dell esodo per la fede d Israele, non ci si deve meravigliare di trovare all opera diversi teologi nella composizione di questo libro. Gli esegeti distinguono almeno tre teologi che hanno operato per la composizione del libro: il primo è lo Jahwista (= J) che scrive nel decimo secolo a.c. durante il glorioso periodo del regno di Davide e di Salomone; il secondo è l Elohista (= E) che riflette un periodo di sconvolgimento e di sincretismo religioso nel nono od ottavo secolo a.c.; il terzo è lo scrittore Sacerdotale (= P) che cerca di offrire una speranza durante lo sfacelo dell esilio nel sesto secolo a.c. Il lettore si sbaglierebbe nel voler armonizzare le loro opinioni quando le trova discordanti, dovrebbe, anzi, lasciare a questi teologi la necessaria libertà d interpretazione; si potrà così scorgere che questi scrittori giudicavano il passato alla luce del loro presente, in vista dei bisogni futuri d Israele. Come si mostrerà nel commento, questi scrittori avevano le loro precomprensioni, infatti l ispirazione divina non esclude la tendenza che ogni uomo ha di imporre la propria opinione. In definitiva, bisogna essere aperti come lo è la stessa Bibbia, che non ha canonizzato una sola interpretazione, ma ha invece canonizzato una varietà di interpretazioni. LA BIBBIA - 103

TRA STORIA ED EPOPEA I l libro dell Esodo racconta una storia, ma come dobbiamo intenderla? Fino a che punto è vera? In questa storia si narrano tanti fatti straordinari, meravigliosi: le acque che si separano, le piaghe... Sono attendibili questi racconti dal punto di vista storico? I documenti egiziani non menzionano affatto questo evento cruciale nell esperienza di fede di Israele. Ciò non sorprende tuttavia, poiché i testi egiziani intendono onorare e glorificare il faraone. I rapporti di Mosè con gli impacciati capi egiziani, durante le piaghe, non potevano certo fornire occasione alla storiografia egiziana di glorificare il faraone. Inoltre, secondo un opinione diffusa, il gruppo implicato nell esodo corrisponde a un tipico fenomeno del Vicino Oriente antico. Le testimonianze egiziane parlano di Apiru, chiamati Habiru nei testi scritti in accadico (una lingua semitica orientale). Questi Apiru/Habiru sono spesso descritti come un popolo di profughi, come disturbatori della pace, come dei disadattati che fecero azioni di disturbo nel Vicino Oriente durante il terzo e il secondo millennio a.c.; spesso si offrivano come mercenari. Sappiamo pure che questi beduini fornivano una forza lavoro per le attività edilizie degli egiziani. La parola ebreo deriva da Habiru, tuttavia bisogna tener presente che con Habiru si denomina in origine una categoria sociale e non un popolo particolare. E significativo che in Esodo il termine ebrei ricorra specialmente quando ci si occupa del soggiorno e dell oppressione in Egitto (2,11). E probabile che si sia verificato un processo di assimilazione: gli antenati degli israeliti, scesi liberamente in Egitto, vennero più tardi assimilati agli altri Apiru/Habiru. Dal momento che questi antenati erano pastori seminomadi, si saranno trovati a disagio quando furono ridotti a lavorare da schiavi. Non ci furono solo, lungo i secoli, diversi ingressi in Egitto, ma ci furono anche diverse partenze; lo stesso testo mostra che ci furono diversi itinerari. Tuttavia, dal punto di vista della fede d Israele, ci fu solo l esodo, cioè l uscita sotto la guida di Mosè, con inclusa anche la teofania del Sinai. E probabile che il gruppo che vi prese parte fosse relativamente piccolo, ma poiché questo evento venne in seguito recitato nella liturgia e meditato dai teologi di Israele assunse gradualmente proporzioni epiche: la piccola comitiva crebbe sia di dimensioni che di importanza. La questione non era soltanto di tipo aritmetico, ma toccava il nucleo stesso della fede: tutto Israele si vide rappresentato nel piccolo gruppo, ora diventato numeroso, che era riuscito con successo a liberarsi dalle fabbriche di mattoni del faraone.. ri. Confrontando i dati della tradizione biblica con quelli, oggi sempre meglio conosciuti, della storia del Vicino Oriente Antico, gli studi storici non sono rimasti oziosi. Per la data di Mosè si esita tra il sec. XV (XVIII dinastia, regno di Tutmosis III in particolare) e il sec. XIII (XIX dinastia, regni di Seti I, Ramses II o Merneptah). Notando che la dominazione egiziana della XVIII dinastia sulla Palestina ha potuto lasciare tracce nella narrazione «iahvista», gli storici pensano che l Esodo si sia realizzato nel sec. XIII. Nel contesto politico della regione e dell epoca, possiamo rappresentare i fatti nel modo seguente. Nel sec. XVI, il Nuovo Impero egiziano scaccia gli invasori hyksos venuti dall Asia centocinquanta anni prima; con Tutmosis III in particolare, ristabilisce fermamente nel sec. XV il suo dominio sui paesi cananei. Il sec. XIV è segnato da un indebolimento dell Egitto, i suoi vassalli cananei sono minacciati dalla potenza degli Hittiti che si va affermando e dall agitazione fomentata da una popolazione di sradicati turbolenti chiamati habiru dai testi antichi. Per ristabilire la situazione, un generale, di nome Horemheb, fonda la XIX dinastia (sec. XIII) che installa la sua capitale nel delta del Nilo, intraprende la fortificazione della costa mediterranea e deve, con Ramses II, affrontare la potenza hittita. È allora, si pensa, che gli Egiziani hanno utilizzato una manodopera semita trovata sul posto, le cui intenzioni preoccupavano d altronde l amministrazione. Ma Mosè (che forse era stato formato, come altri semiti, per il servizio della politica asiatica del faraone) riuscì a trascinare i suoi fratelli di razza verso il deserto e a organizzare la loro vita religiosa, in attesa che questi uomini, appartenenti soprattutto alla «casa di Giuseppe» (tribù di Efraim e di Manasse) e a quella di Levi, passassero in Canaan con Giosuè. Là altre tribù si unirono a loro e al «Dio che ha fatto uscire il suo popolo dalla casa di schiavitù». Questo fu il quadro umano in cui Dio intervenne per rivelare a un popolo di sradicati che egli voleva farne la sua pro- 104 - LA BIBBIA

prietà particolare, un regno di sacerdoti e una nazione santa (19,56). Nel deserto, infine comincia la raccolta di tutti gli uomini nell alleanza del Signore. 6. La nostra vita è un esodo Concludo lasciandovi una domanda che spero possa esservi utile per la vostra lettura dell Esodo. Ve la suggerisco proponendovi un racconto popolare dell Africa orientale, che potrebbe stare benissimo tra gli apoftegmi dei padri del deserto o fra i detti dei rabbini... Si racconta che ad una vecchia indigena che era molto legata alla Bibbia, al punto che leggeva solo quella, viene detto di interessarsi anche ad altri libri... «Ce ne sono tanti molto belli nella storia del popolo, leggi anche altre cose!». E l indigena risponde: «Sì, è vero. Posso leggere tanti altri libri, ma c è solo un libro che legge me, ed è la Bibbia». Ecco, quella donna ha ragione. La Bibbia non è solo un libro che noi leggiamo, è anche un libro che ci legge la vita. Quindi il suggerimento che vi do accostandovi ai testi dell Esodo è questo: provate a domandarvi come questi racconti leggono e giudicano la vostra vita; non preoccupatevi solamente di leggere voi il testo, ma lasciate che il testo legga la vostra vita. Se glielo permetterete probabilmente vi farà scoprire che anche la vostra vita è un cammino, un esodo, un entrare e un uscire. Che cosa vuol dire entrare e uscire? C è un salmo molto bello, il salmo 121, che dice: «Il Signore ti proteggerà da ogni male, Egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te quando esci e quando entri da ora e per sempre» (Sal 121, 7-8). Quando esci e quando entri è un modo per dire tutta la vita. Gli ebrei quando parlano della realtà di solito la descrivono ricorrendo ai due poli entro i quali è ricompresa. Per dire il mondo parlano del cielo e della terra, per dire la vita parlano dell entrare e dell uscire, del nascere e del morire... E l entrare e l uscire è in fondo l immagine del nostro vivere. Tutta la nostra vita è un esodo e allora questo libro può aiutarci a leggerla facendoci scoprire che c è un Dio che si rivela nella nostra storia, in forme diverse, secondo le tappe del cammino della nostra esistenza. In ognuno di noi c è qualcosa del cammino di Israele: c è una parte di noi che è ancora nella schiavitù, una parte di noi che è nel deserto, nella prova e c è anche una parte di noi che è già nella Terra Promessa... Ecco, provate a domandarvi a quale livello la vostra vita si pone e quale volto di Dio già conosce o deve ancora scoprire. n n LA BIBBIA - 105

106 - LA BIBBIA