La produzione di biogas



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L evoluzione tecnologica riscontrata negli ultimi anni nelle tecnologie di digestione anaerobica, ha visto l affermarsi di una nuova generazione di reattori anaerobici, che innovano soprattutto per quanto riguarda la concentrazione di solidi sospesi nel digestore (20-40%), rispetto all 8-10% di secco della tecnologia convenzionale, che comunque viene sempre utilizzata e che migliorano gli aspetti relativi alla produzione del surnatante, le cui quantità vengono ridotte al minimo. Altre innovazioni riguardano invece il processo anaerobico, che è stato studiato e applicato in digestori bistadio, a fasi separate acidogenica e metanogenica. Tali tecnologie, di concezione europea, differiscono essenzialmente da quelle più tradizionali, perché adottano un processo con concentrazione di solidi totali nel digestore superiore al 10%, cioè con digestori in grado di lavorare con concentrazioni di sostanza secca variabili dal 20% al 40% (dry-fermentation). Ciò consente di ridurre i volumi di reazione e di risparmiare energia per il riscaldamento dei reattori e per la disidratazione del materiale digerito; per contro, ne deriva un consudi W. Merzagora La produzione di biogas dalle frazioni umide dei rifiuti L a presente relazione ha lo scopo di fornire un quadro di riferimento sullo smaltimento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) in Italia, in funzione degli indirizzi normativi volti a favorire il recupero di materia e d energia dai rifiuti e limitare l invio nelle discariche controllate ai soli residui prodotti dai pretrattamenti meccanici (scarti non riciclabili, inerti, ecc.) e di quelli derivanti dalla termovalorizzazione di rifiuti urbani e/o di CDR (scorie e ceneri). In particolare, vengono esposte le ultime esperienze italiane sulla valorizzazione energetica della FORSU, mediante tecnologie di digestione anaerobica, con recupero di biogas a scopi energetici e produzione di ammendante organico. Il quadro è completato dalla descrizione delle più recenti realizzazioni industriali, degli impianti in costruzione e di quelli in fase di sviluppo e/o di progettazione. Il rinnovato interesse per questi processi dipende sia dalle innovazioni tecnologiche apportate a tali tecnologie nell ultimo decennio, sia dall introduzione e dallo sviluppo dei sistemi di raccolta differenziata delle frazioni putrescibili contenute nei RSU (umido domestico, scarti mercatali, residui organici delle mense e dei grandi centri commerciali di distribuzione). Gli ultimi sviluppi tecnologici dei processi anaerobici Impianto di Villacidro (CA) (Foto: Biotec Sistemi Srl) La relazione descrive la situazione italiana relativamente al trattamento di codigestione anaerobica delle frazioni organiche dei rifiuti solidi urbani (FORSU) e di altri residui organici, alla luce delle disposizioni comunitarie e nazionali volte a favorire il recupero di materia e di energia e a limitare l invio in discarica di rifiuti contenenti sostanze organiche biodegradabili. La relazione fornisce un quadro delle tecnologie di digestione anaerobica che sono state sviluppate in Europa nell ultimo decennio e che hanno poi trovato diverse realizzazioni a livello industriale presso aziende italiane di servizi ambientali. Il rinnovato interesse di questi sistemi è legato sia alla diffusione delle raccolte differenziate delle frazioni umide contenute nei rifiuti solidi urbani, sia alla possibilità di recuperare un vettore energetico, quale il biogas, utilizzabile poi come combustibile in motori atti a produrre energia elettrica e/o termica. In particolare, la relazione illustra gli impianti realizzati e attualmente funzionanti presso l azienda comunale di Treviso, la società Etra SpA a Bassano del Grappa (Vicenza) e a Camposampiero (Padova), il Consorzio Industriale di Villacidro (Cagliari), la società Acea di Pinerolo (Torino); l impianto in corso di realizzazione nell allevamento della società Agrienergia di Chiusa di Pesio (Cuneo) e quello in fase di sviluppo presso la società Biofor Energia di Castelleone, in provincia di Cremona. Infine, vengono valutati i potenziali sviluppi e le prospettive future dei sistemi di trattamento per via anaerobica delle frazioni umide dei rifiuti solidi urbani, alla luce delle raccolte differenziate effettuate a livello cittadino dai singoli abitanti, ovvero presso i centri di distribuzione alimentare. Dott. Walter Merzagora, ITABIA - Italian Biomass Association (www.itabia.it). 70 La Termotecnica Ottobre 2008

mo energetico maggiore per l alimentazione e l agitazione dei solidi nel digestore. Le rese di conversione energetica variano, a seconda della tecnologia adottata, da 100 a 200 Nm 3 di biogas per tonnellata di FORSU trattata. Il biogas ha un p.c.i. di 4.500-5.500 kcal/nm 3, in funzione della miscela trattata, con un contenuto di metano del 55-70% in volume. I principali processi di dry o semi dry-fermentation e quelli di digestione anaerobica a bistadio, attualmente disponibili a livello europeo, utilizzano le tecnologie seguenti: - BIO-STAB (tedesca), digestori al 25-30% di secco in fase mesofila; - BTA (tedesca), digestori bistadio con filtro anaerobico secondario e digestione monofasica al 10-12% di secco; - DRANCO (belga), digestori al 30% di secco in fase termofila; - ENTEC (austriaca), digestori al 10-12% di secco in fase mesofila; - KOMPOGAS (svizzera), digestori al 30% di secco in fase termofila; - LINDE BRV (svizzera), digestori al 15-45 % di secco in fase mesofila o termofila; - PAQUES (olandese), digestori bistadio con filtro anaerobico secondario; - VALORGA (francese), digestori al 30% di secco in fase mesofila. La più recente letteratura scientifica elenca i vantaggi che possono derivare dal trattamento congiunto di più residui organici per via anaerobica, la migliore resa specifica del processo di digestione e la riduzione dei costi di investimento e di esercizio degli impianti. Nel caso di codigestione di fanghi di supero provenienti da impianti di depurazione di acque reflue e di frazioni organiche di rifiuti solidi urbani, i vantaggi sopra evidenziati possono risultare determinanti. Quest ultima considerazione può essere la chiave di interpretazione del rinnovato interesse che si sta manifestando in Italia per il settore della fermentazione anaerobica delle frazioni organiche dei rifiuti urbani, che viene ad assumere un ruolo preciso nel processo coordinato di gestione dei rifiuti. L organizzazione delle raccolte differenziate delle frazioni organiche dei rifiuti urbani, secondo metodi rigorosi, consentirà di alimentare gli impianti di digestione anaerobica con substrati più adeguati alle esigenze operative. D altra parte i processi di fermentazione aerobica delle frazioni organiche possono dare un deciso contributo alla reale applicabilità delle direttive che impediscono il deposito in discarica dei rifiuti, in particolare delle frazioni organiche, se non preventivamente trattati e resi inerti. La funzione della digestione anaerobica a tal fine non va vista come alternativa, ma piuttosto come processo sinergico ai sistemi di normale compostaggio aerobico. Un altro possibile vantaggio, non ascrivibile a fattori tecnici, ma di carattere socio-politico, che i sistemi di codigestione della FORSU possono vantare, è il fatto che essi in molti casi richiedono unicamente delle integrazioni e/o delle modifiche agli impianti di depurazione esistenti, con un maggior grado di accettazione territoriale. Pertanto, queste nuove motivazioni hanno consentito il completamento di progetti già avviati e, soprattutto, la realizzazione, in determinate aree geografiche, di sistemi coordinati e integrati di gestione della FORSU, dei fanghi di depurazione e di altri residui biodegradabili, all interno dei quali la digestione anaerobica assume un ruolo peculiare, ambientale ed energetico. Le recenti realizzazioni con tecnologie anaerobiche La ripresa di interesse nei riguardi delle tecnologie di digestione anaerobica, applicata alle frazioni umide dei rifiuti, ha trovato riscontro in diverse realizzazioni avviate da aziende pubbliche e private di servizi ambientali, alcune delle quali però hanno incontrato seri problemi tecnici comportanti la fermata degli impianti e la successiva revisione dei processi adottati. Tuttavia, il rinnovato interesse per lo sfruttamento di tutte le potenzialità energetiche dei rifiuti solidi urbani, incluse le frazioni ad elevato contenuto organico, è confermato dalla realizzazione e dallo sviluppo di importanti e significativi impianti, che di seguito vengono descritti. Impianto di Treviso FIGURA 1 - Digestori anaerobici Biotec-BTA Foto: Biotec Sistemi Srl Le nuove motivazioni tecnico-economiche L impianto di trattamento delle acque reflue di Treviso è il principale esempio di trattamento integrato di acque di scarico domestiche e di FORSU oggi operante nel nostro Paese, in quanto nasce dal processo di codigestione anaerobica condotto prima a livello pilota e poi con impianto dimostrativo dal prof. F. Cecchi e collaboratori, dell Università degli Studi di Verona. Esso è stato implementato nel rispetto del decreto legislativo n. 152/2006 ed è dotato di una linea di trattamento delle frazioni organiche dei rifiuti urbani, che prevede le fasi di selezione meccanica, triturazione e fermentazione anaerobica. L effluente del fermentatore è suddiviso in due flussi: il flusso liquido è inviato alla linea di depurazione delle acque di scarico, mentre il flusso solido alimenta la sezione di codigestione anaerobica assieme ai fanghi di supero. Per far fronte alle esigenze di codigestione, l impianto di depurazione preesistente è stato dotato di una nuova linea dimensionata per 50.000 abitanti equivalenti (AE) in grado di rimuovere carbonio, azoto e fosforo per via biologica (BNR) con la possibilità di estendere la potenzialità fino a 70.000 AE e da una linea fanghi che utilizza la digestione anaerobica come processo di stabilizzazione. I principali processi applicati in questo impianto sono: - trattamento anaerobico della FORSU e codigestione con produzione di energia elettrica e calore; - rimozione biologica dei nutrienti dalle acque reflue civili (BNR); - abbattimento del fosforo dai surnatanti anaerobici di ricircolo: cristallizzazione controllata di struvite/idrossiapatite (SCP). Il surnatante concentrato proveniente dalla disidratazione è quindi trattato per recuperare il fosforo e parte dell azoto tramite cristallizzazione sottoforma di struvite in reattori a letto fluido. La prerogativa principale del sistema Treviso è quella di ottenere un blando impegno di energia (100 kw installati rispetto agli oltre 300 kw dei sistemi con pulper per una potenzialità di 10-20 t/d) per la separazione degli elementi indesiderati dalla FORSU; essa viene infatti selezionata meccanicamente utilizzando una linea a basso consumo energetico prima di essere miscelato con i fanghi. La Termotecnica Ottobre 2008 71

La linea di selezione inserita all interno dell area di trattamento della FORSU, prevede una iniziale triturazione con un rompisacchi ed una deferrizzazione primaria; in seguito il rifiuto viene trattato con un vaglio a tamburo rotante che lo ripulisce dai materiali più grossolani e dagli imballaggi. Il rifiuto è quindi nuovamente deferrizzato e triturato con un secondo specifico trituratore; la frazione organica che ne deriva è inviata in un miscelatore dove avviene la diluizione con i fanghi di supero, la rimozione sia dei materiali flottanti che dei fondami ed una ulteriore triturazione completando così il ciclo di preselezione meccanica. Dal rifiuto iniziale si ha una rimozione del 99% del materiale ferroso e del 90% del resto di materiale inorganico, ottenendo un substrato avente circa il 90% di frazione volatile; la miscela così ottenuta viene quindi alimentata al digestore, di volume utile pari a 2.000 m 3, operante dapprima in regime mesofilo e, più recentemente, in regime termofilo. Dal punto di vista energetico ciò consente, allo stato attuale, di ottenere una produzione di energia elettrica fino a 2.400 kwh al giorno e 3.300 kwh termici al giorno. Inoltre, il regime termico verrà consolidato dalla mesofilia alla termofilia, con una produzione attesa di biogas dell ordine dei 50.000 m 3 /mese, con un aumento complessivo pari a 2,5 rispetto all attuale e di oltre 10 volte rispetto ai soli fanghi secondari. Ulteriori benefici in termini di produzione di biogas e capacità di smaltimento sono previsti, in quanto la quantità di rifiuti smaltiti giornalmente verrà portata dalle attuali 10 alle 20 t/d, che rappresentano la potenzialità dell in - tera città. Un ulteriore effluente, oltre al biogas, è il fango disidratato: esso presenta caratteristiche idonee all uso agronomico per le buone caratteristiche di stabilità biologica e di presenza di nutrienti. in un gasometro a membrana da 2.600 m 3 e poi alimentato a un gruppo motogeneratore da 1.800 kw elettrici, con produzione di circa 670.000 kwh/anno. Per i fanghi digeriti è successivamente previsto un processo di compostaggio aerobico, con relativa raffinazione finale. Impianto di Villacidro (CA) Foto: Biotec Sistemi Srl Impianto di Bassano del Grappa (VI) L impianto di proprietà della società ETRA SpA (Energia Territorio Risorse Ambientali) è stato realizzato dalla società Daneco SpA, che ha utilizzato la tecnologia dry-digestion di Valorga (F), operante con circa il 30% di secco in mesofilia ed è entrato in esercizio a metà del 2003. L impianto è stato dimensionato per il trattamento di circa 40.000 t/anno di rifiuti solidi urbani, di circa 28.000 t/anno di frazioni organiche e di verde, provenienti da raccolta differenziata e di oltre 3.000 t/anno di fanghi di supero, provenienti dagli impianti di depurazione dei reflui civili. Il rifiuti solido urbano viene vagliato e la frazione organica separata viene poi trattata in due digestori anaerobici da 2.400 m 3 ciascuno, mentre quanto oggetto di raccolta differenziata viene trattato separatamente in un terzo digestore, sempre da 2.400 m 3. Il biogas ottenuto, pari a circa 12.000 m 3 /d, alimenta due gruppi motogeneratori ciascuno da 1.200 kw elettrici, con produzione di oltre 10.000 MWh/ anno. Per i fanghi digeriti è successivamente previsto un processo di compostaggio aerobico, con relativa raffinazione finale. Impianto di Camposampiero (PD) Anche questo impianto è di proprietà della società ETRA SpA ed è stato realizzato utilizzando la tecnologia wet-digestion di Linde (D), operante con circa il 7% di secco in termofilia ed è entrato in esercizio a metà del 2005. L impianto è stato dimensionato per il trattamento di circa 16.000 t/anno di frazioni organiche e di verde, provenienti da raccolta differenziata, di circa 25.000 t/anno di deiezioni zootecniche e di circa 8.000 t/anno di fanghi di supero, provenienti dagli impianti di depurazione dei reflui civili. La frazione organica viene prima pretrattata mediante triturazione e deferrizzazione e quindi inviata, unitamente ai fanghi e alle deiezioni, a un digestore anaerobico da 3.300 m 3. Il biogas prodotto, pari a circa 5.000 m 3 /d, viene stoccato FIGURA 2 - Pretrattamento ad umido Biotec-BTA L impianto del Consorzio Industriale di Villacidro, realizzato da FISIA- Italimpianti SpA con il supporto di Biotec Sistemi S.r.l. e l utilizzo della tecnologia BTA, è stato dimensionato per trattare 40.000 t/anno di rifiuti urbani e 14.000 t/a di fanghi. Il sottovaglio dei RSU pretrattati, con pezzatura inferiore a 100 mm, viene inviato alla sezione di trattamento ad umido, con sfibrazione della parte organica, classificazione ad umido, dissabbiatura, igienizzazione a 70 C, seguite da un processo bistadio di idrolizzazione e metanizzazione. Il digestato disidratato è miscelato a materiale strutturante e compostato aerobicamente. L impianto è fisicamente affiancato al l impianto di depurazione delle acque reflue del Consorzio Industriale, i due impianti sono integrati per lo scambio di acqua di processo; inoltre sono stati riutilizzati, dopo opportune modifiche, i digestori anaerobici dell impianto di depurazione. Il biogas prodotto, pari a circa 12.000 Nm 3 /d, è utilizzato quale combustibile in una centrale con tre gruppi moto-generatori, sviluppanti oltre 700 kw elettrici. Impianto di Pinerolo (TO) Il Polo Ecologico Integrato di ACEA SpA di Pinerolo è costituito da un impianto di trattamento meccanico e biologico con digestione anaerobica, da un impianto di compostaggio, da una discarica controllata di servizio e da un impianto di trattamento acque reflue integrato ai tre precedenti. L impianto per la valorizzazione dei rifiuti differenziati secco-umido è stato autorizzato per una potenzialità massima di 55.000 t/anno ed è stato realizzato nel corso degli anni 2001-2002 ed è operativo dal 2003. L impianto nasce per trattare tre distinti flussi di rifiuti in ingresso: rifiuti secchi, costituiti da rifiuti speciali assimilabili, rifiuti umidi provenienti da raccolte differenziate e rifiuti misti da raccolta stradale effettuata con sacchetti di colore diverso in ragio- 72 La Termotecnica Ottobre 2008

ne della frazione umida (sacco verde) e secca ( sacco grigio). In particolare, allo stato attuale, il sistema tratta due frazioni di rifiuto genericamente distinte: una frazione umida ed una secca. Il processo prevede un pretrattamento di natura meccanica (triturazione primaria e rompisacchi), vagliatura con vaglio a dischi e deferrizzazione seguita da un secondo trituratore, atto a garantire una corretta pezzatura del materiale in carico al processo di biodigestione. La sezione di digestione anaerobica è costituita da due digestori di 2.750 m 3 ciascuno, funzionanti in condizioni termofile a circa 55 C, con un tempo di permanenza nel digestore di 14 giorni. Il processo prevede la costante movimentazione della biomassa tramite l estrazione dal reattore, una agitazione meccanica centrale ed una agitazione con insufflazione di biogas ricircolato. Il biogas prodotto viene prima stoccato in un gasometro della capacità di 3.300 m 3 e poi alimentato, previo abbattimento di H 2 S, a due motori a gas della potenza elettrica di 1.100 e 950 kw. Il rifiuto organico digerito anaerobicamente, è disidratato mediante nastropresse e successivamente conferito al l adiacente impianto di compostaggio. L acqua di disidratazione viene in parte (circa il 20%) ricircolata, mentre la restante parte viene inviata all adiacente depuratore. Il processo di compostaggio aerobico ha una durata di ventotto giorni e l aria esausta aspirata dai biotunnel è convogliata ad un biofiltro per l abbattimento degli effluenti odorigeni. Trascorsi i ventotto giorni della maturazione accelerata, il materiale viene trasferito in aia coperta per la maturazione lenta (60-65 giorni circa), successivamente vagliato per la commercializzazione come compost di qualità. L impianto opera principalmente sull or - ganico domestico da raccolta differenziata (>90% del flusso in ingresso) composto da organico domestico, residui mercatali, derrate alimentari scadute e rifiuti agroalimentari. Nel corso del 2005 l impianto ha trattato in totale 28.000 t dei quattro materiali di cui sopra. Impianto di Chiusa di Pesio (CN) L impianto è stato realizzato dalla società Agrienergia Valle Pesio scral della Famiglia Baudino con l utilizzo della tecnologia BTA fornita da Biotec Sistemi Srl ed è stato dimensionato per trattare in codigestione anaerobica circa 13.000 t/anno di deiezioni prodotte da 1.000 capi bovini e da circa 12.000 t/anno di insilato di mais e altre biomasse agricole. L impianto è costituito da quattro digestori anaerobici ciascuno da 2.200 m 3 disposti in parallelo, costruiti in cemento armato con isolamento termico e coperti con una membrana elastica per la raccolta e lo stoccaggio del biogas prodotto. I digestori sono equipaggiati con scambiatori di calore e con agitatori orizzontali che assicurano il mantenimento della temperatura di 37-38 C e condizioni omogenee ed ottimali per il processo di fermentazione anaerobica. L impianto viene alimentato con materiali liquidi e solidi: i liquami zootecnici sono raccolti in una vasca interrata e pompati in continuo ai digestori anaerobici, mentre i prodotti solidi vengono prelevati giornalmente dalle diverse sezioni di stoccaggio da una pala frontale che li carica in una tramoggia da 70 m 3. La tramoggia è equipaggiata con dispositivi di miscelazione e con due gruppi indipendenti di coclee per l alimentazione delle biomasse solide ai digestori; il funzionamento delle coclee di alimentazione dei digestori è assicurato da un programma automatico. Il materiale digerito, estratto dai digestori, viene trattato in un separatore solido-liquido: la frazione solida viene stoccata fino al suo utilizzo come ammendante agricolo, mentre la frazione liquida viene raccolta in apposite vasche di accumulo, dalle quali una parte viene ricircolata nei digestori per mantenere il tenore di secco desiderato e quella eccedente viene utilizzata in fertirrigazione. Il biogas prodotto, previa desolforazione, è utilizzato per la produzione di energia elettrica e termica in un cogeneratore da 955 kw elettrici. Impianto di Castelleone (CR) FIGURA 3 - Barcellona (Spagna): colonnine per la raccolta differenziata della FORSU (o delle frazioni umide) Si tratta di un impianto consortile che verrà realizzato dalla società Biofor Energia Srl anch esso con l utilizzo della tecnologia BTA fornita da Biotec Sistemi Srl per il trattamento in codigestione anaerobica di 68.000 t/anno di deiezioni zootecniche bovine e suine, di circa 20.000 t/anno di FORSU, di 6.000 t/anno di residui agroalimentari e di altre 6.000 t/anno di silomais. L impianto smaltirà la FORSU e gli scarti agroalimentari raccolti nei territori limitrofi e il silomais e i liquami zootecnici prodotti da tre allevamenti di bovini e suini ubicati nelle vicinanze dell impianto. La FORSU e gli scarti alimentari verranno pretrattati in un BTA waste-pulper e in un BTA grit removal system, in modo da ottenere una omogenea sospensione organica, che a sua volta verrà igienizzata. La suddetta sospensione, i liquami zootecnici e il silomais saranno alimentati a quattro digestori da 2.000 m 3 ciascuno, disposti in serie/parallelo. Il materiale digerito verrà utilizzato come ammendante-fertilizzante nei terreni di proprietà delle aziende agricole che conferiranno i liquami all impianto consortile. Il biogas prodotto verrà utilizzato come combustibile in una centrale dotata di due moduli di cogenerazione di potenza elettrica installata pari a 1.600 kw elettrici totali. L energia elettrica prodotta, al netto degli autoconsumi dell impianto, verrà ceduta alla rete elettrica nazionale gestita dal Gestore Servizi Elettrici (GSE). Potenziali sviluppi e prospettive future Le stime sulla raccolta differenziata dei RSU variano a seconda delle aree geografiche nazionali considerate (Nord, Centro e Sud) e per la FORSU risultano comunque di difficile quantificazione. Secondo il Rapporto Rifiuti 2007 dell APAT, la raccolta differenziata (RD) nel 2006 aveva raggiunto, a livello nazionale, la percentuale del 24,3% della produzione totale dei rifiuti urbani, ammontante a oltre 32 milioni di tonnellate all anno. Tale valore risultava ancora inferiore rispetto al target del 35%, originariamente previsto, per il 2003, dal DLGS 22/97 e successivamente posticipato al 31 dicembre 2006 dal DLGS 152/ 2006. La situazione appariva, comunque, decisamente diversificata La Termotecnica Ottobre 2008 73

passando da una macroarea geografica all altra: infatti, mentre il Nord, con un tasso di raccolta pari al 39,9%, superava ampiamente l obiettivo del 35% (tale target era già stato conseguito nel 2004), il Centro ed il Sud con percentuali rispettivamente pari a circa il 20 % e al 10,2%, risultavano, ancora, decisamente lontani da tale obiettivo. Nel Nord si andava, dunque, consolidando un sistema di RD dei rifiuti, in particolare delle frazioni organiche, in linea con le altre nazioni europee. Per contro, i dati del Sud evidenziavano invece perduranti emergenze ambientali che avrebbero richiesto di essere affrontate con la dovuta efficienza e tempestività; in particolare, sarebbe stato necessario intervenire anche nella raccolta differenziata delle frazioni umide, che invece risultavano addirittura assenti in molti contesti alle prese con l emergenza di smaltimento dei RSU. Infatti, è impossibile pensare che il nostro Paese possa realizzare un sistema di gestione integrato efficiente e moderno, in linea con quanto richiesto dalle Direttive Europee, se in molte Regioni permangono situazioni di continua emergenza ambientale. A livello regionale, nel 2006, le percentuali di RD risultavano particolarmente elevate in Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna; la prima regione, in particolare, con il 49,1% si collocava, con tre anni di anticipo, ben oltre l obiettivo del 45% di raccolta differenziata fissato dal DLGS 152/2006 per il 2008. Il Veneto raggiungeva, nel 2006, un tasso di RD pari a circa il 48,7%, mentre le regioni Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna si collocavano rispettivamente al 43,6%, 40,8% e 33,4%. Vi erano, poi, tre regioni, Friuli Venezia Giulia, Valle d Aosta ed Umbria che presentavano percentuali di RD rispettivamente del 33.3%, 31,3% e 24,5%. Erano invece quattro le Regioni che raggiungevano una percentuale di raccolta compresa tra il 15 ed il 20%: Sardegna (19,8%), Liguria (18,3%), Marche (17,6%) e Abruzzo (15,6%). Tutte le altre Regioni ottenevano tassi di RD ancora estremamente bassi, e non mostravano sostanziali progressi, rispetto al 2005: in Basilicata, Sicilia e Molise le percentuali di RD si attestavano a valori del 7,8%, 6,6% e 5%. In Campania, in particolare, dove la situazione di emergenza si protraeva, oramai, da molti anni, la percentuale di raccolta differenziata si attestava, nel 2006, all 11,3%. Tra le province campane spiccavano quelle di Salerno e di Avellino, con tassi di RD del 21,3% e 19,3% che si collocavano ben al di sopra delle media regionale; le altre province, seppur, in alcuni casi, con leggeri progressi, facevano registrare tassi di raccolta differenziata inferiori al 15%. Per la provincia di Napoli, a conferma della grave situazione di emergenza, si assisteva addirittura ad una stasi dei livelli, già bassi, di raccolta differenziata, che nel 2006 non superavano l 8%. I dati relativi alla RD della frazione organica (verde da sfalci + frazioni umide), riferiti però all anno 2005 precedente, confermavano il buon trend di crescita, già evidenziato nel biennio degli anni 2003 e 2004, con un aumento di circa 214 mila tonnellate, corrispondenti ad un incremento del 9,7%; in totale, la RD dell umido e del verde si attestava a circa 2,4 milioni di tonnellate. La seconda frazione merceologica più raccolta, sempre nel 2005, risultava essere la carta, con circa 2,3 milioni di tonnellate; pertanto, la frazione cellulosica e l organico costituivano, nel loro insieme, quasi il 62% del totale della RD e facevano registrare, dal 2001 al 2005, un aumento dei quantitativi complessivamente intercettati pari a circa 1,6 milioni di tonnellate (+49,6%). I rifiuti biodegradabili (frazione umida, verde, carta, legno e tessili), raccolti in maniera differenziata risultavano quindi pari a circa 5,3 milioni di tonnellate (quasi 91 kg/abitante per anno), corrispondenti, al 69% circa del totale raccolto. Tra le regioni prevalentemente orientate ad incentivare la raccolta differenziata delle frazioni umide biodegradabili si possono citare, in particolare, il Veneto, la Lombardia, la Toscana, il Piemonte, il Trentino Alto Adige e l Emilia Romagna che, nel loro complesso, raggiungevano una raccolta di oltre 4 milioni di tonnellate di tali frazioni. In conclusione, si può affermare che le prospettive di sviluppo e larga applicazione delle tecnologie per la valorizzazione energetica della FORSU e di altre biomasse, mediante processi di digestione anaerobica con recupero di biogas, sono legate a diversi fattori di carattere organizzativo e, in primo luogo, ad un efficiente sistema di raccolta differenziata presso i singoli cittadini e i grandi centri di produzione e distribuzione dei generi alimentari (mercati, mense, centri commerciali ecc.). Tuttavia, da una parte, devono essere ancora migliorati alcuni aspetti legati all affidabilità delle tecnologie di digestione anaerobica e soprattutto alla loro convenienza economica, quest ultima fortemente dipendente da incentivi sulla cessione di energia elettrica prodotta dal recupero del biogas; dall altra parte, esistono alcuni problemi di natura organizzativa delle raccolte differenziate, che potrebbero condizionare sia le fasi di trasporto e stoccaggio delle frazioni umide, sia le fasi finali di trattamento e di valorizzazione energetica del biogas da esse recuperabile. Bibliografia [1] Biotec Sistemi Srl (2007), Digestione anaerobica BTA, Lista referenze Biotec, Dicembre 2007. [2] Cecchi, F., Pavan, P., Mata-Alvarez, J., Musacco, A., Vallini, G. (1993), Digesting the organic fraction of municipal solid waste. Moving from mesophilic (37 C) to thermophilic (55 C) conditions. Waste Management & Research, 403-444. 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