LA GRANDE SPECULAZIONE OVVERO IL GRANDE IMBROGLIO DELLO SPREAD Intervista a Domenico Lombardi

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Transcript:

LA GRANDE SPECULAZIONE OVVERO IL GRANDE IMBROGLIO DELLO SPREAD Intervista a Domenico Lombardi 7/10 a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Il Popolo della Libertà Berlusconi Presidente Interviste a cura di Alessandro Banfi, direttore di TgCom24

2 Domenico Lombardi è un professore, senior Scholar in Global Economy alla Brookings Institution, la più importante think tank a Washington di area democratica, fortemente sostenuta dall ex presidente Bill Clinton. Il Professor Lombardi, italiano, ha una grossa esperienza maturata alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario.

3 Partiamo proprio da questa grande crisi con cui conviviamo da ormai 5 anni. Come è possibile che una crisi nata come crisi dei subprime della finanza privata si sia trasferita addirittura sulle finanze pubbliche dell Eurozona? Naturalmente la crisi dei subprime che tra l altro è nata proprio qui negli USA non ha fatto altro che accelerare un processo di consapevolezza che in realtà era già in atto e che semplicemente questa crisi ha finito con il consolidare. La crisi europea nasce da due ragioni fondamentali. Vi è un primo fattore legato a deficienze nell architettura istituzionale dell Euro.

4 Naturalmente l Euro è un progetto unico e pertanto come spesso capita la prima volta si commettono degli errori. Degli errori che poi possono essere perfezionati in corso d opera. E quindi in questo senso questa crisi ci offre delle opportunità uniche che non vanno assolutamente buttate via; E poi l altro fattore è che perché un unione monetaria possa funzionare correttamente e i Paesi ne possano trarre pieno beneficio occorre un processo di convergenza. Un processo di convergenza che non è fatto solo di deficit fiscali, di attenzione al rapporto debito/pil, ma è fatto anche di variabili reali nel loro complesso.

5 Quello che noi abbiamo visto invece è che l unione monetaria è partita, la Germania ha preso una strada di contenimento del costo del lavoro, di aumento della produttività e invece i Paesi della periferia hanno esitato nel portare avanti tutta una serie di riforme e quindi la distanza tra la periferia e il centro, cioè la Germania, è andata sempre più aumentando. Fino a oltrepassare una soglia di tolleranza che ha poi scatenato l attacco speculativo che noi tutti abbiamo visto. Che inizialmente ha colpito la Grecia e poi si è esteso alle altre economia della cintura meridionale dell Eurozona, Italia compresa.

6 Che cosa devono fare secondo lei, che ha un osservatorio privilegiato essendo a Washington da italiano. Quali sono le politiche giuste per il Sud Europa in questa fase? Quello che noi vediamo da questo osservatorio privilegiato, un po favoriti dall Oceano Atlantico che ci divide, e che ci dà forse una visione più distaccata, è che le economie dell Eurozona, soprattutto quelle meridionali, faticano a mettere in atto delle riforme strutturali che possano dare slancio e vigore alla crescita.

7 All indomani della crisi i governi dell Eurozona, soprattutto quelli colpiti dalla pressione speculativa dei mercati, non hanno esitato a mettere in atto delle politiche di consolidamento fiscale anche molto aggressive, come nel caso dell Italia. Naturalmente i risultati sono stati, dal punto di vista tecnico, del consolidamento, molto apprezzabili; E però a fronte di queste politiche non sono state messe in atto delle azioni volte a dare maggiore vigore e slancio alla crescita tramite riforme strutturali che potessero in qualche modo compensare, almeno in parte, per l impatto recessivo esercitato dalle politiche restrittive di bilancio.

8 Naturalmente questa è una questione complessa che va molto al di là dell economia e che naturalmente interessa il sociale, la sfera politica, e su questo l Italia non riesce ancora a trovare una dimensione costruttiva all interno della quale confrontarsi e decidere come e che misure adottare; Il problema è che al di là dei risultati di bilancio, che conseguiremo nel breve periodo, la sostenibilità della nostra presenza nell Eurozona è legata indissolubilmente alla capacità del nostro Paese di attuare quelle riforme strutturali che possano consentire una convergenza della nostra economia con quelle del Nord Europa.

9 Ecco lei ha lavorato al FMI. È curioso che sta cambiando un po, quantomeno aspetto pubblico. C era il gioco di parole FMI It s mostly fiscal. Era il Fondo che per eccellenza spingeva Stati e Governi a tagliare la spesa pubblica e ad aumentare le tasse. Invece oggi abbiamo un capo economico del fondo come il francese Olivier Blanchard che dice: attenzione, perché le politiche che state attuando di taglio fiscale, si stanno riversando in modo molto più forte sull economia reale di quanto immaginavate prima

10 Va detto che il Fondo Monetario in privato aveva già espresso questo punto di vista, aveva già invitato le autorità europee a una maggiore cautela soprattutto nel bilanciare in modo più opportuno il consolidamento fiscale, le esigenze di consolidamento fiscale, con quella di dare impulso alla crescita; Quello che è successo è che poi nel frattempo questa crisi naturalmente è andata avanti nel corso di questi anni e quindi ora sulla scorta dei dati ormai, purtroppo, già di qualche anno, è possibile vedere i risultati delle politiche europee fondamentalmente basate sul consolidamento fiscale.

11 Quindi una compressione della domanda domestica e quindi un affievolimento se non addirittura una contrazione dell economia, come senz altro si è visto nel caso italiano (la Grecia è in una situazione ancora peggiore); Naturalmente queste sono tutte situazioni uniche, anche questa crisi è unica nel suo genere. È chiaro quindi che nell intervenire è possibile commettere degli errori. Però quello che ha fatto il Fondo è almeno rivisitare il proprio atteggiamento e le proprie politiche alla luce dei dati, alla luce dell evidenza che sta venendo fuori.

12 Il capo economista del Fondo, Blanchard, un economista di grande fama, ha dato poi ulteriore dignità scientifica a una situazione che ha aspetti paradossali. Perché noi vediamo che nell Eurozona, tutte le economie simultaneamente stanno comprimendo la loro domanda domestica a prescindere dalle condizioni fiscali di partenza; Quindi nessuno mette in dubbio che l Italia con i suoi due trilioni di Euro debba in qualche modo intervenire sul deficit e sul debito, ma non vi è alcuna ragione perché la Germania debba fare altrettanto. Perché altri Paesi in una situazione fiscale assai più bilanciata debbano attuare le stesse politiche restrittive di bilancio.

13 Naturalmente questo, come economie meridionali, come economie sotto stress, ci toglie linfa perché non ci dà spazio per aumentare le esportazioni. Se poi consideriamo che appartenendo all Eurozona non possiamo svalutare il tasso di cambio, non abbiamo nessuna flessibilità sui tassi di interesse è evidente che la situazione è quella che è sotto gli occhi di tutti; Naturalmente il capo economista del Fondo lo fa in modo più rigoroso e più scientifico. Però ecco in modo intuitivo abbiamo una serie di fattori che concorrono tutti a portare l economie meridionali dell Eurozona verso una spirale deflazionistica.

14 Come si esce da questa situazione, come lei ha detto giustamente, paradossale? Naturalmente la situazione in cui siamo è una situazione a metà del guado, instabile, dalla quale si può uscire o ritornando a riva, quindi, in qualche modo sganciandosi dall Euro, oppure compiendo tutti i passi necessari per rendere l aderenza del nostro Paese, così come degli altri Paesi, al progetto della moneta comune.

15 Fare questo, che naturalmente in qualche modo è la strada auspicata, credo da tutti, implica sacrifici, non è comunque indolore. Disponibilità nell attuare riforme che rendano più flessibile il mercato del lavoro, che eliminino rigidità nel mercato dei prodotti, che rendano più facile stabilire e fare attività d impresa; Oggi l Italia è il 73 paese al mondo per quando riguarda l attrattività dei suoi investimenti secondo una classifica che ogni anno la Banca d Italia redige. E naturalmente quindi c è molto da fare in questo senso. Purtroppo in Italia non credo che ci sia ancora la cultura della riforma in senso continuo.

16 Le riforme non si effettuano in modo discreto. Le riforme sono un processo, quindi un costante adeguamento a quelle che sono le migliori pratiche internazionali. E naturalmente in questo senso c è ancora molto da fare. Questo per quanto riguarda l Italia; Per quanto riguarda l Eurozona nel suo complesso c è un problema fondamentale: l equilibrio dei Paesi va un po meglio configurato perché la Germania sarà pure il Paese prevalente nell Eurozona, ma non è il Paese che ha la maggioranza assoluta del pacchetto dei voti.

17 Ecco c è un aspetto del dibattito internazionale per cui se uno solo guarda l Italia da fuori sembra che siano tutti d accordo nel dire che c è qualcosa che non va. Il Giappone fa una politica fortemente di spesa pubblica, di promozione della casa, inflazionistica, gli USA tutto sommato stanno uscendo dalla crisi in questo modo. Invece l Euro, l Eurozona va completamente da un altra parte. Com è possibile questo?

18 Naturalmente c è stato un fattore contingente che è stato l attacco o le pressioni speculative dei mercati finanziari che, temendo un aumento eccessivo del debito, minacciavano la stessa possibilità di accesso al mercato da parte del Tesoro italiano così come di altre economie meridionali; Naturalmente questo ha creato le premesse anche politiche di consenso per un intervento drastico sulla finanza pubblica.

19 Però, a fronte di questo, c è naturalmente un atteggiamento della politica tedesca che tende a guardare la stabilità del bilancio come un obiettivo in sé, non un mezzo; E quindi, in qualche modo, non si guardano alle sinergie, alle esternalità, alle ripercussioni che una certa politica che magari è idonea può creare delle ripercussioni negative se attuata in un altra situazione. Naturalmente i Paesi sotto stress non sono riusciti a creare un fronte comune.

20 Il presidente del Consiglio Monti, ha fatto diversi tentativi a onor del vero, ma non si è riusciti veramente a compattare questi Paesi e a creare una relazione maggiormente dialettica con la Germania, la quale è stata in grado di imporre un trattato come quello del Fiscal Compact che, se fosse proposto da uno studente di economia del primo anno, ecco verrebbe sonoramente bocciato.

21 Quindi diciamo che l ideale per l Italia sarebbe rinegoziare con le autorità europee e con la Merkel, che è il soggetto politico di fatto principale, rinegoziare in qualche modo il modo con cui i paesi del Sud Europa stanno nell Euro? È chiaro che sulla base dei dati che oramai stanno emergendo, questo approccio che unicamente si focalizza sul contenimento indiscriminato delle politiche di bilancio, per altro in una facile recessiva, se non addirittura repressiva, rischia di minare gli obiettivi stessi di queste politiche restrittive di bilancio.

22 Paradossalmente quello che noi vediamo è che a fronte di un azione di contenimento del deficit e del debito pubblico, il rapporto debito/pil sta aumentando, non sta diminuendo. E questo a fronte dei sacrifici enormi che gli italiani hanno compiuto in questi anni; Quindi si pone l esigenza di negoziare un nuovo contesto istituzionale nel quale la permanenza dell Italia possa risultare maggiormente sostenibile.

23 Ovviamente l Italia è un economia sistemica, quindi non è un economia marginale e, se si è in un Unione bisogna fare uno sforzo di aggiustamento che sia simmetrico. La Germania ha un avanzo corrente che, sia rispetto al Pil, sia in valore assoluto, è superiore a quello della Cina. E quindi si tratta di mettere in piedi delle fondamenta durature, stabili, per un Unione economica, non solo monetaria; E questa unione economica non è compatibile l idea di un Paese il cui avanzo corrente continua ad aumentare e quindi sottrae domanda all economia dell Eurozona nel suo complesso e ad altri Paesi che si stanno avviando verso una spirale deflattiva.

24 Quindi è giusto chiedere alla Merkel di rinegoziare i fondamentali? Diciamo che in Italia e in Europa tendono facilmente a formarsi due campi, quasi pregiudiziali, quasi ideologici; Da un lato ci sono coloro che credono ciecamente nell Europa, come se non fosse qualcosa verso cui noi contribuiamo. Se non fosse qualcosa verso cui i vari Stati membri contribuiscono a plasmare ogni giorno, ogni anno con le loro azioni. E dall altro, ci sono gli euroscettici, coloro che altrettanto pregiudizialmente e ideologicamente sono contrari a qualsiasi forma di integrazione.

25 Non vi è dubbio che dal Dopoguerra ad oggi l Europa ci ha dato molto. Sarebbe difficile immaginare l Italia al di fuori di essa; Detto questo però occorre adoperarsi naturalmente per riformare la nostra economia e renderla più competitiva, ma l Italia da sola non ha le chiavi di tutto e quindi bisogna rinegoziare il format istituzionale all interno del quale formuliamo le nostre politiche economiche.

26 Quindi si tratta di avere una relazione maggiormente dialettica con Berlino. Una relazione in cui l Italia naturalmente ha un peso relativamente minore rispetto a quello dell economia tedesca nell Eurozona, ma tenendo presente che l economia tedesca non è l azionista di maggioranza della stessa Eurozona.