N come Nutrie, siluri & C.



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Transcript:

A L FA B E TO AMB I E N T E N come Nutrie, siluri & C. i quaderni del CEA di Carpi - Novi - Soliera Specie alloctone in Provincia di Modena Normativa vigente Come soccorre re animali selvatici in diff i c o l t à

2 ANIMALI ESOTICI: AMICI O INVA S O R I? GLOSSARIO MINIMO 3 Molte specie animali ormai di casa negli ambienti della nostra penisola provengono da altri paesi o addirittura da altri continenti. In provincia di Modena è possibile suddividere la fauna presente in due grandi gruppi: specie autoctone o indigene ovvero originarie del nostro territorio e specie alloctone o esotiche ovvero provenienti da luoghi diversi rispetto a quelli in cui attualmente vivono. Nel corso degli anni se da un lato, per cause in gran parte riconducibili alla influenza dell uomo, le comunità biotiche del nostro territorio hanno visto la scomparsa di alcune specie autoctone, dall altro un contingente di specie esotiche, introdotte con modalità e finalità diverse, è entrato a farne parte. I nuovi ospiti sono spesso accomunati da una elevata capacità di adattamento e da una forte competitività per le risorse (cibo, spazio), al punto da costituire una minaccia per le specie indigene. Sempre più spesso voci autorevoli provenienti dal WWF (Fondo mondiale per la natura) e dall UCN (Unione mondiale per la conservazione della natura e delle sue risorse) mettono in evidenza come l introduzione nella fauna europea di specie non autoctone abbia avuto gravi conseguenze sull ecosistema. Secondo recenti studi condotti dall Invasive Species Specialist Group, la commissione istituita dall UCN per monitorare la diffusione delle specie alloctone, il fenomeno è così diffuso da costituire la seconda causa di estinzione della flora e della fauna del globo dopo il disboscamento delle foreste. Il problema non riguarda quegli animali che spontaneamente, a causa di variazioni climatiche o per carenza di cibo, si spostano da una zona all altra. A destare preoccupazione sono piuttosto le specie introdotte intenzionalmente o accidentalmente dall'uomo che di solito sono causa di gravi squilibri ambientali. Ma a che scopo sono stati introdotte nel nostro paese queste specie alloctone? Le motivazioni e le finalità sono varie. Alcuni animali sono stati introdotti per scopi ornamentali (es. il carassio, la tartaruga dalle orecchie rosse, ecc.), altri per ragioni commerciali (es. la nutria, il gambero rosso, ecc.), altri ancora per scopi venatori (es. il fagiano, il daino) o per la pesca sportiva (es. il siluro). Con questo Quaderno vorremmo raccontare la storia di alcuni di questi invasori per dare la possibilità a tutti di conoscerne meglio le caratteristiche, la provenienza, le abitudini, nonché le interazioni con l uomo e con l ambiente. Sono descritti dapprima gli ospiti indesiderati recentemente introdotti nel nostro territorio che costituiscono una grave e accertata minaccia per la biodiversità, ovvero: La Nutria Il Siluro La Tartaruga dalle orecchie rosse Il Gambero rosso della Louisiana La Rana toro Segue poi una descrizione sintetica di altre specie esotiche che fanno oramai parte della fauna naturalizzata d e l l a nostra provincia: Fauna ittica: pesce gatto, carassio, persico trota, persico sole, gambusia, carpa Mammiferi: daino, istrice, marmotta Uccelli: fagiano IMMISSIONE - Trasferimento o rilascio, intenzionale o accidentale, di una entità faunistica (di una specie). Un immissione intenzionale viene indicata con il termine traslocazione. INTRODUZIONE - Traslocazione di una entità faunistica in un area posta al di fuori del suo areale di documentata presenza naturale in tempi storici. SPECIE - E' l unità base di ogni sistema di classificazione degli o rganismi animali e vegetali. Ogni specie raggruppa individui che p resentano caratteristiche simili e che sono in grado di accoppiarsi e dare prole feconda. SPECIE ALLOCTONA O ESOTICA - Specie animale o vegetale che non appartiene alla fauna originaria di una determinata area, ma che vi è giunta per l intervento intenzionale o accidentale dell uomo. SPECIE AUTOCTONA O INDIGENA - Specie animale o vegetale naturalmente presente in una determinata area nella quale si è originata o è giunta senza l intervento diretto (intenzionale o accidentale ) dell uomo. SPECIE NATURALIZZATA - Specie alloctona per una determinata area ove è rappresentata da una o più popolazioni che si autosostengono, cioè non sono sostenute da continue immissioni.

LA NUTRIA - Myocastor coypus 4 5 Venne importata in Italia negli anni sessanta dal Sud America, per essere allevata come animale da pelliccia. L i n t ro d u z i o n e massiccia in ambiente è avvenuta quando, al tramontare della moda passeggera delle pellicce di castorino, molti allevatori hanno intenzionalmente liberato i l o ro animali nelle campagne circostanti le zone di allevamento. La nutria è un Mammifero e appartiene alla famiglia dei Roditori. Molto simile ad un grande topo, può essere lunga dai 40 ai 60 cm per circa 7-10 kg di peso, presenta una testa g rossa e un muso corto. La coda di 30-45 cm è cilindrica con peli radi, le zampe sono corte a cinque dita, e quelle posteriori sono provviste di membrana natatoria. Il pelo è morbido e di colore castano. s o m m o z z a t o re con apnee anche di 5 minuti. Le coppie scavano le loro tane lunghe circa un metro e larghe 60 centimetri e costruiscono piattaforme sull'acqua usate per il riposo e la pulizia. Gregaria e pre v a- lentemente notturna, forma piccoli clan matriarcali. È sensibile agli inverni rigidi. In natura vive fino a 4 anni, in cattività fino a 8 anni. RIPRODUZIONE Il periodo riproduttivo è variamente esteso, con 1-2 nidiate; dopo 4 mesi e mezzo nascono 2-6 piccoli di ben 50-200 g rivestiti di pelo e con occhi aperti, capaci di nuotare appena a 24 ore dalla nascita. La maturitá sessuale è raggiunta a 3-5 mesi. R A P P O RTI CON L AMBIENTE E CON L U O M O Minaccia alla biodiversità - La nutria, in quanto naturalizzata, è una specie selvatica non cacciabile, secondo la legge n.157/92 sulla caccia, ma può essere oggetto di azioni di controllo numerico/eradicazione ed è ritenuta, secondo la Raccomandazione del Consiglio d Europa n.77/1999, specie invasiva con minaccia per la biodiversità. La rapidità riproduttiva determina il sovraff o l l a m e n t o di molte aree da parte di questi animali. Uno dei pochi fattori di controllo numerico di questa specie è rapp resentato dagli inverni rigidi e dai lunghi periodi di siccità. Mentre in Sud America, molti grossi felini carnivori predano le nutria, in Europa soltanto i cuccioli possono essere vittima di predatori come volpi, faine, cani randagi, poiane, oltre che del siluro e del luccio. La nutria ha trovato un habitat straordinario nella Pianura Padana dove ha colonizzando con successo quasi tutte le nicchie ecologiche degli ambienti acquatici. Può causare gravi danni alla vegetazione degli ambienti umidi, con eff e t t i negativi sull intero ecosistema locale, sottraendo rifugio, zone di nidificazione e di alimentazione ad alcune specie di uccelli a c q u a t i c i. Distruzione delle rive fluviali - L escavazione dei cunicoli che utilizza come tane è suff i c i e n t e ad indebolire seriamente gli arg i- ni. Il ro d i t o re sud-americano s a rebbe inoltre fortemente indiziato per il danneggiamento di alcune importanti opere idraulico-agrarie (es. canali di bonific a ). Danneggiamento delle colture a g r i c o l e - I danni arrecati al sett o re agricolo derivano dalla dieta della nutria che è in prevalenza vegetariana, con part i c o l a re predilezione delle parti fibrose delle piante acquatiche, come ad esempio radici o tessuti. La nutria spesso abbandona i canali per alimentarsi nei campi, in particolare predilige quelli di barbabietole e di mais di cui sembra essere molto ghiotta. Nella dieta del ro d i t o re sono inoltre presenti anche molluschi di acqua dolce. Diffusione della leptospirosi - Topi e ratti sono la fonte primaria di patologie come la leptospirosi. A seguito di una indagine sul rischio sanitario l'istituto Z o o p rofilattico di Brescia ha recentemente certificato che le nutrie selvatiche non sono portatrici di virus infettivi per l'uomo e per gli animali da allevamento. H A B I TAT Vive e si accoppia lungo le rive dei laghi o dei fiumi, e a volte anche nelle zone salmastre. A L I M E N TAZIONE E ABITUDINI Si nutre prevalentemente di radici, tuberi, foglie e chicchi di c e reali, ma mangia anche la c a rne e il pesce. E un abile

6 IL SILURO - Silurus Glanis 7 Originario dei paesi dell est E u ropa, è stato introdotto in Italia tra gli anni 60 e 70 nei laghetti per la pesca a pagamento. Incautamente immesso dai pescatori nelle acque lente di pianura (Po, affluenti e canali laterali), ora è presente ovunque e costituisce una vera minaccia alla biodiversità dei corsi d acqua. La specie Silurus Glanis appartiene alla famiglia dei Siluridae, o rdine Siluriformes. Questo pesce di enormi dimensioni (un adulto può arrivare a pesare quasi un quintale e raggiungere una lunghezza di 2 metri) ha la pelle priva di squame, ricoperta di una sostanza viscida e gelatinosa, che oltre a proteggerlo dalle malattie, gli permette di scivolare indenne tra massi e ostacoli del fondale. Ha numerosi denti piccoli ma taglienti come rasoi. Nella parte interna delle branchie, esiste una vera e p ropria rastrelliera appuntita, che non permette ad eventuali p rede inghiottite, di fuggire attraverso i suoi enormi opercoli branchiali. Ha un corpo tronco-conico a sezione rotondeggiante. Gli occhi sono piccoli, per cui ci vede pochissimo, ma ha un buon olfatto e sei lunghi barbigli, che gli consentono di localizzare con esattezza la provenienza di qualsiasi vibrazione emessa in acqua, arrivando così sulle prede anche in condizioni di scarsa visibilità, dovuta al buio e all'acqua torbida. HABITAT Laghi, fiumi, zone a lenta corrente e in tratti pro f o n d i. Corsi minori, anse, canali. Letto in terra, melma e sabbia con presenza di numerose tane: tronchi sommersi, radici, frasche, relitti di vario genere. Sopporta temp e r a t u re piuttosto elevate. Con il freddo rallenta il proprio metabolismo entrando in una specie di letarg o. ALIMENTAZIONE E ABITUDINI Molto vorace, si nutre di organismi animali di ogni genere vivi o morti, avannotti e pesci anche di grosse dimensioni, rane, topi, uccelli e piccoli mammiferi. Di giorno non si muove molto, ama stare riparato dalla corrente in buche profonde, gira solo se le acque sono torbide o il cielo coperto. Di notte caccia in continuazione soprattutto in acque basse. Facilmente adattabile, tollera la cattività. RIPRODUZIONE Il siluro ha un ciclo di riproduzione annuale. Non è semplice distinguere il maschio dalla femmina. Il periodo della frega (ovvero il periodo riproduttivo) è localizzato normalmente tra la fine d aprile e la fine di luglio e ha luogo in prossimità delle rive dove il maschio costruisce un nido incassato tra la vegetazione. La riproduzione ha generalmente luogo la notte, ed è accompagnata da una parata nuziale durante la quale il maschio si arrotola intorno alla femmina stimolando così la deposizione delle uova che di solito sono piuttosto numerose, fino a 300.000 nei grossi esemplari. Appena deposte le uova, la femmina abbandona il nido, m e n t re il maschio rimane in zona durante tutta l incubazione, comportandosi in modo particolarmente aggre s s i v o verso chiunque si avvicini al nido. La schiusa avviene all'incirca dopo ventiquattro giorni. Gli avannotti cominciano a nuotare 3 o 4 giorni dopo la schiusa e hanno la tendenza a restare raggruppati; in questo periodo assomigliano ad un gruppo di grossi girini. RAPPORTI CON L AMBIENTE E CON L UOMO Minaccia alla biodiversità - Il siluro compete in modo pesante, per la risorsa cibo, con alcune specie di pesci pre d a t o r i autoctoni: sembra infatti che i siluri giovani utilizzino le stesse risorse alimentari (ciprinidi di piccola e media taglia come carpe, cavedani, tinche) del pesce persico e del luccio (la cui presenza in alcune aree è oggi estremamente ridotta). Diventato adulto, il siluro preda di tutto. La Regione Emilia Romagna sta procedendo, con apposito atto deliberativo in corso di adozione, allo svolgimento di una ricerca scientifica per meglio appro f o n d i re le conoscenze sulla biologia, la diffusione ed ogni altra tematica inerente, utile all'obiettivo finale di "estirpazione" del Siluro d'europa dalle acque del bacino del Po e dalle altre acque interne interessate. CURIOSITÁ Nell Antichità, la voracità del siluro ha inspirato timore nelle popolazioni rivierasche dei fiumi e dei laghi dell Est Europa. Gli antichi greci conoscevano già il siluro, come testimonia la "Storia degli Animali" scritta da Aristotele (360 a.c.): gli abitanti vicino ai laghi pensavano che il siluro fosse un pesce portatore di malaugurio. Presentato come mostro delle acque dolci, il siluro divorava, secondo le leggende, bambini e giovani ragazze.

8 LA TARTARUGA DALLE ORECCHIE ROSSE Trachemys scripta elengans 9 E una tartaruga d acqua dolce originaria del sud degli Stati Uniti (valle del Mississippi), dall Illinois al Golfo del Messico, ma si trova oggi in molte parti del mondo. Nel nostro paese è giunta per scopi ornamentali e fino al 1998, anno in cui l'unione E u ropea ne vietò l'importazione, l'italia ne acquistava dagli Stati Uniti circa 2 milioni di esemplari l'anno. Oltre il 95% degli animali commercializzati a pochi mesi di vita non raggiungeva il secondo anno di età. Il destino dei sopravvissuti, se corre t t a m e n t e allevati e alimentati, era però di c re s c e re in pochi anni fino a dimensioni che superavano i 25 cm di lunghezza e circa 1-1,3 kg di peso. Diventate ingombranti, le Trachemys sono state liberate in ambiente dalle stesse persone che le avevano inconsapevolmente acquistate e allevate come animale domestico "piccolo" e poco esigente. C A R ATTERISTICHE D I S T I N T I V E La tartaruga dalle ore c c h i e rosse o tartaruga della Florida è un Rettile dell ordine delle Testuggini. Il carapace (il guscio ) ha una forma ovale ed ha una superficie liscia e leggermente convessa, m e n t re il piastrone (sotto la pancia) è piatto sia nei maschi che nelle femmine. Il colore del carapace è v e rde nei giovani, e diventa pro g ressivamente più s c u ro all invecchiare dell animale. La cute è per lo più v e rde con strisce gialle, ma dietro il timpano è presente una caratteristica macchia rossa, che re n d e questa sottospecie inconfondibile. Le dimensioni degli adulti variano da 12,5 a 28 cm (le femmine raggiungono le taglie maggiori). HABITAT Trachemys scripta elegans occupa un ampia varietà di habitat, dai piccoli stagni ai fiumi; preferisce le zone d acqua calma, ricche di vegetazione e con un fondo fangoso. E diurna. ALIMENTAZIONE E ABITUDINI Le Trachemys sono onnivore e in natura si alimentano di pesci, rane, girini, vermi, lumache, insetti, larve, animali morti e piante acquatiche. Gli individui giovani sono prevalentemente carnivori, infatti occupano le acque più basse, dove abbondano gli insetti. Man mano che crescono, si spostano verso acque più profonde, dove è meno facile trovare prede animali, e scelgono una dieta prevalentemente vegetariana. Sebbene sia un abilissima nuotatrice, questa tartaruga trascorre molto tempo ad esporsi al sole, su rocce o tronchi semisommersi, ma anche galleggiando sull acqua. Tale tipo di comportamento, tipico dei rettili, ha la funzione principale di permettere la termoregolazione. Raramente si avventura sulla terraferma, se non per deporre le uova o per cercare un nuovo corso d acqua. E un animale piuttosto timido e al minimo segno di pericolo si getta in acqua. RIPRODUZIONE Allo stato naturale i maschi raggiungono la maturità sessuale a 2-5 anni di età, a una lunghezza del piastrone di 9-10 cm. Le femmine diventano sessualmente mature quando raggiungono una lunghezza di 15-19,5 cm (spesso nei rettili l insorgenza della maturità sessuale dipende dalla taglia raggiunta, più che dall età). La stagione riproduttiva varia secondo la località geografica, ma generalmente va da marzo a luglio. Il maschio corteggia la femmina mettendosi davanti a lei e carezzandone la testa e il collo con le lunghe unghie degli arti anteriori; la copula vera e propria dura circa 15 minuti. Quando è pronta a deporre le uova, dopo circa 4-6 settimane, la femmina cerca una zona adatta per scavare un nido, in genere un area di terreno umido vicino all acqua. Le uova vengono emesse a intervalli di 40 secondi. Al termine la femmina ricopre il nido con terriccio e detriti. Le uova sono ovoidali e hanno un guscio flessibile. Durante l incubazione assorbono acqua, e diventano più grandi e più rigide. In un anno vengono deposte fino a tre covate. Il numero di uova deposto per covata va da 4 a 23, a seconda delle dimensioni della femmina. Le uova impiegano 2-3 mesi per schiudere, e a volte la schiusa avviene dopo l inverno. I piccoli alla nascita misurano 2-3,5 cm, e alla fine della prima stagione di crescita raggiungono le dimensioni di 3,5-5,5 cm. RAPPORTI CON L AMBIENTE E CON L UOMO Minaccia alla biodiversità - Nel Sud Europa (Italia compresa), la tartaruga dalle orecchie rosse lotta per la sopravvivenza con la "Testuggine palustre e u ropea" (Emys Orbicularis), l'unica testuggine acquatica autoctona in Italia, una specie protetta da una direttiva europea poiché attualmente è in pericolo di estinzione! Nei soggetti adulti il riconoscimento del sesso non p resenta difficoltà. Le femmine raggiungono una taglia maggiore dei maschi, i quali presentano una coda più lunga e le unghie degli arti anteriori molto lunghe. Nei soggetti giovani il riconoscimento del sesso è molto difficile. Il sesso delle tartarughe è legato alla temperatura di incubazione delle uova. Se le uova vengono incubate al di sotto dei 27 C nascono solo maschi (tempo di incubazione 100-120 giorni), sopra i 30 C nascono femmine (tempo di incubazione 60-70 giorni). A temperature intermedie nascono maschi e femmine in proporzione variabile. In commercio si trovano quasi tutti soggetti di sesso femminile. Infatti negli allevamenti, per accelerare la schiusa, vengono utilizzate temperature di incubazione delle uova superiori a 30 C. AVETE UNA TA RTARUGA DALLE ORECCHIE ROSSE IN CASA? I soggetti importati prima dell entrata in vigore del regolamento dell Unione Europea n.2473/98 (che ne vieta l importazione) sono di libera detenzione. Chi ha nascite di queste tartarughe è tenuto alla compilazione del Registro di detenzione (Decreto ministeriale del 22.02.01), ma solo se intende cederle. In ogni caso è necessario denunciare le nascite al Corpo Forestale dello Stato. È vietato abbandonare le tartarughe nei parchi, laghi, ecc.; per informazioni contattare il Centro Soccorsi Animali di Modena (tel. 339 8183676, 339 3535192).

10 IL GAMBERO ROSSO DELLA LOUISIANA Procambarus clarkii Anche se non ci sono certezze, si può ipotizzare il suo trasporto attivo verso l Europa agli inizi degli anni 70. In Italia fece la sua comparsa inizialmente nella p rovincia di Torino, pro b a b i l- mente fuggito da un allevamento intensivo sperimentale che allevava questi gamberi per scopi alimentari. I cosiddetti gamberi d acqua dolce sono, in generale, compresi in alcune famiglie incluse tra i Crostacei Decapodi Macruri (= dalla grande coda); nello stesso raggruppamento dei Macruri compaiono anche le note aragoste, gli astici, le cicale e gli scampi, che popolano le acque marine. C rostaceo dalla livrea di un rosso inconfondibile e di grandi dimensioni, ha un aspetto robusto, con addome simmetrico ripiegato su se stesso in fase di riposo; le prime paia di zampe possiedono chele. Buoni camminatori, sono anche in grado di effettuare repentini spostamenti all indietro flettendo l addome e l ampio ventaglio caudale. HABITAT Pur essendo originario di regioni tropicali, la sua diffusione incontrollata è il risultato di una adattabilità oltre ogni aspettativa. Perfettamente acclimatato in ogni tipo di ambiente acquatico naturale o artificiale (stagni, laghetti di cava, fossati, canali, torrenti), è in grado di tollerare le condizioni ambientali più difficili e diversificate, come ad esempio: - acque decisamente scadenti e inquinate; - quasi totale prosciugamento dei corpi idrici, evento che supera esponendo le branchie all aria e sfruttando l ossigeno atmosferico; - notevoli variazioni di salinità; - temperature inferiori allo 0 C, cui fa fronte interrandosi sul fondo. ALIMENTAZIONE E ABITUDINI E onnivoro; ha un regime alimentare molto vario e si ciba sia di resti animali che di detriti vegetali. Questo cambaride ha inoltre spiccate abitudini fossorie legate alle condizioni idriche. In periodi di magra, infatti, scava negli argini lunghe gallerie che possono oltrepassare il metro, provocando la destabilizzazione dei manufatti approntati dall uomo. RIPRODUZIONE È caratterizzato da un elevata velocità di accrescimento che lo porta a raggiungere la taglia massima di 15 cm con un peso di circa 1 etto, ma soprattutto da un forte tasso riproduttivo: una femmina può riprodursi anche 2 volte all anno dando alla luce fino a 700 larve che saranno pronte a riprodursi a loro volta 6-7 mesi più tardi. RAPPORTI CON L AMBIENTE E CON L UOMO L avventata introduzione di queste specie nel nostro paese ha portato con sé più danni all ambiente e all uomo che non benefici. Questa specie è infatti responsabile di: pesanti fenomeni di predazione e competizione con o rganismi autoctoni come il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes); sensibili modificazioni degli ambienti acquatici e delle catene alimentari; i n t roduzione di parassiti ed agenti patogeni (la peste del gambero); instabilità idrogeologica e danni economici (una caratteristica di questa specie è infatti l abitudine di scavare gallerie nei fondali e negli argini che delimitano gli ambienti acquatici in cui vive; l intensa attività di scavo ha talvolta causato dispersioni idriche nei fossati e parziali crolli delle sponde). Pesca miracolosa: anche chi non è mai andato a pesca riuscirà facilmente a catturare i gamberi. Basta una semplice attrezzatura, canna da pesca e guadino, e qualche pezzo di carne (es. fegato) come esca. Calata la lenza in uno dei tanti canali di bonifica del nostro territorio, basterà attendere pochi minuti e il miracolo sarà sotto i vostri occhi: uno, due, tre, quattro gamberi rossi si precipiteranno con le loro chele sulla vostra esca e non la lasceranno nemmeno una volta estratti dall acqua. 11

12 LA RANA TORO - Rana catesbeiana Fauna naturalizzata: IL PESCE GATTO Ictalurus melas 13 La rana toro è originaria dell America settentrionale, a est delle Montagne Rocciose; importata in Europa probabilmente già nel secolo scorso, venne introdotta intorno al 1935 in alcune località della Pianura Padana, e in particolare nel mantovano, da dove, in seguito ad acclimatazione, si diff u s e nelle regioni vicine. Attualmente è naturalizzata in Lombard i a, Veneto, Emilia Romagna (ove è nota in pianura, in diverse stazioni delle province di Ferrara, Modena, Bologna e Piacenza), Toscana e Lazio. La rana toro, appartiene all ordine Anura (anfibi senza coda ), famiglia delle Ranidae. Grande e massiccia (supera i 20 cm di lunghezza e i 1500 g di peso), si distingue dalle altre specie per le notevoli dimensioni del timpano grande quanto l occhio nelle femmine e ancor più nei maschi. Colorazione dorsale verdastra, con macchie scure, ventre biancastro. La larva può raggiungere i 15 cm di lunghezza e presenta un colore di fondo olivastro con macchiettatura nera. HABITAT Frequenta ambienti umidi con presenza di acqua tutto l anno come laghi, paludi, fiumi situati in zone boschive, ma vive anche in prossimità di prati o di aree antropizzate. ALIMENTAZIONE E ABITUDINI E molto vorace e cattura artropodi, altre rane, serpenti ed anche piccoli mammiferi ed uccelli. E attiva di notte e non si allontana mai molto dall acqua. Gli adulti tendono ad essere solitari, i maschi in periodo riproduttivo emettono un caratteristico richiamo profondo (simile al muggito di un toro) e difendono aggressivamente il territorio dove attirano le femmine. RIPRODUZIONE Le uova, deposte in estate, vengono prodotte in gran numero (fino a 2000 per ogni femmina), e formano un ampia massa gelatinosa; lo sviluppo larvale è assai prolungato: le larve, di notevoli dimensioni, passano l inverno in ibernazione e completano la metamorfosi l estate successiva alla nascita; a volte capita che la metamorfosi si compia anche dopo due o tre anni. RAPPORTI CON L AMBIENTE E CON L UOMO Minaccia alla biodiversità - La rana toro tende a colonizzare bacini artificiali e stagni e può generare problemi di competizione con altri anfibi autoctoni, come la rana verde, e fenomeni di predazione su anfibi e serpenti del genere Natrix, pulcini di folaga e di anatre. Specie originaria dell America settentrionale (Usa e Canada), fu importata in Italia all inizio del secolo. In Emilia Romagna, il pesce gatto viene intensamente allevato per scopi alimentari. Nelle province di Modena e Reggio Emilia, lo si trova spesso nei canali di bonifica della bassa pianura, che vengono continuamente ripopolati da esemplari che sfuggono agli allevamenti. Pesce della famiglia degli Ictaluridi. Il corpo è tozzo, privo di squame. La testa è grossa e appiattita con occhi piccoli e s p o rgenti. L ampia bocca è circondata da 8 lunghi barbigli. È una specie molto re s i s t e n t e, P robabilmente di origine asiatica (forse proviene dalla Cina), il carassio nel passato fu intro d o t- to a più riprese in varie re g i o n i e u ropee. In Italia è distribuito i r regolarmente, ma ha una presenza abbastanza uniforme nei corsi d acqua della Pianura Padana dove è molto comune e dove spesso è la specie dominante (canali di bonifica). Nel modenese è abbondante nel tratto di pianura dei fiumi Panaro (fino a Spilamberto) e Secchia (fino all altezza di Castellarano). sopravvive egregiamente in acque asfittiche (in care n- za di ossigeno) e, infossandosi nella melma, sopporta bene anche periodi di siccità. RAPPORTI CON L AMBIENTE E CON L UOMO In condizioni ambientali favorevoli si moltiplica rapidamente ed essendo molto vorace sottrae nutrimento e distrugge le altre specie, divenendo ben presto la specie dominante; in condizioni ambientali meno favore v o- li tende invece ad occupare una propria nicchia ecologica e interferisce ben poco con la restante fauna ittica. Il nome dialettale del pesce gatto è: pés gat. Fauna naturalizzata: IL CARASSIO - Carassius carassius Appartiene alla famiglia dei Ciprinidi. Anche se di dimensioni notevolmente inferiori (un carassio adulto può raggiungere al massimo i 35-40 cm di lunghezza e i 3 kg di peso), è molto simile per aspetto e abitudini alla carpa. Il nome dialettale del carassio è: bastérd e rugòn. Affine al carassio, e difficilmente distinguibile a prima vista, è il carassio dorato. Questo non è altro che la forma selvatica del comune pesce rosso (nome dialettale pés ròss), una delle tante varietà del carassio dorato selezionate a scopo ornamentale, molte delle quali furono importate in passato in Euro p a dall Oriente. Nei nostri fiumi ha la stessa distribuzione del carassio comune; i maschi di questa specie, però, sono molto rari o mancano del tutto, per cui le uova vengono fecondate dal carassio comune o dalla carpa.

14 Fauna naturalizzata: IL PERSICO TROTA - Micropterus salmoides Fauna naturalizzata: LA GAMBUSIA Gambusia affinis 15 Originario del Nord America; in Italia, le prime introduzioni risalgono alla fine del 1800, da allora si è ampiamente diffuso nel bacino del Po. Nella Pianura Modenese e Reggiana, la sua p resenza è limitata ai pochi ambienti adatti alla sua biologia. Si rinviene talvolta anche nel medio corso dei fiumi Panaro e Secchia, all altezza cioè delle casse d espansione, dalle quali numerosi esemplari sfug- gono stagionalmente ed entrano nei fiumi. Il persico trota appartiene alla famiglia dei C e n t r a rchidi. E un vorace pre d a t o re di pesci e anfibi ma solo in rari casi, quando l ambiente gli è particolarmente favorevole, può divenire così numeroso da d i s t r u g g e re la fauna ittica presente. In genere, il persico trota riesce ad integrarsi perfettamente con la fauna locale, occupando una propria nicchia ecologica. È noto con il nome dialettale di branzèin (branzino) o di boccalone; in America è chiamato black bass. La specie è originaria delle regioni sud-orientali dell America settentrionale. In Italia fu introdotta nel 1922, dapprima nell Agro Pontino e quindi nelle altre regioni, come forma di lotta biologica contro la malaria, per la grande voracità manifestata dalla gambusia per le uova di zanzara. E comune nelle acque dolci e salmastre delle zone costiere, e se le condizioni climatiche invernali non sono troppo rigide, anche nelle acque interne. Nelle province di Modena e Reggio, la gambusia frequenta quasi esclusivamente i canali di bonifica. Appartiene alla famiglia dei Gelicidi ed è la più piccola tra le specie ittiche delle nostre acque dolci: le femmine raggiungono al massimo 5-6 cm di lunghezza, mentre i maschi non superano i 3 cm. Il nome dialettale della gambusia è panzòun. Fauna naturalizzata: LA CARPA - Cyprinus carpio Fauna naturalizzata: IL PERSICO SOLE Lepomis gibbosus Specie di origine nord - a m e r i c a- na, introdotta in Italia da quasi 100 anni, ha rapidamente colonizzato gli ambienti idonei delle zone di pianura. Ambienti di elezione sono i laghi e gli stagni e, più in generale, le acque stagnanti o a lento corso, limpide e ricche di vegetazione. Il persico sole è comune nelle acque del Po e nei tratti terminali dei suoi a ffluenti (anche del Secchia e del P a n a ro) dove la corrente è più lenta, e nei canali di bonifica. Come il persico trota appartiene alla famiglia dei Centrarchidi. E inconfondibile per la forma del corpo discoidale e per la vivace colorazione tipica dei maschi. E un attivo predatore di larve di insetti, crostacei, molluschi e uova ed avannotti di altre specie di pesci. Dove il cibo è abbondante e l ambiente idoneo, può moltiplicarsi a tal punto da risultare dannoso per la fauna ittica autoctona. Il nome dialettale del persico sole è péss arloi (pesce orologio). La carpa, che è originaria dell Asia e forse dell Euro p a orientale, fu introdotta in Europa occidentale dai Romani per la sua rusticità e per la facilità con cui si riproduce. L allevamento della carpa ebbe grande sviluppo tra il 1400 e il 1600, ed essa è tuttora, insieme alla trota, una delle specie più sfruttate per l acquacoltura. Nella provincia modenese, la carpa è abbondante nel tratto di pianura del Panaro e del Secchia; assai diffusa nei canali di bonifica della pianura, ambienti ricchissimi dal punto di vista trofico (del nutrimento). Fra le specie di Ciprinidi delle acque dolci italiane, la carpa è quella che raggiunge le maggiori dimensioni, superando talora anche 1 metro di lunghezza e 20 kg di peso. Particolare della carpa è la presenza sul labbro superiore di 4 barbigli (due lunghi e due corti). Vive solitamente nelle pozze erbose a fondo fangoso, nei laghi e nei fiumi a corso lento. È una specie estremamente tollerante e resistente. I nomi dialettali della carpa sono gob (gobbo) e chèr - pa.

16 Fauna naturalizzata: L ISTRICE Hystrix cristata In origine questa specie era distribuita solo in Africa (dal Marocco all Egitto, dal Senegal all Etiopia ed alla Tanzania settentrionale) e fu introdotta dai Romani in Italia. In Italia l istrice è presente nelle regioni centromeridionali, tra cui la Sicilia, è abbondante soprattutto sul versante tirrenico e si sta espandendo verso nord e verso ovest. In Emilia Romagna dal 1919 al 1970 si ha notizia di sole 4 catture, probabilmente di animali erratici. In seguito la specie ha espanso il suo areale ed ha colonizzato stabilmente la collina forlivese, ravennate, bolognese, modenese, con segnalazioni più frequenti anche nella zona costiera. Fauna naturalizzata: IL DAINO - Dama dama Originariamente il daino era presente in Tu rchia, successivamente, grazie alle continue introduzioni, si è diffuso in molti paesi e u ropei. In Italia il daino, alla fine della seconda guerra mondiale, era limitato alle antiche tenute di caccia, oggi invece sono pre s e n- ti numerose popolazioni, concentrate soprattutto in Toscana e nell Appennino settentrionale. In Emilia Romagna l areale del no la parte superiore e posteriore del dorso, lunghi dai 3 ai 30 cm, di colore nerastro corneo con la terminazione bianca e con strie biancastre; gli aculei della coda sono cavi e capaci di produrre un caratteristico tintinnio. Soggetto a muta, l istrice rivela la sua presenza sul territorio grazie al ritrovamento degli aculei. Ha scarse possibilità di essere pre d a t o. Quando si sente minacciato assume un atteggiamento tipico: erige gli aculei e vibra la coda in atteggiamento di difesa, sfregando gli artigli contro l ostacolo più vicino. L istrice è una specie protetta ai sensi della L.11/02/1992, n.157, in quanto considerata non cacciabile. Rigorosamente protetta dalla Convenzione di Berna (L.5/8/1981, n.503, in vigore per l Italia dal 1/6/1982). L istrice è un Mammifero Roditore. Appartiene alla famiglia degli Istricidi. La sua caratteristica predominante è rappresentata dagli aculei che ricoprodaino si presenta assai frammentato, la continuità m a g g i o re si riscontra tra il Bolognese e il Modenese. C A R ATTERISTICHE Il daino è un Ungulato, appartiene all ordine degli Artiodattili e alla famiglia dei Cervidi. Ha dimensioni intermedie tra il cervo e il capriolo; il maschio può ragg i u n g e re un altezza al garrese, ovvero alla spalla, di 80 cm, e può pesare sino a 100 kg (la femmina è più bassa e più leggera e pesa al massimo circa 60 kg). Il c a r a t t e re che permette di distinguere il daino dal cervo è sicuramente il mantello che, nella maggior parte dei casi, è pomellato (marrone con macchie chiare latera- Fauna naturalizzata: IL DAINO - Dama dama 17 li). I maschi hanno il palco (corn a palmate e non ramificate come quello dei cervi) ed ogni anno, in primavera, lo perdono per riform a rne subito uno nuovo più grande e maestoso da utilizzare nella stagione degli amori (autunno). E un erbivoro ruminante. I predatori principali del daino sono la lince e il lupo, qualora siano presenti, e la volpe, soprattutto per gli esemplari più g i o v a n i. R A P P O RTI CON L A M B I E N T E CON L UOMO Il daino può rivelarsi competitivamente superiore agli altri cervidi, data anche la sua elevata adattabilità. Ciò lo rende spesso, in quanto alloctono, una pre s e n z a indesiderabile. Il daino è uno degli ungulati meno sensibili al disturbo causato dalle attività dell uomo ed è in genere quello più facilmente avvistabile. I danni e le interazioni con le attività economiche causati dal daino sono talvolta abbastanza rilevanti: il pascolo nei prati da sfalcio e nelle coltivazioni di erba medica e cereali, la brucatura di apici fogliari di frutteti e vigneti, la rottura dei rami delle viti in seguito alla trazione esercitata durante l alim e n t a z i o n e. Fauna naturalizzata: LA MARMOTTA - Marmota marmota Originaria delle Alpi e dei Monti Tatra, la marmotta è stata i n t rodotta nei Pirenei e nell'appennino Settentrionale. Il piú antico insediamento appenninico risale al secondo dopoguerra e si trova sul Monte Cimone; altre colonie di marmotte sono presenti sul Monte Giovo e sul Monte Cimoncino. La marmotta è un mammifero roditore della famiglia degli Sciuridi (è parente stretta dello scoiattolo). Vive in alta montagna, oltre i 1000 m di altitudine fino ai limiti delle nevi persistenti; preferisce pendii ripidi e soleggiati, privi di vegetazione arborea, zone rocciose, praterie alpine. In piena estate, nelle pietraie e nelle praterie d'altitudine, è facile sentire il grido fischiante di qualche marmotta allarmata; con piú fortuna si puó avvistare qualche esemplare "spanciato" su una roccia in un bagno di sole, o ritto davanti all'imboccatura della tana in attenta osservazione.

18 Fauna naturalizzata: LA MARMOTTA - Marmota marmota COSA DICE LA LEGGE IN MATERIA DI FAUNA SELVATICA 19 Vive in colonie: il comportamento gregario ha significato di difesa sociale dai predatori che sono rappresentati da volpe, mustelidi (faina, donnole) ed aquila reale. PROTEZIONE ESISTENTE Con l'entrata in v i g o re della L. 27 / 12 / 1977, n.968, la Marmotta è soggetta ad un regime di protezione totale, confermato dalla L.n.157/92. Specie protetta dalla Convenzione di Berna (L.5/8/1981, n. 503, in vigore per l'italia dal 1/6/1982). Fauna naturalizzata: IL FAGIANO - Phasianus colchicus E originario dell Asia dove vive in foreste rade e praterie. Portato in Europa per scopi venatori probabilmente già nel Medioevo, oggi è pre s e n t e anche nell America Settentrionale, Hawaii e Nuova Zelanda. In Italia è molto comune; nella nostra provincia è riscontrabile un po ovunque, anche se privilegia le aree coltivate con facile accesso all acqua. Questo Galliforme è caratterizzato da una coda molto lunga in entrambi i sessi, anche se nel maschio è molto più appariscente. Anche il piumaggio è vivacemente colorato nel maschio. La colorata livrea svolge un duplice ruolo: di attrazio- ne sessuale verso la femmina e di aggressione nei confronti di altri maschi che sono allontanati dal territorio e dalle femmine. Gli ormoni femminili, invece, inibiscono il piumaggio multicolore così da assicurare un mimetismo alla femmina e una protezione alla covata. Dichiarazione universale dei diritti dell animale. Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita ed hanno gli stessi diritti all esistenza. Ogni animale ha diritto al rispetto. L uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali, o di sfruttarli violando questo diritto. Ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell uomo. Convenzione di Washington o CITES (Convention on I n t e rnational Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) del 3/3/1973. La Convenzione è un accordo internazionale che impedisce il commercio e la cattura di fauna e flora in via d'estinzione. Decreto del Ministero dell'ambiente 27 aprile 1993 - "Istituzione presso il Ministero dell'ambiente della commissione scientifica per l'applicazione della convenzione di Washington sul commerc i o i n t e rnazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione". Legge 14 agosto 1991, n 281 Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo. Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l ambiente. Legge 11 febbraio 1992, n 157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell interesse della comunità nazionale ed intern a z i o n a l e. L esercizio dell attività venatoria è consentito purché non contrasti con l esigenza di conservazione della faune selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole. Le Regioni provvedono ad emanare norme relative alla gestione ed alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica in conformità alla presente legge, alle convenzioni internazionali ed alle direttive comunitarie. Legge Regionale 15 febbraio 1994, n 8 - Disposizioni per la protezione della fauna selvatica e per l esercizio dell attività venatoria. Con questa legge la Regione disciplina la gestione, la protezione, il raggiungimento ed il mantenimento dell equilibrio faunistico ed ecologico in tutto il territorio regionale e ne regolamenta il prelievo venatorio programmato. In pratica questa legge è l applicazione, a livello regionale, della legge 157/92 sopra citata. D e c reto Interministeriale del 19 aprile 1996. Regolamenta la detenzione degli animali selvatici ritenuti pericolosi per la salute e l incolumità pubblica. Sono da considerarsi potenzialmente pericolosi per l'incolumità e la salute pubblica, tutti gli esemplari vivi di mammiferi e rettili selvatici, ovvero provenienti da riproduzioni in cattività che, in particolari condizioni ambientali e/o comportamentali, possono arrecare con la loro azione diretta effetti mortali o invalidanti per l'uomo o che non sottoposti a controlli sanitari o trattamenti di prevenzione possono trasmettere malattie infettive all'uomo. Codice Penale - Art. 672 - Omessa custodia e malgoverno di animali. Art.727 Maltrattamento di animali. Questo articolo è stato modificato dalla Legge 22 novembre 1993, n 473: chiunque incrudelisce verso animali senza necessità o li sottopone a strazio o sevizie o a comportamenti e fatiche insoppor-

20 COSA DICE LA LEGGE IN MATERIA DI FAUNA SELVATICA COSA FARE SE SI TROVA UN ANIMALE SELVATICO FERITO? 21 tabili per le loro caratteristiche anche etologiche, o li detiene in condizioni incompatibili con la loro natura o abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività, è punito con una ammenda che può superare i 5000 Euro. Codice Civile - Art. 2052 - Danni da animali. La Legge Regionale n 11/93 - "Tutela e sviluppo della fauna ittica e regolazione della pesca in Emilia Romagna" attribuisce particolare rilevanza, ai fini della tutela e del ripristino delle specie ittiche tipiche delle acque regionali, al controllo delle specie alloctone con maggiore incidenza sull'ecosistema, ed in particolare del Siluro d'europa (Silurus Glanis). COSA FARE SE SI TROVA UN ANIMALE SELVATICO FERITO? RACCOGLIERLO O NO? Durante una passeggiata nel p a rco, ma anche nel giardino di casa, o sul marciapiede, può c a p i t a re di tro v a re un uccellino o un riccio o un altro animale selvatico in difficoltà. Il nostro istinto ci induce a raccogliere il piccolo e portarlo a casa per "allevarlo". Questo atteggiamento, che certamente dimostra sensibilità nei confronti della natura, non sempre però si rivela la scelta migliore per la salute dell animale. Gran parte dei nidiacei, ad esempio, abbandona spontaneamente il nido (merli, passeri, civette ) quando ancora non sa v o l a re bene, pur essendo seguito e alimentato dai genitori. R a c c o g l i e re uno di questi nidiacei significa strapparlo alle cure dei genitori, sicuramente più valide del più esperto e attento veterinario. L art.29 della LR n 8/94 precisa che e fatto divieto a chiunque di manipolare, pre l e v a re, detenere o vendere uova e nuovi nati ed in genere di esemplari di fauna selvatica con particolare riferimento ai piccoli di ungulati. Chi raccoglie uova e nuovi nati di fauna per salvag u a rdarli da sicura distruzione o morte deve darn e comunicazione entro e non oltre ventiquattr ore al competente Ufficio provinciale o ad una guardia venatoria o all organismo di gestione delle zone di pro t e z i o- ne, affinché provvedano agli opportuni interventi di t u t e l a. COME CAPIRE SE UN ANIMALE È IN DIFFICOLT À? Una delle principali preoccupazioni per chi trova un animale deve essere quella di capire se realmente l'animale versa in condizioni di difficoltà. Le implicazioni di questo giudizio sono molto importanti. L animale è certamente in difficoltà quando pre s e n t a questi sintomi: In generale pelo o penne sporchi, opachi e sciupati, insieme spesso a un grave stato di dimagrimento; La posizione innaturale delle ali (che ne evidenzia una possibile frattura), delle zampe, della testa; L'incapacità di sostenersi sulle zampe o di spiccare il volo; La presenza di ferite, penne o pelo incrostati di sangue e altri essudati in prossimità della lacerazione; Uccelli troppo piccoli per poter volare ed essere autonomi. Attenzione: alcune volte l'animale, seppur sano, tende ad assum e re atteggiamenti che potre b- b e ro trarci in inganno, questo allo scopo di salvaguard a re la p role presente nelle vicinanze, attirando l'attenzione su di sé. COME SI CATTURA UN ANIMALE SELVATICO IN DIFFICOLT À? Il metodo più efficace è quello di avvicinarsi lentamente e con un gesto veloce ricoprirlo con una coperta o un panno che dovrà e s s e re rapidamente richiuso senza far fuggire l'animale, senza stringerlo eccessivamente. Ricordiamo però che, pro p r i o p e rché "selvatici", questi animali quasi sempre uniscono paura e sgomento per la pre s e n z a umana, e spesso sfociano in manifestazioni aggressive e complicano così ogni nostro intervento in loro aiuto. Alcuni animali selvatici possono mord e- re, artigliare e beccare. Munitevi di guanti spessi e maneggiate l'animale facendo attenzione a non avvicinarlo al corpo e al volto. Non improvvisate cure veterinarie. SE SI TRAT TA DI UOVA NON ANCORA SCHIUSE? Il prelievo di uova dai nidi è severamente vietato e sanzionato dalla legislazione vigente. Può c a p i t a re di imbattersi in un nido di uccello, soprattutto di quelle specie che ne costruiscono a terra o su arbusti bassi, con una o più uova, e pensare che si tratti di uova "abbandonate", perc h é in quel momento non vi sono gli adulti nelle vicinanze, o perché al tatto risultano molto fredde. Bisogna assolutamente e v i t a re di prelevarle; infatti molte specie iniziano a i n c u b a re le uova solo dopo averne deposte un certo n u m e ro. Inoltre pre l e v a re le uova implica avviare un'incubazione artificiale e la conseguente cura dei pulcini, che risulta estremamente complessa. Esistono poi specie che intenzionalmente depongono le uova a terra, senza costruire veri e propri nidi, dando l'impre s- sione di averle veramente abbandonate. SE SI TRAT TA DI UN MAMMIFERO? Il ritrovamento di mammiferi è meno frequente rispetto a quello degli uccelli, ma è comunque possibile imbattersi in un riccio, sia per la sua abbondanza che per la f requentazione di ambienti urbani e giardini. Può capit a re di rinvenire volpacchiotti che spinti dalla fame escono fuori dalla tana, oppure cuccioli di pipistre l l o caduti a terra da un posatoio o perdendo la presa dal g rembo della madre. Durante una passeggiata nel bosco si possono incontrare cuccioli di capriolo e altri cervidi acquattati a terra. ATTENZIONE: in quest'ultimo caso non si tratta di abbandono, ma di normale atteggiamento mimetico che i cuccioli adottano per ripararsi dai predatori quando la madre si allontana per nutrirsi, e quindi l'ultima cosa di cui hanno bisogno è del v o s t ro "aiuto". Allontanatevi immediatamente dal cucciolo senza fargli neanche una carezza, ciò potre b b e i n d u r re l abbandono da parte della madre che sente il v o s t ro odore e non riconosce più il piccolo.

22 COSA FARE SE SI TROVA UN ANIMALE SELVATICO FERITO? 23 SE SI TRAT TA DI UN CUCCIO- LO O DI UN PULCINO? Se trovate animali molto giovani, cuccioli, come i riccetti o i pulcini, disponeteli in una scatola e sistemate accanto una borsa d'acqua calda oppure una bottiglia di plastica riempita con acqua calda. N o n ponete la scatola con l'animale su stufe o termosifoni accesi. Se si tratta di un pulcino, esistono due principali situazioni, da v a l u t a re: Nidiacei feriti o in reale stato di pericolo (minacciati da gatti o altri predatori, finiti in mezzo alla strada ): per sopravvivere hanno bisogno di cure da parte dell'uomo. Nidiacei sani, anche se ancora incapaci di volare e non in pericolo: devono essere lasciati nel luogo di ritro v a- mento. COSA FARE SE UN UCCELLO O UN PIPISTRELLO ENTRANO IN CASA? Se entra un pipistrello in casa la soluzione migliore è spalancare ogni finestra della stanza che o ff re una possibilità di uscita a l l ' e s t e rno, chiudere ogni apertura che non conduca all'estern o e lasciarlo tranquillo per un po'. Troverà da solo la strada per u s c i re. Lo stesso vale per gli uccelli. Anche in questo caso la miglior cosa è aprire ogni via di uscita e dar loro il tempo e la tranquillità per trovarla. Se è notte è consigliabile spegnere la luce della stanza in cui il volatile è entrato. È possibile che con piccoli uccelli e pipistrelli si incontrino delle difficoltà. In tal caso li si può dirigere verso l uscita agitando una scopa verso il soffitto. In casi estre m i si deve cerc a re di stancare l'uccello facendolo continuamente volare fino a quando non atterra al suolo. Lo si può catturare gettandogli sopra un telo leggero e facendo attenzione al piumaggio. COME BISOGNA TRASPORTARE UN ANIMALE S E LVATICO FERITO? Per mammiferi molto giovani è sufficiente una scatola di cartone con fogli di giornale sul fondo. Per mammiferi adulti occorrono contenitori più robusti e l'intervento di esperti. Riponete l'animale nella scatola, assicurandovi che non possa uscirne. Non mettete nella scatola alimenti o acqua, per evitare che l animale si sporchi, infettando le eventuali ferite. Tenete lo scatolone in un luogo riparato, il più possibile tranquillo e al buio: l'animale si calmerà evitando di aumentare lo stre s s causato dalle ferite, che a volte può essergli fatale. R i c o rdiamo che certi Mammiferi roditori, scavatori o dotati di robuste dentature possono facilmente bucare il cartone e sfuggire. Se si tratta di un uccello, procuratevi una scatola di cartone di dimensioni adeguate (poco più grandi dell'uccello in questione) e per favorire l'aerazione praticate dei fori sulla parte alta della scatola. Sul fondo della scatola sistemate dei fogli di giornale. I M P O RTA N T E : non utilizzare gabbiette o trasportini per gatti, evitare sacchetti di plastica, troppi spostamenti, luoghi rumorosi, contatto con la gente. Non o c c o r re nutrire gli animali raccolti, anzi, è meglio evitarlo per non rischiare di peggiorare le condizioni dell animale dandogli cibi sbagliati. PER ANIMALI SELVATICI FERITI O IN DIFFICOLTÀ TELEFONARE A: CENTRO SOCCORSO ANIMALI Centro fauna selvatica il Pettirosso via Nonantolana 1217 339.8183676 o 339.3535192 VIGILI PROVINCIALI 059.209704 o 059.209721 MODENA SOCCORSO 118 FORZE DELL ORDINE 112/ 113 VIGILI DEL FUOCO - 115 SITI CONSIGLIATI C e n t ro di re c u p e ro di animali selvatici feriti (Modena) www.centrosoccorsoanimali.org www.centrofaunaselvatica.it Corpo Forestale dello Stato www.corpoforestale.it Ministero dell Ambiente e di Tutela del Territorio www.minambiente.it Ermesambiente www.ermesambiente.it Rete Civica Città di Carpi www.carpidiem.it Infoambiente www.infoambiente.it E N PA ente nazionale protezione animali w w w. e n p a. i t WWF Italia www.wwf.it Oasi e aree tutelate dal WWF www.oasiwwf.it LIPU lega italiana protezione uccelli www.lipu.it Portale dei parchi naturali italiani www.parks.it Progetti life natura www.lifenatura.it Parchi e riserve naturali in Emilia Romagna www.regione.emilia-romagna.it/parchi La Società Italiana dei medici Veterinari degli Animali Selvatici e da Zoo www.sivaszoo.it/ Enciclopedia on-line sugli animali www.animalinelmondo.com Portale sul mondo degli animali www.animalieanimali.it Qua la zampa - 1000 links su animali e natura www.qualazampa.it Animali domestici www.amicianimali.it COS È IL CEA, CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE, DEI COMUNI DI CARPI, NOVI E SOLIERA? È uno dei centri accreditati di educazione ambientale della Regione Emilia-Romagna. Attualmente gestito dalla Lumaca s.c.a.r.l. di Modena, dal 1991 offre alle scuole del territorio uno spazio attrezzato dove realizzare insieme agli educatori ambientali progetti didattici e laboratori scientifici e creativi. Il centro nasce dall esigenza di avvicinare i ragazzi alla conoscenza del territorio e intende coinvolgere le scuole in percorsi didattici che aiutino ad apprendere e a fare. Per gli insegnanti è disponibile un servizio di consulenza per la realizzazione delle unità didattiche in classe, oltre al prestito di materiali di supporto (testi, videocassette, cd-rom, diapositive, ecc.). Ai cittadini sono dedicate alcune attività particolari durante il corso dell anno (corsi, seminari, serate informative, ecc.) e un servizio di prestito di materiali presenti nella propria biblioteca.

Comune di Carpi Comune di Novi Comune di Soliera C o o rd. editoriale La Lumaca scarl grafica paola@ro m w e b. i t stampa TEM, Febbraio 2004 Con il contributo della Provincia di Modena