Sabato 10 Novembre 2018 Via Nizza 20 Torino Elisabetta Lanfredini -- L attività dei Gruppi sul territorio Presupposto indispensabile perché un GRUPPO operi bene sul territorio è che abbia: - Una struttura: Presidente, segretario, tesoriere, volontari e collaboratori - Un metodo di lavoro: riunioni periodiche calendarizzate dove si presentano le situazioni di disagio e insieme si individua un percorso da proporre alla persona. Vengono scelti i volontari che se ne faranno carico e che dovranno restituire al Gruppo l andamento del percorso. - Obiettivi chiari: la dignità della persona ; non fare delle persone che seguiamo degli assistiti cronici ma servirli ed aiutarli a camminare da soli. Non devono mancare: - momenti di riflessione spirituale e di preghiera - momenti di formazione Nel Gruppo: - deve esserci un forte spirito di squadra; i membri del gruppo devono lavorare insieme per sostenersi, confrontarsi, condividere e crescere. L azione non deve essere mai individuale ma collettiva: non io ma noi. - deve regnare umiltà, tolleranza, misericordia nel giudizio, discrezione. Il volontario: - deve essere un attento osservatore per capire e soddisfare fino ad anticipare i bisogni: - deve conoscere la cultura, il linguaggio, gli usi e i valori di chi ha di fronte. - deve essere disponibile ad accogliere, ascoltare e ad accompagnare -
GVV Parrocchiali - operano sul territorio e sono il nucleo fondamentale della nostra associazione: - fanno un servizio nella comunità parrocchiale, sono una presenza garbata e discreta con l occhio rivolto alle diverse povertà (materiale, culturale, spirituale) - collaborano con il Parroco e interagiscono con altri Gruppi caritativi che possono essere presenti in parrocchia (Caritas, Conferenze ecc.) e con i GVV delle parrocchie vicine e con i Gruppi Speciali Vincenziani. Partecipano ai Consigli Parrocchiali e alla Unità Pastorale. Il GVV Parrocchiale deve destare nella comunità il senso di responsabilità, di attenzione, di interessamento verso i meno fortunati: - raccontandosi alla Comunità parrocchiale - facendo conoscere le attività svolte, - presentando chi è il povero che ci sta accanto; quali povertà ci sono nel territorio e quali bisogni - attivando forma di carità concreta (raccolta di fondi finalizzati a progetti, vendite benefiche, mostre, momenti di festa) Tutto ciò il Gruppo lo deve fare rispettando le norme di prudenza, discrezione e delicatezza. Bisogna sempre avere rispetto e riservatezza per tutto ciò che può violare la dignità della persona. Ricordarsi che è importante rendicontare alla Comunità Parrocchiale anche economicamente. Sarebbe molto interessante coinvolgere Gruppi Giovani presenti in Parrocchia per farli avvicinare al mondo del Volontariato Vincenziano; penso a raccolta alimenti, raccolta farmaci, momenti di festa.
GVV e Territorio Il Gruppo deve conoscere bene il territorio in cui opera: - le strutture (Circoscrizione, Servizi sociali, Scuole, Ospedali, Ambulatori, SERT, Dormitori e Mense, Centri per anziani, CAF, Agenzie per il lavoro, ecc.) - i servizi che possono essere utili per realizzare interventi concreti - le agevolazioni e le possibilità di aiuti (bonus, bandi, borse lavoro ecc.) Deve aggiornarsi continuamente su problemi sociali, su risorse tecniche, su strumenti innovativi. Il Gruppo deve allargare le risorse per i poveri operando in rete con tutto ciò che è presente nel territorio (Circoscrizione, Servizi sociali, Gruppi di volontariato presenti nel territorio, Associazioni e Chiesa locale). Il Bene va fatto bene, non si deve improvvisare
Attività dei GVV Le principali attività dei GVV parrocchiali sono: - Centro d ascolto - Visita domiciliare - Distribuzione alimenti Centri ascolto: spazio per accogliere chi ha bisogno di essere ascoltato con attenzione e rispetto. Per ben funzionare occorre stabilire un orario di apertura, (se è possibile dare degli appuntamenti), disporre di una accogliente saletta di attesa e di una stanza per il colloquio. Il colloquio deve avvenire in presenza di due volontari che provvederanno a compilare ed aggiornare la scheda individuale dell assistito. 1 incontro I Volontari devono presentarsi e presentare i GVV ( non siamo quelli che pagano le bollette ) Ascoltano lasciando parlare liberamente e limitando le domande ( non è un interrogatorio ) Comprendono senza farsi influenzare da schemi di giudizio o valori personali Condividono la fatica della persona nel mettersi in gioco in situazione di disagio Incontri in Parrocchia se ne possono fare più di uno prima della presa in carico Obiettivo dei colloqui deve essere quello di analizzare insieme le condizioni di disagio, le difficoltà, le fragilità della persona e della famiglia. Si deve fare emergere le motivazioni della richiesta d aiuto. Dopo aver accolto e ascoltato si inizia un percorso che prevede una prima visita domiciliare.
La visita domiciliare Per aiutare bisogna conoscere, per conoscere quale cosa migliore che andare a visitare gli assistiti nel loro ambiente dove si può dedicare loro più tempo. La visita va preparata; alcune volte è faticosa ed impegnativa, richiede tempo e deve essere svolta da due volontari. Bisogna fare vuoto in noi per lasciare l altro libero di parlare. Non dobbiamo pensare al tempo che passa ma rimanere tutto il tempo necessario; siamo lì per stare accanto con rispetto, ascoltando, condividendo, sostenendo ed essendo capaci di tacere. La visita è partecipazione piena alla vita dell altro, è il modo più facile per intuire i suoi bisogni nascosti e far nascere un rapporto di fiducia. La conversazione, se riusciamo a trasmettere fiducia, diverrà più amichevole e costruttiva, sarà un arricchirsi vicendevole. Non siamo lì per giudicare, ma siamo lì carichi di disponibilità per aiutare. Dobbiamo lasciare la speranza di non abbandonarli; saremo lì ad aiutarli anche con la nostra vicinanza. Dobbiamo essere portatori di speranza per far loro acquisire fiducia in sé stessi e per intravedere possibilità di miglioramento e riscatto. Osserviamo come interagiscono fra loro i componenti della famiglia se sono presenti (mamma figli. moglie marito) Tenere a mente tre valori: - Misericordia: non giudicare, non condannare, non discriminare, non ritenersi migliori - Condivisione: essere una presenza amica e disinteressata. - Speranza: c è sempre una possibilità di riscatto; liberarsi prima dal bisogno immediato e poi da errori e falsi ideali. Dopo la visita si relaziona al Gruppo e con il Gruppo si concordano gli aiuti necessari che andranno sempre dati a nome del Gruppo e non a titolo personale.
La frequenza delle visite la si stabilisce in base ai bisogni; c è sempre il telefono per farsi sentire presenti. Le visite successive possono essere: Visite di amicizia o Visite di servizio Visita di amicizia Va bene fatta anche da un solo volontario. Serve per condividere i problemi sorti, per non farli sentire soli e risvegliare le loro capacità incoraggiandoli La visita può essere anche di compagnia o per offrire un aiuto (anche economico). Visita di servizio Va bene fatta anche da un solo volontario per collaborare nella compilazione di pratiche, per accompagnare dal medico, fare analisi, per assistenza in caso di malattia, ecc.
Distribuzione alimenti Momento delicato che rischia spesso di divenire distribuzione borse senza un momento di rapporto umano. Se mettiamo le persone tutte insieme in fila o nella stessa stanza ad aspettare la consegna del pacco dove va a finire la dignità della persona? Non dobbiamo distribuire borse ma donare del cibo con l attenzione e la delicatezza con cui doniamo qualcosa ad una persona a cui vogliamo bene. Il dono del cibo non deve essere fine a sé stesso ma il mezzo per creare un rapporto umano. Agire con loro ma non per loro Nel nostro agire con le persone in difficoltà dobbiamo fare attenzione di non creare degli assistiti cronici: non faremo loro del bene. Dobbiamo servirli per aiutarli a camminare da soli. Dobbiamo progettare con loro, aiutandoli a crescere coinvolgendoli per renderli partecipi del loro rinserimento. È un lavoro lungo, faticoso, non facile da realizzare. Il nostro ruolo deve diminuire fino a scomparire.