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PARLAMENTO EUROPEO 2014-2019 Documento di seduta 16.9.2014 B8-0121/2014 PROPOSTA DI RISOLUZIONE presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento sulla situazione in Iraq e in Siria e l'offensiva dell'isis, inclusa la persecuzione delle minoranze (2014/2843(RSP)) Cristian Dan Preda, Arnaud Danjean, Jacek Saryusz-Wolski, Elmar Brok, Mariya Gabriel, Andrej Plenković, Tunne Kelam, Francisco José Millán Mon, David McAllister, Michèle Alliot-Marie, László Tıkés, Esther de Lange, Lars Adaktusson, Monica Luisa Macovei, Dubravka Šuica, Jarosław Leszek Wałęsa, György Hölvényi, Davor Ivo Stier, Emil Radev, Philippe Juvin, Gabrielius Landsbergis, Francesc Gambús a nome del gruppo PPE RE\1034779.doc PE537.023v01-00 Unita nella diversità

B8-0121/2014 Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Iraq e in Siria e l'offensiva dell'isis, inclusa la persecuzione delle minoranze (2014/2843(RSP)) Il Parlamento europeo, viste le sue precedenti risoluzioni sull'iraq e sulla Siria, viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" sull'iraq e sulla Siria, viste le conclusioni del Consiglio europeo del 30 agosto 2014 sull'iraq e sulla Siria, viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sull'iraq e sulla Siria, viste la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2170 (2014) e la risoluzione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani S-22/L.1 (2014), viste le dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite sull'iraq e sulla Siria, vista la dichiarazione conclusiva del vertice NATO del 5 settembre 2014, visti gli orientamenti dell'ue sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, approvati il 24 giugno 2013, viste le conclusioni della conferenza di Parigi sulla sicurezza in Iraq e la lotta contro lo Stato islamico del 15 settembre 2014; visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento, A. considerando che la già critica situazione umanitaria e della sicurezza in Iraq e in Siria si è ulteriormente deteriorata a seguito dell'occupazione di parti del loro territorio messa in atto dallo Stato islamico (IS), gruppo terroristico scissionista jihadista legato ad al- Qaeda; che il carattere transnazionale dell'is e dei gruppi terroristici associati rappresenta una minaccia per l'intera regione; B. considerando che la disgregazione del confine iracheno-siriano ha permesso all'is di rafforzare la sua presenza in entrambi i paesi; che, secondo quanto riferito, il 29 giugno 2014 l'is ha proclamato un "califfato" o "Stato islamico" nei territori che controlla in Iraq e in Siria, e che il suo leader, Abdu Bakr al-baghdadi, si è autoproclamato califfo; C. considerando che nelle zone sotto il controllo dell'is e dei gruppi associati sono state commesse gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, tra cui uccisioni mirate, conversioni forzate, rapimenti, vendita di donne, schiavitù di donne e bambini, reclutamento di bambini per attentati suicidi, abusi sessuali e fisici e torture; che l'is è responsabile dell'assassinio dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff e del cooperante David Haines; che le comunità PE537.023v01-00 2/6 RE\1034779.doc

di cristiani, yazidi, turcomanni, shabak, kakai, sabei e sciiti sono un bersaglio dell'is; che moschee, monumenti, templi, chiese e altri luoghi di culto, tombe e cimiteri, nonché siti del patrimonio archeologico e culturale sono stati deliberatamente distrutti; D. considerando che i cristiani in Iraq sono stati recentemente perseguitati, privati dei loro diritti fondamentali e costretti ad abbandonare le loro abitazioni per diventare profughi a causa della loro religione e delle loro convinzioni personali; che il 17 luglio 2014 a Mossul alcuni membri dell'is hanno iniziato a contrassegnare le case dei cristiani con la scritta "Proprietà dello Stato islamico"; che le famiglie hanno ricevuto l'ultimatum di convertirsi, pagare una tassa per la protezione o andarsene, oppure essere uccisi; che, secondo l'organizzazione internazionale Open Doors, il numero dei cristiani in Iraq ha subito un notevole calo, da 1,2 milioni all'inizio degli anni '90 ai 330 000-350 000 attuali; E. considerando che prima dell'inizio del conflitto in Siria nel paese vivevano circa 1,8 milioni di cristiani; che dall'inizio del conflitto i cristiani sfollati sono almeno 500 000; F. considerando che, secondo le stime dell'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), quest'anno vi sarebbero 1,4 milioni di sfollati interni in Iraq e circa 1,5 milioni di persone bisognose di aiuti umanitari; che l'ascesa dell'is ha causato una crisi umanitaria, in particolare l'esodo di massa di civili; che il 12 agosto 2014 l'ue ha deciso di aumentare gli aiuti umanitari all'iraq di 5 milioni di EUR per offrire assistenza di base agli sfollati, portando così i finanziamenti umanitari finora destinati all'iraq nel 2014 a 17 milioni di EUR; G. considerando che, secondo le stime dell'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), vi sarebbero 6,4 milioni di sfollati interni in Siria e, secondo le stime dell'ufficio per gli aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO), le persone bisognose di aiuti umanitari sarebbero 10,8 milioni; che finora nel 2014 l'ue ha contribuito con 150 milioni di EUR in aiuti umanitari destinati alle vittime della crisi siriana; H. considerando che l'ue riconosce l'onere che grava sulla regione del Kurdistan e sul governo regionale del Kurdistan nell'accogliere un gran numero di sfollati interni; I. considerando che l'ue ha ribadito il suo fermo impegno a favore dell'unità, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'iraq; J. considerando che i capi di Stato e di governo che hanno partecipato al vertice NATO del 4 e 5 settembre 2014 hanno dichiarato che la presenza dell'is in Siria e in Iraq rappresenta una minaccia per la stabilità della regione e che le popolazioni siriana e irachena e dell'intera regione hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale per contrastare tale minaccia; K. considerando che le federazioni islamiche francesi, nel loro appello congiunto dell'8 settembre 2014, hanno espresso sostegno per i loro fratelli cristiani e per tutte le altre minoranze della regione, affermando il loro diritto di continuare a vivere in modo dignitoso e sicuro nei luoghi in cui risiedono tradizionalmente, praticando liberamente la loro religione; RE\1034779.doc 3/6 PE537.023v01-00

L. considerando che la promozione della democrazia e il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili, compreso il diritto alla libertà di religione e di credo, sono principi e obiettivi fondamentali dell'ue e costituiscono un terreno comune per le sue relazioni con i paesi terzi; 1. esprime profonda preoccupazione per il rapido aggravarsi della situazione della sicurezza in Iraq e in Siria; condanna fermamente le uccisioni e le violazioni dei diritti umani perpetrate dall'is e dai gruppi terroristici associati in Iraq e in Siria, in particolare nei confronti di cristiani e di altre comunità etniche e religiose e gruppi vulnerabili; sottolinea che i responsabili di tali crimini dovranno rispondere delle loro azioni; 2. condanna fermamente l'assassinio dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff e del cooperante David Haines ad opera dell'is; 3. sottolinea che gli attacchi diffusi e sistematici contro i civili a causa della loro appartenenza etnica o politica, della loro religione, del loro credo o del loro genere possono costituire un crimine contro l'umanità; condanna fermamente qualsiasi forma di persecuzione, discriminazione e intolleranza basata sulla religione e sul credo, nonché gli atti di violenza contro tutte le comunità religiose; sottolinea ancora una volta il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione quale diritto umano fondamentale; 4. esprime sostegno, in particolare, per la comunità cristiana in Medio Oriente, che è vittima di odio e intolleranza religiosa; esprime la sua solidarietà con i membri delle comunità cristiane perseguitate e che rischiano l'estinzione nel proprio paese, l'iraq e la Siria, nonché con le altre minoranze religiose che sono oggetto di persecuzioni; ribadisce e sostiene il diritto inalienabile di tutte le minoranze etniche e religiose che vivono in Iraq e in Siria, compresi i cristiani, di continuare a vivere in modo dignitoso, giusto e sicuro in quello che storicamente e tradizionalmente è il loro paese di origine e di praticare liberamente la loro religione; 5. sottolinea che i crimini commessi contro le minoranze cristiane quali assiri, siriaci e caldei, nonché contro yazidi e musulmani sciiti rappresentano la spinta finale dell'is a una totale pulizia religiosa nella culla della civiltà e del cristianesimo; sottolinea che, al fine di proteggere e salvaguardare le minoranze indigene e di evitare una crisi dei rifugiati di proporzioni ancora più allarmanti, occorre procedere alla creazione di un rifugio sicuro; esprime il suo sostegno alla creazione di un rifugio sicuro per le minoranze irachene, realizzato e protetto sotto l'egida internazionale; osserva che per secoli cristiani e musulmani hanno convissuto nella regione in modo pacifico; 6. respinge senza riserve e considera illegittimo l'annuncio della leadership dell'is, che dichiara di aver stabilito un califfato nelle zone attualmente sotto il suo controllo, e rifiuta l'idea di eventuali modifiche, unilaterali e imposte con la forza, di confini riconosciuti a livello internazionale; sottolinea nuovamente che l'is è soggetto all'embargo sugli armamenti e al congelamento dei beni imposto dalle risoluzioni n. 1267 (1999) e 1989 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e pone in rilievo l'importanza di una rapida ed efficace attuazione delle misure in questione; invita il Consiglio a prendere in considerazione un utilizzo più efficace delle attuali misure restrittive, in particolare per impedire che l'is tragga vantaggio dalla vendita illecita di petrolio o dalla vendita di altre risorse sui mercati internazionali; PE537.023v01-00 4/6 RE\1034779.doc

7. condanna l'uso e lo sfruttamento di giacimenti petroliferi e delle relative infrastrutture da parte dell'is e di gruppi associati, attività che consentono a quest'ultimo di generare redditi considerevoli, ed esorta tutti gli Stati ad avallare le risoluzioni n. 2161 (2014) e 2170 (2014) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che condannano ogni tipo di scambio commerciale, diretto o indiretto, con l'is e i gruppi associati; 8. accoglie favorevolmente l'appello lanciato l'8 settembre da tutte le federazioni islamiche francesi, nel quale si condanna inequivocabilmente e incondizionatamente la strumentalizzazione dell'islam da parte di gruppi terroristi estremisti per giustificare la loro violenza, intolleranza e i loro crimini contro l'umanità; 9. invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Iraq a garantire la protezione della popolazione civile e rispettare gli obblighi che incombono loro in virtù del diritto internazionale umanitario e di quello in materia di diritti umani; chiede che vengano forniti immediatamente sostegno e assistenza umanitaria agli sfollati in Iraq; 10. plaude agli sforzi profusi dagli Stati Uniti e da tutti gli altri Stati contributori per sostenere le autorità irachene nazionali e locali nella lotta contro l'is; si compiace dell'invito degli Stati Uniti a formare una coalizione internazionale contro l'is, la quale è in fase di costituzione; accoglie inoltre con favore la decisione adottata dai membri della Lega araba di approvare la risoluzione n. 2170 (2014) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di prendere tutte le misure necessarie per combattere i gruppi terroristici in Siria e Iraq e collaborare nel contesto di tutti gli sforzi internazionali, regionali e nazionali nell'ottica di ristabilire la pace e la sicurezza nella regione; invita la comunità internazionale ad assistere le autorità irachene affinché garantiscano tutela e aiuti a chi fugge dalle zone colpite dal terrorismo, in particolare i membri di gruppi vulnerabili e di comunità etniche e religiose; invita tutti gli attori regionali a contribuire agli sforzi per promuovere la sicurezza e la stabilità in Iraq; rammenta che, per tutti gli attori regionali così come per l'unione europea, l'impegno e la responsabilità ultimi dovrebbero consistere nel fare il possibile per garantire il ritorno delle minoranze tradizionali e di tutti i cittadini ai loro luoghi d'origine da cui sono stati costretti a fuggire; invita gli Stati membri dell'ue ad assistere le autorità irachene e locali con tutti i mezzi possibili, ivi compresi aiuti militari, affinché contengano e respingano l'espansione terroristica e aggressiva dell'is; 11. accoglie con favore la mobilitazione del centro europeo di coordinamento della risposta alle emergenze e l'attivazione del meccanismo di protezione civile dell'unione europea, su richiesta del governo iracheno; si compiace dell'assistenza umanitaria dell'ue a favore di Iraq e Siria; 12. invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria, in particolare il regime siriano, a garantire la protezione della popolazione civile e rispettare gli obblighi che incombono loro in virtù del diritto internazionale umanitario e di quello in materia di diritti umani; evidenzia che una soluzione duratura richiede urgentemente una transizione politica in Siria; 13. invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria a rispettare il mandato della Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite e a garantire la sicurezza e la libertà di movimento delle truppe ONU, comprese quelle degli Stati membri dell'ue; condanna la RE\1034779.doc 5/6 PE537.023v01-00

detenzione da parte di un gruppo armato di 45 caschi blu provenienti dalle Figi; si compiace del loro rilascio avvenuto l'11 settembre 2014; 14. si compiace della decisione di singoli Stati membri di rispondere positivamente alla richiesta delle autorità regionali curde riguardo alla fornitura urgente di materiale militare; sottolinea che tali risposte riflettono le capacità e le legislazioni nazionali degli Stati membri e godono del consenso delle autorità nazionali irachene; invita gli Stati membri che stanno fornendo materiale militare alle autorità regionali curde a coordinare i relativi sforzi e a mettere in atto misure di controllo efficaci per impedire una diffusione incontrollata; 15. ribadisce la sua preoccupazione per il fatto che centinaia di combattenti stranieri, tra cui cittadini degli Stati membri dell'ue, hanno partecipato all'insurrezione dell'is; invita gli Stati membri ad adottare misure adeguate per impedire ai combattenti di lasciare il loro territorio, in linea con la risoluzione n. 2170 (2014) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonché a sviluppare pratiche comuni per i servizi di sicurezza per quanto concerne il monitoraggio e il controllo dei jihadisti; chiede inoltre una cooperazione nell'ue e sul piano internazionale al fine di intraprendere le azioni legali del caso nei confronti delle persone sospettate di essere coinvolte in atti di terrorismo; 16. accoglie favorevolmente la formazione di un nuovo governo inclusivo in Iraq e l'adozione del programma ministeriale, e si congratula con Haider al-abadi per la sua conferma nel ruolo di primo ministro del paese; sostiene gli sforzi del primo ministro intesi a ultimare la formazione del governo; evidenzia che l'unità, la sovranità e l'integrità territoriale dell'iraq sono essenziali ai fini della stabilità e dello sviluppo economico del paese e della regione; 17. appoggia la richiesta avanzata dal Consiglio dei diritti umani all'ufficio dell'alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di inviare con urgenza una missione in Iraq per indagare su tutte le violazioni e gli abusi del diritto internazionale dei diritti umani commessi dall'is e dai gruppi terroristici e accertare i fatti e le circostanze di tali abusi e violazioni, al fine di evitare l'impunità e assicurare la piena responsabilità; 18. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al rappresentante speciale dell'ue per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al Consiglio dei rappresentanti dell'iraq, al governo regionale del Kurdistan, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano. PE537.023v01-00 6/6 RE\1034779.doc