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PER NON DIMENTICARE 27 gennaio 2017 La III H incontra la signora Raffaella Lorenzi Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi Oggi, 24 Gennaio, sono andato insieme alla mia classe in aula video per un incontro con Raffaella Lorenzi, la figlia di un deportato, Cesare Lorenzi. Ci ha parlato di ciò che è successo a suo padre durante il periodo del Nazismo in Germania e il suo terribile soggiorno nel lager di Mauthausen.

Sull incontro il mio parere è che Raffaella Lorenzi sia una persona piena di vitalità e sicuramente è colma di cose da raccontare sulla sua vita. Questa signora si sa esprimere molto bene e fa capire proprio nei minimi dettagli ogni concetto che esprime quando racconta. È stata una giornata magnifica e mi ha fatto riflettere molto su quello che è successo durante la 2 Guerra Mondiale agli ebrei e a tutte le persone deportate nei campi di concentramento. Luca Bettani Ieri è stato bellissimo. E venuta una signora a raccontarci la sua storia. Parlava in modo chiaro e comprensibile. Non immaginerei che una bambina di nove anni abbia visto tutto questo. MI dispiace tantissimo per la bambina che adesso è anziana. Lei ha ripetuto alla fine del suo racconto Prima i beni comuni, poi gli interessi personali. Faith Del Rosario Quando la signora Raffaella raccontava mi trascinava dentro la sua storia, di quando aveva dieci anni e suo padre fu arrestato e messo nei campi di concentramento. Una cosa che non sapevo è che i Kapò comandassero a bacchetta i prigionieri e che, per qualunque cosa sbagliassero, venissero pestati e fucilati. Non pensavo proprio che l essere umano potesse raggiungere questi livelli. Simone Caniatti Mi è piaciuta molto soprattutto l espressione con cui raccontava i fatti, mostrandoci alcuni documenti, ma era molto importante e interessante anche la sua storia. Michelle Mendoza Io ho capito che i campi di concentramento non si trovavano solo in Germania, ma anche in Austria e in Italia e anche che esistevano le marce della morte, che quando i prigionieri si spostavano da un campo di concentramento all altro, per esempio da Aushwitz a Mauthausen, i prigionieri, oltre che camminare al gelo, dovevano trainare i carri dei nazisti e se qualcuno non ce la faceva gli sparavano.

Secondo me i campi di concentramento erano delle vere e proprie torture e in questi campi non venivano mandati solo Ebrei e oppositori politici, ma anche omosessuali e rom. Andrea Arleo L incontro con la signora Raffella Lorenzi è stato molto bello e mi è piaciuto un sacco. E stato molto interessante e ho anche imparato molte cose che prima non sapevo. Mi ha colpito molto ed ero anche dispiaciuta per quello che è successo a suo padre. La signora ci ha fatto capire che aiutando la gente facciamo un gesto bello. Sono dispiaciuta per tutte le persone che sono morte torturate, aggredite, fucilate o anche peggio. E stato davvero interessante. Nicole Credito una cosa che mi ha colpito è stata la tipologia di persone che venivano deportate, anche se già di alcune ero a conoscenza, ma soprattutto il viaggio di suo padre, che era passato per molti campi, facendo lunghe camminate, dette marce della morte, perché chiunque fosse caduto o si fosse fermato sarebbe stato ucciso. Questa storia l ho trovata commovente e molto molto interessante e unica. Marika Albore Oggi a scuola è venuta una signora a raccontarci una storia, la sua storia, o meglio quella di suo padre. Ha iniziato parlandoci dei campi di concentramento, dei simboli dati ai prigionieri e di chi veniva fatto prigioniero. Poi ci ha parlato della storia di suo padre. Il suo nome era Cesare Lorenzi, un antifascista che venne incarcerato dopo uno sciopero, e dopo molti trasferimenti da un carcere all altro iniziò la sua odissea verso i campi di concentramento. Avevo nove anni e ricordo che un soldato tedesco lo fece scendere dal carro bestiame. Rimanemmo insieme una decina di minuti. Risalito sul vagone merci papà si affacciò dal finestrino con un calice di vino bianco, ci fece coraggio e la promessa che, a guerra finita, ci avrebbe raggiunto. Viva l Italia furono le ultime parole di papà. Ancora oggi quell immagine mi dà forza!» Mi è piaciuto molto soprattutto perché mi ha riportato in mente molte storie, che mi furono raccontate dai miei nonni. Niccolò Rossi Il giorno 24 gennaio è venuta a scuola una signora a raccontarci la storia di suo padre, deportato nei campi di concentramento e di sterminio come oppositore politico, durante la seconda guerra mondiale. Lei racconta come ha vissuto personalmente questo evento drammatico e come suo padre abbia lottato per sopravvivere nei lager. Da come raccontava questa esperienza nei minimi particolari mi sono emozionata ed impressionata molto. Questo incontro, dove ho potuto ascoltare il dolore e la tristezza purtroppo reali provati da lei, mi ha fatto capire quanto sia importante la vita e combattere per essa. Sara Bertini

Per me la storia della signora Lorenzi è stata molto interessante. La storia è bella, ma anche triste e sembra un film. La signora Lorenzi per me è molto coraggiosa e anche intelligente, perché era ancora piccola quando ha saputo quelle cose. Da come parla si vede che ama tanto suo padre. Princess Perez Raffaella scoprì che come prima cosa i deportati venivano suddivisi in due gruppi, cioè chi poteva lavorare e chi no, vecchi e bambini sotto i dodici anni. Chi non poteva lavorare era mandato dentro le camere a gas dove veniva ucciso e successivamente venivano estratti i denti d oro e poi bruciato. Chi poteva lavorare invece era prima privato dei suoi averi, poi il suo nome era cambiato con il numero di matricola che cambiava di volta in volta che si cambiava il campo; poi venivano tagliati i capelli ed infine assegnato un simbolo, come quelli in figura. I deportati venivano controllati e poi picchiati, poi fatti lavorare anche 18 h al giorno. Lorenzo Ciudinu E stato strano sentire la testimonianza di chi la storia l ha vissuta e non solo studiata come me. Questa è stata una esperienza che ricorderò per sempre, ho imparato cose che prima non sapevo oppure le cose che conoscevo già si sono messe insieme come un puzzle. Mi è piaciuto molto il fatto che la signora non raccontava la sua storia con rimpianto o risentimento, anzi, la signora raccontava in modo positivo i suoi ricordi del padre mettendoli sullo stesso piano della tristezza degli avvenimenti che ha vissuto. Erin Kone Oggi all incontro con la signora Raffaella Lorenzi ho scoperto molte cose che io non sapevo. Una delle cose che mi ha colpito di più è stato il fatto che i deportati, alla loro entrata nei campi di lavoro, venivano disinfettati con pennellate di un tipo di acido, usato principalmente per uccidere i topi. Ho scoperto inoltre che nelle camere a gas la sostanza che veniva rilasciata non era gas velenoso direttamente, bensì erano piccole pietre che si mescolavano con l acqua per terra, dando vita così a del gas letale per l uomo. Ci volevano circa 30 minuti per far morire tutti i presenti nella stanza.

Grazie a questo incontro ho riflettuto e ho capito meglio la vita stressante di tutti i deportati durante l Olocausto. Sapevo che erano trattati molto male, ma non fino a questo punto. Fortunato Porcino La signora ha introdotto il discorso parlandoci dei vari tipi di deportati e dei simboli assegnati a ognuno di essi: il triangolo rosso stava addosso agli oppositori politici, il triangolo verde per i delinquenti, il triangolo blu per gli apolidi, i rifugiati della guerra Repubblicana di Spagna, il triangolo viola per i testimoni di Geova, il triangolo rosa per gli omosessuali, il triangolo marrone per i rom, la stella gialla che stava addosso agli ebrei e infine il triangolo giallo e rosso che andava addosso agli oppositori politici ebrei. Poi ci ha parlato dei lunghi viaggi che facevano i deportati, a volte a piedi per tantissimi chilometri e altre in treno in pessime condizioni. Salvatore Raucci Il racconto di Raffaella Lorenzi è stato molto interessante, soprattutto perché non raccontava soltanto, ma faceva anche vedere foto e documenti. Inoltre mi ha fatto scoprire diverse cose, ad esempio non sapevo come funzionavano le camere a gas, dell esistenza dei kapò e anche molti altri dettagli sulla vita nei lager. Gabriele Villa La giornata di oggi è stata molto interessante, non solo per la storia che ci ha raccontato la signora Raffaella Lorenzi, ma anche per il modo in cui l ha raccontata, aveva un certo fascino nel parlare e ti colpiva molto. Prima d ora non avevo mai capito la gravità delle condizioni di vita che c erano a quel tempo nei campi di concentramento. Mentre oggi la signora Raffaella Lorenzi raccontava la storia di suo padre, Cesare Lorenzi, provavo ad immedesimarmi nei panni di lui, ma non mi arrivava nulla, quando invece ho provato ad immaginare che ci fossi io là ho capito veramente il terrore che c era in seguito a questi atti. Una delle tante cose che mi ha colpito sono state le docce a gas. Infine mi ha fatto molto piacere che la signora abbia voluto condividere con noi la sua storia, quella di suo padre e quella di tutta la sua famiglia e mi è piaciuto molto l entusiasmo con cui lo ha fatto. Marina Azer Oggi è venuta una signora di nome Raffaella Lorenzi a parlarci di suo padre che era un deportato.

Ci ha parlato di tutti i viaggi che ha fatto suo padre quando veniva trasferito in vari campi di concentramento. Una volta è riuscito a lanciare un bigliettino con scritto dove andava e dove viveva sua moglie, quindi un uomo lo ha raccolto e lo ha portato alla moglie. Mi è piaciuto perché una signora di una certa età ci è venuta a parlare di una cosa così brutta. Mattia Gallo