I PIÙ POVERI, MOTORI DEI DIRITTI DELL UOMO



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Transcript:

I PIÙ POVERI, MOTORI DEI DIRITTI DELL UOMO Comunicazione scritta presentata agli Incontri organizzati dal Presidente della Repubblica e dal governo francese, 30-31 maggio 1985, a Parigi. In questa occasione piazza del Trocadéro è stata battezzata dal Presidente François Mitterrand, Sagrato delle Libertà e dei Diritti dell Uomo I Diritti dell uomo formano un tutto i cui elementi sono legati in modo indissolubile : se un solo diritto è negato, tutti gli altri sono compromessi. Per questo, la grande povertà, la miseria, la carestia rappresentano le violazioni più riprovevoli di tutte. I Diritti dell uomo non sono affare soltanto degli Stati individuali, ma affare della comunità internazionali, della comunità degli Stati ma anche di quella degli uomini e dei popoli. 1) Le libertà politiche, una priorità provvisoria All uscita della seconda guerra mondiale, il mondo occidentale era preso da una corrente di opinione profonda: mai più dittatura, totalitarismo, oppressione politica, olocausto razzista! Da ciò un vero salto in avanti, fra i popoli e i governi, in materia di Diritti dell uomo. Una visione dei Diritti dell uomo già globale: non si ignorava che a fianco dei diritti politici, non bisognava dimenticare i diritti inalienabili nei domini economico, sociale e culturale. Durante i primi quindici o venti anni seguenti la Dichiarazione del 1948, però, lo spirito degli uomini e dei loro dirigenti politici soprattutto nei paesi industriali che davano il la all Onu in modo significativo restava segnata dall orrore delle guerre e delle carneficine fasciste. Ciò li spinse ad impegnarsi in quello che poi si è dimostrato un doppio malinteso: 1)Bisognava dare priorità alle libertà civili e politiche. 2)Il che era tanto più facile che, per assicurare queste libertà, era sufficiente ai governi di astenersi, piuttosto che di dovere iniziare qualcosa. Era sufficiente lasciare i cittadini liberi di pensare e di esprimersi, di organizzarsi in partiti e di partecipare a delle elezioni democratiche. Non costava niente agli Stati, mentre l applicazione dei diritti economici e sociali esigeva delle iniziative volontarie, un impegno in luogo di un astensione; un impegno costoso per cui i paesi in via di sviluppo non avevano ancora i mezzi. Doppio disprezzo, di cui il mondo eppure non ha sempre saputo disfarsi, anche se oggi emergono dei dubbi e un vero disagio. Non rimproveriamo certo alle Nazioni Unite di aver voluto fare, dei Diritti dell uomo, uno strumento per la pace, prima ragione d essere dell Onu nel 1945. Non rimproveriamo loro, nella loro preoccupazione di non volere più vedere scoppiare guerre e genocidi, di avere voluto prendere delle scorciatoie. Le sole libertà civili e politiche come primo

baluardo contro la violenza delle armi e dei campi di concentramento, era un idea legittima in un certo momento della storia. Ciò di cui ci lamentiamo, è che a forza di riconoscere una priorità che doveva essere provvisoria, il mondo ne ha fatto in qualche modo il parametro unico dell applicazione di tutta la Dichiarazione del 1948. Le libertà politiche, da piccola parte di un insieme di diritti inalienabili, sono divenuti quasi la sola via verso un mondo di giustizia. Questo ha paralizzato sia il pensiero che i progressi effettivi. A titolo di esempio, la Commissione dei Diritti dell Uomo, che ha sede all Onu di Ginevra, ha per compito l esame della situazione dei Diritti dell Uomo nelle differenti regioni del mondo e degli sforzi normativi e incitativi per far rispettare meglio su scala universale, le libertà e i diritti fondamentali dell uomo 1. Un Comitato speciale ha per missione di studiare le violazioni dei Diritti dell Uomo dove esse si producono. Ora, quando si seguono i lavori della Commissione e degli organi sussidiari, si constata che si tratta essenzialmente di studiare alcune situazioni nazionali dal punto di vista delle libertà politiche e dell eguaglianza delle etnie o delle razze di fronte a tali libertà (l anti-razzismo, per evidenti ragioni, prende un posto importante in questa serie di preoccupazioni). Messi da parte i rapporti nazionali degli Stati firmatari del Patto sui i diritti politici (studiati a porte chiuse), la Commissione prende in esame lo stato delle libertà in paesi come l Afghanistan, il Cile, El Salvador, Grenada, il Guatemala, l Iran, la Kampuchea 2, la Namibia, il Sud-Africa, il Sahara Occidentale. Senza dimenticare la Polonia né Cipro Questi esami dei paesi sono completati dagli studi di alcuni temi, ma quali? Razzismo e discriminazione razziale, intolleranza religiosa, schiavitù, tortura, arresti abusivi, violazioni flagranti del diritto alla pace, indipendenza e imparzialità del potere giudiziario, per non citare che i più importanti. A leggere i verbali dei dibattiti, è sempre la libertà politica a prevalere, anche se, da essa, si giunge poi a parlare in questa prospettiva di un diritto, per esempio, all istruzione o al lavoro. Questo restringimento degli approcci e del pensiero stesso sui Diritti dell uomo non poteva continuare a soddisfare i veri difensori di una visione dell uomo soggetto di diritti assoluti. Abbiamo visto così comparire delle aperture, nella Commissione, come nel Centro dei Diritti dell Uomo, all Onu a Ginevra. Abbiamo visto introdurre, progressivamente, dei temi che rompono in qualche modo con la tradizione stabilita: bambini, lavoratori migranti, minoranze etniche o popolazioni autoctone. Non era ancora un vero decollo verso degli orizzonti nuovi, ma per lo meno i Diritti del Bambino invitavano ad un approccio meno spezzettato. Più audace ancora, la decisione della Commissione di interessarsi ad un nuovo ordine economico internazionale e al diritto allo sviluppo. La Commissione, non lo scordiamo, è composta da giuristi membri indipendenti. Essi non vengono istruiti dai loro governi. Se ci atteniamo però alla corrente dei loro sforzi, si può pensare che essi rimangano, malgrado tutto, debitori non soltanto di una disciplina (il diritto, certo, ma soprattutto il diritto politico, il diritto pubblico, il diritto internazionale ). 1 E in questi termini che sono stati riaffermate le preoccupazioni della Commissione e dei suoi organi specializzati, durante la sua sessione annuale del 1985. 2 Nome della repubblica popolare sorta in Cambogia, nel 1979, dopo l invasione vietnamita che rovesciò la dittatura dei Khmer rossi.

Restano anche debitori di una storia, di quella che ha messo tutto il peso sulle libertà civili e politiche, a discapito di tutti gli altri e molteplici Diritti dell uomo. Anche nella Commissione, principale strumento di riflessione e di salvaguardia dei Diritti dell uomo nel sistema dell Onu, gli abusi linguistici sono oggi sempre più flagranti. Vi si parla costantemente di Diritti dell uomo, quando si intendono invece unicamente i diritti politici. I governi, e soprattutto, l opinione, fanno, spesso ancora, altrettanto. Ciò diviene decisamente preoccupante, quando si tratta di quel dominio ultimo di interesse dell Onu in materia di Diritti dell Uomo in cui sono compresi: l informazione del pubblico, l educazione ai Diritti dell Uomo nelle scuole,, le borse di formazione, i servizi consultivi. Abbiamo esaminato i programmi, i testi di informazione, le linee di condotta dei servizi consultivi. Tutto vi è tinto dello stesso equivoco: cioè che la libertà di pensare, di parlare e di organizzarsi riassuma l essenziale, poco importa che i soggetti di questo diritto politico muoiano di fame, non abbiano mai imparato a leggere, siano privati di ogni mezzo di comunicazione 2) La miseria, la violazione più profonda e più totale dei Diritti dell Uomo Bisogna rallegrarsi tanto più di avere visto comparire, in mezzo ad un ordine del giorno ancora relativamente disparato e confuso per il 1985, la seguente aggiunta, inattesa per il grande pubblico: questione del godimento effettivo in tutti i paesi dei diritti economici, sociali e culturali proclamati dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell Uomo e dal Patto relativo ai diritti economici, sociali e culturali, e studio dei problemi particolari che i paesi in via di sviluppo incontrano nei loro sforzi miranti alla realizzazione dei diritti dell uomo, cioè: a) problemi relativi ai diritti ad un livello di vita sufficiente; diritto allo sviluppo; b) effetti che l ordine economico internazionale importato, attualmente esistente, esercita sulle economie dei paesi in via di sviluppo, ed ostacolo che ciò rappresenta per la messa in atto dei diritti dell uomo e delle libertà fondamentali. In un linguaggio che risente di un certo gergo internazionale, è dei Diritti dell uomo di fronte alla povertà che si sta trattando. Non bisogna forse farsi un immagine esagerata del progresso che così sembra profilarsi. Il diritto allo sviluppo, l ordine economico nuovo erano già apparsi nelle discussioni. Dobbiamo tutto ciò ai paesi in via di sviluppo, soprattutto alla pressione dei 77 paesi non allineati. La loro prima motivazione resta la rimessa all ordine del giorno del Nuovo Ordine economico, la cui messa in dibattito i paesi industrializzati vorrebbero respingere. Non siamo ancora ad un rinnovamento da cima a fondo dei nostri approcci all ideale dei Diritti dell uomo e della sua realizzazione. Ammettiamo di essere in un periodo di dubbio: meno sicuri delle nostre concezioni, le nostre democrazie occidentali un po meno convinte di avere successo e di poter fare la lezione agli altri. E dovere riflettere sui diritti degli Stati in via di sviluppo ha certamente aperto la via verso quella che potrebbe diventare una riflessione nuova, finalmente globale, sull insieme dei diritti assoluti di tutti gli uomini. Ammesso che noi osiamo affermare, una volta per tutte, che

questi diritti non rappresentano una lista in cui scegliere le nostre priorità secondo le nostre convenienze. Ammesso che, al contrario, si tratta proprio di un programma coerente. Abbiamo fiducia che il mondo ci arriverà, ma non lo farà abbastanza velocemente, se i difensori dei Diritti dell uomo non iniziano ad intraprendere un azione concertata. È vero che nel corso degli anni Sessanta, si è fatta strada l idea che la pace non potrebbe essere assicurata senza degli sforzi considerevoli di sviluppo. Negli anni Settanta, questo pensiero si è ancora affinato. Per assicurare la pace, lo sviluppo doveva essere giusto, i suoi profitti spartiti equamente fra i popoli e, anche, fra le differenti parti che compongono ciascun popolo. Si è disegnata all orizzonte un immagine più precisa di interdipendenza fra pace, sviluppo e Diritti dell Uomo. Essa annunciava anche un immagine più netta della interdipendenza necessaria dei Diritti dell uomo fra di loro. Abbiamo iniziato ad osare nel dirci che senza istruzione, senza lavoro, senza mezzi sufficienti per combattere la carestia, la malnutrizione, la salute vacillante, senza possibilità concrete di informarsi, di comunicare né di organizzarsi, le libertà fondamentali sarebbero rimaste lettera morta per i poveri. E questo, in tutti i paesi. La congiuntura politica internazionale però, tanto quanto quella economica, restano poco favorevoli per una proclamazione pubblica. Poiché quest ultima arriverebbe a dire che, in fin dei conti, la miseria è la violazione più grave, perché è la più profonda e la più totale dei diritti inalienabili nella vita di un uomo, di una famiglia, di una popolazione. Pensiamo alla rimessa in questione di tutto un passato di discussioni internazionali che provocherebbe la triplice affermazione secondo cui: i Diritti dell uomo formano un tutto i cui elementi sono legati in modo indissolubile: se un solo diritto è negato, tutti gli altri sono compromessi; per questa stessa ragione, la grande povertà, la miseria, la fame rappresentano le violazioni più riprovevoli di tutte; e, infine, così, i Diritti dell uomo non sono affare solo degli Stati individuali, ma affare della comunità internazionale; della comunità degli Stati ma anche di quella degli uomini e dei popoli. I cittadini olandesi o francesi sarebbero considerati corresponsabili della realizzazione dei Diritti dell uomo in Burkina Faso o in Belize. E questa corresponsabilità non si tradurrebbe in discorsi in favore delle libertà politiche, ma nella condivisione concreta dei propri beni materiali, della propria istruzione o della propria salute. Condivisione che i cittadini dei paesi ricchi dovrebbero allora pensare a mettere in pratica più intensamente fra di loro. Poiché nei paesi industriali, l analfabetismo dei bambini nei quartieri più poveri, il rifiuto del diritto di allevare i propri figli alle famiglie più devastate dalla disoccupazione cronica, dalle espulsioni e dal rifiuto di accordare un tetto decente a delle famiglie senza garanzia di risorse, dovrebbero essere infine riconosciuti come altrettanti dinieghi dei Diritti dell uomo. Proprio come sono dinieghi l assenza di formazione professionale dei lavoratori più poveri e la dipendenza infamante che quasi tutti i nostri sistemi di aiuto sociale o di assistenza pubblica per le famiglie più totalmente sprovviste, provocano. Come è un grave diniego del diritto, il fatto che circolino liberamente nei servizi pubblici dei dossier su queste famiglie, dei quali neanche loro sono a conoscenza. 3) Sradicamento della miseria e progresso dei Diritti dell Uomo, una sola lotta

Diniego dei diritti proclamati nella Dichiarazione dell Onu ma anche di quelli compresi nella Carta Sociale del Consiglio d Europa : solo questa Europa di Strasburgo osa dire di volere progredire verso una nuova concezione di tutti i Diritti dell uomo. E solo il Presidente della Repubblica francese ha osato, fino ad oggi, sostenere pubblicamente questa evoluzione. Nel 1981 il sig. François Mitterrand ha in effetti affermato, davanti al Consiglio dei Ministri, che «i Diritti dell uomo devono essere applicati a questo Quarto Mondo in cui si è poveri, di generazione in generazione». Il Segretario Generale del Consiglio d Europa si è fatto carico di questa affermazione, il cui carattere coraggioso e innovativo non si può negare. Del resto né altri dirigenti, né i mass media hanno creduto bene di far notare questa azione, all epoca. Quando il Movimento internazionale ATD Quarto Mondo ha lanciato, nel 1982, il suo appello ai Difensori dei Diritti dell uomo, denunciando la miseria come la più grave delle violazioni, è ancora in Francia che si raccolse la maggior parte delle 232.500 firme. Erano ancora i francesi a mostrarsi come i più desiderosi di spingere più avanti l analisi e la realizzazione dei diritti inalienabili. I cittadini di altri paesi però li seguirono in un numero, malgrado tutto, convincente. L Europa sembra pronta per una nuovo dibattito. Ciò è tanto più importante, in quanto essa stessa fu all origine degli spregi e delle paralisi di cui abbiamo parlato. Non si sono forse sempre lamentati, i dirigenti e i popoli di altri continenti, quelli dell Africa sub-sahariana, per esempio, di non essere stati rappresentati al tavolo intorno al quale si negoziò la Dichiarazione del 1948? Non sono sempre stati tentati di proporre altre concezioni, altri articoli, un altro equilibrio ed altre priorità nella loro applicazione? E se li lasciassimo, infine, esprimere il cuore del loro pensiero? E se lasciassimo parlare anche i più poveri dei paesi industrializzati? Neanche loro erano rappresentati ai lavori preparatori della Dichiarazione dei Diritti dell Uomo. Quarant anni di Nazioni unite ci hanno mostrato sicuramente dei progressi, in materia di pace, di partecipazione democratica, di sviluppo e di Diritti dell uomo. In questo momento però, siamo come in un impasse, segniamo una battuta d arresto. E segnare così il passo, non è mai soltanto un fermarsi. È un paralizzarsi e un regredire. Non è il tempo di rialzarci? Non dobbiamo celebrare il quarantesimo anniversario dell Onu enumerandone i buoni risultati. La storia dell umanità ci dice che quest ultimi possono benissimo volatilizzarsi, se non li custodiamo. Ci dice anche che la salvaguardia dei valori dell Onu non sta nel mantenimento dello statu quo, ma nei progressi. Ora, in questo preciso momento della nostra storia, dove starebbero i progressi nei Diritti dell Uomo, se non nella loro estensione ai poveri? Questa estensione ci obbliga a ripensarli interamente nei confronti della miseria nel mondo. Allo stesso modo, dove starebbe l avanzamento in materia di lotta contro la povertà, se non in una preoccupazione più fattiva, di vedere che i poveri divengono veramente soggetti privilegiati dei Diritti dell uomo? Solo i più poveri possono darci tutto il significato dei diritti inalienabili, tutto lo sforzo da intraprendere in vista di farli rispettare. Solo la corretta comprensione dei diritti inalienabili ci può far cogliere tutto ciò che la miseria ha di totalmente inaccettabile, in confronto agli ideali proclamati dell Onu.

Non bisognerebbe tardare, forse, a mettere in cantiere, in Francia e nel mondo, gli sforzi dei prossimi quaranta anni delle Nazioni unite e dei Diritti dell Uomo.