Corso di sociologia 2008-09



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Transcript:

Corso di sociologia 2008-09 A cura di Daniela Teagno Riferimenti bibliografici: Giddens, Sociologia, Il Mulino, Bologna, 1991. AA.VV., Violenza contro le donne. Percezioni, esperienze e confini. Rapporto sull area Urban di Torino, giugno 2004. 1

Genere e violenza La violenza contro le donne La violenza di genere Questo fenomeno ha ancora oggi scarsa visibilità. Il tema della discriminazione e della violenza contro le donne merita momenti e iniziative di riflessione e sensibilizzazione.

Il concetto di violenza di genere (1) La ricerca femminista aveva studiato e sottolineato la violenza sulle donne che emerge nelle relazioni intime, svelando come terminologie come violenza in famiglia, abuso coniugale nascondano l aspetto di rapporto di genere, ovvero la direzione sessuata della violenza, richiamando un concetto neutro, simmetrico di violenza (tra coniugi). Si tratta invece di violenze di uomini contro le donne. 3

Il concetto di violenza di genere (2) L espressione si è diffusa a livello internazionale a partire dalla Conferenza ONU sulle donne (Pechino, 1995) ed è stata adottata dall OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): include non solo la violenza fisica, ma anche abusi di tipo psicologico o sessuale, nonché forme di esclusione e prepotenze, quali le molestie e i ricatti sul luogo di lavoro. Questa interpretazione più estesa, che riprende la prospettiva di genere (collegata originariamente al femminismo) nello studio dei fenomeni sociali, consente di tracciare un filo rosso tra i diversi tipi di violenza, tra intimi, coniugi, ma anche tra estranei. 4

Alcune teorie interpretative Non pochi approcci portano argomenti a favore di interpretazioni che la prospettiva femminista considera stereotipi ma che al contrario esprimono ancora oggi il punto di vista prevalente di tecnici addetti ai lavori, psicologi, medici ecc. e a volte persino le donne che subiscono violenza. Vediamo, molto schematicamente, i due principali orientamenti: il modello psico-patologico e l approccio biologizzante. 5

Il modello psico-patologico Orientamento (primi anni 60) di psichiatri e psicologi, maschi, che collocano la violenza nella categoria della patologia, fuori dalla normalità. La causa è fatta risalire a mogli aggressive, dominanti, frigide oppure troppo deboli e dipendenti, o all interno di una relazione sado-masochista accettata. =>Interpretazione da un lato rassicurante: violenza estranea alle regole sociali, patologia incidentale che scatena eventi eccezionali e oggetto di arretratezza. =>ma anche colpevolizzante la donna che ha subito violenza, con un tentativo di psicologizzare la donna per cui è lei il referente per un intervento di tipo psichiatrico. 6

L approccio biologizzante La violenza qui non è l eccezione ma la regola, nel senso che le pulsioni maschili sono ritenute incontrollabili, neuronali, facilmente attivabili e perciò ampiamente legittimate. =>Interpretazione totalmente deresponsabilizzante il comportamento maschile, => alla ricerca di colpa in atteggiamenti e comportamenti femminili.

Genere e potere Il riconoscimento dell importanza del genere dei soggetti implicati nelle relazioni violente ha significato chiamare in causa i rapporti di potere tra uomini e donne. In base a questa concezione, la violenza contro le donne scaturisce dalla disuguaglianza di potere tra uomini e donne: i primi ne hanno di più, le seconde ne sono le vittime. 8

Violenza strutturale La violenza trova origine nella società, nella cultura prima che negli individui. Si colloca nel quadro di una società patriarcale che costruisce le regole e i modelli di riferimento, per la socializzazione ai ruoli di genere, in modo diseguale e squilibrato. Costituisce un mezzo di controllo sociale e di coercizione. Si tratta di in fenomeno multifattoriale, composto da aspetti politici, sociali, culturali, interazionali ed individuali, strettamente interconnessi e interagenti. 9

La teoria femminista Tale approccio (che riconosce nella violenza un problema sociale diffuso), adottato anche in sociologia, contesta i modelli psicopatologici e bonificanti la famiglia normale o quelli biologizzanti ( gli uomini sono fatti così, perciò senza colpa). La prospettiva femminista sostiene che ognuno è responsabile dei propri atti e che la responsabilità della violenza non è condivisibile tra aggressore e vittima.

Dalla teoria alla pratica La prospettiva femminista non si è limitata alla teoria, fin dall inizio si è accompagnata alla ricerca di soluzioni, alla realizzazione di forme di autoaiuto delle donne che si riconoscono come soggetto collettivo, a partire dalla costruzione delle prime case di accoglienza, rifugi (il primo a Londra, 1971), telefoni rosa. 11

Basta questo? Sembra di poter dire di no. I rapporti di potere tra uomini e donne, seppure storicamente sedimentati, sono oggi anche in forte trasformazione. In questa conflittualità, le donne non possono essere considerate solo come vittime. L approccio di genere oggi riconosce un ruolo attivo delle donne, una loro forza, dunque una loro responsabilità e capacità di domande femminili di cittadinanza rispetto alla definizione pubblica dell identità di genere e di reciprocità alla regolazione della vita privata.

La violenza in Italia Oggi la violenza in Italia è ancora molto diffusa. Secondo l ISTAT nel 2006 le vittime di sola violenza fisica o sessuale sono stimate oltre 6 milioni 750 mila (tra i 16 e 70 anni). Si tratta di atti violenti diffusi all interno della famiglia; l autore è spessissimo il marito, il fidanzato,il padre, e solo raramente un soggetto estraneo. Il fenomeno attraversa tutte le classi sociali.

Tre grandi tipi di violenza quella fisica, in scala graduata (minaccia di essere colpita fisicamente, essere spinta, afferrata o strattonata, essere colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci o a morsi, tentativi di strangolamento,soffocamento, ustione, minaccia con armi); quella sessuale, dove la donna è costretta a fare/subire contro volontà atti sessuali di diverso tipo (da baci/carezze imposti, palpeggiamenti, esibizionismo allo stupro, tentato stupro, rapporti sessuali con terzi, ecc.); quella psicologica, con forme di denigrazione, intimidazioni, controllo dei comportamenti, forti limitazioni economiche da parte del partner.

Che fare? Si tratta di agire sulla dimensione della costruzione sociale della violenza se si vuole intervenire in termine di prevenzione all interno delle tecniche della riproduzione culturale, della socializzazione dei giovani e delle giovani che ancora legittimano le relazioni aggressive e non informate alle pari opportunità con l obiettivo di trasformare soggetti passivi e deresponsabilizzati in soggetti attivi, capaci, coinvolti in una relazione conflittuale, distorta ma sempre nuovamente negoziabile. 15