TEMESA IL NUOVO NOME DI CAMPORA? Per capire da cosa fosse costituito l agglomerato urbano della frazione di Campora San Giovanni, sul finire degli anni trenta, basta consultare il volume Lucània e Calàbria della Guida D Italia edito nel 1938-XVI dalla Consociazione Turistica Italiana, oggi Touring Club Italiano (ma proibito chiamarlo club nel 1938... Basta con gli abiti da società, coi tubi di stufa, le code, i pantaloni cascanti, i colletti duri, le parole ostrogote). La guida così descrive il territorio a sud di Amantea, visto dal treno, d'altronde la statale n.18, costruita nel 1929, per il tracciato tortuoso e non asfaltato, accoglieva pochissimi automobilisti ed i pochi fortunati turisti dell epoca non si avventuravano certo sulle nostre strade: Passato su ponte metallico il Fiume Oliva, si tocca, km 254 la Stazione di Aiello Calabro..Carrozzabile dalla Stazione di Aiello C. ad Aiello Calabro: E il primo tratto della Strada Statale N. 10 o Silana di Cariati (l attuale S.P. 245, ex S.S. 108), che si stacca dalla Statale N. 18 a una Cantoniera, di fronte alla strada della Stazione. Enzo Fera, nel suo Amantea: la terra, gli uomini, i saperi, scrive: su un piccolo dosso, che un tempo doveva essere molto più in alto, e che per l apporto di depositi alluvionali si trova ora quasi allo stesso livello dei terreni che lo circondano, sorge la Torre San Giovanni (sec XIV), infatti, il luogo su cui si erge è indicato sulle carte come Capo San Giovanni. Risulta utilizzata nel sistema difensivo spagnolo sin dal 1568. Nel 1810 venne inserita nell ordinamento doganale francese. L epoca di costruzione è, forse, quella angioina. Dunque Campora San Giovanni (lat. campora, campi, zona agraria) dei primi decenni del 900, era costituita dalla Stazione di Aiello Calabro (attuale Stazione di Campora S.G.), dalla Torre San Giovanni, dalla Casa Cantoniera e da alcune case
coloniche disseminate nel territorio circostante ed ancora riconoscibili dai vecchi muri in pietra. Eppure i luoghi sono stati teatro di eventi di una storia millenaria. Il cosiddetto Tempio Arcaico, l'edificio sacro venuto alla luce in località Imbelli, i continui rinvenimenti di enorme quantità di oggetti di uso bellico e quotidiano, di corredi sepolcrali, da quelli della Tomba alla Cappuccina (la famosa tomba 9, rinvenuta nel terreno dei fratelli Vittorio e Guerino Turco) a quelli della Tomba della Principessa di Temesa (la tomba 6 col ricco corredo funerario femminile che ha suggerito la suggestiva vicenda di Alibante e della Principessa Anja) ed ancora a quelli della necropoli di Cuccuvaja, hanno consentito all archeologo dell Università di Messina, Prof. Gioacchino Francesco la Torre, di organizzare, nel 2009, il convegno: "Dall'Oliva al Savuto. Studi e ricerche sul territorio della antica Temesa", nel corso del quale si è ristretta la zona della ubicazione di Temesa, nella zona ad Est della frazione di Campora S.G. L omerica Temesa, mitica città del rame, ricordata da Plinio, «Adesso sono approdato... con la nave e i compagni, navigando sul mare scuro come vino verso genti straniere, verso Temesa, in cerca di rame, e porto ferro fiammante.» (Omero, Odissea, I vv.182-184; trad. Privitera), «ab eo Bruttium litus, oppidum Blanda, flumen Baletum, portus Parthenius Phocensium et sinus Vibonensis, locus Clampetiae, oppidum Tempsa, a Graecis Temese citum, et Crotoniensium Terina sinusque ingens Terinaeus. oppidum Consentia intus..» (Plinio, Historia Naturalis, III 71-74) doveva dunque sorgere nei pressi di Campora.
Esistono nomi cari all immaginazione, forse perché evocano un passato che si confonde con il mito, o forse perché simboleggiano i sogni e la meraviglia dell uomo di fronte all ignoto. Sono nomi rari e splendidi. Hanno la forza del vento, del mare, della terra e del fuoco. Sono i nomi dei poeti. Esistono luoghi un tempo celebri e popolosi, le cui tracce sono state cancellate dall incessante fluire del tempo. Di loro resta solo la memoria della parola. Sono i luoghi, come Temesa, cantati dai poeti. Temesa, di fondazione ausone, il cui nome deriva da una radice semitica e significa la Fonderia, fu colonizzata, dopo la guerra di Troia, secondo Strabone, dagli Etoli di Toante, o, secondo Licofrone, dai focesi figli di Ifito e nipoti di Naubolo, entrambi guerrieri greci menzionati da Omero nel Catalogo delle navi (νεῶν κατάλογος), particolare questo molto significativo perché permette di collegare la colonizzazione leggendaria di Temesa al patrimonio epico dei "nostoi". Nel VI secolo a.c. Temesa era sotto il controllo di Sybaris. Dopo la distruzione di questa ad opera dei crotoniati, la città passò sotto il controllo della potente Kroton. A questo periodo si riferisce tutta la monetazione a doppia legenda fin qui trovata, che riporta il Tripode Delfico con la scritta KPO sul fronte, e l'elmo corinzio con legenda TEM sul retro. Nel IV e III secolo a.c. Temesa sopravvive nella nuova organizzazione politica brettia con il nome di Noukria. Con la ricchezza e la molteplicità di notizie riguardanti le antiche fasi di Temesa, contrasta la documentazione relativa al periodo romano, poco significativa se si eccettuano i passi di Livio e di Cicerone che ci informano, rispettivamente, della
deduzione di una colonia di cittadini romani nel 194 a. C., dopo l occupazione di Annibale, e della devastazione provocata dagli schiavi sfuggiti alla sconfitta dell esercito di Spartaco nel 71 a.c. Al periodo dell impero è da attribuire la Villa Romana, con magnifico pavimento a mosaico, recentemente venuta alla luce, in località Principessa. Rari i documenti altomedioevali che menzionano la diocesi di Temesa sino alla fine del VII sec d. C.. Temesa, che sopravvisse fino all alto medioevo, con fonti riferite alla diocesi di Tempsa (ultima notizia: nell 870 il vescovo Giovanni di Tempsa è tra i vescovi del Concilio Costantinopolitano IV, che condannò lo scisma di Fozio). Alla diocesi di Tempsa, dopo la dominazione araba (846-885), successe la diocesi di Amantea- Tempsa, che nel 1094, durante l episcopato di Giustino (Justego), venne aggregata a quella di Tropea, col nome di diocesi inferiore. Da secoli, ormai, sugli antichi luoghi e' sceso il silenzio, ma a noi resta quel nulla d inesauribile segreto: il dono della poesia. Dobbiamo dar valore alla storia ed alla cultura di Temesa, perché è nella storia e nella cultura che affondano le radici del nostro territorio, e perché è nella storia e nella cultura che si nasconde la chiave per interpretare il presente e disegnare il futuro della nostra città. Di una nuova e diversa città. E finalmente giunto il momento di assumersi la responsabilità di restituire a Campora l antico nome di Temesa, anche al fine di evitare confusione con l omonima Campora (SA) (in questo caso comune autonomo del Cilento http://www.comune.campora.sa.it/) A venirci incontro vi sono esempi di località che hanno avuto restituito il nome originario, quando l ubicazione di antiche città si è rivelata certa. Nel 1928 Monteleone di Calabria modifica il nome in Vibo Valentia e Cotrone in Crotone, nel 1934 Gerace Marina si riappropria del nome di Locri (la magnogreca Locri Epizephiri), nel 1872 con decreto di Vittorio Emanuele II, Bollita viene cambiato in Nova Siri. Altri esempi di cambiamenti od aggiunzioni sono dovuti alla nascita di personaggi illustri nella località: il 12 marzo 1864 Roggiano aggiunge al suo nome quello di Gravina ( in onore di G.V. Gravina il famoso giureconsulto), Serra diventa Serra San Bruno (in onore di san Bruno di Colonia). Ma i casi in Italia ed Europa sono infiniti. Caprese aggiunse nel 1913 il nome Michelangelo, qui nato, Castagneto Marittimo (LI) divenne nel 1917 Castagneto Carducci, San Mauro di Romagna, si trasforma nel 1935 in San Mauro Pascoli.
Oppure vogliamo fare l errore di Ascea, che pur possedendo i resti archeologici di Elea, patrimonio mondiale dell umanità UNESCO e patria di Parmenide e Zenone, non ha optato per il ripristino dell antico nome, con danni evidenti al suo sviluppo turistico-culturale. Errori come il precedente sono stati commessi da tante altre città, come ad esempio Castellammare di Stabia e Termini Imerese, nei cui nomi compaiono appena i ricordi delle antiche rispettive città di Stabia ed Himera, e da S.Flavia che non ha ripreso il nome di Solunto, una delle tre città puniche della Sicilia con Mozia e Palermo, i cui magnifici resti archeologici in un contesto di incomparabile bellezza, sorgono sul suo territorio. «Fondamentali le radici di un territorio».. per recuperare i concetti dei legami storici e culturali.. Ricerca e innovazione sono i due elementi essenziali per resistere sui mercati. Ma entrambi gli elementi sono rafforzati dal grado di cultura che un territorio riesce a esprimere. Amantea-Campora, con questa scelta, potrà promuovere una serie di riflessioni sulla necessità di mettere in movimento tutte le energie e le risorse che il territorio possiede ed, in virtù del suo ricco patrimonio storico-archeologico, rilanciare la sfida della modernità. Il travolgente successo delle multinazionali delle tecnologie dell'informazione indica quale sia il valore economico della cultura applicata alla ricerca e all'innovazione. Prendiamo allora due temi tra loro affini la cultura e il turismo - per svolgere alcune considerazioni sul loro possibile utilizzo per finalità di sviluppo economico. Il turismo culturale è un elemento che accresce la dimensione relazionale. Un fattore di crescita, non solo una mera risorsa da sfruttare. Però occorre una politica innovativa, non limitata al solo sfruttamento del patrimonio ambientale, nella fattispecie la sola balneazione nei mesi centrali dell estate. La più recente linea di pensiero tende a privilegiare il turismo dello sviluppo, al tradizionale sviluppo del turismo. Come affrontare questa sfida? Quella del turismo è una strada da percorrere con una strategia chiara. Comunque il turismo dello sviluppo può favorire lo studio e la realizzazione di modelli di valorizzazione e gestione del territorio.
L'archeologia va intesa come scienza del futuro, perché incentiva una pluralità di competenze scientifico-tecnologiche e favorisce l'innovazione. D'altra parte la ricchezza artistico monumentale e documentaria del territorio di Amantea-Campora e del suo hinterland è un campo applicativo straordinario che va interpretato nelle sue spinte evolutive. Per l appunto a Serra D'Aiello, dopo l'apertura, nel luglio del 2011, di una nuova ala dell'antiquarium, in agosto è stato inaugurato il Parco archeologico di Cozzo Piano Grande, costituito sulla parte sud-occidentale della vasta spianata sommitale del colle, dove è stato indagato un vasto complesso residenziale della seconda metà del IV sec. a.c., che si imposta sui resti di un abitato di capanne di VII e VI sec. a.c., coevo all'ampia e ricca necropoli di località Chiane, indagata negli anni precedenti. Inoltre l Assessorato alla Cultura della Provincia di Cosenza, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, il Comune di Serra d' Aiello e il gruppo archeologico Alybas, ha organizzato, presso l'antiquarium di Serra, una mostra archeologica sui più significativi pezzi ceramici e metallici emersi dallo scavo del Tempio di Imbelli, Si tratta di importanti reperti archeologici, strettamente legati al problema dell'esatta individuazione della città di Temesa. La fondazione dell Antiquarium e la nascita di associazioni archeologiche come Alybas (in ricordo di Alibante, Daimon di Polites, soldato di Ulisse ucciso dai Temesani), favorite dall Amministrazione Comunale di Serra d Aiello, sono esempi virtuosi del modo di concepire lo sviluppo attraverso la cultura e l innovazione e che merita di essere imitato. Il Tempio di Imbelli è forse il santuario dedicato a Polites? Polites, compagno di Ulisse, ubriaco violentò una giovane fanciulla del luogo e per questo venne lapidato dagli Ausoni. L'anima di Polites si tramutò in mostro maledicendo il popolo di Temesa. A quel punto la Pizia dell'oracolo di Delfi ordinò di placare il mostro erigendo un santuario in onore di Polites e di consacrargli ogni anno una tra le più belle vergini di Temesa. Il sanguinoso tributo venne annullato allorquando il pugile Eutymo di Locri Epizefiri, vincitore per ben tre volte ad Olimpia nelle gare di pugilato, innamoratosi della fanciulla che sarebbe andata offerta al mostro, decise di sfidare quest'ultimo in duello, e dopo averlo battuto e sprofondato nel mare, liberò la città tra la gioia e le feste della gente.
Cosa hanno restituito gli scavi del tempio di Imbelli? Il Tempio, fiorito a partire dal 580 a.c. sino al 480 a.c., ha subito il crollo del tetto, al momento della sua distruzione per un evento traumatico sconosciuto, che ha sigillato l'arredo interno, permettendo di ricostruire la presenza di scaffalature lignee ove erano esposti i doni votivi. Fra questi, è preponderante il vasellame, prodotto soprattutto in loco o nella regione, più limitatamente importato da Corinto e dall'attica. Esso è sostanzialmente legato alla pratica maschile del simposio, in forme a dimensioni naturali e miniaturizzate; vi sono tuttavia contenitori per oli profumati, trucchi e gioielli funzionali alla cosmesi femminile, alla quale si riconducono i monili in metallo pregiato. Interessante è la presenza di un centinaio di punte di lancia in ferro rinvenute accatastate l'una sull'altra ed interpretate come decima di un bottino. Strappato al capo di una comunità indigena avversaria sconfitta sembrerebbe anche uno scettro in bronzo recante ad un'estremità un gruppo plastico con un uomo nudo che trascina per le corna un bovide bifronte. Non è possibile, a partire dagli ex-voto, stabilire la natura del culto, forse tributato ad un eroe locale, ricordato dalle fonti con diverse personalità, che gli abitanti del luogo veneravano come loro protettore. A proposito della destinazione della Casa Cantoniera di Campora, concordo pienamente sulla sua conservazione, con Antonio Cima (vedi Amantea - La casa cantoniera di Campora..quale futuro? del 18 ott u.s.) e col Cav. Liscotti (vedi "la casa cantoniera di Campora va restaurata e utilizzata per fini sociali"del 20 ott us.), dissento, invece, dall opinione del giovane Andrea Ianni Palarchio ( vedi La casa cantoniera di Campora? Acquisirla e demolirla..questo il mio parere del 18 ott). La cantoniera è una radice del recente, anche se non importante, passato di Campora e va rispettata e conservata, all esterno, nella forma in cui è nata! E lecito recidere le radici di un territorio?
Le radici di un territorio e di un popolo sono la base sulla quale appoggiarne il futuro. Senza tradizioni, senza identità, senza possibilità di guardare avanti con le spalle coperte, una comunità si trova senza direttrice nell affrontare i cambiamenti che la rapida trasformazione della società impone. Ma quale destinazione per la Casa Cantoniera? La Casa, di proprietà della Provincia di Cosenza, perché in passato al servizio della strada provinciale n. 245, potrebbe essere destinata ad accogliere le ricche collezioni di reperti nelle recenti campagne di scavi o rinvenimenti casuali, nel territorio circostante Campora S.G. Un antiquarium Temesianum, che resterebbe di proprietà dell ente provinciale, ma con attiva compartecipazione comunale nelle gestione e nella fruizione degli spazi espositivi. Questa operazione di partneriato tra Comune e Provincia, potrebbe essere promossa da Michele Vadacchino, camporese DOC, vicesindaco della città, con delega ai Beni Archeologici. Si costituirebbe così una interessante rete museale assieme all Antiquarium di Serra d Aiello, con la differenza che ciascun museo esporrebbe i reperti pertinenti agli scavi del proprio territorio. Si eliminerebbe definitivamente il triste fenomeno del trasferimento dei ritrovamenti, avvenuti a Campora, nei musei calabresi e mondiali. Potrebbe così, finalmente, ritornare al Temesianum la selezione di ex-voto dal tempio di Imbelli-Campora, oggi esposta al Museo Archeologico della Magna Graecia di Reggio. Dante Perri