STILI DI VITA / COMUNICANDO / LA FIRMA DEL DOCUMENTO La Carta delle Cure Palliative Pediatriche. Giovanni Parapini



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20/11/2015 Pag. 41 N.47-25 novembre 2015 diffusione:107000 STILI DI VITA / COMUNICANDO / LA FIRMA DEL DOCUMENTO La Carta delle Cure Palliative Pediatriche Giovanni Parapini "Carta delle Religioni per le Cure Palliative Pediatriche". È questo il titolo dello storico documento approvato a Roma nell'ambito di un workshop internazionale, ideato e organizzato dalla Fondazione Maruzza Lefebvre D'Ovidio (www.maruzza.org), che ha messo intorno a un tavolo i più importanti esperti a livello mondiale nel campo delle terapie a beneficio dei bambini affetti da patologie inguaribili, insieme a rappresentanti e teologi di tutte le principali fedi del mondo. Uno sforzo comune che ha consentito di superare distinguo e diffidenze presenti nelle diverse culture producendo un messaggio potentissimo per ottenere un consenso globale sulla tutela della vita dei circa 20 milioni di bambini con malattie croniche, offrendo loro il diritto alla miglior qualità di vita possibile. Quattro i tavoli tematici. Al primo hanno partecipato esperti di medicina palliativa provenienti da tutto il mondo che si sono misurati sugli aspetti tecnici. Al secondo i rappresentanti di istituzioni e gli esponenti di organizzazioni internazionali per i diritti umani. Nel terzo si è parlato di spiritualità e religione con importanti esponenti di differenti culti. Nel quarto si è analizzata la prospettiva di pazienti e famiglie con testimonianze dirette che hanno dato il senso più immediato della funzione di queste cure. «Noi - si legge nella Carta - crediamo che chiunque, governi, politici, leader spirituali e religiosi, sia coinvolto nella cura di questi bambini debba impegnarsi e supportare lo sviluppo, la promozione e la diffusione delle cure palliative pediatriche perché bambini e famiglie di tutto il mondo vi abbiano accesso». Giovanni Parapini TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/11/2015 22

22/11/2015 10:52 Sito Web IlFarmacistaOnline.it Speciale Federanziani/5. "Con l'aderenza alla terapia 100 mld di risparmi in tutta Europa. Istituzioni Ue affrontino il tema" Il presidente Messina: "Il Parlamento europeo deve rendersi conto che i sistemi sanitari rischiano il default se non si governa l'aderenza alla terapia e delle malattie croniche. Stiamo parlando di oltre 100 mld di euro che si possono risparmiare". 22 NOV - Con l'aderenza alla terapia si guadagna in salute e si possono far risparmiare fino a 100 mld ai sistemi sanitari europei. Questo il messaggio lanciato durante la Giornata europea per il diritto alla salute organizzata da Senior Italia Federanziani all'interno dei lavori del III Forum della Salute in corso a Rimini. Ad aprire l'evento che ha visto anche la partecipazione di parlamentari europei ed esperti provenienti dal vecchio continente è stato il Magnifico rettore dell'università di Brescia e presidente Aifa Sergio Pecorelli che ha illustrato il tema dell'aderenza alla terapia e l'importanza che essa può rivestire per il futuro del welfare dell'ue. "In tutta Europa - ha detto - l'aumento dell'invecchiamento della popolazione è evidente. In Italia abbiamo il 20% della popolazione che supera i 65 anni e sappiamo che in Europa ci sono percentuali analoghe. Sappiamo che se le cose continuano in questo modo entro 15-20 anni sarà il 30% e ovviamente è questa è una percentuale molto elevata. Inoltre ci dobbiamo confrontare con il problema di bassa fertilità. Ciò significa che popolazione decresce ogni anno". E in questo contesto l'invecchiamento porta con se un'altra sfida importante: le malattie croniche (per esempio diabete, cancro, malattie cardiovascolari, neurologiche, demenze) che sono pari all'80% delle malattie mortali in tutta Europa. "Senior Italia Federanziani - ha detto - è ben consapevole del problema. E in questo senso l'aderenza alla terapia è fondamentale perché se non si è aderenti e non si seguono le prescrizioni, le indicazioni, i consigli sugli stili di vita s'incorre in grossi problemi, con la patologia cronica che si può trasformare in problema acuto con il ricorso all'ospedale". "Se vi fosse un'aderenza totale - ha poi detto - tutto ciò ci potrebbe far risparmiare 20-30 mld di euro solo in Italia. E sono questi numeri che ci hanno convinto a prendere il problema e portare la questione all'attenzione dell'europa". A questo punto ha preso la parola il presidente di Senior Italia Federanziani, Roberto Messina che ha detto come il "Parlamento europeo debba rendersi conto che i sistemi sanitari rischiano il default se non si governa l'aderenza alla terapia e delle malattie croniche. Stiamo parlando di oltre 100 mld di euro che si possono risparmiare". Messina ha poi indicato la rotta: "Occorre modificare la cultura, far crescere le conoscenze e la consapevolezza della questione nei pazienti per costruire insieme un percorso con i professionisti e i decisori istituzionali". "Siamo pronti a sostenervi - ha detto rivolgendosi ai parlamentari Ue presenti all'evento - anche venendo in forze a Bruxelles, per combattere con voi contro ogni resistenza". In collegamento telefonico ha poi portato i suoi saluti il presidente del Gruppo Socialisti & Democratici (S&D)al Parlamento europeo, Gianni Pittella."Sul terreno dell'aderenza terapeutica - ha detto - potete contare sul sostegno mio e del mio gruppo politico". Nel dibattito è intervenuto anche il Direttore Generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute, Marcella Marletta che ha ricordato come "la mancata aderenza provoca danni. Il paziente che non è aderente rischia per esempio di dover prendere più farmaci". Ma il punto per Marletta "è aumentare il ruolo attivo dei cittadini anche attraverso l'uso della tecnologia e attraverso il supporto delle farmacie". Un appello alle istituzioni europee è stato lanciato da Elio D'Orazio, presidente di Senior International Health Association: "Come cittadini vogliamo esprimere il nostro pensiero e vogliamo essere ascoltati anche perché l'aderenza ci riguarda tutti da vicino. Noi vogliamo dialogare, dare supporto, creare adesione e consenso e far uscire dall'indifferenza questi temi". A seguire ha preso la parola Antonio Panzeri eurodeputato del gruppo S&D. "Non mi occupo di politica sanitaria ma sono qui a sostenere questa campagna molto importante. Se deve essere l'utente a stabilire se aderire o meno lo si dovrebbe responsabilizzare molto di più". "Le politiche sociali - ha poi ricordato - sono ad appannaggio degli stati nazionali ma per me c'è l'esigenza di cedere un po' di sovranità alle istituzioni Ue". Ma il problema per Panzeri è che il dibattito sull'invecchiamento è ancora opaco, anche se è uno dei grandi nodi strategici TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/11/2015 34

22/11/2015 10:52 Sito Web IlFarmacistaOnline.it per il futuro" ed quindi decisiva la costruzione di "un itinerario affinché il parlamento europeo si pronunci rapidamente per costruire un nuovo scenario". A testimoniare l'impegno della Ue è intervenuto all'evento anche l'eurodeputato del PPE Aldo Patricello. "Nel 2080 un cittadino su 8 sarà over 80. Ciò solo per capire l'importanza che ci deve far cercare di porre questo tema all'attenzione dell'europa". Patricello ha poi indicato la strada che dev'essere quella di avere un sistema unico di cure. "Noi ci siamo occupati della mobilità transfrontaliera ma la direttiva è rimasta quasi sulla carta anche per i limiti imposti dalle regioni e in quest'ottica non possiamo continuare ad avere 21 sanità diverse". E poi un riferimento all'aderenza terapeutica e alla proposta di Senior Italia Federanziani di sensibilizzare le Istituzioni europee. "La vostra è una nobile iniziativa e se siamo qui è perché vogliamo fare tutto quanto è in nostra possibilità. Ma dobbiamo integrare le politiche sanitarie in tutti i modi, questo è il fulcro su cui porre la nostra attenzione". Un video di saluto è stato portato poi dall'eurodeputata del PPE Elisabetta Gardini. "Lo scorso 11 novembre al Parlamento Ue - ha ricordato - è stata presentata la carta europea per i diritti del cittadino over 65 con dolore cronico. Quella è stata l'occasione per pazienti e medici di raccontare le loro esperienze e far capire le loro richieste a noi parlamentari. E in questo ci siamo impegnati per portare la causa in Parlamento attraverso una dichiarazione perché è fondamentale garantire che anche l'età più adulta possa essere vista con soddisfazione e a pieno sotto tutti i punti di vista. A chiudere la tavola rotonda è stato infine Giovanni La Via presidente della Commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare del Parlamento Ue. "L'Europa ha competenze limitate in campo sanitario - ha precisato - e quindi si deve sforzare di fare le regole migliori possibili perché poi l'assistenza sul piano interno raggiunga i migliori risultati". "Abbiamo sentito parlare di vita che si allunga - ha detto - ma rispetto a questo tema abbiamo la necessità di garantire un invecchiamento attivo, una partecipazione attiva di chi è più avanti negli anni". Per quanto riguarda l'aderenza La Via ha detto che "è un tema fondamentale". E poi ha spiegato che la "mancata aderenza può essere intenzionale, per esempio quando ci troviamo di fronte ad un paziente convinto ma che non vede un effetto e abbandona la terapia o vede effetti collaterali e lascia perdere. Ecco, in questi casi dobbiamo informare il paziente e fargli comprendere le motivazioni della terapia, quali possono essere gli effetti collaterali e qual è il beneficio che può trarre. Ma la non aderenza è anche non intenzionale, vi sono dimenticanze accidentali, e anche su questo possiamo fare tanto, attraverso le nuove tecnologie. Penso ad alcune applicazioni che ci possono ricordare le cose che dobbiamo fare. Ecco perché in quest'ottica dobbiamo continuare a supportare quindi tecnologie e l'europa in questo senso può fare molto". TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/11/2015 35

22/11/2015 Pag. 21 Intervista con il professor Sebastiano Mercadante dell'università di Palermo Dolore cronico e uso di oppioidi : «Sono ottimi, ma se usati bene» EUGENIA SERMONTI Italia 'schizofrenica': prima dal punto di vista normativo per il trattamento del dolore, ancora molto arretrata per l'utilizzo dei farmaci indicati, gli oppioidi. «Malgrado la legge - conferma il professor Sebastiano Mercadante, direttore Unità di terapia del dolore e cure di supporto del Dipartimento Oncologico 'La Maddalena', professore di medicina palliativa dell'università di Palermo e Direttore scientifico del programma di assistenza domiciliare SAMO onlus - in Italia il consumo di analgesici oppioidi rimane comunque sempre ridotto: è vero che c'è un aumento, ma se non cambia la cultura dei medici il progresso sarà sempre lento. Basti pensare alla misurazione del dolore in ospedale, che onestamente dobbiamo dire essere stata - ad oggi - fallimentare: nessun controllo, scarsa attuazione». Dagli Stati Uniti giungono allarmi sull'utilizzo improprio degli oppioidi che rischiano di vanificarne l'uso corretto Negli Usa c'è questa preoccupazione sull'abuso di questi farmaci, al punto che l'fda ha introdotto delle norme che impongono alle aziende farmaceutiche di informare dettagliatamente i medici e 'fare cultura' sul tema. In America, come nei Paesi scandinavi, si registra un abuso di questi farmaci, mentre in Italia i controlli sono molto più stringenti e il problema, casomai, è opposto: si usano troppo poco! Informazioni non trasferibili automaticamente nel nostro Paese, quindi Portare sic et simpliciter questa informazione dagli Usa in Italia rischia di destare inutili allarmismi e creare un problema di sottoutilizzo che, a fatica, da anni stiamo cercando di combattere. E non bisogna confondere il rischio di dipendenza dei pazienti (praticamente irrisorio, come dimostrano le evidenze scientifiche) con quella di chi fa cattivo uso degli oppioidi, come droga e non per curare il dolore. Lavoro in questo campo da decenni e non ho mai visto un problema di dipendenza o di abuso di oppioidi da parte di pazienti, soprattutto se seguiti da medici esperti che spiegano loro l'uso corretto. Esistono formulazioni che possano evitare questo problema? Sono state introdotte sul mercato delle formulazioni farmaceutiche cosiddette 'deterrenti' con l'uso di antagonisti o inibenti della sostanza, se mal utilizzata: se l'abuser tenta di estrarne il principio attivo queste non vengono più attivate, grazie ad un antagonista dell'oppioide. Niente allarmismi, dunque L'unica attenzione è che questi farmaci siano usati da medici, che spieghino correttamente al paziente tutte le implicazioni: sull'uso degli oppioidi in presenza di dolore di tipo oncologico non ci sono né dubbi, né alternative. Tanto nel dolore oncologico quanto in quello non oncologico, i farmaci oppiacei sono utilissimi, sempre se utilizzati in maniera appropriata. Foto: Sebastiano Mercadante TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/11/2015 8

22/11/2015 Pag. 16 Il Garantista AZIENDA OSPEDALIERA TERAPIA DEL DOLORE Rogliano sul tetto d'italia Una realtà che ha consentito alla Calabria di collocarsi tra le cinque regioni più virtuose nel settore ospedaliero che riguarda il dolore acuto, cronico ed oncologico. Un reparto qualificato che, sulla base di professionalità, competenze scientifiche e risultati ottenuti, si trova inserito in un progetto europeo sui nuovi sistemi di neurostimolazione. Nei giorni scorsi ne ha parlato Il Sole 24Ore. Anche il professor Stefano Palmisani, scienziato di origini italiane del Md Thomas' Hospital di Londra ne ha sottolineato l'importanza. Merito del dottor Francesco Amato ( foto ) e della sua equipe, che hanno permesso al Centro Hub di Terapia del Dolore e Cure palliative dell'ao di Cosenza di fornire risposte concrete rispetto a patologie significative. Un impegno che punta a migliorare la qualità della vita dei pazienti eliminando o riducendo il dolore con trattamenti clinici innovativi e interventi di chirurgia mini invasiva. La struttura operativa (5 medici, 11 infermieri, un farmacista) usufruisce di strumenti all'avanguardia, 8 posti letto di degenza ordinaria e 4 in Day Hospital all'interno del "Santa Barbara" di Rogliano. «Esiste una malattia che si chiama dolore cronico e investe una popolazione vastissima su scala mondiale, una condizione di a cui nessuno dà attenzione. Banalizziamo una malattia che - spiega Amato - genera disperazione, abbandono del posto di lavoro, depressione, disagio sociale". Presso l'uoc dell'ao vengono curati il dolore cranio-facciale-cervicale, le cefalee, le neuropatie post herpetiche, le lombalgie, le lombo-sciatalgie, le neuropatie diabetiche e quelle periferiche, le nevralgie post-traumatiche, la sindrome dell'arto fantasma, il dolore articolare, neuropatico e muscolo scheletrico, l'ernia del disco e diverse altre patologie. Amato ha fatto sapere che è in itinere un progetto con il Dipartimento di Chimica e Tecnologie chimiche dell'unical su nuove strategie terapeutiche integrate. Gaspare Stumpo TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/11/2015 17

23/11/2015 Pag. 22 N.39-23 novembre 2015 diffusione:400000 LA NOVITÀ Terapia del dolore parte la rete delle Stanze tecnologiche LA STARTUP "GIOVANNI LEONARDIS WELFARE" LANCIA SUL MERCATO UN SERVIZIO DI NUOVO TIPO CHE HA GIÀ RACCOLTO ADESIONI DI INVESTITORI E DI STRUTTURE MEDICHE E AMBULATORIALI Andrea Frollà Roma Un progetto sociale che si fa impresa. Si potrebbe descrivere così Giovanni Leonardis Welfare, la startup ideata da Alberto Leonardis, imprenditore 50enne con un passato da manager nell'informatica e nel campo delle telecomunicazioni, che punta a ritagliarsi un posto di rilievo fra le aziende di e-health. L'obiettivo è quello di creare il punto di riferimento per la cosiddetta cura del dolore, una pratica medica spesso accomunata ai soli tumori, ma che in realtà coinvolge malati cronici di nevralgie, artrosi, emicranie e altre patologie dovute all'invecchiamento o alla scarsa cura. Così circa 6 mesi fa a Leonardis è venuta l'idea di aprire in tutta Italia e all'interno di ambulatori e strutture già esistenti delle "stanze tecnologiche", dotate di macchinari all'avanguardia e controllate da un unico centro operativo che verrà aperto in Abruzzo. Quest'ultimo sarà una vera e propria sala di comando attiva 24 ore su 24, dove lavoreranno 30 persone tra medici e personale operativo e da dove verrà effettuato anche il controllo a distanza dei pazienti, sfruttando le ultime frontiere innovative della telemedicina. L'imprenditore ha trovato nella I-tel, società che sviluppa applicazioni multicanale, un fedele alleato, che supporterà le attività digitali e l'assistenza domiciliare, ma anche un investitore che detiene oggi il 20% della nuova startup. "Per avere una prima visita di risposta ad un dolore cronico oggi in una struttura pubblica si attendono dai 40 giorni ai 2 mesi se si abita al Nord e fino a 1 anno se si vive al Sud - spiega Leonardis, che ha dedicato il nome della startup al padre medico, tra i precursori della terapia del dolore - Vogliamo creare un network di stanze del dolore con una logica simile a quella del franchising". L'investimento complessivo del progetto sfiorerà i 10 milioni di euro in tre anni, ma gli accordi con strutture e ambulatori già ci sono: 23 quelli già chiusi e 115 quelli totali che la Giovanni Leonardis Welfare è certa di chiudere entro il 2016 in Italia. La gestione dei protocolli clinici e la validazione scientifica dell'attività della nuova società sarà affidata all'istituto di Scienze Algologiche di Rimini, con cui Leonardis è entrato in contatto dopo aver aperto una scuola europea di alta formazione per la terapia del dolore. Proprio da qua uscirà una buona parte dei 60 dipendenti totali che verranno assunti entro l'anno prossimo. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/11/2015 7

24/11/2015 Pag. 23 diffusione:26983 tiratura:32866 Psicoterapia e ascolto per vincere il dolore Il premio della Società italiana cure palliative assegnato al progetto della psicologa triestina Paoletti Psicoterapia e ascolto per vincere il dolore Psicoterapia e ascolto per vincere il dolore Il premio della Società italiana cure palliative assegnato al progetto della psicologa triestina Paoletti di Patrizia Piccione Quando la meta della guarigione si rivela, ahimè, una strada non percorribile, ciò che si può fare è cercare di offrire alla persona malata, la miglior qualità della vita possibile. Se non si può eliminare la causa, è però possibile azzerare la sofferenza e fornire sostegno psicologico sia ai malati sia ai loro familiari. Con trattamenti farmacologici in grado di togliere il dolore fisico da un lato e, dall'altro, con un percorso di psicoterapia di sostegno. Un protocollo assistenziale ed empatico di grande valore etico nei confronti di chi ha la sventura di imbattersi in una prognosi infausta, che dal 2010 è regolato dalla legge 38 che «garantisce l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore» a favore dei pazienti affetti da malattie inguaribili o patologie croniche dolorose. Una legge che si fonda sul rispetto della dignità della persona malata ma che, soprattutto, si pone l'obiettivo di semplificare le procedure di accesso ai medicinali per la terapia del dolore. Poiché, se c'è una cosa di cui un malato terminale non dispone è proprio il tempo. Si è tenuto pochi giorni fa a Sorrento il ventiduesimo congresso nazionale promosso dalla Sicp, la Società italiana cure palliative, appuntamento annuale e occasione di confronto tra addetti ai lavori di questo non facile segmento della medicina mirato a prendersi cura in chiave olistica, cioè a tutto tondo, sia dei malati che dei loro cari. A vincere quest'anno la VII edizione del premio "V. Ventafredda", il riconoscimento per i giovani ricercatori nel campo delle cure palliative promosso dalla Sicp, la psicologa e psicoterapeuta triestina Silvia Paoletti per l'anvolt (Associazione nazionale volontari lotta ai tumori) cittadina, con il progetto "Ti racconto il mio dolore mentre ascolto il tuo dolore". Il lavoro della giovane psicotrapeuta, ideato in partnership con la Microarea Campi Elisi, in sintonia con il tema congressuale 2015 "Qualità della vita qualità della cura", racconta, attraverso le testimonianze dei famigliari di pazienti oncologici scomparsi, il percorso verso l'elaborazione del lutto di un gruppo di sostegno psicologico, con la metodologia psicoterapeutica della Gestalt. «Spesso accade che la scomparsa del paziente terminale, comporti contemporaneamente anche una sorta di isolamento dei familiari - spiega Paoletti - che devono affrontare da soli la perdita e il distacco». «Grazie alle segnalazioni ricevute tramite la psicologa di Microarea, Federica Sardiello, e quelle dell'anvolt, abbiamo creato un gruppo di sostegno di familiari di pazienti oncologici scomparsi - aggiunge - che s'incontravano due volte al mese, per condividere la loro esperienza e sostenersi nel percorso di elaborazione del lutto, seguendo il percorso terapeutico di Gestalt, una metodologia psicoterapeutica che si è rivelata molto efficace». RIPRODUZIONE RISERVATA TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 24/11/2015 9

24/11/2015 Pag. 27 Il Quotidiano dell'irpinia SANITA' Cure palliative l'appello al presidente De Luca Forti ritardi e crescente disomogeneità nello sviluppo delle Cure Palliative in Regione Campania, parte l'appello al presidente della Giunta regionale, l'onorevole Vincenzo De Luca. Infatti, il dottor Sergio Canzanella, direttore dell'osservatorio Regionale Cure Palliative e Medicina del Dolore in Campania, pone al centro della questione proprio l'attuazione delle reti locali e lo sviluppo delle cure palliative domiciliari, mediante un programma specifico con risorse vincolate, idonee a superare i ritardi, gli sprechi e i percorsi inadeguati. "Oggi - sottolinea il dottor Canzanella - assistiamo alla crescita del numero di anziani, portatori di patologie croniche e di fragilità sociali ed economiche. Un italiano su tre vive da solo e tra gli over 65 addirittura uno su due. Le cure palliative vanno inserite in una rete locale, in quanto significano: presain carico globaledel malato,sia fisica, psicologica e sociale; attenzione ai sintomi, non solo al dolore; assistenza a domicilio e valorizzazione della capacità di cura da parte delle famiglie; diritto all'informa zione e all'autodeterminazione del malato; continuità e integrazione delle cure. La Legge 38del 2010 non haancora esercitato un'influenza concreta sul territorio regionale e sui malati. I dati mostrano una crescente disparità tra investimenti e prestazioni a livello regionale. Sappiamo esattamente cosa fare, ma il livello di risposta al bisogno di cure palliative appare ancora molto limitato. Accedono alle cure palliative solo il 30 per cento dei malati che muoiono per tumore, a fronte dell'obiettivo posto dal Decreto del Ministero della Salute n. 43/07 del 65 per cento. Dal presidente De Luca ci attendiamo risposte concrete e urgenti". TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 25/11/2015 14

25/11/2015 Pag. 59 N.49-1 dicembre 2015 diffusione:269092 tiratura:349415 DM STORIE Qui curiamo 1.000 malati con la cannabis Succede all'ospedale di Pisa, dove arrivano pazienti da tutta Italia. Soffrono di patologie gravi, dal cancro alla sclerosi multipla, e usano la marijuana terapeutica per alleviare il dolore. Li abbiamo incontrati ANTONIO CASTALDO scrivigli a attualita@mondadori.it «È qui che prescrivono la cannabis?». Il ragazzo con gli occhiali è quasi intimorito. «Questo è un reparto ospedaliero, di che cosa ha bisogno?» risponde cordiale un'infermiera. In macchina c'è la nonna, ha mandato avanti il nipote a chiedere informazioni. Da anni la signora soffre di dolori atroci, quando arrivano le fitte ha difficoltà anche a muoversi. Ha provato diverse cure, collezionando farmaci dal nome difficile. Alcuni funzionano, altri meno. «Tutti hanno effetti collaterali terribili» dice. Ha sentito parlare della cannabis come medicina: «Ecco perché siamo venuti qui». Siamo nel reparto di Terapia del dolore dell'ospedale universitario di Pisa. In Italia è quello con più pazienti che fanno uso di marijuana medica: in tutto il Paese i malati che prendono cannabinoidi sono circa 5.000, solo qui se ne contano 986, e 2 su 5 vengono da fuori regione. «La cannabis non è la panacea di tutti i mali, ma può dare una grossa mano per molte patologie: tumori, malattie reumatologiche, neurologiche e degenerative. E serve anche ad alleviare il dolore di atroci cefalee. È un rilassante naturale che migliora la qualità del sonno e favorisce l'appetito» spiega Paolo Poli, che fino all'anno scorso è stato il primario del reparto. Ora che è in pensione, Poli ha fondato la prima società medica dedicata alle terapie con cannabis, che conta al suo interno medici, farmacisti e avvocati (www.sirca-terapiacannabis.it). «Questo è un "hub", un ospedale per i pazienti più gravi, che vengono girati dalle altre strutture» aggiunge il dirigente medico Giuliano De Carolis. «Le nostre équipe, composte anche da psicologi, chirurghi, reumatologi, valutano e scelgono la cura più adatta, tra cui la terapia con cannabis, che può ridurre il dolore dal 40 al 60%. In molti casi, con questo metodo riusciamo a sostituire alcuni farmaci antalgici come il cortisone, che hanno pesanti effetti t collaterali. Con benefici evidenti». Ma perché tanti pazienti vengono fino a Pisa per farsi prescrivere la marijuana? «Perché i loro dottori si rifiutano di farlo, per ignoranza o paura» riprende Poli. «Mi è capitato di litigare al telefono con il presidente dell'ordine di una grande città del Nord. Consigliava ai propri iscritti di non somministrarla ai pazienti». Altri medici sono scettici sui possibili effetti collaterali e non se la sentono di prescriverla in mancanza di uno specifico regolamento regionale (vedi box qui a fianco). La cannabis che viene venduta in farmacia è simile all'erba degli spinelli. Ma si presenta in una confezione "medica", con tanto di bugiardino. Arriva dall'olanda, dove è coltivata in ambiente asettico, e ha principi attivi stabili e controllati. «Naturalmente noi non la fumiamo, perché la combustione fa male. Ce la preparano in bustine, come se fosse tè, e la beviamo» racconta Maria Giulia Bonarelli, studentessa universitaria della provincia di Firenze. «La sindrome del dolore pelvico mi provoca fitte lancinanti al basso ventre. Per 3 anni e mezzo, da quando ho cominciato ad avvertire i sintomi, ho preso la morfina. Ma così ero in simbiosi con il divano, perennemente annebbiata. Ho 22 anni, ma è come se ne avessi ancora 18. Per tutto quel tempo io non ho vissuto: non c'ero, ero spenta». Poi Maria Giulia ha scoperto la cannabis terapeutica. «Il dolore non è scomparso, però è diventato molto più sopportabile. Adesso riesco a conviverci. E, soprattutto, mi sento sveglia, attiva. Posso studiare e uscire con le amiche». La marijuana cuoce come una tisana nell'acqua per una ventina di minuti. Prima di versare il decotto nella tazza, Alessandra Chiostri aggiunge del latte. «I suoi grassi servono a legare i principi attivi» spiega questa imprenditrice 58enne di Montecatini (Pi). Fino a qualche anno fa, Alessandra dirigeva alcuni centri di dimagrimento, ma quando la fibromialgia ha iniziato a morderle i muscoli della schiena e degli arti, ha dovuto mollare il lavoro. «Ho cambiato numerose terapie, e tutte avevano lo stesso effetto indesiderato: mi sentivo stonata, sconnessa, non riuscivo a fare niente, io che ero una donna così attiva» racconta, mentre prepara la sua tisana. «La canapa medica per me è stata una svolta. Mi ha rimesso in moto. Certo, qualche piccolo dolore rimane sempre, ma almeno adesso posso vivere la mia vita». TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 25/11/2015 17

25/11/2015 Pag. 59 N.49-1 dicembre 2015 diffusione:269092 tiratura:349415 3 COSE DA SAPERE In Italia la marijuana terapeutica è legale? Sì. Fin dal 2007 nel nostro Paese ogni medico può prescrivere derivati della cannabis. Nel 2013 è stata aggiornata con decreto una tabella ministeriale delle sostanze stupefacenti utilizzabili in medicina e sono stati inserite preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture, a base di cannabis. Gli unici prodotti che possono essere impiegati per queste preparazioni sono esportati dall'office for medicinal cannabis del ministero della Salute olandese. Quando è efficace? Nelle terapie del dolore, per sciogliere gli spasmi della sclerosi multipla, stimolare l'appetito dei malati di Aids, alleggerire i postumi della chemio. Dove si acquista? Con ricetta medica, nelle farmacie di 11 Regioni che hanno approvato un regolamento che garantisce la reperibilità dei preparati e anche un rimborso integrale o parziale delle terapie: Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto. Altrove l'iter è più lungo: oltre alla prescrizione, bisogna avere l'ok del ministero della Salute e della Asl per fare arrivare dall'estero i farmaci. Foto: James Burton, fondatore dell'istituto per la marijuana medica di Rotterdam, in Olanda: è un'associazione no profit che si batte per il diritto dei pazienti a usare cannabis terapeutica. Foto: Due tipi di preparazioni a base di cannabis medica. A destra, in barattolo. Sotto, in bustine. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 25/11/2015 18

27/11/2015 Pag. 5 Ed. Napoli Stop agli anestesisti, interventi in pericolo Sanità, nuovo allarme per le norme sui turni. I camici bianchi: vergognoso che il ministro taccia ancora Raffaele Nespoli NAPOLI Ormai da tre giorni i manager e i primari degli ospedali campani stanno facendo gli equilibristi nel tentativo di gestire al meglio la crisi legata all'applicazione della legge 161 del 2014, quella diventata operativa mercoledì scorso che impedisce il ricorso massiccio agli straordinari per medici, infermieri e operatori sociosanitari. In regioni come la Campania, dove purtroppo l'emergenza è all'ordine del giorno, questo è un compito molto difficile; tant'è che le prime falle iniziano già ad aprirsi. Una delle questioni «calde» è quella che riguarda gli anestesisti negli ospedali, che sino ad oggi hanno assicurato la copertura delle esigenze soprattutto grazie al ricorso all'auto-convezione. Si tratta in sostanza di un'alternativa agli straordinari, con la quale gli anestesisti vengono pagati come liberi professionisti. Tuttavia, in applicazione della legge 161 del 2014 questo non è più possibile. E così nelle prossime settimane potrebbero essere a rischio centinaia di interventi, ma anche le prestazioni ambulatoriali di terapia del dolore (ad esempio per pazienti oncologici). «Il problema - spiega Giuseppe Galano, presidente dell'aaroi Emac - è più serio di quanto sembri. Premesso che il rispetto dei turni di riposo è un diritto sacrosanto dei lavoratori, non si può scaricare tutto sui cittadini. Questo significa ridurre interventi di elezione, ma anche terapia del dolore negli ambulatori, non dimentichiamo che questo servizio serve anche per i pazienti oncologici. È vergognoso che in tanto tempo il Governo non sia intervenuto. A questo punto l'unica cosa sensata sarebbe permettere alla Campania, e alle altre regioni sottoposte a blocco del turnover, di assumere». Per Galano l'ipotesi di consentire l'uso dell'auto-convenzione dev'essere solo un eccezione subordinata alla creazione di posti di lavoro. Molte incertezze su quello che potrà accadere sembrano esserci al San Paolo, viste le preoccupazioni espresse dai sindacati, che temono la possibilità di veder differiti parte degli interventi in programma. E l'ospedale di Fuorigrotta di certo non è l'unico che potrebbe avere difficoltà. La questione anestesisti riguarda la gran parte delle strutture, e anche il polo pediatrico Santobono Pausilipon. «E' solo grazie alla riorganizzazione messa in campo in questi anni - spiega il dg Annamaria Minicucci - se l'azienda sta riuscendo ad affrontare bene questo momento». Ma al di là di quanto si è potuto prevenire con una buona organizzazione, per il Santobono, come per tutti gli ospedali che lavorano nell'emergenza, resta il problema di dover garantire i Livelli essenziali di assistenza. In questo quadro si innesta anche un altro grosso problema, legato ai medici della continuità assistenziale (ex guardia medica). «Molte aziende e distretti - denuncia Fabio Lucchetti - segretario provinciale Fimmg per la continuità assistenziale - pretendono di applicare lo stesso criterio che si applica con i dipendenti. Una cosa assurda, perché parliamo di medici che sono in tutto e per tutto liberi professionisti. Se ci voglio trattare come dipendenti ci dessero gli stessi diritti, le ferie, assenze per malattia, tredicesima e quattordicesima. Inoltre, secondo questa interpretazione si rischia di dover chiudere gli ambulatori e lasciare i cittadini senza assistenza, nel periodo di Natale e dell'influenza». TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 27/11/2015 9