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Pietro Antonio Trapassi nasce a Roma il 3 gennaio 1698 da Felice Trapassi di Assisi e da Francesca Galastri, bolognese; abita, nei primi anni di vita, in via dei Cappellari, presso Campo dei Fiori. Il padre era negoziante e aveva destinato il figlio alla professione di orafo. Fondamentale fu l'incontro, nel 1708, con Gianvincenzo Gravina, uno dei fondatori dell'accademia dell'arcadia, letterato e avvocato romano che, secondo la testimonianza di uno dei primi biografi, l'alugi, sentì il ragazzo «cantare all'improvviso», mentre lavorava in un negozio, e decise di adottarlo e educarlo. Nella Ragion poetica, Gravina riconosceva esplicitamente l'importanza dell'educazione che sollecita «fuor di noi quelle verità che nel cupo delle menti nostre stanno quasi addormentate e sepolte». Il nome di Trapassi fu grecizzato da Gravina in quello di Metastasio, secondo «il morbo accademico de' letterati di quel tempo, rigidi imitatori di quelli del cinquecento». La precoce abilità di Metastasio nell'improvvisare era portentosa; a dieci-undici anni sfidava poeti come Rolli ed era conosciuto e rinomato, chiamato in salotti e adunanze; smise a diciassette anni, quando la sua bravura divenne, secondo la sua stessa testimonianza, un «mestiere grave e dannoso», che gli impediva di dedicarsi agli studi e gli minava la salute. Gravina inoltre avversava la pratica dell'improvvisazione e intendeva avviare il discepolo a uno studio sistematico delle discipline giuridiche, filosofiche e letterarie. Nel 1712, a 14 anni, Metastasio scrive la tragedia Giustino, tratta dall'italia liberata dai Goti di Trissino, fedele anche nel metro, l'endecasillabo, al modello trissiniano, prediletto dal maestro, che nella Ragione poetica, aveva indicato la Sofonisba di Trissino come uno dei principali esempi di tragedia italiana ispirata al modello greco. Nello stesso anno Metastasio viene affidato al filosofo Gregorio Caloprese, cugino di Gravina, che teneva una scuola a Scalea, in Calabria. Qui il giovane rimane alcuni mesi e viene avviato alla lettura di autori come Bossuet, Pascal e soprattutto Cartesio. Ancora anni dopo in una lettera al Mattei, il poeta rievocava con nostalgia i mesi passati in Calabria: «Ho riveduti come presenti tutti quegli che tanto colà allora mi dilettarono. Ho abitata di bel nuovo la cameretta dove il prossimo fiotto marino lusingò per molti mesi soavemente i miei sonni: [...] ho sentita di nuovo la venerata voce dell'insigne Gregorio Caloprese, che adattandosi per istruirmi alla mia debole età, mi conducea quasi per mano fra i vortici dell'allora regnante ingegnoso Renato, di cui era egli acerrimo assertore». Nel 1715 Metastasio si reca prima a Napoli e quindi nuovamente a Scalea. A Napoli compone per l'ultima volta e nonostante l'opposizione di Gravina, in un'adunanza di nobili e letterati, dei versi all'improvviso sul tema La magnificenza dei principi e le sue lodi. Sempre a Napoli viene pubblicato nel 1717 il suo primo volume di versi, le Poesie di Pietro Metastasio che comprende Giustino, Il convito degli Dei, Il ratto d'europa, La morte di Catone, L'origine delle leggi, Pel Santo Natale. Il giudizio di Metastasio su questi

versi giovanili, improntati a un modello eroico-classicista, non fu, anni dopo, positivo; scriveva infatti il poeta, il 22 gennaio 1734, all'editore Bettinelli che si accingeva a pubblicare le sue opere: «Sono composizioni secondo me così deboli ch'io non ho avuto il coraggio di rivederle, per rispiarmarmi la pena di considerare che debbano tornare sotto gli occhi del pubblico, il quale in rileggendole non avrà sempre chi gli ricordi per mia scusa l'età in cui le scrissi». Nel gennaio del 1718 muore il Gravina, che lo lascia erede di un consistente patrimonio di 15000 scudi, presto dilapidato dal poeta; nello stesso anno Metastasio, che aveva fatto parte dei Quirini, gli Arcadi dissidenti graviniani, viene ammesso in Arcadia col nome di Artino Corasio e recita, per commemorare il suo maestro, le terzine La strada della gloria. Nel 1719 compone e recita in Arcadia la canzonetta La primavera, «la prima voce della sua nuova poesia». Si innamora a Roma di Rosalia Gasparini, figlia del compositore Francesco; vengono stilati dei patti matrimoniali, ma l'unione va a monte. Nell'estate il poeta lascia Roma e si trasferisce a Napoli, alla ricerca di un ambiente a lui più favorevole. Così scriveva a Francesco d'aguirre per motivare la sua partenza da Roma: «I miei domestici interessi mi trasportarono, già molti mesi sono, in Napoli, e mi ci ritenne poi la considerazione del pertinace odio che ancor si conserva in Roma non meno al nome che alla scuola tutta dell'abate Gravina, beata memoria, mio venerato maestro. Qual odio, se non in tutto almeno in parte, si è trasfuso, e come discepolo eletto e come erede, sovra di me». A Napoli trova un impiego nello studio di un avvocato, ma soprattutto entra in contatto con il mondo del teatro, a lui più congeniale, e viene introdotto in circoli artistocratici e salotti nobiliari. Ciononostante il soggiorno napoletano non soddisfa, almeno all'inizio, il poeta che lamenta la mancanza, nella città partenopea, di una corte, ciò che causava la «rozzezza del paese», alla quale Metastasio «educato in una città dominante», stentava ad abituarsi; poco dopo l'arrivo a Napoli comincia quindi già a pensare, per ottenere una sistemazione professionale, a un trasferimento all'estero e in particolare a Vienna, dove lo indirizzano, fin dal 1719, i suoi conoscenti napoletani. Nel frattempo però compone molti versi, in cui, abbandonato l'impianto eroico delle poesie più giovanili, recupera l'esempio di autori poi sempre amati come Tasso e Marino, dando vita a una produzione arcadico-mitologica, prevalentemente encomiastica, in cui sono già riconoscibili alcune modalità espressive musicali e sentimentali che costituiranno il nucleo della poesia più matura. Nel 1721 scrive, per le nozze di Antonio Pignatelli e Anna Pinelli di Sangro, la sua prima azione teatrale l'endimione, pubblicata l'anno seguente con una lettera di dedica a Marianna d'althann, sorella dello sposo e dama di corte dell'imperatrice Elisabetta d'asburgo. Tra il '21 e il '22, Metastasio compone ancora gli Orti Esperidi e Angelica, rappresentati per il compleanno dei reali d'austria, l'azione teatrale Galatea e i primi lunghi Epitalami, dedicati a esponenti dell'aristocrazia napoletana. Ma è soprattutto il rapporto con il mondo del teatro e della musica che segna una svolta fondamentale nell'esistenza artistica e

personale del poeta; determinante è l'amicizia con la cantante Marianna Bulgarelli detta «la Romanina», che aveva interpretato il ruolo di Venere negli Orti Esperidi; incoraggiato da lei, il poeta abbandona l'avvocatura, prende lezioni di musica dal Porpora e, dopo un primo esperimento di riscrittura del libretto non originale Siface, riscuote rapidamente un grandissimo successo con la Didone abbandonata, rappresentata con musica di Domenico Sarro al teatro S.Bartolomeo di Napoli nel carnevale del 1724. A casa della Bulgarelli conosce anche Carlo Broschi detto «Il Farinello», che aveva esordito, come cantante sopranista, nell'angelica e che sarà successivamente l'amico e confidente fraterno di tutta la vita, il suo «gemello», che morirà nello stesso anno del poeta. Dopo il successo della Didone si aprono al poeta i teatri italiani; i suoi drammi vengono rappresentati oltre che a Napoli, a Venezia (Siroe 1726 interpretato sempre dalla Bulgarelli; Siface 1726), dove il poeta si reca due volte assieme alla Bulgarelli, e a Roma (Per la festività del Santo Natale 1727; Catone in Utica e Ezio, 1728; Semiramide e Alessandro nelle Indie, 1729; Artaserse, 1730). Nel 1729 scrive anche La contesa de'numi una festa teatrale che celebrava la nascita del delfino di Francia, rappresentata nello stesso anno a Palazzo Altemps a Roma. Nel frattempo il poeta, dal 1727, torna a vivere a Roma, dove l'anno successivo si trasferisce anche la Bulgarelli. Nel 1729 ormai all'apice del successo viene invitato a Vienna come poeta cesareo, in sostituzione di Apostolo Zeno; l'impiego alla corte rappresentava una garanzia di stabilità professionale e economica e costituiva, per un poeta del Settecento, un'opportunità estremamente vantaggiosa, perseguita da molti, perché liberava gli artisti dalla precarietà legata alla loro condizione e dalla dipendenza dagli impresari e dal successo del pubblico. Il poeta concorda un salario di 3000 fiorini annui, meno elevato di quello di Zeno, suo predecessore a Vienna; altri regali e benefici, anche se spesso precari, elargiti dall'imperatore, si aggiungeranno in seguito. Prima di partire dall'italia compone ancora l'oratorio La passione di Cristo, commissionato da Carlo VI e rappresentato poi a Vienna. Nella capitale austriaca il poeta giunge il 17 aprile 1730, accompagnato da Domenico Bulgarelli, marito della Romanina che si era invece fermata a Venezia. Metastasio non tornerà mai più in Italia. Durante tutto il periodo viennese vive presso la famiglia di Nicolò Martinez, cerimoniere del Nunzio Apostolico presso la corte imperiale, originario di Napoli. A Vienna era stato accolto dalla contessa Marianna D'Althann, dama di corte, che aveva conosciuto il poeta a Napoli e ne aveva sostenuto l'assunzione a Vienna. Un'altra Marianna, figlia di Nicolò Martinez, entrerà in seguito nella vita di Metastasio, dopo la morte dell'althann, avvenuta nel 1755. La vita di poeta di corte, alle dipendenze fino al 1740 di Carlo VI e poi di Maria Teresa, appare segnata dai ritmi delle celebrazioni e delle feste. Il primo dramma scritto dal poeta e rappresentato al teatro di corte, Demetrio, ebbe, nonostante i timori del poeta dubbioso che un'opera così delicata potesse piacere agli austriaci abituati a drammi più eroici, un successo notevolissimo. Il primo decennio viennese è caratterizzato da un intenso lavoro e

da una produzione copiosa; tra il 1730 e il 1735 il poeta compone ogni anno un oratorio sacro oltre a tutti i drammi legati a circostanze particolari. Vengono rappresentate in questi anni molte delle più importanti azioni teatrali come Le Cinesi, Il parnaso accusato e difeso e alcuni dei drammi più significativi; dopo il Demetrio Metastasio scrive ancora Issipile e Adriano in Siria nel 1732; Olimpiade e Demofoonte nel 1733; La Clemenza di Tito nel 1734; Achille in Sciro, Ciro riconosciuto, Temistocle nel 1736. L'ultimo dramma rappresentato sotto il regno di Carlo VI è Zenobia; l'attilio Regolo scritto nel '40 non venne rappresentato a causa della morte dell'imperatore. Nel 1734, dopo una lunga malattia, era morta Marianna Bulgarelli che aveva lasciato erede del suo patrimonio Metastasio; il poeta però, ormai inserito nella vita di corte, aveva rinunciato all'eredità a favore del marito della cantante. Il suo legame più stretto con l'italia veniva così a cadere; rimaneva la famiglia e soprattutto il fratello Leopoldo (il padre morirà nel 1754), destinatario di numerose lettere degli anni viennesi. A Giuseppe Peroni che curava gli affari del poeta a Roma, Metastasio scriveva, nel 1735, di desiderare, dopo 5 anni, un ritorno in patria, reso però impossibile dalle «pubbliche circostanze», che ormai scandivano il ritmo della sua vita: «E se le pubbliche circostanze influissero meno sulle private avrei senza fallo ottenuta per quest'anno la permissione di venire per alcun tempo a respirare l'aria paterna ed a purgarmi nel Tevere della fuliggine che mi va sensibilmente ricosprendo coll'assiduo fumo di queste stufe: ma per ora non è possibile; onde converrà accomodarsi al mondo, giacché non si può accomodare il mondo a noi». Nel decennio '40-'50, il primo dell'età di Maria Teresa, imperatrice dal 1740, l'attività del poeta rallenta. Tra il 1741 e il 1742 Metastasio trascorre l'inverno in Croazia, in un castello di proprietà della famiglia d'althann, per sfuggire ai pericoli della guerra di secessione austriaca; nel 1744 si ammala e passa la convalescenza in campagna. Tra il 1745 e il 1749 compone poesie, traduce l'arte poetica; non scrive nessun dramma o azione teatrale. Più intensa la produzione del decennio '50-'60. Metastasio compone ancora alcuni drammi importanti come Il re pastore e L'eroe cinese, destinati, come molta parte della produzione di questi anni, a rappresentazioni private, in cui erano spesso protagonisti gli stessi membri della famiglia reale e della corte. Numerose sono anche le azioni teatrali, ricche di riferimenti encomiastici e composte per occasioni e ricorrenze particolari, su richiesta di Maria Teresa. Intensa è anche in questi anni la collaborazione con Broschi, direttore del teatro di corte a Madrid, per il quale Metastasio rielabora alcuni drammi, destinati a essere rappresentati in Spagna. Negli anni successivi la produzione, soprattutto di libretti, rallenta e le richieste della corte di nuovi drammi o componimenti appaiono sempre più gravose e difficili da soddisfare. Già per scrivere Il Trionfo di Clelia, del 1762, Metastasio aveva dovuto, con fatica, fare una «corsa», in Parnaso, ormai «fuori stagione» e il Ruggero, la sua ultima opera, rappresentata nel 1771, gli appare «un lungo e difficile lavoro», soprattutto per uno scrittore anziano

come lui «stancato e rifinito dal continuo rampicar sul Parnasso». Il lunghissimo soggiorno a Vienna viene interrotto solo dalle villeggiature estive o autunnali, in genere in Moravia, a Joslowitz e a Frain, nelle proprietà della famiglia d'althann. Dal dorato isolamento viennese il poeta comunica con l'esterno attraverso un fitto scambio epistolare, oltre che con la famiglia, con esponenti del mondo della musica, del teatro, della diplomazia; Metastasio scambia lettere con Goldoni, Algarotti, Bertola, la Fonseca Pimentel; entra in contatto con Voltaire al quale dichiara una grande ammirazione. Al lavoro poetico affianca un notevole impegno teorico, che si concretizza, oltre che in alcune importanti lettere come quelle al Chevalier de Chastellux, in opere come la traduzione dell'ars poetica di Orazio e l'estratto dell'arte poetica di Aristotele, progettato già nel 1733 e portato a termine nel 1773. Il ricordo della patria continuava, anche molti anni dopo la partenza da Roma, a farsi sentire; in una lettera del 1754 Metastasio rispondeva all'invito del marchese Patrizi, gentiluomo della corte papale, che lo invitava a tornare a Roma, con parole suggestive: «s'ella non si propone altra vittoria che l'infiammarmi di desiderio di rivedere il Tarpeo, io era già vinto prima d'esserne assalito. Amo la patria, mi sovvengo degli amici, ho tenerezza per i congiunti...». Tuttavia Metastasio sembra essere sempre più vicino alla corte austriaca; poesie come La pubblica felicità, I voti pubblici, L'imperiale residenza di Schönbrunn, scritte negli ultimi anni dell'età teresiana, non sono solo superficialmente encomiastiche e elogiative, ma mostrano una perfetta coincidenza ideologica e una totale sintonia di prospettive tra il poeta e la corte. Nel 1780 muore Maria Teresa; a Metastasio rincresce di non esser riuscito a scrivere dei versi per ricordare l'«irreparabile perdita». La sua ultima impresa è la collaborazione, che si interrompe tuttavia dopo i primi volumi, alla stampa delle sue opere, alcune inedite fino a quel momento, intrapresa dall'editore Pezzana a Parigi. A Giovanni Piasiello, in una lettera datata Vienna 1 marzo 1782, scriveva di aver fatto ormai da tanto tempo «divorzio dalle Muse»; nell'ultima lettera conosciuta da lui scritta all'inseparabile gemello Carlo Broschi, datata 20 marzo 1782, confidava, con il solito riserbo e, nello stesso tempo, l'immutata capacità di commuovere: «Tutti siamo egualmente bisognosi di rassegnazione: questa imploro per me, questa auguro a voi ed a tutto il tormentato nostro prossimo». Muore il 12 aprile 1782. CRONOLOGIA 1698 - Pietro Trapassi nasce a Roma, il 3 gennaio, nel vico de' Cappellari, nei pressi di Campo de' Fiori. 1708 - Gianvincenzo Gravina lo sente recitare dei versi e lo prende sotto la sua protezione. 1712 - Scrive la tragedia Giustino e il poemetto Il convito degli dei. Passa alcuni mesi a Scalea presso la scuola del filosofo cartesiano Gregorio Caloprese.

1714 - Riceve gli ordini minori nella basilica di San Giovanni Laterano di Roma. 1715 - Torna con Gravina a Napoli e poi a Scalea. A Napoli improvvisa dei versi sul tema La magnificenza dei principi e le sue lodi. 1717 - Esce a Napoli il primo volume di Poesie di Pietro Metastasio. 1718 - Muore Gravina, che lo lascia erede del suo patrimonio. Nell'aprile entra in Arcadia col nome di Artino Corasio. Dedica al suo maestro i versi La strada della gloria. 1719 - Decide di sposare Rosalia Gasparini, ma il progetto di matrimonio fallisce. Si trasferisce a Napoli. Compone la canzonetta La primavera. 1720 - Scrive il primo Epitalamio per le nozze del principe Antonio di Belmonte Pignatelli con la principessa Anna Pinelli di Sangro. Compone anche l'azione teatrale Endimione, rappresentata nel maggio dell'anno successivo. 1721 - Viene rappresentata, con musica di Nicola Porpora, l'azione teatrale Gli orti esperidi, scritta, su richiesta del vicerè di Napoli, per il compleanno dell'imperatore austriaco. Il testo viene pubblicato anonimo. Contemporaneamente si iscrive, per far pratica forense, presso lo studio di un avvocato. 1722 - Scrive la serenata Angelica rappresentata a Napoli con musica di Nicolò Porpora, il secondo Epitalamio per le nozze di Giambattista Filomarino e di Vittoria Caracciolo e l'azione teatrale Galatea. 1723 - Scrive il terzo Epitalamio per le nozze di Francesco Gaetani e Giovanna Sanseverino. Rielabora per il maestro Porpora il libretto Siface, scritto da anonimo. 1724 - Al teatro S.Bartolomeo di Napoli durante il carnevale, viene rappresentata la Didone abbandonata con musica di Domenico Sarro. A Roma, dove ritorna dopo il successo del dramma, scrive la canzonetta L'Estate. 1725 - Compie un viaggio con la Bulgarelli a Venezia, dove, durante il carnevale, viene rappresentata la Didone. 1726 - Torna a Venezia, dove al teatro S.Giovanni Grisostomo, durante il carnevale, viene data la prima rappresentazione di Siroe, interpretato dalla Bulgarelli. Nella stessa città si rappresenta anche Siface. 1727 - Dopo un altro soggiorno a Napoli, torna a Roma. Compone, per il cardinale Ottoboni l'azione sacra Per la festività del Santo Natale.

1728 - Al teatro delle Dame di Roma il 13 gennaio viene rappresentato il Catone in Utica, con musica di Vinci; nello stesso teatro, il 26 dicembre, viena data la prima rappresentazione dell'ezio, con musica di D'Auletta. 1729 - Sempre a Roma vengono rappresentate al teatro delle Dame Semiramide riconosciuta, nel carnevale, e Alessandro nelle Indie, in dicembre, entrambe con musica del Vinci. Scrive anche, per il cardinale di Polignac, La contesa de' Numi, intonata dallo stesso compositore. Nel settembre riceve l'invito ad assumere il posto di poeta di corte a Vienna, come successore di Apostolo Zeno. 1730 - Compone Artaserse, rappresentato al teatro delle Dame durante il carnevale, con musica del Vinci e la Passione di Gesù Cristo. Nel marzo parte per Vienna dove giunge il 17 aprile. 1731 - Scrive l'oratorio Sant'Elena al Calvario, con musica del Caldara e la festa teatrale Enea negli Elisi, ovvero Il tempio dell'eternità, musicata da Giovanni Fux, rappresentata il 28 agosto nel giardino imperiale della Favorita. Il 4 novembre viene rappresentato il Demetrio, al teatro di corte, con musica del Caldara. Al poeta viene assegnata una rendita, che si aggiunge allo stipendio, su un beneficio in Sicilia. 1732 - Nel gennaio al teatro di corte viene rappresentata Issipile, musica di Francesco Conti; in aprile, nella cappella imperiale, l'azione sacra La morte di Abele, musica di Giorgio Reütter; nell'agosto, a Linz, L'asilo d'amore, con musica di Caldara; infine nel novembre, al teatro di corte di Vienna, Adriano in Siria, musicato sempre da Caldara. Un altro beneficio viene assegnato al poeta da Carlo VI, sulla tesoreria di Cosenza. 1733 - Nel gennaio viene eseguito l'oratorio Giuseppe riconosciuto nella cappella imperiale, con musica di Giuseppe Porsile; l'olimpiade viene rappresentata al teatro di corte in agosto e in novembre il Demofoonte, musicati entrambi da Caldara. Scrive la canzonetta La libertà. 1734 - Muore Marianna Benti Bulgarelli, che lascia Metastasio erede del suo patrimonio; il poeta rinuncia a favore del marito della defunta. A Vienna, viene eseguita La Betulia liberata, musica del Reütter; nel novembre al teatro di corte viene rappresentato La Clemenza di Tito musicato dal Caldara. 1735 - Durante il carnevale viene rappresentata la festa teatrale Le Cinesi, con musica del Reütter; nell'aprile si esegue l'oratorio Gioas re di Giuda; tra l'agosto e l'ottobre si rappresentano al palazzo imperiale della Favorita Le grazie vendicate, con musica del Caldara, Il Palladio conservato, con musica del Reütter e Il sogno di Scipione, con musica di Antonio Predieri. 1736 - Il 13 febbraio viene rappresentato, al teatro di corte, Achille in Sciro; il 28 agosto, nel giardino imperiale della

Favorita, Ciro riconosciuto e il 4 novembre, al teatro di corte, Temistocle, tutti con musica del Caldara. 1738 - Il 28 agosto si rappresenta nel giardino imperiale della Favorita Il Parnaso accusato e difeso, musica del Reütter; al teatro di corte La pace fra la virtù e la bellezza, musica del Predieri. 1739 - Nel giardino della Favorita va in scena Astrea placata ovvero la Felicità della terra, con musica del Predieri. Traduce la Satira III di Giovenale. 1740 - Nel carnevale scrive una Canzonetta per un ballo di villani e villanelle, con musica di Giuseppe Bonno. Il 12 aprile viene eseguito Isacco figura del Redentore, musica del Predieri. Nel giardino della Favorita vengono rappresentati il 28 agosto Zenobia, con musica dello stesso e il primo ottobre l'azione teatrale Il Natale di Giove, con musica del Bonno. Scrive l'attilio Regolo che però non viene rappresentato per la morte di Carlo VI. 1741 - Si rappresenta a Vienna, al teatro di corte, L'amor prigioniero, con musica del Reütter. Tra il settembre e il maggio 1742 il poeta si trasferisce a Czakathurn in Croazia, presso la contessa D'Althann, per sfuggire ai pericoli della guerra di successione austriaca. 1743 - A Vienna, nel giardino di Schönbrunn si rappresenta Il vero omaggio, musica di Bonno; durante l'estate scrive Ipermestra, rappresentata nel gennaio successivo, con musica di Johann Adolph Hasse. Gli viene assegnata una rendita di 1500 fiorini sull'esattoria di Milano. 1744 - Durante il carnevale alla corte di Dresda viene rappresentata Antigono, musica dell'hasse. Alla corte di Vienna viene rappresentata La Danza, musica del Bonno. Nell'autunno il poeta si ammala. 1745 - Convalescente si reca a Joslowitz e a Frain in Moravia, ospite della contessa D'Althann; torna a Vienna nel novembre. 1746 - Conclude la traduzione dell'ars poetica di Orazio; scrive la canzonetta Palinodia. 1749 - Scrive la canzonetta La partenza e le cantate Augurio di felicità e Il nido degli amori. Traduce la Satira VI del libro II delle Satire di Orazio. 1750 - Viene rappresentato Attilio Regolo alla corte di Dresda, musica di Hasse. Scrive La rispettosa tenerezza, con musica del Reütter. 1751 - Nel giardino di Schönbrunn il 17 ottobre viene rappresentato Il re pastore, intonato dal Bonno. Compone i versi sacri Inno a San Giulio.

1752 - Il 13 maggio a Vienna viene rappresentato L'Eroe cinese, con musica del Bonno. 1753 - Il 30 maggio alla corte di Madrid viene rappresentata la festa teatrale L'isola disabitata, con musica del Bonno. A Vienna nuova versione delle Cinesi. 1754 - Scrive l'azione teatrale Il tributo di rispetto e di amore, intonato dal Reütter e Il ciclope, una cantata a due voci. 1755 - Il primo marzo muore la contessa D'Althann. Scrive La gara per la nascita di Maria Antonietta, rappresentata con musica del Reütter. 1756 - Nell'ottobre al teatro di corte di Madrid viene rappresentata Nitteti con musica di Nicolò Conforti. Scrive la cantata Il sogno, musica del Reütter. 1759 - L'azione teatrale La ritrosia disarmata viene inviata nell'agosto alla corte spagnola; scrive le cantate L'Aurora e L'estate, musicate dal Wagensteil. 1760 - Compone le cantate L'inverno e Il quadro animato, musica di Wagensteil, l'azione teatrale L'ape e due Complimenti, musicati dallo Hasse, destinati a essere cantati dalle figlie di Maria Teresa. Al teatro di corte viene rappresentata l'azione teatrale Alcide al bivio, musica di Hasse. 1762 - A Vienna viene messo in scena Il trionfo di Clelia. Scrive Atenaide ovvero gli Affetti generosi, musica del Bonno, che non fu rappresentata per la morte di Isabella moglie di Giuseppe d'asburgo. 1764 - Scrive la festa teatrale Egeria, musicata da Hasse. 1765 - A Innsbuck viene messo in scena il dramma Romolo e Ersilia, musica di Hasse; a Schönbrunn Il parnaso confuso, musica di Cristopher Gluck. Compone La corona, musicata dallo stesso, La pace fra le tre dee, messa in scena, con musica forse di Nicola Conforto, a Madrid, e Il trionfo d'amore, un rifacimento dell'asilo d'amore scritto per la corte di Madrid e musicato dal Gassmann. 1765-66 Scrive per la morte di Francesco I le ottave I voti pubblici. 1766 - Compone l'idillio epitalamico Teti e Peleo. 1767 - L'8 settembre si rappresenta l'azione Penelope, alla corte di Vienna, musica di Hasse. Per la guarigione di Maria Teresa, che era stata colpita dal vaiolo, Metastasio scrive i versi La pubblica felicità. 1768 - Viene accolto nell'accademia della Crusca. 1769 - Scrive la cantata L'Armonica musicata da Hasse.

1770 - Traduce l'epistola V del libro I d'orazio (Invito a cena d'orazio a Torquato). 1771 - Scrive il Ruggero ovvero l'eroica gratitudine, rappresentato a Milano nel 1772, con musica di Hasse, in occasione delle nozze di Ferdinando arciduca d'austria e di Maria Beatrice d'este. 1773 - Conclude l'estratto dell'arte Poetica di Aristotele, al quale aveva cominciato a lavorare dal 1733. 1776 - Scrive l'ode La deliziosa imperiale residenza di Schönbrunn. 1780 - Il 29 novembre muore Maria Teresa. Escono i primi quattro volumi dell'edizione parigina Hérissant delle opere di Metastasio, curata da Pezzana. 1782 - Muore il 12 aprile.. A.ALUGI, Storia dell'abate P.Trapassi M.etastasio poeta drammatico, Assisi, 1783.. Gianvincenzo Gravina, Della Ragion poetica, I, 14, in Scritti critici e teorici a cura di Amedeo Quondam, Laterza, Bari 1973, p. 227.. Lettera a Leopoldo Trapassi, 9 marzo 1761, IV, p. 187 [si cita dall'edizione Brunelli, anche in seguito senza ulteriori indicazioni].. Lettera a Francesco Algarotti, 1 agosto 1751, III, p. 657.. Della Ragion poetica, II, 20, cit., p. 316.. Lettera a Saverio Mattei, Vienna 1 aprile 1766, IV, p. 453.. Mario Fubini, Introduzione a Metastasio, in Teatro di Pietro Metastasio, Ricciardi, Milano-Napoli 1968.. Lettera a Francesco d'aguirre a Torino, 23 dicembre 1719, III, p. 20. ibidem. Cfr. lettera a Francesco D'Aguirre, Torino, Napoli 23 dicembre 1719, III, p. 21: «La mia toleranza in questo paese non so quanto sia per durare, onde è certo che volendo io esentarmi di qui e non potendo sperare in Roma alcun incamminamento fin che dura questo vento, passerò ultra montes, per cercare ove far nido, e probabilmente a Vienna, ove molti padroni e amici, che colà dimorano, mi persuadono e promettono assistenza ed aiuto».. Lettera dell' 8 gennaio 1735, III, p. 119.. Lettera a Rinaldo Sbaraglini, Vienna 11 settembre 1769, IV, p. 763.. Cfr. Lettera alla contessa di Béthune, Vienne 31 mars 1756, III, p. 1103.. Lettera datata Vienna, 6 maggio 1754, III, p. 917.. V, p. 713.