IL VANGELO SECONDO GIOVANNI



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IL VANGELO SECONDO GIOVANNI Ci sia permesso di affermare che il fiore di tutta la Sacra Scrittura è il Vangelo, e il fiore del Vangelo è il Vangelo di Giovanni) Origène. È il vangelo del cristiano maturo, di chi è disposto, come Maria, a stare seduta ai piedi del Maestro e contemplarlo (cf Lc 10,39). Tante sono le differenze nella presentazione della vita di Gesù, nel linguaggio, nei contenuti; e nascono le domande: chi è l autore del Quarto Vangelo e quando e perché è stato composto? Qual è il suo piano interiore? Qual è suo messaggio profondo. Se Luca, con gli Atti, mostra del Vangelo la straordinaria espansione, Giovanni ne mette in evidenza la stupenda ricchezza interiore. (il discepolo che Gesù amava, così si autonomina il testimone oculare che fa da autore (13,23; 19,26.35; 20,2; 21,21-24), manifestando una singolare intimità con il Maestro. Riflettendo sulla sua amicizia con Pietro (20,3-10) e ascoltando la prima tradizione cristiana, si è concluso legittimamente all apostolo Giovanni, quello che fu con Gesù fin dalla prima ora (1,39-40), fu testimone della sua morte (19,35) e risurrezione (20,2.8). ricevuta in affidamento dallo stesso Gesù la madre sua (19,27), secondo una antica tradizione si trasferì in Asia Minore (Efeso). Ebbe una lunghissima vecchiaia e un largo numero di discepoli, tanto da formare come una scuola da cui usci il Quarto Vangelo). Il vangelo secondo Giovanni è diverso dai vangeli sinottici sotto molti aspetti. Ma la differenza più evidente riguarda il quadro generale del ministero di Gesù. Mentre lo schema sinottico presenta un ministero pubblico di circa un anno, svolto attorno al lago di Tiberiade e concluso tragicamente dall unica salita di Gesù a Gerusalemme, nel vangelo di Giovanni Gesù circola continuamente fra la Giudea e la Galilea, salendo a Gerusalemme ben cinque volte in occasione delle feste ebraiche (2,13; 5,1; 7,10; 10,22; 12,12). Questi molteplici spostamenti delineano un ministero pubblico che dura dure tre anni, cioè il tempo necessario a coprire le tre feste pasquali cui partecipa Gesù (2,13; 6,4; 11,55). Diversamente dalla presentazione dei vangeli sinottici, anche la parte del ministero di Gesù in Galilea è scarsamente sviluppata e ridotta ad alcuni episodi: incontro con Filippo e Natanaele (1,43-51); nozze di Cana (2,1-12); guarigione del figlio di un funzionario reale (4,43-54); moltiplicazione dei pani e camminata sul mare (6,1-21). Accanto a queste differenze relative alla durata e all organizzazione del ministero di Gesù, bisogna notare la diversità degli avvenimenti riferiti da questo vangelo rispetto ai sinottici. Giovanni omette il battesimo di Gesù, non conosce né la confessione di fede di Pietro né la trasfigurazione; né i tre annunci della passione, né il processo davanti al sinedrio. D altra parte, molti avvenimenti raccontati nel suo vangelo non hanno alcun parallelo nei vangeli sinottici. Ad esempio: nozze di Cana (2,1-12); incontro con la samaritana (4,1-42); guarigioni del paralitico alla piscina di Betsaida e del cieco nato (cc. 5 e 9); risurrezione di Lazzaro (c. 11); lavanda dei piedi (13,4-11); nel ciclo pasquale, corsa di Pietro e Giovanni al sepolcro (20,1-10); apparizione del Risorto a Maria di Magdala (20,11-18); episodio di Tommaso (20,24-29). Infine, in Giovanni la purificazione del tempio si trova all inizio del ministero pubblico di Gesù, mentre nei sinottici è all inizio del racconto della passione (2,13-22; cf. Mt 21, 12-17). Anche il percorso proposto da questo vangelo non è lo stesso dei sinottici. Là si andava progressivamente verso la scoperta del mistero di Gesù: dal battesimo alla Pasqua; mentre qui abbiamo uno sviluppo a spirale, con ampi cerchi che presentano la totalità del mistero di Cristo, senza tuttavia girare a vuoto, perché, proprio come in una spirale, ogni volta si avanza verso la profondità del mistero. 1

Un altro aspetto sorprendente del quarto vangelo è la mancanza di una qualsiasi lista dei dodici. Senza negarne l esistenza, il loro ruolo, paragonato con quello dei sinottici, è decisamente ridotto, perché non ricevono da Gesù alcuna missione particolare. Il primo fra loro, Simon Pietro, è addirittura in una posizione perlomeno sorprendente. Infatti, pur facendo, in 6,69, una confessione di fede particolarmente importante, quando si trova in compagnia nel discepolo che Gesù amava, la sua inferiorità sembra evidente (13,23-25; 20,2ss; 21,7ss). Infine, spesso i dodici sono eclissati da altri personaggi, sconosciuti ai sinottici, ma per certi versi più vicini a Gesù, come Natanaele (1,45), Lazzaro, associato con Gesù al punto di incorrere nella stessa ostilità da parte delle autorità giudaiche (12,10-12), certe donne, come la samaritana o Marta e Maria, che giocano un ruolo essenziale nel riconoscimento di Gesù come Figlio unico di Dio, mandato dal Padre perché gli uomini abbiano la vita. Le divergenze fra il vangelo di Giovanni e i vangeli sinottici riguardano anche la persona e la missione di Gesù. Mentre nei sinottici il ministero di Gesù è incentrato sulla proclamazione dell imminente venuta del regno di Dio (Mc 1,14-15), nel quarto vangelo Gesù non proclama la venuta del regno di Dio, non si presenta come colui che viene e reinterpretare la legge, un tema caro a Matteo, non parla in parabole, non dispensa insegnamenti etici e non fa alcun esorcismo. È il Figlio unico di Dio, la parola divina, il Verbo fatto carne (1,14). L originalità del quarto vangelo consiste proprio nell identificazione del Verbo divino con Gesù di Nazaret, un essere umano storico, come suggeriscono nel prologo sia il termine carne, sia il riferimento alla testimonianza, umana e datata, resa da Giovanni Battista (1,6-9.15). inviato dal Padre (3,31-36; 6,43), Gesù è venuto a rivelare che era il Padre (14,7-9; cf. 1,18). Perciò nel Vangelo di Giovanni, Gesù è ben più del Messia atteso o del profeta del regno. È l inviato del Padre, colui che riconosce esplicitamente la sua divinità e la sua preesistenza (8,58; 10,30-38) e viene salutato a come Dio (20,28). Anche la sua controversia fondamentale con i giudei non riguarda la violazione delle regole del sabato, ma il fato di proclamarsi uguale a Dio (5,16-18; 10,33; 19,7). A più riprese, Gesù afferma persino di disporre poteri divini (5,25-26) e ricorda la gloria che aveva presso il Padre prima della creazione del mondo (17,5-24). Ciò che fa e dice, lo ha visto e sentito quando era con Dio (5,19; 8,28; 12,49). Non sorprende quindi la sua conoscenza soprannaturale degli avvenimenti e delle persone (1,48; 2,25; 4,18-19; 13,1-3; 16,30). La sua filiazione divina è la fonte del suo essere e la molla della sua azione. Altra caratteristica che distingue questo vangelo dai sinottici: i discorsi sono soprattutto il primo e principale strumento della rivelazione. Nei discorsi ritornano i grandi temi che attraversano tutto il vangelo: la vita, l amore, la luce, il pane, la vite, il buon pastore ecc. associati con la figura di Gesù, questi temi introducono il lettore nel suo mistero di Verbo fatto carne. Sono una caratteristica fondamentale di questo vangelo che è stato definito molto presto vangelo spirituale. STRUTTURA DEL VANGELO Leggendo questo vangelo, si nota una profonda cesura dopo il capitolo 12, che lo divide in due parti: la prima, detta a volte libro dei segni, è introdotta da un prologo (1,1-18) e copre il ministero pubblico di Gesù (1,19-12,50); la seconda, detta libro dell ora o libro della gloria, si apre con il racconto della lavanda dei piedi (13,1-30) e prosegue con la lunga sequenza dei discorsi di addio (13,31-17,26), seguita dal racconto degli avvenimenti dell ultima Pasqua (cc. 18-20). Il capitolo 21 venne aggiunto in un secondo tempo all originaria conclusione del vangelo, nella quale il redattore affermava la sua intenzione di incoraggiare a confortare nella fede i credenti ai quali si rivolgeva. L autore di questo capitolo si distingue esplicitamente dal redattore del vangelo: Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li 2

ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera (21,24). Queste due conclusioni accreditano l ipotesi di una doppia redazione. Questa ipotesi è confermata da certe incoerenze o fratture nel racconto. Così, in 4,1-2, si nota con stupore l affermazione secondo cui Gesù battezzava (v.1) e non battezzava (v.2) al tempo stesso, il che lascia intendere che il v. 2 venne aggiunto per correggere, senza comunque eliminarla, la prima informazione. Altro esempio. Nei capitoli 5-7, il segno della moltiplicazione dei pani, con la camminata di Gesù sul mare e il discorso sul pane di vita tre episodi situati in Galilea-, interrompe bruscamente la discussione fra Gesù e i giudei di Gerusalemme, che inizia al capitolo 5 e continua al capitolo 7. Ma, invertendo attuale dei capitoli 5-7 in 4, 6, 5, e 7, il quadro geografico ritrova la sua coerenza. Allo stesso mondo, in 13,36 e 14,5, i discepoli domandano a Gesù dove va; mentre in 16,5 Gesù si stupisce che nessuno gli abbia chiesto dove andava. Infine, il primo discorso di addio termina in 14,31 con il famoso: Alzatevi, andiamo via di qui, ma il comando sarà eseguito solo in 18,1, come se i capitoli 15-17fossero stati inseriti successivamente fra 14,31 e 18,1, con un Gesù che, allo stato attuale del racconto, ignora il comando che ha appena dato e comincia il suo discorso come se nulla fosse (15,1). Questi diversi esempi pongono la questione della storia della redazione di questo vangelo e, più ampiamente, quella della storia della comunità nella quale è elaborato. LA TRADIZIONE GIOVANNEA La considerazione delle situazioni storiche e culturale soggiacenti al Vangelo di Giovanni lascia intravedere una storia piuttosto movimentata della comunità nella quale è stato redatto. Lo conferma il diverso modo in cui viene presentato la relazione con i giudei nel racconto dell incontro con Nicodemo (3,1-21), che attesta la pratica di un vero dialogo giudeo-cristiano. Per gli studiosi la collocazione della comunità giovannea sono : la Siria, per gli uni; la Palestina, per gli altri. Prima della redazione si sarebbe formata in Palestina, o in una regione limitrofa, una comunità di discepoli di Cristo. Composta di giudei e di discepoli di Giovanni Battista, che avevano riconosciuto in lui il Messia davidico, si sarebbe riunita attorno a un discepolo che aveva conosciuto Gesù: il discepolo che Gesù amava (13,23-25; 19,26-27; 20,1-10;21,2-8.20-24). Composta in parte anche da samaritani convertiti a Cristo, la comunità avrebbe intrattenuto con gli ambienti giudaici del luogo relazioni familiari ed esigenti al tempo stesso. Dopo la caduta di Gerusalemme nel 70 e la dispersione delle comunità ebraiche e cristiane, questa comunità avrebbe lasciato la Palestina e si sarebbe ritrovata in un ambiente pagano, probabilmente a Efeso, in Asia Minore. Lì, avrebbe subito l espulsione dalle sinagoghe, diventando così più fragile e nutrendo sentimenti di rancore verso coloro dai quali si sarebbe aspettata un aiuto (9,22; 12,42; 16,2). Il vangelo sarebbe stato redatto in quella situazione, quindi negli anni 90, a partire da tradizioni anteriori orali e scritte basate sull interpretazione della fede cristiana abbozzata dal discepolo che Gesù amava. Più giovane di lui di una generazione, un evangelista avrebbe dato a questo vangelo la sua attuale configurazione letteraria e teologica. Rivolgendosi al mondo pagano, con il quale sperava di continuare un dialogo fecondo, la comunità in cui scriveva avrebbe avuto un altra cocente delusione, perché ben presto la sua volontà di dialogo sarebbe finita in un vicolo cieco. A ciò si sarebbero aggiunte tensioni con i discepoli di Giovanni Battista e anche scissioni in seno alla comunità, soprattutto a partire da certe interpretazioni del vangelo appena redatto. In questo contesto, un ultimo redattore, probabilmente verso la fine del I secolo, avrebbe aggiunto il capitolo 21, per evitare la disintegrazione della comunità giovannea. Allora si sarebbe reso necessario lo sviluppo di una struttura pastorale, sviluppo che avrebbe indotto la comunità di accettare il principio di un autorità 3

ecclesiale esterna alla sua tradizione in questo caso la figura simbolica di Pietro e a entrare nella grande Chiesa. La grandezza di un libro come il Vangelo di Giovanni è quella di rivolgersi a ogni sorta di lettori: ignoranti e semplici; studenti e insegnati; piccoli e grandi; credenti e non credenti. STRUTTURA E GRANDI LINEE NARRATIVE DEL VANGELO Gv 1,1-8 Prefazione I. Il Libro dei segni (la fede Proposta) Gv 1,19-51 1. Gli inizi della rivelazione 1,19-28 Testimonianza di Giovanni Battista sul suo ruolo 1,29-34 Testimonianza di Giovanni Battista su Gesù 1,33-42 Dei discepoli di Giovanni battista si recano da Gesù 1,43-51 Filippo, Natanaele vanno da Gesù Gv 2,1-4,54 2. Da Cana a Cana 2,1-12 Il primo segno a Cana 2,13-22 La purificazione del tempio 2,23-26 Reazioni su Gesù a Gerusalemme 3,1-21 Nicodemo a Gerusalemme 3,22-30 Ultima testimonianza di Giovanni 3,31-36 Discorso conclusivo 4,1-3 Gesù lascia la Giudea 4,4-42 La samaritana 4,43-45 Ingresso in Galilea 4,46-54 Il secondo segno di Cana Gv 5,1-10,42 3. Gesù e le principali feste dei giudei Gesù e il sabato 5,1-15 Guarigione di Betzaeta 5,16-30 Discorso sul suo lavoro in giorno di sabato 5,31-47 Discorso sulla testimonianza del Padre suo Gesù a Pasqua 6,1-15 Moltiplicazione dei pani 6,16-21 Camminata sulle acque 6,22-71 Discorso del pane di vita 7,1-8,59 Gesù alla festa delle Capanne 7,1-13 Introduzione 7,14-36 Scena I 7,37-52 Scena II 7,53-8,1-11 La donna adultera 8,12-59 Scena III Conseguenza delle Capanne 9,1-44 Il cieco nato 10,1-21 Gesù, porta e pastore 10,22-39 Gesù alla festa della Dedizione: messia e Figlio di Dio 10,40-42 Prima conclusione del ministero pubblico 4

11,1-12,50 4. Gesù avanza verso l ora e la Gloria Gv 11,1-44 Gesù dà la vita: Lazzaro 11,45-57 Gli uomini condannano Gesù a morte Scene preparatorie della passione 12,1-8 L unzione 12,9-19 L ingresso in Gerusalemme 12,20-36 L ora, conclusione 12,37-42 Valutazione 12,44-50 Ultimo discorso cc. 13-21 II. Il libro della Gloria (l amore e la gloria manifestati) Gv 13,1-30 1. L ultima cena Gv 13,1-20 La lavanda dei piedi 13,21-30 L annuncio del tradimento Gv 13,31-17,26 2. Gli ultimi discorsi Gv 18,1-19,42 3. I racconti della passione Gv 20,1-29 4. Gesù risorto 20,30-31 Progetto dell autore c. 21 Epilogo GESÙ, FIGURA CENTRALE Più che negli altri vangeli, qui Gesù è il personaggio centrale. Il suo percorso viene raccontato attraverso segni, discorsi, e passione/risurrezione, luogo dell ultima definitiva rivelazione dell identità di Gesù. L autore si rivolge a credenti che hanno già mostrato un prima adesione a Gesù per aiutarli a radicare la loro fede, presentando Gesù come l unico Signore della vita, in quanto irruzione di Dio nel mondo. Per questo l evangelista dà molta importanza ai segni e alle parole di Gesù. Più degli altri evangelisti, Giovanni associa alla maggior parte dei segni un insegnamento, che permette di penetrare più in profondità nel mistero di Gesù. Questo insegnamento è impartito mediante discorsi più o meno sviluppati. Giovanni più degli altri vangeli, conferisce un indiscutibile spessore ai personaggi che incrociano il cammino di Gesù. A volte sono anonimi, come la samaritana o il cieco nato. Altre volte sono identificati, mediante la loro funzione come sia madre o mediante il loro nome, come Nicodemo, Marta e Maria, Lazzaro, Simon Pietro o Maria di Magdala. Questi faccia a faccia fra Gesù e una singola persona danno luogo a un dialogo che, da un lato, rivela qualcosa dell identità di Gesù e, dall altro, spinge l interlocutore a fare una scelta (positiva o negativa) nei suoi riguardi. (Tema di fono: rivelazione progressiva di Gesù, Messia, Figlio di Dio. A tale rivelazione risponde un duplice atteggiamento dell uomo: la fede (il discepolo), l incredulità (il giudeo, oltre 70 volte!. Testi chiave: 1,1-8; 12,37-43; 19,35; 20,28; 20,30-31). Luogo privilegiato è la città santa, Gerusalemme, nel periodo della feste, simbolo della storia della salvezza, che ora si compie nella persona di Gesù, il Verbo di Dio fatto carne. Gesù fa diversi viaggi a Gerusalemme, mentre nei sinottici è uno solo. GLI INTERMEDIARI Più degli altri evangelisti, Giovanni accorda un posto importante ai mediatori, al punto che alcuni autori hanno visto in questo un tratto fondamentale del suo vangelo. Giovanni Battista conduce i suoi discepoli a Gesù (Gv 1,29-34); Andrea fa conoscere il Messia a Simon Pietro (G 1,41); Filippo va a cercare Natanaele 5

(1,45); la madre di Gesù gli presenta i servi (Gv 2,5). La samaritana fa conoscere Gesù agli abitanti di Samaria, i quali, grazie a lei, possono confessarlo come salvatore del mondo (4,49). I greci si rivolgono a Filippo che va da Andrea e tutti e due vanno da Gesù (12,20-22). A partire dal capitolo 13, Simon Pietro ha bisogno, a più riprese, del discepolo che Gesù amava. Questa funzione mediatrice continua nella vita del libro scritto dal 2discepolo prediletto, che permette ai lettori di entrare, a loro volta, in dialogo con il Rivelatore. Come sottolineano gli abitanti di Samaria, questa mediazione è solo una tappa: Dicevano alla donna: non è più per la tua parola che non crediamo, ma perché noi stesi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del Mondo (4,42). 6