Il Cromo VI nelle acque potabili: aspetti di Sanità Pubblica



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Il Cromo VI nelle acque potabili: aspetti di Sanità Pubblica 20 ottobre 2014 Dr. Francesco Vassallo

Vi sono due principali forme chimiche del cromo: trivalente (Cromo III) ed esavalente (Cromo VI). Il Cromo III è riconosciuto come un elemento in traccia, essenziale sia per l uomo sia per gli animali svolgendo un ruolo importante nell attivazione dell insulina e quindi nel metabolismo del glucosio, dei grassi e delle proteine. Ha bassa tossicità per l uomo il Cromo VI è poco presente in natura, derivando soprattutto da attività industriali, quali la produzione e lavorazione dell acciaio nell industria metallurgica e galvanica e nella produzione di cromati e acido cromico. Negli organismi viventi, il Cromo VI, maggiormente solubile del Cromo III, viene ridotto a Cromo III a livello cellulare, passando attraverso forme intermedie assai instabili quali il Cromo IV e il Cromo V.

Il Cromo esavalente : vie di esposizione 1. Via inalatoria: i soggetti più esposti sono i lavoratori delle industrie che utilizzano cromo esavalente nel processo produttivo e i soggetti che vivono nelle vicinanze di insediamenti industriali dove viene utilizzato Cromo VI; il Cromo VI è contenuto anche nel fumo di tabacco. 2. Via orale: l acqua e il cibo contaminato sono la principale via di esposizione per la popolazione generale, con assorbimento del cromo nel tratto gastroenterico. 3. Via cutanea: è possibile soprattutto per i lavoratori dell industria, per passaggio del cromo esavalente attraverso la cute

Il Cromo esavalente : tossicocinetica 1. Per via inalatoria il Cromo VI viene solo in parte ridotto a Cromo III, e per il resto penetra nelle mucose delle vie respiratorie, esercitando una spiccata attività ossidante sulle cellule epiteliali 2. Per via orale il Cromo VI viene ridotto a Cromo III per l 80-90% dal secreto acido dello stomaco, in funzione dell acidità gastrica e del tempo di contatto, mentre il 10-20% è assorbito come tale nel tratto intestinale. E possibile però che l assorbimento di Cromo VI sia più consistente in soggetti con bassa secrezione acida gastrica e in bambini, anziani e donne in gravidanza

Il Cromo esavalente : effetti sull uomo Gli effetti del Cromo VI sull uomo sono stati evidenziati quasi esclusivamente in lavoratori professionalmente esposti, e consistono in: Effetti non cancerogeni: soprattutto a carico dell apparato respiratorio (irritazione delle mucose) e gastro-intestinale (nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, ulcere), a seconda della via di assunzione, e di tipo allergico (allergie, asma, eczema, dermatite). Effetti cancerogeni: l esposizione professionale a Cromo VI per via inalatoria è stata associata a un aumento del rischio di tumori del polmone, e, in qualche studio, anche dei tumori dei seni naso-sinusali

Per comprendere l'origine del Cromo VI nelle acque potabili si deve far riferimento alla storia industriale di questo territorio, nella quale un ruolo primario ha ed ha avuto la lavorazione del ferro e dei suoi manufatti.

Dopo la produzione metallurgica dei pezzi a caldo o a freddo la preoccupazione dei produttori e' quella infatti di fornire una protezione alle superfici metalliche contro la corrosione e/o la formazione di ossidi.

La protezione si ottiene con trattamenti superficiali, uno dei quali consta nella deposizione di uno strato protettivo di cromo e di altri metalli (quali rame e nichel),i quali oltre a garantire la protezione ricercata, spesso servono anche a migliorare l aspetto finale del prodotto.

Il ciclo produttivo galvanico comporta l`utilizzo di grandi quantita` di acqua per i lavaggi preliminari e per i risciacqui finali dei manufatti con necessita` di eliminazione di grosse quantita` di acquafortemente inquinata.

L`estrema solubilità del cromo VI utilizzato per questi trattamenti e la sua grande persistenza nel terreno lo hanno reso un inquinante tipico di quest area e di altre similari nelle quali esso é stato impiegato.

La sua persitenza in ambiente nel tempo è così elevata che si sono trovate evidentissime tracce nel corso di lavori edilizi di ristrutturazione di fabbricati costruiti su aree nelle quali più di 40 anni prima erano presenti attività galvaniche, nel centro cittadino.

I primi riscontri di cromo 6+ nell`acqua di falda risalgono agli anni '70 del secolo passato, allorché alcuni pozzi del civico acquedotto (Tebaldo, Zanardelli) dovettero essere esclusi dalla rete proprio per la presenza di cromo 6+ nelle loro acque,riportabile alla presenza in Citta` di attività galvaniche, poi trasferitesi nella prima periferia.

Lo stesso rinvenimento si e` verificato negli anni `80 ed in parte `90, allorche` ad esser chiusi per inquinamento da cromo 6+ furono pozzi dell`immediata periferia cittadina (Chiesanuova 1 ad es.) ubicati in in vicinanza di attività galvaniche trasferitesi dal Centro, mentre uguali riscontri si avevano nelle acque pubbliche dei pozzi della provincia (Val Trompia in particolare).

In ogni caso, negli anni passati, cosi` come oggi, il limite indicato dalle diverse norme succedutesi (indicazioni OMS, indicazioni ISS, Dpr 236/88 e D.Lgsl. 31/01 ) é sempre stato il medesimo (50 μg/l); tale limite fa riferimento al cromo totale non consentendo di distinguere tra Cromo III e Cromo VI. E` opportuno comunque oggi chiedersi se i predetti limiti siano ancora da considerarsi accettabili.