Sigismondo Nardi (Porto S. Giorgio 1866-1924)



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Sigismondo Nardi (Porto S. Giorgio 1866-1924) Sigismondo Nardi (per gentile concessione di Cristina Settembri) Sigismondo Nardi nacque il 24 marzo 1866 a Porto S. Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno, da Giorgio e da Luigia Amici. Fin da piccolo passava il suo tempo libero, lontano dagli impegni scolastici, riordinando la chiesa e modellando piccole statue in terracotta aiutando così il padre che, nel giorno della fiera e della festa di San Giorgio, soleva realizzare una mostra di semibusti del santo, di altri guerrieri e piccole statue ad imitazione di quelle che erano in chiesa. 1 Fu il maestro delle elementari che si accorse delle doti del ragazzo per il disegno e per la realizzazione di figure. Durante la lezione infatti, Sigismondo di nascosto scarabocchiava intere paginette del suo quaderno ritraendo figure di uomini e di animali, di piante, di fiori, soldati in guerra e tante vedute il che distraeva i compagni di classe. Il maestro non esitò a manifestare allo zio di Sigismondo, la predisposizione del nipote per la pittura, e questi risparmiando sul modesto stipendio 1 R. Emiliani, 1925, pp.20-22 8

mensile, mantenne il ragazzo agli studi 2. Iniziò quindi i suoi studi in tale direzione a Fermo presso il maestro Silvestro Brandimarte di cui fu allievo prediletto. Nel 1881 si recò a Roma dove il professor Domenico Bruschi lo volle nel suo studio. Godette la stima dell architetto Giuseppe Sacconi, anche lui di origini marchigiane, autore del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Venezia a Roma, di Cesare Maccari e di Cesare Mariani, con i quali decorò varie chiese delle Marche, tra cui spiccano il Santuario di Loreto e il Duomo di Ascoli Piceno. Risalgono agli anni 1894-1915 le commissioni in Trentino: data al 1894 uno dei primissimi lavori nella Parrocchiale dell Assunta a Tassullo, quest ultimo andato perso, del 1897 l intervento attuato nella basilica di Sanzeno dove lasciò il dipinto raffigurante i Santi Martiri Anauniesi, nel 1902 toccò alla volta della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento. Il lavoro ottenne grandi consensi destando grande ammirazione. Nella rivista Vera Roma Illustrata del 1902 in un articolo Italiani che si fanno onore si poteva leggere: Il pittore Nardi da Porto S. Giorgio allievo del nostro Istituto di Belle Arti ha ultimato la decorazione di Santa Maria del Concilio in Trento ottenendo col suo lavoro uno splendido trionfo artistico. Le sue opere sono caratterizzate da una semplicità e severità di composizione, vivace armonia e fusione nei colori, freschezza nell esecuzione e possono essere paragonate alle più rinomate dei migliori secoli della pittura 3. A tale decorazione fece seguito il ciclo pittorico di Borgo Valsugana nella chiesa di Santa Maria della Natività (1903), del Monumento al Redentore a Montagnaga in Pinè (1905-06), poi quello di Santo Stefano a Revò (1908-10), quello nella chiesa di Santa Maria Assunta a Calavino (1911) e infine nella Parrocchiale di Sant Orsola e Compagne a Tuenno, dove si trovava all inizio della prima guerra mondiale 4. Ritornato nel paese natio Porto S. Giorgio trascorse gli ultimi anni della sua vita con la compagna Adele che lo accudì sino alla fine, lo confortava e lo incoraggiava a non disperare della sua salute precaria che lo aveva accompagnato per buona parte della sua esistenza. Abitava in una piccola casa, di fronte al mare, e lì traeva ispirazione 2 L. Sposetti, 1925, pp. 21-24 3 R. Emiliani, 1925, pp.20-22 4 S. Weber, 1933, ried. 1977, p. 249 9

per riprodurre sulla tela le scene incantevoli che gli offriva la natura, come il ritorno delle barche, con le vele spiegate, ansiosamente attese sulla riva dalle mogli e dai bambini dei pescatori. Morì il 24 dicembre 1924 sempre assistito dalla moglie e dall amico fraterno Nando Basili. La formazione romana e l incontro con Cesare Maccari C. Maccari, Particolare dei funerali di Vittorio Emanuele II, 1878-80. Siena, Palazzo Pubblico Sigismondo Nardi dopo una prima formazione artistica, nelle Marche, decise nel 1881 di trasferirsi nella capitale per ampliare ed approfondire gli studi. A Roma venne accolto presso l Accademia di San Luca dove ricevette prevalentemente una formazione di stampo classicista, basata sui principi di simmetria, centralità e monumentalità, raggiunti attraverso lo studio attento di Raffaello, ma anche dall arte purista dei Nazareni e della pittura sei-settecentesca. Qui incontrò alcuni fra i massimi artisti del tempo tra cui Cesare Mariani, Domenico Bruschi e Cesare Maccari. 5 5 A.M. Comanducci, 1999, p. 377 10

Consistente fu il peso delle scuole d arte, accademie, scuole d arte applicata, che non solo nei grandi centri ma anche in piccole città, crearono i giusti presupposti per la diffusione dei linguaggi figurativi e per lo scambio di idee e di personalità artistiche di cui fa fede la diffusione sui giornali dell epoca. A partire dagli anni trenta dell Ottocento l arte religiosa svolse un ruolo di primaria importanza, utilizzata al fine di sconfiggere la paura provocata dagli anni della rivoluzione francese e della conquista napoleonica. La produzione delle opere annovera non solo i dipinti da cavalletto, ma soprattutto cicli figurativi che decorano edifici religiosi e civili: chiese, conventi, basiliche, teatri o municipi. La rinascita delle parrocchie assume particolare importanza per la pittura sacra, la musealizzazione delle grandi pale d altare del passato fa si che inizi un processo di sostituzione dell arredo ecclesiastico. 6 A queste date, la pittura di soggetto sacro non può essere ancora considerata come un vero e proprio genere autonomo, al contrario risulta una specializzazione della pittura di storia, che si confronta con il modello tradizionale della pala d altare e dell immagine devozionale. Il più delle volte i pittori impegnati nell esecuzione di pale d altare sono gli stessi infatti attivi nella elaborazione di pittura di storia. Il pittore più rappresentativo di questo dualismo artistico è senza dubbio Cesare Maccari (Siena 1840-Roma 1919). Anche per lui furono decisive le indicazioni del maestro Luigi Mussini (Berlino 1813-Firenze 1888), direttore del Regio Istituto Senese dal 1851 e tra l altro interprete dei canoni puristi, la cui pittura deve molto all influenza di Ingres. Nelle prime opere del Maccari, è evidente la ricerca della purezza e della spontaneità di espressione, di sentimenti devoti e passionali; i soggetti dipinti si rifanno costantemente ai grandi maestri quattro-cinquecenteschi, incluso il Raffaello della prima fase, temi cari anche a buona parte della cultura accademica italiana di quel tempo, dimostrandosi vicino in particolare alla pittura storica di impronta verista che tanto attrarrà poi il Nardi. 6 G. Capitelli, 2007, pp. 43-54 11

Le pitture che maggiormente lo coinvolsero furono quelle del gotico e del primo rinascimento: da Duccio di Buoninsegna a Gentile da Fabriano, dal Beato Angelico al Pinturicchio. In particolare le pitture del Pinturicchio della Libreria Piccolomini del Duomo di Siena vennero copiate, studiate e reinterpretate su commissione di una società inglese. 7 Lasciata Siena per Roma, il Maccari prima del suo definitivo trasferimento nella capitale, visitò alcune delle maggiori città d arte italiane tra cui Perugia, Firenze, la stessa Roma ma anche Venezia dove si era spostato per studiare e copiare le opere di Bellini, del Tintoretto, del Veronese e soprattutto i dipinti di Tiepolo, rimanendone affascinato. Un bagaglio culturale e artistico molto ampio, i cui insegnamenti si riversarono sicuramente anche sul giovane allievo Sigismondo Nardi. Sappiamo che l artista collaborò con il maestro in svariati lavori sia nella capitale, che nelle Marche e in Abruzzo. Il Maccari giunto a Roma raggiunse precocemente la fama artistica, soprattutto grazie alle commissioni della Famiglia Reale, in particolare tra gli anni 1871 e 1873 gli furono affidati i lavori di decorazione della chiesa del Sudario a Roma, in cui compaiono quei caldi colori della pittura veneta studiati nelle opere del Veronese e del Tiepolo. 8 La vasta produzione artistica tra gli anni 70 e 80 rimase vicina alle tematiche storiche e sacre che sicuramente gli diedero notorietà, anche se rimarrà sempre nella convinzione più caparbia dell importanza incontrastata della pittura prettamente accademica oramai già superata, rimanendo per tutta la vita indifferente ai nuovi movimenti artistici italiani che da lì a poco travolgeranno il pensiero corrente, dalla Scapigliatura milanese, al Divisionismo o ancora ai Macchiaioli. Nel 1882 partecipò alla I Mostra Internazionale di Belle Arti in Roma e contemporaneamente vinse il concorso artistico per la decorazione della Sala gialla 7 A. Cappello, 2001, pp. 65-71 8 L. Bassignana, 2003, pp. 156-159 12

del Senato, in Palazzo Madama, con episodi di carattere storico, che lo tennero occupato fino al 1888 e dove, molto probabilmente, intervenne lo stesso Nardi. Ma fu sul finire del 1888 che ebbe l importante incarico di affrescare la cupola della Basilica di Loreto, opera che affermò e consolidò ulteriormente la sua fama a livello nazionale. 9 Il grandioso progetto prevedeva il rifacimento completo della decorazione della cupola della Basilica, in sostituzione di quella precedente seicentesca, che versava in uno stato di degrado avanzato a causa dell umidità. L impresa tenne occupato il Maccari per quasi venti anni con la realizzazione del ciclo dedicato alla Glorificazione della Vergine nella figurazione artistica delle Litanie lauretane, tema che ispirò, parecchi anni più tardi anche il Nardi nella decorazione presbiterale della chiesa di Santa Maria Assunta a Calavino (1911). La seconda e ultima fase della decorazione lauretana terminò nel 1908 con l abbellimento del tamburo della cupola, in cui dipinse otto riquadri con la storia della proclamazione del Dogma dell Immacolata. C. Maccari, Affreschi della cupola, 1888-1908. Loreto, Basilica 9 R. Camerlingo, 2002, pp. 122 13

Infine ancor prima di concludere i lavori a Loreto fu chiamato a decorare la Cattedrale di S. Maria Assunta a Nardò, in Puglia. I lavori incominciati nell estate del 1896, vennero completati alla fine del 1899 con la decorazione del coro, dell abside e della volta nel presbiterio, quindi nel 1900 la cattedrale fu nuovamente riaperta al culto. Il Maccari a Nardò, sviluppò un programma iconografico raffigurante la storia della salvezza dell uomo, però sappiamo che a quest opera non pose mai la stessa attenzione che invece dedicò al ciclo lauretano. 10 Anche per questo ciclo purezza e veridicità di rappresentazione sono i due comuni denominatori che hanno caratterizzato il modus operandi del Maccari, accompagnati da un gusto arcaizzante per i motivi decorativi a foglia d oro e pastiglie che caratterizzano le aureole o gli ornati delle vesti dei personaggi rappresentati. Un ritorno di fiamma dell arte tardogotica e primo-rinascimentale, quasi un atto nostalgico dell artista nei confronti di quei grandi della pittura toscana e veneta, in una dimensione quasi da sogno, distaccata dalle realtà artistiche del tempo. C. Maccari, Cicerone pronuncia in Senato la prima Catilinaria, 1882-88. Roma, Palazzo Madama 10 A. Cappello, 2001, pp. 65-71 14

Sigismondo Nardi e lo studio dei maestri del Rinascimento Sigismondo Nardi può essere definito a tutti gli effetti un vero e proprio maestro nella decorazione ad affresco. La maggior parte delle opere realizzate nelle Marche ma anche nelle altre regioni d Italia, non sono altro che pitture parietali a decoro di edifici religiosi e civili. Studiò da prima presso Silvestro Brandimarte, nella sua regione natia e in seguito si trasferì a Roma per una maggiore specializzazione. Testimonianza diretta della sua formazione, sono le opere lasciateci dall artista, sia nella capitale, quest ultime realizzate in collaborazione con il maestro Maccari. Tra queste figurano le decorazioni della Sala gialla del Senato in Palazzo Madama e del Palazzo di Giustizia. A Roma il Nardi ebbe sicuramente l occasione di studiare e vedere di persona le opere dei grandi maestri Rinascimentali (Giovanni Bellini, Andrea Mantegna, Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e tanti altri), dai quali trasse ispirazione per le sue opere, marchigiane, abruzzesi, ma anche trentine. Il Maccari poi lo portò al suo seguito per collaborare all esecuzione della decorazione della Basilica di Loreto, una delle massime espressioni figurative di arte sacra dell epoca. Assieme a Cesare Mariani, diede avvio alle decorazioni con storie di San Emidio nella cupola del Duomo di Ascoli, quindi ai dipinti nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Teramo. Di qui in poi molto probabilmente, il Nardi proseguì autonomamente nel percorso delle grandi decorazioni dei luoghi sacri: la sua arte colpisce per il grande impatto visivo, per l armonia dello spazio reale architettonico con quello pittorico, per la composta disposizione dei personaggi all interno delle scene, per la fluidità delle forme e per la delicatezza delle gamme cromatiche. Da citare, nella zona dell ascolano e del fermano, le decorazioni delle chiese di Santa Maria del Mare a Torre di Palme, San Gregorio a Fermo, nella cattedrale di Castorano, nella chiesa del Suffragio di Offida, nella chiesa del Rosario di Porto San 15

Giorgio e nella chiesa di San Marone a Civitanova. Inoltre sue opere si trovano anche a Nardò. 11 C. Maccari, Assunzione di Maria, 1896-99.Nardò, chiesa di Santa Maria Assunta Non solo il Nardi operò entro i confini d Italia ma fu anche chiamato in Trentino, che fino alla Prima Guerra Mondiale era territorio austro-ungarico. Fu soprattutto nella nostra regione che l artista, a seconda delle committenze, seppe riproporre con estrema disinvoltura i temi delle antiche pitture, adattandoli a un nuovo contesto. 11 V. Fabris, 2008, pp.192-194 16

Evidente è l attenzione riposta dall artista nella disposizione dei personaggi all interno della scena, conferendo una nuova originale dimensione teatrale della composizione. A partire dal dipinto raffigurante la Glorificazione dei Santi martiri Anauniensi del 1897, opera custodita nella Basilica di Sanzeno in Val di Non, si può percepire ancora un forte attaccamento alle opere del maestro nella rappresentazione dei personaggi e nell utilizzo di motivi decorativi bizantineggianti. Caso emblematico, le quattro figure di profeti che adornano le vele della cupola della chiesa di Santa Maria della Natività a Borgo (1903). In quest ultimi traspaiono le pose e i gesti dei profeti e delle sibille che adornano la volta della Cappella Sistina a Roma, capolavoro di Michelangelo. Nella chiesa di Santo Stefano a Revò (1908-10), in particolare nella figura della Madonna in trono della volta presbiterale, possiamo intravedere una vicinanza alle Madonne di Giovanni Bellini e Andrea Mantegna, per la disposizione della figura nello spazio e per l introduzione di elementi derivati dalla scultura e dall architettura greco-romana. Ancora nel Monumento al Redentore a Montagnaga di Pinè (1905-06) è stata operata una riproposizione della Scala Santa in Roma, che nella tradizione cristiana, è la scala salita da Gesù per raggiungere l aula dove avrebbe subito l interrogatorio di Ponzio Pilato prima della crocefissione, e che sempre secondo la tradizione sarebbe stata trasportata da Gerusalemme per volere di Elena, madre di Costantino I 12. Infine, nella decorazione della chiesa di Santa Maria Assunta a Calavino del 1911, il tema prescelto è quello delle litanie della Vergine Maria. Tema esplicato pochi anni prima nella decorazione della cupola della Basilica del Santuario di Loreto nelle Marche, lavoro a cui il Nardi ebbe modo di collaborare (1888-1908). Ma un ispirazione più diretta nella rappresentazione degli angeli di Calavino, la possiamo trovare negli stessi soggetti della volta della sacrestia di San Giovanni sempre a Loreto, opere giovanili di Luca Signorelli. Purtroppo non sappiamo con certezza chi potesse aver commissionato le opere trentine all artista marchigiano, forse qualche personaggio influente della diocesi 12 P. Frisanco, 1906, pp. 14-17 17

tridentina potrebbe averlo notato mentre stava lavorando a Roma, e con l occasione invitato nella nostra regione per realizzare alcuni dei suoi più belli lavori. La sua passione e la sua vena artistica lo portarono anche verso il disegno, il pastello e l acquerello, tecniche con cui ha realizzato ritratti, studi e bozzetti. Tra i suoi dipinti vanno segnalati per quanto riguarda il Trentino, le due tele raffiguranti i Santi Rocco e Giovanni Nepomuceno, realizzate nel 1909-1910 per il paese di Borgo Valsugana, che assieme al ritratto del beato Stefano Bellesini, 13 quest ultimo realizzato ad acquerello su cartoncino (1905), sono le uniche opere mobili dell artista in Trentino. Infine nella sua città natale, Porto San Giorgio, ha lasciato un lavoro di grande effetto ed originalità, ovvero il soffitto del teatro comunale: le scene rappresentate in questo caso sono profane, su tematiche relative alle origini greche delle arti teatrali. L impianto del teatro è circolare e concentrico, il fondo è costituito da un suggestivo cielo notturno caratterizzato dalle dodici costellazioni zodiacali simboleggianti l armonia dell universo. 14 Una persona umile e generosa con tutti, che non cercò mai la fama, ma visse sempre un pò in disparte rispetto ai fermenti artistici dell epoca. 13 V. Fabris 2008, p. 192-194 14 C. D Altidona, 1929, pp. 60-61 18