LE RAGIONI DEL CONSUMO CRITICO



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Transcript:

LE RAGIONI DEL CONSUMO CRITICO Il consumo critico si può identificare con la sobrietà; sembrano due cose diverse ma alla fine scopriamo che sono uguali. Si può partire parlando della povertà, concetto strausato e soggetto a tante interpretazioni. Per identificare i poveri ci sono tanti criteri uno dei quali identifica come poveri tutti coloro che non possono andare oltre al 50% dei consumi medi oppure chi non supera gli 830,00 mensili per famiglia. Se questi sono i criteri di valutazione, ben il 12% della popolazione dell Italia si può considerare povera, si parla di più di 4 milioni di italiani. Questa percentuale è in costante aumento anche se l Italia è considerata uno degli otto paesi più ricchi del mondo. Allargando lo sguardo i dati sono i seguenti: 840 milioni di persone al mondo che soffrono la fame, 25.000 morti al giorno di fame, più di 1 miliardo di persone non hanno accesso all acqua potabile, 2,5 miliardi di persone non dispone di servizi fognari, 2 miliardi di persone non usufruiscono di corrente elettrica. Ma facciamo un esempio per chiarire. Presupponiamo che il mondo sia un palazzo di 5 piani. Le 20 persone che abitano al 5 piano consumano l 86% della ricchezze totali a disposizione; nel 4 piano le 20 persone che vi abitano utilizzano il 9% della ricchezza, gli abitanti del 3 e del 2 piano hanno rispettivamente a disposizione il 2% e gli ultimi che abitano a piano terra può utilizzare sono l 1% della ricchezza mondiale. Se entriamo poi nel dettaglio scopriamo che una percentuale dell 1% della popolazione mondiale ha a disposizione ben il 9-10% della ricchezza mondiale. Queste percentuali stanno aumentando di anno in anno creando una sempre più sproporzionata distribuzione della ricchezza che si accumula sempre più nelle mani di pochi. E l andamento è nella direzione che i pochi potenti della terra stanno cercando sempre di più di schiacciare quelli sotto tramite guerre, violenze e corruzioni. Un altro paragone interessante. Dividiamo le persone in 3 categorie. 1. I DERELITTI: sono persone che vivono con meno di 700 Dollari all anno, non mangiano più di una volta al giorno, hanno una dieta costituita solo da farinacei e legumi, bevono acqua di pozzo o di fiume, vivono in baracche, usano pochissimi indumenti e hanno un bassissimo livello di scolarità. Non riescono a far fronte a qualsiasi evento particolare che vada fuori dal quotidiano (come ad esempio una malattia) e perciò sono costretti a indebitarsi quasi sempre in maniera irreversibile, non producono escrementi se non i loro escrementi. Sono in totale 3 MILIARDI e sono in tutto il sud del mondo. 2. I ME LA CAVO: sono tutte le persone che vivono con un reddito annuo tra i 700 e i 7.500 Dollari. Introducono calorie a sufficienza e hanno una dieta costituita prevalentemente di farinacei, legumi e verdure, raramente carne, pesce e uova. Vivono in case di muratura rudimentali e a volte senza i servizi igienici, usano la corrente elettrica e alcuni anche qualche elettrodomestico. Non hanno la macchina e si spostano con mezzi pubblici o con la bicicletta o il motorino. Hanno 5-6 anni di scolarità e qualche risparmio che li permette di affrontare gli eventi meno gravi. Sono in tutto 2 MILIARDI e sono prevalentemente nel sud del mondo, ma ben 300 milioni di questi abitano nella parte ricca del mondo (a questa categoria appartengono i 4 milioni di poveri dell Italia) 3. GLI OPULENTI: hanno redditi superiori a 7.500 Dollari, ingurgitano calorie in eccesso e hanno una dieta prevalentemente a base di carne e cibo confezionato, vivono in case riscaldate e dotate di tutti gli elettrodomestici. Hanno 10 anni di scolarità e soldi a sufficienza per curare tutte le malattie ricorrenti. Si spostano prevalentemente in auto e all occorrenza usano il treno o l aereo. Sono poco più di 1 MILIARDO. Perché ci sono questi grossi squilibri? In parte è responsabile la tecnologia posseduta dai paesi più ricchi che ha permesso di incrementare tantissimo la produzione. La tecnologia però ha sempre bisogno di una grande quantità di energia e di tante materie prime. Una delle fonti primarie è il petrolio, di cui non possiamo fare a meno nemmeno per un ora (ricordiamo il blackout di un anno fa).

Il petrolio è gestito a livello mondiale da poche multinazionali: la Esso, la Chevron, la BP, la Total e la Eni. Queste multinazionali nel perseguire la politica del maggior profitto possibile devono cercare di tenere a livello il prezzo di vendita del petrolio per non perdere i propri acquirenti e pertanto, non potendo più di tanto abbassare i costi tecnici di produzione, cercano di accaparrarsi con violenza e corruzioni la licenza di estrazione del petrolio. La cosa non è poi tanto difficile quando si tratta di paesi del terzo mondo guidati da governi deboli e facilmente corruttibili. Le corruzioni di questi stati è palese e riconosciuta dalle multinazionali stesse che si giustificano sostenendo che non vi altro modo per velocizzare la burocrazia precaria di questi paesi. Ma il più delle volte il pagamento di mazzette serve alla multinazionale per assicurarsi un attività assolutamente indisturbata di estrazione del petrolio che può contare sulle forze militari dello stato per garantire la lavorazione della multinazionale senza problemi, calpestando spesso diritti civili e umani delle popolazioni insediate nei territori interessati e distruggendo l ambiente ecologico con conseguenze pesantissime. Proprio questi sono i motivi non detti che a volte stanno dietro alle guerre in tanti paesi dell Africa e dell Asia. Questi conflitti che nascono da cause religiose o etniche, sono in realtà scatenati e sostenuti da grandi interessi economici delle multinazionali che non esitano a far scoppiare vere e proprie guerre civili per raggiungere i loro interessi. Un esempio è la sanguinosa guerra in Sudan durata più di 10 anni che è nata come guerra religiosa, ma che ha scoperto il suo nodo nel possesso di una zona rivelatasi poi ricca di giacimenti petroliferi. Analogo caso è quello del Darfur. Per giustificare i loro insediamenti nei paesi produttori di petrolio, le multinazionali sostengono che la loro attività crea occupazione e migliora le condizioni di vita delle popolazioni che vivono nei dintorni dell azienda. Recenti studi hanno contraddetto tali affermazioni, sostenendo invece che le condizioni di vita degli abitanti le zone limitrofe sono perlopiù rimaste invariate e anzi in diversi casi sono addirittura peggiorate ulteriormente. Se l energia è una cosa importante per la nostra vita e di cui non possiamo fare a meno, esistono anche altri beni considerati futili che però hanno una grossissima incidenza a livello mondiale: un esempio è il caffè. Negli ultimi 5 anni il costo del caffè è calato progressivamente. Fino agli anni 90 il costo era determinato da un accordo stipulato dalle grosse multinazionali e finalizzato a non fare crollare il prezzo del caffè a vantaggio di tutti. Questo accordo è saltato quando le multinazionali hanno capito che abbassare il costo del caffè poteva significare per loro ulteriori guadagni. Così il prezzo liberalizzato è andato a picco fino al livello più basso nel 2001 (40% del prezzo che aveva negli anni 70). Cosicché il prezzo del caffè, stabilito a tavolino dalla Borsa di New York e dagli speculatori che con i loro spostamenti di grosse somme di denaro influenzano il mercato, ha significato la miseria di tutte le persone che vivono e dipendono dalla produzione del caffè. Si parla di 125 milioni di persone. La pesca è un altro settore in crisi perché negli ultimi 5 anni si sta pescando più di quella che è la capacità della fauna del mare di rigenerarsi. Ciò è causato dallo sfruttamento intensivo della pesca e dai metodi infallibili di pesca. Sempre a vantaggio non della povera gente, ma di noi gente ricca. In generale quindi a livello mondiale non stiamo andando molto bene, soprattutto dal punto di vista del clima e della scarsità delle materie prime. Si prospetta che mantenendo il consumo di questi anni le riserve di zinco verranno esaurite in 25 anni, l argento in 17 anni, il piombo in 21 anni e il rame in 28 anni. Più probabile sarà invece un incremento del consumo di queste materie dato il trend di crescita di paesi come la Cina e l India e pertanto i tempi sopra citati si decurtano ulteriormente.

Quando noi comperiamo un anello non sappiamo che per produrlo vengono utilizzate, consumate e bruciate materie prime pari a 17.000 volte il peso di quel anello. Noi spesso pensiamo al riciclo e al consumo del bene ultimo, ma non pensiamo a tutta la materia consumata per produrre quel bene; tale quantità di rifiuti che un prodotto lascia dietro di sé viene chiamata Zaino Ecologico. Per alcuni bene questo è davvero pesante. Ad esempio per produrre un microchip per computer occorrono: 72 grammi di sostanze chimiche, 700 grammi di gas, 32 litri di acqua, 1.200 grammi di combustibili fossili. Se tutti consumassero come noi ci vorrebbero 5 pianeti come la Terra per assicurare a tutti lo stesso livello di consumo e di vita. 1-Da qui nasce la prima motivazione che ci spinge a consumare in modo critico. Semplicemente se andiamo avanti di questo passo le risorse a disposizione non basteranno per molti anni ancora. 2-Altra motivazione è quella di una Giustizia mondiale, dato che è provato che i nostri consumi influenzano fortemente e alimentano grosse ingiustizie e sfruttamenti a livello mondiale. 3-Il consumismo, cioè il comperare per soddisfare dei bisogni che sono reali ma soprattutto indotti dalla società, da interessi molto precisi. Se facessimo la lista delle cose realmente necessarie scopriremmo che sono molto poche. La maggior parte dei nostri soldi va a soddisfare bisogni non necessari. Addirittura lo stato ci consiglia di comperare: bisogna consumare di più se vogliamo andare meglio come economia. Tutte le aziende lavorano per avere un incremento del fatturato da un anno all altro, per produrre di più e quindi noi dobbiamo comperare e consumare di più. Perché se noi comperiamo di più abbiamo più cose e stiamo meglio: concetto base della nostra società capitalista. Ma è vero che noi stiamo meglio di chi è più povero di noi visto che abbiamo più cose, la possibilità di comprare tante cose? Aumenta davvero la nostra qualità di vita? Corriamo tutto il giorno e non c è mai tempo di fermarsi. Esempio: abbiamo meno tempo. Perché? Avere un auto significa spendere 4.414 circa all anno per mantenerla (3.300 se è di piccola cilindrata ) equivalenti a 500 ore di lavoro. Noi usiamo l auto per recuperare tempo e per andare a lavorare e usiamo 500 ore del nostro lavoro per ripagarla. Assurdo! Ma qualcuno c è l ha per necessità, ma molti ce l hanno per comodità e per recuperare tempo. Ma la qualità di vita si misura nella quantità di cose che abbiamo? Ma il tempo che perdiamo ogni giorno a causa del nostro stile di vita non potremmo forse dedicarlo a migliorare il nostro stile di vita? Nelle nostre case abbiamo almeno 10.000 cose, gli indiani navajos ne hanno 236. Ma la qualità di vita si misura nella quantità di oggetti che abbiamo a nostra disposizione o nella capacità e nel tempo che abbiamo da dedicare agli altri, nel costruire relazioni sociali, nel tempo da dedicare alla moglie e ai figli, agli amici, alla cultura, al tempo libero? Allora forse il consumismo che ti dice di comprare un bene nuovo perché quello che hai non è più moderno, non è più efficiente non ti alza davvero il livello di vita. È altrettanto vero che è proprio nella nostra società che troviamo una grossa precarietà dei rapporti umani e di comunicazione in famiglia, tra gli amici e i colleghi e abbiamo un elevato tasso di disturbi psicosomatici. Per non parlare del cibo. Abbiamo tanto da mangiare e di questo soffriamo. Mangiamo troppo e dopo dobbiamo spendere dei soldi per dimagrire o per curare le malattie legate alla cattiva alimentazione. Sobrietà, cercare di ridurre per il nostro benessere. Per stare meglio. Sentirsi libero da qualcosa, riuscire a farne a meno. Senso di libertà. 4_ motivazione per un consumo critico, consumare meno. Ormai le 2 cose coincidono. Anche il commercio equo è comunque un consumo, una cosa da ricchi quando la cosa superflua la compri equa e solidale. Ok per i beni necessari ma per il superfluo non ha senso, non consumarlo!

La pubblicità è il motore del consumismo, pilota e induce i consumi. Ci toglie la libertà. Pensiamo di avere la libertà di fare le scelte, soprattutto nei giovani. Le nostre scelte sono dettate da ciò che ci impone la società. Anche la libertà di stampa ci fa sembrare di essere liberi nell informazione, ma in realtà tutti i giornali hanno le stesse notizie e per vendere più giornali si insiste molto sulla cronaca e sulle notizie scandalistiche. In questo modo pian piano la gente comincia a pensare in modo indotto e inizia a preoccuparsi della sua sicurezza personale, ad aver paura dello straniero e del diverso, ecc. E allora la libertà non c è più e c è un induzione sottile, costante e martellante. Se vogliamo essere liberi bisogna saper scegliere e ancora di più saper rinunciare. Per essere sobri vale allora la regola delle 5 R : ridurre, riutilizzare, riparare, riciclare, rallentare. Soprattutto il Ridurre e Rallentare è una bestemmia per il sistema capitalistico che dice che non ci si può fermare se no crolla tutto. Qualche economista però comincia a pensare che la soluzione sia rallentare tutti davvero. Al fin fine bisogna capire che le cose che compriamo considerarle con distacco: devono essere solo uno strumento che ci servono per raggiungere degli obiettivi precedenti. Non devono essere loro a gestire noi, ma dobbiamo essere noi a gestirle. Non è una cosa scontata. E poi ritrovare il tempo per pensare, per riflettere anche sugli obiettivi che uno si pone, sul futuro da intraprendere, sugli obiettivi. 5_ Gesù Cristo. Vi dico non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete e di che cosa berrete, né per il vostro corpo e di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, il corpo più del vestito. Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai. È il Padre vostro celeste che li nutre. Non valete voi molto di più di loro? E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli dei campi. Essi non faticano e non filano??????????? eppure io vi dico che neanche Salomone con tutta la sua gloria fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l erba dei campi che oggi è e domani è gettata nel forno????????????????????, non farà molto di più per voi o gente di poca fede? Il vivere in modo sobrio e il rendersi libero da certe costrizioni ti stimola tanto ed è di soddisfazione. Deve essere un percorso giornaliero che ti porta a pensare la vita in generale in modo diverso, un ragionare diverso nel quotidiano. Ma è importante anche non pretendere di cambiare vita dalla sera alla mattina. Tornando al tema del tempo anche i cambiamenti rivolti alla sobrietà vanno conquistati a piccoli passi e non bisogna aspettarsi di fare miracoli e di cambiare la propria vita facilmente. Per non cadere nella stessa trappola del tempo, bisogna prendersi tempo anche per vivere e conquistare giorno per giorno le tue conquiste. Dalle piccole conquiste che ci rendono capaci a volte di fare a meno delle cose, di rinunciare ad avere tutto, noi riusciremo a sentire veramente la libertà. Il sentirsi liberi di scegliere con la propria testa se quella cosa è necessaria o è superflua e quindi ne posso fare a meno. Gandhi diceva che la misura con cui un uomo è libero è la misura con cui può fare a meno delle cose. Importante è non cadere nell errore di fare queste scelte perché va di moda. Hanno senso se in fondo a tutto c è l uomo, le relazioni sociali, la giustizia mondiale, recuperare tempo da dedicare agli altri. Bisogna fare un passo indietro, non solamente cambiare l indirizzo dei miei consumi. Un passo indietro non è comprare la roba equo e solidale, ma è ad esempio decidere in una famiglia di far lavorare solo l uomo e la donna bada alla casa. Una donna a casa può anche ridurre molto i consumi

e aiutare a recuperare il tempo. Oppure semplicemente lavorare meno e tenersi del tempo libero. Molte volte è più una scelta nostra ad impedircelo e non una necessità reale. Rallentare è diventata una parola d ordine. Non abbiamo più il senso dell uso del tempo; non sappiamo investirlo per migliorare le nostre relazioni sociali, per parlare con i nostro figli, con il marito o la moglie, per stringere amicizie o per dedicarlo alla solidarietà.