I licheni come bioindicatori. Le fonti energetiche rinnovabili. L energia per i trasporti



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Transcript:

Liceo Scientifico C lassico - C M.Curie Meda (Monza-Brianza) Progetto di Educazione Ambientale A.S. 2009/10 I licheni come bioindicatori Le fonti energetiche rinnovabili L energia per i trasporti Il futuro dell idrogeno Docente: Prof. Mariantonia Resnati - Corsi: A/F In rete con la scuola: Collaborare ed apprendere in rete

La presente attività che raccoglie alcune idee, scoperte e sperimentazioni di alunni appartenenti a varie classi del liceo scientifico si è proposta quale finalità: - Promuovere conoscenze, competenze e comportamenti individuali e di gruppo, utili per aumentare il livello di consapevolezza e responsabilità nei confronti della sostenibilità ambientale e del proprio stile di vita Obiettivi - Comprendere l equilibrio del rapporto uomo-ambiente - Riconoscere le principali interazioni fra mondo biotico e abiotico, anche in riferimento all intervento umano -Rilevare l impatto ambientale che consegue all utilizzo delle fonti energetiche di oggi valutandone possibili alternative -Conoscere i cicli della materia e possibili tecnologie per ridurre i consumi e per aumentare il livello di sostenibilità del nostro stile di vita -Acquisire delle informazioni tecniche elementari e saperle rielaborare -Saper gestire i dati raccolti Risultati attesi - Potenziamento del senso di responsabilità e di convivenza civile degli studenti, sia attraverso attività didattiche d apprendimento-ricerca personali e di gruppo, sia attraverso l utilizzo di fonti di documentazione tradizionali e multimediali. -Miglioramento delle competenze in ambito multimediale ed informatico concretizzato nella progettazione, creazione e presentazione di un lavoro multimediale che dimostri il legame tra analisi della situazione ambientale, consumi energetici, fonti rinnovabili e qualità della vita

I licheni : caratteristiche I licheni epifiti come bioindicatori Risultati del monitoraggio nel parco di Monza Cartina del Parco Foto licheni

L obiettivo di questa attività è stato: - calcolare l Indice di purezza dell aria IPA, per misurarne il grado d inquinamento, elaborando il rilevamento delle frequenze licheniche corticole, o Indice di Biodiversità lichenica IBL; - come campione, sono state utilizzate due stazioni all interno del Parco della Villa Reale di Monza (viale Brianza e via Lecco); -ogni ambito del monitoraggio doveva contenere almeno tre alberi idonei da destinare alla sperimentazione. a. b. c. a. Variazioni morfologiche b. Riduzione del numero di individui c. Riduzione delle specie totali

I LICHENI SONO ORGANISMI VEGETALI COSTITUITI DALLA SIMBIOSI TRA UN FUNGO ED UN ALGA (o un cianobatterio fotosintetico). Il fungo dà protezione, sali minerali ed acqua all alga che in cambio, attraverso la fotosintesi produce sostanza organica per il fungo. Grazie a questa simbiosi, i licheni possono vivere e colonizzare gli ambienti più diversi, anche quelli con condizioni di vita più estreme e con substrati quasi sterili. Il corpo del lichene si chiama tallo Il fungo o micobionte: è costituito da un intreccio di filamenti chiamate ife che formano il micelio. I licheni possono vivere sul terreno (licheni terricoli), sulla corteccia degli alberi (corticicoli), sui sassi (sassicoli), sulle rocce (epilitici) o entro queste (endolitici). I licheni si presentano con vari aspetti.

FOGLIOSO O FRONDOSO: hanno un aspetto fogliaceo, il tallo, facilmente asportabile, è costituito da lobi più o meno appiattiti disposti parallelamente al substrato al quale si ancorano mediante rizine. Le dimensioni dei lobi variano da pochi mm ad alcuni centimetri. CROSTOSO: caratterizzati da un tallo strettamente aderente al substrato, hanno un aspetto a macchia. FRUTICOSO:il tallo, a sviluppo tridimensionale, è formato da ramificazioni (lacinie) a sezione piatta o circolare. Il portamento può essere eretto, prostrato o pendente. In alcuni casi da un tallo primario crostoso o squamuloso si dipartono delle strutture, di forma variabile (bastoncello, trombetta, cespuglietto, ecc.) dette podezi.

LICHENE FOGLIOSO O FRONDOSO

LICHENE CROSTOSO

LICHENE FRUTICOSO

L aspetto dei licheni è in relazione ad una specifica struttura del tallo che può essere definito come TALLO CROSTOSO : TALLO FOGLIOSO: TALLO FRUTICOSO :

TALLO CROSTOSO (corpo principale del lichene) Sezione di apotecio lecanorino (appartenente al genere di licheni lecanora) Sezione di apotecio (corpo fruttifero contenente gli aschi i quali includono le spore) lecideino (appartenente al genere di licheni lecidea) Sezione di tallo eteromero (i gonidi sono distribuiti in strati) Sezione di tallo omeomero (i gonidi sono sparsi uniformemente) 1)cortex superiore; 2) strato gonidiale o algale; 3) medulla; 4) cortex inferiore con rizine.

TALLO FOGLIOSO (corpo principale del lichene) Distinta sezione del tallo che si restringe fino ad una grandezza uniforme. E' uno dei piccoli segmenti terminali. Corpi fruttiferi contenenti gli aschi (i quali includono le spore) Strutture filiformi che si estendono dai margini dei lobi Strutture riproduttive asessuate Strutture filiformi semplici o ramificate presenti nella superficie del tallo con funzione di adesione.

TALLO FRUTICOSO (corpo principale del lichene) Podezi: strutture suberette di forma variabile (a bastoncello, trombetta, cespuglietto, ecc..) Lacinie: ramificazioni a sezione piatta o circolare Stelo cavo ramificato Apotecio: corpo fruttifero contenente gli aschi (che includono le spore)

L organizzazione interna del tallo è riconducibile a due tipologie principali: 1) omeomera: tipica di alcuni licheni crostosi e gelatinosi. Il tallo appare costituito da ife e cellule algali formanti un intreccio omogeneo e indifferenziato. 2) eteromera: forma più evoluta e stratificata tipica della maggior parte dei licheni. Osservando una sezione al microscopio, a partire dall esterno verso l interno sono riconoscibili: - un cortex superiore, - uno strato algale - una medulla - un cortex inferiore formato da ife appressate.

La riproduzione nei licheni è riconducibile a due principali strategie: vegetativa e sessuata. La moltiplicazione vegetativa avviene sia tramite frammentazione del tallo, sia mediante propaguli specifici contenenti sia il fungo che l alga. I principali tipi di propagali sono i soredi, piccoli propaguli formati da ife e alghe, privi di strato corticale e gli isidi, estroflessioni talline costituite dal cortex superiore e dallo strato algale con forme ovali, digitiformi, coralloidi, clavati, appiattiti

Riproduzione sessuata La riproduzione sessuata interessa esclusivamente il fungo e contenute in strutture dette aschi a forma di sacco. Una volta disperse dal vento, dall acqua o da altri fattori, esse daranno vita a talli lichenici, qualora trovino un alga adatta al momento della germinazione, in alcuni casi, già all interno dei corpi fruttiferi, cellule algali si assoceranno alle spore, favorendo quindi la formazione di nuovi talli lichenici. I licheni, giunti a maturità, producono sul tallo dei piccoli organi riproduttivi di cui i fondamentali sono il peritecio (struttura a forma di fiasco) e l apotecio (struttura a forma di disco piatto, concavo o convesso)

Grazie alle loro caratteristiche morfologiche e fisiologiche i licheni possono insediarsi su vari tipi di substrati: sul terreno (licheni terricoli), sui tronchi e sui rami degli alberi (licheni epifiti), sulle superfici rocciose (licheni sassicoli) e su varie superfici prodotte dall attività umana (come asfalto, cemento, tegole, cuoio). Alcune specie possono crescere indifferentemente su diversi substrati, mentre altre sono strettamente legate ad un substrato preciso. Ogni specie ha un intervallo preciso di tolleranza all acidità nonché alla luminosità e all umidità del substrato. I licheni sono in grado di insediarsi negli ambienti più disparati e di adattarsi anche a condizioni di vita estreme: vivono nelle regioni artiche, in alta montagna, in ambienti desertici, in zone costiere e su lave vulcaniche. Molti sono organismi pionieri

I licheni sono particolarmente sensibili agli stress ambientali, specialmente per quanto riguarda l inquinamento e i cambiamenti climatici. Le ragioni principali sono: - l assorbimento delle sostanze, da parte dell intera superficie del lichene avviene esclusivamente attraverso l atmosfera; -assenza di una cuticola (funzione protettiva), gli inquinanti possono quindi penetrare inalterati all interno delle cellule fungine e algali; -lento tasso d accrescimento e scarsa capacità di riparare rapidamente i danni; -reazioni metaboliche anche a basse temperature, per questo possono anche subire danni durante i periodi invernali; - influenze esterne (come l inquinamento atmosferico) possono danneggiare la fragile associazione simbiotica che li caratterizza.

Nel biomonitoraggio dell inquinamento atmosferico complessivo, i licheni, permettono di realizzare indagini ambientali scientificamente valide e complete. Le variazioni ecologiche permettono di tradurre le risposte dei licheni in valori numerici, riferibili ai diversi livelli d inquinamento atmosferico. La metodologia per il rilevamento dell'inquinamento atmosferico con i licheni epifiti (che vivono su tronchi d'albero) è basata su una misura della biodiversità, ossia sull'abbondanza delle specie licheniche. I valori di biodiversità sono interpretati in termini d allontanamento rispetto alla naturalità attesa. Tale allontanamento è causato dagli inquinanti (principalmente gas fitotossici: ossidi di zolfo e d azoto) che causano alle comunità licheniche una diminuzione nel numero di specie e una diminuzione della loro copertura/frequenza, con relativa velocità.

La misura della Bioversità Lichenica è intesa come somma delle frequenze delle specie licheniche in un reticolo di rilevamento di dimensioni fisse. Nel corso del 2000 è stato realizzato da ANPA e CTN-ACE un manuale che si propone di presentare una metodica riproducibile e oggettiva come strumento di valutazione della frequenza/copertura di specie licheniche su tronco d'albero. Per un interpretazione dei dati, a ciascun valore di Biodiversità Lichenica è possibile associare il grado di deviazione da condizioni naturali tramite una scala IBL; inoltre può essere effettuata un elaborazione cartografica che mostri una suddivisione del territorio in esame in aree con biodiversità lichenica diverse: ad ogni classe di naturalità/alterazione è associato un colore FASCE DI NIMIS Biodiversità Lichenica 0 1 10 11 20 21 30 31 40 41 50 > 50 Colore marrone rosso arancione giallo Verde chiaro verde scuro blu CLASSI alterazione molto alta (deserto lichenico) alterazione alta alterazione media alterazione bassa / naturalità bassa naturalità media naturalità alta naturalità molto alta

Lenti d ingrandimento; Schede di riconoscimento dei licheni (chiavi dicotomiche); Schede di biomonitoraggio; Retino conta-licheni o telaio; Sacchetti di carta; Bussola; Blocco per appunti; Macchina fotografica

Sono state individuate specie arboree con caratteristiche simili e diffuse nella zona, in particolare l Acero saccarino (Acer saccharum Marshall) per la stazione di Viale Brianza e la Quercia rossa (Quercus rubra) per la stazione di Via Lecco. Questi alberi sono particolarmente indicati per il valore di ph neutro o subacido della scorza ed altri parametri quali la durezza, la rugosità e la ritenzione idrica. Ugualmente idonei sarebbero stati Carrubo, Fico, Frassino, Noce, Olmo, Tiglio. Devono essere escluse specie a ph acido come la Betulla e tutte le Conifere, e specie a scorza facilmente esfogliabile quali l Ippocastano e il Platano, la Robinia e il Sambuco con elevata capacità idrica, il Pioppo bianco scarsamente colonizzabile per lunghi periodi Gli alberi devono possedere le seguenti caratteristiche: a) essere molto diffusi in tutta l'area di studio; b) avere un inclinazione del tronco non superiore a 10 ; c) possedere circonferenza minima non inferiore a 60cm.; d) non presentare corteccia desquamante; e) non contenere resine o sostanze tossiche per i licheni.

Sono stati realizzati reticoli di rilevamento di 30x50 cm. utilizzando asticelle di legno lunghe 50 cm, 1x1 cm di spessore, e cordicella di nylon lunga circa 2 metri, ottenendo le dimensioni standard di 10 rettangoli di 10 cm x 15 cm

Il retino è stato posto sulla corteccia dell'albero da analizzare in modo da comprendere il maggior quantitativo possibile di talli di licheni. E' molto importante che: a) la corteccia dell'albero da analizzare sia in buono stato; b) non vi siano sulla superficie edera, muschi o altri vegetali; c) l'albero non faccia parte di siepi che ne schermino la corteccia; d) il retino sia posto ad un altezza di almeno 100 cm dal suolo per evitare che gli schizzi di pioggia e fango influiscano sulla presenza dei licheni. Per ciascun rilievo sono annotati i licheni reperiti e la loro frequenza, intesa come presenza nei 10 rettangoli del reticolo e, quindi espressa per ogni specie con valori compresi fra 1 e 10

Per ogni albero si sommano le frequenze delle singole specie, ottenendo il valore di Biodiversità lichenica del singolo rilievo; la biodiversità Lichenica di una stazione è la media aritmetica dei singoli rilievi. Alta frequenza d individui appartenenti alla medesima specie, nonché la diversità specifica elevata, determinano un alto valore di BL che evidenzia condizioni ambientali favorevoli per le comunità. La diminuzione di BL denota un peggioramento della qualità ambientale: un valore pari a zero indica deserto lichenico e un alterazione accentuata.

L'analisi dei dati avviene attraverso il calcolo dell'indice di Purezza dell'aria. L'Indice di Purezza Atmosferica (I.P.A.) è calcolato come media aritmetica delle frequenze misurate in almeno tre alberi ricadenti nella stessa stazione di rilevamento. N.B. il conteggio tiene conto della presenza o meno di una determinata specie in ciascun quadrante. Per cui sia che sia presente un solo tallo che dieci, si deve contare sempre per un'unità. Nel caso in cui un tallo si trovi a cavalcioni tra due o più quadranti, occorre considerare positivi tutti i quadranti interessati.

Scheda di rilevamento dell Indice di Biodiversità Lichenica (IBL) Rilevamento effettuato nel marzo 2010 nella Stazione di: Viale Brianza Ingresso Parco Villa Reale Albero n^1: cfr. tronco115 cm. Specie: Acer Saccharum Schema reticolo Albero n^2: cfr. tronco 98 cm. Specie: Acer Saccharum Albero n^3: cfr. tronco 96 cm. Specie: Acer Saccharum A D A D A D O A D A D O A D I A D A D A D A D A D O A D I A D N A D I A D A D I A D O A D I A D N A D A D A D D O A D I A D A D A D I A D D O A D I IBL = 23 IBL = 24 IBL medio della stazione = 25 IBL = 28

Scheda di rilevamento dell Indice di Biodiversità Lichenica (IBL) Rilevamento effettuato nel marzo 2010 nella Stazione di: Via lecco Parco Villa Reale Schema reticolo Albero n^1: cfr. tronco240 cm. Specie: Quercus Rubra Albero n^1: cfr. tronco188 cm. Specie: Quercus Rubra Albero n^1: cfr. tronco290 cm. Specie: Quercus Rubra A D I A D I D I D D I D A D I A D I D I D I D I D I D I A D I I A D I D I B D I A D I I A D D D B D I A D I I A D I I D IBL = 29 IBL = 17 IBL medio della stazione = 20 IBL = 14

SPECIE LICHENICA SPECIE LICHENICA SPECIE LICHENICA A Physcia adscendens F Lecidella elaeochroma M Lecanora chlarotera B Phaeophyscia orbicularis G Candelariella xanthostigma N Palmelia tiliacea C Xantoria parietina H Candelariella reflexa O Parmelia sulcata D Candelaria concolor I Physconia grisea P Parmelia caperata E Lecanora hagenii L Hyperphyscia adglutinata Q Parmelia subaurifera

FASCE DI NIMIS IBL Biodiversità Lichenica Colore CLASSI GIUDIZIO DI QUALITA' DELL ARIA IPA 0 marrone alterazione molto alta (deserto lichenico) 0-10 molto deteriorata / molto scadente 1 10 rosso alterazione alta 11 20 deteriorata / scadente 11 20 arancione alterazione media 21 30 bassa / mediocre 21 30 giallo alterazione bassa / naturalità bassa 31 40 discreta /media 31 40 Verde chiaro naturalità media 41 50 buona > 50 ottima 41 50 verde scuro naturalità alta > 50 blu naturalità molto alta

Stazione di: Viale Brianza Ingresso Parco di Monza (3 alberi) 1 I. P. A. tot. 23 2 I. P. A. tot. 24 3 I. P. A. tot. 28 Media I. P. A.= 25 La I. P. A. media corrisponde alla fascia 20-30 con aria mediocre e colore giallo per I.B.L. Stazione di: Via Lecco Parco di Monza 1 I.P.A. tot. 29 2 I. P.A. tot. 17 3 I. P.A. tot. 14 Media I.P.A.= 20 La I. P. A. media corrisponde, sebbene al limite massimo, alla fascia 10-20 con aria deteriorata e colore arancione per I.B.L. Premesso che la presenza dei licheni è legata a molti fattori (umidità, luce, inquinanti, ecc.); costatando che anche che il numero delle stazioni non è stato rilevante, è difficile fare un'analisi precisa del grado d inquinamento del territorio. Tuttavia, dallo studio delle due aree esaminate emerge quanto segue: L'area urbana di Viale Brianza si attesterebbe su valori I.P.A. mediocri determinati da un alterazione e una naturalità bassa; mentre l'area di Via Lecco sarebbe più inquinata e deteriorata, dati i suoi valori I. P. A. scadenti e un alterazione media. Questi risultati concordano con la posizione più interna degli alberi della prima stazione rispetto ai campioni della seconda, più vicini ad una zona parecchio trafficata.

Candelaria concolor su quercia Xantoria parietina su tiglio

Lepraria su ippocastano Parmelia tiliacea

Apoteci di Xantoria Parmelia e Candelaria

Emissione di CO 2 e di polveri sottili, il famoso PM10

Emissione di carbonio nell atmosfera da parte dell uomo, che altera il normale ciclo naturale.

Basta guardare questo grafico per capire come l intervento dell uomo abbia creato un enorme scompenso nella naturale evoluzione del nostro Pianeta

Queste emissioni hanno portato ad un ispessimento della barriera che permette di mantenere una temperatura vivibile sulla terra, l atmosfera. Questo involucro gassoso è sempre più ispessito dai gas serra emessi dall uomo e dunque tende a costringere all interno i raggi UV che vengono rimbalzati dalla superficie terrestre causando così il ben noto effetto serra con un conseguente riscaldamento globale

Distruzione degli ecosistemi: il surriscaldamento globale con tutte le sue conseguenze elencate sotto porta alla distruzione degli ecosistemi; le tigri del Bengala sono a rischio estinzione per l innalzamento del livello del mare, i delfini striati del Mediterraneo hanno già subito un forte colpo dovuto ad un epidemia..e questi sono solo alcuni esempi Scioglimento dei ghiacciai e innalzamento dei livelli del mare: rappresenta il pericolo più declamato; oltre ad essere una delle cause di tutti i problemi elencati è anche il fenomeno di maggiore entità; proporrò delle immagini che mostreranno di cosa sto parlando; interi arcipelaghi sono a rischio; intere città con un patrimonio culturale enorme rischiano di essere distrutte. Conosciamo la dote degli orsi polari, sono dei gran nuotatori; eppure muoiono annegati perché non c è più ghiaccio. Malattie: molti animali tendono a spostarsi verso nord trasportando al loro seguito batteri e virus mai riscontrati in Europa o nel Nord America; gli uomini non hanno le difese immunitarie per combattere questi nuovi nemici Uragani meno frequenti ma decisamente più intensi e disastrosi: Basti pensare all uragano Katrina che ha investito la costa della Louisiana colpendo in modo particolare New Orleans e causando i danni che tutti conosciamo. Scompensi climatici: Siccità prolungate o periodi piovosi mai registrati in determinate zone del pianeta

Ghiacciaio Gepatschferner, Austria, un immagine del 1904 e una del 2005

Ghiacciaio Pre De Bar, Val Ferret (Val d Aosta) 1820-2009

Solare Fotovoltaico Si basa sulla proprietà che hanno alcuni materiali, detti "semiconduttori", che opportunamente trattati generano energia elettrica quando vengono esposti alle radiazioni solari Solare Termico Consiste in dispositivi contenenti un fluido (acqua o aria) che esposti alle radiazioni solari rendono disponibile acqua calda per usi sanitari o per la climatizzazione degli uffici. Energia Eolica Mediante aerogeneratori converte direttamente l'energia del vento in meccanica. Può essere quindi utilizzata per il pompaggio, per usi industriali e soprattutto per la generazione di energia elettrica. Il vento: l'energia del vento è utilizzata mediante sistemi basati sulla tecnologia delle turbine eoliche che per mezzo di grandi pale convertono l'energia meccanica del vento in energia elettrica.

Energia da Biomasse E' energia prodotta da materiali biologici (residui agricoli e forestali, rifiuti urbani, ecc.) grazie a processi di conversione quali combustione, gassificazione, pirolisi, fermentazione e digestione anaerobica. Le biomasse suscettibili di una vantaggiosa conversione energetica sono principalmente: coltivazioni agricole specializzate, scarti e sottoprodotti agricoli, inoltre dal comparto forestale possono essere recuperate notevoli quantità di materie prime legnose. La combustione ottimale della biomassa è il presupposto per un ottimo sfruttamento dell'energia ottimale e per un ridotto inquinamento dell'ambiente. I residui della combustione sono ceneri, cioè minerali, acqua e anidride carbonica. Questi vengono restituiti alla natura come fertilizzanti.

Energia idraulica Mediante apposite turbine si sfrutta l'energia dei fiumi e dei bacini artificiali, in genere per produrre elettricità che trasformano l'energia meccanica dell'acqua in movimento, mediante turbine idrauliche, in energia elettrica. Si possono utilizzare piccoli salti d'acqua; la produzione di energia elettrica con questi impianti dipende dalla portata del corso d'acqua. Negli impianti a serbatoio, invece, l'acqua fermata da una diga, forma un lago artificiale e la portata idrica si può regolare a seconda della necessità. Bioclimatica Sistemi e tecnologie per captare, accumulare, distribuire e controllare l'energia del sole all'interno degli edifici.

Energia del Mare Sfruttamento dell'energia di correnti, onde, maree, e del gradiente termico esistente tra superficie e profondità Energia geotermica E' l'energia conservata nelle rocce e nei fluidi della crosta terrestre. Viene usata direttamente o convertita in elettricità. Il calore deriva direttamente dalla profondità della terra. Scavando pozzi profondi alcune centinaia di metri, si possono raggiungere dei depositi di acqua e vapore sotto pressione. I potenti getti di vapore possono essere utilizzati per azionare turbine e generare elettricità.

L idrogeno L a pila a com bustibile (fuell cell) L idrogeno com e m emorizzatore di energia Sistem i di accum ulo dell idrogeno A uto, ciclom otori e m ezzi pubblici a idrogeno A lcune dom ande sul futuro dell auto Il B iodiesel Il Bioetanolo

L'idrogeno non esiste in natura in forma pura, per estrarlo esistono principalmente due metodi: scissione elettrica delle molecole dell' acqua (elettrolisi) o da combustibili fossili ( processi termochimici); questo comporta un consumo di energia. L idrogeno quindi non deve essere considerato, come succede comunemente, una fonte di energia alternativa, quindi talvolta discontinua, perché sarebbe più corretto considerarlo un "vettore" o un "accumulatore" o, come definito in inglese, un "memorizzatore" di energia. Potenzialmente può diventare uno dei migliori sistemi per il recupero di energia elettrica, rendendo le fonti rinnovabili pienamente sfruttabili. L'idrogeno, se permette il recupero di energia altrimenti dispersa o non utilizzabile, può essere considerato una vera e propria fonte di energia primaria e rinnovabile come tutti i sistemi che permettono il recupero e il risparmio energetico

Oggi siamo ancora allo stadio di veicoli sperimentali per l idrogeno puro. Viene invece utilizzato un carburante chimico, adatto alle fuel cell, riciclabile in un ciclo chiuso dove, per le trasformazioni, l idrogeno viene solo aggiunto

Si tratta di batterie elettrochimiche, nelle quali si produce energia elettrica grazie a una reazione chimica fra un carburante (che può essere idrogeno, metano o metanolo) e l ossigeno dell aria. Reazione che viene attivata in determinate condizioni di pressione del carburante e a temperatura controllata, in presenza di un catalizzatore (platino) che riveste una membrana in materiale sintetico. È chiaro che se viene utilizzato l idrogeno, che non contiene carbonio, nel processo non c è alcuna produzione di CO 2, che è invece presente come sottoprodotto della reazione se si utilizzano metano o metanolo. Ma in quantità sensibilmente inferiori (circa 1/3) rispetto ai motori convenzionali.

Gli idruri metallici sono dei composti che trattengono idrogeno nello spazio interatomico di un metallo

Le norme sulle emissioni introdotte negli ultimi anni, dal catalizzatore in poi, non sono già sufficienti a garantire aria pulita? Sono servite a limitare le sostanze velenose contenute negli scarichi delle automobili, a cominciare dal monossido di carbonio (fortemente tossico) e dagli idrocarburi incombusti (che contengono elementi cancerogeni),vanno bene per limitare l eccesso di inquinamento negli ambienti a forte densità di traffico, ma non modificano nulla a livello di ecosistema: per l ambiente nel suo complesso il problema di fondo è costituito dall accumulo di anidride carbonica, le cui emissioni sono direttamente proporzionali al carburante consumato. Che fine ha fatto l auto elettrica? L auto elettrica è ancora in situazione di stallo perché non si è riusciti a trovare batterie che siano in grado di assicurare una sufficiente autonomia e che abbiano un costo industriale accettabile; questo vale anche per l'utilizzo delle nuove batterie agli ioni di litio che potrebbero aprire nuove prospettive. Alcune case automobilistiche hanno intenzione di porre in commercio auto completamente elettriche per il 2011-12. Inoltre, al di là del problema dell autonomia delle batterie, anche la disposizione di punti di ricarica non è ancora sufficiente. Ciononostante la trazione elettrica rimane una realtà consolidata, probabilmente si arriverà a perfezionarla, non accumulando l energia utile nelle batterie, ma producendola direttamente a bordo, nelle fuel cell. L idrogeno è pericoloso? Trasportare idrogeno in un serbatoio, così come si fa con la benzina, comporta non pochi problemi. Per avere un autonomia decorosa occorre infatti portare l idrogeno allo stato liquido, il che significa a ben 253 gradi sotto zero. Si può ovviare con speciali serbatoi in fibra capaci di resistere a sollecitazioni enormi e dotati di dispositivi di controllo tali da scongiurare il rischio di esplosione

Il biodiesel è un gasolio realizzato a partire non dal petrolio, ma dall olio ricavato da diversi semi (colza, soia, girasole), il che offre vantaggi straordinari: il combustibile non contiene zolfo e soprattutto non rilascia CO 2, anche se occorre fare i conti con altri residui della sua combustione. Ma il problema di fondo è un altro: è stato calcolato che, anche dedicando alla sua produzione l intera superficie coltivabile del nostro Paese, se ne ricaverebbe una quantità sufficiente a coprire circa 1/3 dei nostri consumi.

Il bioetanolo è un alcool (etanolo o alcool etilico) ottenuto mediante un processo di fermentazione di diversi prodotti agricoli ricchi di carboidrati e zuccheri quali i cereali (mais, sorgo, frumento, orzo), le colture zuccherine (bietola e canna da zucchero), frutta, patata e vinacce. In campo energetico, il bioetanolo può essere utilizzato direttamente come componente per benzine, o aggiunto ad esse per una percentuale che può arrivare fino al 30% senza dover modificare in nessun modo il motore

Attualmente questa fonte energetica fa sorgere alcune perplessità perché, da studi scientifici, risulta che per produrre il bioetanolo, occorre più energia di quanta se ne può ottenere. Viene inoltre utilizzato il mais o il grano, sottraendolo all'alimentazione umana, nel 2008 ciò ha causato un aumento dei prezzi del grano che ha colpito le popolazioni più povere Per questo motivo non sarebbe eticamente corretto ricavare biocarburanti se non prodotti da scarti vegetali non destinati all'alimentazione.