MENGORE SANTA MARIA (q. 453)



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CLUB ALPINO ITALIANO Sottosezione VAL NATISONE MENGORE SANTA MARIA (q. 453) di Mariano Moro Chiesa della Vergine Maria edificata sull altura di Mengore L altura di Mengore (453 m.), con la chiesa della Vergine Maria, meta di pellegrinaggi e, secondo la tradizione orale, luogo di ritrovo dei capi della rivolta contadina avvenuta nel 1713, ebbe durante la Prima Guerra Mondiale un ruolo importante nella difesa della Testa di Ponte austro-ungarica di Tolmino. Nella prima metà del mese di agosto 1914, il feldmaresciallo Franz Conrad von Hotzendorf, Capo di Stato Maggiore Generale dell Esercito dell Impero austro-ungarico, sospettoso che l Italia potesse passare nel campo avverso, diede disposizioni per prevenire un possibile attacco. Il delicato incarico di organizzare la difesa del confine sud occidentale dell impero venne affidato al generale 1

Galleria ove era alloggiata la Stazione Fotoelettrica n. 33 da 60 cm. e caverne ove erano state realizzate le postazioni di artiglieria di cavalleria Franz Rohr von Denta il quale, nel caso di guerra con il Regno d Italia, impartì opportune direttive affinché l esercito austriaco fosse in grado di resistere e bloccare la temuta avanzata italiana su Vienna. In tale ottica anche sul fronte Giulio, in analogia a quanto praticato lungo tutta la linea di confine tra i due stati, le fortificazioni permanenti 1 furono integrare con delle opere campali in grado di difendere e sbarrare tutte le vie di comunicazione che attraversavano le Prealpi e le Alpi Giulie. Intorno a Tolmino a Gorizia e lungo il corso dell Isonzo vennero organizzate due ben fortificate teste di ponte. Nella testa di Ponte di Tolmino il nerbo della difesa era costituito dal colle di Mengore (Santa Maria) e dalle due vicine alture: il Cvetie (Santa Lucia) e il Bucenica. I monti Mrzli e Vodil, posti a nord della riva destra dell Isonzo, ebbero anch essi un ruolo chiave per la difesa di questa testa di ponte. In merito all importanza strategica costituita dalle alture del Santa Maria e Santa Lucia, lo stato Maggiore del Regio Esercito, così si espresse: Le colline di S. Maria e di S. Lucia sono all interno dell ansa che l Isonzo descrive in prossimità di Tolmino, ed occupano l area triangolare determinata dai due rami dell Isonzo rispettivamente a nord e a sud del punto di flessione e dal solco pel quale passa la rotabile che da Volzana raggiunge la sponda destra dell Isonzo in prossimità di Selo. Le due colline [ ] hanno ciascuna la base a forma pressoché ellittica, quella di 1 Forti Hensel di Malborghetto, batteria d di Sella Predil, Forte del Lago Predil, Fortino di Gola Alpel (situato difronte al forte lago Predil) Fort Herman e Forte della Chiusa di Plezzo. 2

Foto n. 25 Caverna ricovero del IV Battaglione del Reggimento n. 53, 22 a Feld Kompagnie con la iscrizione in serbo-croato. S. Maria a nord ha l asse maggiore orientato nel senso dei paralleli, quella di S. Lucia a sud ha l asse maggiore orientato da N. E. a S. O., e le due dorsali hanno lo stesso andamento degli assi accennati. Nella loro attaccatura le due colline formano l avvallamento aperto fra Kozarsce, sbocco ovest e Modrejce, sbocco est; e le posizioni marginali delle due colline costituivano nel loro complesso una tanaglia ad angolo ottuso, col vertice a Kozarsce. 2 I trinceramenti erano stati realizzati su più linee, scavati in roccia o costruiti in calcestruzzo, protetti da più ordini di reticolati ed in qualche settore anche da campi minati. Le postazioni per le numerose mitragliatrici e per le artiglierie furono ricavate per lo più in caverna. In particolare, le difese poste sull altura di Mengore furono suddivise in tre settori: quello settentrionale, quello centrale e quello meridionale. Il primo controllava la conca di Tolmino, il secondo sorvegliava la piana di Volzana e il terzo la zona tra le pendici dello Jeza e la quota di Santa Lucia (Selski Vhr) 3. 2 MINISTERO DELLA GUERRA CORPO DI STATO MAGGIORE UFFICIO STORICO, L Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918) Volume II Le Operazioni del 1915 (Narrazione), Istituto Poligrafico dello Stato Libreria 1929 Roma pag. 302. 3 Giova comunque rappresentare che specifiche notizie riguardanti il progredire dei lavori difensivi realizzati dagli austriaci nella zona del Santa Maria e Santa Lucia furono inviate al Comando Supremo del Regio Esercito Italiano nel gennaio 1915 da parte dell Ufficio Informazioni, che in uno dei bollettini informativi inviati al comando del corpo di stato maggiore così si esprimeva: Continua l incertezza sulle opere permanenti che diconsi costruite sulle alture di S. Maria e S. Lucia di Tolmino. Sono visibili, sulle pendici rivolte all Italia di tali alture, lavori di trinceramento e di appostamento per artiglierie. Dicesi che 700 m. a sud di Volzana sia stata minata una roccia allo scopo di ostruire la rotabile e tenere le truppe nemiche sotto il fuoco dei cannoni piazzati a S. Maria. FILIPPO CAPELLANO, L Imperial Regio Esercito Austro-Ungarico sul fronte italiano 1915-1918, Museo Storico Italiano della Guerra Stato Maggiore dell Esercito Ufficio Storico, dicembre 2002, Rovereto (TN) pag. 45. 3

Questo sistema di difesa era in pratica organizzata per far fronte ad attacchi da direzioni multiple e consisteva in un sistema di trincee disposte a tratti paralleli e normali alle curve di livello e Iscrizione a ricordo del dell Alfiere Valentin Kanduc caduto in combattimento il 17.03.1916. collegate ai caposaldi sulla dorsale di q. 509 e di q. 453 sull altura di S. Maria; di q. 575 (coma nord), di q. 588 (cima sud) e q. 510 (gradino a sud di q.588) su quella di S. Lucia. 4 La difesa del delicato settore fu assunto dalle truppe della 1 a Divisione di fanteria austro-ungarica (XV Corpo). Dal giugno del 1915, dopo il primo balzo offensivo, i rilievi del Santa Maria e del Santa Lucia costituirono per i reparti italiani appartenenti alla 7 a e all 8 a divisone di fanteria un altra delle zone di guerra più infauste e pericolose dell intero fronte dell Isonzo. Infatti, i furiosi e sanguinosi assalti a queste colline oltre a costare centinaia di caduti tra le fila dei fanti, dei bersaglieri e degli alpini non ebbero altro effetto se non quello, per le nostre truppe, di attestarsi su posizioni totalmente sfavorevoli il cui presidio si ridusse al continuo logorio di uomini che durò sino alla battaglia di Caporetto. I nostri soldati, a prezzo di altissime perdite, riuscirono talvolta anche a raggiungere la cima delle due colline, ma alla fine vennero sempre sanguinosamente respinti dai nostri avversari i quali 4 MINISTERO DELLA GUERRA CORPO DI STATO MAGGIORE UFFICIO STORICO, Op cit. pag. 302. 4

impedirono per tutta la durata della guerra ogni sfondamento di questa linea del fronte da parte delle truppe italiane. Il 3 luglio, durante la prima battaglia dell Isonzo (23 giugno - 7 luglio 1915) la 7 a compagnia del 66 Reggimento (brigata Valtellina), con un ben riuscito colpo di mano, riuscì ad impadronirsi di una piccola ridotta ai piedi dell altura del S. Maria. Caverna ricovero con targa realizzata l 11.12.1916 dal IV Battaglione del Reggimento n. 53 con fregio in lingua Serbo-Croata. Notare i resti di una stufa da trincea austro-ungarica. Dal 17 al 22 agosto le nostre truppe rinnovarono gli assalti contro il Santa Maria e il Santa Lucia. Ingenti furono le perdite: il solo battaglione alpino Susa, sul Santa Maria, perse complessivamente 136 uomini mentre il battaglione Alpino Val Dora invece, sul Santa Lucia, per le perdite subite nella furibonda e sanguinosissima lotta a corpo a corpo con il nemico, si ridusse la sua forza organica ad una sola compagnia e una sezione mitragliatrici Il 9 settembre, il battaglione alpino Exilles, durante un poderoso assalto riuscì temporaneamente ad occupare un tratto di trincea posto appena sotto la cima dove era ubicata la chiesa del Santa Maria. Le penne nere non poterono però consolidare la posizione e furono costretti a ritirarsi sulle posizioni di partenza. Questa fu la massima penetrazione raggiunta delle nostre truppe su questa insanguinata altura. 5

Dopo la campagna estiva del 1915, iniziò quella autunnale: l inclemenza del tempo portò per i soldati dei due eserciti, posti a stretto contatto su quelle martoriate postazioni, ulteriori gravi patimenti. Dal 16 al 28 ottobre 1915 (terza battaglia dell Isonzo) gli attacchi italiani portati dalle unità della 7 a divisione si susseguirono violenti ma non riuscirono a piegare la dura e tenace resistenza opposta dall 8 a brigata da montagna austro-ungarica (1 a divisione). Il 10 novembre1915 ebbe inizio la quarta battaglia dell Isonzo. Quel giorno l altura del Mengore fu scossa dal violento bombardamento dell artiglieria. Il cannoneggiamento venne effettuato anche nei successivi giorni 12, 16 e 18. Il 26 novembre iniziarono per la fanteria italiana gli attacchi che si protrassero fino al 2 dicembre 1915. L unico risultato tangibile ottenuto dalle nostre forze durante i furiosi combattimenti fu la conquista della postazione denominata del fortino. A nulla valsero i successivi ripetuti contrattacchi portati dalle truppe della 1 a divisione austro-ungarica nel tentativo di ricacciare i nostri soldati dell importante posizione. Soltanto il 17 marzo 1916, i reparti d assalto austriaci, nel corso dell offensiva portata su tutta la linea, senza la consueta preparazione d artiglieria, facendo tra l altro uso anche di lanciafiamme (armi a quel tempo non ancora ben conosciute dalle nostre truppe), ebbero modo di riconquistare l importante postazione del fortino, costringendo i nostri reparti a ritirarsi su posizioni più arretrate. Alla fine del mese, verificata la difficoltà di mantenere anche quella linea, le unità italiane furono ulteriormente fatte ripiegare sulle posizioni del fondovalle nelle più sicure trincee realizzate sulla sella di Volzana. Gli austro-ungarici, fino ai giorni antecedenti lo sfondamento di Plezzo-Tolmino, continuarono alacremente a rafforzare le proprie difese costruendo nuove postazioni blindate per alloggiare i pezzi di artiglieria e le mitragliatrici, diventando in questo modo un vero modello di difesa campale. Il Mengore svolse il suo ultimo compito di guerra nell ottobre 1917, quando divenne base di partenza delle truppe austro-tedesche che nella fase iniziale della 12 a battaglia dell Isonzo, qui iniziarono l offensiva per la conquista dello Jeza e del Kolovrat e per la successiva avanzata lungo la valle dell Isonzo verso Caporetto (Kobarid). Oggi sul Mengore è stato realizzato un museo all Aperto, lungo il suo percorso possiamo ancora osservare, quali muti testimoni dei tragici avvenimenti di allora, i resti delle trincee, delle caverne all interno delle quali furono alloggiate postazioni di artiglieria e di mitragliatrici, le lapidi commemorative, i ruderi delle baracche, del serbatoio dell acqua e il monumento dell allora cimitero di guerra. 6

BIBLIOGRAFIA - FILIPPO CAPELLANO, L Imperial regio Esercito austro-ungarico sul fronte italiano 1915-1918, Museo Storico Italiano della Guerra Stato Maggiore dell Esercito Ufficio Storico, dicembre 2002, Rovereto (TN); - E. CERNIGOI, F. CUCINATO, G. VOLPI, Sui sentieri della Prima Guerra Mondiale alla ricerca della storia, Edizioni della Laguna, ottobre 1999, Monfalcone (GO); - MARCO MARTINI, Da Tolmino a Caporetto lungo i Percorsi della Grande Guerra Tra Italia e Slovenia, Gaspari Editore, agosto 2006, Udine; - MINISTERO DELLA GUERRA, CORPO DI STATO MAGGIORE UFFICIO STORICO, L Esercito Italiano Nella Grande Guerra (1915-1918), Volume II, Le operazione del 1915 (Narrazione), Istituto Poligrafico dello Stato, anno 1929, Roma; 7