La Famiglia Farnese. I rapporti con le corti europee



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La Famiglia Farnese. I rapporti con le corti europee

Tiziano, Paolo III e i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, 1546, Galleria Capodimonte, Napoli

I Farnese Il nome Farnese deriva dal toponimo Farneto, indicante il feudo posseduto dalla stessa famiglia in quel di Viterbo, ai confini coi territori toscani. Esso rimanda alle rigogliose distese boschive caratterizzanti quella regione. L originaria storia coincide quindi con quei luoghi; essa sarà tuttavia destinata a volgere i propri interessi nella tessitura di significativi rapporti con le più importanti aristocrazie europee. Nel corso dei secoli XII e XIII, i Farnese estesero i propri domini dall antico feudo del lago di Bolsena alla regione dell alto Lazio, distinguendosi in particolare come uomini d arme al servizio del pontefice e dei fautori della parte guelfa. Il primo passo significativo fu compiuto proprio da Pier Luigi Farnese (? / 1485-87) che, imparentandosi con Giovanna Caetani (discendente di papa Bonifacio VIII), entrò a far parte degli ambienti più influenti dell aristocrazia romana. Il figlio Alessandro (1468-1549), il futuro papa Paolo III (1534), fu l autentico artefice della fortuna della famiglia. Nel 1545 egli creò il Ducato di Parma e Piacenza, affidandone l amministrazione al figlio Pier Luigi (1503-47), il che susciterà non solo il sospetto dei feudatari locali e in genere delle aristocrazie italiane ma anche del sovrano Carlo V. Fino al 1731, si avvicendarono altri sette duchi. Alla morte di Antonio Farnese (1679-1731), l ottavo duca, privo di eredi, s interruppe la successione dinastica ponendo fine a quasi due secoli di politica di primo piano nella scena italiana ed europea. Nell arte di governare, i nostri protagonisti dimostrarono certamente accortezza e lungimiranza nel voler realizzare, da una parte, il proprio disegno egemone sulle famiglie locali e stabilire, dall altra, i legami proficui con le corti

italiane e straniere (in particolare con quella spagnola). Alla base di ciò si pose la diffusa pratica dei matrimoni combinati. Un esempio è dato dal matrimonio tra Ottavio Farnese, figlio del primo duca di Parma, con Margherita d Austria, figlia naturale dell imperatore Carlo V (1538). Mentre Alessandro Farnese, entrato nelle grazie di Filippo II, sposò Maria del Portogallo nel 1565. All ambito della politica spagnola è strettamente legata l opera del terzo duca di Parma Alessandro III Farnese, ricordato come grande condottiero, nonché governatore dei Paesi Bassi (per conto della Spagna) e fine intenditore di architettura militare (suo il progetto della cittadella a Parma). Infine non si deve dimenticare che il prestigio del nobile casato fu consolidato largamente dalla presenza costante di un esponente della famiglia, nelle vesti di alto prelato, negli ambienti della Chiesa romana: il gran cardinale Alessandro (1520-59), fautore di immani ricchezze e influenze politiche. Con la morte di questi è destinato a decadere il potere dei Farnese a Roma.

Storia del Ducato di Parma e Piacenza La nascita del Ducato di Parma e Piacenza si registrò nel 1545 e durò quasi due secoli, passando dai Franese ai Borbone nel 1731. Pier luigi Farnese prese a governare tali possedimenti, rimanendo a Parma un solo mese per poi trasferirsi a Piacenza, scegliendo in seguito quest ultima come capitale e sede della corte. I motivi di questa scelta furono due: 1) la posizione strategica della città piacentina rispetto ai territori di Milano, Genova e alla regione piemontese; 2) il carattere caparbio e orgoglioso della nobiltà feudale, che vedeva nel nuovo stato una minaccia contro i propri privilegi. Erano numerosi i feudi nel piacentino, così come le potenti famiglie che esercitavano il loro potere. Gli Anguissola, gli Scotti, i Landi (signori di Bardi e Compiani) rappresentavano le famiglie più influenti della città, mentre i Pallavicino, i dal Verme e gli sforza padroneggiavano nell area del contado. A Parma era nota l influenza dei Rossi e dei Sanvitale, veri dominatori in un territorio frammentato in piccoli stati indipendenti Tra i provvedimenti presi dal Duca per far fronte al riassetto del bilancio, vi fu un censimento dei beni mobili, immobili e del bestiame riguardante ogni parrocchiano la cui età fosse compresa tra i 10 e i 70 anni. Ciò permise di conoscere le ricchezze possedute da ogni abitante del Ducato. Inoltre Pier Luigi sapeva che i nobili lo odiavano e che il popolo e la borghesia non nutrivano sentimenti di lealtà nei suoi confronti, perciò decise di costituire una guardia personale in aggiunta alle legioni composte da cinque compagnie di 200 fanti. A questo accorgimento, si aggiunse l imposizione di risiedere in città per chi fosse in possesso di una rendita superiore ai 200 scudi, il che garantiva un maggior controllo del Duca sulla vita dei suoi sudditi prediletti.

Tutti questi provvedimenti non dovevano rivelarsi inutili, data l ostilità di Carlo V, che non aveva accettato di buon grado la cessione del ducato a Pier Luigi da parte del papa. Si erano create ben presto le fazioni guelfa con il papa, la Francia, Venezia, Parma e Ferrara e quella ghibellina con l imperatore, la Spagna, Genova, i Medici e i Gonzaga. Forte del sostegno dell imperatore, Ferrante I Gonzaga, conosciuto come Don Ferrante, nonché governatore di Milano, decise di muovere guerra al ducato e ai Farnese, per cui nutriva un odio viscerale. Pier Luigi sentendosi controllato dal temuto avversario, corse ai ripari promuovendo un accorta politica delle alleanze: fece sposare la figlia Vittoria con il duca di Urbino, Guidobaldo della Rovere; in seguito stipulò il fidanzamento tra il figlio Orazio e la figlia del re di Francia, Enrico II, Diana. Seguirono all opera sapiente del duca, le preoccupazioni di Carlo V che si tradussero ben presto nel coinvolgimento delle famiglie Gonzaga, Anguissola e Landi finalizzato all organizzazione di una congiura ai danni del Duca. Così il 10 settembre del 1547, si pose fine alla vita di Pier Luigi Farnese ad opera del conte Anguissola. Dopo la morte del duca, Piacenza fu occupata dalle truppe imperiali sotto la guida del Gonzaga, che intanto volgeva le sue mire su Parma. Dopo una guerra durata cinque anni, egli si impossessò di tutti i territori ad ovest del fiume Taro. Nel frattempo il figlio di Pier Luigi, Ottavio Farnese veniva acclamato Duca dagli anziani e dal popolo. Il successore dovette fronteggiare da una parte il rifiuto di Carlo V a rendere i territori conquistati, dall altra i rimproveri del nonno Paolo III, che sentendo prossima la fine del Ducato, inviò le truppe pontificie ad invadere Parma, ordinando al nipote di tornare a Roma. Ma Ottavio dimostrò caparbietà e risolutezza nella non accettazione di piegarsi ai voleri dell imperatore e del papa stesso, dunque si rifugiò piuttosto nel castello di Torrechiara. Con la morte di Paolo III, un altro esponente della famiglia Farnese quale il cardinale Alessandro rese possibile l elezione del papa Giulio III, il quale riconobbe la reggenza del Ducato a Ottavio nel 1550. Le sorti del Ducato erano salve, ma molti territori come Piacenza stessa rimanevano sotto il dominio di Carlo V. Nel 1551, determinata nel suo intento di rimpossessarsi di quelle terre,

la famiglia Farnese strinse un alleanza con il re di Francia II, che garantì loro milizie e finanziamenti. La guerra durò fino alla primavera dell anno seguente, causando carestie e miseria alle popolazioni. Con l avvento però del nuovo re spagnolo, Filippo II figlio di Carlo V, la situazione si sbloccò a favore dei Farnese, i quali si dimostrarono abili a sfruttare l alleanza degli spagnoli per risolvere la questione territoriale. Nel 1556, Ottavio Farnese firmò la pace di Gand, tornando così in possesso di tutti i territori, il Ducato era riunito e la capitale trasferita definitivamente a Parma, ma nelle clausule previste dal trattato il Duca si impegnava a consegnare la vita del suo unico figlio Alessandro Farnese alla corte spagnola. Succeduto alla guida del padre Ottavio, il futuro governatore dei Paesi Bassi fu costretto da Filippo II a nominare reggente il figlio diciassettenne Ranuccio I. Il sovrano spagnolo voleva per sé e per le future glorie della Spagna un valente generale. Il 3 dicembre del 1592, Alessandro morì lontano da Parma, in battaglia durante l assedio di Can de Bec. Un anno prima aveva ordinato la costruzione della fortezza della Cittadella, allo scopo di affermare il potere della famiglia e allo stesso tempo di fornire lavoro e sostentamento alla moltitudine misera della popolazione cittadina (2500 persone). Appassionato di arti e musica, il figlio Ranuccio I fece di Parma la prima corte in Italia nel panorama delle arti musicali. Nella città ducale fioriscono opere grandiose quali la Pilotta e il Teatro Farnese, elevandola quale fulgido modello di architetture moderne e capitale culturale al pari di Londra e Parigi. Personalità Ranuccio che permise con altrettanta possanza l esecuzione pubblica di oltre 100 cittadini accusati di cospirazione contro la sua persona. A questi successe nel 1628 il figlio legittimo Odoardo, al quale andò in sposa a Firenze Maria de Medici, figlia del Granduca di Toscana Cosimo II. Seguirono anni difficili, segnati da forti spese dovute al mantenimento delle numerose milizie, nonché da grandi privazioni e carestie quali la peste del 1630.

Successivamente Piacenza fu occupata dalle truppe spagnole e il Duca costretto a firmare un trattato di pace con la Spagna che dopo l annullamento dell alleanza con la Francia avrebbe liberato la città piacentina. Alla morte di Ranuccio I, avvenuta nel 1646 all età di 34 anni, il governo del Ducato passò a Ranuccio II, ma per la sua giovane età la reggenza dello stesso fu tenuta fino al compimento del diciottesimo anno dalla moglie Margherita de Medici e dallo zio cardinale Francesco Maria Farnese. Dopo l invasione di Parma del 1691, da parte delle truppe imperiali, con le conseguenti devastazioni e violenze ai danni della popolazione inerme, Ranuccio intraprese un opera decisiva di risanamento volta a migliorare le condizioni di vita dei suoi sudditi, tuttavia fu costretto a tassare ogni cosa, evitando di penalizzare le rendite ecclesiastiche. Fu promosso l acquisto di opere d arte importanti, fino ad incrementare sensibilmente le collezioni di famiglia conservate nelle residenze romane. Nel 1688 si inaugurò il nuovo Teatro Ducale. Odoardo il figlio destinato a succedere al padre Ranuccio, gli premorì. Tre anni prima del decesso, Odoardo aveva sposato Dorotea Sofia di Neuburg, da questa unione nacquero due figli: Alessandro, morto prematuramente a otto anni, ed Elisabetta. Nel 1694 si registrò la morte improvvisa di Ranuccio II, a questi subentrò il secondogenito appena sedicenne Francesco. La sua condotta pone i Farnese al centro della grande scena politica. Alla disastrosa situazione finanziaria, egli provvide tagliando le spese inutili della corte, licenziando parte della servitù, dei musici dei buffoni e dei nani. Inoltre fece abolire spettacoli di corte e banchetti. Nell ambito delle opere pubbliche fu costruita una rete idraulica atta a contrastare il problema dell erosione del Po; favoriti anche l ampliamento dell Università di Parma e del Collegio dei Nobili, promuovendo così lo studio del diritto pubblico, della storia, delle lingue e della geografia. La corte di Francesco Farnese protesse i suoi artisti, letterati, musici e drammaturghi. In ottemperanza alle disposizioni dei trattati di Torino e di Vigevano del 1696 il Duca dovette mantenere le truppe tedesche stabilizzate nelle sue piazzeforti.

Nel 1702, posto al comando delle truppe imperiali, il principe Eugenio di Savoia invase il Ducato, costringendo Francesco a invocare l aiuto del papa Clemente XI, che inviò truppe ad occupare Parma e Piacenza. In mancanza di discendenti, alla morte del Duca, avvenuta nel febbraio del 1727, il fratello Antonio si pose a capo del Ducato. Questo governo fu breve, dopo quattro anni Antonio morì di malattia. Gli atti più importanti furono la incentivazione della coltura del gelso allo scopo di promuovere l industria della seta e l apicoltura, l incremento delle attività legate alla Fiera di Piacenza. Con la morte di Antonio Farnese (1731) terminò il dominio del grande casato a Parma, i cui fasti sono ancora oggi testimoniati da grandi e ambiziose costruzioni architettoniche. In quel periodo, da piccolo ducato nato dal volere di un papa, Parma divenne capitale del panorama italiano e anche città di respiro internazionale.

I LUOGHI FARNESIANI Il Teatro Farnese

Il proscenio Il Teatro Farnese è uno dei più importanti e suggestivi teatri storici del mondo. La magnifica costruzione fu realizzata nel 1618 per volere di Ranuccio I. Con uno splendido allestimento teatrale, il duca intendeva infatti rendere omaggio a Cosimo II dè Medici, che avrebbe dovuto fermarsi a Parma durante un suo viaggio a Milano per visitare la tomba di San Carlo Borromeo. Ma il viaggio non fu mai compiuto e il teatro, costruito nell originaria e vasta sala d armi del palazzo della Pilotta, fu inaugurato solo nel 1628, in occasione del fastoso matrimonio tra Margherita de Medici, figlia di Cosimo II, e il duca Odoardo Farnese. Allegorico e fastoso come il suo secolo, acusticamente perfetto, poteva disporre di circa quattromila posti negli anni in cui nei teatri all aperto di Londra si rappresentavano le opere si Shakespeare alla presenza di pochi spettatori. Fu costruito al primo piano della Pilotta su progetto di Giambattista Aleotti di Argenta nel 1617, a pianta ellittica, completamente in legno e a gradinate sormontate da due ordini di logge. Aleotti disegnò una vasca cavea semi-ovale con quattordici gradoni sormontati da due ordini di logge sovrapposte, la prima di ordine dorico, la seconda ionico. Al centro della cavea, sopra il corridoio che unisce l ingresso alla platea, delimitato da una balconata, era originariamente allestito un palco d onore per i duchi, che anticipava la più tarda versione del cosiddetto palco reale in tutti i teatri d Europa. Innovativo per concezioni e scelte progettuali è lo spazio deputato alla rappresentazione: il palcoscenico, lungo quaranta metri, con un apertura di dodici metri, era infatti dotato di un complesso sistema di macchine, gallerie superiori e soppalco per consentire continui cambiamenti di scena e costituisce il primo esempio di tale tecnica nel teatro italiano. Il

boccascena che delimita il palcoscenico è di tipo classico con nicchie originariamente decorate da statue in stucco e alternate a colonne. Al centro vi è lo stemma ducale, su cui spicca un iscrizione dedicatoria a Bellona (a ricordo dell antica destinazione a sala d armi) e alle Muse, con indicazione dell anno 1618. Le gradinate della cavea sono collegate al palcoscenico da due archi trionfali dipinti e decorati, su cui campeggiano le statue equestri in gesso di Alessandro e Ottavio Farnese. In origine il Teatro era decorato da pitture mitologiche e allegoriche di Leonello Spada, da quadrature di Girolamo Curti e infine da statue in stucco di Luca Rieti. Loggiato del Teatro Farnese. Boccascena con statua equestre

Il Teatro era stato realizzato con materiali poco durevoli (legno, stucco, paglia e stracci) così dopo l ultima rappresentazione del 1732 decadde inesorabilmente. Il successivo stato d abbandono, solo parzialmente arrestato durante il governo di Maria Luigia, causò gravi danni alle strutture architettoniche, alle sculture e agli affreschi. A causa del dissesto delle travature del tetto andarono perdute le decorazioni collocate sotto le capriate dissestate in più punti. Nel 1867 il Governo riuscì a impedire il crollo della copertura rinnovata strutturalmente da un sistema di travature ideato dall ingegnere Mazzucchetti e messo in atto dal collega Giovanni Savoia. Accurati interventi di restauro arrestarono il degrado del sistema architravato fiancheggiato da un doppio ordine di finte finestre. Fu restaurato e riaperto nel 1907 per ospitare un convegno. Il 13 maggio del 1944 il Teatro Farnese fu coinvolto nel bombardamento aereo della Pilotta, centrato e squarciato da un grappolo di bombe dalla base al soffitto riportò danni ingentissimi. Negli anni successivi al conflitto un lungo e meticoloso restauro (1957-1965) restituì al teatro l immagine originaria, pur nella consapevolezza della perdita di preziose scultore e decorazioni.

Veduta della platea. Pianta del Teatro Farnese, progetto dell Aleotti, 1618 Lo spettacolo per Margherita de Medici. E il 21 dicembre del 1628, al Teatro Farnese ha luogo una spettacolare prima in onore degli sposi Margherita de Medici e Odoardo Farnese.

L ampia sala è illuminata da quattro lampadari d argento del diametro di 2 metri circa, che reggono 300 lumi ciascuno; in più, disposti qua e là, altri 1000 fonti luminose. Quattromila gli spettatori per la grande occasione: ospiti illustri del Duca di Parma, dame e cavalieri, gentiluomini dalle corti più ricche d Europa. E quando Nettuno evoca i mostri degli abissi, una cascata improvvisa irrompe dal proscenio, dilaga sulla platea, la sommerge crescendo minacciosa e sette mostri marini compaiono come per incanto. Seguono orche e draghi, squali e tritoni, poi cavalieri, paggi, araldi e tamburini. La platea misura 800 metri e l acqua proveniente da larghe bocche poste alla base del proscenio, sale in un attimo fino a un metro di altezza. Si sarebbe trattato dunque di 800 m² d acqua, destinati a scomparire con la stessa rapidità con cui erano apparsi. Possibile? Del Teatro originale sono sopravvissute solo le mura perimetrali della sala d armi che lo conteneva, e dell impianto idraulico ligneo nulla è rimasto. Ma G.B. Aleotti, incaricato del progetto, era un ingegnere idraulico: è quindi probabile fosse in grado di crescere un tal colpo di scena senza difficoltà. Durante lo spettacolo, comunque, le meraviglie furono continue e dai disegni si vedono scene che scorrono su rotaie parallele, organi che aprono e chiudono le botole del palcoscenico, pensate per far salire castelli, gradini, rocce, spiagge. Persino le nuvole del finto cielo si alzano e si abbassano, e sembra si dilatino. Da quella notte, fino all estate del 1732, il teatro aprirà solo per i matrimoni dei grandi o le uscite di illustri personaggi: in 104 anni furono rappresentati così solo nove spettacoli, quasi che lo sforzo per quella sera di dicembre avesse sorbito tutte le energie, anche quelle future. Elenco degli spettacoli 1628 Inaugurazione del teatro con il torneo e lo spettacolo Mercurio e Marte in occasione del matrimonio del duca Odoardo con Margherita de Medici.

1652 Rappresentazione del dramma fantastico Le vicende del tempo in occasione della visita degli arciduchi Carlo, Sigismondo, Francesco e Anna di Toscana. 1660 Rappresentazione del dramma in tre atti La Filo in occasione delle nozze di Ranuccio II Farnese con Margherita Violante di Savoia. 1664 Spettacolo musicato dal maestro Oliva per le seconde nozze del duca Ranuccio II con Isabella d Este. 1668 Rappresentazione del dramma La Parma in occasione delle terze nozze del duca Ranuccio II con la sorella della seconda moglie Maria d Este. 1690 Spettacolo dal titolo Il favore degli dei in occasione delle nozze di Odoardo Farnese con Dorotea Sofia di Neuburg. 1714 Concerto per le nozze di Elisabetta Farnese con Filippo V di Spagna. 1728 Carosello equestre, dal titolo Le nozze di Nettuno con Anfitrite in occasione delle nozze di Antonio Farnese con Enrichetta d Este. 1732 Rappresentazione del dramma Venuta di Ascanio in Italia in occasione della venuta a Parma di Don Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e infante di Spagna.

La Pilotta Il colossale complesso della Pilotta rimane a testimonianza della grandezza e dello splendore della corte Farnesiana. Il palazzo è un insieme di edifici, il cui nome deriva dal gioco spagnolo della Pelota, che si svolgeva frequentemente nei suoi ambienti cortilizi. STORIA Il corridore

La costruzione si sviluppò attorno al Corridore, un lungo braccio rettilineo su pilastri, che a partire dal 1581 univa la Rocchetta viscontea al Palazzo Ducale (1564), allora si mostrava solo come un insieme di case abitate provvisoriamente dalla corte. Da questo nucleo prese forma un enorme palazzo, a forza di ampliamenti e integrazioni di nuovi corpi di fabbrica, iniziati dal 1602, su progetto di Giovanni Boscoli di Montepulciano. La Pilotta di Ranuccio I Farnese Il cantiere fu voluto e ideato nel 1602 ma si bloccò nel 1611, lasciandolo in quello stato di incompletezza in cui si trova tuttora. La facciata che doveva sorgere prospiciente l attuale Piazza Ghiaia non fu mai costruita. L insieme di edifici si sviluppa in tre cortili, chiamati di S. Pietro, del Guazzatoio e quello detto della Rocchetta. Veduta della Pilotta da Piazzale della Pace Il passaggio dalla Ghiaia ai cortili La Pilotta conteneva un gigantesco salone, una grande scuderia, le abitazioni degli stallieri, il maneggio, la stalla dei muli, la rimessa per le carrozze, il guardaroba, la Sala dell Accademia e una serie di gallerie a delimitare i grandi cortili. Questo insieme di edifici doveva contenere il Palazzo Ducale.

Il Palazzo della Pilotta, i suoi cambiamenti, le opere artistiche e i sovrani. La Pilotta è un monumentale insieme di edifici alla cui costruzione lavorarono in tempi diversi numerosi architetti. La costruzione ebbe inizio prima del 1583, durante gli ultimi anni del ducato di Ottavio Farnese. Il cantiere venne diretto dall architetto Giovanni Boscoli di Moltepulciano, i disegni gli furono forniti da Francesco Paciotto, creatore a Piacenza del Palazzo Farnese commissionato da Margherita d Austria. I lavori s interruppero alla morte del duca, il nuovo duca Alessandro, si disinteressò della nuova impresa edilizia. Il cantiere fu riaperto con Ranuccio I, nei primi mesi del 1602, per terminare definitivamente nel 1611. Ideatore dei lavori fu il duca stesso, dilettante dell architettura e amante di costruzioni severe e grandiose che rappresentassero al meglio il fasto e il prestigio della dinastia. Alla morte di Ranuccio, il cardinale Odoardo Farnese inviò da Roma l architetto Girolamo Rainaldi affinché finisse i lavori alla facciata: il Rainaldi avviò i lavori che non progredirono e alla fine il progetto subì una definitiva battuta d arresto. Al primo piano della Pilotta si trova quell esempio innovativo di Teatro, ideato come un opera di straordinaria bellezza, impressionante nelle dimensioni: il Teatro Farnese. Gli ultimi Farnese, nella Pilotta accentrarono le raccolte artistiche di famiglia: intorno al 1649 arrivarono a Parma la famosa biblioteca e la prestigiosa raccolta di monete artistiche; nel 1662 la celeberrima, quadreria e i disegni; nel 1673 una parte della statuaria antica in marmo e in bronzo. La volontà di Ranuccio II di ristrutturare la lunga galleria del Corridore per trasformarla in un moderno spazio dove esporre le opere più preziose della raccolta di famiglia; e tale intento venne perseguito con convinzione dal figlio

Francesco. Oggi parte di questo complesso ospita i locali della Biblioteca Palatina. Estintasi la dinastia e trasferito a Napoli nel 1784 tutto il patrimonio farnesiano, la Pilotta rimase priva delle sue ricchezze artistiche e soltanto con l assestamento della corte borbonica a Parma si riaprirono nel gigantesco palazzo di un tempo i fervidi cantieri di un tempo. Palazzo ducale di Ottavio Farnese Chiesa e convento di San Pietro martire

Rocchetta Viscontea La Pilotta e la sua rovina. La monumentale costruzione farnesiana venne ampiamente danneggiata dall ultima guerra mondiale; durante un bombardamento aereo, il 13 maggio 1944 andò completamente distrutto il lato sud, dal tetto agli archi, e il teatro Farnese ne rimase gravemente compromesso così come altre parti dell edificio che vennero parzialmente ripristinate in seguito. BIOGRAFIE Ottavio Farnese

Ritratto di Ottavio Farnese. Ottavio Farnese, Duca di Parma e Piacenza (1524-1586), figlio di Pierluigi Farnese e di Girolama Orsini, sposò nel 1583 Margherita d Austria, figlia di Carlo V; nel 1547 salì al trono dopo l uccisione del padre. Egli incrementò l attività legislativa a sostegno di un controllo più efficace della nobiltà feudale, inoltre diede slancio allo sviluppo economico e industriale, favorendo così le industrie della lana e della seta, acquistando le miniere di ferro in Val Nure ma soprattutto riportando le fiere a Piacenza. Nel 1550 ottenne la restituzione di Parma da Giulio III e nel 1556 quella di Piacenza dagli Spagnoli. Egli ricevette la città di Piacenza da Filippo II, a condizione che il ducato sarebbe ritornato alla corona spagnola se si fosse estinta la linea maschile dei Farnese. Il duca Ottavio fu un uomo fiero e valoroso e fu ben accettato dai sudditi per le buone opere che avviò: il Palazzo Ducale, la Chiesa della SS. Annunziata e il palazzo della Compagnia di Gesù. Alessandro Farnese

Alessandro Farnese. Dipinto di Antonius Mor. Parma, Galleria Nazionale. Alessandro Farnese, terzo Duca di Parma, Piacenza e Castro (1545-Arras, Francia, 1592), trascorse la sua infanzia a Parma, qui si formò ampiamente agli studi sullo studio della matematica e dell arte militare. Nel 1556 incontrò, con la presenza della madre Margherita d Austria, Filippo II di Spagna, per ringraziarlo della restituzione della signoria di Piacenza ai Farnese, fissata dal trattato di Gand. A Madrid egli visse e fu istruito fino all età di vent anni come segno di riconoscenza alla corona spagnola. Nel 1565 sposò Maria del Portogallo, con cui fece ritorno a Parma per rimanervi fino al 1570. Nel 1571 si distinse nella celebre battaglia di Lepanto. Su richiesta dello zio Juan d Austria, nel 1577 Filippo II affidò ad Alessandro il comando dei reggimenti spagnoli nelle Fiandre in rivolta. Grazie a questo importante incarico, egli venne indicato come successore di don Juan a governatore dei Paesi Bassi. Quindi dopo aver assunto la carica di governatore di quei territori e aver unificato la parte meridionale cattolica, nel 1586, assunse il titolo di Duca di Parma, Piacenza e Castro, ciò non gli permise di ritornare a Parma, così dovette affidare la reggenza del Ducato al primogenito Ranuccio I.

Dai contemporanei fu adorato per il coraggio e l abilità tattica e strategica che lo conduceva a compiere imprese ardite come la costruzione della fortezza della Cittadella a Parma, il ponte sulla Scheda durante l assedio di Anversa, e il canale di Parma, creato per collegare Gand alla Scheda. Nel 1585 egli riuscì a riottenere dal re di Spagna la restituzione della cittadella di Piacenza. Ancora una volta Filippo II ricorse al suo valore, in occasione del sostegno dei cattolici francesi assediati a Parigi da Enrico di Navarra. Ranuccio I Farnese Alla morte del padre Alessandro, Ranuccio Farnese, quarto Duca di Parma (1569-1622) prese possesso del suo stato nel 1592. In realtà egli era stato reggente del Ducato sin dal 1586, al tempo delle guerre del padre per conto di Filippo II.

Ranuccio volle proseguire la politica di indebolimento dell aristocrazia feudale, avviata da Pier Luigi Farnese. La risposta della nobiltà locale fu altrettanto forte: si ebbe la congiura dei Sanseverino-Sanvitale tra il 1611 e il 1612. A ciò seguì la reazione implacabile di Ranuccio che fece decapitare i congiurati e confiscare i loro beni. Importante fu l attenzione dedicata da Ranuccio I alla vita culturale del Ducato: la creazione del Collegio dei Nobili, scuola riservata ai rampolli della migliore aristocrazia europea, l Accademia degli Innominati, che vantò tra i suoi membri anche Torquato Tasso, la costruzione del Palazzo farnesiano della Pilotta rientravano in quell operazione vasta di munificenza che avrebbe interessato la corte ducale. Tiziano, Ritratto di Ranuccio Farnese, National Gallery of Art, Washington. Bibliografia: A cura di Domenico Vera, Storia di Parma. I caratteri originali. Monte Università di Parma Editore, 2008. Enciclopedia di Parma: dalle origini fino ai giorni nostri, Parma, F. M. Ricci, Parma, 1998.

Lucia Lopresti, Atlante della Storia. Granducato di Parma e Piacenza, Demetra, 1999. Gianni Capelli, La Pilotta dei Farnese, PPS Editrice, Parma, 2000. Parma in miniatura, Edizioni PE1, 1978. Consultati inoltre: l enciclopedia WIKIPEDIA Il sito del portale del Comune di Parma

Veduta del lago di Varsi