MILANO IULM DISCORSO AI DOTTORATI 12 giugno 2013 Magnifico Rettore, Spettabili Presidi, Chiarissimi professori, Signore e Signori, permettetemi di rivolgere questo mio breve saluto come mi chiede il Magnifico Rettore ai giovani che sono qui a ricevere il titolo di dottori di ricerca. Giorno importante perché oggi voi uscite definitivamente dal sistema scolastico, da quell ambiente variamente protetto nel quale siete entrati bambini, oltre venti anni fa. Mi permetto di insistere un momento su questa considerazione perché a mio avviso capire l importanza, il significato e l unicità quasi epocale di questo momento della vostra vita è fondamentale anche per il vostro futuro. Fin qui voi come del resto tutti coloro che hanno avuto la possibilità di seguire un corso regolare di studi avete avuto sempre dei punti di riferimento sicuri all interno di strutture e di corsi prefissati ai quali avete dovuto adeguarvi e che in qualche modo vi hanno costretti e protetti; maestri, professori, programmi scolastici, libri di testo, orari di lezioni, calendario di esami vi hanno condotto negli anni dall apprendimento della lettura e della scrittura fino alle più avanzate specializzazioni. Con sempre maggiori margini di autonomia, ma entro quadri definiti da altri. Avete abitato, siete cresciuti per più di venti anni in una 1
casa comune, la scuola, dal giardino d infanzia all università, sotto la guida attenta di insegnanti molti dei quali resteranno nel vostro ricordo come maestri di saperi e di vita. Tutto questo con oggi è finito; da oggi siete entrati in spazi aperti senza più guide che pensino a voi, senza punti di riferimento sicuri e siete per la prima volta soli, assolutamente soli. Manterrete forse rapporti con alcuni dei vostri professori, sceglierete modelli di vita, ma anche questo dipenderà solo da voi. Per la prima volta si affaccia la domanda radicale che già tormentava il giovane Cartesio col verso di un poeta antico: «quod vitae sectabor iter?» Quale la mia strada, quali sentieri mi appresto a percorrere? La risposta dipende da voi, solo da voi; potete disporre di carte geografiche ma vi dovete creare una bussola perché la carta è muta; potete cioè avere un panorama delle possibilità che vi si offrono, in Italia e all estero, ma sta a voi la scelta. Tanto più difficile in un momento nel quale come sapete meglio di me tutto sembra oscurarsi per la crisi economica e per la recessione che coinvolge l eurozona e non solo. Siete soli e dovete scegliere, prima ancora del percorso professionale, come organizzare la vostra vita di studiosi, di ricercatori, di professionisti, scelta non procrastinabile perché siete negli anni decisivi della vostra vita. 2
Consigliarvi è difficile, forse inutile. Permettetemi tuttavia di rappresentare quelle che considero alcune priorità. Anzitutto non pretendiate di trovare subito una sistemazione nel campo nel quale vi siete specializzati conseguendo il dottorato. È vero che le statistiche ci dicono della possibilità di una rapida sistemazione nel mondo del lavoro per quanti escono dalla IULM, con percentuali che superano ogni altra università italiana; ma vi può capitare di dovere attendere ancora anni. Nel frattempo siate disponibili per altre attività ed esperienze che vi permetteranno di acquisire una pur minima autonomia economica ed esplorare orizzonti a voi non noti: lezioni private, insegnamenti saltuari, lavori al computer, segreterie varie, interpretariato, traduzioni, lavori di revisione editoriale, collaborazioni con agenzie turistiche o di marketing, in una parola siate disponibili a qualsiasi attività secondo competenze che avete acquisito nel corso degli anni, anche al di fuori della più particolare specializzazione conseguita con il dottorato. Nel frattempo leggete, leggete, leggete; studiate, studiate, studiate: lo studio vero comincia ora secondo vostre scelte personali. Leggete, studiate nel campo che avete praticato durante gli anni universitari, ma anche in altri più o meno prossimi e ovunque si rivolga la vostra curiosità. Vivete nelle biblioteche tradizionali e nelle più attrezzate mediateche, intanto costruitevi una 3
biblioteca personale, oggi molto più facile di un tempo. Non crediate certo non credete che la rete vi dia tutto quello di cui avete necessità. Vi può dare notizie sterminate e aggiornatissime, non sempre peraltro controllate, non vi darà cultura. Non leggerete mai, per dirla in poche parole, Proust o Smith sul computer anche se Alla ricerca del tempo perduto o La ricchezza delle nazioni possono ritrovarsi sul video. La biblioteca di lettura vera e di studio è altra cosa: è un laboratorio di ricerca, non è uno spazio virtuale. Non intendo affatto esorcizzare l uso della rete dalla quale dipende oggi gran parte della nostra vita quotidiana. Personalmente ho avuto la fortuna di fondare e dirigere un Istituto CNR, il Lessico Intellettuale Europeo, promuovendo la realizzazione, negli anni, di banche dati uniche in Europa tanto nella lessicografia scientifica e filosofica medievale e moderna, quanto nel campo della neologia italiana, creando uno dei poli di eccellenza dell informatica umanistica. Quello che va evitato non è l uso del digitale, ma la sostituzione della rete alla biblioteca, e non solo alla biblioteca pubblica ma anche a quella che ognuno di voi deve costruirsi presso di sé con scelte di interesse e di gusto che rispecchiano e definiscono la vostra personalità. La vostra formazione passa attraverso le assidue letture: il vecchio detto «dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei» è pur sempre valido. Don Chisciotte raccolse una grande biblioteca di romanzi 4
cavallereschi vendendo gran parte del suo patrimonio terriero e, dopo aver passato lungo tempo a leggerli con famelica curiosità, si sentì di diventare cavaliere errante. E se qualcuno mi ricordasse che Don Chisciotte per le troppe letture divenne pressoché pazzo, risponderò che è meglio essere pazzo per troppe letture che vegetare nella più beata ignoranza. Dice un proverbio spagnolo: «beati coloro che non sanno né leggere né scrivere perché saranno chiamati analfabeti». Fuori di paradosso, nutrendovi di assidue letture diventerete quello che vorrete diventare, soprattutto vi abituerete a mantenere vivo un dialogo con i grandi di ieri e di oggi uscendo dalla vostra solitudine, trovando guide e modelli. Altra raccomandazione: non perdete i contatti con i vostri compagni di studio, conservate uno spirito di corpo, se volete di clan, riconoscetevi come allievi di tale corso, del tale professore, della vostra università. Avete passato anni insieme, avete accumulato esperienze comuni, non disperdetele, sono un patrimonio non sostituibile. Ricordatevi sempre di essere stati allievi della IULM: costituirete la cerniera di quel rapporto fra mondo accademico e mondo del lavoro che costituisce una missione caratteristica di questa università. Vi sentirete anche meno soli. E poiché ho fatto cenno al particolare significato che deve assumere per voi aver compiuto gli studi in 5
questo luogo privilegiato, soprattutto per le connessioni e le aperture su discipline diverse, vorrei sottolineare quello che a mio avviso emerge in modo evidente dalla gamma dei dottorati oggi conclusi. Anzitutto avervi dato la possibilità di orientare i vostri studi sui grandi problemi che investono la società della comunicazione e della globalizzazione e che si rispecchiano negli argomenti affrontati per il dottorato: dal cinema alla rete, dalle dinamiche di marketing alle tecniche pubblicitarie, dalle logiche aziendali e di mercato ai problemi della sanità pubblica e della gestione dei beni culturali, dall analisi psicologica di determinati comportamenti fino alla comparatistica letteraria in una società globalizzata. Ma non vorrei che sfuggisse in questo complesso panorama di dottorati ora conclusi la presenza di temi e problemi più strettamente teorici, storico-linguistici, antropologici in aree e tempi lontani dall oggi più direttamente vissuto. Presenza significativa perché sottolinea come la modernità, l attualità di una ricerca, non sia prioritariamente nell argomento trattato, ma anzitutto nella metodologia utilizzata, negli strumenti ermeneutici messi in atto, direi nella testa dello studioso. La ricerca potremmo dire la storia per ricordare l insegnamento di Benedetto Croce è sempre ricerca e storia contemporanea e l oggetto si 6
illumina, assumendo significato e attualità, per le idee, le prospettive dell autore della ricerca. Aggiungerei ancora che avete potuto godere di un contesto didattico e culturale che dimostra, nel crescente sviluppo degli scambi interdisciplinari e interculturali, come le scienze storiche, psicologiche, socioeconomiche possono proporre approcci alla ricerca fortemente innovativi per la metodologia critica che esse utilizzano: lo studio storico e filologico dei testi, l analisi comparata dei linguaggi e dei comportamenti, delle dinamiche di acculturazione e di mercato, del variare delle istituzioni giuridiche e delle strutture economiche possono costituire modelli di studio validi in tutti i campi della ricerca scientifica; peraltro le scienze umane sono un volano insostituibile tanto nei processi formativi quanto per gli sviluppi civili ed economici delle società moderne. Infine un ultima considerazione: in una situazione generale, politica, economica sociale, gravemente decomposta, largamente corrotta, pur nell oscurità di una crisi non solo economica della quale non si intravede la fine e con l aumento impressionante della disoccupazione giovanile, non perdete fiducia nella ragione, non seguite pulsioni irrazionali: difendete la ragione come equilibrio e chiarezza, distacco e disincanto, ragione come cultura; non abbandonate il mito che solo il sapere può ampliare a dismisura le possibilità dell uomo. 7
Ragione unita a speranza. Non rinunciate alla speranza che è progettualità, apertura verso il futuro, fiducia nella possibilità di costruire un mondo migliore. Tullio Gregory 8