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Progetto nato dalla collaborazione tra la scuola primaria Francesco Ferrara e il Museo Regionale Palazzo Abatellis Anno scolastico 2013/14

PREMESSA Ricamiamoci su è un percorso storico-antropologico che è stato proposto alle alunne a gli alunni della classi terze del plesso Ferrara, nell anno scolastico 2013/14. Il progetto prende spunto da un idea lanciata dalla Galleria Reginale Palazzo Abatellis, nella persona della Dott.ssa Giannilivigni, con la quale la scuola aveva già intrapreso un valido percorso di collaborazione. L obiettivo comune è stato quello di recuperare la memoria della cultura materiale e immateriale del territorio in cui insistono sia la scuola Ferrara che il museo, e di seminare, nel terreno fertile della mente dei bambini, i semi dell appartenenza e della cittadinanza. La proposta, ha sollecitato subito la nostra voglia di metterci in gioco e di riprendere lavori sul tema ricamo alla Kalsa, già svolti in passato dalla scuola; in particolare ci piace qui ricordare la collega Fina Lo Nero, che, nipote di una mastra, ha contribuito alla ricostruzione di una giornata tipo degli anni 50 del secolo scorso nel quartiere Kalsa, all interno, e all esterno, di un laboratorio di ricamo. Ne è nato un testo teatrale che vive un viaggio attraverso memorie tradizionali, aneddoti, abbanniate, serenate, specchio di un quartiere operoso e cordiale in cui la vita scorreva, sì nella povertà, ma anche nella serenità. Quest anno il testo è stato arricchito da una ricerca sulla storia dell artigianato siciliano, in particolare sul Tiraz medievale e sui laboratori di ricamo creati dalla baronessa De Seta nel 1925, nell omonimo palazzo. Lo studio del mantello di Ruggero II, di seta rossa, in cui sono ricamati i simboli della forza e del potere dei cristiani dell epoca ha motivato la creazione di un modello dello stesso, nelle proporzioni reali che, come si evince dalle foto allegate, costituisce sfondo scenografico del nostro spettacolo, realizzato presso l Oratorio dei Bianchi il 17 maggio 2014. I testi su cui i bambini hanno lavorato sono dell Ins. Laura D Amato, i costumi e le scenografie, nonché la riproduzione del mantello, sono dell Ins. Calogera Trapani.

LA STORIA DEL RICAMO E come una bella fiaba questa nostra storia che ritorna indietro, un viaggio nella memoria. Un viaggio in quei tempi neppure tanto lontani in cui ogni lavoro era svolto dalle mani. Una storia di principi e imperatori di ricamatrici e tessitori, sul telaio giornate lunghissime per creare opere bellissime. Intorno all anno mille c era chi allevava i bachi da seta in quello che ora si chiama Parco della Favorita, sotto il Monte Pellegrino dove l aria è dolce e pulita Dove la vegetazione è ricca e lussureggiante dove la vegetazione è ricca e lussureggiante,

Da lì, la seta più raggiante. la seta più bella e delicata veniva nel Tiraz ricamata e con questa fu creato un rosso mantello con una palma, leoni e cammelli il mantello di Ruggero secondo splendido e famoso nel mondo.

STORIA DEL MANTELLO Ed è proprio da Palermo che ci sono pervenuti i primi manufatti serici italiani, il più famoso dei quali è il cosiddetto mantello dell incoronazione. Il mantello è in seta rossa, di ampie dimensioni e il colore è stato ottenuto non dalla porpora, ma dal chermes cioè da insetti. Il tessuto del manto è largamente ricoperto da ricami a fili d oro, smalto e perle. Presenta, al centro, una palma in oro stilizzato che simboleggia l albero della vita, con sette rami; ai lati dell albero, simmetricamente sono raffigurati due leoni in posizione speculare e nell atto di sopraffare due cammelli, già proni sotto gli artigli dei due felini. Nel bordo inferiore il manto è costituito da un fregio ornato d oro, di perle e di piccole piastre d oro e smalto con disegni per lo più geometrici. 1-parte della nostra riproduzione del mantello Un ultima banda corre lungo l orlo e reca, in caratteri cufici una iscrizione araba da cui risulta che venne eseguito nell anno 528 dell Egira (quindi nel 1133-34) nella TIRAZ (officina reale) di Palermo. L iscrizione, dedicata a Ruggero, recita: Lavoro eseguito nella fiorente officina reale, con felicità e onore, impegno e perfezione, possenza ed efficienza, gradimento e buona sorte, generosità e sublimità, gloria e bellezza, compimento di desideri e speranze, giorni e notti propizie, senza cessazione né rimozione, con onore e cura, vigilanza e difesa, prosperità e integrità, trionfo e capacità, nella Capitale della Sicilia, l anno 528.

E così, da più di mille anni anche se non ci sono più i Normanni, l arte del ricamo ha continuato a rappresentare le meraviglie del creato, a passare il filo su una tela che si trasforma in fiori, foglie e ghirigori e ci ricorda gli antichi splendori. E forse voi non lo sapete ma ora lo scoprirete in questo quartiere c era una grande attenzione verso le cose belle, verso le cose buone così quell arte antica del ricamo diventò di nuovo un Tiraz, un laboratorio di eccellenza dove si confezionavano corredi di cui le nobili fanciulle non potevano fare senza.

Due donne amiche e in gamba aprirono quella bella attività che offriva alle donne una bella opportunità, il Tiraz diventò così famoso e importante che da Roma le signore venivano tutte quante. Lenzuola, cuscini, coperte, tende, tovaglie e centrini corredini per i bambini camicette, cuffiette, lenzuolini tutta la biancheria era riccamente ricamata e ogni nobile famiglia col corredo voleva suscitare meraviglia. E noi, riportandoci a quel tempo, con la memoria delle nostre nonne, abbiamo voluto rappresentare quel che facevano le donne

UNA GIORNATA IN CASA DELLA MASTRA - Buongiorno, signora mastra! - Cuminciamu la jurnata cu la solita chiamata: Matri sant Anna, matri sant Anna, aviti na figghia ca n cielu cumanna, cumanna cu lu granu di Diu, prigati puru pì mia! - Matri sant Anna mia, prima la vostra manu e poi la mia, comu nsignastivu a vostra figghia Maria ccussì aviti a nsignari a mia, ca vi dicu na Ave Maria! Tu ti finisci u puntu Rodi ca cominciasti aieri! Rusinedda, finisci stù puntu Principissa e stà attenta la traversa! Ciccinedda, fa stù puntu piattu e stu puntu turcitu! Mi raccumannu Sarinedda, fallu nicu nicu, sinnò stu linzolu supra la panza mi lu lassa la patruna!

CANTO DELLE RAGAZZE Me ma un la pozzu sentiri mi voli maritari Ma iu sugnu cuntraria E mi vogghiu allianari, Mamà sugnu carusa mà godiri la vita senza pinsari o zitu tutti li giovanotti mi fanno complimenti ma nun ci nesci nenti ma eccu sempri tu. Isamu i mani, picciotti! Isamu i mani, picciotti! Quannu stilaramu stù travagghiu, vi portu cù mia a Terra e muschi e vi fazzu viviri mezzu bicchieri di spumanti ccussì vi passa a stanchizza! E mezzjornu, putiti mangiari! LE RICAMATRICI PARLANO TRA LORO - Picciotti, finemula cù stì discursi, ripigghiamu a travagghiari! - Picciotti travagghiamu cà cantamu tutti nsiemi na bedda canzunedda! - Quali? Quali? - Chidda di lu fistinu! Prima cumenciu iu e vuatri appressu a mia! Tutti li vaneddi sunnu apparati a festa puru li vicchiareddi s arriccianu la testa! Passa lu vecchiu raisi c abballa cu a za Cicca idda è puru licca di fari fari u pirulì!

- Pcciotti, mentri vuatri travagghiati, iu vi vogghiu leggiri la storia di lu monacu cappuccinu. Iddu un era un veru monacu, ma fai finta pi putiri stari à u latu di la picciuttedda di la quali era nnamuratu pazzamenti! Sapennu ca ù patri n la faciva nesciri di dintra, picchì era tantu gilusu di stà figghia, un jornu iddu ci fici sapiri alla picciuttedda da un so parenti, di fingisi malata. Accussì iddu, fingennusi monacu cappuccinu, la puteva iri a trovari. La picciuttedda fici bonu a fari la parti di la malata: si misi n ta u lettu pì nà simana e n volli ccù manciari! Si arridduciu ccussì pallida e sicca,ca paria na vecchia di cent anni! Lu patri, la matri, li parenti eranu davveru preoccupati, specialmenti quannu idda dumannò di volersi cunfissari! Patri mi sentu di muriri! Itimi a chiamari lu monacu cappuccinu, ca mi vogghiu cunfissari! Lu patri e la matri accuntintarunu subitu l unica figghia chi avianu! Quannu arrivò lu monacu cappuccinu, cu la varva longa longa e lu cappucciu neru neru, dissi: chiuditi tutti li porti e li finestri e lassatimi sulu cu la malatedda, ca ora cuminciamu subitu la confessioni! Subitu lu patri, la matri e tutti li parenti nisceru fora di la stanza, ccussì la picciuttedda potè ristari sula cu lu monacu.

La cunfissioni durò cchiù di un ura e quannu lu monacu cappuccinu nisciu di la stanza ebbi a diri: vostra figghia pì grazia di Diu è bona assai e iu nun sugnu un monacu cappuccinu, ma mi fingivu tali, pi putilla iri a truvari. Lu patri sbiancò di faccia, ma pi amuri di la figghia, acconsentì a stù matrimoniu! Ccussì finisci la storia di lu monacu cappuccinu! Vi piaciu? R- Si, si, dumani ni raccunta nautra! E mentre le ragazze, chiacchierando, lavorando e cantando, trascorrono la loro giornata a casa della mastra, per strada e un continuo viavai di venditori ambulanti, di pescatori, di innamorati, Venditore di gelsomino Accattativi i ciuri, accattativi u gelsominu, ca profuma d amuri! Gelsomini, gelsomini, ogni profumo na carizza, un pinseu d amuri chi arriva a lu cori. Na lira un mazzolinu!

Acquaiolo Che bella quannu è frisca! Si unne frisca, nun ni vogghiu picciuli! Sciala curuzzu! Arricriati o cori! Va pigghiativi u gelatu! AIRETTA acqua: c è! A grattatella Chianciti, chianciti, chianciti picciriddi, ca a mamma v accatta! - v accatta a grattatella! Quantu è duci, quantu è bella Russa russa comun a fragola Virdi e frisca comu la menta Gialla limone Pi avvicinare le persone! Di ghiacciu una grattata Pi rinfriscari la jurnata! Cunzalemmi A cu avi lemmi di cunzari! Un jttari i piatti quannu si rumpinu! Ci sugnu iu ca li conzu! Conza piatta! Conza lemmi!

Ma qualcuno, guarda e sospira Canzone del pescatore Sugnu viziusu e sugnu marinaru ogni matina passu di stà strata cù la valanza mani e cu panaru abbiannu opi di la trizza E mi dici cumpareddu chi c hai n ta stu panaru? Iu ci rispunnu opi, da Trizza e du Casteddu e mentri ca ci fazzu na pisata iu ci vulissi dari na vasata! Ora ca si m parola cori miu la trovu sempri pronta ed affacciata, quannu la vidu di l occhi nun ci vidu ci dicu cu lu cori nnamurato E pigghiativi stu ciuri ciatu di l arma mia iu di lu dugnu a vui picchì ju cercu amuri! E mentri ca ci fazzu na pisata iu ci vulissi dari na vasata! aspettando il suo Romeo, che le canta una serenata!

E così, abbiamo imparato a ricamare (un po ), abbiamo fatto un tuffo nella nostra memoria e, dopo avere steso le nostre lenzuola.. i nostri genitori, i nostri invitati sono venuti ad ascoltarci, riscoprendo anche loro l Oratorio dei Bianchi, questo gioiello del territorio, che sembrava non appartenerci, e invece è stato per noi luogo privilegiato di lavoro, e palcoscenico di vita vissuta. Le classi III A e III B Le Insegnanti Laura d Amato e Calogera Trapani