Denti: composizione, struttura, tipologia I denti sono formati da smalto, cemento, dentina e polpa. Lo smalto, il rivestimento esterno dei denti, è il tessuto più duro del corpo, in gran parte, 96-99%, composto da minerali (cristalli di idrossiapatite) e per il resto, 1-4%, da sostanza organica. La dentina ha una struttura simile all'osso ma una consistenza maggiore ed è formata per il 20-30% da sostanza organica, principalmente collagene, e per il 70-80% da minerali. A livello di radice dentaria il cemento si sostituisce allo smalto nel rivestire la dentina; si tratta di un sottile strato mineralizzato di fibre di collagene calcificate, di glicoproteine e di mucopolisaccaridi. Tende a crescere lentamente e ad assottigliarsi verso l'apice radicolare. 1 / 16
La polpa dentaria è la parte molle,interna, vascolarizzata ed innervata, del dente. Esternamente il dente si compone di tre parti: la corona, la radice ed il colletto. La parte del dente che vediamo emergere dalla gengiva è la corona ed è formata da dentina coperta dallo smalto. Sotto la gengiva troviamo la radice in cui è il cemento a coprire la dentina. Il colletto è il punto, a livello della gengiva, in cui il dente si restringe leggermente ed è qui che termina lo smalto. All'interno del dente vi è la cavità pulpare (camera pulpare nella corona e canale radicolare lungo la radice). Con l'età, per la deposizione di dentina, il canale pulpare da ampio e aperto viene chiuso nell'apice radicolare che in alcune specie, il cane ed il gatto, appare come una specie di delta (al posto del foro apicale si formano una serie di piccoli canali). In base alla forma ed alla funzione riconosciamo 4 tipi di denti: incisivi, canini, premolari e molari. Gli incisivi hanno il compito di tagliare e sminuzzare; sono piccoli e hanno una sola radice. In essi la radice, il colletto e la corona sono ben distinti, aumentano in dimensione dal centrale (picozzo, al laterale (cantone) ed i mascellari sono più larghi dei mandibolari. Il numero di incisivi per semiarcata (superiore ed inferiore) è di 3, sia nel gatto che nel cane. I canini trattengono e lacerano il cibo; sono i più grandi e forti tra i denti con una sola radice, la quale è solitamente più lunga della corona. Non hanno un colletto ben definito e nel gatto hanno corone segnate da solchi e a punta acuta, nel cane sono lisce e con punte smusse. Il numero è di 1 per semiarcata sia nel cane che nel gatto. 2 / 16
I premolari servono a tagliare, trattenere e lacerare e possono avere da una a tre radici. Nel cane il numero di premolari decidui è di 3 per semiarcata e di 4 definitivi, sempre per semiarcata. I primi premolari sono piccoli ed hanno una sola radice, erompono tardivamente e non vengono sostituiti. Il secondo ed il terzo hanno 2 radici. Per il quarto premolare, l' inferiore ha 2 radici, il superiore 3. Il gatto è privo del primo premolare (mascellare e mandibolare) e del secondo mandibolare. Dei tre premolari della semiarcata superiore il primo è piccolo e monoradicolare (talvolta ha 2 radici), l'ultimo è il doppio rispetto ai precedenti ed ha tre radici. Nella semiarcata mandibolare il gatto ha due premolari dotati di due radici (il 10% possiede tre radici). I molari vengono usati per frantumare e triturare e possiedono da una a tre radici. Nel cane si contano 2 molari mascellari, con tre radici, e tre molari mandibolari; i primi due hanno 2 radici ed il terzo una (il primo molare mandibolare è largo, il secondo è piccolo ed il terzo è rudimentale). Nel gatto ne ha uno per semiarcata dotati di due radici ed il superiore è rudimentale. I gatti e cani nascono senza denti e verso le tre settimane di età cominciano a spuntare i den ti decidui, da latte, piccoli e sottili, per un totale di 26 nel gatto e 28nel cane; questi verranno sostituiti dai permanenti a partire dal quarto mese di vita (nel cane contiamo 42 denti permanenti e nel gatto 30). Eruzione dei permanenti Nel cane gli incisivi permanenti spuntano tra il 4 o -5 o mese, i canini tra il 4,5-5 mesi (ed è completa a 7). I premolari spuntano tra il 5 e 6 o mese ed i molari tra il 4 ed il 7 (il primo tra il 4-5 mese, il secondo tra il 5-6 mese, il terzo tra 6-7 mese). o Per i gatti i denti permanenti spuntano tra 4-7 mese d'età. Occlusione dentale 3 / 16
Nel cane Esiste una variabilità in base alle razze ma di solito, a bocca chiusa, gli incisivi mascellari si localizzano anteriormente a quelli mandibolari; il canino mandibolare si colloca, senza toccarli, fra l'ultimo incisivo ed il canino mascellare; i premolari si alternano in modo che il premolare mascellare si pone nello spazio interdentale tra due premolari mandibolari; in particolare il più anteriore fra i premolari è l'inferiore la cui corona è localizzata fra il canino superiore ed il primo premolare superiore. Nel gatto A bocca chiusa gli incisivi mandibolari urtano, o si trovano appena dietro, la superficie linguale degli incisivi superiori. Il canino inferiore si pone fra il terzo incisivo superiore ed il canino superiore. I premolari inferiori si collocano d'avanti rispetto ai corrispettivi superiori. Si consiglia di far sempre controllare chiusura ed occlusione del proprio animale dal veterinario che può intervenire tempestivamente per correggere difetti che altrimenti potrebbero generare seri problemi. PATOLOGIE PERIODONTALI IL periodonzio è l insieme dei tessuti che rivestono e supportano il dente, fissandolo in maniera elastica all osso. la gengiva, il legamento periodontale, il cemento e l'osso alveolare costiutiscono il periodonzio. Le malattie periodontali, le affezioni del cavo orale più frequenti nel cane e nel gatto, sono 4 / 16
rappresentate dai vari processi infiammatori causati dalla placca; fra questi il più frequente ed il primo stadio di periodontite, o parodontite, è la gengivite. PLACCA DENTALE è un biofilm composto da batteri e loro prodotti di degradazione, dai componenti della saliva e detriti orali ed occasionalmente da cellule infiammatorie ed epiteliali. Una volta formata inizialmente si accumula a livello sopragengivale ma, se non trattata, si estende all'interno del solco nella regione sottogengivale. La placca favorisce l'adesione batterica, e i batteri stessi rilasciano polisaccaridi che consentono l'aggregazione di ulteriori batteri, altrimenti incapaci di aderire al dente. La placca associata a gengive sane è formata essenzialmente da batteri aerobi e anaerobi facoltativi con un 25% di anaerobi. In corso di gengivite la placca si estende nella sottogengiva e si crea un ambiente favorevole alla crescita di anaerobi, bastoncelli mobili e spirochete. Nelle periodontiti la flora batterica è essenzialmente anaerobia, il 95%, in particolare si parla di Porph yromonas, Prevotella, Peptostreptococcus, Fusobacterium e spirochete. TARTARO DENTALE Il tartaro è placca mineralizzata, calcificata, a sua volta ricoperta di placca, battericamente attiva. Il tartaro di per sé non irrita la gengiva ma è una superficie che favorisce la presenza della placca: la rimozione della placca che si forma al di sopra del tartaro sottogengivale mantiene le strutture periodontali in buono stato di salute ed porta alla guarigione. 5 / 16
Controllo della placca l'accumulo di placca, se non trattata, può evolvere in una gengivite, che può a sua volta esitare in una periodontite. Quindi per prevenire le periodontiti è essenziale mantenere in buono stato di salute le gengive. Il primo passo è la pulizia quotidiana. L'ideale sarebbe abituare i nostri animali sin da piccoli e comunque sempre in modo graduale. Nessun cibo per struttura e formulazione è in grado da solo di prevenire la formazione della placca, anche se un cibo che incoraggia la masticazione stimola il rilascio di saliva, che ha proprietà antibatteriche. In più masticare aiuta a mantenere in buono stato l'osso alveolare ed il legamento periodontale. Uno studio durato 4 anni su due gruppi di cani alimentati allo stesso modo ha dimostrato che il gruppo che non beneficiava di trattamenti di igiene orale in poche settimane sviluppava gengivite e spesso periodontite. La restante parte di cani che subivano spazzolature dentali quotidiane a parità di alimentazione manteneva le gengive in buono stato. Agenti chimici (presenti in dentifrici, gel, colluttori) sono efficaci nel contrastare l'accumulo di placca (in particolare la clorexidina, gli oli essenziali, il triclosano e gli ammino-alcolici) Antibiotici In corso di periodontiti il trattamento antibiotico è d'ausilio, ma comunque secondario alla rimozione meccanica. Gli antibiotici sono essenziali in particolari situazioni come gravi infezioni locali, rischio di disseminazione sistemica in soggetti immunodepressi. Sono utili nel periodo preoperatorio e agevolano il chirurgo che opera su tessuti più sani. Abbreviano i tempi di 6 / 16
guarigione post operatoria. L'utilizzo dei soli antibiotici per il trattamento delle periodontiti non è consigliato per varie ragioni. È necessario scegliere classe, dose, modalità di somministrazione dell'antibiotico tale da raggiungere il bersaglio, vale a dire la placca sottogengivale. Il target sono batteri molto diversi fra loro, non sempre sensibili agli stessi antibiotici. La placca è un biofilm ed in quanto tale protegge la flora batterica. GENGIVITE PERIODONTITE STOMATITE Si parla di gengivite quando l'infiammazione periodontale causata dalla placca è limitata alla gengiva. È un processo reversibile. Segni apprezzabili all'esame clinico sono edema, l'arrossamento e talvolta il sanguinamento. In base alla presenza o meno del sanguinamento (indotto da uno specillo e/o spontaneo) si valuta la gravità della gengivite. IL trattamento consiste nella rimozione della placca e accurata pulizia quotidiana. Le gengiviti non trattate possono evolvere in periodontiti. Una conseguenza della periodontite è la distruzione del legamento periodontale e dell'osso alveolare (per la reazione infiammatoria), con sfaldamento del dente. A differenza della gengivite la periodontite è irreversibile, quindi se la patologia è già presente si dovrà intervenire per prevenire ulteriori distruzioni tissutali nei distretti coinvolti oltre che l'estensione ad altre sedi. Uno dei primi sintomi percepiti dal proprietario è l'alitosi. Spesso è evidente la retrazione gengivale e l'e sposizione della superficie delle radici. 7 / 16
Ulcere possono essere notate sulle mucose a contatto con la placca. Molto spesso il dolore è legato alle complicanze della periodontite, ulcere ed ascessi. La stomatite è l infiammazione del cavo orale nel suo complesso. Un discorso a parte merita la Gengivostomatite cronica felina. Il gatto è frequentemente colpito da questa patologia che si presenta come un'infiammazione cronica, a carattere locale o diffuso, della gengiva e della mucosa orale. L'eziologia è sconosciuta anche se si sospetta una causa immunitaria. Tipico è l'aumento della globulinemia (ipergammaglobulinemia) e compare un'infiltrazione della sottomucosa con plasmacellule, linfociti, macrofagi e neutrofili. Altri sospetti sono diretti a forme infettive da virus (calicivirus) e batteri (anaerobi gram-). Clinicamente possiamo apprezzare stomatite con gengivite (l'infiammazione è più intensa nella mucosa orale rispetto alla gengiva, soprattutto coinvolge le fosse glosso palatine, nelle quali spesso compaiono lesioni ulcerative o granulomatose. La faucite è una condizione più dolorosa rispetto alla precedente, ed è una lesione infiammatoria a carico degli archi palatoglossi e delle regioni laterali agli archi, con gengivite a carico delle regioni premolari e molari. Il veterinario con un accurata visita valuterà il grado di distruzione tissutale attraverso la misuraz ione della profondità del solco gengivale (distanza tra il margine libero della gengiva ed il punto più profondo del solco), la presenza di retrazione gengivale (si può misurare la distanza tra il margine libero della gengiva e la giunzione smalto-cemento), l'esposizione della forcatura delle radici (punto in cui le radici si separano in un dente multiradicolato) il grado di mobilità del dente, all'esame radiografico la presenza e l'estensione del danno all'osso alveolare, il livello di connessione periodontale. Trattamento della patologia periodontale 8 / 16
E fondamentale innanzitutto un attenta valutazione dello stato generale del paziente eseguendo esami del sangue completi ed accurati per diagnosticare eventuali patologie sistemiche, come il diabete mellito, che predispongono l'animale alle patologie periodontali. Fase igienica é quella iniziale, basata sulla rimozione della placca e del tartaro (detartrasi ad ultrasuoni), che, se il danno tissutale è limitato, è sufficiente ed adeguata a controllare la malattia periodontale. La detartrasi ad ultrasuoni associata ad irrigazione con acqua è il metodo più efficace per rimuovere placca e tartaro dalla superficie del dente e dal solco gengivale. Bisogna quindi controllare le radici per escludere la presenza di asperità e di tartaro residuo. Quindi lucidare il dente, poiché sulla superficie liscia si accumulano meno detriti. Per lucidare si usano delle paste applicate su un micromotore a bassa velocità al fine di evitare di surriscaldare il dente. A casa per 2 settimane si dovrebbero eseguire delle applicazioni giornaliere di gel o liquidi a base di clorexidina in modo da ridurre al minimo la contaminazione batterica e promuovere la guarigione dei tessuti. E fortemente raccomandata la spazzolatura giornaliera. Il paziente deve essere ricontrollato dopo un mese. Fase chirurgica E necessaria quando la profondità della tasca supera i 5 mm e il sanguinamento durante lo specillamento gengivale non si risolve dopo la pulizia del dente. L'esposizione chirurgica permette un miglior accesso alle radici ed una più completa rimozione del tartaro. PATOLOGIE ENDODONTICHE 9 / 16
Con il termine endodonzio ci riferiamo alla polpa e ai tessuti periapicali. La polpa è formata da odontoblasti (le cellule che formano la dentina), vasi sanguigni, nervi, linfatici e tessuto connettivo. I nervi sono in gran parte sensoriali ed alcune fibre nervose raggiungono i tubuli di dentina (ciò spiega la sensibilità al dolore della dentina esposta). Anche i tessuti periapicali hanno un'innervazione sensoriale. Nel dente vitale gli odontoblasti continuano a deporre dentina nel corso della vita, dentina secondaria, ciò determina un graduale restringimento della cavità pulpare ed il rinforzamento del dente. L'apice del dente si chiude nel cane tra 7 o e 10 o mese, nel gatto tra il 7 o e l'11 o. Le terapia endodontiche comprendono tutti quei trattamenti conservativi alternativi all'estrazione. Spesso gli animali presentano traumi delle corone relativi a masticazione di oggetti duri (sassi, ossa), morsi a gabbie, etc. A seguito di questi traumi le corone dentali che hanno subito morte pulpare spesso cambiano colore. Il sanguinamento provocato dal trauma viene riassorbito, e via via che i pigmenti ematici si deteriorano il dente appare rosso, poi porpora, infine marrone-grigio-nero. Se il trauma non è grave la polpa rimane vitale e si osserverà un lieve cambio di colore solo sulla punta del dente. Per valutare la vitalità dentale si utilizzerà un tester per la polpa dentale e radiografie. La pulpite è un infiammazione che interessa tessuto pulpare. Le complicanze comprendono la contaminazione batterica e la perdita di tessuto osseo periapicale con sviluppo di granulomi o ascessi periapicali ( la perdita di tessuto osseo può favorire la formazione di tragitti fistolosi soprattutto se l'endodontite interessa il quarto premolare mascellare o il canino mascellare). La pulpectomia, anche conosciuta come terapia canalare, è una terapia che conserva il dente, non più vitale, comportando la rimozione completa di tutti i tessuti pulpari e della dentina infetta, il rimodellamento e la disinfezione della cavità ed il riempimento della stessa con materiale inerte. Si esegue in tre fasi: accesso; pulizia, rimodellamenti e otturazione; restauro del sito d'accesso. Per stabilire la profondità del canale d'ausilio sono le radiografie e si possono fare radiografie di controllo per stabilire la bontà del lavoro. 10 / 16
Molto spesso i nostri animali hanno bisogno di tecniche che consentano il riempimento di canali più lunghi di 25 mm e talvolta di coni addizionali, soprattutto in cani giovani dotati di ampi canali radicali. La pulpectomia coronale parziale o pulpectomia vitale con incappucciamento diretto della polpa è il trattamento di scelta in fratture coronali recenti (animale adulto portato al trattamento nelle prime 48 ore; per l'animale giovane con apici radicolari ancora aperti o immaturi il lasso di tempo non è ancora stato stabilito con certezza) e di cui si conosca l'entità del trauma. Questa tecnica ha come finalità il mantenimento della vitalità e della funzionalità del dente e comporta il trattamento della polpa esposta in modo da convertirla in dentina e la chiusura del sito di esposizione. ESTRAZIONI DENTARIE Le estrazioni dentarie devono essere attuate con una corretta pianificazione: radiogrammi preventivi, appropriati strumenti, opportune tecniche. Indicazioni per esse sono: una grave periodontite (con notevole mobilità e la forcazione per i denti pluriradicati, fratture profonde corona-radice, affollamento dei denti che sono disposti irregolarmente e ravvicinati). Destinati all'estrazione sono anche i denti che si trovano sulla linea di frattura di mascella e mandibola e che non contribuiscono alla stabilità dell'osso; oppure i denti decidui. I denti decidui se persistono possono alterare il tempo e la direzione di eruzione dei permanenti nonché modificare il contorno gengivale predisponendo all'accumulo di placca tra decidui e permanenti. In particolare, la persistenza dei canini decidui comporta una linguoversione dei canini mandibolari permanenti e deviazione facciale di quelli mascellari. Va quindi programmata un'estrazione 'intercettiva' dei decidui per prevenire la malocclusione dei denti permanenti. Un caso a parte è costituito dalla stomatite generalizzata e dalle lesioni da riassorbimento odontoclastico dei gatti, per le quali è particolarmente raccomandata l estrazione. Per il trattamento della stomatite cronica talvolta è necessario estrarre tutti i denti, compresi canini e incisivi. L estrazione deve avvenire il più asetticamente possibile: prima bisogna rimuovere tartaro e detriti sottogengivali e lavare la bocca con una soluzione antisettica, nonché applicare una tecnica asettica completa, con teli e campo sterile. 11 / 16
La profilassi antibiotica è indicata in soggetti animali anziani, immunocompromessi, cardiopatici e con infezioni sistemiche preesistenti, oltre che se si eseguono estrazioni chirurgiche estese, in presenza stomatiti croniche e di infezioni conclamate. Lo scopo dell'antibiotico terapia è prevenire la batteriemia conseguente all'estrazione e l'eventuale contaminazione della ferita. Gli antibiotici da utilizzare visto la flora presente nel cavo orale dovranno avere un ampio spettro d'azione (Gram-positivi, Gram-negativi e anaerobi). Ampicillina e amoxicillina-acido clavulanico hanno una buona penetrazione nei tessuti molli e nel liquido sulcare. Clinadamicina raggiunge sempre il liquido sulcare ma anche l'osso (il metronidazolo può essere associato alla clindamicina per assicurare una maggiore efficacia sui batteri anerobi). Complicazioni relative all'estrazione dentale La complicanza più frequente è la frattura della radice. Si valuta il rischio di emorragia eseguendo un test di sanguinamento prima dell'intervento. L estrazione dei canini mascellari può esitare in una fistola oronasale soprattutto nei cani anziani, soggetti anche frequentemente a frattura mandibolare se presentano rarefazione ossea. Dopo l'estrazione di un dente bisogna ispezionare attentamente la punta della radice che deve risultare rotonda, ricoperta da tessuto molle e il canale radicolare non deve essere visibile. Nel dubbio si può controllare con una radiografia. Una parte di radice che rimane ritenuta può venir riassorbita senza causare infezione ma spesso comporta infezione persistente, malattia periapicale, osteite, formazione di un seno e scolo nasale cronico. Di solito dopo l'estrazione l'alveolo si riempie di un coagulo che gradualmente viene sostituito da tessuto di granulazione e poi ricoperto da epitelio. La guarigione di lesioni nel cavo orale in genere è rapida, in virtù dell'eccellente vascolarizzazione della parte. ALTRE LESIONI DENTALI Usura ed abrasione 12 / 16
Usura: asportazione di sostanza dentale legata a fatti occlusivi (malocclusione) ed alla masticazione (aumenta con l'età). In questo caso le superfici dentarie sfregano fra loro e dapprima noteremo delle faccette usurate, dopo l'esposizione della dentina di colore giallastro (lo smalto è bianco) fino all'esposizione della dentina terziaria, con comparsa di un punto bruno. Abrasione Rimozione di sostanza dentale per eventi meccanici: masticazione, sassi in bocca, masticazione di oggetti metallici come le sbarre. Condizione che predispone l'animale a fratture dentali. Se la velocità di formazione della dentina terziaria non è sufficiente a compensare l'abrasione ci può essere l'esposizione della polpa dentaria. Fratture dentali Incidenza del 14% nel gatto, soprattutto i canini, e del 27% nel cane. Normalmente l'esito della frattura è l'esposizione della dentina, con sensibilità iniziale che tende a scomparire, a causa della sclerosi dei tubuli dentali e della formazione di dentina terziaria nella camera pulpare. La dentina però è più rugosa dello smalto e favorisce la deposizione di placca e la formazione del tartaro. Evoluzioni delle fratture sono la pulpite, se la frattura è vicina alla polpa; le lesioni dei tessuti molli, quando le fratture sono acuminate (devono essere smussate) e le periodontiti da fratture, della corona o della radice, che coinvolgono il legamento periodontale (si interviene chirurgicamente con, anche,estrazione dentaria). Le fratture radicolari possono essere di natura traumatica o iatrogena. Reazione ai traumi A seguito di usura, abrasione e fratture non complicate gli odontoblasti, colpiti direttamente 13 / 16
dall'evento traumatico, producono dentina terziaria: una dentina secondaria irregolare, dentina di riparazione che di solito sigilla la cavità pulpare. Si tratta di una dentina che si macchia facilmente e che appare bruna (macchie brune nelle superfici occlusive). Se la produzione di dentina è inadeguata, rispetto alla gravità del danno, la polpa può venir esposta. Un grave danno (da carie o da otturatori irritanti applicati direttamente sulla dentina) alterando l'attività odontoblastica causando necrosi pulpare, pur non esponendo direttamente la polpa. L'esposizione della dentina è dolorosa (per la presenza di innervazione) e si manifesta con intolleranza al freddo, al caldo ed alla pressione. Questa sensibilità può scomparire in seguito a calcificazione e sclerosi dei tubuli di dentina colpiti. Le fratture dentali complicate sono caratterizzate da un'esposizione della cavità pulpare, sono accompagnate inizialmente da emorragia e dolore seguite talvolta da un'iperplasia della polpa superficiale, comunque è frequente l'instaurarsi di un'infezione batterica a carico della polpa con necrosi finale. Anche senza provocare danni ai tessuti duri dei denti, gli agenti traumatici possono causare un'emorragia nel canale radicolare con successiva necrosi pulpare (quando si nota cambiamento di colore della corona si deve intervenire). Riassorbimento Le lesioni da riassorbimento odontoclastico sono molto comuni nel gatto, in particolare a carico dei terzo e quarto premolare mandibolare e del primo molare. L'eziologia non è chiara: risposta immunitaria locale e rilascio di mediatori chimici, metabolismo e carenza di calcio, carenze di altri minerali come fosforo, magnesio e potassio. La diagnosi è sia clinica che radiologica, ma non è semplice. Si possono apprezzare aree in cui la dentina è assente, lesioni dolorose ed all'esame radiografico zone di radiotrasparenza interne ( a livello di canale radicolare o di camera pulpare) o esterne (giunzione smalto-cemento). 14 / 16
CARIE Malattia microbica dei tessuti calcificati del dente caratterizzata da demineralizzazione delle componente inorganica e distruzione di quella organica. Le lesioni cariose sono classificate in base alla profondità in: superficiali (coinvolgono lo smalto), medie (smalto e dentina) e profonde (smalto, dentina e polpa). Nel cane comunemente si riscontrano fossete o fessurazioni (cavità di I classe) sulla faccia occlusiva dei primi molari (mascellari e mandibolari). Ma possono presentarsi anche carie su superfici lisce (cavità di V classe). A causa di queste lesioni l'animale per il dolore può avere difficoltà ad alimentarsi. Rispetto all'uomo, nel cane la carie è poco frequente per vari motivi: la forma conica dei denti privi di fessurazioni occlusive (i denti con maggiore superficie occlusiva nel cane sono i primi premolari maggiormente colpiti da carie) e di fossette favorisce la pulizia naturale, un ph salivare più alto e la maggiore concentrazione di urea neutralizzano gli acidi di origine batterica. EPULIDI Interessano localmente la gengiva. Nel cane in gran parte si tratta di iperplasie fibrose focali, epulidi fibrose. Vanno differenziate da gengiviti croniche (proliferazioni nodose e tessuto di granulazione), da granulomi piogenici e granulomi gigantocellulari. Nel gatto sono rare. Visto che col termine epulidi si fa riferimento ad un insieme di entità patologiche distinte, la diagnosi e la terapia non possono essere basate sull'aspetto macroscopico ma è necessario l'esame istologico mediante biopsia (punch). ALTRE LESIONI DEI TESSUTI MOLLI 15 / 16
L'iperplasia gengivale generalizzata è stata segnalata nel collie e nel boxer; il trattamento migliore è l' asportazione del tessuto iperplastico, gengivoplastica e trattamento periodontale. L'iperplasia gengivale può essere successiva a trattamenti di fenitoina e ciclosporine. Esiste un'iperplasia traumatica della mucosa orale, buccale o sottolinguale (sindrome da masticamento della gengiva), tipica dei cani di razze piccole. Si consiglia come trattamento l'asportazione chirurgica. 16 / 16