Capitolo quarto Gli anni Ottanta tra genocidio e terrorismo. 1. La questione delle risorse energetiche. La guerra dello Yom Kippur (1973)

Documenti analoghi
ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) acronimo arabo: Dāʿish dal giugno 2014 (Califfato) IS (Islamic State)

LO STATO DI ISRAELE DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE AGLI STATI EBREI

LICEO CLASSICO «SOCRATE» a.s. 2018/19. classi I H- I K OMAGGIO AD ALESSANDRO LEOGRANDE. Docenti D. S. Prof.ssa A. Maggi


La guerra in Iraq. L'ultimo tentativo di convincere le Nazioni Unite fu del Segretario di Stato, Colin Powell:

Problemi e sfide. La povertà

LA STRATEGIA AMERICANA NELL AREA DEL GOLFO: ANALISI E CRITICA DEL DOPPIO CONTENIMENTO DI IRAQ E IRAN

DAVIDE ZACCHETTI 3b AFGHANISTAN

Guerra civile siriana. De Bianchi Andrea Borlina Massimo Terraneo Marco Morano Caterina

LA GUERRA: oltre al cambio climatico, l altro lato distruttivo dell energia.

Dalle rivalità religiose al controllo dell economia petrolifera Francesco Paganelli

REPORT AGGIORNATO AL 14/02/2018

B8-0382/2015 } B8-0386/2015 } B8-0387/2015 } B8-0388/2015 } RC1/Am. 5

Armi, l'export italiano è cresciuto del 22% negli ultimi 5 anni

IL MONDO DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Agire la pace. Sala Consiliare Comune di Ferrara 6 aprile 2018

Presidio di associazioni e cittadini in centro Lecco

La Rivoluzione Russa

La crisi dei missili a Cuba. Lezioni d'autore

Medio Oriente, Siria

I NUOVI EQUILIBRI GEOPOLITICI IN MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA

IL CONFLITTO SIRIANO E LO SPETTRO DELLO STATO CURDO

Triplice Alleanza. Triplice Intesa. Germani a. Inghilterra. Russia. Francia

Ottobre libia: DOSSIER PAESE ifi advisory. Intelligence & Fraud Investigation

ELENCO DELLE RISOLUZIONI ONU VIOLATE DA ISRAELE O CHE CONDANNANO ISRAELE

Indice-Sommario. Premessa alla sesta edizione Premessa alla quarta edizione. Introduzione. Ius ad bellum, ius in bello, disarmo 19

XXI secolo: tra terrorismo e nuova guerra fredda

Che cos è un genocidio?

Storia contemporanea dei paesi mediterranei

Uso di armi chimiche nel XX secolo

Gli anni di Piombo e La strategia della tensione.

REPUBBLICA ISLAMICA IRANIANA

La prima Guerra Mondiale USA. ( ) L Europa divisa in due blocchi All inizio del secolo scorso (1900) l Europa era divisa in due parti:

La Rivoluzione russa

Prof. Giuseppe Maione Corso Il Grande Gioco Il Medio Oriente nella politica mondiale

Anche Rifondazione in piazza a fianco del popolo kurdo

Quale Europa per la pace. Prof. Arduino Paniccia Europa: Conoscere per decidere San Vito al Tagliamento 20 marzo 2019

Diritti e giustizia dall Unità d Italia alla Seconda guerra mondiale

B8-0236/2015 } B8-0238/2015 } B8-0244/2015 } B8-0246/2015 } RC1/Am. 2

dott. Elisabetta Bodini

RIFUGIATI Amnesty International

Lo Stato è: Un popolo situato su un territorio organizzato da un potere politico sovrano.

IL FASCISMO INOLTRE : PROTESTE DEI LAVORATORI E DEI SINDACATI: E IL BIENNIO ROSSO

L'ITALIA dopo la I guerra mondiale

Il 25 aprile è la festa della Liberazione, ma perché?

Israele conquista il Mediterraneo

B9-0123/2019 } B9-0125/2019 } B9-0127/2019 } B9-0128/2019 } B9-0129/2019 } RC1/Am. 2

L età napoleonica Terrore 1795 Direttorio borghesia abolito suffragio universale maschile diritto di voto classi ricche

LA PRIMAVERA EGIZIANA

ERDOGAN VA ALLA GUERRA PER RESTARE AL POTERE

LA COSTITUZIONE ITALIANA

Fascismo vittoria mutilata spedizione di Fiume crisi biennio rosso Benito Mussolini Fasci di Combattimento marcia su Roma; ventennio

Un popolo situato su un territorio organizzato da un potere politico sovrano.

Il nazismo in Germania

L Italia: tra Prima e Seconda repubblica

VERSO UN ETIOPIA DEMOCRATICA? 23/01/15 Silvia Mantovani

Liceo Scientifico Statale Albert Einstein. Palermo. Programma di storia IV H anno scolastico

Le rivoluzioni russe

Storia contemporanea dei paesi mediterranei

Il mondo arabo in rivolta

ALLEGATO A. RELAZIONE FINALE DEL DOCENTE Anno Scolastico 2017/18. Docente ROBERTO MERCURI. Materia STORIA

RICERCA SU AL QAIDA E SULL'UNDICI SETTEMBRE

Marina Calculli Institute for Middle Eastern Studies (IMES) Elliott School of International Affairs

Guerra in Vietnam Guerra in Afghanistan

Il CS raccomanda ad Israele di sospendere la "zona di nessuno" a Gerusalemme.

L'Italia all'inizio del Novecento

Storia delle relazioni internazionali

La rivoluzione russa. Situazione della Russia rispetto agli altri paesi: molto arretrata, difficile da governare per gli zar

Gli Accordi di Potsdam del 1945 sancirono lo spostamento verso ovest dei confini polacchi e approvò il nuovo territorio polacco compreso tra la linea

IL dopoguerra lasciò delle conseguenze molto critiche e negative. Le difficoltà economiche erano enormi e la pace non aveva risolto alcuni

Dal biennio rosso alla marcia su Roma

KURDISTAN. ANSĀR AL-ISLAM. Ansār al-islam, gruppo legato ad al-qaeda K

Attualmente nel mondo si producono circa 80 milioni di b/g di olio. Cioè in un anno 3 miliardi di barili.

DIRITTOINTERNAZIONALE DEI CONFLITTIARMATI

LA RIVOLUZIONE RUSSA

LA NASCITA DELLA REPUBBLICA. L evoluzione politica in Italia nel secondo dopoguerra

Emblema di Croce Rossa

Fascismi, comunismo, democrazia

DIRITTO INTERNAZIONALE DEI CONFLITTI ARMATI

ISPI MASTER IN DIPLOMACY. La protezione dei civili nei conflitti armati. Linee di tendenza e sfide di: Christian Ponti

VICENDE STORICO- COSTITUZIONALI. prof.ssa Carli Moretti Donatella 1

La rivoluzione russa e la nascita dell Unione Sovietica

LO STATO. Oggi nel mondo ci sono 196 Stati riconosciuti sovrani a livello internazionale

La rivoluzione francese

ALLEGATO A. RELAZIONE FINALE DEL DOCENTE Anno Scolastico 2016/17. Docente ROBERTO MERCURI. Materia STORIA

Definizione della globalizzazione

Maggio 1945: finita la guerra si forma un nuovo governo, guidato da un leader della Resistenza: Ferruccio Parri (del Partito d Azione), e costituito

I LIBRI DI OASIS 4 COLLANA DIRETTA DA GABRIEL RICHI ALBERTI E MARTINO DIEZ

L Italia: tra Prima e Seconda repubblica

Continuazione : Mussolini destituito. Badoglio sale al capo del governo e si arrende agli alleati. Infine truppe alleate sbarcano in Sicilia 194

STORIA COSTITUZIONALE STATUTO ALBERTINO, STATO FASCISTA, COSTITUZIONE REPUBBLICANA

La Turchia moderna A a t tü t r ü k e e i l i l ruo u l o o l o d e d l e l Mil i i l t i a t re e ne n l e l l a l p l o i l t i i t c i a

LE AZIONI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA A TUTELA DELLA PACE

IT Unita nella diversità IT B8-0098/7. Emendamento. Monika Hohlmeier, Elmar Brok a nome del gruppo PPE

il Fascismo in Italia

Il 1943 anno cruciale della guerra

Risoluzione 1511 (2003) Adottata dal Consiglio di Sicurezza in occasione della 4844 riunione tenutasi il 16 ottobre 2003

Transcript:

Capitolo quarto Gli anni Ottanta tra genocidio e terrorismo Il nostro destino Ai nostri oppressori, tutta la ricchezza del petrolio. A noi, neppure quel poco che serve per alimentare la lampada nelle nostre notti oscure. Gli stranieri nel nostro paese si sono ingozzati, saziati del nostro patire. E noi, noi poveri, infelici, miserabili trasciniamo brevi esistenze di terrore. Vietata a noi la lingua materna. Vietato a noi respirare. Massacrati i nostri giovani, a migliaia e migliaia. Desiderare la libertà, chiedere la libertà è diventato un crimine per noi, i Curdi. (XX secolo) 1. La questione delle risorse energetiche. La guerra dello Yom Kippur (1973) L'ultimo atto del conflitto arabo-israeliano si era svolto nel 1967, con la sconfitta dell'egitto nasseriano nella guerra dei sei giorni. Il nazionalismo arabo rivoluzionario, che aveva sottomesso l'islam alla ragione di stato, aveva fallito, e questa sua débâcle iniziò a far crescere il sentimento jihadista 1. Nasser morì tre anni dopo, e il paese passò sotto la guida di Anwar al-sadat, che non si rassegnava alla precedente sconfitta. Così, il nuovo presidente egiziano iniziò a far trapelare la notizia di una nuova possibile offensiva ai danni di Israele, cercando ovunque possibili alleati. Il primo a mostrarsi disponibile fu Hafiz al-asad, seguito dalla Lega Araba, dall'oua e dal movimento dei non allineati. La strategia di Sadat, dopo il fallimento del negoziato di Gunnar Jarring, consisteva nella volontà di infliggere una sconfitta militare ad Israele, in modo da ottenere nuovi negoziati per far applicare la risoluzione 242 delle Nazioni Unite 2. Asad, 1 Nasser, fino a quel momento capo indiscusso del panarabismo laico, aveva instaurato in Egitto una repubblica che, come quella Turca, era stata dichiarata laica, benché comunque l'islam fosse la religione di stato. Nel 1954 Nasser fu vittima di un attentato organizzato dai Fratelli Musulmani, sunniti radicali, che lamentavano l'opera di secolarizzazione che il nuovo presidente egiziano voleva mettere in atto. L'organizzazione venne sciolta e i suoi membri furono arrestati. Tuttavia, in seguito alla sconfitta contro Israele del 1967, gli scritti di Qutb e la dottrina dei Fratelli Musulmani iniziarono a diffondersi nuovamente e in modo molto più vasto, determinando il sorgere di molte critiche verso gli apparati della repubblica. In molti, infatti, considerarono la sconfitta della guerra dei sei giorni come una punizione divina per il tentativo di controllare l'islam entro uno stato secolarizzato. Cfr. M. Emiliani, op. cit., pp. 182-185. 2 Gunnar Jarring fu nominato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come inviato speciale per la questione arabo-israeliana. A seguito della guerra dei sei giorni l'onu promosse la risoluzione 242, che prevedeva lo sgombero dei territori che Israele aveva conquistato nel 1967, e Jarring diventò il responsabile della sua applicazione con i governi di Egitto ed Israele. Nel gennaio del 1971 presentò una 115

al contrario, mirava esclusivamente ad uno scontro armato che mostrasse la potenza dell'esercito siriano, in modo tale da far acquisire alla Siria lo status di potenza regionale. Ad ogni modo, la guerra si concluse in meno di un mese con la sconfitta delle forze arabe, ma le pesanti perdite inflitte da Egitto e Siria alle milizie israeliane vennero considerate comunque come una vittoria importantissima. Le implicazioni dello Yom Kippur, tuttavia, non furono limitate al campo militare. Prevedibilmente, nel conflitto entrarono anche Stati Uniti e Unione Sovietica. I primi si schierarono a fianco di Israele principalmente perché Nixon credeva fermamente nella potenza militare israeliana e nella sua capacità di tenere a bada gli stati arabi circostanti, e allo stesso modo lo stato ebraico avrebbe rappresentato un ostacolo alla penetrazione sovietica in Medio Oriente. Dal canto suo, l'urss guardava con favore all'egitto già dai tempi di Nasser, e si prestò volentieri a fornire armi a Sadat, soprattutto dopo il suo ruolo nella guerra del 1967, dove, dopo aver acceso la miccia del conflitto, non era stata in grado di fornire alcun aiuto concreto ai suoi alleati. Per entrambe le superpotenze si era aperto un altro teatro dove entrambi potevano cercare di imporre la loro supremazia, cercando nuovi alleati da attrarre nella propria orbita. Questo processo fu indiscutibilmente favorito dai due presidenti del tempo, vale a dire Nixon e Brežnev, due personalità piuttosto influenti al tempo, che stavano iniziando a porsi il problema delle risorse energetiche, altra questione fondamentale per iniziare a guardare con interesse al conflitto arabo-israeliano. Alla guerra seguì l'embargo imposto dall'opec a tutti i paesi che avessero sostenuto Israele, che provocò il primo shock petrolifero del XX secolo 3. La motivazione alla base di questa decisione era di natura politica. I paesi esportatori considerarono fondamentale sostenere i palestinesi in qualsiasi modo possibile, e lo fecero dimezzando la produzione petrolifera e aumentando consistentemente il prezzo al barile. L'Arabia Saudita, tradizionale nemica di Israele, dopo la richiesta di aiuto di Sadat alla vigilia della guerra fu bel lieta di riuscire a dare anche un aspetto religioso all'embargo, creando un fronte unito dei paesi musulmani dell'opec contro chiunque tra gli occidentali avesse sostenuto lo stato ebraico. Gli Stati Uniti, dalla destituzione di Mossadeq, importavano proposta di pace al Cairo e Tel Aviv, ma gli israeliani la rifiutarono. Sadat, invece, era pronto ad accettare il documento di Jarring, ma il veto da parte israeliana lo spinse a cercare una nuova soluzione militare. Testo della risoluzione ONU 242 del 22 novembre 1967 reperibile al sito http://unispal.un.org/unispal.nsf/0/7d35e1f729df491c85256ee700686136, data ultima consultazione 24 maggio 2015. 3 Tra il 1973 e il 1974 i membri dell'opec erano Kuwait, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Libia, Indonesia, Venezuela e Algeria. Essendo quasi tutti paesi a maggioranza musulmana era inevitabile che, nell'ambito del conflitto arabo-israeliano, le loro simpatie andassero verso i palestinesi e l'olp. 116

petrolio dall'iran in cambio di armi, in modo da potenziare lo stato dello Shah e garantirsi un alleato in grado di resistere a qualsiasi tentativo di conquista di matrice araba o sovietica. Dall'imposizione del blocco dell'opec, tuttavia, per gli USA stava diventando difficile garantirsi gli approvvigionamenti petroliferi, e a Washington crescevano i timori di un possibile schieramento dei paesi musulmani con la fazione sovietica e di un possibile pericolo per l'iran. L'URSS guardava invece con attenzione la situazione che si stava profilando, ma rimaneva molto attenta nei confronti dell'operato statunitense. Se già la guerra fredda era stata esportata nel Medio e Vicino Oriente quasi vent'anni prima, ormai gli attori in campo erano troppi, e il sistema bipolare, in qualche modo, stava iniziando a venire meno. 2. La prima Guerra del Golfo 2.1 L'Iran di Khomeini nel biennio 1979-1980 Nel febbraio 1979 l'ayatollah Khomeini faceva ritorno in Iran, ormai a rivoluzione compiuta. La crisi economica, la corruzione e il disappunto delle classi medie e dei nazionalisti a seguito delle politiche filostatunitensi di Mohammad Reza, fecero sì che la popolazione si rifugiasse in quel valore sicuro che l'islam sciita rappresentava. La rivoluzione iraniana fu, pertanto, una rivoluzione di popolo, nella quale Khomeini assunse il ruolo di guida, unificando una molteplicità di gruppi che altrimenti sarebbe rimasta eterogenea 4. Vennero così istituiti i comitati rivoluzionari, Komiteh, i quali avevano il compito di eliminare ogni vestigia dei Pahlavi dal nuovo Iran khomeinista. Shahpur Bakhtiar, il capo dell'ultimo governo nominato dallo Shah, fu costretto a fuggire dal paese; tutti gli edifici che avessero qualsiasi legame con il regime, dalle stazioni di polizia alle prigioni, vennero assaltati e distrutti. I Komiteh lavorarono insieme ai disertori dell'esercito, al Tudeh e ai Fedayi per catturare e processare sommariamente tutti gli ex collaborazionisti della monarchia. Khomeini, attraverso l'operato dei comitati rivoluzionari, eliminò dal paese tutti coloro che si mostravano avversi alla sua teoria del giureconsulto. Tramite un referendum indetto nel marzo del 1979, con il 97% dei voti l'iran diventava ufficialmente una repubblica islamica 5. A maggio dello stesso anno vennero fondati i Sepah-e pasdaran, Guardiani della 4 Cfr. M. Axworthy, op. cit., pp. 275-276. 5 E. Abrahamian, Iran between two revolutions, Princeton University Press, Princeton-New Jersey, 1982, pp. 526-529. 117

rivoluzione, una forza armata sotto il comando dell'ayatollah creata appositamente per controbilanciare l'esercito, che insieme a Hezbollah (partito di Dio) garantivano la sicurezza del nuovo regime. Questi due corpi svolgevano il ruolo di polizia all'interno della repubblica, catturando tutti i membri dell'entourage dello Shah rimasti liberi che finivano per essere giustiziati dopo processi estremamente sommari. Secondo Khomeini, tutti coloro che avevano partecipato alla rivoluzione ma non condividevano i suoi principi non erano poi tanto diversi dai sostenitori di Mohammad Reza, e pertanto dovevano essere eliminati. Più o meno indirettamente questo ragionamento comprendeva gli appartenenti a qualsiasi gruppo politico-religioso, partendo dagli ulema che non approvavano l'eccessivo individualismo dell'ayatollah, fino ad arrivare alle minoranze etniche e religiose 6. Il ripristino dell'applicazione della shari'a riavvicinò i religiosi a Khomeini, ma allontanò definitivamente i moderati e i liberali; nell'autunno del 1979 era stato fondato il Partito della Repubblica Islamica, che stava diventando il perno di tutte le decisioni governative. Il PRI aveva anche elaborato una bozza costituzionale, nella quale veniva esplicata la teoria khomeinista del velayat-e faqih, per alcuni versi ancora presente in Iran 7. La costituzione permise all'ayatollah per legittimare le sue azioni, e laddove la carta non arrivava a garantire le sue conquiste potevano arrivare i Guardiani della rivoluzione, che con la violenza mantenevano l'ordine. La SAVAK, dopo essere stata epurata dai vertici filomonarchici, tornò ad essere lo strumento di controllo della vita del paese 8. A novembre del 1979 gli iraniani seppero che lo Shah era stato accolto negli Stati Uniti; gli studenti insorsero e si recarono all'ambasciata statunitense di Teheran, prendendo in ostaggio tutti i diplomatici ivi presenti. Sostenendo l'azione studentesca, Khomeini protrasse il più a lungo possibile questa crisi per mantenere una situazione semi rivoluzionaria che impedisse a qualsiasi oppositore di tentare di destituirlo. Utilizzando la questione degli ostaggi come facciata, continuò la sua opera di 6 La classe degli ulema venne duramente colpita dal riformismo di khomeinista. Già dal tempo del suo esilio, Khomeini risultava essere molto più celebre e amato di molte altre figure religiose di spicco in Iran, tra cui l'ayatollah Shariatmandari. Questi, al momento dell'instaurazione della repubblica islamica, si espresse a favore della creazione di un regime più moderato e meno repressivo, e non nascose i suoi dubbi in merito al velayat-e faqih, il governo del giureconsulto. Il risultato di queste sue esternazioni fu la privazione del titolo di marja, un'azione che mai nessun ulema sciita si sarebbe immaginato di fare, tranne chiaramente Khomeini. 7 Presentazione e testo della Costituzione della Repubblica Islamica d'iran reperibile al sito http://www.iranchamber.com/government/laws/constitution.php. 8 Venne anche ripristinato l'utilizzo del carcere di Evin, luogo tristemente conosciuto negli anni del regno di Mohammad Reza per le torture e le violenze perpetrate nei confronti dei prigionieri. SAVAK, Guardiani della rivoluzione e Hezbollah costituivano una fitta rete che controllava qualsiasi settore della vita della repubblica islamica, dai lavoratori, alla stampa, ai contadini, alle cariche pubbliche. 118

epurazione all'interno dello stato, questa volta contro il Tudeh e i Fedayi. Il partito comunista venne dichiarato colpevole di complottare con l'unione Sovietica, pertanto fu sciolto. I curdi, dal canto loro, continuavano a subire la repressione di Teheran. Se durante il regime di Mohammad Reza i curdi iraniani si erano trovati in una situazione di stallo a causa delle trattative tra Barzani e lo Shah, con Khomeini non si prefigurò in alcun modo un rischio simile. I curdi per l'ayatollah rappresentavano una pericolosissima fonte di instabilità, essendo essi sia una minoranza etnica che una minoranza religiosa. Il Kurdistan iraniano venne militarizzato, e i suoi abitanti furono controllati dal SAVAK. Durante la guerra contro l'iraq la loro situazione peggiorerà ulteriormente. 2.2 L'Iraq e la necessità della guerra Saddam Hussein sostituì al-bakr alla guida della repubblica il 16 luglio 1979. Già da quando era vice capo del Consiglio del Comando della Rivoluzione, Saddam si era sperso per fare in modo che l'iraq acquisisse una reale stabilità interna. Questa era legata a doppio filo con determinati fattori: la sicurezza economica, l'assenza di tensioni etnico-religiose, il controllo di eventuali movimenti insurrezionalisti. Sotto la sua presidenza ci fu un incremento della spesa per i settori della sicurezza, sia interna che internazionale, per garantire il proseguimento delle politiche di sviluppo e di stabilizzazione economica. In realtà, questa fu piuttosto una scusa per continuare a controllare il Kurdistan e cercare di sfruttare il più possibile i suoi giacimenti petroliferi. Il petrolio era il perno della politica di Saddam. Dopo l'ingresso iracheno nell'opec nel 1960 il conflitto con i curdi si era acuito considerevolmente. Dal 1961 fino al 1975 si erano verificate ben due guerre nel Kurdistan, la cui motivazione, almeno da parte di Baghdad, era la volontà di annientare i curdi per poter prendere effettivo possesso delle zone più ricche di risorse 9. Lo shock petrolifero del 1973 dimostrò la corretta intuizione di Saddam, ovvero l'utilizzo del petrolio sia come bene commerciabile che come arma di scambio politica 10. Alla fine degli anni Settanta, l'iraq era un paese in crescita, con un 9 Basti pensare all'utilizzo strumentale dei curdi che era stato fatto per la risoluzione della questione dello Shatt al-arab. Con l'accordo di Algeri del 1975 Barzani perde il sostegno di Mohammad Reza, che nel frattempo era sceso a patti con al-bakr e aveva così determinato la vittoria irachena nella seconda guerra contro i curdi. 10 L'aumento del prezzo del petrolio al barile imposto dall'opec ebbe effetti più che benefici sulle economie dei paesi esportatori. Inoltre, per continuare a garantirsi elevati guadagni, i paesi produttori decisero di mantenere alto il livello dei prezzi assegnandosi delle quote di produzione. Fino allo scoppio della guerra con l'iran, pertanto, l'economia irachena era in costante crescita, e Saddam e al-bakr potevano procedere con le politiche di welfare, la ristrutturazione degli impianti produttivi e la campagna 119

ottimo sistema di assistenza sociale ed un'economia forte che stava lentamente uscendo dal sistema di sicurezza che gli Stati Uniti avevano creato nel Medio Oriente. Già dal 1968, al tempo del golpe che sancì l'ascesa di al-bakr, il Ba'ath si avvicinò sempre di più all'unione Sovietica, fino al punto da firmare un trattato di amicizia e cooperazione con Mosca nel 1972 11. Durante la guerra dello Yom Kippur l'iraq non partecipò attivamente alle ostilità, ma si oppose a qualsiasi ipotesi di dialogo tra Sadat ed Israele per porre fine al conflitto, ed ancora fino al 1978 fu la guida del fronte del rifiuto del Vertice arabo di Algeri 12. Saddam indusse al-bakr a dimettersi nel 1979, anche se già dalla metà degli anni Settanta era diventato il riferimento dell'iraq per tutta la scena politica internazionale. Di fatto, era già come se la carica presidenziale fosse nelle sue mani, dal momento che nel 1976 diventò generale dell'esercito ed iniziò ad eliminare fisicamente qualsiasi ipotetica minaccia alla repubblica irachena. In quegli anni, questa presunta minaccia era riscontrabile tra Najaf e Karbala che, a seguito della breve residenza di Khomeini durante l'esilio, erano diventate centro di discussione sciita e di formazione filoiraniana. Considerando che i rapporti tra Iraq e Iran non erano certo i più rosei, e la questione dello Shatt al-arab ne era una prova lampante, Saddam iniziò a comandare all'esercito di monitorare le due città. Il controllo finì per diventare presto vera e propria repressione. Nel 1977 un corteo di sciiti in marcia da Najaf a Karbala viene massacrato dalle forze armate; nel 1979, a seguito dell'arresto dell'ayatollah al-sadr, Najaf venne nuovamente colpita dall'esercito iracheno. In risposta alla violenza di Saddam, l'organizzazione dell'azione islamica inizia a compiere attentati a Baghdad 13. Il rientro di Khomeini in Iran non fece altro che alimentare una situazione già molto precaria, determinando i festeggiamenti degli ulema sciiti a seguito della nomina di al-sadr come referente personale dell'ayatollah in Iraq. Questi si spinse addirittura ad emettere una fatwa contro chiunque si fosse iscritto al Ba'ath; i religiosi iniziarono ad essere arrestati in massa, deportati e talvolta uccisi. Pertanto, irritato e preoccupato dagli stretti legami tra clero iracheno e Teheran, Sadaam Hussein decise di muovere guerra alla Repubblica contro l'analfabetizzazione. 11 J. P. Luizard, La questione irachena, Feltrinelli editore, Milano, 2003, p. 64. A condurre i negoziati fu lo stesso Saddam Hussein, il quale poi procedette con la nazionalizzazione di tutto il sistema petrolifero e con la formazione del Fronte nazionale progressista, che porterà al governo la fazione del KDP di Talabani. 12 Il Vertice arabo di Algeri si svolse dal 24 al 26 novembre 1973. Con esso venne riconosciuto il ruolo centrale dell'olp come solo rappresentante legittimo del popolo palestinese, ma durante questi tre giorni venne discussa anche la questione dei dialoghi che erano stati avviati tra Sadat e Begin e che, successivamente, avrebbero condotto agli Accordi di Camp David. L'Iraq e la Libia furono gli unici due paesi a non partecipare al Vertice. 13 Cfr. J. P. Luizard, op. cit., pp. 78-79. 120

Islamica nel settembre del 1980 14. 2.3 Schieramenti internazionali nella Guerra del Golfo (1980-1983) Con l'esecuzione di al-sadr nell'aprile del 1980, Saddam Hussein aveva dato inizio al conflitto tra Iraq e Iran. La dichiarazione ufficiale giunse il 17 settembre 1980, con la proclamazione unilaterale della fine dell'accordo di Algeri del 1975. La guerra tra i due stati era indubbiamente accolta con estremo favore da Israele, il quale sperava in un indebolimento del fronte arabo a causa della divisione dell'opec in merito alla fazione da sostenere. In realtà, il primo effetto della dichiarazione di guerra dell'iraq fu il sostegno politico che gli Stati Uniti fornirono immediatamente a Saddam Hussein. Dopo la rivoluzione di Khomeini, Washington si era trovata in una situazione di estrema difficoltà in merito agli approvvigionamenti di petrolio iraniano. Finito il tempo di Mohammad Reza, gli accordi economici tra Iran e USA vennero meno, a causa della totale chiusura verso il mondo occidentale operata dall'ayatollah. L'episodio dell'ambasciata di Teheran fu l'evento spinse il presidente Carter ad operare una consistente revisione della politica statunitense nei confronti iracheni. Saddam, dal canto suo, fu molto abile a far volgere a suo favore i timori occidentali verso la rivoluzione khomeinista e sul pericolo di instabilità che questa aveva creato in tutta la regione mediorientale. Dal 1982, quando l'esercito iracheno si trovava in una posizione di vantaggio militare, gli Stati Uniti passarono ad un reale sostegno militare dell'iraq, inviando aiuti economici, armi e probabilmente anche coordinando le operazioni militari 15. La presidenza di Reagan, timorosa di una possibile sconfitta irachena, si adoperò con ogni mezzo possibile per rendere possibile la vittoria di Baghdad. L'altro grande alleato iracheno fu il Consiglio di Cooperazione del Golfo, creato nel 1981, che si impegnò a garantire l'approvvigionamento petrolifero in Iraq. L'Unione Sovietica, invece, non approvò l'operato iracheno, e smise di fornire armi all'iraq. Non aiutò, almeno direttamente, la Repubblica Islamica, benché Mosca, insieme a Damasco, avesse fin da subito riconosciuto la sua nascita il 17 febbraio 1979. L'Iran nel frattempo aveva stretto un'alleanza con altri stati a maggioranza sciita, il Libano e la Siria. Asad, a seguito della rottura diplomatica con l'egitto in merito al 14 Ibidem, p. 80. 15 Si veda in merito la testimonianza dell'ex ufficiale del National Security Council Howard Teicher, reperibile al sito http://nsarchive.gwu.edu/nsaebb/nsaebb82/iraq61.pdf, data ultima consultazione 25 maggio 2015. 121

trattato di pace con Israele, cercava di stipulare altre alleanze in funzione anti-israeliana, e l'occasione giunse al momento della dichiarazione di guerra irachena. La Siria era, dal momento dell'indipendenza, uno stato secolarizzato, anche se guidato da sciiti, pertanto Khomeini decise di accettare l'aiuto siriano solo nell'ottica di una convergenza politica nella regione, e non per motivazioni di tipo religioso. Ad ogni modo, Asad aiutò l'iran nell'addestramento dei soldati iraniani e procurò loro ingenti forniture di missili Scud sovietici 16. Per quanto riguarda la questione curda, Iran e Iraq agirono esattamente come avevano fatto dieci anni prima, ovvero considerarono i curdi una sorta di merce di scambio. I primi ad agire furono gli iracheni, che decisero di armare le milizie del KDP iraniano a difesa delle città di Nowdesheh e Qasr-e Shin. Lo scopo di Saddam Hussein era quello di ritardare le operazioni dell'esercito iraniano lungo il confine e, soprattutto, non voleva che gli iraniani bloccassero l'autostrada tra Baghdad e Teheran, fondamentale per avere un rapido accesso ai territori della Repubblica Islamica. I curdi, nel frattempo, speravano di riuscire a creare delle zone libere nel Kurdistan iraniano grazie agli aiuti militari iracheni. Tuttavia, già alla fine del 1981 gli iracheni furono costretti a retrocedere perdendo molti territori conquistati, e vennero respinti dagli iraniani a ridosso del confine. A partire dal 1983 Saddam Hussein iniziò a temere che i curdi iracheni volessero attaccare l'oleodotto che da Kirkuk andava a Iskenderun in Turchia, fomentati dall'iran. Onde evitare alleanze tra KDP, PUK e Iran, Baghdad decise di concedere ai curdi maggiore autonomia nella loro regione, e riuscì momentaneamente ad evitare dei danni alle forniture petrolifere 17. Dopo una prima fase in cui l'iraq sembrava essere in grado di sconfiggere velocemente le truppe dell'ayatollah, Saddam Hussein vide il suo esercito retrocedere altrettanto rapidamente. La modalità conduzione della guerra che andava delineandosi ricordava sempre di più una sorta di moderna guerra di trincea, a tratti perfino simile alla guerriglia. Probabilmente l'errore iniziale venne commesso dagli iracheni, che consideravano l'esercito iraniano debole visto che Khomeini stava operando una vera e propria epurazione anche all'interno delle forze armate. Saddam Hussein propose un cessate il fuoco tra il 1982 e il 1983, il quale venne immediatamente rifiutato da Khomeini a causa della proposta di mantenimento di truppe irachene sul confine. 16 W. Fulton, J. Holliday, S. Wyer, Iranian strategy in Syria, AEI's critical threats & Institute for the Study of War, 2013, disponibile al sito http://nsarchive.gwu.edu/nsaebb/nsaebb82/iraq61.pdf, data ultima consultazione 25 maggio 2015. 17 N. Entessar, The Kurdish factor in Iran-Iraq Relations, Middle East Insitute, 2009, reperibile al sito http://www.mei.edu/content/kurdish-factor-iran-iraq-relations, data ultima consultazione 25 maggio 2015. 122

Piuttosto, l'ayatollah controbatté con una dichiarazione nella quale sosteneva che non avrebbe posto fine alle ostilità finché il regime del Ba'ath non fosse stato sostituito con una repubblica islamica. 2.4 Le fasi finali del conflitto (1984-1988) Khomeini, di fatto, mantenne la promessa e cercò di invadere l'iraq, ma l'unico effetto che quest'azione sortì fu solamente aumentare il numero delle vittime e diminuire le riserve di armi. La scarsità degli armamenti per i combattimenti di terra era un problema con il quale anche l'iraq stava iniziando a fare i conti. La guerra si spostò così su un altro piano, quello del petrolio. Saddam si mosse per primo, bombardando le petroliere iraniane nel Golfo Persico e spingendo l'iran a fare altrettanto. Ne risultò una vera e propria guerra delle petroliere nella quale, tuttavia, l'iraq si dimostrò essere decisamente avvantaggiato. Grazie alle dotazioni di aerei da combattimento francesi, Saddam Hussein iniziò ad attaccare ogni tipo di nave mercantile, spingendosi anche nella parte meridionale del Golfo Persico. Presto l'offensiva aerea si concentrò sulle raffinerie e le installazioni petrolifere marittime; l'iran controbatteva solamente con il lancio di missili in direzione Baghdad 18. Per quanto riguardava la guerra terrestre, invece, il fronte era ancora rappresentato dal confine tra Iraq e Iran, e pertanto l'esito era in mano ai curdi. Baghdad continuava ad inviare rifornimenti ai curdi iraniani, Teheran invece inviava aiuto economici, militari e logistici al KDP iracheno. Talabani, ancora a capo del PUK, si trovò in una situazione molto particolare. I peshmerga del PUK combattevano insieme al KDP iraniano contro l'esercito iracheno, favorendo l'avanzata delle truppe di Khomeini. Ma contemporaneamente Saddam Hussein stava cercando di intavolare delle trattative proprio con Talabani, per fare in modo che il PUK impedisse l'ingresso degli iraniani nel Kurdistan, permettendo alle truppe ba'athiste di avanzare. L'accordo non venne realmente raggiunto; piuttosto, i due leader stipularono un cessate il fuoco che durò qualche mese, permettendo lo scambio dei prigionieri e l'attacco al PCI iracheno da parte dei peshmerga 19. Dalla fine di gennaio del 1984 la guerra riprese il suo corso, e la 18 Archivio Disarmo, Unione scienziati per il disarmo (a cura di), Scenari di guerra e prospettive di pace. Rapporto Sipri 1987, Edizioni Dedalo, Bari, 1988, pp. 308-309. 19 La situazione era decisamente confusionaria. I combattimenti sul confine diventarono presto una vera e propria guerra per procura, a tratti persino fratricida. Durante il cessate il fuoco tra Talabani e Saddam Hussein, gli schieramenti nel Kurdistan erano così composti: Iran, KDP iracheno, PCI iracheno; Iraq, KDP iraniano, PUK. Il conflitto, pertanto, venne lasciato nelle mani dei curdi mentre Teheran e Baghdad si concentravano sugli attacchi alle navi e ai convogli dei rifornimenti. Cfr. M. Galletti, op. cit., pp. 204-123

scelta di Talabani provocò l'allontanamento momentaneo dei peshmerga dal PUK, considerato come un'organizzazione traditrice della causa curda. Tuttavia la separazione era destinata ad avere breve durata. A causa delle eccessive pressioni di Saddam Hussein sul distretto petrolifero di Kirkuk, tutti i curdi ripresero i rapporti ed iniziarono a combattere insieme, ognuno sul suo fronte, contro l'iraq 20. Vista la riunificazione curda, a partire dal 1985 Saddam Hussein decise di concentrarsi sulla popolazione, in modo tale da estirpare quanti più simpatizzanti (e futuri guerriglieri) possibile. Oltre agli arresti sistematici che condussero alla sparizione di quasi diecimila uomini, l'esercito iracheno si specializzò nella distruzione dei villaggi curdi, per fare in modo che non avessero più alcun posto dove tornare una volta conclusa la guerra. Iniziarono anche le deportazioni della popolazione verso il confine con la Giordania e il Kuwait, oltre all'arabizzazione forzata della provincia di Kirkuk. La vera svolta nella strategia di annientamento dei curdi avvenne nel 1987, quando le truppe irachene iniziarono a fare un uso massiccio di armi chimiche contro la popolazione. Vennero effettuati bombardamenti con gas nervino, tabun e sarin sulle città di Sulimaniyya, Haladin, Erbil, Sirwan, e molti altri. Il cessate il fuoco venne firmato il 20 agosto 1988, quando dopo ripetuti interventi delle Nazioni Unite, Saddam Hussein accettò di interrompere le ostilità. Di fatto, nessuno dei due stati vinse la guerra, ma l'iraq ne uscì indubbiamente come il vincitore morale. 2.5 La campagna di Al-Anfal (23 febbraio 1988-30 agosto 1988) Ali Hassan al-majid, cugino di Saddam e ministro della Difesa, iniziò ad organizzare un progetto di soluzione finale ai danni del popolo curdo già dal 1987. Il Kurdistan iracheno, oltre ad essere considerato la quinta colonna irredentista del paese, era ritenuto dalle gerarchie del Ba'ath come una zona estremamente vulnerabile nell'ambito della guerra contro l'iran 21. Così, sfruttando la questione della Guerra del Golfo, al- 205 20 Oltre alle pretese su Kirkuk, la minaccia stavolta arrivava dalla Turchia. Ankara era riuscita a far rinnovare a Baghdad un accordo segreto del 1978, stipulato proprio in funzione anticurda, con il quale otteneva il permesso di effettuare operazioni militari fino a 18 miglia dal confine senza avvertire l'iraq. La Turchia, in questo modo, poteva controllare qualsiasi mossa curda, e soprattutto poteva adottare qualsiasi misura repressiva volesse. 21 J. Benvenuto, R. Jacobs, J. Lim, Al-Anfal and the Genocide of the Iraqi Kurds, 1988, Center for the Study of Genocide and Human Rights, Newark College of Arts & Sciences and University College, Newark, 2013, http://www.ncas.rutgers.edu/center-study-genocide-conflict-resolution-and-humanrights/al -anfal-and-genocide-iraqi-kurds-1988, data ultima consultazione 12 giugno 2015. 124

Majid promosse due decreti che di fatto instaurarono uno stato di polizia nella regione curda. Nel giugno del 1987 tutte le zone rurali del nord furono dichiarate aree proibite e tutti i loro abitanti vennero automaticamente cacciati o uccisi perché ritenuti aiutanti dei peshmerga. Alla fine del mese il Ba'ath proibì qualsiasi tipo di insediamento nel Kurdistan, pena la fucilazione. Al-Majid rafforzò ulteriormente le restrizioni con il decreto del 20 giugno 1987, nel quale veniva ordinato ai soldati di uccidere con ogni mezzo a loro disposizione la popolazione curda 22. In realtà il genocidio curdo era già cominciato ad aprile dello stesso anno con il bombardamento chimico alla sede del PUK di Sulaimaniya e al quartier generale del KDP nel governatorato di Dohuk, ma l'inizio ufficiale fu il 23 febbraio 1988 con l'avvio della campagna di al-anfal 23. Il governo di Baghdad, per essere certo degli obiettivi da colpire, organizzò un censimento alla fine del 1987, e una volta ottenute le rilevazioni al-majid dette un ultimatum ai curdi, intimando loro di rientrare nel territorio iracheno. A seguito della risposta negativa il ministero della Difesa inizò le operazioni militari. La campagna di al-anfal si caratterizzò per essere un vero e proprio genocidio pianificato, al punto tale da essere considerato la soluzione finale del popolo curdo 24. Il tentativo di sterminio dei curdi da parte di Saddam Hussein venne minuziosamente organizzato in sette operazioni, svolte da febbraio fino ad agosto, durante le quali tutte le province del Kurdistan vennero bombardate con agenti chimici. 22 Testo della direttiva SF/4008 del 20 giugno 1987 in R. T. H. O'Keane, Terrorism, Routledge, New York, 2012, https://books.google.co.in/books/about/terrorism.html?id=oxnqehxl26qc, pp. 131-132, data ultima consultazione 12 giugno 2015. 23 La scelta del nome rimandava all'ottavo capitolo del Corano, nel quale veniva raccontata la battaglia di Badr; il titolo completo della sura era proprio Surātu al-anfāl, le spoglie della guerra. 24 Human Rights Watch, The Al-Anfal Campaign, http://www.hrw.org/reports/1993/iraqanfal /ANFALINT.htm, data ultima consultazione 12 giugno 2015. 125

http://www.kurdishgenocide.com Ci furono due casi estremamente emblematici della crudeltà con cui l'iraq stava affrontando la sua quinta colonna. Il primo avvenne a Halabja, quando per cinque ore consecutive la città venne bombardata con armi chimiche, razzi e napalm. La motivazione ufficiale fu una rappresaglia nei confronti dei peshmerga di Talabani, che avevano occupato la città qualche ora prima. Venne lanciato un ordigno di circa venti metri di diametro, contenente un insieme di cianuro, iprite e derivati del gas nervino 25. I morti arrivarono a dodicimila, tra coloro che persero la vita durante l'attacco e chi morì in seguito alle ferite riportate. Nella regione del Bahdinan, vicino al confine turco, a due giorni dalla fine delle ostilità, gli iracheni lanciarono bombe cariche di gas venefici, uccidendo migliaia di curdi e provocando una fuga di massa verso la Turchia. I peshmerga cercarono di aiutare quante più persone nella fuga, talvolta anche improvvisando combattimenti impari con le milizie di Saddam Hussein. I bombardamenti cessarono solamente il 30 agosto, quando ormai la guerra era 25 L'iprite, o diclorodietilsolfuro, S(CH 2 CH 2 Cl) 2, è conosciuto comunemente come gas mostarda a causa del suo odore. Prende il nome dalla città di Ypres in Belgio, dove venne testato per la prima volta dai tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale. Ha effetti particolarmente dannosi sul corpo umano: provoca vesciche, disturbi circolatori, necrosi. Inoltre può provocare mutamenti nel patrimonio genetico. CDC- NIOSH, Sulfur Mustard: Blister Agent, http://www.cdc.gov/niosh/ershdb/emergencyresponsecard_2975 0008.html, data ultima consultazione 12 giugno 2015. 126

ufficialmente finita da otto giorni. Stando alle fonti curde, tra marzo e agosto morirono quasi ventimila persone 26. Le forniture di agenti chimici agli iracheni provenivano dai paesi occidentali e più precisamente da Singapore, Egitto, India, Germania ovest e Paesi Bassi 27. Gli iracheni non esitarono a coinvolgere nella responsabilità dell'accaduto anche gli Stati Uniti, loro alleati durante la guerra. Rumsfeld, segretario della Difesa, negò il silenzio-assenso di Washinghton, mentre Osama Bin Laden accusò esplicitamente inglesi e statunitensi di complicità con gli iracheni 28. L'utilizzo di armi di tale portata, in ogni caso, ebbe un profondo effetto dal lato psicologico sui curdi, soprattutto perché per la prima volta nella storia un regime aveva utilizzato munizioni chimiche contro abitanti del suo stesso paese. Le due stragi ebbero l'effetto di annullare qualsiasi divergenza all'interno del movimento di opposizione curdo, che nel 1988 formò il Fronte del Kurdistan Iracheno. A questo aderirono tutti i partiti curdi, sotto il patrocinio di Siria e Iran, ma la sua nascita fu sicuramente tardiva. Occorsero anni prima che l'azione di Saddam Hussein venisse giudicata, e nel frattempo i curdi continuarono a subire violenze da parte dell'esercito iracheno, che anche a guerra finita continuava a presidiare le zone di confine 29. http://www.kurdishgenocide.com 26 Cfr. M. Galletti, op. cit., pp. 208-209. 27 Winsconsin Project (a cura di), What Iraq admitted about its chemical weapons project, http://www.iraqwatch.org/suppliers/nyt-041303.gif, data ultima consultazione 25 maggio 2015. 28 J. R. Hiltermann, A poisonus affair: America, Iraq and the gassing of Halabja, Cambridge University Press, 2007, pp. 104-112. 29 Cfr. M. Galletti, op. cit., pp. 209-210. 127

3. La terza repubblica turca 3.1 Gli anni Ottanta. Evren e Özal (1980-1989) Il 12 settembre 1980 l'esercito portò a termine un nuovo colpo di stato. I vertici militari accusavano il governo di aver abbandonato lo stato all'anarchia, alla corruzione. Il generale Evren, in particolare, individuò nello scontro tra movimenti di destra e sinistra la ragione dell'instabilità della repubblica, ed accusò i partiti di aver fomentato gli scontri. Rispetto alle precedenti esperienze golpiste, i militari stavolta non si limitarono alla soppressione di tutte le formazioni politiche, ma arrivano persino a chiudere tutti i consigli municipali, a destituire tutti i sindaci e ad arrestare tutti i politici. Il governo venne momentaneamente sostituito con un Consiglio di Sicurezza Nazionale alla cui guida venne posto Evren, che assunse anche la carica di capo di stato. Una settimana dopo il colpo di stato, il CSN nominò un governo composto esclusivamente da ufficiali in pensione e burocrati legati all'ambiente militare, alla cui testa venne posto Bülent Ulusu, ex ammiraglio e uomo fidato di Evren. I militari, pertanto, operarono una vera e propria purificazione della repubblica da qualsiasi retaggio politico a loro precedente, perché, secondo loro, per mantenere la stabilità in Turchia era necessario eliminare qualsiasi figura politica del passato, di qualsiasi fazione essa fosse 30. Il CSN rimase al governo per circa tre anni, durante i quali mise in atto migliaia di arresti. Il meccanismo repressivo dell'esercito si concretizzò nella compilazione di liste di persone considerate indesiderabili, nelle quali comparivano nomi di politici, sospetti terroristi e semplici oppositori del nuovo regime. La campagna antiterroristica, a differenza della precedente degli anni Settanta, fu abbastanza imparziale, e non si concentrò esclusivamente sull'eliminazione dei movimenti di sinistra. Tra il 1981 e il 1983, infatti, vennero arrestati molti membri dei Lupi Grigi, che durante i governi di Demirel e Ecevit godevano di maggiore libertà 31. I professori universitari furono profondamente colpiti dalla repressione, in quanto persero il diritto alla pensione e la 30 Cfr. E. J. Zürcher, op. cit., pp. 337-339. 31 Durante gli anni Settanta i bozkurtlar effettuarono numerosi attentati contro esponenti di sinistra e minoranze etniche. Due episodi furono emblematici. Il primo fu il massacro degli aleviti di Maraş nel 1978, accusati di aver fatto esplodere il cinema, luogo di ritrovo nazionalista, nel quale rimasero coinvolti anche alcuni sunniti e curdi. Il secondo fu la strage di piazza Taksim del primo maggio 1977, durante il quale morirono 42 persone e 220 persone rimasero ferite. 128

possibilità di conservare un impiego nel settore pubblico, oltre a subire licenziamenti di massa e, spesso, maltrattamenti. L'utilizzo della tortura durante gli interrogatori toccò apici mai raggiunti prima, al punto da sollevare le critiche della comunità internazionale, che dal 1983 cominciò a fare pressioni affinché le forze armate concedessero la formazione di un governo regolarmente eletto 32. Nel 1983 Evren fu costretto ad indire delle consultazioni, nelle quali emerse il Partito della Madrepatria (Anavatan Partisi - Anap), guidato da Özal, un ex ministro dell'ultimo governo Demirel. L'Anap si presentò come l'alternativa democratica alle elezioni del 1983, perciò riuscì ad ottenere le preferenze di tutti coloro i quali avevano subito la repressione degli anni precedenti, ottenendo oltre il 45% delle preferenze. Özal diventò primo ministro, Evren mantenne la carica di presidente della repubblica ed i membri del CSN rimasero in carica come suoi collaboratori. Le consultazioni furono un'apertura democratica solamente di facciata, messe in atto solo a causa delle pressioni di europei e statunitensi. Il timore degli occidentali era che la Turchia se fosse stata lasciata da sola si sarebbe allontanata dalle nazioni democratiche occidentali, e queste avrebbero così perso il loro punto di controllo dell'area sovietica. In particolare, gli Stati Uniti, benché fossero particolarmente preoccupati in merito al colpo di stato militare, non si intromisero nella politica interna turca, al contrario di quanto avevano fatto e stavano facendo in altri stati 33. Özal diventò il simbolo della transizione democratica, nonostante dovesse continuare a collaborare con la giunta militare. Il suo scopo era di ristabilire la prevalenza civile nell'ambito politico, e a questo proposito si adoperò nelle elezioni comunali del 1984, riabilitando alcuni partiti in modo che potessero partecipare alle consultazioni. Questa si rivelò una mossa molto abile, in quanto riuscì a dividere l'opposizione e mantenere la maggioranza in tutto il paese, rimanendo al governo fino al 1989. Il pluralismo, ristabilito nel 1984, determinò il ritorno sulla scena politica dei vecchi protagonisti, 32 Nel 1982 il CSN aveva redatto una nuova costituzione, fortemente repressiva della libertà di espressione. I poteri venivano concentrati nelle mani dell'esecutivo e il raggio d'azione del Consiglio di Sicurezza Nazionale era stato consistentemente aumentato. I sindacati furono esautorati, in quanto potevano essere sospesi o limitati per ragioni di ordine pubblico. La costituzione venne approvata con un referendum, anche se la popolazione fu costretta a presentarsi alle urne. Gli unici che votarono contro la carta furono i curdi. 33 S. Aydin-Düzgit, International influences on the Turkish transition to democracy, CDDRL working papers, Stanford University, 2007, pp. 3-4, http://cddrl.fsi.stanford.edu/sites/default/files/no_87 _YakrakSenemTurkey.pdf. Il regime militare fu la dimostrazione dell'inefficacia delle sanzioni, economiche o politiche che fossero, imposte per facilitare la transizione democratica, come altrettanto inutili si erano rivelati gli aiuti alle forze di opposizione ritenute moderate. Gli Stati Uniti, nonostante criticassero quanto stava accadendo nella repubblica turca, continuavano ad inviare aiuti militari nell'ambito NATO, mentre la Comunità Europea si limitò a criticare debolmente il deficit democratico. Ibidem, pp. 5-6. 129

come la corrente di İnönü che unì il vecchio CHP al Partito Socialdemocratico (DSP), che ottenne un buon numero di seggi al parlamento. 3.2 Il movimento curdo negli anni Ottanta La repressione dei militari chiaramente colpì profondamente il Kurdistan. Il CSN aumentò le pene per l'infrazione dei divieti già in vigore, quali l'utilizzo pubblico della lingua curda e l'imposizione forzata del turco. Per legittimare le proprie posizioni, Evren e Ulusu tennero i discorsi immediatamente successivi alla loro instaurazione nel Kurdistan, oltre ad incrementare la già elevata militarizzazione sul territorio. L'inizio del conflitto tra Iran e Iraq nel 1980 condusse alla definitiva ripresa della guerriglia curda su vasta scala, durante la quale le due fazioni del KDP sfruttarono il Kurdistan turco per il transito di uomini e mezzi. Le gerarchie militari ad Ankara iniziarono ad allarmarsi per quanto stava accadendo nel sud, e decisero di mantenersi neutrali nel conflitto. Ciò, tuttavia, non impedì il rinnovo degli accordi segreti del 1978 tra Turchia e Iraq in merito al controllo sulle frontiere per il controllo del transito e degli insediamenti dei curdi. Nel 1981 il CSN procedette con lo sgombero degli abitanti delle zone limitrofe all'iraq, accompagnata da un pesante rastrellamento dei villaggi e da numerosi arresti e violenze. I processi sommari dei tribunali militari, a cui seguivano esecuzioni e torture, non passarono inosservati nel resto del mondo 34. Anche la tanto attesa apertura democratica di Özal non portò alcun cambiamento. Nel 1984 il PKK riprese le sue attività e si concentrò sulla guerriglia. In seguito al colpo di stato del 1980 molti militanti del partito si recarono in Europa, cooptando nelle loro fila molti giovani emigrati nei decenni precedenti. In relativamente poco tempo il PKK riuscì a creare una rete di comunicazione estremamente vasta, costituendo avamposti di propaganda per diffondere materiale politico e cercare solidarietà oltre i confini turchi. La strategia degli Apocular era cambiata nel corso degli anni: dall'iniziale lotta contro i latifondisti e gli sfruttatori dei lavori curdi, le loro rivendicazioni si erano estese all'emancipazione dalla Turchia e dalla violenza che essa perpetrava nel Kurdistan. Il PKK si avvicinò anche al movimento palestinese, partecipando alla guerra 34 There is a problem, however. Turkey is among the worst violator of human rights anywhere. It has been persecuting its large Kurdish minority for decades. Moreover, freedom of speech, association, and religion are sharply curtailed for non-kurdish Turks as well, especially for those who advocate a political rather than a military solution to the Kurdish problem. Among those countries routinely considered to be stalwart U.S. Allies, Turkey's human rights record ranks at the bottom. J. Tirman, Improving Turkey's Bad Neighborhood. Pressing Ankara for rights and democracy, http://www.jstor.org/stable/40209570? seq=1#page_scan_tab_contents, data ultima consultazione 26 maggio 2015. 130

del 1982 in Libano 35, e durante la Guerra del Golfo combatté insieme alla fazione di Barzani del KDP. La collaborazione tra i due partiti curdi spinse la Turchia ad effettuare un'operazione militare in territorio iracheno nel 1983, con il beneplacito di Saddam Hussein, per reprimere i guerriglieri di entrambe le fazioni. Gli scontri più sanguinosi, tuttavia, iniziarono a partire dal 1984 con la fondazione delle Brigate di liberazione del Kurdistan (HRK), che attaccarono fin da subito gli avamposti dell'esercito turco. Le forze armate di Özal, benché avessero prontamente risposto a queste azioni, non riuscirono a bloccare gli attentati che, oltre ad essere sempre più frequenti, iniziavano ad essere diretti su una scala sempre più vasta 36. Dalla sua vittoria elettorale nel 1983, Özal aumentò consistentemente il numero di agenti di polizia stanziati in Kurdistan, insieme alla capacità delle prigioni. La vera innovazione tuttavia consisteva nell'introduzione di speciali squadre antiterrorismo. Queste arrivarono a contare circa dieci mila uomini, e furono impiegate per il controllo dei villaggi e per l'addestramento di contadini locali fedeli ad Ankara, in modo da ampliare il più possibile il monitoraggio di possibili infiltrazioni del PKK. Questo sistema di guardie dei villaggi diventò immediatamente un bersaglio degli Apocular 37. Chiunque si dimostrasse filoturco, o collaboratore delle forze di polizia di Özal, subì la repressione dei guerriglieri del PKK 38. Tutto ciò non fece altro che innescare una reazione a catena, determinando un progressivo aumento della violenza da entrambe le parti fino al 1987, quando Ankara reintrodusse la legge marziale che diventò presto stato di emergenza. I curdi si ritrovarono schiacciati tra due schieramenti armati. Gli Apocular cercavano sempre più frequentemente di cooptare la popolazione nelle loro azioni, spesso minacciando anche donne e bambini, aumentando di fatto il numero delle vittime. Con la fine della guerra tra Iraq e Iran e i continui scioperi della fame dei detenuti nelle carceri turche, il governo di Özal si convinse della necessità di una nuova soluzione per la questione curda. Dal carcere di Diyarbakir si levarono voci che chiedevano la sospensione della pena di morte, il miglioramento delle condizioni di 35 Il PKK aveva dei campi di addestramento nella valle della Beqaa, il che consentì un rapido spostamento di uomini e mezzi per l'intervento militare a fianco dell'olp. 36 M. van Bruinessen, Between guerrilla warfare and political murder. The Workers' Party of Kurdistan, MERIP, 1986, http://www.merip.org/mer/mer153/between-guerrilla-warfare-political-murder, data ultima consultazione 26 maggio 2015. 37 Cfr. M. Galletti, op. cit., p. 131. 38 La rappresaglia del PKK ai danni dei contadini provocò al movimento violente condanne da parte della popolazione, ed anche molti curdi mostrarono di non condividere la brutalità delle azioni dei guerriglieri. In molti paragonarono la vendetta degli Apocular alla repressione turca, contribuendo a fomentare l'immagine di puro movimento terroristico che veniva attribuita al PKK già dal momento dei suoi primi attentati. 131

detenzione, la possibilità di parlare la lingua curda durante le visite dei familiari 39. Alcuni membri curdi del Sosyaldemokrat Halkçi Parti, Turgut Atalay e Mehmet Ali Eren, presero posizioni molto audaci riguardo al Kurdistan. Il primo sostenne la necessità di tradurre in curdo il programma del partito, e venne immediatamente espulso, perché accusato di separatismo. Eren, che era un deputato appartenente al collegio di Istanbul, il 20 gennaio 1988 pronunciò un discorso di estremo rilievo. Nel suo intervento veniva affrontata la continua negazione turca dell'esistenza dei curdi, e di come questi costituissero effettivamente una minoranza nazionale. A differenza di Atalay, fortunatamente, Eren non subì attacchi dai membri del suo partito, e il suo discorso provocò la nascita di un fruttuoso dibattito negli ambienti politici curdi, specialmente nel PSKT. In particolare, il Partito socialista del Kurdistan-Turchia prese in esame l'operato del PKK, condannandone la violenza, ma non si dimostrò aperto ad una soluzione parlamentare del problema curdo. Il PSKT creò una coalizione delle forze moderate, formando il Movimento per la liberazione del Kurdistan (TEVGER), a cui aderirono quasi tutte le realtà politiche curde, ad eccezione, chiaramente, del PKK. L'obiettivo del TEVGER era la fondazione di una repubblica indipendente e democratica del Kurdistan, anche se presto le rivendicazioni si spostarono su una federazione turco-curda, che iniziò a sembrare l'unica alternativa realmente possibile 40. 3.3 PKK: movimento terrorista o di liberazione nazionale? In seguito alla fuga dalla Turchia di molti capi del PKK, tra cui lo stesso Öcalan, la strategia del partito cambiò. Grazie all'accoglienza di Siria e Libano, gli Apocular aprirono numerosi campi di addestramento, grazie ai quali si formò un piccolo esercito altamente addestrato. Queste truppe furono fondamentali per avviare il nuovo corso del PKK, che stava per inaugurare la stagione dell'insurrezione armata ai danni di Ankara, come deciso durante il secondo congresso del partito, svoltosi nel 1982. Pertanto, il 15 agosto 1984 le milizie del PKK attaccarono le caserme della polizia nei distretti di Siirt e Eruh, e proseguirono fino al 17 agosto con continui raid, lasciando le forze turche 39 Per la prima volta in quasi quarant'anni la Turchia comprese che la questione della lingua curda non era solamente una rivendicazione identitaria, ma era una vera e propria necessità per la popolazione. In molti villaggi, specialmente in quelli più piccoli, era molto frequente imbattersi in individui che conoscevano a malapena il turco, e che quindi erano totalmente impossibilitati a comunicare con gli impiegati di Ankara o con i soldati. Durante le proteste carcerarie del 1988, i curdi lamentavano difficoltà di comunicazione con i propri parenti in occasione delle visite, perché le guardie imponevano l'utilizzo del turco. La classe dirigente turca e tutti i partiti politici furono costretti ad affrontare questa problematica, soprattutto visto l'acutizzarsi del l'indipendentismo curdo durante la Guerra del Golfo. Cfr. M. Galletti, op. cit., p. 132. 40 Ibidem, pp. 133-134. 132