Il marito muore, sì alla procreazione «Tema delicato: bene la sentenza»



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11 febbraio Il Resto del Carlino Il marito muore, sì alla procreazione «Tema delicato: bene la sentenza» «QUANDO due anni fa la donna si presentò da me e chiese il trasferimento dell'embrione congelato da 19 anni nel suo utero io, prima di procedere, lo comunicai alla direzione sanitaria del Sant'Orsola. Siamo davanti a un tema controverso, delicato dal punto di vista giuridico, non semplice da dipanare. Sbagliare è facile». La professoressa Eleonora Porcu, responsabile del centro di infertilità e procreazione medicalmente assistita del Policlicnico, non ha dubbi. Nel negare l'impianto di un embrione congelato dal 1996 a una donna, vedova del marito, il Sant'Orsola ha avuto «una posizione prudenziale, legittima e giusta». Adesso, dopo che il Tribunale civile ha dato ragione alla cinquantenne dando il via libera all'impianto «abbiamo la tranquillità di poter procedere, aspettiamo che la donna si presenti da noi», aggiunge la Porcu. «LA PRATICA venne sospesa spiega e furono coinvolti l'ufficio legale e il Comitato Etico». Il secondo diede parere favorevole (ma non vincolante) all'impianto che però non avvenne. Il Policlinico fermò tutto in attesa del giudizio del Tribunale a cui la donna si rivolse. «Ora non lo vedo come un problema etico dice don Giovanni Nicolini che fa parte del Comitato, ma come un'interpretazione della vita che non corrisponde al corso normale delle cose. Non è importante dire se è permesso o proibito. Conta solo il bene della vita che inizia che ha diritti ed esigenze». DA QUANDO la coppia si rivolse la prima volta al Sant'Orsola per la fecondazione assistita, a quanto lei bussa di nuovo al policlinico sono passati quasi vent'anni. «Gli embrioni non furono impiantati subito ricostruisce la professoressa perché la coppia aveva dei problemi. Così anno dopo anno, abbiamo mandato la richiesta di conferma del mantenimento in stato di attesa degli embrioni o di quella in stato di abbandono». La coppia ha sempre dato l'assenso per tenerli in attesa. Fino a che la cinquantenne non si è presentata al Sant'Orsola. Nel frattempo il marito era deceduto «ma questo secondo la mia valutazione non dovrebbe essere motivo di esclusione perché l'embrione è stato generato prima». Ora sulle possibilità di successo, la Porcu è cauta. «Se un embrione viene conservato correttamente, alla giusta temperatura spiega e mantenendo costante il livello dell'azoto liquido, rimane integro indipendentemente dal numero di anni durante i quali è stato congelato. Può sopravvivere decine di anni». OGNI ANNO si rivolgono al Sant'Orsola per la fecondazione assistita circa duemila coppie. La metà viene messa in lista d'attesa. «L'età media di chi viene nel nostro centro è attorno ai 37 anni. Un terzo delle nostre pazienti è oltre 40 anni». «Nelle trentenni abbiamo il 70% di gravidanze dice, il 45% nelle donne di 35 e il 20% nelle 40enni». Sempre al Sant'Orsola a inizio dicembre è stata fatta la prima fecondazione eterologa «su una coppia da un donatore volontario», conclude Porcu. «Per ora ci sono 92 coppie in lista d'attesa speriamo di poter dare una risposta regolare anche se non possiamo eliminare il problema della scarsità di donatori e donatrici».potra' farsi impiantare gli embrioni congelati ben 19 anni fa. E' la singolare storia di una donna ferrarese di 50 anni, commerciante, rimasta vedova nel 2011, che ha combattuto in tribunale contro il Centro per la fecondazione assistita del Sant'Orsola, che dopo la morte del marito si era rifiutato di procedere,

facendosi scudo con la Legge 40. La donna, assistita dall'avvocato Boris Vitiello, non si è persa d'animo dopo la sconfitta in primo grado nel 2013 e, un anno dopo, ha fatto ricorso in via d'urgenza. E i giudici nei giorni scorsi le hanno dato ragione: «Gli embrioni non sono mai stati abbandonati scrive il collegio composto da tre donne, avendo la coppia sempre espresso la volontà di poterli utilizzare in futuro. Quindi la donna ha il pieno diritto di ottenere il loro impianto». Ora il Sant'Orsola dovrà procedere, immediatamente. «Cos'ho provato dopo la sentenza? Tanta gioia, una felicità indescrivibile commenta la donna. I giudici hanno riconosciuto la paternità di un figlio che avremmo tanto voluto quando mio marito era in vita. È stato come sentire che siamo ancora insieme». Gli embrioni erano stati prodotti con fecondazione assistita nel 1996, quindi prima della legge 40. E proprio alle linee guida della legge si richiamano i giudici. La legge, infatti, vieta la crioconservazione di embrioni in Italia se non nel caso in cui la donna, dopo la fecondazione, non possa procedere all'impianto per gravi motivi di salute ma regola anche le procedure di fecondazione intraprese prima della sua entrata in vigore, come nel caso della coppia. Per il tribunale, quindi, «in caso di embrioni crioconservati, ma non abbandonati, la donna ha sempre il diritto di ottenere il trasferimento». E gli embrioni in questione, otto, non sono mai stati abbandonati: la coppia dopo un impianto non riuscito nel 1996, anche per una malattia di lui, non ci riprovò, ma ogni anno, fino al 2010, ha confermato la volontà di mantenerli. Tommy, la famiglia:«non capiamo a quando risalga il decesso» «SIAMO sgomenti, esterrefatti, non riusciamo a capire quando è avvenuto il decesso. Siamo completamente al buio». L'avvocato Zobeide Luana Pastorelli, scandisce le parole al telefono. «Ciò che stiamo vivendo è una situazione paradossale, devastante». Lei è stata nominata dalla famiglia Franchella, per fare luce sulla prematura morte di Tommaso, il giovane avvocato di 34 anni, trovato deceduto nell'abitazione di un amico domenica alle 19 per cause ancora ignote. Ieri, dopo il triste rito del riconoscimento da parte del padre Andrea, notissimo medico e docente universitario, alle 13.15 il consulente della procura, Lorenzo Marinelli, ha effettuato l'autopsia. «Non sappiamo ancora nulla confida l'avvocato Pastorelli, che ha nominato come consulente di parte Francesco Maria Avato, la speranza è che questa perizia possa illuminarci, darci finalmente risposte». LA RICOSTRUZIONE. Lo stesso avvocato, afferma anche di «non conoscere con sicurezza gli ultimi spostamenti di Tommaso» nella notte tra sabato e domenica. L'unica certezza è che polizia e procura lo trovano morto sul divano dell'amico, in via Colagrande, dove lo stesso avvocato aveva chiesto di rimanere a dormire. Sarà proprio il proprietario di casa, (M.C.) a dare l'allarme sotto choc una volta rientrato. Sentito a sommarie informazioni, il ragazzo avrebbe spiegato di avere sentito Tommaso russare verso le 9 di domenica. All'ora di pranzo, poi, «sono uscito, con Tommy che dormiva ancora», per rientrare alle 19 e trovarlo cadavere. Cosa è accaduto sabato notte? Perché e quando il decesso? Domande alle quali stanno cercando risposte gli inquirenti, i quali continuano a mantenere l'assoluto riserbo. Secondo indiscrezioni, sabato sera dopo una cena in città con la fidanzata, M.C. e un'altra ragazza, Franchella sarebbe andato a farsi un giro fuori Ferrara con un altro amico, il quale è già stato sentito a lungo dalla polizia. I due, poi, sarebbero andati in via Colagrande da M.C.; poco più tardi qui sarebbero rimasti il padrone di casa e Tommaso. Il primo sarebbe

andato in camera sua a dormire, il secondo addormentato sul divano. Il resto è un rebus tutto da ricostruire. «In lista da tre anni Ora sonofuori tempo» HA COMPIUTO 43 anni il 17 maggio scorso e per il sistema sanitario pubblico «non ho più diritto ad essere sottoposta all'inseminazione artificiale». Lei, una donna bolognese di cui manteniamo l'anonimato, si era iscritta tre anni fa (a 40 anni) alla lista per la Fivet, la tecnica di fertilizzazione in vitro con embryo transfer, del Sant'Orsola. «A settembre 2014, dopo due anni di attesa racconta, ho contattato il centro per sapere quando avrei potuto effettuare l'inseminazione, in quell'occasione mi dissero che erano ancora al numero 600 circa, io ho l'899, ma che si stavano velocizzando quindi di richiamare più avanti». Ieri mattina ha ripreso la cornetta per chiedere chiarimenti. «Ho contatto di nuovo il centro spiega e dopo aver detto alla dottoressa il mio numero mi è stato detto che era giunto il mio turno ma, con una ricerca della mia cartella specifica, mi è stato comunicato che non ho più diritto a effettuarla con il sistema sanitario locale per aver superato i limiti di età. Mi è scesa una lacrima». Poi la rabbia ha preso il sopravvento. «Trovo assurdo aggiunge che per colpa di tempi di attesa così elevati non mi venga più data questa possibilità, tra l'altro per colpa di una legge entrata in vigore lo scorso anno che introduce questo limite di età». L'alternativa è bussare ai privati. «Ma purtroppo i costi, in Italia, sono troppo elevati. Sono amareggiata e delusa. Viviamo in una Paese che dichiara di avere natalità pari a zero e poi non aiuta le coppie desiderose di avere un figlio». «Trasecolo: così la vita umana perde sacralità». «Trasecolo». Da persona comune, prima che da arcivescovo. Non riesco a pensare come il punto più sacro della vita umana possa essere ridotto ad aspetto meramente tecnico». Mons. Luigi Negri (nella foto) riflette a voce alta sulla vicenda della donna di Bondeno che ha ottenuto dal Tribunale di Bologna l'autorizzazione all'impianto degli embrioni del marito, congelati 19 anni fa, malgrado il consorte sia scomparso nel 2011: «Nel massimo rispetto di quelle persone, mi chiedo cosa significhi avere un figlio di una persona morta; mi sembra una cosa insostenibile, innanzitutto sotto il punto di vista psicologico. Ma ormai il degrado umano e morale sta diventando la norma». Mons. Negri s'interrompe, sembra sospendere il giudizio: «Mi sono ripromesso di essere prudente, e non solo perché ogni volta che parlo rischio di ritrovarmi in una gogna mediatica sorride. Ma non posso che ripetere quello che ho detto anche nella telefonata al Santo Padre, quando pensavo che fosse quello vero (nei giorni scorsi l'arcivescovo è stato vittima di uno scherzo con la finta telefonata di papa Francesco da parte della trasmissione radiofonica La Zanzara, ndr): il Magistero della Chiesa mi pare l'unica possibilità di recuperare l'equilibrio, psicologico e di umanità prima ancora che di fede». E' SULLA PAROLA umanità, in riferimento alla notizia che arriva da Bologna («l'ho appresa dalla tv», spiega Negri), che l'arcivescovo torna a soffermarsi: «In pratica si vuole affermare che l'uomo è padrone di sè e di un figlio, a prescindere dalla sacralità del concepimento e della creazione, del sacrificio della condivisione e della crescita. Come fa la gente s'interroga l'arcivescovo a non pensare che in una confusione così grande, non si smarrisce l'umanità?». La sentenza del Tribunale di Bologna, conclude mons. Negri, apre dunque «una prospettiva radicale: diventa prevalente il fatto che i figli si possono fare attraverso

procedimenti tecnici, meccanici e anche giuridici, rispetto al senso vero della nascita». Invalida per asfissia dopo la nascita: un'inchiesta È AL VAGLIO della Procura di Ferrara la vicenda di una bambina nata a febbraio 2014 e rimasta gravemente invalida dopo un parto cesareo urgente all'ospedale. La vicenda era stata denunciata dai genitori in una querela per lesioni gravi colpose presentata a maggio scorso e ora integrata dall'avvocato Chiara Rinaldi. Il pm Ciro Alberto Savino, che indaga contro ignoti, ha disposto una consulenza tecnica. LA BIMBA è rimasta affetta, stando alla denuncia, da «asfissia perinatale ed encefalopatia ipossico ischemica di grado severo», che interessa cioè il sistema nervoso. La famiglia ha chiesto alla Procura di valutare le condotte dei medici e della ginecologa che seguirono la gravidanza, gli accessi al pronto soccorso e il ricovero della donna, e di valutare inoltre chi si occupò della piccola. E approfondire, sin dal dicembre 2013, «l'omessa valutazione dell'elevato numero di globuli bianchi evidenziati dagli esami labirintici, anche dopo la somministrazione di antibiotici», in concomitanza di una presunta infezione oltre a ripetuti dolori al basso ventre della madre che hanno portato al ricovero il giorno prima del parto. Per il legale sono da valutare le condotte dei medici che seguirono il ricovero della donna. E da accertare perché in presenza di sintomi «non rassicuranti... i sanitari hanno atteso circa tre ore prima di effettuare il taglio cesareo». Infine va valutare la condotta dei dottori che si occuparono della bambina dopo la nascita. Istituti Polesani, indagato Mantovani «Abuso d'ufficio e danno erariale» ALLA fine anche Mauro Mantovani, ex amministratore unico degli Istituti Polesani, è finito nel registro degli indagati della procura di Rovigo. Il ferrarese, ex direttore della clinica di Ficarolo, ha ricevuto un avviso di garanzia per la chiusura delle indagini a suo carico portate avanti dalla Finanza rodigina con l'accusa di abuso d'ufficio e danno erariale. La struttura, infatti, avrebbe percepito contributi regionali per aver ospitato e curato disabili gravi senza averne pieno titolo, dato che in discussione è proprio il percorso di accreditamento della clinica di Ficarolo per quella determinata tipologia di pazienti. Un'accusa che non è rivolta solo a Mantovani, ma anche a cinque dipendenti dell'ulss 18 che hanno seguito il percorso accreditamenti fino all'aprile 2013, tra cui figurano anche l'ex direttore generale dell'azienda sanitaria, Adriano Marcolongo, il direttore del distretto sanitario Domenica Lucianò, l'ex direttore di distretto, Raffaele Geraci e il dirigente medico che seguiva le strutture protette del sociale, Giampaolo Pecere. Insieme ai cinque dipendenti dell'ulss 18, anche due funzionari regionali, dipendenti del settore sociosanitario, che provvedevano per l'appunto a liquidare i finanziamenti per le strutture accreditate. Se per la struttura e il suo rappresentante, infatti, il reato ipotizzato è quello di aver percepito delle somme non dovute in quanto non in possesso di tutte le credenziali per svolgere il servizio nei confronti dei pazienti disabili gravi, per i vertici dell'azienda sanitaria e della Regione l'accusa è comunque quella di non aver verificato e controllato realmente la situazione della clinica di Ficarolo. O aver chiuso un occhio. In questo senso infatti stanno lavorando guardia di finanza, nell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Sabrina Duò, e la Corte dei Conti. Le somme percepite, secondo l'accusa indebitamente, dalla struttura fino ad aprile 2013 si aggirano attorno a un milione e 800

mila euro. Questa la cifra contestata dalla guardia di finanza. Una situazione che si è scoperta' e chiarita solo con l'arrivo della nuova dirigenza dell'ulss 18 e il direttore Arturo Orsini, che aveva infatti inviato una richiesta di regolarizzazione' della struttura di Ficarolo, pena il mancato riaccreditamento il Regione, sia in termini di numero di personale sia in termini di orario di lavoro. Al momento, comunque, si tratta solo di avvisi di conclusione indagini. Bisognerà vedere se tutti gli indagati saranno rinviati a giudizio. E se ce ne saranno altri. Nel frattempo, arriva solo la dichiarazione del legale di Mauro Mantovani: «Siamo sereni e chiariremo tutto con la magistratura - spiega l'avvocato Marco Linguerri -. Siamo certi dell'assoluta regolarità delle autorizzazioni con cui la struttura ha sempre operato». «L'amore mi aiuterà a farela scelta giusta» CINQUANT'ANNI, un lavoro da portare avanti e una casa da gestire. Insieme a tanti ricordi e a un vuoto incolmabile. Da sola. L'età biologica non l'aiuta. Il tempo è passato. Adesso si trova ad affrontare una scelta difficile. Delicatissima. Se impiantare o meno gli embrioni che rappresentano la continuità della vita del marito, che incarnano quel bambino che non erano mai riusciti ad avere. Una storia d'amore che custodiva un sogno. «Inizialmente spiega sebbene fossi molto più giovane di mio marito, mi ero ammalata di endometriosi e quel figlio tanto voluto non arrivava». Da qui insieme, i coniugi, hanno preso la decisione di congelare gli embrioni in attesa di essere nelle condizioni fisiche per affrontare la gravidanza. Un primo tentativo di fecondazione assistita non era andato a buon fine. Poi la malattia del marito, un uomo molto stimato e conosciuto. Purtroppo, tre anni fa, la sua scomparsa e a quel punto il desiderio di avere un figlio si è fatto ancora più forte. «Quando nel 2011 è morto racconta è stato come perdere tutto e ho pensato che l'unico modo per poter concretizzare di nuovo questo amore, era dargli continuità. L'amore per mio marito non è diminuito. È aumentato. Mi aiuterà a scegliere». LA DECISIONE del tribunale, ha cambiato improvvisamente i suoi giorni: «Ho portato avanti questa battaglia con convinzione negli ultimi tre anni racconta in nome di una storia d'amore autentica. Ci ho creduto, ma ormai non ci speravo più visto che in primo grado il ricorso era stato rigettato». «Credo che un Collegio di tutte donne abbia fatto la differenza sottolinea. Hanno aperto una strada. Hanno dato una speranza non solo a me ma a tutte le donne che in futuro potrebbero trovarsi nella mia situazione. Hanno inciso una pietra miliare nella storia della giurisprudenza italiana. Purtroppo però la legge è lenta, Sono passati tre anni. Preziosi. Ho 50 anni. Il tempo della legge è stato troppo lungo. Non so ancora quale sarà la mia scelta. Dopo un primo momento di grande gioia adesso devo decidere. Non è semplice». Intervista completa in cronaca nazionale Ambiente e Sanità,due commissioni per Alan Fabbri ALAN FABBRI, capogruppo delle Lega Nord in Regione, è stato nominato ieri in due commissioni, quella all'ambiente e al territorio (ed alla mobilità), e quella centrata sulle questioni della Salute e le politiche sociali: «Un modo per poter lavorare compiutamente, all'interno delle istituzioni, su temi sensibili, sui quali abbiamo preso l'impegno con i cittadini di lavorare al miglioramento delle politiche regionali», afferma l'esponente del Carroccio. «I temi sono di grande rilevanza aggiunge Fabbri e legati alle politiche che da sempre abbiamo cercato di portare avanti. Come la qualità dell'ambiente e la conservazione delle specificità del territorio, iniziando dalla questione della pesca di frodo)». Altrettanto cruciale la presenza nella Commissione Sanità «dove seguiremo attentamente gli sviluppi del progetto di ricostruzione e riqualificazione del Borselli di

Bondeno, la difesa dei servizi del San Camillo di Comacchio e le ricadute di Cona sul territorio». Il parcheggio dell'ospedale diventa a pagamento PARTE del parcheggio nella zona dell'ospedale Santissima Annunziata diventa a pagamento. Si è conclusa la stesura delle strisce blu per delimitare gli stalli e all'entrata in funzione del parchimetro si dovrà pagare la sosta. L'area, che si trova lungo via XX Settembre e viale della Libertà, è limitata a 72 posti auto. Nei restanti posti disponibili la sosta resta gratuita. La tariffa di pagamento sarà di 80 centesimi all'ora, con possibilità di frazione di ora, con la previsione di una tariffa minima di 15 centesimi per i primi venti minuti. Gli orari per la sosta a pagamento sono dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12,30 e dalle 14 alle 17,30. (sono esclusi sabato, domenica e festivi). L'utente è tenuto ad esporre la ricevuta di pagamento della tariffa rilasciata dal parcometro, in modo visibile sulla parte anteriore del veicolo. È consentita la sosta gratuita nei parcheggi a pagamento e per il tempo strettamente necessario all'espletamento del servizio istituzionale o di emergenza a veicoli appartenenti alle forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo della Guardia Forestale, Polizia Provinciale, Polizia Locale, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, USL, Croce Rossa, Vigilanza Privata, veicoli delle forze armate; ma anche a veicoli adibiti a servizi di pubblico interesse appartenenti alle diverse amministrazioni pubbliche e riconoscibili attraverso i relativi contrassegni, nonché veicoli delle aziende private che svolgono servizi di interesse pubblico, come Poste, Cmv, Telecom ecc..., purché identificabili. Infine, i veicoli utilizzati da medici, veterinari ed infermieri in visita domiciliare, purché muniti dell'apposito contrassegno, rilasciato dal comando Polizia Municipale. È anche consentita la sosta gratuita nei parcheggi a pagamento ai veicoli al servizio di persone con limitata capacità motoria in possesso di legittimo contrassegno. «SONO tanti gli obiettivi che ci si prefigge con questa modifica spiega il sindaco Piero Lodi : innanzi tutto favorire il turn over delle auto, rendendo più accessibile il parcheggio per quanti si recano ad una visita o al centro prelievi. Si chiede un piccolo sacrificio ai dipendenti dell'ospedale, che comunque potranno parcheggiare nelle tante zone bianche' lungo via Donati, Cremonino, e nelle vie adiacenti, per dare un servizio in più agli utenti dell'ospedale che potranno contare su una probabilità molto maggiore di un parcheggio vicino alla struttura sanitaria. La presenza degli ausiliari della sosta aiuterà, poi, nel presidio di un parcheggio, troppo frequentato da parcheggiatori abusivi'. Si stanno introducendo anche differenziazioni di tariffa, 80 centesimi all'ospedale contro 1 euro in centro storico, e si stanno prevedendo formule di abbonamento (1 euro al giorno, 360 euro l'anno o 50 euro al mese) per piazzale Bonzagni, per chi lavora o risiede in centro». Sanità, un confrontotra due modelli diversi SI È TENUTO al Teatro De Micheli un convegno organizzato da Azienda sanitaria di Ferrara, Università di Bologna e Unione Terre e Fiumi' per analizzare gli aspetti e le condizioni delle malattie croniche in relazione all'assistenza sanitaria: Emilia-Romagna e Brasile a confronto. Giornata conclusiva di una serie di seminari e workshop realizzati nei giorni scorsi, curati da Paola Castagnotto. PAOLO Saltari, direttore generale Ausl ha ribadito l'importanza delle esperienze e delle scelte di politica sanitaria «che ha detto rivolgendosi agli ospiti brasiliani potrà essere trasferita anche in altri Paesi». Nicola Rossi, presidente Unione Terre e Fiumi', ha ricordato come il tema della salute sia obbligatoriamente legato al lavoro con la comunità, e che debba integrarsi con il territorio. «Le persone dice Rossi prima di essere dei pazienti, sono cittadini». Ha poi concluso

parlando della necessità di favorire l'informazione puntuale sui servizi offerti dalla Casa della salute e di come anche incontri come quello di ieri siano fondamentali sia dal punto di vista della comunicazione sia per riflettere sui percorsi intrapresi e continuare a migliorarli. La Nuova Ferrara «La mia battaglia per avere un figlio» Ieri il Tribunale di Bologna ha accolto il suo reclamo. Dopo un primo rigetto in primo grado i giudici hanno sentenziato, ordinando al policlinico Sant'Orsola di provvedere immediatamente all'impianto degli embrioni prodotti con fecondazione assistita nel 1996, prima della legge 40, e da allora crioconservati. La donna ferrarese, si è avvalsa in questa battaglia legale dell avvocato Boris Vitiello, e quindi ora per la legge potrà disporre di tali embrioni. L abbiamo ascoltata, rispettando la sua volontà di mantenere l anonimato. Signora, ci racconti tutto dal principio. «Era il 1996 e non riuscivo a rimanere incinta. Non avendo una gravidanza normale a causa di problemi medici, mi sono rivolta per le indagini all ospedale Sant Anna e poi al Sant Orsola di Bologna, che è uno dei centri di eccellenza in Italia. All epoca avevo poco più di 30 anni e i medici mi hanno consigliato allora la procreazione medicalmente assistita. La fecondazione con l ausilio di mio marito è andata bene, siamo riusciti a creare gli embrioni che poi sono stati trasferiti e congelati. Non è però riuscito l impianto e non sono rimasta incinta». La pratica è stata ripetuta? «Siamo nuovamente andati al Sant Orsola nel 1998, ma dopo due trasferimenti nell utero non sono riuscita ancora a rimanere incinta». Nel frattempo continuavate ad avere consulenza dall ospedale? «Purtroppo mio marito ha cominciato ad avere poi problemi di salute. Sapevamo comunque che potevamo contare sui nostri embrioni e con cadenza biennale abbiamo dato il consenso a mantenerli». Poi lei è stata colpita da un gravissimo lutto? «Sì, nel 2011 purtroppo è morto mio marito ed è stato un colpo tremendo». È la vicenda giudiziaria quando è partita? «Nel febbraio del 2012, vedova da poco, ho tentato nuovamente di rimanere incinta con gli embrioni fecondati da mio marito. Era un modo per averlo ancora più vicino dopo la sua morte. Ma quando ho chiesto il trasferimento degli embrioni mi sono sentita negare il consenso». Come mai? «Per acconsentire al trasferimento degli embrioni - secondo la legge - bisognava avere il consenso di entrambi i coniugi. Cosa impossibile visto che purtroppo era già morto». Lei però non si è arresa. «Ho consultato alcune persone e alla fine mi hanno consigliato l avvocato Boris Vitiello. Il mio legale è stato molto abile nel far capire che in fondo, nonostante mio marito fosse morte, lui il consenso lo aveva dato in precedenza, nel lontano 1996, appunto diciannove anni fa, quando è iniziata tutta questa storia. E così siamo riusciti a convincere i giudici a darci ancora una possibilità». Signora, a questo punto lei pensa di riprovarci ancora? «Devo consultarmi ancora con la dottoressa che mi ha in cura per capire se ci sono le condizioni. È una decisione difficile da prendere in quanto sono trascorsi tre anni, ma visto che ora c è la legge che l acconsente partiamo da una buona base. Oggi sono cambiata dal punto di vista emotiva, ho 50 anni, ma vedremo. Per questo continuerò a pregare, per realizzare il mio sogno». Lei è credente? «Sì, ho molta fede e penso che sia giunto il momento di continuare a pregare. Devo dire che il comitato bioetico non ha mai posto problemi. Gli ostacoli sono arrivati dalla legge, ma ora per fortuna abbiamo risolto». Cosa ha pensato dopo la lettura della sentenza? «Il mio primo pensiero è andato lassù, a mio marito. Poi sono contenta perché questa scelta giuridica può favorire altre donne con gli stessi miei problemi. Spero che nessuna donna possa trovarsi in futuro nelle condizioni in cui mi sono trovata io».

Non si paga negli orari di visita» CENTO «Si chiede un piccolo sacrificio ai dipendenti dell ospedale, che comunque potranno parcheggiare nelle tante zone bianche di via Donati, Cremonino, e adiacenti, per dare un servizio in più agli utenti dell ospedale». Risponde così il sindaco Piero Lodi alle perplessità espresse dai dipendenti del Santissima Annunziata, attraverso il responsabile Fp Cgil per l'ospedale di Cento, Luca Minelli, sulla decisione del Comune di introdurre la sosta a pagamento nel parcheggio accanto alla struttura sanitaria. Completati lunedì i lavori di realizzazione della segnaletica orizzontale, non appena il parchimetro entrerà in funzione, saranno 72 i posti a pagamento, mentre una ventina rimarrà a sosta libera. «Tariffa oraria più bassa rispetto ad altre aree blu - tiene a precisare il sindaco - 80 centesimi l'ora, 15 centesimi per i primi 20 minuti, orari di pagamento ridotti, per lasciare gratuite le fasce orarie di ricevimento parenti all'ospedale. Nessuno quindi, pagherà per fare visita ai propri cari». Il sindaco poi tiene a spiegare gli obiettivi della modifica: «Favorire il turnover delle auto, rendendo più accessibile il parcheggio per quanti si recano ad una visita o al centro prelievi. Aumenterà quindi la probabilità di trovare parcheggio vicino all'ospedale. La presenza degli ausiliari della sosta aiuterà poi, nel presidio di un parcheggio troppo frequentato da parcheggiatori abusivi». Per Lodi poi «un altro passo in avanti su quanto promesso in campagna elettorale: la sosta a pagamento era stata prevista dall'amministrazione precedente, e nonostante un contratto già sottoscritto e piuttosto blindato, si sta lentamente rendendo il piano sosta più flessibile e più rispondente alle reali esigenze». E prosegue con alcuni esempi: «Si è proceduto a ridurre il numero degli stalli blu. Oggi gratuiti, corso Guercino (lato Rocca), via Baruffaldi, via Donati e via Cremonino. Aumentata la fruibilità di parcheggi storicamente ingessati dalla sosta lunghissima, come piazzale Bonzagni e ora ospedale. Inoltre, si stanno introducendo differenziazioni di tariffa (80 centesimi all'ospedale contro 1 euro in centro storico) e in vista formule di abbonamento (1 euro/giorno, 360euro/anno o 50euro/mese) per piazzale Bonzagni, per chi lavora o risiede in centro». E in vista l'introduzione dei parcheggi Rosa: «I primi all ospedale, poi nel resto della città, destinati alle signore in gravidanze e la gratuità di parcheggio per le auto elettriche». Donazione organi, arriva la carta d identità BONDENO La donazione degli organi, a Bondeno, si avvarrà presto di uno strumento nuovo, in grado di rispondere alle sollecitazioni dell'anci (l'associazione nazionale dei comuni italiani) arrivata prima di Natale. Il nuovo strumento, che conterrà informazioni sensibili degli utenti per le donazioni sarà una speciale carta d'identità-donazione degli organi. È stata difatti approvata con la delibera numero 10, votata dal consiglio comunale nei giorni scorsi: «Il trapianto degli organi - ricorda il sindaco facente funzioni Cristina Coletti - rappresenta un'efficace terapia contro alcune gravi malattie, nonché l'unica soluzione praticabile per alcune patologie altrimenti non curabili». Da qui la decisione della giunta comunale di aderire all'iniziativa dell'anci, del 23 dicembre scorso. Dando atto al dirigente del settore demografico di mettere in atto tutti gli strumenti adeguati, al fine di dare concreta attuazione al progetto. E poiché «in Italia si è raggiunto un ottimo livello di professionalità nell'ambito dei trapianti di organi - aggiunge la stessa Coletti - in termini di interventi realizzati, qualità dei risultati e sicurezza delle procedure, va anche detto che la criticità principale resta la disponibilità degli organi utilizzabili per il trapianto». Il personale dell'anagrafe sarà, proprio per una maggiore sensibilità del problema, formato dagli operatori del Centro Regionale Trapianti. Il Comune si adopererà per un piano d informazione, appena il progetto sarà pronto a partire, che dovrà tenere conto delle linee

di indirizzo nazionali. Sul piano prettamente operativo, invece, verranno effettuate le opportune modifiche informatiche al software di gestione dei dati. Il provvedimento non comporterà oneri di spesa per l'ente locale. Le malattie croniche e assistenza sanitaria COPPARO Si è tenuto al teatro comunale De Micheli un convegno organizzato da Azienda Sanitaria di Ferrara Università di Bologna e Unione Terre e Fiumi per analizzare gli aspetti e le condizioni delle malattie croniche in relazione all assistenza sanitaria: Emilia-Romagna e Brasile a confronto. Giornata conclusiva di una serie di seminari e workshop realizzati nei giorni 4 e 10 febbraio, curati da Paola Castagnotto. Paolo Saltari, direttore generale azienda Usl, nella sua introduzione ha ribadito l importanza delle esperienze e delle scelte di politica sanitaria che, rivolgendosi agli ospiti brasiliani, potrà essere trasferita anche in altri Paesi. Nicola Rossi, presidente Unione dei Comuni Terre e Fiumi e sindaco di Copparo, ha ricordato come il tema della salute sia obbligatoriamente legato al lavoro con la comunità, e come debba integrarsi con il territorio. «Il cittadino ha sottolineato Rossi prima di essere un paziente è un cittadino». Rossi ha concluso parlando della necessità di favorire l informazione puntuale sui servizi offerti dalla Casa della Salute e di come anche incontri come quello odierno risultino fondamentali sia dal punto di vista della comunicazione sia per riflettere sui percorsi intrapresi e continuare a migliorarli. In una battuta: Integrazione socio-sanitaria per la cura delle malattie croniche.