Se un giorno mi dimenticherai

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Transcript:

Se un giorno mi dimenticherai de Raúl Hernández Garrido traducción de David Conati (fragmento en italiano) www.contextoteatral.es

α.- Anticamera (Buio, compare solo una striscia di penombra. Una litania, leggermente sporcata dal sussurro dell'acqua.) (Senza luce occhi aperti senza luce) dietro la persecuzione la luce delle lampade sfocate dietro alla prigionia i colpi dietro all'umiliazione la tortura dietro la tortura il tradimento spinti a denunciare parenti, amici ed estranei occhi aperti in questo spazio nero risuonano passi, lontano si sentono grida di dolore qui, vicino anche qui. Dentro nelle viscere In me la vita torna insensibile Senza volto, senza nome Il piccolo innocente già vittima si muove dentro me - Chi sei? - Sono María. E tu? Chi sei tu? - Amaya. - Cosa ti hanno fatto oggi? - Mi hanno calpestata, e poi mi hanno fatto prendere la scossa, con gli elettrodi. Grazie a Dio, non mi hanno toccato la pancia. Sono incinta. E a te? Cosa hanno fatto a te? - Non so, non posso vedere. Non voglio nemmeno sapere se ho ancora gli occhi. Sono qui. www.contextoteatral.es / 2

Ancora un giorno in più Non ho più forze per un nuovo giorno Non ho forze più nemmeno per te Per il mio bambino Ti muovi dentro me, ti sento Perché qui? Che mondo sarà il tuo, bimbo mio Senza luce Occhi aperti Senza luce Asepsi gialla grida le sue grida sulle pareti umide sangue Il lampo chirurgico Dei bisturi La luce delle scialitiche La sala operatoria Il rumore degli aerei Puzza di cherosene grida di bimbi grida di bimbi appena nati COSA FATE AI BAMBINI? COSA FATE CON I BAMBINI? - Come ti chiami? - Laura. - Io sono Graziella. Ho bisogno di aiuto, sento che sto per partorire. È la prima volta. Ho paura. Per Dio, fatemi uscire. Lasciate che il mio bimbo nasca fuori da questo posto. Dopo fatemi quello che volete, però al bimbo no, al bimbo no. - Anch io sono incinta. Anche per me è la prima volta. Moriremo? Cosa ci faranno? - Il bambino no. Il bambino no. Senza luce occhi aperti senza luce Giallo Bagliore di un coltello Rumore di stivali Puzza di cherosene Dove stiamo andando? www.contextoteatral.es / 3

Non mi fate male. Cosa volete farci? Non toccate il mio bambino. Uccidetemi se volete, però non fategli nulla Nuove vite Strappate dalle braccia mutilate delle madri estirpate dal ventre materno cauterizzate le unioni smembrate chirurgicamente dalla madre qui dove quelli che nascono non piangono dove aprono gli occhi in silenzio passando di mano in mano condannati a dimenticare senza aver saputo nulla, affidati all'amore dei carnefici all'affetto di una madre sconosciuta una madre che li desidera e non gli importa che provengano da un mattatoio, strappati dal corpo delle loro vere madri il corpo che li ha concepiti protetti e custoditi nel suolo, calpestato (dagli altoparlanti si diffonde un inno patriottico) (scariche di mitra) nell'occhio moribondo il luccichio degli stivali neri alla fine il vuoto nella caduta bianca il vuoto le mani nell'aria fluttuando (rombo di aereoplano) www.contextoteatral.es / 4

nella caduta sotto il vuoto il mare sopra verso l'alto e fuggendo il fischio fischio assordante che rompe i timpani il volto deformato il mio corpo aperto si spalma nell'aria le mie viscere aperte nel incontro col nulla spoglio scagliato spazzatura già senza alcun valore una volta deposto il mio corpo senza lui il mio corpo spoglio e aperto (così giace il tuo riposo nell'abraccio del mare cadavere spezzato resti di qualcuno che una volta arrivò ad essere amato e adesso spazzatura giaci nell'impatto contro l'azzurro giaci dimenticato nel silenzio silenzio giaci coperta, alla fine, dal silenzio del mare) Freddo sulle mani tumefatte e gelide fin dentro le ossa. Guardo, solo nell'oscurità. Gli occhi per quanto aperti non vedono nulla, solo buio e oscurità. Le mie mani scivolano Non ci sono pareti Solo oscurità www.contextoteatral.es / 5

(due uomini, in una stazione. Le pareti scrostate, il pavimento sporco, ha l'aspetto di un luogo abbandonato da molto tempo. Uno dei due uomini è calmo. Lo possiamo chiamare, anche se il suo vero nome è insignificante. Legge il giornale o, semplicemente tiene le mani in tasca, fischietta, si guarda attorno o dormicchia. L'altro, nervoso, agitato. Sarebbe pretenzioso chiamarlo. Fuma, passeggia avanti indietro, sobbalza al minimo rumore. La donna, chiamata ELETTRA, però potrebbe essere anche Clitemnestra o Ifigenia. O meglio chiamiamola semplicemente la donna, entra nella stazione, trascinando due valige pesanti) ELETTRA È da molto che aspettate? Dovrebbe passare un treno da qui. Oggi. Siete venuti anche voi ad aspettarlo. No? Altrimenti che fareste qui. Dove non arriva nessuno. Le vostre facce mi ricordano qualcuno. Si, si, può fumare No, non ho da accendere. Non vuole fumare? È da molto tempo che viaggio, viaggio. Treni, autobus, aerei. Chilometri e chilometri, vedendo sfilanre paesaggi a tutta velocità. Non posso fermarmi adesso. Voi siete di passaggio? Dove andate? Non volete rispondermi? Sono abituata al disprezzo. E il vostro silenzio non mi fa male. Nemmeno i vostri sguardi riescono a ferirmi. (La donna si alza e guarda verso gli uomini. Uno di loro sputa per terra, verso di lei. Lei guarda ai suoi piedi, lo sputo. Lo calpesta e lo sparge con la suola della scarpa.) Ho attraversato mezzo mondo e non mi sposterò da qui. Andiamocene. (Gli uomini escono) www.contextoteatral.es / 6

ELETTRA Qui è peggio di un porcile. So perché sei tornato. Quanto vuoi? ELETTRA Non sono in vendita. Allora? ELETTRA Con le mani no. (Uno degli uomini rientra, il secondo. Si ferma faccia a faccia contro la donna, minaccioso. Lei lo guarda dritto negli occhi con aria di sfida) (L'uomo la prende e gli si getta sopra, rude, come un orso, come una coperta gigantesca che inghiotte tutto quello che copre.) (, inseguito, cerca nel buio una via d'uscita.) gocce cadono, colpi contro il pavimento di cemento spianato sento l'umidità penetrare nella pelle e mi sposto, però avanzo calpestando il suolo umido, mi acquatto e l'odore insopportabile mi dà la nausea; la mia mano tocca qualcosa di viscido sfiorando il cemento del pavimento cerco di orientarmi nella oscurità di sopra si sente il ronzio di un ventilatore e avanzo senza incontrare pareti in questo spazio dal quale non so come uscire le mia mani cercano le pareti le mie mani scivolano non ci sono pareti solo buio Se n'è andata. non significa nulla. Adesso rimaniamo tu e io. (I due uomini aspettano in piedi lungo la banchina) www.contextoteatral.es / 7

Anche prima eravamo tu e io, soli. la vedermo ancora? Andiamocene. Non ho nessun bagaglio. Dove stiamo andando non ti servirà nessun bagaglio. (La donna si rialza da terra, un mucchio di roba sporca. Nella sala risuonano le chiamate per i treni. Gli uomini scompaiono in una nube di vapore. Quando svanisce il vapore, riappare. ELETTRA si rialza davanti a lui., gentilmente, la aiuta con le valige. ELETTRA gli toglie le valige e le lascia per terra. Si avvicina a e gli sussurra qualcosa in un orecchio. Egli sembra non accorgersi nemmeno della sua presenza. La donna gli passa una mano davanti agli occhi.) www.contextoteatral.es / 8