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RAPPORTO CER-CUPLA 2016 Fisco e inadeguatezza dell indicizzazione allargano il disagio fra i pensionati SINTESI PER LA STAMPA Settembre 2016

Autori: Laura Dragosei, Sergio Ginebri, Giorgio Mongelli

SINTESI PER LA STAMPA Le condizioni di povertà e di disagio sociale fra i pensionati si sono aggravate negli ultimi anni, e la causa è da attribuire al prelievo fiscale e all inadeguatezza del meccanismo di indicizzazione delle pensioni. Negli ultimi sette anni, 2009-16, le pensioni di 1.500 euro mensili hanno ridotto il loro potere di acquisto di circa il 4 per cento, cioè circa 50 euro il mese, e la caduta è totalmente da attribuire al maggiore prelievo fiscale diretto. La riduzione di valore delle pensioni di mille euro il mese è inferiore, sia in percentuale, circa 3 per cento, che in valore, circa 25 euro il mese, ma anche in questo caso l origine dell impoverimento è soltanto di origine fiscale. Negli stessi anni, cioè tra il 2009 e il 2016, le pensioni di importo superiore subiscono una riduzione di valore reale anche maggiore, tra l 8 e il 9 per cento, ma all inasprimento della tassazione diretta è attribuibile poco meno della metà della perdita di valore, il resto proviene dalla loro parziale indicizzazione. La timida riduzione della tassazione realizzata nel dicembre scorso, che ha allineato la sola detrazione di base dei pensionati ultra settantacinquenni a quella dei dipendenti, non ha rimosso la significativa disparità di trattamento tra dipendenti e pensionati. I pensionati con un imponibile tra gli otto e i ventiseimila euro subiscono un carico impositivo maggiore di quello dei dipendenti di pari reddito sia perché non ricevono il bonus Irpef, sia perché hanno detrazioni sensibilmente inferiori a quelle dei dipendenti. Un pensionato con un imponibile annuo di quindici mila euro viene gravato di una imposta personale maggiore di circa 100 euro il mese rispetto ad un dipendente di pari reddito. La disparità di trattamento fiscale tra dipendenti e pensionati potrebbe essere ridotta grazie all introduzione di un bonus Irpef pensionati. Abbiamo simulato il suo costo finanziario e il suo impatto distributivo, ipotizzando in via sperimentale che l importo del nuovo bonus pensionati

sia pari a quello del bonus dipendenti, 80 euro il mese e 960 euro l anno, ma che i requisiti di accesso siano specifici e più restrittivi rispetto a quelli del bonus dipendenti. Nella nostra ipotesi il requisito di godimento del bonus sarebbe il possesso di un reddito imponibile da pensione compreso tra 6.500 euro e 12 mila euro. Sarebbe poi pienamente goduto da tutti coloro il cui reddito Irpef non superi i 10 mila euro, mentre per coloro con un reddito compreso tra 10 e 12 mila euro il godimento sarebbe parziale e progressivamente decrescente fino all azzeramento. Il costo finanziario del provvedimento simulato sarebbe pari a 2,6 miliardi e coinvolgerebbe 3,2 milioni di pensionati, che riceverebbero un beneficio medio annuo di 810 euro. I beneficiari sarebbero maggiormente concentrati fra le famiglie più povere, e marginalmente presenti nelle famiglie più ricche. I 3 milioni e 200 mila beneficiari rappresenterebbero il 22 per cento dei pensionati previdenziali, e sarebbero presumibilmente per il 60 per cento ex lavoratori dipendenti e per il resto ex lavoratori autonomi. La gran parte dei 2 milioni e 600 mila pensionati Inps che attualmente ricevono pienamente l integrazione al trattamento minimo godrebbe del nuovo bonus Irpef pensionati, e fra questi un milione e 400 mila sarebbero pensionati ex dipendenti, un milione e 200 mila pensionati ex lavoratori autonomi. Ma anche se si accantona per un attimo il peso della tassazione e ci si concentra sulle pensioni al lordo del prelievo fiscale, emerge che le inadeguatezze del meccanismo di loro rivalutazione automatica hanno prodotto un aggravamento del disagio economico dei pensionati poveri. Nel Centro e nel Nord Italia negli ultimi dieci anni la soglia di povertà assoluta, cioè quel paniere che garantisce un livello di consumo minimamente accettabile, ha spesso mostrato incrementi percentuali di costo maggiore della rivalutazione percentuale delle pensioni basse. In altre parole, le pensioni basse non hanno retto il passo della soglia di povertà. Inoltre, negli ultimi dieci anni il costo del paniere di consumo delle famiglie relativamente più povere è incrementato di circa 50 euro il mese

in valore reale. Nello stesso periodo il valore reale delle pensioni più povere, al lordo della tassazione, si è mantenuto pressoché costante. Far fronte al disagio sociale dei pensionati poveri significa affrontare le cause di quel disagio, cioè correggere le disparità di trattamento fiscale e porre rimedio alle inadeguatezze del sistema di rivalutazione automatica delle pensioni. Sul versante del meccanismo di indicizzazione occorrerebbe utilizzare un indice dei prezzi che rifletta maggiormente le caratteristiche del paniere di spesa dei consumatori poveri, in cui cioè sia adeguatamente ampio il peso di beni alimentari ed energetici. Inoltre, andrebbe utilizzato l indice dei prezzi armonizzato per tutti i paesi dell Unione europea (IPCA), abbandonando l indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati, che negli ultimi quindici anni ha registrato una minore inflazione cumulata pari al 4 per cento rispetto all IPC.