La lotta biologica per il contenimento del cinipide del castagno



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Transcript:

La lotta biologica per il contenimento del cinipide del castagno Stato dell arte sul cinipide in Toscana In Toscana il castagno (Castanea sativa Miller) rappresenta il principale costituente dei soprassuoli su oltre 179.000 ha di superficie forestale, 32.000 dei quali sono stati classificati dall IFT come castagneti da frutto. In questi ultimi sono compresi circa 4.300 ha di castagneti con produzioni certificate (Marrone del Mugello IGP, Farina di Neccio della Garfagnana DOP, Castagna del Monte Amiata IGP). Inoltre dobbiamo sottolineare l importanza della produzione di legname di castagno che in Toscna riveste un rilevante interesse. Quanto alle segnalazioni sulla presenza e la successiva diffusione nel territorio regionale del cinipide Dryocosmus kuriphilis si ricorda che un primo allarme è stato lanciato nel 2005 a seguito dell individuazione di piante infestate in un vivaio, seguita dalla immediata distruzione delle stesse. D. kuriphilus è stato poi segnalato ufficialmente nei castagneti toscani nel giugno 2008 da parte del Servizio META (Monitoraggio estensivo dello stato fitosanitario delle foreste della Toscana), con comunicazione ufficiale al Servizio Fitosanitario e tramite una news sul web ARSIA poi ripresa dal bollettino n. 10/2008 dell European and Mediterranean Plant Protection Organisation (EPPO/OEPP). Nel 2008, dopo il rinvenimento dei primi castagneti infestati, la regione Toscana, mediante il Servizio META dell ARSIA e in collaborazione con il Servizio Fitosanitario Regionale di ARPAT, ha messo in atto una specifica azione di monitoraggio dei castagneti di tutto il territorio regionale, per produrre tempestivamente una dettagliata cartografia della diffusione del cinipide. A tal fine, nel corso del 2008, sono stati condotti 478 rilievi nei castagneti di tutto il territorio regionale, dei quali, 67 hanno accertato la presenza del temibile fitofago (Fig 1). Figura 1 Galle di cinipide del castagno Al fine di contenere la diffusione del cinipide nei castagneti toscani, con Decreto del Direttore Generale dell ARPAT, del 29 luglio 2009, vengono individuate tre zone di insediamente, in 1

provincia di Massa Carrara, Pistoia e Firenze, e due zone focolaio di più limitata entità e più ridotta infestazione nei castagneti della Toscana centro meridionale, con relative fasce tampone del raggio di 15 km. Lo stesso Decreto contiene l elenco di tutti i comuni interessati e le proposte delle opportune misure di contenimento da adottare. Dalle attività di monitoraggio esercitate sull intero territorio regionale, svolte nel corso del 2009, è comunque emerso che la diffusione del cinipide è progredita con notevole rapidità, fino a raggiungere tutte le più importanti aree castanicole interessate da marchi comunitari (Mugello e Amiata), con livelli di infestazione più elevati nelle aree di insediamento. In dettaglio, in tutto il 2009 sono state controllate circa 260 aree di saggio permanenti, alle quali sono state aggiunte le numerose segnalazioni provenienti dai tecnici abilitati di province e comunità montane. I riscontri positivi sulla presenza del cinipide nel corso del 2009 sono saliti a 129. In base alla normativa vigente ogni ritrovamento dell insetto in nuovi comprensori viene comunicato al Servizio Fitosanitario Regionale per l aggiornamento dei decreti attuativi del Decreto ministeriale di lotta obbligatoria. Data la rapidità di diffusione osservata nel territorio toscano e in tutte le principali aree castanicole del nostro Paese, nonché per le pesanti ripercussioni sulla produttività delle piante, Dryocosmus kuriphilus è considerato ad oggi il problema fitosanitario più importante per il castagno. Progetto di lotta biologica avviato nel 2010 Per tali ragioni, nel quadro delle azioni mirate a supportare il settore della castanicoltura, la Giunta regionale ha proceduto all inserimento del fitofago nell elenco degli organismi dannosi per i quali potranno essere finanziati interventi di prevenzione e di lotta a partire dal 2010. A tal fine, vista l impraticabilità della lotta chimica per motivi ecologici e normativi, nonché per la sua limitata efficacia, è stata considerata prioritaria la messa in atto di strategie di controllo basate essenzialmente sull impiego di antagonisti naturali, avviando l introduzione del parassitoide Torymus sinensis (Fig. 2). Figura 2. Parassitoidi appena rilasciati in campo per il controllo biologico 2

Sono stati così avviati contatti formali con il Prof. Alberto Alma dell Università di Torino, per la messa a punto di un Progetto che porterà all individuazione sul territorio toscano di uno o più siti idonei alla costituzione di aree di premoltiplicazione nei quali avviare la produzione del citato antagonista e di altri siti dove effettuare lanci di Torymus sinensis in pieno campo. La scelta di questa strategia di lotta al cinipide, deve inserirsi in modo armonico nel quadro più generale delle azioni di difesa nei confronti di altri insetti fitofagi e di patogeni fungini, spesso necessarie in un castagneto. Perciò, ogni intervento di lotta dovrà considerare prioritariamente, oltre alla necessità di ridurre i danni prodotti dagli organismi bersaglio, anche la necessità di massimizzare l azione di parassitizzazione di Torymus sinensis e di non ostacolarne la diffusione. Per la pianificazione dei lanci in pieno campo di T. sinensis, nel novembre 2009, l ARSIA invia una nota a tutte le Province e Comunità Montane interessate dalla presenza del cinipide, al fine di individuare i siti più idonei per il rilascio del parassitoide. Le segnalazioni pervenute hanno consentito, dopo sopralluoghi effettuati da tecnici e funzionari della Regione Toscana, dell ARSIA, del Di.Va.P.R.A. dell Università di Torino e del CRA-ABP di Firenze, l individuazione di 5 siti, posti nelle località di seguito riportate: Provincia di Arezzo, Comune di Caprese Michelangelo, località Fragaiolo. Il sito è costituito da un castagneto da frutto (Marrone di Caprese Michelangelo) in esercizio con piante di circa 8-10 m di altezza, nel quale è stata osservata un infestazione diffusa, più intensa sui giovani ricacci, più contenuta sulle piante. Nelle vicinanze è stata osservata la presenza di giovani piante fortemente colpite. Provincia di Grosseto, Comune di Sorano, località Valle Castagneta. Il sito è costituito da un castagneto da frutto (Marrone) in esercizio con piante alte 10-12 m e una superficie complessiva di circa 20 ha. L infestazione è diffusa, con giovani piante fortemente colpite, alcune con galle sulla quasi totalità delle gemme. Provincia di Firenze, Comune di Marrani, località Podere Casalino. Sito costituito da un castagneto da frutto (Marrone di Marradi) con piante di circa 8-12 m di altezza posto all interno di castagneti per una superficie di circa 15 ha. L infestazione è apparsa concentrata su una parte dell appezzamento. In tale parte risultano colpiti sia i ricacci che le piante. Il livello di infestazione è risultato medio-alto. Il resto del castagneto mostra un infestazione diffusa ma più contenuta. Provincia di Pistoia, Comune di Pistoia, località posta sulle pendici della foresta dell Acquerino, a circa 500 m di quota. Il castagneto è un ceduo costituito in gran parte da giovani polloni ricacciati dopo un incendio avvenuto in anni recenti. Si osserva la presenza di alcuni soggetti di maggiore sviluppo. L infestazione è elevata sia sui giovani ricacci, sia sulle piante di maggiore sviluppo. Provincia di Massa-Carrara, Comune di Carrara, Località Castelpoggio. I Soprassuoli sono costituiti da castagnati da frutto misti a cedui invecchiati Il sito è centrale rispetto a un'area con elevata presenza di Cinipide. Nel corso del 2010, il Progetto prevede l individuazione, all interno del territorio regionale, di tre siti idonei alla costituzione di aree di premoltiplicazione nelle quali predisporre l allevamento del parassitoide da utilizzare in futuri lanci in nuove aree infestate dal cinipide. Inoltre, nel corso del 2011, sono previsti dallo stesso Progetto gli studi necessari a verificare l insediamento del parassitoide nelle 5 aree già interessate dai lanci e la scelta di ulteriori 15 siti per nuovi rilasci di T. sinensis. 3

L esperienza in Piemone La lotta biologica consiste nell uso di agenti biotici (batteri, funghi, nematodi, insetti, ecc.) per contenere le popolazioni di organismi potenzialmente dannoni al di sotto delle soglie di dannosità economica. La lotta biologica contro il cinipide del castagno si attua attraverso l introduzione del parassitoide specifico Torymus sinensis proveniente dallo stesso areale d origine (Cina). Il cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu, 1951), originario della Cina, fu segnalato per la prima volta in Giappone nel 1941. Nell arco di circa 20 anni colonizzò gran parte delle aree castanicole giapponesi, arrecando gravi danni alla produzione. La svolta decisiva avvenne quando negli anni 70 in Cina venne riscontrata la presenza dell imenottero calcidoideo T. sinensis, interessante per la sua specificità e capacità limitatrice. Nel 1982 vennero effettuate, in Giappone, le prime introduzioni in pieno campo di esemplari di T. sinensis. Il raggiungimento del controllo biologico del cinipide al di sotto della soglia di danno (30% di nuovi germogli infestati) fu raggiunto in tempi diversi a seconda delle località (da 6 anni fino a 18 anni) (Fig. 3). Figura 3. Aumento della popolazione del parassitoide (linea rossa) e declino della popolazione del cinipide (linea blu). Con la comparsa del cinipide in Piemonte ci si è avvalsi dell esperienza giapponese. Pertanto, a partire dal 2003, la Regione Piemonte ha finanziato programmi di ricerca finalizzati all introduzione del parassitoide nel territorio regionale. Grazie alla collaborazione dei ricercatori del National Agricultural Research Center di Ibaraki, è stato possibile avere a disposizione un certo quantitativo di galle raccolte in Giappone e quindi potenzialmente parassitizzate da T. sinensis. Dal 2005, dopo preliminari prove di laboratorio e semicampo, fu possibile rilasciare il parassitoide in pieno campo. Vennero scelti tre siti nei comuni di Peveragno, Boves e Robilante in provincia di Cuneo. Sin dai primi anni di studio, sono stati indagati l insediamento e la crescita di popolazione del parassitoide in alcuni siti di rilascio. Il successo dell operazione può essere esemplificato dai dati raccolti nel sito di Robilante (CN). 4

In questo sito sono state rilasciate un totale di circa 200 coppie in tre anni. L insediamento del parassitoide è stato verificato già l anno successivo al primo rilascio e, ad oggi, la popolazione è ben insediata e cresce rapidamente (Fig. 4). Figura 4. Aumento della parassitizzazione in galle raccolte nel sito di Robilante (CN) Dal 2009 non è stato più necessario ricorrere a galle potenzialmente parassitizzate dal Giappone in quanto la raccolta delle galle italiane ha fornito gli esemplari necessari per i nuovi rilasci. Vantaggi e aspetti critici L introduzione di T. sinensis ha seguito i canoni della lotta biologica classica, secondo il metodo propagativo. I vantaggi attribuibili a tale metodo sono: equilibrio biologico duraturo nel tempo, vi possono essere oscillazioni nelle popolazioni coinvolte ma quando il parassitoide è stabilmente insediato non sono necessarie nuove introduzioni. ridotto impatto ecologico, essendo T. sinensis un parassitoide esotico ma specifico. Prove di laboratorio condotte in Piemonte hanno dimostrato l assenza di parassitizzazione su alcune specie di cinipidi della quercia. Per il buon esito dell operazione d introduzione è stato necessario affrontare e risolvere alcune problematiche molto importanti: conservazione delle galle ottenimento del parassitoide i primi nuclei sono stati ottenuti dalla gestione di galle giapponesi, potenzialmente parassitizzate, raccolte e inviate in Italia durante l inverno dai ricercatori del National Agricultural Research Center di Tsukuba (Ibaraki). I nuclei di T. synensis per le nuove introduzioni sono ora ottenuti da siti piemontesi. selezione del parassitoide il parassitoide deve essere riconosciuto e distinto dagli altri artropodi che fuoriescono dalle galle. In particolare la presenza di altri calcidoidei affini a T. sinensis rende necessario un controllo accurato di tutto il materiale sfarfallato. 5

L introduzione di galle potenzialmente parassitizzate direttamente in campo è altamente sconsigliato in quanto possibile fonte di disseminazione di artropodi (come per esempio imenotteri iperparassitoidi di T. sinensis) che possono rallentare o compromettere il buon esito dell introduzione. Inoltre non ci sarebbe nessuna garanzia sul reale rilascio del parassitoide (numero di coppie). conservazione degli adulti del parassitoide, numero minimo di esemplari da rilasciare in un nuovo sito, sperimentazione di metodologie per ottenere parassitoidi destinati a nuovi siti di rilascio siti di rilascio iperparassitoidi 6