Il Marinato Dalmatico



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Zara nel ricordo del suo cimitero Il Marinato Dalmatico Credo sia giusto iniziare a dire che gli autori del libro dedicato al cimitero di Zara sono esuli nati e cresciuti in terra di confine fra genti use da sempre a vivere insieme, battendosi per affermare la propria etnia, la lingua, la cultura e la civiltà che rappresentano. Beni di difficile comprensione per chi sia nato a Venezia, Milano, Roma o Torino e da generazioni consideri la lingua che parla e la città in cui è nato qualche cosa che non ha bisogno di essere difeso se non in circostanze eccezionali. Uno dei motivi di questo libro è il desiderio di contribuire a riprendere un rapporto interrotto da eventi bellici più grandi di noi e nello stesso tempo riaffermare, se ce ne fosse bisogno, la nostra presenza, anche se oggi siamo fisicamente lontani, di italiani di Dalmazia. Desidera essere un atto di amore alla città da parte dei suoi cittadini esuli in Italia e nel mondo. La guerra finì e Zara era una rovina. Le devastazioni di 54 bombardamenti l avevano resa quasi irriconoscibile. Case sventrate, strade e piazze impraticabili e dovunque cumuli di macerie. Anche lo spirito dei cittadini aveva dovuto superare prove durissime. Restavano ritti solo gli orgogliosi campanili ad affermare una fede mai perduta e la caparbia volontà di continuare a vivere. Un luogo era rimasto quasi inviolato: il cimitero. Anzi si può dire che i morti aiutarono i vivi quando, sotto la furia dei bombardamenti, il cimitero vide molti cittadini trovare rifugio tra le mura del suo recinto dove ebbero anche sede alcuni uffici comunali della città ferita. Era allora come oggi un luogo di pace e di preghiera dove si ritrova la patria perduta. Venne l esodo e gli anni che seguirono furono per gli italiani di Zara pieni di incertezze, www.arcipelagoadriatico.it 1

ma tesi a ricostruire una vita e riconquistare la dimensione umana e civile che avevano perduto perdendo Zara. Il cuore in quegli anni era spesso là. Immaginavo di passeggiare per le vie e le calli riconoscendo cose e luoghi, ricordando i nomi e i volti degli amici più cari e rivivendo con nostalgia gli anni della giovinezza pieni di gioia e di allegria. Il ricordo della città perduta ed una preghiera dedicata ai nostri santi protettori divennero un rifugio in quei giorni, specie nei momenti più tristi e difficili. Un altro pensiero era ricorrente, il ricordo dei defunti che avevamo lasciato a Zara, di coloro che portiamo nel cuore e non ci sono più. Fu per essi che nacque il rapporto con la città. Un piccolo foglio di carta scritto in un altra lingua, un nome, un timbro e una firma; era la ricevuta dell avvenuto pagamento delle tasse per la tomba di famiglia. Tutto e nulla di Zara per noi in quegli anni. Era consegnata ai proprietari dall allora custode del cimitero Antonio Gherdovic, un uomo che per l incarico che ricopriva era per noi un autorità ed un punto di riferimento. Desidero dedicare un doveroso omaggio alla memoria di quest uomo che fino all ultimo si dimostrò amico offrendo cura cristiana alle nostre tombe. Iniziarono i ritorni. Le visite alla città divennero sempre più frequenti e numerose e, per me, ogni volta quel viaggio significava soprattutto portare un fiore su una tomba e recitare una preghiera accanto ad una lapide. Confidare finalmente da vicino le speranze, i dolori e i desideri ai soli che potessero ascoltare e capire. I ritorni, il sacro culto dei defunti e il sentimento religioso mi fecero immaginare il giorno in cui tutti gli italiani di Zara potessero ritornare per l ultima volta e per sempre a riposare in quel cimitero sotto gli alberi, vicino al mare. Follia? Sublimazione dell amore per la città. Non so. Certo era un bel sogno. Sembrava in quegli anni che culture diverse e una guerra dolorosissima e per noi tanto tragica avrebbero impedito qualsiasi possibilità di colloquio con le autorità locali. www.arcipelagoadriatico.it 2

Non fu così. Gli anni settanta videro nascere nella nostra comunità un nuovo, diverso interesse per il cimitero trovando civile comprensione presso le persone e l ente Nasadi che gestisce il cimitero. La reciproca disponibilità al colloquio contribuì a far nascere molte iniziative. Di alcune ebbi notizie indirette, in altre fui coinvolta personalmente. Fra tutte, forse la più importante per i fatti che seguirono, fu quella iniziata da Giuseppe Marussich. Suoi furono i primi informali rapporti con l ente di gestione Nasadi del cimitero e il merito di aver iniziato un rapporto che era sembrato fino allora impossibile, fornendo un dettagliato preventivo datato 10 gennaio 1973 delle spese per il restauro di 119 tombe in cattivo stato di conservazione, preventivo che fu tradotto dal sig. Tommaso Ivanov. Questo atto confermò ciò che già conoscevamo, e rivelò che il nostro diritto di proprietà ci era formalmente riconosciuto. In quegli anni tuttavia erano in molti a parlare del cimitero, ma nessuno sapeva come prendere l iniziativa e trovare risposta ai numerosi problemi che si prospettavano. Fu allora che al raduno annuale degli zaratini a Vicenza nel 1972, affermai che le donne di Zara si sarebbero occupate del cimitero, ma l idea generò solo critiche e perplessità. Sembrava a tutti strano che le donne sarebbero riuscite in un così difficile compito. Ma, secondo il principio che la maggioranza non conta, continuai ad elaborare il mio progetto. Mi aiutò una lettera del dott. Guido Calbiani, datata 22-10-72, che così scriveva: per ciò che si riferisce al Madrinato le confesso che la cosa mi sembra di non facile realizzazione, non fosse altro che per la dispersione fisica delle persone; comunque le sarei grato se ella volesse precisarmi i compiti da assegnare a tale Madrinato e il suo modo di funzionare. Fu una provvidenziale provocazione. Organizzai subito un comitato promotore con le amiche residenti a Padova, Daria Machiedo Politeo, Carmen Matzenik Cronia, Elisa Perlotti, alle quali in un secondo tempo si unirono le sorelle Maria e Lidia Hunger, Gina Zauner, Nora Millich Marsan, Nora Raccamarich Fekeza, Franca (Didi) Salghetti Drioli Caldana. www.arcipelagoadriatico.it 3

Il Madrinato iniziò la sua attività nel marzo 1973. I problemi da risolvere erano tanti e complessi. Superato il primo punto col riconoscimento da parte jugoslava dell esistenza di tombe italiane in cimitero, bisognava risolverne un altro altrettanto importante: a quali condizioni e con quali modalità avremmo potuto conservare il contratto d uso delle nostre tombe per mantenerle in proprietà. Inoltre non era facile avere una situazione completa ed aggiornata del cimitero per intraprendere un rapporto con i proprietari od eredi della gran parte dei quali ignoravamo l indirizzo. Ma davanti a queste difficoltà non ci lasciammo scoraggiare, anzi trovammo nuovo e maggior entusiasmo per l opera alla quale ci eravamo impegnate. Il compito era difficile, ma non impossibile. Per prima cosa pensammo che bisognava basare la nostra iniziativa su qualche cosa di positivo, su una legge, una convenzione che ci doveva essere tra l Italia e la Jugoslavia a seguito del trattato di pace e che si doveva trovare nelle Gazzette Ufficiali della nostra repubblica. Con pazienza trovammo la legge che faceva al nostro caso, (19-20 settembre 1962 n. 236-237) dove è scritto: Convenzione fra l italia e la Jugoslavia perla reciproca assistenza giudiziaria in materia civile e amministrativa - Roma 3 dicembre 1960...e più avanti nel cap.xx: Legalizzazione dei documenti: Gli atti sia pubblici che privati hanno pieno valore di autenticità nel territorio dell altro, senza necessità di legalizzazione da parte delle autorità diplomatiche o consolari. Firmato a Roma per l Italia dal Ministro degli Esteri Segni e per la parte jugoslava dal Ministro degli Esteri Koca Popovic. Arrivate a questo punto con le informazioni acquisite decidemmo - Daria Politeo ed io - di andare a Zara nel luglio dello stesso anno 1973 per verificare ciò che si poteva fare per le nostre tombe e soprattutto per vedere come la nostra iniziativa sarebbe stata accolta da chi aveva il compito di rispondere alle nostre domande. www.arcipelagoadriatico.it 4

Il primo incontro col nuovo custode del cimitero (l amico Gherdovic era in pensione) fu quasi uno scontro e non poteva che essere così: ci si accusava di ricordare le nostre tombe appena dopo 30 anni mentre noi affermavamo con energia che, malgrado le tasse pagate, il cimitero si trovava nel più completo abbandono. Una cinquantina di tombe erano in regola con le tasse pagate per lo più da care amiche rimaste a Zara, Maria Erzeg, Fanny Jacovcev, Tonka Dimitrovic che avevano anticipato il pagamento e da altre buone donne che erano nelle nostre case come collaboratrici domestiche (come si dice oggi). Ma le altre centinaia di tombe che restavano, di chi erano? Dove si trovavano i proprietari? La mattina del 5 luglio 1973, dopo la brutta accoglienza avuta in cimitero, con tanta apprensione ci recammo alla direzione per parlare col direttore. La direzione Nasadi si trova in parco dove una volta abitavano i Colonna e i Bittner dove c era il parco macchine del nostro comune: Fummo ricevute con cortesia dall allora direttore Sig. Marin e, parlando in croato, ci presentammo come inviate dagli zaratini che si trovavano in Italia, proprietari di tombe nel cimitero, per sapere in base alla convenzione tra Italia e Jugoslavia del 1960 cosa dovevano fare per mantenere la proprietà delle tombe italiane di Zara. A questo punto ci interrompemmo e, data l importanza della nostra richiesta che poteva decidere le sorti del Madrinato, chiedemmo di parlare in italiano per intenderci meglio nel timore che col nostro croato non tanto perfetto non fossimo capaci di spiegare a dovere le nostre richieste e nello stesso tempo, cosa ancora più importante, non capire esattamente le risposte del direttore in merito alla conservazione delle nostre tombe. Gentilmente il direttore acconsentì e chiamò a fare da interprete il sig. Denaro, zaratino che parla bene l italiano. Così interpellato il direttore ci rispose: bisogna che i proprietari o eredi ci facciano avere un atto notorio o notarile (tradotto in croato) che provi il diritto al mantenimento della proprietà e che paghino le tasse annuali come tutti i cittadini jugoslavi. www.arcipelagoadriatico.it 5

Il primo passo, e penso il più importante, era fatto; risolto con nostra soddisfazione non avendo il direttore accennato al rinnovo del contratto d uso delle tombe, ma solamente al pagamento delle tasse cimiteriali annuali. Gli altri incontri con la direzione del cimitero furono sempre più facili e per me, che ne ero la prima testimone, risultò una gara di comprensione reciproca. Ci occupammo in particolare delle tombe della sezione A la più numerosa, quella delimitata da un muro di cinta che ha sulla porta la scritta: IN LUCEM AETERNAM. Essa comprende 830 tombe, molte di pregevole fattura e per lo più in pietra d Istria o in quella dalmata dell isola di Brazza; la stessa usata per la costruzione del palazzo di Diocleziano che gli slavi chiamavano veselje. Questa sezione racchiude il primo nucleo di tombe con al centro una grande croce di pietra. Le norme che regolano la vita del cimitero sono leggi comunali che non fanno alcuna distinzione di nazionalità per quanto riguarda il pagamento delle tasse, la manutenzione delle tombe e i relativi restauri. Su nostra richiesta fu ottenuto un decreto che riconoscesse la nostra proprietà, usufrutto perpetuo nella legislazione socialista jugoslava, rilasciato dietro presentazione di un atto notorio o notarile in cui veniva affermato il diritto e corredato dalla traduzione in lingua croata secondo gli accordi - già citati italo-jugoslavi del 1960. In un primo tempo tale atto non era difforme da quello rilasciato ai cittadini jugoslavi che acquisivano il diritto all acquisto di una tomba. Chiedemmo, e ci fu concesso, che sul decreto fosse scritto che non si trattava di acquisto, ma del riconoscimento del diritto di mantenere la proprietà della tomba. (izjava = dichiarazione). Ai cittadini italiani, come per altro a tutti gli stranieri, non è consentito di acquistare una nuova tomba, è concesso soltanto il mantenimento della proprietà o riceverla per successione. Tutte le tombe che non risultino in regola con la presentazione dei documenti richiesti o in mora con il pagamento delle tasse sono passibili di esproprio senza alcun indennizzo. Lamentiamo 187 nazionalizzazioni comprese circa 50 tombe austriache di vecchia data. www.arcipelagoadriatico.it 6

Salvo rare eccezioni le tombe finora espropriate sono senza eredi, appartenendo a famiglie italiane ormai estinte. LUGLIO 1975 Risolti i problemi principali per la conservazione delle nostre tombe, al Madrinato mancava l elenco di tutte le 830 tombe che si trovano nella sezione A del Sacro recinto. Con tanta buona volontà iniziammo a leggere e registrare i nomi scritti sulle lastre tombali. La cosa presentava molte difficoltà. Molti nomi non c erano più, altri non erano completi, le lettere in metallo erano cadute e i nomi incisi coperti da uno strato di terra duro come il cemento che né con le mani, né grattando con la suola delle scarpe veniva via. Chiedemmo l aiuto del custode per decifrare tutti i nomi delle tombe che lui aveva elencato in un quaderno. Così un poco alla volta fu risolto anche questo problema. Con gli elenchi aggiornati fu completa la ricerca dei proprietari delle tombe; oltre ai residenti in Italia trovammo una famiglia, Matacich Ugo in South Africa a Johannesburg. Oggi il Madrinato ha concluso questo compito di ricerca perché il 31 dicembre 1979 sono stati chiusi i termini per la presentazione delle domande di riconoscimento della proprietà. Ora si tratta di mantenere un buon rapporto con l ente di gestione del cimitero Nasadi, pagare le tasse cimiteriali per non perdere il diritto alla proprietà, sorvegliare che le tombe riconosciute in proprietà non vadano in rovina, continuare i rapporti sempre improntati alla massima collaborazione con le autorità consolari di Spalato. Le tombe italiane riconosciute dalle autorità jugoslave nel cimitero sono 408 (agosto 1985) comprese nelle sezioni A-B-C-GRECO ORTODOSSA. Così distribuite: 379 nella sezione A 16 nella sezione B 9 nella sezione C 4 nel reparto greco-ortodosso www.arcipelagoadriatico.it 7

Totale: 408 Per 71 di queste le tasse sono pagate direttamente dai proprietari o parenti o amici residenti a Zara. Le rimanenti 337 sono pagate dal Madrinato per incarico dei proprietari od eredi. Le tasse sono di tre categorie I-II-III che vengono definite secondo lo spazio occupato. Il pagamento viene effettuato tramite la Banca Commerciale Italiana alla Privredna Banka di Zagabria sul conto della direzione del cimitero che ci rilascia la ricevuta del pagamento effettuato che ci facciamo premura di spedire all interessato. L importo dovuto annualmente dai proprietari o eredi per la tomba è fissato secondo il cambio ufficiale del dinaro. Alle 408 tombe italiane con regolare decreto bisogna aggiungere le 32 tombe italiane nel cimitero privato di Oltre (Preko, nel canale di Zara) curato dai Frati Francescani Conventuali e i 90 loculi dell ossario dei caduti della guerra 1915-1918. Sono in totale 530 tombe dei nostri morti rimasti a Zara che dobbiamo curare. Dal 1974 al 1984 abbiamo provveduto al restauro di parecchie tombe che l usura del tempo e gli agenti atmosferici avevano rovinate. Dopo il rifacimento totale del tetto delle arcate di destra fatto nel 1974, seguirono altri restauri di cui 41 a spese dei proprietari o eredi e 7 a carico del Madrinato che ha anche provveduto alla costruzione di canalette divisorie tra tomba e tomba per rinforzare gli zoccoli sui quali poggia la lastra tombale, nella speranza di impedire la crescita disordinata delle erbacce. Il Madrinato ha fatto anche ripristinare nominativi cancellati o corrosi dal tempo. Bisogna pensare che molte delle nostre tombe sono state costruite negli ultimi anni del 1800. È stato completamente rifatto il portale in ferro battuto della Cappella Manzin costruita nel lontano 1896 a spese del sig. Giuseppe Marussich. Il Madrinato ha provveduto soltanto alla spesa della messa in opera e sistemazione dei vetri sul portale. Il lavoro di restauro continua sempre con interesse anche se è un lavoro difficile da realizzare. www.arcipelagoadriatico.it 8

Nel 1978, su segnalazione del Madrinato che ha provveduto a concordarne il preventivo di spesa, è stato restaurato l ossario dei caduti nella guerra 1915-1918. Restauro realizzato, con l interessamento del vice Console di Spalato dott. Romolo di Stazio, dal Ministero della Difesa - Commissariato onoranze ai caduti. Sono stati rifatti tutti i nominativi dei 90 loculi, sistemato completamente il famedio compresa la pavimentazione del sacro recinto. Ora il famedio è curato dalla direzione del cimitero che riceve un compenso annuale dallo Stato Italiano. Il comitato organizzatore costituito nel 1973 durò in carica per ben sei anni prima di costituirsi con atto pubblico il 26 settembre 1979 in Associazione Madrinato Dalmatico per la conservazione delle tombe italiane a Zara, Associazione dei proprietari od eredi delle tombe che per statuto è condotta e diretta dalle donne zaratine. E per donne zaratine desidero si considerino anche tutte le mogli non zaratine e le loro figlie. Sei anni durante i quali perdemmo alcune delle prime fondatrici del Madrinato: l amica carissima Daria Machiedo Politeo che profuse nel nostro lavoro fino all ultimo tutta la sua intelligenza e sensibilità, le care Elisa Perlotti e Maria Hunger che ci hanno lasciato un grande vuoto. A tutte il mio omaggio affettuoso nel commosso ricordo della strada percorsa insieme. Furono anni che non dimenticherò e che non possono essere riassunti in queste poche righe. Lascio alla fantasia del lettore immaginare quanto sia facile dedurre da un cognome inciso su una lapide la parentela che ti consenta di reperire il proprietario o l erede della tomba. A questo punto è doveroso ricordare i sostenitori del Madrinato per ringraziarli dell appoggio che ci hanno dato nella realizzazione del nostro impegno. Primo fra tutti, mai abbastanza compianto, il dott. Guido Calbiani che ha aiutato tanto il Madrinato nel difficile compito di avviare la prima fase del lavoro per riuscire ad ottenere il risultato che abbiamo conseguito. www.arcipelagoadriatico.it 9

Peccato che sia mancato, ancora oggi dopo dieci anni dalla sua morte sentiamo la sua mancanza. Il dott. Nerino Rismondo che, dopo la morte del compianto Calbiani ci è stato sempre vicino, prodigo di aiuti e di consigli di cui sempre abbiamo tenuto conto. Abbiamo avuto anche altri collaboratori che meritano una particolare menzione: Dott. Francesco Luxardo che è il garante del Madrinato presso la Banca Commerciale Italiana. Il c/c è intestato Madrinato Dalmatico (non ad personam) anche se, come sapete, la nostra Associazione non è retta ad ente morale. È un Associazione nostalgica di pietà degli zaratini vivi per gli zaratini morti che sono rimasti a Zara, nelle loro tombe. Tommaso Ivanov che ci ha aiutato per le traduzioni dal croato e come interprete presso le autorità jugoslave. Col. Ernesto Sabalich che ha provveduto a fare tutte le traduzioni in croato dei documenti in lingua italiana. Fino al gennaio 1975 la cassiera fu Daria Machiedo Politeo. Alla sua dolorosa dipartita pregai l amico Guido Bakos di prendere il suo posto. Alla mia richiesta se voleva aiutare il Madrinato mi rispose: Son zaratin, anche se son nato a Risano nelle Bocche di Cattaro, farò tutto volentieri. Così dal giugno 1975 all agosto 1983 ha assolto l incarico di far quadrare e controllare i conti del Madrinato. Ora è ospite di una casa di riposo, la sua salute non gli permette di mantenere l impegno e abbiamo dovuto provvedere alla sua sostituzione. A tutti i collaboratori va il nostro ringraziamento più sentito per l aiuto che hanno dato disinteressatamente in appoggio al lavoro delle donne zaratine e al dott. Francesco Luxardo, oltre al ringraziamento, la preghiera di continuare la sua assistenza presso la Banca Commerciale Italiana. La sede del Madrinato è a Padova in Via Castelfidardo 18 bis dove ognuno, volendo, può consultare l archivio e l interessante documentazione che il Madrinato ha raccolto in questi anni. www.arcipelagoadriatico.it 10

Prima di chiudere la storia del Madrinato desidero ricordare a tutti gli Zaratini la sensibilità culturale e l onestà morale della dott. Xenia Radulic che, in funzione direttiva di un ente simile alla nostra Sovraintendenza alle Bellearti, contribuì a far riconoscere il cimitero di Zara come monumento meritevole di tutela per il patrimonio storico ed artistico che rappresenta, affermando inoltre l obbligo del mantenimento delle lapidi originali delle tombe. Disposizioni che dopo la sua morte non sono state rispettate. I rapporti del Madrinato con la Direzione del Cimitero Nasadi sono corretti e improntati alla collaborazione reciproca. Abbiamo trovato comprensione nel 1973 dall ora Direttore sig. Marin, e possiamo ancora contare sull appoggio dell attuale Direttore sig. Savkovic. Alla disponibilità del direttore dobbiamo aggiungere quella dell addetto all ufficio del cimitero sig. Mate Matak. Ecco la piccola, grande storia del Madrinato, piccola se paragonata alle nostre vite, ma grande per la volontà e l amore con cui è stata vissuta. Le donne zaratine hanno già ricevuto il loro premio e ringraziamento realizzando tutti gli obiettivi che si erano prefisse. Desiderano che sia riconosciuto il merito che loro compete, quello d aver fatto mantenere il rispetto delle nostre tombe che testimoniano più di un secolo della vita della nostra Zara. Luglio, 1985 Caterina Fradelli Varisco www.arcipelagoadriatico.it 11