Quando il gioco non è più un gioco



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Transcript:

Paola Binetti Quando il gioco non è più un gioco e diventa un affare maledettamente serio

Indice Presentazione 7 Parte prima VISIONE D INSIEME DEL GIOCO D AZZARDO OGGI: UN PROBLEMA DECISAMENTE COMPLESSO I A proposito del gioco d azzardo 15 II Il punto di vista dei costruttori e dei gestori 33 delle new slot machine III La recente posizione del Codacons e i suoi numeri 41 IV Il punto di vista dell Amministrazione Autonoma 51 dei Monopoli di Stato (AAMS) V Il punto di vista di chi educa: le famiglie e la scuola 61 Parte seconda PASSAGGIO DAL RUOLO DI GIOCATORE SOCIALE A QUELLO DI GIOCATORE PATOLOGICO VI Il gioco d azzardo patologico (GAP): 73 dipendenza grave, non solo ludopatia VII I rischi per tipologia di gioco 97 VIII Prevenzione: tra formazione e informazione 111 5

Paola Binetti Parte terza DAL RISCHIO CRIMINALITÀ A UNA NUOVA PROSPETTIVA ETICA IX L Osservatorio 125 X Rischio criminalità 131 XI Aspetti etici e bioetici del gioco d azzardo 139 Parte quarta DIAGNOSI E PROGETTI DI CURA PER IL GIOCO D AZZARDO XII Modelli diagnostici per identificare e monitorare 153 il gioco patologico XIII Progetti di cura della dipendenza grave 167 dal gioco d azzardo (GAP) Conclusioni 181 Bibliografia 189 6

Presentazione È stata definita la pandemia del III millennio, perché il contagio si è diffuso velocemente tra giovani e meno giovani, scegliendo le sue «vittime» tra le fasce sociali più fragili, pensionati, casalinghe, disoccupati, gente in cassa integrazione, tutte persone con difficoltà economiche permanenti, che sognano di risolvere i loro problemi con un colpo di fortuna. Una sorta di bacchetta magica che faccia giustizia dello stato di disagio e di sfortuna in cui versano senza alcuna colpa da parte loro. In questa atmosfera interiore di profondo disagio e di legittima aspirazione a godere del benessere, che si intravvede nella vita degli altri, prende forma il gusto del gioco e l ostinazione a continuare a giocare finché la fortuna non si deciderà a fare la sua parte. Tanti, tantissimi coloro che sono tentati ogni giorno del gioco, sperando che sia la volta buona, sono i cosiddetti giocatori sociali che fanno del gioco un opportunità di socializzazione in famiglia, con amici, semplici conoscenti, e perfino con estranei. Il gioco diventa una potenziale occasione, diretta o indiretta, per uscire dalla propria solitudine, per stare con gli altri, per confrontarsi con loro, cercando di mettere in evidenza le proprie capacità. Si gioca per divertirsi, ma non ci si divertirebbe se non si vincesse. Si gioca per accrescere la propria fiducia e guadagnare sicurezza, anche attraverso la competizione con se stessi. Battere se stessi, superare i propri record precedenti, ha sempre un sapore entusiasmante, perché ci si percepisce come protagonisti di una traiettoria in costante ascesa. Ogni gioco richiede un allenamento continuo, un provare e riprovare, che crea precisi rituali, con cui ci si mette alla prova, per capire se e quando si è pronti a battere l avversario, anche nel caso di essere l avversario di se stessi. I rituali di ogni gioco fanno parte dei meccanismi rassicuranti con cui ci si illude di poter controllare la situazione, perché se ne riconosce perfettamente il loro di 7

Paola Binetti dinamismo. Ma proprio la possibilità di controllare l ansia attraverso i riti del gioco, riti che precedono e accompagnano il gioco in tutte le sue fasi, fino a stabilire tempi e modi della gestione del gioco, crea dipendenza dal gioco. Negli ultimi anni si sono creati due fenomeni importanti: da un lato è aumentato il numero dei giocatori che sono presenti in area di rischio per una sorta di contagio sociale e dall altro si sono accentuati quei fenomeni di carattere economico e psico-sociale che fanno transitare più velocemente il soggetto verso il gioco patologico. Il fatto è che più si gioca, più si va strutturando la dipendenza dal gioco, indipendentemente da quanto si gioca e dal fatto che si vinca o si perda. È il rituale del gioco che crea dipendenza non la cifra giocata, per cui paradossalmente è più insidioso giocare poco e spesso che giocare tanto occasionalmente. Si tratta di una sorta di dis-abilità cognitivo-comportamentale appresa attraverso un meccanismo di coazione a ripetere. Una disabilità i cui effetti possono essere drammatici per il soggetto, per la famiglia e a cerchi concentrici come effetto contagio per tutta la società. Inizialmente potevano passare almeno cinque anni tra due punti strategici: l inizio della dipendenza, percepita a livello familiare come se si trattasse di un abitudine tutto sommato innocente, anche se fastidiosa, come sono le abitudini che riducono i margini di libertà, e la fase conclamata della dipendenza patologica, davanti alla quale il giocatore è del tutto incapace di lottare e di reagire, e la famiglia reagisce con profondo smarrimento. Ci sono giocatori che si sono giocati anche i piccoli risparmi dei figli, i gioielli della moglie, i libri della propria biblioteca. Hanno impegnato piccoli tesori di famiglia, tutto ciò che poteva avere un qualche valore, compresi i ricordi che appartenevano alla memoria della famiglia. Hanno sottratto risorse ad amici e conoscenti, facendosi prestare soldi, ma hanno sottratto anche oggetti di valore ad amici e conoscenti, entrando nelle loro case come ospite e uscendone come ladro. Del resto, non potrebbe essere diversamente, dal momento che nel 2010 sono stati bruciati in azzardo di Stato ben 61,4 miliardi di euro delle famiglie italiane, a fronte della pesante contrazione dei consumi in tutti gli altri settori, in un periodo di difficile crisi economica, caratterizzato da recessione e da elevato indice di disoccupazione, ecc. Per la diagnosi di gioco d azzardo patologico (GAP), inteso come 8

Quando il gioco non è più un gioco un persistente e ricorrente comportamento di tipo maladattativo, sono necessari almeno cinque dei sintomi elencati nel DSM-IV. Il soggetto: è eccessivamente assorbito dal gioco d azzardo, per esempio rivive continuamente esperienze di gioco vissute in passato; soppesa o programma le avventure successive, pensando al modo di procurarsi il denaro con cui giocare; ha bisogno di giocare d azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l eccitazione desiderata; ha ripetutamente tentato in passato, senza successo però, di controllare, ridurre, o interrompere il gioco d azzardo; è irrequieto o irritabile, e questi stati d animo si accentuano quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d azzardo; gioca d azzardo per sfuggire ai suoi problemi o per alleviare un umore disforico: per esempio soffre di sentimenti di impotenza, colpa, ansia depressione; dopo aver perso al gioco, torna velocemente a giocare, rincorrendo le proprie perdite, nella speranza che gli arrida la vittoria; mente ai familiari, al terapeuta o a chiunque altro gli chieda conto della sua condotta, per occultare l entità del proprio coinvolgimento nel gioco d azzardo; ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d azzardo; ha messo a repentaglio o perso relazioni significative, anche a livello familiare; ha perso il lavoro, opportunità scolastiche o di carriera, tutto per il gioco d azzardo; fa affidamento su altri, ormai incapace di farlo autonomamente, per trovare il denaro necessario ad alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d azzardo. Spesso parlando di gioco d azzardo patologico si parla di ludopatia, mettendo l accendo sull aspetto ludico. Ma quando si arriva a questo punto il gioco è ormai finito da un pezzo e una terminologia accattivante non aiuta a cogliere la gravità del problema, sembra diluirla con un maquillage linguistico che cerca di rimuoverne l aspetto urticante per il soggetto e destabilizzante per la famiglia. Più che di ludopatia occorrerebbe, quindi, parlare sempre di «gioco d azzardo patologico», cioè di un disturbo del controllo degli impulsi che si connota come una dipendenza patologica grave, anche se 9

Paola Binetti sine substantia. Una dipendenza caratterizzata da andamento cronico e recidivante, in grado di compromettere lo stato di salute e la socialità della persona affetta da tale disturbo. A differenza degli alcolisti e dei soggetti tossicodipendenti, che cercano qualcosa di concreto per ottenere uno stato fisico che loro considerano di «benessere», i giocatori sperimentano una situazione analoga mentre si espongono alla sfida propria dell azzardo. Questo è un libro sul gioco d azzardo rivolto a coloro che amano giocare, senza altre preoccupazioni e aspettative, per il gusto di giocare, di stare insieme ad altre persone, per far passare del tempo e coltivare qualche illusione. Ma è rivolto anche alle persone a rischio, a coloro che cominciano a sentire il bisogno di giocare e si innervosiscono quando non possono farlo. Percepiscono che manca loro qualcosa e la giornata sembra quasi sprecata, se non riescono a giocare. È dedicato alle loro famiglie, che spesso non sanno come gestire la situazione, e tentennano tra interventi troppo precettivi e atteggiamenti di tipo predicatorio. È dedicato a quanti hanno a cuore educazione e formazione dei nostri giovani, a scuola, come insegnanti, o negli ambienti in cui si i giovani si ritrovano, per fare musica o per fare sport. Ma è stato scritto anche pensando a coloro che hanno investito molte risorse per mettere nuove slot machine nei bar, ristoranti o sale d aspetto. A quanti gestiscono megastore come bingo e maxibingo che stanno spuntando come funghi nelle periferie urbane, sostituendo i vecchi blockbuster, perché ormai inutili. Troppo facile è diventato scaricare legalmente i film, anche i più recenti, a prezzi contenuti, e senza muoversi da casa. Un elemento in più della stretta dimestichezza che tutti stiamo acquisendo con il web, dove tutto è possibile, vendere e comprare, lavorare e divertirsi, documentarsi facendo ricerche. Oppure mettere in rete le proprie ricerche. Un libro dedicato anche a quanti fanno politica ai più diversi livelli, cominciando dai Comuni grandi e piccoli e dai loro sindaci, che concedendo le necessarie licenze per aprire nuovi locali o nuovi punti-gioco si assumono concrete responsabilità e debbono far rispettare la normativa vigente. Un libro da condividere con i tanti colleghi parlamentari con cui quest anno abbiamo fatto diverse interrogazioni, presentato mozioni, lanciato disegni di legge, senza però avere la soddisfazione di ottenere un concreto cambiamento 10

Quando il gioco non è più un gioco dell attuale normativa. Ma è un libro dedicato anche a quanti lavorano ad altri livelli istituzionali, prima tra tutti l AAMS, dove si vive un comprensibile conflitto d interessi, tra il desiderio di sottrarre il gioco alla criminalità organizzata e nello stesso tempo l esigenza di acquisire gli indubbi vantaggi economici che il gioco porta con sé. Garantire un sano divertimento, senza farsi complici di una possibile patologia. Ricavarne legittimi guadagni, senza diventare biscazzieri di Stato. È sempre questione di misura e di equilibrio, ma non è sempre facile essere sobri nella proposta e responsabili nell offerta. Il massiccio investimento in pubblicità a cui oggi assistiamo sorprende per capillarità e sistematicità. Basta andare per strada e guardare i maxicartelloni, accendere il televisore e attendere la pausa pubblicità, per rendersi conto di quanto sia martellante l invito a giocare. Basta sfogliare un quotidiano o un qualunque settimanale per incontrare pagine intere dedicate all offerta di gioco, sempre con il tono di chi fa promesse mirabolanti. Sembra che vincere sia facilissimo, che sia sufficiente un «gratta e vinci» o che si possono investire pochi centesimi per scommettere su di una manciata di numeri e voltare pagina definitivamente. Oppure può toccare a una di quelle macchinette infermali, che ormai si trovano dovunque, diventare la grande occasione della propria vita. Sempre più pericolosa sta diventando la pubblicità che corre sul web, come un virus che si diffonde senza barriere e che spunta sul proprio video mentre si guarda la posta elettronica, mentre si fa una ricerca o si cerca una notizia consultando un quotidiano on line. Una pubblicità menzognera, illusoria e irritante, che riappare non appena si cerca di cancellarla; c è quasi l impossibilità di ignorarla e di escluderla dal nostro orizzonte di lavoro, complicando la vita dei più giovani e delle persone più fragili. Lo Stato sa che moltiplicando le iniziative legate al gioco d azzardo rende molto più probabile il rischio di creare una grave dipendenza, ma ne minimizza l impatto consentendo investimenti pubblicitari che rendono vane le buone intenzioni. La tendenza da contrastare è quella di far apparire il gioco come un semplice intrattenimento che garantisce facili guadagni, omettendo di indicare le componenti di rischio di dipendenza, scientificamente comprovate, che sono conseguenza del gioco stesso. L aver inserito i giocatori affetti da dipendenza patologica tra quanti possono accedere i livelli essenziali di assistenza i LEA- è 11

Paola Binetti certamente un successo, ma è come se si volesse chiudere la stalla una volta che i buoi sono fuggiti. Tutta la storia della medicina riconosce e documenta come la prevenzione efficace è uno dei fattori più importanti per garantire qualità di vita e qualità della salute. Anche in questo caso si tratta di prevenire il passaggio dal gioco giocato per divertirsi al gioco non-giocato, ma subito come un potente fattore di coercizione interna al quale è difficile resistere. Imparare a riconoscere i segnali d allarme che richiedono un intervento precoce ed efficace è diventata la nuova frontiera della responsabilità sociale e dell etica d impresa, applicata a questo ambito. Per questo il libro è una provocazione offerta a tutti i lettori che vorranno collaborare a questa gigantesca operazione di contrasto a una pandemia che di ludico non ha proprio nulla. Occorre prestare la dovuta attenzione a un settore che ha raggiunto nel 2010 un volume d affari di 61,5 miliardi di euro, coinvolgendo 30 milioni di giocatori e impegnando 120.000 lavoratori distribuiti in quasi 20.000 aziende di produzione e servizi; con 1.500 concessionari, tra i quali il 10% detiene la metà del fatturato. Nel primo trimestre del 2011 sono state raccolte giocate per quasi 18 miliardi di euro; alla fine del 2011 è stato possibile superare i 75 miliardi di euro, con un incremento dall anno precedente del 20%. Se si considera anche il gioco illegale, non ancora del tutto sconfitto, nel 2012 si potrebbe superare la soglia dei 150 miliardi (quasi il 10% del PIL). Con questi numeri non stupisce che in Italia ci siano circa 30.000.000 di utenti di giochi che consentono una vincita in denaro e tra questi ci siano circa 500.000 le persone affette da ludopatia, in forma più o meno lieve, mentre almeno 200.000 soffrono di una grave dipendenza dal gioco d azzardo. Tutti noi conosciamo qualche giocatore appassionato che ci incuriosisce per le sue abitudini e che desta in noi anche una certa qual preoccupazione; l importante è saper cogliere in lui i segnali di disagio per condividere almeno in parte quel tragitto delicato che lo aiuti a scegliere di curarsi, di disintossicarsi senza dover necessariamente mettere a repentaglio affetti familiari, lavoro, patrimonio personale. È una nuova forma di solidarietà a cui siamo tutti chiamati con delicatezza e discrezione, per spezzare il circolo vizioso della dipendenza dal gioco. Paola Binetti Roma, 14 settembre 2012 12