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O MARITO FANTASIUSO PASCALE - il finto morto MICHELINA - sua moglie DOTTORE DON LIBORIO - prete GEROLAMO - amante di Michelina BIASIELLO - schiattamuorto Una stanza da letto. Pasquale sta coricato,abbattuto e sofferente. Entra Michelina, la moglie, con il Dottore. M.- Duttò o vidite. Stammatina steve bbuono. Po all intrasatte s è accumenciat a sentirse male, ca me pareva che tanno tanno jettav o sango. Vedite che d è. D.- State senza pensiero ca mò nce penz je. (prende dalla borsa tutto l occorrente per la visita) (rivolto a Pasquale) Ncia facite a scummegliarve mpietto? P.- (fa cenno di si con la testa. Poi approfittando di un momento di distrazione della moglie, fa cenno al Dottore di cacciarla via). D.- (sempre a cenni chiede perché). P.- (Facitene ascì a Michelina; v aggia parlà) D.- (E comm a faccio ascì?) P.- (Duttò, pe piacere ) D.- Signò è meglio ca vuje aspettat a fora mentr je visito o marito vuosto. M.- Duttò, je sò a mugliera. D.- E proprio pe chesto! Stu pover ommo se po mpressionà e a visita risulterà poi Falsata. M.- Duttò ma tenesse cocche brutto male e nun m o vulite fa sapè? Chelle e medicine costano n ir e Ddio! D.- Non iniziate a fare stupide e tragiche congetture. Vi prego di accomodarvi fuori solo per tranquillità del malato. M.- (esce). P.- E asciuta? (mettendosi a sedere sul letto) Duttò vuje m avita salvà! Vuje m avita aiutà a scuprì tutt a verità. (supplicandolo e prendendolo per il bavero) Sulo vuje me putite luvà da dint a st inferno! Da dint a stà votte e spine! D.- (liberandosi dalla presa di Pasquale) E lassate...ma che vulite da me? Che vulite ca facesse? P.- Duttò vuje m ata fa murì! D.- Ne Pascà, ma fusseve asciute pazze? Je a ggente e cure, e sane. Nun accide! P.- Eh, va buono. Ma vuje ata fa a vedè. Dovete fingere. D.- Comme fingere?...pascà ma che credite e stà ncopp a nu palcuscenico? Ma che mi volete far perdere tutta la mia dignità, la mia alta professionalità? P.- Duttò, ma je mica o voglio essere fatto pe senza niente. Je ve pago Vuje ata fa a vedè che je sò morto. Raccumannate che pe 24 ore nun m anna movere, pecchè

potrebbe essere o caso e na morte apparente, pò po riesto m o vech je. D.- Ma pecchè vulite fa chesto? P.- Pecchè? Pecchè tengo fantasia! So nu marito fantasiuso!... Aggia scuprì se mugliereme me tradisce. Se me fa e corne, insomma, e voglio vedè doppo muorto comme se comporta, se me vò bbene o e fa piacere ca je me ne so juto all auto munno. D.- Ma è una cosa che non si può fare. P.- (si alza, va al cassettone e prende una manciata di soldi) Duttò, chiste so pe vuje. D.- ( prende i soldi dalle mani di Pasquale, li soppesa e l intasca) Ma è una cosa che non si potrebbe fare. P.- (prende altri soldi e li dà al dottore). D.- ( c. s.) Ma è una cosa difficile, come si fa? P.- Je faccio finta e murì. Vuje me facit o certificato e morte. Quanno po aggio appurato tutto chello ca me interessa, faccio finta e turnà in vita. E stata sulo na morte apparente. D.- Si potrebbe fare Ma (scuotento le mani). P.- Aggio capito! (va al cassettone e prende altri soldi che dà al dottore). D.- (intasca i soldi) E quando si dovrebbe fare questa finzione? P.- Mo, duttò. Mo stesso. D.- Mò stesso? Allora cuccateve e m arraccumanne, facite bbuon o muorte. P.- (eseguendo) Non dubitate, cca state mman allarte. So nu muorto nato! (si corica). D.- (gridando) Signò, signora, currite,venite (m arraccumanna arricurdateve che state pe jttà o sango). P.- (Tu e mammeta) (fa scongiuri). M.- Duttò ch è stato? D.- Nu cullasso, nu cullasso! Dateme na mano. Chisto s o stà chiammann o Signore. M.- No, maritu mio, nun me lassà accussì! D.- (tenendogli una mano sul polso ed l altra sul collo) E fernuto. M è sfiuto a dint e mmane comm a n anguilla. M. E muorto, duttò? (gridando e strappandosi i capelli) E mo comme faccio? Pascà, Pascolino mio Comme sì bello ncopp o liett e morte. Pecchè m aje lassata? Birbante, ommo senza core. Tu nun aviva murì mo, avive murì già cocc anne fa P. - (fa scongiuri) M. Duttò, mo c aggia fa? Aiutateme vuje D. Adesso vi redigo il certificato di morte M. Che me facite? D. Ve faccio o certificato e morte. M. A isso, mica a mme! Je so ancora viva. So ancora fresca e tosta! D. E se capisce. A morte nun site vuje (e scrive il certificato) M. (fa scongiuri) D. Ecco il certificato. Signò chisto pe 24 ore nun s adda movere. Assolutamente. Avita capito. A S S O L U T A M E N T E! Nce po essere pure l arresto. M. E chi o tocca. Me fa pure mpressione.

D. Mo ve manno o prevete e o schiattamuorte M. Ma vuje ata ditto ca pe 24 ore nun se po tuccà? D. Ma ata organizzà o funerale o no? Arrivederci e condoglianze felicissime. Mi dovete 100 Euro per la visita. M. (prende i soldi dal seno, li conta e li da al dottore) Sì muorto e vì quante me cuoste. Duttò e comme site carastuse D. Siatene contenta e stì sorde ca spennite. E stateve attienta Stateve attienta! (via). M. Ma proprio mo aviva murì? Quanta solde me faje spennere pe te ne purtà? Manco muorto tiene pietà e sta povera femmina comme si nu bastasse, m aggia fa pure tutt e vestite nire e quanta sorde, quanta sorde (va ad aggiustare il marito. Questi ha gli occhi aperti.michelina glieli chiude con una mano, guardando, per paura, da un altra parte) Quanto sì brutto! Manco muorte te sì accunciato nu poco. L. Permesso? Corpo in terra e anima in Cielo Salute a vuje e jsse Nparaviso Comm è stato? All impruvviso? O Signore se piglia sempe e meglie. (prende l aspersorio e benedice Pasquale, mormorando giaculatorie) Requia e schiatta in pace, tuorn a ccà si sì capace. Diasille, diasille, porta ncielo stu piscillo. Requia materna a stu cornuto eterno.( Poi si avvicina a Michelina) Signò, mo dobbiamo organizzare l esequie Come lo volete? P. (da questo momento, ad ogni battuta, Pasquale, non visto, fa continui scongiuri e boccaccie) M. O cchiù bello! Aggia fa parlà a tutte quante! A tt o paese! L. Allora chiammamme pure autre prievete e facce venì na quindicine e chierichette. M. (con la mano fa cenno di meno) L. Na dicina? M. (c. s.) L. Cinche o seje? M. Ma quante nce facimme nteresse? L. P apparà a Cchiesa nu 100 eure, ogni prevete na cinquantine d eure, a ogni chierichetto na cannela e 5 eure, a mme me date na cosa a piacere M. No, no. Nun putimmo fa cchiu poche? L. Allora faccio venì sulo a n autro prevete M. Ma pecchè sulo vuje nun nc a facite? Pascalino era nu bon omme, quanta peccate po tenere? L. E va buono, aggio capito, nce stò sul je. M. E luvate pur e chierichette. Chille so guaglione, fann a mmuina e nu sta bbene cu nu morto a fa a mmuina L. Aggia capito! Facimmo sulo l esequie da ccà a Chiesa e po fin o Campusante. M. Accussì va bbuono. Chillu povero maritu mio, s ammereta tutte cose, tutte cose E st esequie quante vene a custà? L. A Cchiesa amma ditto 100 eure, cchiù 200 p o doppio esequie, fanne 300 eure. M. Vuje che dicite? Facimme n esequie semplice Anze vuje aspettatece dint a

Cchiesa. Tante a benerizzione nc avita fatta ggià ccà. L. O vuliveve proprio assaje bene o marito vuosto Comme vulite Allora apparo sul a Cchiesa. M. Ma nun pare brutto, cu nu morto a Cchiesa apparata? No, lassata sta comme sta Anze, pè sta in armonia ca cerimonia, n appicciate manch e cannele. Tante chill è muorto, a luce nun a vede cchiù. L. Va buò, aggio capito A che ora v aspetto d int a Cchiesa? M. Dimane a chest ora. O duttore a ditto ca m aggia tenè a stu coso, o cadavere pè 24 ore senza moverlo. L. Arrivederci a domani. Ancora condoglianze sentite veramente.(via) M.- Ma tu vide quante nce vò pe ne purtà a chisto da dint a casa? Ma nun putive jre a murì già dint o Campusante Accussì se jetten e solde Sule pè fa a vedè ca una fa figura Sciù p a faccia toja, muorto e bbuono. G. (entra e non sa se deve ridere o piangere. Comunque fa la faccia d occasione). Michelì, comm è succiso? Ajere sera o lassaje bbuono, e accussì, senza dicere niente, se mette a jttà o sango? P. (da entro al letto, continua a fare scongiuri.) M. Che t aggia dicere? Stammatina a fatto chiammà o duttore e po all intrasatte è muorto. G. E nu chiagnere M. - E chi stà chiagnenne? Sulo ca p o purtà o Campusante nce vonne nu futtio e sorde. G. Nun te preoccupà. Cca nce sta Gerolomillo tuojo ca penz a tutto. Finalmente putimme stà nzieme, senza ca stu scassac.. nce vene a truvà. (fa per abbracciare Michelina). M. Aspè me fa mpressione (prende un panno e copre la faccia a Pasquale) E quanto sì brutto! G. Viene, ciaciona mia, abbracciame. Festeggiammo st avvenimento. P. (si sposta il panno dalla faccia) M. Gerò, chillo sé ascummigliate G. Che s adda scummiglià. Nun o siente ca già accumencia a fetere? P. (Fiete tu e chella mappin è mammeta). M. Cummuoglielo meglio tu, ca me fa schifo. P. (Puh, pa faccia toja). G. (lo copre mentre Michelina si nasconde il viso con le mani) P. (dà un calcio a Gerolamo) G. E nun te mettere a pazzià, mo nunn è o mumento. M. E chi pazzea Je te voglio tutto, tutto pe me. G. (l abbraccia e piano si siedono sul letto dove giace Pasquale, che dà un pizzico a Michelina). M.- E nun me dà sti pizzichi ca me faje male. Me faje ascì tutte mulignane. G. Ma chi t a pizzicata! Viene damme nu vase. G. e M. (chiudono gli occhi e piano avvicinano le loro bocche. Ma, prima che riescono a scambiarsi il bacio, Pasquale mette tra le loro labbra il panno che gli

copre il viso). G. Lieve sti pezze a lloco. Che te cride ca nun m aggio lavato? M. (saltando dal letto) Ma je n aggio fatto niente. Nun me so muvuta Chist è Pascale ca nun vò! G. Ma che nun vò? Chillo è cchiù morto e nu cadavere acciso (e gli dà uno schiaffo) P. (gli restituisce un calcio senza essere visto) G. Ma a vuò fernì? M. Ma c aggia fatto? Je nun me stò muvenne. P. (all improvviso alza un braccio e resta così fermo) M. Gerò, se move, se move G. (tremando) Nun te mettere appaura. Chille so e nierve ca se stennene: mo acconc je comm a primma. (si avvicina con molta cautela a Pasquale, gli prende il braccio alzato e glielo cala) P. (abbassa il braccio destro e con il sinistro dà uno schiaffo a Girolamo e lo lascia alzato). G. (ripete l operazione con il braccio sinistro e viene schiaffeggiato col destro. Ripete ancora l operazione. Poi, alla fine, prende le due braccia e contemporaneamente le abbassa. Allora Pasquale gli dà un calcio con un piede che resta alzato). M. O vide chillo muorto e bbuono se refenne ancora e corne. G. Invece e parlà, vienne cca e mantienece e piede M. (con riluttanza esegue con molti sforzi) Primm e murì se puteve lavà e piere G.- Nun nc a faccio cchiù. Jammoncenne dint allà. T aggia abbraccia, t aggia vasà (fanno per avviarsi abbracciati) P. (sta per alzarsi, quando ) B. (entra) Permesso, salute a vvuje G. (staccandosi repentinamente da Michelina) (Permesso? Chillo già sta dinto) B. Sono delle pompe funebri. Mi manda don Liborio. M.- Site arrivate tarde. Nunn ave bisogno cchiù e nisciuna pompa. (piangendo) E muorto, è muorto! Povero maritu mio.. B. Ma che avete capito? Io sono quello delle pompe funebri, quello dei funerali. O schiattamuorto, insomma. M. Scusate. Me pensavo ch erave chillo che fa e clistiere. B. Dobbiamo organizzare il funerale. Adesso vi faccio scegliere la bara. Ecco il catalogo. (apre un album). M. Comme? Tenite già o ritratto suojo loco dinto? B. No, no. Ci sono le foto delle bare. G. Ma nun capisce? Lla dinto nce stanno e cartoline e Bari. M. Sì tu ca nun capisce! O signore a ditto ca lla dinto nce stanne e cadavere B. Ma che state dicendo tutti e due? Queste sono le foto delle casse da morto, de tavute, nsomma, ca vuje ata scegliere. M.- E parlate chiare. Nuje già stamme pe fatte nuoste, e vuje ve ne venite cu stì cose. G. Scusatela, chella è nu poco gnuranta. Parlato cu mico.

P. (continua dal letto a fare lazzi a suo piacere). B. Ecco, scegliete. Cca nce stanne tavute pe tutte l occasione e e tutte e prezze. M.- (guarda il catalogo e per ogni pagina che gira, fa una adeguate espressione del viso) Comme so belle. E uno cchiù bello e n autro... Chesta a vì, voglio chesta pe chillo bello maritiello mio. Quanto vene a fa? B. Signò, ata scevet a meglia. Chesta a vuje M. A isso! B. Ve pozzo fa juste 1000 Eure. M. Vuje site pazze? E m o dicite accussì, a risech e me vedè cuccata nziem a isso. (rivolta a Pasquale) Puozzo schiattà, pà faccia toja. B. Allora si pigliate chesta, ve pozzo fa 750 eure. M. No, no. Cchiù poco. B. Allora chest autra. 490 eure. G. Sentite, nun se putesse affittà. Doppo all esequie va repigliate n autra vota B. Signò, ma che dicite? E po comme s atterra? Me vulite fa passà nu guaje... M. No, no. Na cascettella nc amma fa. B. E allora pigliate chesta. E chella ca se piglia o Comune pe muorte ca nun tenene a nisciune. M. E quante vene? B. 150 eure. G. Ma pecchè costane accussì care? B. E il legname che costa. G. Embè nu lignamme ca costa cchiù poche nun nce stà? B. Mo pigliammo e cascettelle d a frutta M. E tenghe, e tenghe! Je nun jette maje niente. Quane nce ne vonne? Gerò valle piglia... B. Signò, che state dicenne? Je diceve accussì pe dicere, O tavute adda essere o tavute. M. E facite vuje. Ma nun accedite pure a mme. B. Aggia capito Cu 200 eure ve faccio l esequie. M. N autra vota a mme? A isso, a isso. B. Sissignore a isso Allora d accordo? Me ne vaco. Salute a vvuje M. e chit ammuorte a isso. B. (via). G. Michelì, jamme nu poc allà, ca nun me fido e vedè cchiù a chillu coso morto. M. Aje vede je (viano). P.- (alzandosi dal letto) Vuje vidite je da che ggente sò accompagnato? Je aggia fa pavà tutte cose Mo nce penz je, nce penz je. (si ricorica aggiustandosi la scolla e poi si mette a fare dei rumori con sedia e suppellettili) M. (rientra con la paura in volto) Gerò, Gerolamo, viene ccà, stamme vicino. G. (rientra e si avvicina a Michelina). P. (si alza seduto sul letto, con le braccia tese d avanti. Gira la testa a destra e a sinistra come un automa e poi, sempre mantenendosi ritto, scende dal letto). M. Gerò che sta succerenne?

G. Che ne saccio Me sto facente sotto. M. Ma ch è resuscitato? G. No, no, chillo è o spirito. M. Mamma mia, me metto appaura. G. Je nun nc a faccio manco a me movere M. Pascaluccio mio. Maretiello mio, perdoname. Che vuò da me? G. Je n aggio fatto niente E stata essa P. ( si alza sul letto e sempre con le mani tese in avanti parla con una voce cupa) Tu donna fredifrega, moglie traditrice M. N é stata colpa mia, je nun vulevo P. (c.s.)zitta, non interrompere la voce volontaria del tuo legittimo marito morto e defunto. Prendi la scopa La scopa ho detto. M. (Esegue). P. Ora bastona con forte forza quel lurido verme del tuo sporco amante. G. (sempre inginocchiato e molto impaurito) Pascalì, perdoname. Simme state cumpagnielle. P. (c.s.) Batti, batti Michelina. Batti Forte. G. Michelì, nun me fa male Chianu, chianu. P. (c.s.) Forte, forte. M. (prima lentamente, poi incitata da Pasquale, sempre con maggior vigore, bastona Gerolamo). P. (c.s.) Adesso fermati. Girolamo, ora prendi tu la scopa e restituisci, ancora con più vigore, le mazzate che hai avuto a Michelina. G. (fregandosi le mani) Aggia turnà e mazzate? E teh, teh! (inizia a bastonare Michelina). M. (cerca di scappare) G. - Mo fuje! Quann e div a mme nun fujve? P. (c.s.) Ora basta Date a me la scopa Ora mettetevi in ginocchio con la faccia a terra e chiedetemi perdono dicendo: Simme dduje fetiente. Simme dduje fetiente». M. e G. (eseguono) Simme dduje fetiente; simme dduje fetiente P. (scende dal letto e inizia a bastonare tutti e due) V è piaciuto, v è piaciuto? E mo pigliateve e mazzate...ascite fora fetiente, spuorche e nun mettite cchiù pere int a stà casa! (sempre bastonando li accompagna all uscita) Sciò, sciò, jate fora Fora. Ah, che bella vita mo aggia fa senza a chella femmina...me n aggia vedè bbene!..e meglie pranze, e vine cchiù prelibbate, e cchiù belle sfogliatelle ricce e frolle Né, né, se facev a tenere cu e solde mieje Tutte e sfizzie m aggia fa passà E, pecchè no, pure e chiu belli femmene aggia purtà int a stà casa Ma ggia ciacinià, m aggia fa ciuotto ciuotto Sciù, p a faccia vosta. P a faccia vosta brutta e schifosa. P a faccia de mamme voste e e tutt e pariente vuoste. Saglienne e scennenne Ahhhhhh! Mò me sento bbuono! Veramente bbuono! F I N E