LA RIFORMA GREGORIANA

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LA RIFORMA GREGORIANA La riforma nella Chiesa è sempre in atto, perché essa deve comunicare un messaggio valido per tutte le epoche, ma operando in un ambiente in continua evoluzione culturale. Nel giro di una generazione la sensibilità religiosa verso un comportamento che nella generazione precedente era divenuto una prassi, nella generazione successiva può apparire una colpa inaccettabile. Questo è il caso della simonia, ossia la cessione di prestazioni religiose per denaro, una prassi ritenuta lecita a un imperatore santo come Enrico II, divenuta gravemente illecita a un gruppo di riformatori della Chiesa che ha il suo modello in Ildebrando di Soana, divenuto papa col nome di Gregorio VII. Ciò non significa che vale il principio del relativismo morale, bensì che il costume a volte ci induce ad accogliere per comodità comportamenti poco esigenti. Celibato sacerdotale e simonia Il successo della riforma cluniacense fu così completo da far proporre il modello monastico come quello vincente ai fini della riforma ecclesiastica, ormai matura per passare nella fase di attuazione. Il monaco viveva il celibato e praticava un eroica obbedienza verso il suo abate. Con questi due elementi il clero diventava un esercito bene ordinato da schierare a battaglia per la riforma della Chiesa. Il celibato dei sacerdoti secolari non esisteva nella Chiesa bizantina, mentre in occidente di regola il clero secolare non si sposava, pur tollerando con una certa larghezza il concubinato. Quanto alla simonia, il fatto che vescovi e abati ricevessero la nomina dal sovrano dietro pagamento di una certa somma di denaro, significativa per le finanze imperiali, obbligava ad approfondire la questione sotto l aspetto teologico. Il gruppo riformatore Gli ideali della riforma religiosa furono fatti propri da un gruppo che idealmente si strinse intorno a san Pier Damiani, abate di Fonte Avellana. Faceva parte del gruppo riformatore anche Desiderio di Montecassino, con tutta probabilità il più dotto tra gli ecclesiastici di quest epoca, poi Umberto da Silva Candida, Federico di Lorena e Ildebrando di Soana. L imperatore Enrico III favoriva la riforma. Possiamo prendere le mosse dall anno 1045 quando il papa Benedetto IX, voluto dai conti di Tuscolo, fu costretto a dare le dimissioni per evidente indegnità. Tuttavia volle nominare il successore nella persona del suo venerato padrino di battesimo che assunse il nome di Gregorio VI. Per rassegnarsi a questa rinuncia, il papa uscente volle un compenso in denaro che gli fu accordato. Data la nuova sensibilità su questo punto, il fatto fu considerato un caso di simonia. L imperatore Enrico III, che in un primo momento aveva accettato la nomina di Gregorio VI, scese in Italia e a Sutri nella campagna romana, celebrò nel 1046 un sinodo che destituì il papa, provvedendo alla nomina di Suitgero di Sassonia, vescovo di Bamberg che da papa volle chiamarsi Clemente II. Il nuovo papa convocò un sinodo romano per promulgare importanti misure contro concubinato e simonia, ma non poté fare di più perché dopo appena dieci mesi morì. Leone IX Dopo un altro breve pontificato, il successore, ancora una volta nominato dall imperatore Enrico III, fu Brunone di Toul, 1

Leone IX da papa (1049-1054), santo. Ormai la riforma della Chiesa entra nella sua fase cruciale. Infatti, Leone IX non si accontenta di emanare documenti, bensì inizia un impressionante serie di viaggi in Italia, in Francia, in Germania dove convoca sinodi, animando col suo esempio a operare attivamente per la riforma dei costumi. Leone IX cercava di essere a Roma durante la quaresima, per tenere un sinodo romano accanto alla tomba di Pietro. Spesso le conclusioni del sinodo erano presentate nella forma di un responso di Pietro che così guidava la riforma della Chiesa. Il prestigio acquisito dal papato divenne enorme, perché ogni vescovo locale accoglieva il papa come suo diretto superiore e le popolazioni potevano vederlo coi loro occhi. Nel corso di quei viaggi Leone IX poté conoscere e far venire a Roma come diretti collaboratori i personaggi citati in precedenza, provenienti dalla Lorena che in questo momento si trova alla testa del movimento di riforma. Lo zelo giunse al punto che Umberto da Silva Candida, in un suo trattato sulla simonia, giunse al punto di considerarla una eresia, mettendo in dubbio se l ordinazione episcopale dei vescovi simoniaci fosse valida o se occorresse procedere a una nuova consacrazione in caso di pentimento. Sul piano più propriamente politico il pontificato di Leone IX fu meno fortunato. I Normanni, venuti come mercenari nell Italia meridionale, avevano scoperto la fragilità del sistema politico locale, decidendo di impadronirsene. Il papa Leone IX tentò di concludere l alleanza col catapano bizantino di Bari per opporsi ai Normanni di Roberto il Guiscardo, ma nel 1054 a Civitate sul Fortore, i Bizantini furono sconfitti e il papa stesso fu fatto prigioniero. Lo scisma bizantino In precedenza era stata inviata in oriente una delegazione presieduta da Umberto da Silva Candida per rafforzare l alleanza con l imperatore d oriente. A Costantinopoli era patriarca Michele Cerulario, un personaggio di rara energia che si scontrò immediatamente con Umberto da Silva Candida. Entrambi, superando i limiti della missione che era stata loro affidata, arrivarono a fulminare la scomunica reciproca tra le due Chiese, peraltro in un momento delicato per entrambe. La Chiesa latina si trovava nella sua fase ascendente e perciò reagì con leggerezza alla scomunica come se non fosse mai avvenuta. La Chiesa d oriente andava incontro alla disintegrazione dello Stato bizantino con l arrivo dei Turchi Selgiuchidi e perciò a un drammatico ridimensionamento politico. Per ironia della sorte, quando Umberto da Silva Candida pubblicò la sua bolla di scomunica, il papa Leone IX era già morto e anche per questo verso la scomunica si poteva ritenere nulla. Da Vittore II a Niccolò II Seguirono tre papi. Il primo fu Vittore II (1055-1057) che era stato il principale collaboratore dell imperatore Enrico III. L attività riformatrice continuò con sinodi a Firenze e Roma. Vittore II si recò presso l imperatore in Germania che, ancor molto giovane, morì. Il papa poté prendere provvedimenti per tutelare i diritti dell erede, il giovanissimo Enrico IV sotto la tutela della madre, Agnese del Poitou. Anche il papa morì e gli fu dato come successore Federico di Lorena, Stefano IX da papa (1057-1058), già abate di Montecassino. 2

Il movimento di riforma proseguì con rinnovata energia perché al gruppo dei riformatori si aggiunse anche il nuovo abate di Montecassino Desiderio, poi Anselmo da Baggio principale esponente del riformismo a Milano e futuro papa col nome di Alessandro II e soprattutto Pier Damiani. Ildebrando di Soana fungeva da consigliere e nunzio instancabile tra Roma e la corte tedesca. Infine fu la volta di Gerardo vescovo di Firenze, eletto papa col nome di Niccolò II, in tutta fretta per parare la nomina di un antipapa. Per mettere al sicuro la riforma sembrò opportuno, ora che il trono imperiale era indebolito per la minore età di Enrico IV e la reggente Agnese non era contraria, revocare il privilegium Othonianum e assegnare il compito di eleggere il papa a un organismo ecclesiastico, ossia al collegio dei Cardinali formato dai vescovi delle diocesi suburbicarie (Ostia, Velletri, Porto, Santa Rufina, Albano) e dai titolari delle parrocchie e delle diaconie di Roma. L importanza di questo decreto appare grande perché in questo modo le esigenze della riforma religiosa sembravano sottrarsi alla logica politica che nella conservazione del vecchio sistema trovava un evidente tornaconto. Rimaneva un incognita sapere come avrebbe reagito la cancelleria imperiale. La pataria milanese La Chiesa milanese ha sempre avuto enorme importanza nella storia ecclesiastica a causa del prestigio delle sue istituzioni. In questo periodo, invece, finì per trovarsi in contrasto con la Chiesa di Roma non avendo maturato uguale sensibilità nei confronti del problema della simonia e del concubinato. Il clero milanese si trovava affitto dai due mali e non intendeva cambiare indirizzo. I laici milanesi, invece, furono conquistati dall ideale nuovo e perciò ci furono tumulti popolari guidati da Arialdo e dai fratelli Landolfo ed Erlembaldo Cotta. Questo movimento popolare, che non ha nulla a che fare con supposti conflitti di classe, proclamò una sorta di boicottaggio delle chiese officiate da preti simoniaci e concubinari, con qualche esagerazione perché si arrivò ad affermare che i sacramenti da loro amministrati non erano validi. Era vescovo di Milano Guido da Velate, esponente della nobiltà e coinvolto anch egli negli stessi problemi del suo clero. Nel 1057 Ildebrando di Soana fu inviato a Milano per affrontare la difficile situazione. Fu celebrato a Fontanellato un sinodo presieduto da Ildebrando, un evento raramente avvenuto in precedenza. Ildebrando non calcò la mano, ottenendo da Guido e dal clero milanese la promessa di emendarsi, ricevendo una pena molto leggera. Arialdo e il movimento della Pataria protestarono iniziando una forma di resistenza attiva contro quella parte del clero che non manteneva fede alla promessa fatta. Il sinodo romano del 1059 inasprì le pene a carico dei concubinari e di conseguenza, alla fine di tale anno, furono inviati a Milano Pier Damiani e Anselmo da Baggio esponente della Pataria. Anche questa volta il clero milanese promise di emendarsi ricevendo pene canoniche leggere che non soddisfecero Arialdo e gli altri riformatori più irriducibili: costoro si misero dalla parte del torto quando il papa Niccolò II accolse la sottomissione di Guido e del clero milanese. Nel 1066 esplosero tumulti violenti: Arialdo fu ucciso e il suo corpo fu mutilato e gettato nel Lago Maggiore. Dopo averle ritrovate incorrotte dopo dieci mesi, le spoglie di Arialdo furono trasferite a Milano ben presto divenute oggetto di venerazione popolare. 3

Nel 1067 i legati pontifici proclamarono la pace, che non durò a lungo. Nel 1070 Guido da Velate si dimise e inviò le insegne episcopali all imperatore Enrico IV che si affrettò a eleggere un proprio candidato, Goffredo. Nel 1072, alla morte di Guido, il clero milanese elesse Attone. Poiché l imperatore continuava a sostenere Goffredo, Ildebrando di Soana, Gregorio VII da papa (1073-1085), decretò la scomunica a carico dei consiglieri ecclesiastici dell imperatore Enrico IV. Canossa Ildebrando di Soana era stato segretario di Gregorio VI che, dopo esser stato deposto, fu inviato in esilio a Colonia. Il segretario lo seguì assistendolo fino alla morte. Poi si recò a Cluny dove rimase alcuni mesi prima di essere chiamato a Roma dove divenne l anima del gruppo riformatore. Assistette in qualità di consigliere molti papi e alla fine fu eletto egli stesso, sia pure con qualche irregolarità canonica, perché fu acclamato papa dalla popolazione di Roma prima della votazione dei cardinali che si affrettarono a confermare la scelta popolare. Nel frattempo Enrico IV, divenuto maggiorenne, respinse le riforme romane ritenute dannose per l impero. Nei sinodi romani del 1074 e 1075 le pene a carico di simoniaci e concubinari furono aggravate, ma subentrò il problema del diritto di investitura che Enrico IV continuava a esercitare. La crisi divenne acuta quando nel 1075 Enrico IV procedette alla nomina e all investitura di tre vescovi italiani. L anno dopo un sinodo di vescovi tedeschi, ritenendo debole la posizione di Gregorio VII nella Chiesa di Roma, lo dichiarò destituito e l imperatore inviò una sua lettera indirizzata a Ildebrando falso monaco. Gregorio VII convocò il sinodo di quaresima del 1076 per infliggere la scomunica a Enrico IV e liberare i suoi sudditi da ogni giuramento di fedeltà. Gli avversari interni erano i duchi di Sassonia e di Baviera. Il papa inviò due suoi rappresentanti alla dieta di Tribur ottenendo dai nemici dell imperatore la tregua di un anno perché l imperatore potesse chiarire la sua posizione. La scelta di Enrico IV fu squisitamente politica. Comprese che la posizione papale era forte anche in Germania e che occorreva ottenere il perdono papale prima di affrontare i propri nemici politici. Perciò nell inverno del 1077 scese in Italia senza esercito e si presentò davanti al castello di Canossa posto sul crinale dell Appennino tosco-emiliano. Lì c era il papa Gregorio VII ospite di Matilde marchesa di Toscana e Ugo abate di Cluny che era anche il padrino di battesimo di Enrico IV. Il papa concesse il perdono a Enrico IV che tornò in Germania, sconfisse i suoi nemici politici e poi si ripresentò in Italia con un antipapa dal quale si fece incoronare imperatore a Roma nel 1084. La sconfitta del partito riformatore sembrava completa anche perché i Normanni di Roberto il Guiscardo vennero in aiuto, ma tardi e abbandonando Roma al saccheggio, circostanza che tolse al papa anche il favore dei Romani. Perciò egli dovette andare in esilio a Salerno dove morì nel maggio 1085. Gli successe l ormai anziano abate di Montecassino Desiderio, Vittore III da papa, morto pochi mesi dopo. I cardinali infine elessero il francese Odo di Ostia, Urbano II da papa (1088-1099). Urbano II e la crociata Gli inizi del papato di Urbano II furono difficili perché l antipapa tentò di impedirgli di prendere possesso della 4

sua carica. L imperatore Enrico IV intervenne ancora in Italia, ma fu sconfitto dalle truppe di Matilde e dalla ribellione del figlio primogenito. Urbano II accolse l invito dell imperatore bizantino Alessio I Comneno di prestargli aiuto contro i Turchi Selgiuchidi. Infatti, con la vittoria riportata a Manzikert in Armenia nel 1071 i Turchi avevano finito per dilagare in Asia Minore, giungendo fino in Siria e Palestina, dove avevano massacrato molti pellegrini francesi. La preghiera di aiuto dell imperatore bizantino ebbe un successo inaspettato in occidente. Nel 1095 Urbano II si recò in Francia e nel corso del viaggio, a Piacenza, tenne un sinodo nel corso del quale l appello dei bizantini fu accolto con entusiasmo. Il papa tenne un secondo sinodo a Clermont Ferrand in Alvernia dove al grido Dio lo vuole molti cavalieri decisero di recarsi in Palestina l anno dopo per liberare il Santo Sepolcro. La crociata è segno del grande cambiamento avvenuto in Europa nel corso dell XI secolo. Tutto sembra essersi messo in movimento. Ci sono studenti che vanno a cercare maestri in grado di insegnare loro il diritto romano, divenuto necessario a causa dei traffici commerciali che implicano l opportunità di disporre di una tecnica giuridica più adeguata di quella del diritto consuetudinario. Ci sono mercanti che intravedono sempre nuove fonti di reddito. Ci sono letterati che cercano occasioni per mettersi in luce nelle corti nobiliari. Ci sono avventurieri che confidano nel movimento per liberarsi dai limiti della loro condizione, approfittando delle opportunità offerte da una società aperta. Anche monaci e papi hanno dato l esempio di grande mobilità per realizzare la riforma. Il movimento è accresciuto dalla maggiore consapevolezza degli Stati cristiani circa la loro forza nei confronti degli avversari. Vichinghi e Magiari si sono fissati sul loro territorio e hanno accettato la conversione al cristianesimo. I Musulmani sono in fase di riflusso in Spagna dove i regni cristiani di Castiglia, León, Navarra e Aragona conducono fortunate campagne militari contro di loro. Sul mare i pirati saraceni incontrano avversari sempre più forti: le flotte di Venezia e di Genova, di Pisa e di Amalfi conducono ogni anno spedizioni coronate da successo. Nuovi ordini monastici iniziano un opera sistematica di drenaggio dei terreni paludosi di pianura che, una volta liberati dalle acque stagnanti, si rivelano i più fruttuosi. Le città conoscono la rinascita dell artigianato di lusso con la produzione di stoffe esportate ovunque. Nelle città, ormai tornate all economia di mercato con base monetaria, si fa strada il proposito di riscattare dai feudatari i diritti di autogoverno per incrementare, mediante fiere e mercati, le esportazioni. La Chiesa si trova in perfetta consonanza con questa spinta al movimento e alla crescita. La crociata perciò è un fenomeno complesso che non si può ridurre a una sola componente. Certamente ci furono avventurieri, ma non sono l unica componente. Ci furono uomini di fede, ma ci furono anche ambiziosi e violenti. Non fu un esempio di fanatismo cieco. L uso delle armi era la replica all impiego delle armi da parte degli islamici. In ogni caso rimane un fatto stupefacente il successo della prima crociata perché era la prima volta dopo molti secoli che un esercito occidentale raggiungeva la Palestina. La Prima crociata Alla Prima crociata non presero parte i grandi sovrani. Enrico IV era scomunicato e in lotta col figlio. Il re di Francia aveva una spinosa situazione matrimoniale e anch egli si trovava sotto scomunica. 5

Il re d Inghilterra preferì inviare in oriente il fratello per tenerlo lontano dal potere. All appello del papa Urbano II risposero molti appartenenti alla media e piccola nobiltà e anche moltissimi poveri animati dalla predicazione popolare di Pietro l Eremita che raccolse alcune migliaia di popolani privi di tutto. Costoro compirono un impresa eccezionale giungendo fino a Costantinopoli: per strada si procurarono il cibo nei modi più rozzi perché non avevano alcun supporto logistico. I bizantini si affrettarono a traghettarli sulla costa dell Asia Minore per liberarsi di loro. Furono massacrati. L anno dopo, nel 1096 partirono i cavalieri seguendo il Danubio fino a Costantinopoli. Passarono in Asia Minore e colsero successi a Dorileo e poi Iconio, posta al centro dell Asia Minore. Infine si diressero verso la Cilicia giungendo ad Antiochia in Siria. Qui assediarono la città e poi furono assediati in essa, in attesa di rifornimenti dall occidente. I vari contingenti di cavalieri non ebbero mai un comando integrato: ciascuno mostrava di avere propri obiettivi. Ad Antiochia fu creato un principato affidato a Boemondo di Taranto. Ad Edessa sull Eufrate fu creata una contea che, con Antiochia, doveva formare come i due battenti di una porta per rendere sicura la penetrazione in Palestina. Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, prese il comando nell ultima fase della spedizione. I crociati sopravvissuti giunsero a Gerusalemme alla metà di giugno del 1099, ma fallirono la conquista della città. Nel corso del mese successivo furono costruite due torri d assedio che il 15 luglio permisero la conquista della città santa. Seguì una strage di cittadini che le fonti arabe esagerano, ma che in ogni caso fu grave. Ad agosto Goffredo di Buglione riuscì a respingere un attacco proveniente dall Egitto e perciò si poté proclamare la formazione del Regno di Gerusalemme che, con delusione dei bizantini, rifiutò di subordinarsi all Impero d oriente. La moschea di Omar per quasi un secolo fu trasformata in chiesa cristiana. 6