CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO ( O DI SANT ANGELO )

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CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO ( O DI SANT ANGELO ) La chiesa, stretta tra le case, sembra sia stata costruita sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato alla dea Maia (figlia di Fauno e madre di Mercurio). Gli edifici sacri dedicati a San Michele Arcangelo hanno origini bizantine, ma continuarono a essere diffusi in età longobarda. Le prime tracce relative alla presenza di una chiesa di culto cristiano risalgono all XI secolo. Secondo una iscrizione apposta su di una pergamena rinvenuta durante i lavori di rifacimento dell altare, effettuati da Camillo Caetani nel 1550, sarebbe stata consacrata nel 1120 dal vescovo Gregorio. Di certo è che la tipologia delle strutture conferma una datazione oscillante tra la seconda metà del XII secolo per alcune parti murarie della chiesa e del campanile, e la prima metà del Duecento, per successivi rimaneggiamenti gotici. Con la presenza francescana dei Conventuali, dal XIV secolo insediati con certezza nella cittadina, l edificio subì nuovi interventi che ne mutarono, in altezza come in larghezza, la fisionomia. Documenti del Quattrocento provano il possesso da parte dei Conventuali anche della vicina chiesa di San Nicola. 1

Il piccolo portico che immette nella navata centrale presenta analogie con l atrio della cattedrale di Santa Maria, pur nella maggiore semplicità delle linee: con due lati aperti ad archi a sesto acuto è coperta da una volta a crociera, nascondendo parzialmente la facciatina a capanna. Già a due campate fu ridotto nel Cinquecento per realizzare l adiacente cappella di San Giacomo. Nell atrio, a destra dell ingresso e sul soffitto, sono visibili tracce di affreschi molto deteriorati. La pianta della chiesa si presenta notevolmente irregolare nelle tre navate, sia per larghezza e dimensioni sia per una certa asimmetria laterale del lungo coro rettangolare rispetto all asse principale. La navata maggiore e quella di destra risultano costituite da tre campate mentre due sono in quella di sinistra. Il soffitto con volte a crociera semplici, cioè senza costole, poggia su arcate di cui una soltanto a sesto acuto. A metà circa della seconda campata il pavimento è rialzato verso il presbiterio per la presenza sottostante di un locale con volte a botte. Molto malridotto e in attesa di restauro è il bell organo settentesco (forse già ristrutturato nel XIX secolo), posto sulla cantoria sopra l ingresso principale. Lo strumento aveva una consolle a finestra con tastiera scavezza di 45 tasti (in bosso ed ebano), e pedaliera in sesta di nove paedali, oltre alle canne di stagno con bocche non allineate oggi in parte mancanti. Lo stemma dipinto dei Caetani è ancora visibile sulla balaustra lignea. All inizio della navata di destra si trova il battistero che, composto di una vasca in pietra con sportelli lignei, risale al 1603 (datato sulla base). Di fronte, sul primo pilastro della navata, vi sono tracce di affreschi di scuola locale del XV secolo raffiguranti due santi. La prima cappella di destra, ormai spoglia e aggredita dall umidità, conservava sull altare, sino al 1951, la pala con l Incoronazione della Vergine di Girolamo Siciolante (ora nella cappella De Marchis in cattedrale). Nella seconda, dedicata a San Girolamo, e detta anche del Rosario, si trova la pala della Madonna del Rosario (1796), anch essa nella cattedrale, del pittore sermonetano Antonio Domenico Fiorentini. Sulle pareti, entro riquadri con 2

decorazioni a stucco, sono affreschi, databili alla fine del XVII secolo o al primo Settecento, molto lacunosi e difficilmente leggibili per le cadute di colore e le estese ridipinture; ai lati dell altare sembra di poter individuare le figure dei Santo Antonio abate e Rocco, e sulla volta I Quattro Dottori della Chiesa latina (Ambrogio, Girolamo, Agostino, Gregorio). La terza cappella che chiude la navata laterale, detta del Crocifisso, è disposta obliquamente (per la presenza del retrostante campanile), ed è decorata con stucchi e medaglioni dipinti sul soffitto. L altare maggiore, situato nella prima campata del coro dopo una balaustra, separa nettamente l ambiente posteriore dalla navata. In legno di radica di ulivo, con parti dipinte a finto marmo, risale alla metà del Cinquecento. Di notevole interesse è la pala dell altare, una tela databile alla fine del XVII secolo, del pittore fiammingo Francesco da Castello, raffigurante l Incoronazione della Vergine con San Michele Arcangelo. Dal coro, a due campate e dovuto a rifacimenti del XVI e del XVII secolo, in cui sono disposti i semplici stalli di legno del primo Ottocento, si può accedere a destra- alla torre campanaria, in precarie condizioni, e alla sagrestia a sinistra- che si affaccia sulla pianura pontina. Il campanile, risalente al XII secolo e rimaneggiato successivamente, si eleva per soli due piani in cui si aprono finestre monofore su due lati, e bifore con colonnine negli altri. Sopra la porta della sagrestia, nel lato del coro, è murata una lapide che ricorda la benedizione del vescovo Gregorio di Terracina avvenuta nel 1120. A questo proposito vale la pena di ricordare una proposta di identificazione del vescovo di Terracina, per la quale fu un altro Gregorio, quello del 1227, a consacrare la chiesa. Lo studioso che avanzò l ipotesi (Enlart 1894) intendeva sostenere una cronologia più tarda per confermare la derivazione dell edificio dell architettura cistercense di Fossanova che appunto, in questi anni, andava diffondendosi. Un affresco con la Crocifissione, probabilmente di un anonimo pittore locale settecentesco, si trova nella navata di sinistra, sopra la porticina che conduce alla cripta: nella guasta raffigurazione, la presenza ai piedi della croce di due 3

figure con l abito bianco e con il cappuccio della Confraternita dei Battenti, testimonia delle attività di questo sodalizio anche nella chiesa di Sant Angelo. Accanto all atrio, all inizio della navata, è un locale (già cappella di San Giacomo da quando fu chiusa una campata del portico) dove sono conservati alla rinfusa numerosi oggetti di arredo chiesastico e coppie di lampioni processionali, in legno e in latta, dei secoli XVIII e XIX. Affreschi per lo più del Tre-Quattrocento in uno stile estremamente ritardatario sono quelli frammentari della prima sala della cripta, alla quale si accede dalla navata sinistra. Sulla volta a botte e sulle pareti i dipinti raffigurano santi apparentemente privi di una prospettica successione di spazi e di piani. Nella parete di fondo, all interno di una struttura tipicamente gotica, è rappresentata Santa Lucia con altri santi in una immagine ricca di espressività databile alla seconda metà del XV secolo ed assegnabile ad un pittore di ambito locale. In un medaglione laterale è la figura del Cristo benedicante a rivelarsi con la sua vivace qualità coloristica. Tra le varie e sparse lacunose raffigurazioni si riconoscono altre figure, come quelle dei Santi Pietro e Giovanni Battista (forse del XIV secolo), e di San Biagio (nel passaggio del XV secolo); e ancora di Santa Caterina di Alessandria (in uno stile più nordico, del XV secolo), della Vergine (questa testa frammentaria, probabilmente della fine del XIII secolo è il dipinto più antico qui conservato), della Annunciazione e di Santa Caterina (nel secondo passaggio, espressione di un arte provinciale quattrocentesca) in cui sono visibili antichi graffiti. Attraverso una scala si scende ad un altro locale di pianta rettangolare che, più grande del precedente, venne utilizzato come oratorio della Confraternita dei Battenti. Sulla tela posta sopra l altare, con la Crocifissione, in basso a destra è la scritta And. Borzo Can. Us / Fieri Fecit An. 1799. L autore è da ricercare nell ambito della scuola napoletana del XIII secolo. Ai lati della pala sono due affreschi di modesta fattura, rispettivamente con San Pietro e San Paolo, della seconda metà del XIII secolo. Sulla parete destra della cappella, parzialmente scoperti dall intonaco, sono tornati alla luce affreschi con figure di santi inserite in nicchie; San Pietro, San Paolo e San Sebastiano sono disposti all interno di una finta prospettiva poggiante su di uno zoccolo 4

marmorizzato. Presumubilmente l ignoto autore fu un pittore di non mediocri qualità attivo agli inizi del Seicento che qui propose, in uno stile a tratti anche robusto, modelli iconografici tradizionali. 5