Pesi e misure. Ovvero fatti e



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GAA 6600 LOCARNO N. 30 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2. / 2) In edicola Fr. 2. / 2 Anno XVII Numero 30 FUORI CAMPO Pierluigi Tami raddoppia la sua presenza sul Caffè A PAGINA 20 Ti-Press Coppa svizzera Ecco perché Davide non ha paura di Golia ALLE PAGINE 20 e 21 Tennis A Montréal Nishikori senza pietà contro Nadal A PAGINA 21 Diamo voce a chi non ne ha contro ogni ingiustizia A PAGINA 6 www.caffe.ch caffe@caffe.ch Settimanale di attualità, politica, sport e cultura TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com carlito@swissonline.ch L editoriale IL POPULISMO CHE UNISCE DESTRA E SINISTRA LILLO ALAIMO Il pizzino La direzione del Festival angosciata dal silenzio dei Dadò. Padre, figlio e spirito... Pesi e misure. Ovvero fatti e giudizi. Cioè a dire, nelle situazioni trattate in quest articolo, decisioni analoghe, ma reazioni differenti. Ci spieghiamo. Sta sollevando un mare di polemiche l idea del ministro leghista delle Istituzioni, Norman Gobbi, di richiedere il certificato penale a chi fa domanda di un permesso di lavoro come frontaliere. È una decisione contraria alla cultura degli accordi Bilaterali e quindi della libera circolazione, uno dei pilastri fondanti l Unione europea. A fine luglio il ministero degli Esteri italiano ha addirittura convocato l ambasciatore svizzero a Roma per sottolineare il disappunto per la decisione ticinese. Provvedimento per altro contestato anche da Berna. Sono proteste comprensibili quella romana e quella bernese. Tanto più che una simile operazione nulla riuscirà a sortire sul fronte della sicurezza. La poca criminalità a cui è confrontato questo cantone di confine è soprattutto finanziaria, mentre quella che alimenta le statistiche di furti e rapine non è certamente data dalla presenza dei frontalieri. Ed ecco spiegato il primo fatto, il primo peso, cioè, di quelli detti in apertura. Veniamo ora alla seconda vicenda. Stesso peso, ma diversa misura di giudizio. Questa volta non si tratta di una decisione, ma di una proposta di partito. Non leghista, ma socialista. Il mittente, dunque, sta politicamente agli antipodi. *** Perché mai un imprenditore svizzero non dovrebbe essere libero di licenziare o assumere chi meglio crede, residenti o frontalieri, se le condizioni contrattuali - quindi anche salariali - sono identiche per gli uni e per gli altri e, più in generale, se le norme sul lavoro sono in entrambi i casi rispettate!? Perché mai, come propongono i socialisti svizzeri, un imprenditore elvetico dev essere penalizzato con una tassa se assume lavoratori confinanti? Perché mai lo Stato deve decidere per lui (di fatto è ciò che accadrebbe) quali profili professionali e di formazione il suo parco lavoratori debba avere!? Perché mai?, ci chiediamo. Il Ticino ha recentemente votato per l introduzione di minimi salariali differenziati per categoria. La maggioranza ha detto sì e presto questo sì dovrà in un modo o nell altro concretizzarsi. Ciò significherà condizioni contrattuali garantite per tutti. E allora, perché mai penalizzare chi, non trovando fra i residenti una figura professionale adatta, si rivolge all estero!? Offrendo, beninteso, le stesse condizioni lavorative, salario innanzitutto, che proporrebbe ad un residente. segue a pagina 15 Sul confine negozi full time anche 24 ore su 24. Ma nel cantone si chiude sempre alle 18,30. E intanto si protesta per i bar serrati prima della mezzanotte CARRION, D AGOSTINO e SPIGNESI ALLE PAGINE 2 e 3 Il Pardo graffia due volte il coreano Hong Sang-soo BERTOLI, D AGOSTINO, MANCUSO, NEPOTI e ROCCHI da PAGINA 23 a PAGINA 33 La cultura Il Festival del film chiude e l obiettivo si sposta sul Lac Il commento Una giuria allo sbando MARIAROSA MANCUSO Detto con rispetto c erano Jerry Schatzberg di Lo spaventapasseri e Udo Kier, attore passato da Rainer Werner Fassbinder a Lars von Trier - una giuria allo sbando. segue a pagina 25 AD AGOSTO SIAMO SEMPRE APERTI PER VOI! FERRAMENTA EDILIZIA FALEGNAMERIA... E MOLTO O ALTRO.

Il cibo La pasta del giorno prima ora fa tendenza ed è new age MORO A PAGINA 38 L incontro Thomas Piketty: La finanza opaca ha stimolato la crescita svizzera CATANIA ALLE PAGINE 42 e 43 Sesso e amore Del condom non mi fido, ma la pillola non la voglio ROSSI A PAGINA 37 Link SOCIETÀ STILI CULTURA Mentre il coreano Hong Sang-soo vince il Pardo d oro, ecco quale sarà il futuro della rassegna cinematografica e dell offerta culturale del cantone, grazie anche al nuovo Polo luganese FLIBERO D AGOSTINO EZIO ROCCHI BALBI estivalac. Festival del Film di Locarno e Lugano arte e cultura. La solida tradizione di una kermesse cinematografica da una parte, la grande sfida del nuovo polo culturale che sarà inaugurato il 12 settembre, dall altra. Due vetrine di un Ticino diverso, di un cantone che vuole andare avanti guardando al futuro. segue a pagina 24 PER COMINCIARE LA LEZIONE DI MIKA PATRIZIA GUENZI Stavolta Mika ha detto basta. Non ha voltato la testa dall altra parte. Ha reagito. Certo, sempre in modo composto, com è nel suo stile. Educatamente, con garbo, ma ha detto tutto ciò che negli anni ancora aveva sullo stomaco. E bene ha fatto il cantautore 31enne a uscire allo scoperto dopo che i manifesti del suo concerto di Firenze sono stati imbrattati da scritte omofobe. Con coraggio, ha messo quella stessa immagine sul suo profilo Twitter e Instagram e ha spiegato al Corriere della Sera le ragioni per cui, dopo anni e anni di sopportazione, ha finalmente rotto il silenzio. Rifiutando di riconoscere gli insulti avrei commesso un errore: avrei dimenticato il tredicenne che sono stato e avrei fatto male alle persone che non hanno quel lusso e quel privilegio. Io posso salire sul palco. In fondo l artista poteva anche far finta di niente. Una volta in più cosa sarebbe cambiato? Per tutta la vita l hanno chiamato in quel modo. Oppure, avrebbe potuto rispondere a tono, mandarli a quel paese, paragonare l omofobia al sessismo e al maschilismo. E invece no. Ha scelto una dichiarazione visiva. E così, quel graffito è diventato una bandiera da tenere alta sopra le teste di quelli che scrivono, che la pensano così. È stato bello vedere come un immagine possa rivelarsi potente. Senza violenza, senza aggressività o prediche inutili. Una bella lezione. Bravo Mika! SportMagazine I risultati e i commenti delle ultime partite del sabato,sono on line su SportMagazine visibili su tablet, smartphone e computer CAFFE.CH SportMagazine, un pdf da sfogliare dalla home page del Caffé SUI TABLET Sui sistemi Apple e su Android il meglio dello sport da sfogliare SUGLI SMARTPHONE Pagine di eventi sportivi sia su Apple che su Android CLEMENTE MAZZETTA STEFANO PIANCA Forse con la cultura non si mangia, ma di sicuro senza non si vive. Con il Lac, il centro di arte e cultura di Lugano, il Ticino scommette sulla forza delle arti, della musica, del teatro, dei musei, e si propone sulla scena internazionale con un immagine di alto profilo. Per il Lac sarà importante non solo avere una buona immagine interna, verso il Ticino.... segue a pagina 32 e 33

IL CAFFÈ I VINCITORI DA VEDERE Domenica 16 agosto LA SALA 09.00 COSMOS di ANDRZEJ ZULAWSKI 11.00 TIKKUN di AVISHAI SIVAN 13.30 THITHI di RAAM REDDY 14.00 RIGHT NOW, WRONG THEN di HONG SANG-SOO 24 Pardo miglior interprete femminile Pardo miglior interprete maschile Pardo miglior regia SACHIE TANAKA, HAZUKI KIKUCHI, MAIKO MIHARA, RIRA KAWAMURA per HAPPY HOUR di RYUSUKE HAMAGUCHI Giappone Premiate in blocco le quattro giovani protagoniste del film del 37enne regista nipponico JUNG JAE-YOUNG per RIGHT NOW, WRONG THEN di HONG SANG-SOO Corea del Sud Il 44enne attore coreano nel film interpreta l alter ego del regista e autore di Jigeumeun matgo geuttaeneun teullida ANDRZEJ ZULAWSKI Polonia per COSMOS Francia/Portogallo Il 75enne maestro polacco oltre ad essere regista cinematografico e teatrale ha scritto una decina di romanzi e racconti Pardo d oro per RIGHT NOW, WRONG THEN di HONG SANG-SOO Corea del Sud Il 55enne regista coreano fa il bis con la prima mondiale di Jigeumeun matgo geuttaeneun teullida (Right now, wrong then) dopo aver vinto il Pardo per la miglior regia a Locarno nel 2013 con Our Sunhi FestivaLac è la formula della cultura che vince I VINCITORI Il Pardo d oro Right now, wrong then, del coreano Hong Sang-Soo (sotto) sulla scena europea Il Ticino si apre al mondo da Locarno e Lugano mentre il Pardo d oro va al coreano Sang-soo F estivalac. Festival del film di Locarno e Lugano arte e cultura. La solida tradizione di una kermesse cinematografica, che quest anno ha visto il coreano Hong Sang-soo premiato col Pardo d oro, da una parte, e la grande sfida del nuovo centro culturale, che sarà inaugurato tra il 12 settembre, dall altra. Due vetrine di un Ticino diverso, di un cantone che vuole andare avanti guardando al futuro. Che vince con la cultura proiettandosi sulla scena nazionale e internazionale, lasciandosi alle spalle le polemiche da strapaese e i tossici furori di quella politichetta nostrana che si sente forte solo invocando muri e impossibili chiusure. La Casa del Cinema a Locarno, con cui si festeggerà anche il 70esimo Festival, e l avveniristico Lac che ha già marcato il nuovo profilo di Lugano. Pensare in grande per non restare sempre piccoli. Per superare quella mentalità localtribal che rischia di devitalizzare il Paese. Lo scatto arriva oggi da due poli culturali che segneranno gli anni a venire, tracciando anche il percorso di un altro possibile sviluppo. La cultura, checché se ne pensi, non è un lusso. La cultura, invece, fa anche mangiare. Un settore che in Svizzera contribuisce col 4,2% al prodotto interno lordo e dà lavoro a circa 200mila persone con le sue 40mila imprese. Senza contare le ricadute per tutto l indotto, il richiamo turistico e l arricchimento complessivo nella qualità della vita. Certo, quando si parla di cultura non si parla solo di cinema e mostre, ma, come ricordava il semiologo e scrittore italiano Umberto Eco, di produzione creativa e relativo consumo, quindi letteratura, musica, pittura, teatro, architettura, editoria, fotografia, spettacoli, design, moda, educazione e formazione. Un universo di attività che s intrecciano e s intersicano, contribuendo a cambiare, migliorandola, la visione della realtà locale e del mondo. Ecco cos è la cultura. Il Ticino che può contare già sull Usi, la Supsi, il Cisa e un emergente settore della moda, offre oggi un ricco panorama di iniziative,manifestazioni e organizzazioni culturali, molte delle quali dotate di una capacità di attrazione che va al di là dei confini cantonali, a cui il Festival del film e il Lac faranno da ulteriori propulsori. Si tratta solo di fare sistema. Perché è sulla cultura che ruotano la nuova economia della conoscenza e la produzione di beni immateriali, ossia i marchi delle fabbriche del XXI secolo. Gli stimoli diffusi dalla creatività, la flessibilità intellettuale, il desiderio di confrontarsi con gli altri, gli scambi, l incrocio di esperienze, la voglia di aprirsi e di capire di più il mondo, di conoscere e cimentarsi con cose nuove, generano valore economico e capitale sociale. Sono il propellente dell economia della conoscenza. l.d.a. I RICO NOSCI MENTI Omaggiati in 24 con premi e menzioni Un Palmarès accettato e condiviso che non ha sofferto nemmeno la trasferta al Fevi FestivaLac I PARDI N eanche il maltempo, che ha costretto ad una più unica che rara assegnazione dei Pardi al Fevi, ingentilito da un sapiente gioco di luci, è riuscito a guastare il Palmarès di questa 68esima edizione, che ha distribuito qualcosa come ventiquattro tra premi e menzioni tra le varie categorie e concorsi. Chi si aspettava qualche mugugno durante la presentazione alla stampa del Palmarés per l assegnazione del Pardo d oro nel Concorso internazionale - che sembra aver definitivamente abbandonato l idea di privilegiare opere più o meno prime o provenienti da cinematografie emergenti - non ha avuto soddisfazione. Anzi, l attore tedesco Udo Kier, portavoce della giuria, pur non pronunciando mai la parola unanimità ha fatto chiaramente capire che la scelta di premiare il coreano Hong Sang-soo con l oro, l israeliano Avishai Sivan col premio speciale della giuria per il rigoroso bianco e nero di Tikkun e il veterano Andrezej Zulawski per la regia del film polacco Cosmos non è stata per nulla sofferta. Stesso discorso per la migliore interpretazione maschile, ancora al film coreano con il protagonista Jung Jae Youg, e femminile che ha visto addirittura un ex aequo per le quattro giovani attrici nipponiche di Happy hour di Ryusuke Hamaguchi. Certo che sono stati presi in considerazione dalla giuria anche altri film - ha commentato Udo Kier sottolineando la compattezza delle decisioni del gruppo -, ma su 19 titoli avevamo cinque premi a disposizione e le nostre scelte sono state queste. Più effervescente, invece, la premiazione della sezione forse più in sintonia con la curiosità cinefila del popolo dei Udo Kier e le scelte Sono stati considerati altri film, ma su 19 titoli avevamo 5 premi e le nostre scelte sono queste festivalieri, quella dei Cineasti del presente che ha visto il trionfo dell indiano Raam Reddy, con il suo film low cost Thithi. Il 25enne regista, oltre ad essere il più giovane dei cineasti premiati, era al suo debutto assoluto sulla scena cinematografica e, in un colpo solo, è riuscito ad aggiudicarsi tra gli applausi al Fevi sia il Pardo d oro in palio, sia il premio per la migliore opera prima apparsa nell edizione 2015, lo Swatch First Feature Award. Premiato quindi, allo stesso modo, da due diverse giurie. Ma gli applausi non sono toccati solo allo spagnolo Mauro Herce, premio speciale per il suo Dead Slow Ahead e al miglior regista emergente, il cinese Bi Gan col suo Kaili blues. Forse per la prima volta, poi, una giuria è stata applaudita per le motivazioni che ha voluto offrire ad ogni premiato dei Cineasti del presente. Motivazioni che, scandite dal presidente della giuria il regista Júlio Bressane, uno dei massimi esponenti del Cinema Marginal brasiliano e figura chiave dell industria indipendente, sembravano delle critiche cinematografiche anticipate con tanto di emozioni suscitate annesse. Tanto curiosa quanto inedita, inoltre, tra le opere prime l assegnazione dell Art Peace Hotel Haward patrocinato dallo sponsor Swatch. Il 31enne iraniano Sina Ataeian Dena, nel concorso internazionale con Paradise (Ma dar Behesht). Il regista, infatti, ha conquistato il diritto ad una residenza, dai tre ai sei mesi, nel lussuoso hotel di Shangai della stessa Swatch, che concede, inoltre, agli artisti ospitati la possibilità di lasciarvi tracce della loro arte. e.r.b.

L ALTRA SALA 09.00 MAMA di DAVID PIRTSKHALAVA LA IMPRESIÒN DE UNA GUERRA di CAMILO RESTREPO FILS DU LOUP di LOLA QUIVORON NUEVA VIDA di KIRO RUSSO 11.00 PARADISE di SINA ATAEIAN DENA 14.00 DEAD SLOW AHEAD di BI GAN IL FILM PER LE FAMIGLIE Domenica 16 agosto PIAZZA GRANDE 21.00 ASINO VOLA di MARCELLO FONTE, PAOLO TRIPODI introdotto da MARIA GRAZIA CUCINOTTA ilcaffèlink 25 2 posto Premio speciale giuria per TIKKUN di AVISHAI SIVAN Israele Il 38enne regista israeliano si aggiudica il premio speciale della giuria per il suo film rigorosamente in bianco e nero presentato al Festival nella verione originale ebraico-yiddish Pardo d oro Cineasti del presente per THITHI di RAAM REDDY India Il 25enne regista di Bangalore al suo esordio mondiale vince due premi aggiudicandosi anche un bonus di 55 000 franchi Pardo per la migliore opera prima per THITHI di RAAM REDDY India Rinunciando alle tradizionali formule filmiche di Bollywood il regista Reddy entra subito nel circuito internazionale Pardino d oro miglior corto internazionale per MAMA di DAVID PIRTSKHALAVA Georgia Con 25 minuti intensi di dramma familiare il giovane regista georgiano si aggiudica anche i 10 000 franchi del premio Srg-Ssr I NUMER I IL COMME NTO segue dalla prima pagina L INTE RVISTA Lo so, è incredibile, ma ho finito di girare all ultimo momento Raam Reddy fa l en plein al suo esordio mondiale I l Palmarès ufficiale, formalmente, inizia la sua graduatoria dal concorso internazionale, ma se c è un vincitore morale di questa 68esima edizione del Pardo è il 25enne cineasta indiano Raam Reddy (nella foto a lato) che, al suo esordio mondiale, ha fatto l en plein. Col suo Thiti, infatti, in un colpo solo si è aggiudicato il Pardo d oro Cineasti del presente, il Premio per la miglior opera prima, lo Swatch First Feature Award, e pure un riconoscimento in soldoni per un totale di 55mila franchi. Immagino lo dicano tutti, ma è veramente qualcosa d incredibile e inaspettato - dice al Caffè il giovane regista che finora aveva solo realizzato un cortometraggio, plurimpremitao tra l altro,e pubblicato il romanzo It s Raining in Maya -. E giuro che nel mio caso la cosa ha veramente dell incredibile, visto che ho finito di girare il film giusto due giorni prima di L anti Bollywood Niente musiche, danze e coreografie bollywoodiane; anzi, l intero cast è composto da attori non professionisti spedirlo a Locarno. Tutti, dal presidente al direttore artistico del Festival, in queste pagine non fanno altro che proiettare il Pardo nel futuro; lei non poteva essere migliore testimonial... Beh, grazie, ma non vorrei essere caricato di tanta responsabilità. Quello che è certo è che, con questi premi in un Festival così prestigioso, la mia produttrice è già in trattative in diversi Paesi. Quale miglior promozione, per un regista esordiente, un opera vista per la prima volta in tutto il mondo, avere un Pardo d oro? Per tacere del premio in denaro, anche se per regolamento dovrà essere equamente diviso con la produzione. Fortunatamente non in questo caso. La produzione ha deciso che è tutto per me, anche perchè dovrò rimettere mano a Thithi per qualche ulteriore rifinitura al montaggio; un po perché effettivamente ho dovuto finire tutto di corsa, e un po perchè il prodotto per il circuito internazionale richiede comunque caratteristiche impeccabili. Quindi i soldi spariranno subito, come uno stipendio? Ma no, solo una parte, perché il resto ho deciso nel momento stesso che ho saputo di aver vinto, li investirò in un nuovo progetto. Naturalmente sarà un film low cost... Il più cinefilo dei festival ha premiato un film indiano che non ha niente a che vedere con Bollywood. Mi dispiace, ma nel mio film non ci sono musiche, danze e coreografie bollywoodiane. Anzi, è una piccola produzione indipendente, il film è stato interamente girato a Mandya, nel distretto di Karnataka, nell India sud-occidentale, e nella versione originale in lingua kannada. Nel caso non si fosse intuito, l intero cast del film è completamente composto da attori non professionisti, gente del villaggio... e.r.b. LA GIURIA ALLO SBANDO PREMIA...UNA REPLICA SENZA VERGOGNA 165.000 IL TOTALE DEGLI SPETTATORI L edizione numero 68 del Festival ha replicato il numero di spettatori dello scorso anno; l 80% degli ingressi si è registrato con gli abbonamenti 100.000 TUTTE LE SALE DEL PARDO 2015 Tra Fevi, La Sala, L altra sala, Kursal, Palalido e le tre sale del Rialto, nelle dieci giornate del Festival si è registrato l ingresso di circa centomila spettatori 8.400 MERYL STREEP FA IL PIENONE Meryl Streep in versione rockstar ha il primato degli spettatori in Piazza Grande con Ricki and The Flash di Jonathan Demme con Kevin Kline 1.000 LIEVE FLESSIONE PER LA STAMPA I giornalisti accreditati alla 68esima edizione della kermesse sono stati 937, qualche decina in meno rispetto all edizione del Festival del film dello scorso anno MARIAROSA MANCUSO Critica cinematografica Ha premiato con il Pardo d oro Hong Sang-soo, già vincitore del Pardo come miglior regista nel 2013 (non abbiamo sbagliato a scrivere, era due anni fa). Allora il film si intitolava La nostra Sunhi : una ragazza vista (e corteggiata) da tre uomini, un ex professore, un ex fidanzato, un regista. Ora il film si intitola Right Now, Wrong Then : una ragazza corteggiata - due volte, il film funziona come Sliding Doors o come Smoking/No Smoking - da un regista. La prima volta finisce male, la seconda meglio: ed ecco spiegato il titolo. Il film è bello, meritava di vincere. Resta però il sospetto che il coreano - classe 1960, considerato in patria una specie di Woody Allen - abbia trovato la formula giusta e la replichi senza vergogna. Sennò bisogna pensare cose molto cattive. Primo, che la qualità dei titoli in concorso fosse così scarsa da costringere quasi a replicare un premio dato due anni fa (era scarsa, in effetti, ma non fino a questo punto: c era almeno James White di Josh Mond : come Mia madre di Nanni Moretti, ma ben riusci- Ti-Press to). Secondo: molto ha contato la presenza in giuria dell attrice coreana Moon So-ri, che con Hong Sang-soo lavora dal 2008 (lo scrive pure il catalogo del Festival, non è che per saperlo abbiamo fatto spionaggio). Il premio come migliore attore dato a Jung Yae-young - ci credereste mai? il protagonista dello stesso film coreano certifica che a pensar male si fa peccato ma spesso s indovina. Purtroppo dobbiamo pensar male un altra volta, per i due rinonoscimenti a Tikkun dell israeliano Avishai Sivan, classe 1977: premio speciale della giuria e menzione per la fotografia. A differenza di Right Now, Wrong Then che ha il suo rigore registico, e però non pensa che significhi massima punizione per lo spettatore Tikkun è davvero ostico. Curatissime le immagini: in bianco e nero, fa notare il regista la vita degli ebrei ortodossi non ha colore. Il resto del film lunghissimo e lentissimo è pura carne da dibattito. Se solo riuscite a re- star seri quando un coccodrillo esce dalla tazza del cesso portando un messaggio (didascalia in ebraico). In giuria c era un regista israeliano, deve essersi battuto come un leone. Premio per le attrici e menzione speciale per la sceneggiatura a Happy Hour di Hamguchi Ruysuke, classe 1978 nessun giapponese in giuria, meno male. Confessiamo di non averlo visto tutto, il film durava cinque ore. Durata più adatta a una serie tv, viene da dire. Ma non esiste per fortuna serie tv che mostri in tempo reale mezz ora di psicoginnastica per imparare a toccarsi (i giapponesi non lo fanno, considerano indecente anche il ballo). Premio per la regia al venerato maestro Andrzej Zulawski, classe 1940, per Cosmos. Meritato? Difficile dirlo, visto che sfidiamo chiunque a raccontarci la trama del film. Per tacer dei personaggi, antipatici e scostanti. 1.200 ACCREDITI RECORD PER L INDUSTRY Con quasi 1.200 professionisti la sezione Industry ha visto crescere la partecipazione di addetti ai lavori provenienti da 68 diversi Paesi 211 I DISTRIBUTORI A CACCIA DI TALENTI Per la prima volta il Pardo ha visto la partecipazione di oltre 200 distributori cinematografici a caccia di talenti. Tra compratori e venditori presenti 235 manager

IL CAFFÈ 26 FestivaLac I TRAGUARDI IL PRES IDE NTE U Inutile nascondersi, abbiamo voglia di crescere ancora Nell agenda di Solari c è già la 75esima edizione Forse mai, come quest anno, archiviata con l ormai continuo successo l ultima edizione, anziché fissare gli obiettivi per la prossima, 69esima, l asticella viene posta a più ambiziose altezze. È vero che, dopo decenni, il Pardo ha messo in naftalina il classico slogan de il più piccolo dei grandi festival, ma è altrettanto vero che non nasconde più la sua consapevolezza d esser entrato a far parte delle kermesse globali a pieno titolo. E non è neanche il nuovo Palazzo del cinema, destinato a diventare fulcro dell audiovisivo, a trasmettere tanta sicurezza. Dal presidente Marco Solari al direttore operativo Mario Timbal trapela il convincimento che il marchio Festival sia ormai spendibile sul mercato degli sponsor globali; la responsabile Industry, Nadia Dresti, sa di poter contare su un affidabile rete di contatti, non solo continentali ma anche Oltreoceano. E al direttore artistico Carlo Chatrian, sulle cui scelte in fondo ruota tutto, non resta che continuare a sottolineare questa credibilità, magari mettendo in cantiere un Pardo 2.0. EZIO ROCCHI BALBI n po mi dispiace non poterlo più usare, perché era uno slogan davvero bello, ormai, però, non possiamo più nasconderci: siamo un grande festival. Ma non ho diritto alla gioia, anzi sono costantemente preoccupato perché dobbiamo crescere ancora. Archiviata a futura memoria la storica definizione il più piccolo dei grandi festival, il più grande dei piccoli festival, Marco Solari, 70 anni, presidente del Pardo è già proiettato nel futuro. E non parla solo delle prossime edizioni: Il consiglio d amministrazione mi ha chiesto di organizzare qualcosa di particolare per l edizione 2017, il 70esimo del Festival rivela divertito -. Il 70esimo mi dice poco; in realtà punto ad un 75esimo alla grande. Quindi vede ulteriori possibilità di crescita in futuro? L importante, per favore, è che non ci si dica che, forse, siamo già cresciuti troppo... Sì, grazie alla continuità e alla lealtà degli sponsor ci permettiamo di crescere ancora. Liberi. E guardo alle imprese private, perché senza queste non c è crescita. La scelta di una grande azienda come Swatch, che potrebbe investire in qualsiasi manifestazione mondiale e ha puntato sul Festival, mi fa capire che è molto più di un buon segnale. Poi arriverà la Casa del cinema... La Casa del cinema ha fatto un primo passo essenziale, ma dovrà molto rapidamente trasformarsi nella Casa dell audiovisivo. Cosa che richiede uno sforzo enorme che dovranno affrontare al più presto la Città, la Regione, il Cantone a livello politico, a partire dall ex sindaco Carla Speziali che è la presidente della Casa. La Città-Ticino dovrà avere un quartiere specializzato nell audiovisivo a tutto campo, formazione inclusa. E che ruolo giocherà il Festival? Il nostro compito rimane quello di essere una piattaforma forte, stimolante e centrale. Noi troviamo una Casa che sarà il centro di tutta una serie di attività, ma, ripeto, è solo l inizio. La mia visione è una città dell audiovisivo, in rete con il resto del cantone; una sfida per le prossime generazioni. Qual è la parola chiave del futuro? Non scopro l acqua calda: la società è cambiata in modo enorme in pochi anni e tutto passa attraverso la digitalizzazione. Oggi un manager che non dedica almeno il

Ti-Press ilcaffèlink 27 IL DIRE IL PRESID TTO ENTE RE CISA Faremo della Casa del cinema un polo formativo di eccellenza I progetti di Domenico Lucchini per la grande Rete audiovisiva 50 per cento del suo tempo a pensare come trasformare in vantaggio e valore aggiunto per la sua attività, per la sua azienda, la digitalizzazione dovrebbe essere licenziato. Per il Ticino, nel frattempo, il Festival è diventato un marchio di fabbrica globale. Per il Ticino? Diamo un immagine prestigiosa della Svizzera, un operazione culturale che offre l immagine di un Paese dinamico, che guarda avanti. Forse non tutti sanno che, per le nostre rassegne, riceviamo più richieste dalle ambasciate elvetiche di quante ne possiamo soddisfare. Non sono la persona adatta cui chiedere se vedo ulteriori possibilità di crescita; certo che cresceremo ancora. Ti-Press I fondi di Berna Berna investirà su singoli progetti. Anche Focal ha già assicurato fondi aster class, formazione di producer creativi, specializzazioni audiovisive, laboratori... La Casa del cinema sarà inaugurata solo fra due anni, ma il 61enne Domenico Lucchini, direttore del Conservatorio internazionale di Scienze audiovisive (Cisa), è sicuro che Locarno diventerà una Cittadella del cinema 365 giorni all anno. Almeno sotto il profilo della formazione, con un coinvolgimento di sinergie che non ha paragoni nel Paese: È così, a livello nazionale rappresenterà un unicum nella formazione audiovisiva, anche perché dal Cisa alla Supsi, dall Accademia Rsi all Usi, ognuno potrà proporre livelli di specializzazione diversa. E le sinergie potrebbero allargarsi alla Summer Academy del Pardo, alla Film commission del Cantone. Naturalmente la sua è un ipotesi di lavoro. No, per quanto riguarda il Cisa è un ipotesi ormai concretizzata, visto che dal giugno 2016 saremo riconosciuti come Scuola specializzata superiore a livello federale, e non svelo alcun segreto anticipando che i nostri post diploma, con sei diverse specializzazioni, saranno al Palazzo del cinema. Anzi, abbiamo già allo studio ulteriori executive master: quello di Producer creativo probabilmente con la Rsi come partner, e quello di adattamento cinematografico con il Centro sperimentale di cinematografia. Sorprende un po che, dopo tanto scetticismo iniziale per il Palazzo del cinema, ora tutti puntino sul suo destino di futuro polo audiovisivo. Certo non da parte parte nostra. Anzi, fin dall inizio non abbiamo avuto remore nello splittare su Locarno parte della nostra formazione che ha storicamente base a Lugano. Tra l altro, ricordando che la nostra iniziativa è privata, la nostra partecipazione non va a caccia di finanziamenti: possiamo già fare affidamento, infatti, su fondi per 800mila franchi all anno. La Confederazione, comunque, per un centro formativo della qualità che lei prevede, non dovrebbe far mancare il suo contributo. Questo è sicuro, ma penso che Berna non investirà a pioggia, ma sulle singole progettualità. Anche la fondazione nazionale Focal, ad esempio, ha già assicurato fondi per alcuni progetti presentati da Marco Müller. Non c è il rischio che, tra i tanti istituti coinvolti, ci sia una sovrapposizione di formazione? No, ognuno offrirà corsi superiori diversi. La Supsi, ad esempio, punterà sul Dipartimento formazione e apprendimento di Michele Mainardi per creare insegnanti dell audiovisivo. Anche i workshop europei Adapting for cinema potrebbero fare tappa fissa a Locarno. Fra tanta offerta il Cisa non rischia di perdere studenti? Non credo proprio, visto che già ora non siamo in grado di accettare tutti i candidati ai nostri corsi che, è bene ricordarlo, al 50% vengono dall estero. Il vostro corso di base biennale resterà a Lugano? Ancora per poco. Fra tre anni la sede sarà a Massagno; un mini campus visto che riveleremo il cinema Lux che sarà un Art House, studio di posa, aule, uffici e laboratori. La Casa del cinema e il Festival saranno il fulcro, ma il network coinvolgerà tutto il cantone. e.r.b. Kale mela novità: Bio a sm thies negli scaali refrigerati

IL CAFFÈ ilcaffèlink 29 IL DIRETT ORE ARTIST ICO La nuova sfida è trovare mercato per i piccoli film LA RESPON SABILE INDUST RY Diventeremo una piattaforma di networking CARLO CHATRIAN Il 44enne, dal 2012 è direttore artistico del Festival del film Locarno B Tra le scelte future di Carlo Chatrian come convivere con web e streaming uona parte del futuro dell audiovisivo si gioca sul digitale, sul web e sullo streaming. Il 44enne direttore artistico del Pardo Carlo Chatrian lo sa bene, ma sa altrettanto bene che in questo processo il Festival non potrà ritagliarsi un ruolo: È un circuito che non ha bisogno delle vetrine dei festival del cinema, per questo tipo di entertainment l attrazione che suscita un festival non è rilevante. Eppure certe produzioni televisive, come quelle Hbo, hanno ormai dimensioni globali, con cast farciti di premi Oscar. È vero, sono produzioni cinematografiche d alto livello, ma Hbo e Netflix per il momento non sono coinvolgibili. Sarà interessante, però, offrire uno sguardo retrospettivo su queste produzioni; saranno un patrimonio tra un po di tempo e allora il Festival ci sarà. Un altro segnale preoccupante è che il cinema indipendente continua ad allargarsi, ma altrettanto non si può dire per l offerta cinematografica nelle sale. Sì, è una delle grande questioni da governare, ma è anche vero che oggi produrre cinema costa molto meno che in passato e la maggior offerta di produzioni indipendenti, non ossessionate dall esigenza di vendere i diritti alle tv per pareggiare i conti, offre maggiori opportunità per scelte di qualità. Un vantaggio, quindi, per le selezioni dei film in concorso in futuro? Sicuramente, un regista emergente, un opera prima non si pone il problema di posporre l uscita del suo film sapendo di essere selezionato per il Pardo. Il problema, semmai, si pone per i film in Piazza. Le uscite dei blockbuster, dei film più ambiti tendono ad essere sempre più day & date, programmate e mirate secondo logiche di marketing che difficilmente vengono variate per concedere a Locarno una prima mondiale. Cosa le fa più paura nel futuro del Pardo? Non so se mi fa paura, preferisco pensarla come una sfida importante: far capire al mercato che anche dei piccoli film, indipendenti e coraggiosi, hanno la possibilità di un ritorno economico. L obiettivo è trovare una nuova, significativa fetta di mercato sensibile ad una produzione qualitativa come la nostra. La Casa del cinema potrà essere un punto di forza in più? Sarà un tassello importante nel settore dell audiovisivo, ma non dimentichiamo che la grande vetrina è il Festival. Va da sé che, come partner, può svolgere un ruolo significativo per sviluppare certi eventi, e penso alle sinergie possibili con nostri spin off come L immagine e la parola o la Summer School, l Academy. Il Palazzo del cinema dovrà integrare le risorse, con un suo staff, personale e mezzi, fino alla produzione di eventi in grado di sostenersi autonomamente. e.r.b. P Lo sviluppo delle attività internazionali e gli altri traguardi visti da Nadia Dresti NADIA DRESTI La 50enne, è responsabile dell Industry del Festival dal 2010 roduttori, compratori, venditori e rappresentanti istituzionali di enti pubblici legati alla cinematografia. Circa 1.200 accreditati di 68 Paesi diversi che, come ricorda la 50enne, Nadia Dresti responsabile delle Attività internazionali del Festival, l Industry, hanno contribuito non poco ad allungare un red carpet che, mai come in questa edizione, si è srotolato per le zampate del Pardo: Sì, il 20% in più rispetto al solo anno scorso che pure aveva registrato una partecipazione record, e oltre 200 di questi sono distributori alla ricerca della chicca ; un obiettivo che vale al momento della selezione tanto per noi quanto per loro e che in futuro diventerà ancora più affidabile. Cosa le fa pensare che la vetrina futura del Pardo sarà sempre più appetibile per il mercato? La crescita del Festival nelle ultime edizioni è stata evidente, mentre altre rassegne sono rimaste al palo o hanno perso posizioni. Intendiamoci, a Locarno gli stand di vendita non ci sono e non li faremo mai, nessuna velleità di emulare Cannes, ma la nostra tre giorni di Industry screening, con visioni riservate agli operatori di mercato è sempre più fitta e attraente sia per la qualità dei film, sia per la selezione proposta. Il mercato delle opere prime, delle prime visioni assolute ha aumentato il suo valore? C è una ricerca del prodotto originale, inedito, ma è la capacità di selezione del Festival che ha visto crescere la sua affidabilità. Il marchio Pardo vale come prima vetrina, ma adesso anche come seconda vetrina, nel senso che un film, magari passato inosservato alla prima uscita in un festival minore, se è riselezionato e riproposto da Locarno merita più attenzione dal mercato. Insomma, l etichetta del Pardo ha aumentato le sue quotazioni? Ed è destinata ad aumentare ancora di più, perché siamo riusciti a creare un concetto di networking, di rete, dove la qualità dei contatti è importante come quella dei film. Può fare un esempio concreto del networking del Pardo? Il Festival ora è una piattaforma che, con l iniziativa Alliance for development, coinvolge inizialmente Francia, Germania e Italia. Guarda caso le tre lingue nazionali che, dopo il voto del 9 febbraio, come è successo per l Erasmus, hanno visto bloccare i vantaggi delle coproduzioni. L Ufficio federale della cultura ha messo a disposizione, come misura compensativa, gli stessi capitali che versava alla Ue, e chi meglio del Festival poteva far incontrare gli operatori internazionali interessati? Quali altri segnali risulteranno positivi in futuro? Solo per fare un esempio l Academy Awards, l associazione che assegna gli Oscar, vuole rinfrescare i rapporti di Los Angeles con l Europa e, per la prima volta, un loro manager ha partecipato ad un festival europeo: ed è Locarno. Assisteremo, in seno all Academy, ad un cambio generazionale, hanno l esigenza di individuare i giurati del futuro, registi, autori e i produttori emergenti, e l indipendenza e il prestigio del Festival evidentemente rappresentano una garanzia. e.r.b. FestivaLac GLI OBIETTIVI IL DIRETT ORE OPERA TIVO Il nostro brand ora è globale Logistica e strutture saranno il problema numero uno per Mario Timbal Un grande festival in una piccola città si fa apprezzare dai visitatori anche per la dimensione più umana dell evento, per la semplicità dei rapporti e della comunicazione impensabile in altre kermesse. Tutto ciò per il 38enne Mario Timbal, direttore operativo del Festival del film, si traduce nella consapevolezza che la logistica sarà il problema numero uno da affrontare: Tutta la città ormai è il Festival, e per il pubblico si trasforma in un esperienza totale con il territorio. Basta ricordare che le sale cinematografiche perdono ogni anno affluenza e che, al contrario, i grandi eventi crescono per capire cosa ci aspetta.... E cosa ci dobbiamo aspettare? C è ancora tutto da costruire: strutture, collegamenti... come dobbiamo creare sempre nuovi progetti, nuove partnership. Ormai il brand del Pardo è un marchio globale, di nicchia se vogliamo, ma globale. Il Palazzo del cinema, quindi, aiuterà a soddisfare almeno parte di queste esigenze? Sì, ma certo non farà sparire le tende e le strutture provvisorie allestite ad hoc. Il vantaggio è che avremo tre nuove sale di proiezione, soprattutto dotate di tecnologia avanzata, cosa che potrebbe diminuire quei 2,8 milioni attualmente destinati alla parte tecnico-logistica, recuperando risorse che ci permetteranno di sviluppare altri progetti. Insomma, il Pardo è destinato a crescere ancora? È una dolce condanna, ma anche un recentissimo studio conferma come sia strategica la nostra capacità di intercettare nuovo pubblico e come ciò promuova turisticamente il territorio. E la nuova partnership con l ente Turismo sarà una carta importante da giocare. Ma si parlava anche di un brand Festival che acquisisce sempre più valore... È così. Solo per fare un esempio l intera Retrospettiva farà, subito dopo la rassegna, cinque o sei tappe in giro per il mondo. Una visibilità internazionale non solo per il marchio Pardo, ma penso anche al ritorno d immagine di sponsor global player come Swiss o, appunto, l ente Turismo. Quindi, una crescita anche in termini di mercato commerciale? Quando parlo di brand, di marchio, che aumenta il suo valore non dimentichiamo che è strettamente collegato al valore artistico, culturale dell offerta del Festival. La qualità dei nostri eventi, delle nostre rassegne proposte in piena libertà, indipendenza ed autonomia ha evidentemente, e giustamente, una legittimazione culturale che non è solo condivisa e capita dal pubblico, ma anche dagli sponsor. e.r.b. MARIO TIMBAL Dopo i rapporti con gli sponsor, il 38enne dal 2013 è il direttore operativo

IL CAFFÈ 30 FestivaLac IL FUTURO L ANAL ISI/1 Locarno sarà il polo audiovisivo Dallo sviluppo della filiera del Pardo al Lac di Lugano, va in sc MANUELE BERTOLI direttore del Dipartimento dell Educazione, della Cultura e dello Sport Locarno e Lugano, le nostre perle affacciate sui laghi, senza naturalmente negligere tutto quel che viene offerto altrove, saranno le due facce della medaglia culturale con la quale il Ticino intende affermarsi sulla scena svizzera. Locarno con il suo Festival cinematografico è una realtà consolidata, Lugano con il Lac lo diventerà rapidamente. Ciò che continua a stupirmi è la pretestuosità delle ricorrenti e spesso inconsistenti critiche contro queste due iniziative, che danno e daranno lustro al Ticino. Un autolesionismo che non fa onore a nessuno e dà una brutta immagine del nostro Cantone al di là dei nostri confini. L evento locarnese di agosto è la colonna portante dello sviluppo della filiera cinematografica che punta a definire il Sopraceneri (c è anche Castellinaria a Bellinzona che si sta professionalizzando) quale polo dell audiovisivo svizzero. Il Lac si ripropone di divenire il polo culturale dell area italofona in grado di attirare pubblico dalla Lombardia e dal nord delle Alpi. Anche per il Lac abbiamo assistito ad uno stillicidio di critiche e sberleffi, per lo più di matrice leghista, protrattosi per anni. Dante scriveva non ti curar di lor ma guarda e passa : penso che questo consiglio vada raccolto a piene mani sia da chi si occupa del Festival sia da chi si occupa del Lac. Con l apertura della galleria ferroviaria del Ceneri Locarno e Lugano saranno più vicine, basteranno 22 minuti invece di 50, un tragitto urbano, poco più d un soffio per collegare tra loro musica, esposizioni d arte, teatro, cinema. Abbiamo assistito negli ultimi decenni ad un continuo calo della presenza turistica e la carta culturale (ce lo ha ancora una volta dimostrato questa edizione del Festival del film) è una sfida da cogliere con piena convinzione in vista di un rilancio. Il Ticino si è appena dotato di una Legge sul sostegno alla cultura, consapevole di quanto sia fallace l affermazione secondo cui con la cultura non si mangia. La cultura, oltre che pane per l anima, può al contrario diventare anche occasione di indotto economico rilevante, come è già stato dimostrato per Locarno e come senz altro sarà il caso per Lugano. Locarno e Lugano sono e

svizzero na l altro Ticino ancor più saranno dei crocevia di persone e di idee, luoghi di scambio di esperienze e di pensiero, affacciate su due laghi svizzeri ed italiani, sintesi perfetta della nostra identità svizzeroitaliana. E siccome mi occupo di scuola e di cultura vorrei concludere osservando che la cultura è un formidabile antidoto contro tutte le derive di chiusura, sia materiale sia intellettuale. Per me, lavorare per una scuola di qualità e per una presenza culturale forte significa iinvestire nella crescita delle future generazioni e combattere l ignoranza, due obiettivi imprescindibili per una collettività sana. SI GUARDI AL CINEMA DI OGGI SENZA SANTIFICARE IL PASSATO L ANAL ISI/2 MARIAROSA MANCUSO Critica cinematografica Io son giù nella sala macchine che fatico e sudo, unto di grasso. Ma il passeggero che sulla sua sdraio su in coperta si gode la crociera non lo deve sapere. Lo diceva Luis-Ferdinand Céline, parlando del mestiere di scrittore: lo sforzo non si deve vedere, e neppure va pagato a parte. È normale per chiunque faccia un lavoro che prevede un pubblico (mestiere che nessun dottore ha mai ordinato: si può sempre star tranquilli e leggere i libri o vedere i film altrui). Conosciamo le difficoltà che si incontrano ad organizzare il Festival di Locarno - in sintesi: Date, Distributori, Divi. Sappiamo che i problemi aumenteranno invece di diminuire. Ma qualcosa si può fare, per restituire alla manifestazione il ruolo che ha avuto in passato. Prendiamo Marco Bellocchio, che proprio a Locarno ebbe un premio per I pugni in tasca. Celebrarlo nel 1965 fu una rivoluzione: l opera prima di un regista grintoso e originale. Celebrarlo adesso, dopo svariati film non all altezza della sua fama, significa solo assicurarsi un nome di richiamo sul palco. Più per i giornalisti che seguono la manifestazione e sono affezionati ai maestri dei tempi loro, che per chi è curioso del cinema d oggi. Vale lo stesso per Michael Cimino: per quante volte ancora dobbiamo rendere omaggio a un regista che con un solo film - I cancelli del cielo, con Kris Kristofferson e Isabelle Huppert sui pattini a rotelle - fece fallire una major carica di storia come la United Artists? Il problema non sono gli sponsor, come qualcuno ha suggerito. Organizzare un festival è anche questione di realismo, i soldi servono ad arricchire il programma e a portare sul palco un attore come Edward Norton (anche con il suo cattivo carattere, porta un soffio di modernità accanto al repertorio stantio di Cimino & Bellocchio). Però le star dovrebbero venire con i loro film. Si nota una certa contraddizione nel celebrare il cinema duro e puro - quello senza glamour, che a Locarno è considerata una brutta parola - e nello stesso tempo procurarsi attraverso i premi le celebrità da far salire sul palco in Piazza Grande. Non sempre si può avere Harrison Ford. Ma un Festival che guarda al futuro dovrebbe puntare su Amy Schumer (e sul suo strepitoso film Trainwreck, nelle sale a settembre con il titolo Un disastro di ragazza ) più che su Bulle Ogier. Quel che era nuovo negli anni 70 oggi non lo è più (basterebbe ricordare che il titolare della retrospettiva Sam Peckinpah fu considerato fascista per Cane di paglia ). E se dobbiamo vedere in concorso un film giapponese che dura cinque ore, tanto varrebbe aprire alle serie tv: oggi i registi e gli sceneggiatori più bravi lavorano lì. Bisognerebbe rischiare un po di più, lasciando al loro destino i titoli fabbricati per piacere ai critici e alle giurie. Senza il pubblico che paga per godersi la crociera, direbbe Céline, il cinema muore. ilcaffèlink 31 AL PIÙ CINEFILO DEI FESTIVAL SERVE UN INEDITA SEZIONE 2.0 L ANAL ISI/3 ROBERTO NEPOTI Critico e saggista Tra i grandi festival cinematografici europei Locarno è il più cinefilo. E questo è anche un bene per gli appassionati di cinema, però ne può limitare la visibilità all esterno; la eco mediatica come si dice. Dunque si potrebbe cominciare con l evidenziare il glamour di Piazza Grande, aggiungendo alle serate in cui si premiano gli ospiti di riguardo - registi, attori - con qualche tipo di red carpet pensato per il largo pubblico: un po come a Cannes in edizione ridotta o, più modestamente, come alla Festa del cinema di Roma. Veder sfilare gli ospiti è sempre uno spettacolo apprezzato che, attraverso le foto, rimbalza sulle pagine dei giornali e sul web con un effetto di amplificazione utile al Festival. Altra cosa potrebbe essere la creazione di un marché parallelo al calendario festivaliero; pensato, però, non sulla taglia oversize dei festival maggiori per trattare vendite a acquisti dei film più attesi della stagione, ma in una forma più ridotta. Che avrebbe il vantaggio di far circolare soprattutto prodotti filmici di origine europea e di produzione indipendente, non necessariamente ligi ai canoni del mercato cinematografico; nello spirito, insomma, della manifestazione soprattutto da quando a dirigerla è Carlo Chatrian. E fin qui abbiamo detto di cose che anche gli altri festival hanno, magari da calibrare sulle specifiche caratteristiche della manifestazione locarnese. Ce ne sono altre, invece, che festival come Cannes e Venezia non hanno (quasi) più, o che non hanno ancora, e questo potrebbe essere un terreno su cui differenziarsi dai concorrenti, avvantaggiandosi su di essi. Le grandi retrospettive dedicate all opera di un regista sono senz altro apprezzabili, tuttavia sembrano riservate a un pubblico duro e puro, che solo la tradizione consolidata di Locarno riesce a conservare malgrado i diversi orientamenti della cultura cinematografica odierna. Sarebbe più utile, probabilmente, non già rinunciare alle rassegne monografiche, ma accentrarle intorno a un tema (come ai tempi della direzione Bignardi, con la retrospettiva su cinema e giornalismo ad esempio) che permetta una scelta di titoli più eclettica e più creativa della mera monografia (anche considerando che, per quanto sia bello vedere i vecchi film sul grande schermo, oggi non è difficile procurarsi l opera omnia di un regista su altri supporti). Ed ecco, infine, quale potrebbe essere la vera novità per fare la differenza. Creare una sezione di esplorazione dei nuovi territori dell immagine (cosa per la quale Locarno, in fondo, ha sempre avuto una vocazione): dedicata, però, alle immagini prodotte per il web e diffuse via rete. Una sorta di sezione 2.0, che i festival più grossi non si possono permettere nel timore di venir meno alle proprie tradizioni (e infatti Cannes e Venezia stanno, in qualche modo, invecchiando) e che, invece, potrebbe vedere la luce proprio nella più agile Locarno. brandinghouse Il nostro negozio del paese - naturalmente ottimo! «Le mucche sono caratteristiche del paesaggio. Volg è il caratteristico negozio di paese.» Albert Breitenmoser, cliente del Volg Steinegg (AI) A chi ha sempre desiderato una mucca tutta sua, Albert Breitenmoser offre la soluzione giusta. Meisli con la sua silhouette moderna, la dinamica Carmen o l ingorda Paula sono 3 delle 18 mucche che si possono affittare da lui. All innovativo contadino di Appenzello-Eggerstanden l idea è venuta otto anni fa quando il prezzo del latte era stato ridotto ancora. Da allora affitta le sue mucche per una stagione d alpeggio da giugno fino a fine agosto o mensilmente. L affittuario può far visita alla sua mucca, mungerla con le proprie mani, passare la notte nella malga e riceve una forma di formaggio e una foto ricordo. Albert Breitenmoser fornisce il latte delle sue mucche anche al caseificio di montagna Gais, da dove provengono le specialità «Tipicamente Svizzera Tipicamente Volg» come i formaggi Säntis-Bergkäse e Volg-Dorfchäs. Volg. Da voi nel villaggio. A Steinegg come a casa. L artista Vreni Gschwend di Rebstein (SG) è affascinata dagli abitanti di Appenzello. Li realizza in legno galleggiante e argilla. Le mucche di Alfred Breitenmoser passano l estate nelle alpi marittime presso il Seealpsee nell Alpstein, dove l affittuario può anche venire a fare loro visita di persona. fresco e simpatico

IL CAFFÈ 32 Con il Lac una nuova efferve L avveniristico polo luganese sarà uno dei propulso F orse CLEMENTE MAZZETTA con la cultura non si mangia, ma di sicuro senza non si vive. Con il Lac, il nuovo centro di arte e cultura di Lugano, che sarà inaugurato il 12 settembre, il Ticino scommette sulla forza delle arti, della musica, del teatro, delle mostre e si propone sulla scena internazionale con un immagine di alto profilo. Per il Lac sarà importante non solo avere una buona immagine interna, verso il Ticino, ma anche a Sud, verso l Italia e a Nord verso il resto della Svizzera, auspica Renato Martinoni, professore all università di San Gallo, da sempre sostenitore di un apertura del cantone a 360 gradi. Il Lac inteso come centro culturale in grado di accogliere la migliore offerta e produzione artistica locale, ma soprattutto di attrarre quella internazionale. Abbiamo un magnifico contenitore che ha una grande sfida davanti: inserire oltre alla musica classica anche altri contenuti di eccellenza. Cosa non facile visti i tempi che viviamo - sostiene Jacky Marti, ideatore di Estival Jazz uno dei grandi appuntamenti luganesi. Secondo Marti sarà imprescindibile coinvolgere i privati nell operazione: Si tratterà di convincere i grandi sponsor a sostenere la cultura che non è mai uno spreco, ma un investimento. Lo Stato non può fare tutto. Assieme alla futura Casa del cinema di Locarno e al suo Festival, la nuova struttura luganese si candida a diventare Punto di riferimento Un contenitore di proposte come punto di riferimento, un magnete verso il sud e il nord uno dei punti di riferimento culturali della Svizzera, capace di proiettare il cantone sulla scena mondiale. E con la creazione di altri centri, come il futuro Teatro dell architettura di Mendrisio, esprime un effervescenza quasi rinascimentale che va in direzione opposta ad una politica ripiegata su se stessa, sulle visioni localistiche. Il Festival del film è un esempio, bello e significativo, di un Ticino capace di aprirsi, di diventare un magnete, aggiunge Martinoni, secondo cui il cantone può solo guadagnarci dal fatto che questi poli culrurali siano conosciuti oltre i propri confi- Lo sforzo di un cantone minoritario per promuovere la propria identità e specificità in un contesto europeo IL DIR ET TORE Bilancio e traguardi di Michel Gagnon a meno di un mese dall attesa inaugurazione Avrò raggiunto il mio obiettivo se diventerà un luogo d incontro FestivaLac LA SFIDA MICHEL GAGNON Il direttore del Lac Michel Gagnon, 58 anni, porta la sua esperienza canadese P er il Lac sogno un red carpet aperto a tutto il pubblico. Il direttore del Lac, Michel Gagnon, 58 anni, non si sottrae al parallelismo col Festival del film di Locarno. Del resto parliamo delle due maggiori proposte culturali del Ticino. La seconda forte delle sue 68 edizioni, la prima pronta ad alzare il sipario e farsi scoprire dal 12 settembre. Entrambe espressione di un cantone che punta sulla cultura per guadagnare visibilità al di fuori dei confini svizzeri. Manca meno di un mese, direttore, a che punto siamo oggi con questo ambizioso progetto? Incominciamo col dire che il Lac proporrà una programmazione internazionale di alto livello. Per Lugano Musica il programma è già annunciato con orchestre che si sono esibite ovunque nel mondo. Avete già segnali di un interesse da parte di un pubblico straniero? Assolutamente. La prevendita per gli spettacoli di inaugurazione è stata eccezionale. Basti dire che lo spettacolo di Finzi Pasca, La Verità, sarà messo in scena per 9 volte e un totale di 9000 biglietti venduti. Per me questo rappresenta già un exploit. Avvertite la concorrenza di una metropoli come Milano, con la sua enorme proposta culturale? Il Lac rappresenterà comunque un occasione eccezionale per venire ad assistere a degli spettacoli internazionali in Ticino. Abbiamo una grande sala, moderna, meravigliosa. L idea non è quella di fare concorrenza a Milano, che resta Milano, ma di creare qui qualcosa di molto bello, di molto interessante, di alto livello e con una propria personalità. Qual è l anima che il direttore vorrebbe dare al suo Lac? Il Lac è più cose, ma tre sono essenziali. Innanzitutto, come detto, un centro per una programmazione di livello internazionale. Inoltre rappresenta anche un luogo per lo sviluppo degli artisti del Ticino che oggi hanno bisogno di una struttura moderna e l avranno. Ma soprattutto, potrò dire di essere riuscito nel mio lavoro a Lugano, quando il Lac apparterrà alla gente del Ticino e quando diventerà veramente un progetto sociale. Sto riflettendo su cosa dire il 12 settembre, di sicuro farò risaltare il fatto che il Lac è un luogo aperto, dove si va a vedere uno spettacolo, ma dove è anche Le polemiche Quando in una città nasce qualcosa di grande sempre c è discussione. Ma le critiche non devono essere distruttive benvenuto chi viene per prendere un caffè o si ferma a leggere un libro o chiacchierare. Sarà prima di tutto un luogo di incontro nella città. Il Lac non vivrà solo di sera ma durante tutta la giornata. Luogo d incontro, dunque, non solo tra luganesi, ma anche occasione per incontrare persone provenienti da altre realtà Una ventata d apertura dunque. Non solo. Aggiungiamoci i giovani dell università o gli studenti del vicino Franklin College che troveranno al Lac una copertura wi-fi e comode poltrone dove sedersi e discutere. Locarno si proietta sul mondo per due settimane, la vostra sfida è ottenere visibilità tutto l anno. Questo la preoccupa? Ritengo che il progetto sia a buon punto. Evidentemente occorre lavorare per l incremento del pubblico. Il concetto dell offerta non dovrà essere quello di una sola serata per evento, ma di due o tre. In Ticino non c è successo, senza polemica. Dal suo arrivo dal Canada sono passati 14 mesi, come vive questa atmosfera litigiosa? Ci colgo il lato positivo, ossia che un grande progetto che nasce in una città fa sempre discutere. A Lugano, come altrove. Ma le critiche non devono essere distruttive. s.pi.

ilcaffèlink 33 scente immagine culturale ri per proiettare il Ticino sulla ribalta mondiale ni. La cultura è un investimento, dà un valore aggiunto al nostro territorio, produce ricadute anche economiche non indifferenti, osserva Gerardo Rigozzi, direttore della biblioteca di Lugano che, però, non invidia i futuri gestori del Lac. Dovranno sapersi aprire al mondo, alle nuove tendenze, essere dinamici, propositivi, inserendosi in modo adeguato, direi anche umile, nel sistema culturale ticinese, cosa non facile sottolinea -. Comunque, è improponibile che sia un potere politico a gestire una struttura come quella del Lac, spero si vada verso una Spazio simbolico Un luogo, anche simbolico, dove incontrarsi, lungo un cammino iniziato da tempo fondazione come si fa nelle gradi città, da Bilbao a Torino. Ma il Festival di Locarno e il Lac di Lugano ci obbligano a un grande impegno per sostanziare un immagine che travalichi i nostri confini. Compito più difficile per il Lac, rispetto al Festival ormai rodato da settant anni d esperienza. Il fatto di avere un luogo anche simbolico dove incontrarsi, sarà un passo avanti su un cammino che non inizia ora. È da tempo che la cultura nutre il Ticino, osserva il musicologo Carlo Picardi. Cita l Università, il Conservatorio musicale, il Festival del film, l Accademia di architettura. Finalmente abbiamo a Lugano una vera struttura per il teatro, i concerti e i prodotti della cultura che dovrà essere un punto di riferimento sociale organico, aggiunge Picardi. D altra parte, noi esistiamo in quanto rappresentiamo l etnia e la cultura italiana in Svizzera. Non è possibile difendere e promuovere le minoranze, senza tutelare la relativa cultura. Tutte le minoranze, dalle Fiandre, alla Catalogna, all Alto Adige si qualificano per la cultura che rappresentano. Proprio perché siamo pochi e deboli dobbiamo promuovere la nostra cultura, far fronte alla pressione delle altre minoranze francesi e tedesche che in Svizzera ci sovrastano. Concetti sostenuti dai politici ticinesi fin dall 800. Come Franscini che segnalava la debolezza culturale del Ticino e lodava l apporto dei rifugiati italiani all identità cantonale. 1 L IN AU GURA ZIO NE IL TAGLIO DEL NASTRO Ancora mistero su chi taglierà il nastro. L ora X, che tra due settimane aprirà i festeggiamenti è fissata alle 10 del 12 settembre. GIOVANNA MASONI BRENNI Vicesindaco di Lugano, Giovanna Masoni Brenni, 51 anni,è responsabile dell Area dellacultura della Città e del progetto di nuovo Centro culturale cheverrà inaugurato il 12 settembre LA MUNI CIPA LE Missione e visioni del grande Centro spiegate dal vicesindaco Giovanna Masoni Un progetto che crea ponti in direzione di Berna e Italia STEFANO PIANCA Una sottile linea rossa unisce il Festival del film di Locarno al nascente Lac di Lugano: ed è il respiro internazionale che anima i due gioielli dell offerta culturale ticinese di oggi e del futura. Un paragone che mi piace molto, perché il Festival è una realtà importantissima per tutta la Svizzera italiana e per il resto del Paese grazie al notevole apporto che dà al federalismo culturale. È un ponte verso la Svizzera ed è un luogo dove tutto il mondo della cultura si ritrova afferma il vicesindaco Giovanna Masoni Brenni, 51 anni, responsabile dell Area cultura di Lugano. Il Lac richiede però un altro passo e un diverso uso delle risorse rispetto ad un festival... A Locarno tutte le energie sono concentrate su un evento di livello planetario. La differenza di fondo è che noi avevamo un attività culturale su tutto l anno, diffusa, disparata, con un budget non da eventi continui ma rispettabile per una città come Lugano, tuttavia ci mancava una casa. Il Lac è prima di tutto una casa di alto standard, nazionale e internazionale, dotata di una sala concertistica di ottimo livello, con torre scenica e teatro ben funzionanti, un museo nato per essere tale. Il tutto nel contesto di una strepitosa bellezza paesaggistica con cui l edificio dialoga. Tutto ciò fa da volano per iniziare col piede giusto. Ma basta? Naturalmente ci vogliono i contenuti, perché la struttura da sola non fa un centro culturale. Volendo lavorare sul medio e lungo termine, puntiamo sulla qualità che deve essere buona per risorse commisurate alla nostra gamba. Qualità, idee, creatività e un buon livello di messa in rete nazionale e internazionale, su questo puntiamo, convolgendo prima di tutto le eccellenze che abbiamo sul territorio. Non mancheranno i momenti rivolti a un buon richiamo e nel cassetto c è un piccolo festival interessante, trasversale a tutte le arti, come è nel concetto del Lac. Cosa altro occorre per un buon funzionamento della macchina? I collaboratori che abbiamo e che hanno relazioni internazionali tali da mettere in rete le strutture. È quello che chiediamo ai nostri direttori, oltre alla capacità di attivare le risorse del territorio. L organizzazione, le professionalità nuove e in generale la professionalizzazione sono ingredienti indispensabili. Dall accoglienza alla comunicazione, molte competenze sono da costruire. Comunque ritengo, anche sulla base delle esperienze di altri centri culturali, che occorreranno diversi anni per assestare bene un progetto come il Lac. L attuale clima politico di chiusura non la preoccupa? Penso che se il mandato è chiaro si tirerà dritto. Chiaramente tutto ciò che è nuovo e cambia le logiche passate, inevitabilmente in un territorio piccolo suscita reazioni. Però ricordo sempre ciò che è capitato con l università, nata fra mille polemiche e critiche feroci, oggi però nessuno immaginerebbe più la Svizzera italiana senza il suo ateneo. Con la stessa importanza si immagina il Lac, diciamo, tra dieci anni? Sono convinta che sarà così. Penso che il Lac aiuterà l apertura che il Ticino deve avere, perché questa è la sua storia. Questa è la ricchezza di un territorio posto tra nord e sud, un crocevia delle genti. Un territorio che ha dato il meglio di sé quando ha saputo vivere al meglio questa sua collocazione, questa sua internazionalità, il suo cosmopolitismo. Le paure bisogna affrontarle con la ragione. Progetti come il Festival o il Lac aiutano a gettare ponti, sia verso Berna, sia verso sud. 2MUSICA IN PIAZZA La musica accoglierà i visitatori nella piazza per l intera giornata d avvio. Sempre all aperto sono previste performance di teatro e danza APRE IL MUSEO 3Dalle 10 saranno aperte le mostre del nuovo Museo d Arte della Svizzera italiana, tra cui una sugli artisti a nord e a sud delle Alpi 4SU IL SIPARIO Dopo i discorsi istituzionali di rito alle 17, ci si avvia al momento clou con la Verità di Finzi Pasca che inaugura il teatro 5C ERA UNA VOLTA La seconda giornata, il 13 settembre, sarà all insegna del mondo delle favole, con laboratori artistici pensati per i più piccoli 6LE SCUOLE Nei giorni che precedono il secondo fine settimana di festa spazio alle scuole, e il debutto della prima produzione di LuganoInScena 7 ARTISTI DEL TERRITORIO Il secondo fine settimana si rivolgerà ai giovani e al contemporaneo, con particolare attenzione alle compagnie e agli artisti del territorio IL GRAN FINALE 8Venerdì 25 e sabato 26 settembre il gran finale con la Nona sinfonia di Beethoven eseguita dall Orchestra della Svizzera italiana