Le ceramiche grezze di epoca romana a Genova: identificazione delle aree di produzione

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LA CERAMICA ROMANA A GENOVA: NUOVI DATI ARCHEOLOGICI E ARCHEOMETRICI SU PRODUZIONE E COMMERCIO Dal 1968 la Sezione di Mineralogia applicata all'archeologia dell'univer-sità di Genova, sotto la direzione di Tiziano Mannoni, conduce analisi in sezione sottile di ceramiche preromane, romane e medievali dagli scavi di Genova e di siti mediterranei (MANNONI 1970/1971). Applicato al caso di Genova, questo lavoro di caratterizzazione sistematica ha consentito di individuare i principali centri di produzione e relative direttrici di diffusione che interessarono la città ligure dal V secolo a.c. al XVI secolo d.c.: centro privilegiato di osservazione ai questi fenomeni è stata la zona dell'oppidum preromano, la collina di Castello, dove mercanti etruschi stabilirono un primo nucleo urbano attorno al 500 a.c., di fatto fondando la città (MILANESE 1987). Le determinazioni petrografiche delle produzioni preromane e romane sono state applicate, a partire dal 1977, all'analisi quantitativa dei contesti di tali epoche. Se la ricchezza di informazioni emersa dagli studi archeometrici ed archeologici delle fasi preromane è già stata evidenziata in altre sedi (MILANESE 1987, con bibliografia precedente), studi condotti sulle complesse stratificazioni romane scavate da chi scrive dal 1982 al 1985 nell'area di S. Silvestre, hanno individuato sconosciute produzioni locali di ceramica comune, laterizi, fittili per tessitura, i cui ateliers furono attivi almeno dal III secolo a.c. fino al III secolo d.c., permettendo inoltre di distinguere le principali direttrici d'importazione (MILANESE 1993). A causa dell'elevata frammentazione dei reperti, le caratterizzazioni stereomicroscopiche e macroscopiche, sulla scia delle sezioni sottili campione, hanno consentito di attribuire a produzioni specifiche la quasi totalità dei frammenti provenienti da contesti stratigrafici determinati. Il presente contributo traccia quindi una sintesi delle problematiche individuate, enucleando aspetti ritenuti in questa sede particolarmente significativi. Le ceramiche grezze di epoca romana a Genova: identificazione delle aree di produzione Essendo la Liguria una regione con marcate diversificazioni petrografiche (Fig- 1), la caratterizzazione dei clasti è stata la metodologia privilegiata per la distinzione dei principali areali produttivi regionali di ceramiche grezze. Queste produzioni presentano infatti una matrice argillosa poco depurata, ottimale per l'esame in sezione sottile ed osservazioni in microscopia anche a bassi ingrandimenti.[189] Esse sono riferibili al mondo ligure gravitante attorno a Genova, le cui tecnologie ceramiche risultano indifferenziate, ancora in epoca liberiana, rispetto ai modi produttivi testimoniati dalle produzioni liguri dei medesimi areali, emerse dai contesti di V-IV secolo a.c. nell'oppidum preromano di Genova (MILANESE 1987, pp. 297-305). Studi archeometrici condotti da T. Mannoni e da chi scrive hanno dimostrato che, mentre in epoca preromana confluiscono a Genova ceramiche grezze (Fig. 2) da un ampio areale regionale (Liguria occidentale, centrale ed orientale) [190] (MILANESE-MANNONI 1985), nel corso del I sec. a.c. e nel I sec. d.c il 95% delle

produzioni grezze regionali hanno matrici argillose con clasti serpentinici, attribuibili alle formazioni geologiche del Gruppo di Voltri (ad ovest di Genova) (MILANESE 1993, pp. 185-198): quest'area non produsse tuttavia soltanto ceramica grezza, ma anche altre classi di materiale fittile (Fig. 3). Anche i dolia hanno in quest'epoca matrici argillose caratterizzate da clasti serpentinici e sono quindi spia di una netta contrazione della vivacità del commercio regionale (suggerita dall'archeometria), propria delle fasi preromane. Un tale mutamento si potrebbe tentativamente spiegare con una diversa organizzazione del commercio marittimo, basato ora su luculenta navigia veicolanti enormi quantità di anfore, evidentemente non interessati ad integrazioni del carico. L'elemento caratterizzante questo areale produttivo (zona di stanziamento dei Ligures Viturii) è la presenza di serpentiniti, rocce metamorfiche di colore verde (o bruno, se alterate), a tessitura scistosa o compatta e lucida. Fig. 2 Analisi quantitativa diacronica delle relazioni fra i tipi ceramici grezzi dell oppidum preromano di genova. Determinazioni effettuate su base archeometrica (analisi petrografiche).

Fig. 3 Analisi qualitativa dei prodotti fittili liguri presenti in una discarica urbana di età cesarianoaugustea. Come già in epoca etrusca le ceramiche grezze liguri prodotte dai Viturii copiavano le forme ceramiche grezze etrusche meridionali presenti a Genova, [191] anche in epoca romana la morfologia del vasellame grezzo a serpentiniti risente in modo chiaro dell'importazione di ceramica comune tirrenica (caratterizzata da clasti riconduci-bili all'area delle Vulcaniti Recenti Tirreniche) presente nelle stesse giaciture e che costituisce evidentemente il modello da imitare (Fig. 4). La caratterizzazione dei clasti condotta sui reperti dei contesti di età cesarianoaugustea ha permesso di formulare relazioni quantitative globali tra i volumi di merci italiche (prevalenti), liguri e provinciali circolanti a Genova (Fig. 5) e maggiormente analitiche all'interno di ogni direttrice mercantile. Ceramiche invetriate di media età imperiale Mentre nei contesti urbani tardo repubblicani e di prima età imperiale, anfore e vasellame tirrenico costituiscono le importazioni di maggiore consistenza, dal II secolo d.c. tipologia ed archeometria dei reperti indicano la fine di questa direttrice mercantile. Un ricco contesto prevalentemente depositatesi nella seconda metà del III secolo d.c. ha restituito oltre 7000 reperti e indagini archeometriche e tipologiche hanno evidenziato una netta prevalenza di merci africane (MILANESE 1993, pp. 376-386), inserite in problematiche la cui letteratura è ormai vastissima. Analisi in sezione sottile hanno tuttavia permesso di attribuire a produzione del medio versante tirrenico (tra Etruria meridionale ed area vesuviana) un consistente gruppo di ceramiche invetriate: si tratta di una produzione di lusso, nota in contesti mediterranei di media età imperiale e caratterizzata archeometricamente per la prima volta a Lione nel 1986 (DESBAT-PICON 1986).[192]

Fig. 4 Tegami ddi importazionr tirrenica (nn. 10, 11, 19) e lori imitazioni del Genovasato occidentale (inclusi serpentinici, nn. 24-27) da una discarica urbana di età cesariano-augustea.

Fra il materiale rinvenuto a Genova (per il quadro ligure, cfr. BIAGINI 1992 pp. 131-146), sono stati distinti due gruppi di matrici argillose. Le arzille del Gruppo I evidenziano clasti di natura vulcanica, quali trachite, sanidino clinopirosseni della serie dell'augite ed una composizione analoga a quella riscontrabile nelle anfore e nel vasellame comune tardo repubblicano. La presenza di queste inclusioni e così fitta da renderne agevole un riconoscimento talora anche macroscopico. Un campione del Gruppo I è stato esaminato in sezione sottile dal Prof. Tiziano Mannoni dell Università di Genova. Sezione sottile n. 3867: Frazione argillosa con abbondanza di microgranuli di calcite primaria con piccole quantità di quarzo subrotondo e miche bianche fini di piccole concrezioni carbonatiche. Frazione sabbiosa di dimensioni piccole e ben classate costituita da abbondanti cristalli di augite idiomorfa, sanidino, lapilli, biotite e qualche granulo di medie dimensioni di trachite con fenocristalli di augite. Deposito marnoso costiero con sovrapposizione probabilmente naturale di materiali più recenti derivanti dal disfacimento dei tufi vulcanici. Il rivestimento è una vetrina piombifera spesso bicolore, giallo bruno e verde, con vistosi addensamenti sull'orlo dovuti alla posizione capovolta dei vasi in cottura. Il repertorio delle forme è alquanto standardizzato e trova nello skyphos biansato l elemento caratterizzante (Fig. 6), punto di collegamento con le produzioni microasiatiche di tradizione ellenistica. Le analisi petrografiche non hanno invece fornito elementi utili per l'identificazione dell area produttiva del gruppo II, quantitativamente meno rappresentato, caratterizzato da vetrina degradata ed argilla depuratissima, caratteristica che impedisce la determinazione petrografica dei clasti.[194]

Fig. 6 Ceramiche invetriate di media età imperiale, di produzione tirrenica, da Genova S. Silvestro. Un campione del Gruppo II e stato esaminato in sezione sottile dal Prof. Tiziano Mannoni dell Università di Genova. Sezione sottile n. 3866: argilla fine, ricca di microgranuli di calcite primaria e di inclusi di dimensioni piccole ben classate (0,1 mm) costituiti da quarzo subrotondo a estinzione ondulata e miche bianche con quantità minore di feldspati e biotite. Deposito costiero alimentato da un bacino con scisti cristallini, o rocce clastiche da essi derivate.

Conclusioni L utilizzo integrato di metodi archeologici ed archeometrici ha consentito negli studi su Genova preromana e romana di superare un approccio generico allo studio della ceramica grezza, spesso definita preconcettualmente "locale". Un applicazione globale delle indicazione archeometriche, anche in una prospettiva diacronica, ha fornito all interpretazione archeologica dati storicizzabili di primaria importanza per la ricostruzione dei traffici mercantili, che sarebbero stati appiattiti e non riconosciuti da un'analisi archeologica di tipo tradizionale. MARCO MILANESE Bibliografia M. BIAGINI, 1992, La ceramica invetriata campana-laziale in Liguria, Rivista di Studi Liguri, LVIII, pp. 131-146. A. DESBAT, M. PICON, 1986, Notes sur l'origine des céramiques à glacure piombifère généralment bicolore, des II et III siècles, de Vienne et Saint-Romain-en Gal, Figlina, 7, pp. 125-127. T. MANNONI, 1970/71, La ceramica dell 'età delferro nelgenovesato. Saggio di studio mineralogico, Studi Genuensi, VIII, pp 3-26 M. MILANESE, 1987, Scavi nell oppidum preromano di Genova (Genova-S. Silvestro 1), Studia Archaeologlca, 62, Roma L'Erma di Bretschneider. M. MILANESE, 1993, Genova Romana Mercato e città dalla tarda età repubblicana a Diocleziaao dagli scavi del colle di Castello (Genova-S. Silvestro 2) Studia Archeologica, 62, Roma, L'Erma di Bretschneider. M. MILANESE, T. MANNONI, Gli Etruschi a Genova e il Commercio mediterraneo, Studi Etruschi, LII, pp. 115-114.