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A ottantasette anni si dovrebbe avere di meglio da fare che brigare per un amore irraggiungibile, impegnarsi in azioni di disturbo alle auto blu in corsia preferenziale e studiare un piano per rapire... Silvio Berlusconi. Ma Angelo è un ex partigiano che tendeva agguati ai convogli della Wehrmacht, che sopravvive con la pensione minima, che non riesce più a far valere i propri diritti nemmeno con un impiegato del comune e che lotta quotidianamente contro una società che fa di tutto per farlo sentire inutile. E così, proprio quando sarebbe lecito disinteressarsi del mondo e pensare solo a trascorrere serenamente gli ultimi anni di vita, Angelo decide di reagire e di ottenere dall'uomo più potente del Paese ciò che secondo lui gli spetta di diritto. Insieme ad alcuni amici del centro anziani metterà a punto un piano incruento e geniale, che però sembra non tenere conto di una questione fondamentale: come possono sperare dei vecchi malconci di riuscire a rapire uno degli uomini più scortati al mondo? Caltabellotta, provincia di Agrigento, 1465. Samuel Ben Nissim appartiene alla comunità ebraica, ha quindici anni, la rotella di panno cucita sulla camicia a marcare la differenza con i cristiani. È svelto e colto, conosce già varie lingue. Il padre nutre grandi ambizioni per quel figlio che istruisce anche nella qabbalaq. Ma il destino decide diversamente, le circostanze costringono il ragazzo a trovare rifugio in un convento di frati. Così la giovane promessa diventa un ebreo convertito, disprezzato dalla comunità giudaica, maledetto dalla sua famiglia, Samuel si chiude fra le mura del convento, vuol sbiadire nella memoria dei suoi. Addottrinato nella fede cattolica, al momento della conversione prende il nome di colui che lo tiene a battesimo, il conte Guglielmo Raimondo Moncada, poi si stabilisce a Roma, diventa prete e grande è la sua fama di predicatore. Giunge all'apice della sua carriera ecclesiastica nel 1481 quando il venerdì santo recita davanti al papa Sisto IV il sermone sulla Passione. Poi però succede qualcosa: "caduto in grave errore", questo solo dicono i documenti, perde lo stato ecclesiastico e scompare. Lo ritroviamo dopo qualche tempo con il nome di Flavio Mitridate, il re del Ponto era famoso per la conoscenza delle lingue oltre che per la resistenza al veleno... Andrea Camilleri rimane talmente colpito dalla presentazione che Sciascia fa di questo personaggio, un mentitore, un falsario aggressivo e spietato, che da quel giorno si metterà all inseguimento della sua ombra. Percorrendo le esili tracce lasciate dagli

storici dell epoca, l autore costruisce la vicenda biografica di Mitridate, inventando nelle parti in cui manca la documentazione storica, immaginando scenari plausibili, ma ricostruendo quasi tutta la sua vita, dall infanzia alla giudecca di Caltabellotta, alla morte, nelle carceri dello Stato pontificio. Un romanzo che non è storico, né di costume, ma neanche una biografia, si tratta invece di un invenzione, intesa nel senso latino del termine come ritrovamento, di una vita fatta di altalene e trasformazioni: da Samuel l ebreo a Guglielmo, il monaco che aizza i principi cristiani contro il suo stesso popolo, fino all ultima trasformazione, dopo una mirabolante fuga in Germania, in Flavio Mitridate, fine umanista e pensatore, traduttore di testi sacri e precettore di Pico della Mirandola. Tre personaggi diversi e un solo uomo dall esistenza turpe che fa capolino nell età dell umanesimo portando con sé il lato oscuro del Medioevo. L intrigo, il delitto, le lotte per il potere, l inquisizione, il nepotismo, la sodomia, ma anche la misteriosa arte della kabbalah, il fascino oscuro delle biblioteche e dei monasteri, i testi sacri delle civiltà dimenticate, le lingue criptiche, la sottile arte della dialettica per difendere le proprie posizioni di potere. Quello che risulta da questo caravanserraglio di vicende e personaggi è un romanzo destrutturato eppure squisitamente barocco, in cui il grande affabulatore Andrea Camilleri per una volta lascia i panni del cantastorie e avanza cautamente nelle pieghe di una storia complessa. Tra apparizioni e sparizioni, sotto nuove vesti e vecchi vizi, Camilleri insegue l ombra di un uomo errante ma anche il progetto di un romanzo storico che, ammette lui stesso, non scriverà mai. Sono tempi duri per Mickey Haller. La crisi picchia sodo e, nonostante i crimini non siano diminuiti, pare che nessuno, nemmeno i delinquenti più incalliti, possa più permettersi un avvocato. E così, per far quadrare il bilancio, non gli resta che imboccare un'altra strada in un settore che purtroppo, sempre a causa della crisi, ha avuto una vera e propria esplosione, quello dei pignoramenti delle abitazioni. Sembra che la gente, infatti, oltre a non avere i soldi per pagare un avvocato, non abbia neanche quelli per restituire le rate del mutuo contratto con le banche per l'acquisto della casa. Quello di Lisa Trammel è il primo caso di cui Mickey Haller si occupa e anche se finora è riuscito a evitare che la banca le sequestri la casa, lo stress e la sensazione di aver subito un'ingiustizia l'hanno profondamente segnata. Comunque Lisa non è una donna facile. Combattiva, ficcanaso, è stata persino diffidata dall'avvicinarsi all'istituto di credito che minaccia di lasciarla senza un tetto sopra la testa. Le cose si complicano, e di molto, quando viene accusata di aver ucciso Mitchell Bondurant, il dirigente che segue la sua pratica. Per Mickey significa tornare a quello che ha sempre fatto, cioè occuparsi di diritto penale, ma se pensava che difendere Lisa fosse una passeggiata, si sbagliava di grosso. Non solo scoprirà delle verità sconvolgenti sulla sua cliente, ma, al momento del verdetto, prenderà delle decisioni che capovolgeranno radicalmente la sua vita.

Quando, nell'aprile del 1994, uscì per Garzanti la prima edizione di "Tutti giù per terra", Giuseppe Culicchia aveva 28 anni e lavorava in una libreria torinese che oggi non esiste più, sostituita da un grande Apple Store. Il romanzo raccontava le peripezie di quello che è stato definito "il primo precario della narrativa italiana". Walter, vero figlio degli "anni di plastica", rasato a zero, nato "troppo tardi per tutto", a cominciare dal Sessantotto e dal Settantasette, si ritrovava davanti un futuro privo di prospettive. Vent'anni dopo, Culicchia racconta la storia di Walter ambientandola ai giorni nostri. Suo padre per esempio non vuole più che faccia carriera in Fiat, ma che si presenti a un reality, perché lì dove un tempo c'era un paese industriale oggi c'è una fabbrica per l'intrattenimento di massa. E "giro giro tondo" ecco che ci sembra che tutto torni, diverso eppure vertiginosamente simile al passato... come se in questi ultimi due decenni, a dispetto delle apparenze, non solo Walter ma tutti noi non avessimo fatto altro che girare in tondo. Con la sua penna ironica, Culicchia ci racconta i giovani di questi nostri anni con lo stesso spietato amore con cui narrava quelli di ieri, mostrandoci come lo scarto tra allora e oggi, per alcuni versi vertiginoso, sia per altri minimo. E forse il solo modo per uscire dall'impasse in cui ci ritroviamo, sta allora come oggi nel provare a strutturarla in una narrazione. Un esperimento letterario talmente riuscito da risultare inquietante. Con un finale a sorpresa, capace di restituire la rabbia e la tenerezza di tanti ventenni di oggi. Può darsi che i vostri figli siano allegri, loquaci e premurosi. Che leggano "I Malavoglia" con piacere, che vadano bene a scuola (ma senza essere secchioni), che rifacciano il letto con gaiezza, che stendano i panni senza chiedere in cambio sette euro. Bene. Bravi loro, bravissime voi. Ma se per caso questa è solo la versione che date alle vostre amiche, se le lacrime che vi assalgono appena posate gli occhi sui vostri virgulti non sono d'orgoglio, ma di disperazione, allora questo libro vi salverà il buonumore. "Smamma" è la cronaca del rapporto tra una madre solare e ironica e un figlio scontroso e ribelle. In una parola: adolescente. Tra dialoghi surreali in cui si mescolano Wittgenstein, shopping compulsivo online, colloqui con gli insegnanti e tecniche di mixaggio; tentativi di pasticceria liofilizzata; tavole apparecchiate che diventano ring da combattimento e inaspettati momenti di tenerezza, l'esordio narrativo di Valentina Diana è un romanzo costruito per istantanee di una vera e propria "guerra dei mondi".

Tuttofare in un albergo di via Cernaia a Torino, chitarrista in modeste orchestrine che girano l'europa, accompagnatore di cantanti famosi nell'inghilterra degli anni Sessanta, uomo troppo ricco e troppo solo nell'america dell'11 settembre: la vita straordinaria di un italiano che resta tale anche quando viene scagliato lontano nel mondo. Distaccato e sveglio, sboccato e in buona misura cinico, sempre simpatico, Vittorio Vicenti è uno che va per le spicce, nella vita e con le donne. 335 è la sua storia, cosi come ce la racconta lui. Gli anni più scintillanti e quelli più scriteriati e difficili. Dall'età della scuola, nel Piemonte degli anni Cinquanta, agli Stati Uniti del 2010. Un'esistenza segnata da un'infanzia che non è stata infanzia, trascorsa solo col padre, ma soprattutto da uno straordinario talento musicale e da una chitarra elettrica, la Gibson 335 rossa, di cui diventa, forse suo malgrado, un virtuoso. È la 335 a strapazzare Vittorio per il mondo, e anche a regalargli fortuna, trascinandolo via a diciannove anni dalla campagna vercellese dov'è nato. Vittorio è il tipo d'uomo che lascia succedere le cose e non si guarda mai indietro. Che vive ai margini dei luoghi che contano, condannato alla provincia ovunque si trovi. Che non transita nel tempo perfetto in cui gli eventi memorabili accadono. La sua vita è una corsa senza respiro che, in un modo o nell'altro, si finisce con il pagare cara. E così accade che una studiosa come Chiara Frugoni lasci i sentieri della ricerca e torni a quelli di ciottoli che conducono a Solto, un piccolo paese dell'alta bergamasca, e alla casa dei nonni materni, dove ha passato tutte le estati della sua vita. Vi torna per raccontare un tempo che è stato quello dell'infanzia. Con un fortissimo senso delle radici e affidandosi alla nettezza dei sentimenti ricorda questo villaggio contadino prima della sua definitiva trasformazione: attingendo soprattutto a memorie private, ai personaggi famigliari che vogliono uscire da fotografie e quadri per prendere la parola e tornare a ripercorrere i propri destini. Chiara Frugoni illumina i bellissimi occhi chiari dello zio dottore, elegante anche per sentieri e strade infangate, scolpisce la laboriosa severità di Censo, il falegname, evoca la ruvida nonna Teresa e il pio nonno Serafino, si attarda su Diodata, sorella del nonno, scrittrice travolta dalle teorie dannunziane, vessillo di un'emancipazione senza libertà, morta chiedendo una coppa di champagne, rammenta in un nostalgico ritratto la misteriosa nonna Dina. La costellazione di personaggi si complica e si approfondisce lungo un arco temporale di un secolo. In questa "autobiografia con figure" si dispiega un mondo scomparso che è chiamato a dirci di cosa non deve andar priva la nostra memoria..

Il sesto caso della serie con protagonista la coppia di investigatori Erica Falck e Patrick Hedström promette ancora una volta di sollevare il livello di adrenalina nel sangue del lettore italiano.anche in questo episodio il protagonista assoluto della storia è il paese di Fjällbacka, un ex borgo di pescatori di aringhe dell estrema provincia svedese. Un microcosmo chiuso e arroccato nelle proprie tradizioni in cui ogni cittadino sembra avere qualcosa da nascondere. Mentre Erica Falck è presa dalle sue incombenze quotidiane, tra pannolini, congedi parentali, revisione di romanzi da pubblicare e una nuova, faticosa, gravidanza, suo marito, il detective Patrick Hedström si imbatte nel cadavere di un uomo ripescato dalle acque gelide del mare del Nord. Sono mesi che sua moglie continua a fare avanti indietro dalla centrale di polizia per denunciare la scomparsa di suo marito, eppure la polizia, inspiegabilmente, non sembra dare molta importanza all episodio. La situazione si complica quando emerge un altro caso sospetto che coinvolge un cittadino di Fjallbacka: Christian Thydell, scrittore esordiente alle prese con il suo romanzo La sirena, da qualche tempo riceve delle lettere minatorie, rigorosamente anonime. Nessuno è al corrente di questo segreto, tranne Erica Falck, che lo sta aiutando nella ricerca del materiale per la stesura del romanzo. Chi meglio di lei è in grado di mettersi alla ricerca della verità? Sarà proprio Erica Falck a collegare i due casi, sarà lei a scoprire che l uomo ritrovato cadavere è un vecchio amico d infanzia dello scrittore e sarà sempre lei a rintracciare, tra le storie del passato, la traccia che la porterà alla soluzione. Attraverso una serie di flashback che avranno come protagonista un giovane ragazzo inquieto e orfano, Erica porterà alla luce l oscuro passato dello scrittore, una serie di drammi che coinvolgono bambini innocenti e che si perdono nella memoria del mite paesino scandinavo. Gli ingredienti per un mistery di sicuro successo ci sono tutti. Camilla Läckberg ancora una volta è abile nel creare il senso di attesa e nel dipingere i personaggi, anche quelli secondari e il contesto in cui si muovono. La suspense, molto velata nella parte centrale, in cui l autrice si concentra di più sulla vita quotidiana dei personaggi, sale nella parte finale del romanzo, dove non mancano i colpi di scena e dove l elemento della riprovazione nei confronti di genitori incapaci di tutelare i propri figli, ritorna come motivo di fondo della sua serie. Una pietra miliare del genere giallo Svezia in salsa rosa.

Dalle grandi praterie annerite da immense mandrie di bisonti, agli smisurati ranch di proprietà di un pugno di allevatori che regnavano come monarchi assoluti su schiere di vaqueros, al paesaggio arido e desolato punteggiato dalle torri dei campi petroliferi, la storia del Texas occidentale è la storia di un susseguirsi di massacri, la storia di una terra strappata di mano piú e piú volte nel corso delle generazioni. E inevitabilmente anche la storia dei McCullough, pionieri, allevatori e poi petrolieri, è una storia di massacri e rapine, a partire dal patriarca Eli, rapito dai Comanche in tenera età e tornato a vivere fra i bianchi alle soglie dell età adulta, per diventare infine, sulla pelle dei messicani e grazie ai traffici illeciti fioriti nel caos della Guerra Civile, un ricchissimo patrón. Ma se Eli McCullough, pur sognando la wilderness perduta, non esita ad adattarsi ai tempi nuovi calpestando tutto ciò che ostacola la sua ascesa, suo figlio Peter sogna invece un futuro diverso, che non sia quello del petrolio che insozza la terra e spazza via i vecchi stili di vita, e non può che schierarsi con trepida passione dalla parte delle vittime. La storia, però, la fanno i vincitori, ed ecco allora Jeanne, la pronipote di Eli, magnate dell industria petrolifera in un mondo ormai irriconoscibile, in cui di bisonti e indiani non c è piú neanche l ombra, e i messicani sono stati respinti al di là del Rio Grande. Toccherà a lei affrontare, nel modo più letterale possibile, un tragico e inesorabile ritorno del rimosso. Nanà è appena tornata dalle vacanze estive. Mentre i suoi genitori sono indaffarati a disfare i bagagli, lei è la prima a dare l'allarme: nonna Olga è fuggita con Sergio. La coppia viveva una complicità silenziosa e tenace che nessuno - nemmeno i rispettivi figli, che infatti mal sopportavano quell'amore senile - riusciva a comprendere fino in fondo. Ora che i due se ne sono andati senza dire una parola, senza lasciare un biglietto, quell'ingombrante assenza sembra accusare chi è rimasto. Sulle loro tracce provano a mettersi Ivan e Albertine - il figlio di Sergio con la fidanzata franco-palestinese -, insieme a Pietro e Bruna, genitori di Nanà, in una ricerca che coinvolge persino Abramo, il cucciolo che la bambina ha appena adottato. Interrogarsi sul perché di quella fuga finirà per mettere in scacco le apparenti certezze di tutti loro, inchiodandoli al momento presente. Perché adesso che Olga e Sergio sono chissà dove, di fronte a tanta incauta intraprendenza ogni cosa sembra essere finita sotto la lente d'ingrandimento, mostrando le crepe che minacciano il crollo. Con una scrittura calda e decisa, capace di indagare in profondità le sfumature dei legami affettivi, Rossella Milone restituisce sulla pagina l'amore, le bugie, la ricerca delle radici, i non detti e tutte le complessità che si annidano in ogni famiglia. Fino a mostrare al lettore che, anche quando sembra troppo tardi per ribaltare un'esistenza - e le parole non bastano più -, l'unica cosa che possiamo fare è ricominciare da capo.

Fervono i preparativi per la festa dei settant'anni di Warren Barron, influente avvocato newyorkese e padre orgoglioso di tre figli ormai adulti. Beth, sua moglie, sta organizzando in grande stile il ricevimento nella splendida casa su Central Park, per celebrare il marito e insieme il dono della loro unione capace di resistere a vento e tempeste. È sera quando Beth riceve una telefonata. La voce di Luis, l'uomo con il quale ha vissuto una travolgente storia d'amore quarant'anni prima, la raggiunge attraverso il filo e con il timbro di un tempo la chiama "Liz", "gazzella mia". Luis è il solo a usare quel nome, che nessuno ha mai più pronunciato per lei. Luis, sparito per lunghissimi anni, non ha mai smesso di amarla. E mentre i primi ospiti iniziano ad arrivare, Beth compie un viaggio a ritroso nel tempo, ripercorrendo le tracce di un amore irripetibile, inconsapevole e glorioso come l'america di quegli anni lontani. Facendo il bilancio della propria vita, Beth ci parla di noi, della nostra vita che corre nelle città luminose e brulicanti che ogni giorno attraversiamo, e in punta di piedi, con la grazia propria di una signora di classe come lei, ci fa riflettere su ciò che si perde, e su ciò che si diventa, ogni volta che si compie una scelta. C'era una volta un vecchio pazzo che viveva su un marciapiede, circondato da una corolla di cartoni e di stracci, vegliato solo da un colombo ferito. Forse un tempo è stato un uomo importante, ma nessuno ne ha più memoria, nemmeno lui stesso. La sua vita procede immutabile, scandita dall'avvicendarsi del sole e della pioggia, dalla buona sorte di trovare in fondo a un cestino qualche succulento scarto della vita urbana. Finché succede una cosa incredibile. Una meravigliosa ragazza dal corpo morbido e profumato incrocia gli occhi assenti del vecchio, gli sorride, lo porta a casa con sé, lo lava, lo ama. La nuova vita felice dura un tempo breve. Un giorno il vecchio - come prima è stato inaspettatamente riconosciuto e salvato - viene abbandonato e, lontano dalla meravigliosa ragazza, s'incammina verso la città dei morti, mentre la neve ricopre tutto. Ma, a questo punto, succede un'altra cosa incredibile... Secondo le parole di una straordinaria visitatrice del mondo fiabesco come Cristina Campo, "a chi va, nelle fiabe, la sorte meravigliosa? A colui che senza speranza si affida all'insperabile". Così la storia del vecchio pazzo non finisce qui, ma supera di slancio la soglia dell'impossibile, si addentra nel buio e lo trascende. Meditazione estrema e inattuale sull'amore dietro un velo di desolazione e dolcezza, questa fiaba controcorrente indica un diverso cammino in questi tempi di chiusura degli orizzonti, ridando spazio all'invenzione della vita e del mondo.

L'ispettore Harry Hole della squadra criminale di Oslo è in missione fuori sede, a Sidney, per investigare su un caso di omicidio. La vittima è una ragazza norvegese di ventitré anni, abbastanza nota nel suo Paese. Harry è stato mandato lì dai suoi superiori per dare una mano alla polizia locale, con la raccomandazione di stare alla larga dai guai. Ma lui non è tipo da limitarsi a osservare il lavoro degli altri. Man mano che stringe amicizia prima con un detective, poi con una testimone, si fa coinvolgere sempre più nelle indagini. L'inchiesta si rivela subito complessa: l'omicidio della ragazza non è un caso isolato ma, probabilmente, l'ultimo anello di una lunga catena, e lo scenario in cui l'assassino agisce si allarga fino a comprendere fosche storie di droga e sesso. Un quadro a tinte così forti che Harry quasi vede proiettarsi sulle indagini l'ombra minacciosa di alcune figure della mitologia aborigena. In particolare quella di Narahdarn, il pipistrello che reca la morte nel mondo. Una classe d'asilo in visita al Salone del libro di Torino. Una baby-sitter romena appassionata di letteratura. Due coppie di genitori più o meno affannate, più o meno in crisi, più o meno felici nella giungla quotidiana, tra la routine del lavoro e le distrazioni del cuore. E, soprattutto, due bambini: Leone, che si chiama così per davvero, e Orso, che avrebbe un nome meno "feroce" ma non vuole essere da meno del suo amico. Leone e Orso non si conoscono fino a quando, proprio nella stessa mattina di caos e di carta, non si perdono entrambi tra gli stand della Fiera. E mentre le maestre, la tata e i genitori si mettono a cercarli tra i corridoi del Lingotto in un crescendo di preoccupazione, ai due dispersi si aggiunge Giulia, la fidanzatina di Orso. Questo bel "terzetto di evasi", ignorando i richiami, come in una meravigliosa avventura esplora i padiglioni e va alla scoperta delle sorprese che si nascondono tra le pagine dei libri, anche quelli dei grandi, anche quelli "senza figure". Perché i libri, a differenza degli adulti, non hanno mai fretta, non cambiano discorso nelle situazioni delicate, giocano con la fantasia e trovano le parole per ogni emozione. Una favola delicata e divertente che ci racconta quanto fitta è la trama che unisce la vita alla letteratura, quanto la poesia di una pagina può cambiare il senso della nostra piccola grande storia.

Finalista Premio Strega 2014 L'ingegner Ivo Brandani è sempre vissuto in tempo di pace. Quando il libro comincia, il 29 maggio 2015, Ivo ha 69 anni, è disilluso, arrabbiato, morbosamente attaccato alla vita. Lavora per conto di una multinazionale a un progetto segreto e sconcertante, la ricostruzione in materiali sintetici della barriera corallina del Mar Rosso: quella vera sta morendo per l'inquinamento atmosferico. Nel limbo sognante di un viaggio di ritorno dall'egitto, si ricompongono a ritroso le varie fasi della sua esistenza di piccolo borghese: la decadenza profonda degli anni Duemila, i soprusi e le ipocrisie di un Paese travolto dal servilismo e dalla burocrazia, il sogno illusorio di un luogo incontaminato e incorruttibile, l'egeo. E poi, ancora, le lotte studentesche degli anni Sessanta, la scoperta dell'amore e del sesso, fino ad arrivare al mondo barbarico del dopoguerra, in cui Brandani ha vissuto gli incubi e le sfide della prima infanzia. E un personaggio complesso e controverso, profondamente italiano; amante dei piaceri della vita, diviso fra individualismo e aspirazione ideologica, sentimentalmente pigro, cinico eppure ingenuo, intellettuale e istintivo. Chirurgico e torrenziale, divagante e avvincente, "La vita in tempo di pace" racconta, dal punto di vista di un antieroe lucidissimo, la storia del nostro Paese e le contraddizioni della nostra borghesia: le debolezze, le aspirazioni, gli slanci e le sporcizie, quel che ci illudevamo di essere e quel che alla fine, nostro malgrado, siamo diventati. Ajatashatru Lavash Patel, un indiano di professione fachiro che vive di espedienti e trucchi da quattro soldi, si sveglia un mattino e decide che è giunto il momento di comprare un nuovo letto di chiodi. Apre il giornale e trova una promozione davvero vantaggiosa: un letto di chiodi (ben 15000 per l'esattezza) in offerta a 99,99 euro. Un prezzo incredibilmente conveniente, specie se si ha l'intenzione di pagarlo con una banconota falsa. Il mobile è firmato Ikea e si trova soltanto nei punti vendita di Parigi. Ajatashatru si agghinda per l'occasione indossando uno sgargiante abito di seta lucida (con cravatta), mette il suo turbante migliore e parte con destinazione Parigi Charles de Gaulle. All'aeroporto sale su un taxi guidato dallo scaltro gitano Gustave che tenta di truffarlo, per restare però a sua volta truffato, e arriva all'ikea. Incantato dalla sapienza espositiva del megastore svedese, e dalla magia infinita delle sue porte scorrevoli, Ajatashatru decide di prendersela comoda e trascorrere la notte a curiosare, ma l'arrivo di una squadra di commessi lo costringe a nascondersi dentro un armadio. Peccato che al mattino proprio quell'armadio debba essere imballato e spedito in Inghilterra. Per il candido fachiro è l'inizio di un'avventura fatta di incontri surreali - dalla bellissima attrice Sophie Marciò al saggio clandestino Wiraj -, inseguimenti, fughe e inimmaginabili peripezie che lo porteranno in giro per l'europa e il Nord Africa e cambieranno per sempre il suo sguardo sul mondo.

Nel 1944, alla vigilia di uno degli scontri navali decisivi per la risoluzione del secondo conflitto mondiale, Philip Bowman è un sottotenente della Marina militare americana di stanza nel Pacifico. È l'esordio avventuroso di una vicenda umana che si dipana per quarant'anni, in una sorprendente ricchezza di scenari, incontri ed esperienze. Dal Giappone a New York, dove Bowman diventa editor in una piccola casa editrice; alla Virginia delle grandi proprietà terriere e delle vecchie tradizioni; a Londra, cuore pulsante di una "geografia editoriale" fatta di contatti e affinità personali; alla Spagna, teatro di una esaltante passione amorosa. A scandire il racconto, una galleria di ritratti femminili cui corrispondono altrettanti modi di intendere e vivere l'amore in tutte le sue sfaccettature e le sue insidie. Perché questa è, più di ogni altra cosa, la cronaca di una lunga e intensa vicenda sentimentale nella quale si affacciano molte donne e molti amori. Sullo sfondo il tributo ai libri, non privo di ironia, ai loro autori dagli alterni talenti e fortune, alle consuetudini di un mondo editoriale d'altri tempi. Volti, indumenti, scorci di paesaggio rubati dal finestrino di un'auto, di un aereo o di un treno, incroci di sguardi, aspettative, tradimenti, fantasie: quel che conta nella vita, quel che resta o vorremmo restasse quando ci guardiamo indietro, e che solo la scrittura, forse, può salvare, fissandolo nel flusso impercettibile e implacabile dei giorni. In un sconvolgente viaggio nelle viscere delle nostre città, Lucifero il principe delle tenebre, il figlio di luce nera, descrive la moltitudine di periferie abbandonate, gli innumerevoli luoghi di perdizione, le profonde paure dei dannati in vita, e tutto questo dagli occhi e dalla pelle di dieci anime fragili, sconfitte, crollate. Il principe di luce nera, senza mai intervenire, senza mai apparire, vivrà e subirà il male in terra compiendo un vero viaggio Ad Infera, alla scoperta di cosa l uomo moderno è in grado di fare. Al termine rimarrà la visione di un inferno terrestre ben più atroce, violento e osceno degli inferi stessi, e il peso insopportabile di una profezia svelata. Dalle pagine del romanzo escono come un fiume in piena le voci, i volti, le situazioni che dipingono il ritratto sconvolgente di una società in frantumi, tutto con uno stile narrativo visionario e allo stesso tempo realista. "Il male" racconta il delirio, le ossessioni, le perversioni, le distorsioni della nostra società postmoderna, capovolge le nostre sicurezze, rimette in discussione i luoghi del bene e del peccato, l'inferno e il paradiso, il reale e l'irreale attraverso una potente metafora narrativa, tra immaginario e reale.

Questa è la storia del viaggio disincantato e solitario di un giovane sognatore alla ricerca del silenzio. Amante delle lunghe passeggiate, ispirato da Robert Walser e Jean-Jacques Rousseau, Martino trascorre il suo tempo camminando sulle colline intorno alla città in cui vive e cercando di sfuggire al suo inesorabile nemico, il rumore. Trova parziale sollievo nel buio di un cinema, guardando i film dell'amato Truffaut. Ma il rumore è ovunque e, nel tentativo di contrastare i suoni disturbanti della nostra vita quotidiana, Martino comincia a catalogarli in tabelle. È l'incontro con Blanca, una ragazza catalana che da tempo sta classificando le nuvole in base al variare delle loro forme, a donargli un po' di leggerezza. I due intraprendono un rapporto costante e frammentario, che porta Martino a credere che si celi un messaggio di speranza nel loro moderno vagabondare lungo le strade di una città molto reale e allo stesso tempo immaginaria. Forse il cammino non è sempre inutile. Forse l'incanto non è poi così lontano. Premio Pulitzer 2014 Basta tenerlo tra le mani per cogliere la prima fondamentale componente di questo libro: è una lettura imponente, quasi 900 pagine. Se a questo aggiungiamo che l autrice ha impiegato circa dieci anni per scriverlo, così come era successo per i suoi due romanzi precedenti Dio di illusioni e Il piccolo amico, allora si comprende il motivo per cui questo romanzo, Il cardellino, sia nato come un successo annunciato. Tra le sue pagine scorre la storia della letteratura americana, buona parte della storia dell arte europea, la frantumazione della società contemporanea e un leggero filo dorato capace di tenere insieme ciascuna di queste grandi tematiche. Il protagonista della storia e voce narrante di tutto il romanzo è Theodor Decker, un adolescente di Manhattan tremendamente intelligente e conseguentemente vessato dai compagni di scuola, molto legato a sua madre, una donna colta e solitaria, e scontroso nei confronti del padre, un ex attore di Broadway, alcolizzato e assente. È durante una visita alla mostra dedicata all arte fiamminga che la vita di Theo vene completamente stravolta. Il ragazzo e sua madre stanno ammirando Il cardellino capolavoro del pittore olandese Carel Fabritius, morto giovane nell esplosione di una fabbrica di polvere da sparo a Delft nel 1654, quando un ordigno fa saltare in aria l intero padiglione del museo. Sua madre non sopravviverà, e neanche una trentina di visitatori che si trovano in prossimità dell esplosione. Ma lui e Il cardellino, quel piccolo prezioso dipinto su tavola che

racchiude in poche pennellate i chiaroscuri dei maestri fiamminghi e il senso di precarietà delle loro nature morte, ne usciranno illesi. È l inizio di un avventura incredibile. Seguiremo Theo durante i primi mesi a New York, solo senza famiglia, ospite nella ricca casa di un suo compagno di scuola, e poi lo ritroveremo quasi catapultato in una realtà a lui completamente avulsa, a Las Vegas, insieme a suo padre, o a quel che ne resta, e alla sua nuova compagna, Xandra, barista al Casinò, spacciatrice di coca e anfetamine. È nelle strade deserte di Las Vegas che il romanzo di formazione che abbiamo letto nella prima parte, ambientato tra Park Avenue e Down Town, si trasforma in un romanzo on the road della Beat Generation. Tra sbronze, fughe, furti, sballo e stordimenti, Theo conoscerà uno dei suoi più grandi amici, Boris, in parte russo in parte polacco, cosmopolita, figlio di un minatore, che gli farà scoprire il lato più oscuro della vita e di se stesso. Sarà ancora una volta a causa un incidente che Theo, dopo due anni, ormai quindicenne, tornerà a New York e andrà a bussare ancora una volta alla porta del suo amico Hobie, il gigante buono, l antiquario del Village, da cui era già stato salvato una volta, subito dopo l esplosione. Il legame tra Hobie, Il cardellino e Theo lo scoprirete immergendovi nella lettura di questo intrigante romanzo. Un libro che si legge ossessivamente fino alle ultime pagine in cui, in una Amsterdam decadente, l azione e il thriller prendono il posto del racconto di formazione. Un romanzo poderoso, complesso, scritto magistralmente e capace di trasformarsi sotto i nostri occhi, proprio come un capolavoro dell arte fiamminga che rivela parti di sé in base al punto di osservazione. La voce narrante di questo libro seduce, ci commuove e ci ferisce, è una di quelle voci che continuerà a parlarci anche dopo che avremo letto l ultima pagina. Quando riceve una lettera di minaccia con un ragnetto al posto della firma, Felicito Yanaqué non perde tempo e va alla polizia di Piura a sporgere denuncia. È proprietario di una ditta di trasporti, ha una moglie, due figli, e una giovane amante di nome Mabel: ha faticato troppo per lasciare che adesso qualcuno gli porti via tutto e, più di ogni altra cosa, a spaventarlo non sono certo i ricatti, ma il disonore. Peccato che dietro a quel tentativo di estorsione non ci sia la mafia locale, ma il suo figlioccio e la stessa Mabel... A Lima, intanto, Rigoberto, a un passo dalla pensione, viene chiamato a fare da testimone a Ismael, il suo datore di lavoro, che sposerà in gran segreto la domestica Armida, per impedire che il suo patrimonio venga dilapidato dai figli. Al ritorno dal viaggio di nozze, però, Ismael muore e Armida, spaventata dalle pressioni degli eredi, scappa a Piura, dalla sorella, che altri non è se non la moglie di Felicito. Sta a Rigoberto mantenere la promessa di testimone e sistemare la faccenda. Due storie dall'incastro perfetto in cui si riaffacciano personaggi memorabili e in cui il Premio Nobel fa finalmente ritorno al suo Perù, terra di segreti e scontri tra generazioni, di poesia e di miseria.

Bellano 1915. In una sera di fine novembre una fedele parrocchiana, la Stampina, si presenta in canonica: ha urgente bisogno di parlare con il prevosto, che in paese risolve anche le questioni di cuore. Suo figlio Geremia, docile ragazzone che in trentadue anni non ha mai dato un problema, sembra aver perso la testa. Ha conosciuto una donna, dice, e se non potrà sposarla si butterà nel lago. L'oggetto del suo desiderio è Giovenca Ficcadenti, di cui niente si sa eccetto che è bellissima - troppo bella per uno come lui - e che insieme alla sorella Zemia sta per inaugurare una merceria. Il che basta, nella piccola comunità, a suscitare un putiferio di chiacchiere e sospetti. Perché la loro ditta può dirsi "premiata"? Da chi? E quali traffici nascondono i viaggi che la Giovenca compie ogni giovedì? Soprattutto, come si può impedire al Geremia di finire vittima di qualche inganno? Indagare sulle sorelle sarà compito del prevosto, per restituire alla Stampina un figlio "normale". Facile dirlo. Non così facile muoversi con discrezione laddove sembrano esserci mille occhi e antenne... Cos'è un paese se non un caleidoscopio di storie, un'orchestra di uomini e donne che raccontando la vita la reinventano senza sosta, arricchendola di nuovi particolari? Con micidiale ironia, Vitali dà voce a questo coro - una sinfonia di furbizie e segreti, invidie e pettegolezzi - che mostra una faccia sempre diversa della verità, e un attimo dopo la nasconde ad arte...

Informare i genitori e fornir loro tutti gli strumenti utili ad operare una scelta alimentare consapevole e praticabile nella quotidianità, aiutandoli a elaborare un piano alimentare sano e equilibrato per i bambini, di età compresa tra i 6 e i 12 anni. Questo è l'ambizioso progetto editoriale che unisce Marco Bianchi e la Fondazione di Umberto Veronesi. Marco Bianchi, lo chef scienziato, Lucilla Titta nutrizionista e ricercatrice della Fondazione Veronesi e Gabriella Pravettoni professore ordinario di Scienze Cognitive all'università degli Studi di Milano, si uniscono per "rivoluzionare" il modo scorretto di mangiare dei più piccoli, attraverso tanti consigli e ricette di salute e scienza. Se è ormai scientificamente provato che "la salute vien mangiando" sono ancora tante le leggende e le false convinzioni in fatto di alimentazione soprattutto legate al mondo dell'infanzia. Questo libro aiuterà i genitori ad acquisire una nuova consapevolezza in campo nutrizionale. La chiave per trasmettere ai bambini l'amore per la "buona" cucina è riuscire ad appassionarli al cibo divertendosi con loro nella preparazione di ricette semplici e genuine, che educhino il loro palato al "gusto della salute". Seguendo i consigli dello chef potrete preparare, per e con i vostri bambini, pranzi, merende e cene gustose, semplici e veloci, ricche di frutta, verdura, semi oleosi e fibre ma soprattutto... cariche di salute!! Un viaggio dalle sorgenti al delta del Po. Paesaggi, umori, incontri, personaggi bizzarri, riflessioni di un viaggiatore che racconta la sua terra con pietas e humour, ripercorrendo la storia della letteratura che nasce sulle sponde del grande fiume Po. I miti aggallano e rifioriscono in diversi momenti storici, dall'epoca classica di Virgilio, al teatro delle corti estensi del Quattrocento, fino ai giorni nostri, con continuità e corto circuiti che sorprenderanno il lettore. Un viaggio concreto nell'immaginario di un fiume, il Po, che tocca città e territori come Torino, Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Cremona, Mantova, Ferrara, fino al delta, segnando la linea azzurra di un percorso che riporta alla luce le favole di Ovidio, Virgilio, Petrarca, Folengo, Ariosto, mettendoli a reagire con gli scrittori di oggi. Si parte dalla Torino di Pavese, Calvino, Soldati, Salgari e Gozzano, per passare alla Bassa di Guareschi, Zavattini, Celati, Cavazzoni e Pederiali, per giungere alla Ferrara di Bassani e alle straordinarie poesie di Raffaello Baldini, Tonino Guerra e alla Rimini di Federico Fellini. Un'avventura esterna ma anche interiore che sprofonda nella storia alla ricerca delle fonti del raccontare di un fiume che fin dall'antichità ha segnato l'immaginario dell'europa. Un libro di radici per la modernità che fa del meraviglioso la sua cifra, che tenta di ricostruire una geografia umana e letteraria, antica e moderna insieme, per il nuovo millennio.

L'errore "euro" è l'errore "Europa": l'idea di costruire l'unione sulla base economica, pensando che la politica potesse essere trascinata, sta infatti rivelandosi un fallimento. Oggi manca una politica sociale europea, una politica dell'immigrazione europea, manca persino una politica di difesa comune. L'Europa non ha portato nessun beneficio ai cittadini, alle famiglie o alle imprese. Non a caso in tutta Europa crescono i movimenti no euro, che però vengono zittiti dal conformismo del pensiero dominante e accusati di "populismo". In questo modo l'establishment si arrocca nella difesa di una scelta sbagliata. "Non vale una lira" fornirà ragioni e motivi per dire basta alla schiavitù dell'euro. Si aggirano per casa come entità estranee e imperscrutabili. Non parlano con i grandi, come se rispettassero un codice d'onore noto solo a loro. Stanno sul divano con in testa il cappuccio della felpa, o chiusi in camera a giocare alla PlayStation. Sono adolescenti. I genitori spaesati si preoccupano che malumore e mutismo nascondano problemi a scuola, o di cuore, o magari più gravi, come alcol e bullismo. O noia. O niente. Liquidare tutto con "ai miei tempi non era così" non aiuta a capire né a risolvere. Perché i tempi sono cambiati, non solo per modo di dire, gli anni che separano una generazione dall'altra corrispondono a secoli ormai. Superata la tv, sono gli smartphone, i tablet, le wii, i social network le nuove appendici dei ragazzi. Sono nativi digitali, cresciuti in una società che non si riconosce più nei ruoli tradizionali. Nuove famiglie, precariato, istituzioni fragili sono ciò che conoscono. Stanno facendo da apripista a un nuovo mondo, e in più hanno tutti i sintomi dell'adolescenza che anche i loro genitori hanno conosciuto. Attraverso le testimonianze di molti ragazzi, talora crude, sempre rivelatrici, raccolte dal giornalista Mario Campanella, Maria Rita Parsi, psicoterapeuta di grande esperienza, spiega le ragioni sociali e fisiologiche dei comportamenti dei ragazzi, e aiuta i genitori a prendere atto delle responsabilità della famiglia e della scuola. Per guidarli sani e salvi fuori dal malessere e ritrovare insieme la serenità.

Questo libro si interessa dell'amore che dura, delle sue pene e della sua possibile redenzione. Non si occupa degli innamoramenti che si esauriscono nel tempo di una notte senza lasciare tracce. Indaga gli amori che lasciano il segno, che non vogliono morire nemmeno di fronte all'esperienza traumatica del tradimento e dell'abbandono. Cosa accade in questi legami quando uno dei due vive un'altra esperienza affettiva nel segreto e nello spergiuro? Cosa accade poi se chi tradisce chiede perdono e, dopo aver decretato che non era più come prima, vuole che tutto torni come prima? Dobbiamo ridicolizzare gli amanti nel loro sforzo di far durare l'amore? Oppure possiamo confrontarci con l'esperienza del tradimento, con l'offesa subita, con il dolore inflitto da chi per noi è sempre stato una ragione di vita? Questo libro elogia il perdono come lavoro lento e faticoso che non rinuncia alla promessa di eternità che accompagna ogni amore vero. Nell epoca odierna, in cui tutto si consuma alla velocità della luce e anche i rapporti di coppia si disfano alla prima difficoltà, è ancora possibile superare l infedeltà e decidere di tornare con chi ci ha tradito? È ciò che si chiede in Non è più come prima Massimo Recalcati, noto psicoanalista e saggista di grande successo. Dopo un tradimento un rapporto di coppia va in frantumi e il tempo del lutto viene rigettato come triste e dispendioso: non ci si interroga più di fronte ad un amore finito cercando di capire le proprie responsabilità, ma si guarda in fretta avanti. Questo elegante saggio vuole essere un inno dedicato all amore che resiste e insiste, capace di durare nel tempo e di perdonare la sua stessa imperfezione. Non un libro sugli innamoramenti facili e che si esauriscono nell arco di una notte, ma un trattato sugli amori che non vogliono morire e che sconfessano persino la sentenza di Freud secondo la quale amore e desiderio si escludono a vicenda e non possono coesistere all interno di una relazione. Non è vero dunque che quanto più un rapporto dura, tanto più il desiderio svanisce e che per sottrarsi a questa noia è necessario cambiare di continuo. In un vero e proprio manuale del perdono, l autore si interroga su cosa accade in questi legami quando uno dei due tradisce e cosa quando chi tradisce chiede di essere ancora amato. È possibile perdonare? O dobbiamo ridicolizzare la coppia nel suo sforzo di far durare l amore? Recalcati non ha dubbi: bisogna imparare a perdonare anche se questa è una delle prove più alte e più dure che possono attendere gli amanti. Lo sforzo del perdono è doloroso e somiglia a un lutto difficile da elaborare. Ci vuole forza, molto tempo e un grande lavoro su di sé. È sempre preceduto dal trauma dell abbandono, e a volte, nonostante ciò, salva l amore resistendo alla tentazione della vendetta. Negli uomini, scrive Recalcati, è sempre più difficile compiere questo sforzo perché l offesa viene vissuta come un umiliazione sociale, una decadenza della sua potenza, ma bisogna vincere l orgoglio e superare questo narcisismo. Non è più come prima offre al lettore due spunti di riflessione: oltre ad un trattato sull amore che crede nell eternità, la seconda parte del libro raccoglie la testimonianza di O., un uomo che nel pieno del successo professionale e personale affronta lo scoglio del tradimento e dell abbandono. La sua figura nasce da un impasto letterario di materiali diversi: innanzitutto le storie dei suoi pazienti, rese però irriconoscibili. Attraverso le vicende di O. tocchiamo il nervo scoperto dell infedeltà, scopriamo quanta fatica costi superare un tradimento e la tentazione dell autodistruzione, ma alla fine assistiamo anche alla gioia che nasce nel perdonare l altro. Quest ultimo lavoro del professor Recalcati è un saggio profondo, che attraverso lo stile narrativo e l'attenzione per l aspetto divulgativo, svela agli amanti la via di una seconda possibilità.

La crisi dei tradizionali partiti politici è ormai conclamata e minaccia di contagiare le stesse istituzioni democratiche. Secondo i più recenti sondaggi, meno del cinque per cento degli italiani ha fiducia nei partiti politici e nei loro leader, poco più del dieci per cento nel Parlamento. Particolarmente evidente in Italia, il fenomeno è tuttavia generale: ovunque i "contenitori politici" novecenteschi stentano a conservare il consenso. E ovunque cresce un senso di fastidio verso quella che viene considerata da sempre più ampie fasce di elettorato una "oligarchia", separata dal proprio popolo e portatrice di privilegi economici e di casta ingiustificati. È importante però, oltre il livello della denuncia, misurare le dimensioni del fenomeno e soprattutto interrogarsi sulle cause del tracollo della forma partito, nonché sul futuro della rappresentanza politica nello scenario di una trasformazione "epocale" dalla società industriale a quella postindustriale. A ben guardare - e l'autore lo fa da una prospettiva in larga misura inedita - l'esplosione dei partiti si ricollega, seppure in una congiuntura temporale apparentemente sfasata, al superamento dell'organizzazione produttiva "fordista" massificata e all'affermarsi di nuovi forme organizzative leggere, decentrate, aperte. Facendo i conti, in modo drammatico, con la stessa insostenibilità dei costi crescenti che la macchina d'impresa ha indotto fino a saltare. "Adoro la fotografia, adoro fotografare, tenere in mano la fotocamera, giocare con le inquadrature e con la luce. Adoro vivere con la gente, osservare le comunità e ora anche gli animali, gli alberi, le pietre. E un'esigenza che proviene dal profondo di me stesso. È il desiderio di fotografare che mi spinge di continuo a ripartire. Ad andare a vedere altrove. A realizzare sempre e comunque nuove immagini." (Sebastião Salgado) Dalla mia Terra alla Terra è il primo libro che raccoglie le riflessioni scritte in prima persona da Sebastião Salgado: un lungo racconto orientato alla sensibilità ecologica del fotografo brasiliano in cui descrive la realizzazione dell'instituto Terra in Brasile e il suo percorso di uomo e testimone del nostro tempo, capace di trascinare il lettore con una prosa coinvolgente, in paesi lontani che sono territori di immensa bellezza ma anche di profonde ingiustizie. Le fotografie di Sebastião Salgado hanno fatto il giro del mondo. Qui il fotografo ce le racconta: il bianco e nero di ritratti di uomini e donne sconosciuti, di lavoratori o rifugiati. Con una gentilezza e una semplicità disarmanti, Salgado ricostruisce il suo percorso, espone le sue convinzioni, ci rende partecipi delle sue emozioni. Viene fuori così il suo talento di narratore e l autenticità di un uomo che sa coniugare militanza e professionismo, talento e generosità. All interno del volume ci sono i racconti appassionanti dell Africa, del Brasile, delle Americhe, del Mozambico e del Ruanda e poi ancora la nascita dell Instituto Terra, del

reportage Genesi, dall agenzia Magnum Photos fino ad Amazonas Images. Leggere e guardare questo libro è emozionante: la narrazione in prima persona nelle pagine fa capire che dietro ad ogni fotografia c è una storia. Quella di un uomo, di un marito, di un padre, di un fotografo appassionato. Ma anche quella di immigrati, di lavoratori delle miniere, migranti: uomini, donne e bambini protagonisti dei suoi reportage. In queste pagine c è il suo percorso, ci sono i suoi incontri, le sue fatiche e le rivelazioni che gli hanno cambiato la vita. In questo libro si sente (e si vede) la vita negli occhi degli uomini, nelle loro mani, nel guscio di una tartaruga, nel legno di un albero. Si sente che la vita viene tutta da lì: dalla natura. E che siamo tutti insieme qui: sulla Terra. Dovremmo ricordarcelo più spesso.