LA VALUTAZIONE DEI BENI DI MAGAZZINO

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Circolare N. 20 Area: TAX & LAW Periodico plurisettimanale 17 marzo 2009 LA VALUTAZIONE DEI BENI DI MAGAZZINO Al termine di ogni esercizio si presenta la necessità di rilevare e valorizzare correttamente le rimanenze finali di magazzino al fine di procedere alla redazione del bilancio e, successivamente, alla dichiarazione dei redditi. Le rimanenze di magazzino includono i beni destinati alla vendita o che concorrono alla loro produzione nell ordinaria attività dell impresa. L art. 2424, Codice Civile, classifica le rimanenze nella macroclasse C (attivo circolante) dello Stato Patrimoniale: materie prime, sussidiarie e di consumo; prodotti in corso di lavorazione e semilavorati; lavori in corso su ordinazione; prodotti finiti e merci; acconti. Oltre ai beni di proprietà giacenti presso gli stabilimenti dell impresa, tra le rimanenze vanno comprese le giacenze di beni presso terzi (in conto deposito, lavorazione, prova, ecc.), nonché i materiali acquistati e non ancora pervenuti quando l'impresa ne ha già acquisito la proprietà (ad esempio, consegna stabilimento o magazzino del fornitore). DETERMINAZIONE DELLE RIMANENZE Alla fine dell esercizio occorre procedere alla rilevazione dei beni in giacenza. Tali rilevazioni possono avvenire mediante: inventario fisico dei beni in rimanenza; scritture contabili di magazzino (in questo caso, i principi contabili consigliano di effettuare almeno una volta l anno l inventario fisico delle rimanenze). PROFILO CIVILISTICO Le rimanenze di magazzino rappresentano costi sospesi, imputabili a beni ancora in giacenza, che concorreranno alla formazione del risultato di esercizio solo nel momento in cui i beni cui afferiscono saranno ceduti. Ai sensi dell art. 2426, c. 9, C.C., le rimanenze devono essere valutate al minore tra il costo di acquisto/produzione ed il valore di realizzazione desumibile dall andamento del mercato. VALUTAZIONE RIMANENZE valore minore tra costo valore di mercato La valutazione al minor valore di mercato non può essere mantenuta nei bilanci successivi quando vengono meno i motivi che l hanno determinata. La valutazione delle giacenze comporta quindi il riesame dei costi originari o risultanti da precedenti valutazioni allo scopo di escludere la parte di essi che non potrà essere recuperata. RIPRODUZIONE VIETATA Pag. 1 di 5

La determinazione del costo dei beni in giacenza varia a seconda che i beni siano stati acquistati presso terzi ovvero siano stati prodotti internamente dall impresa. COSTO DI ACQUISTO Nel costo d acquisto si comprendono, oltre al prezzo effettivo d acquisto: in aggiunta, gli oneri accessori di diretta imputazione quali, ad esempio, le spese di trasporto, imballo, assicurazione, installazione ed i costi doganali; in diminuzione, i resi, gli sconti commerciali, gli abbuoni. Non vanno invece imputate le spese di magazzinaggio e di mantenimento, da considerare tra le spese generali di produzione, né gli sconti di cassa, da imputare fra i proventi finanziari. COSTO DI PRODUZIONE E costituito dal costo d acquisto del materiale, incrementato dei costi industriali di trasformazione, diretti ed indiretti, per la quota ragionevolmente imputabile al prodotto fino al momento in cui lo stesso può essere utilizzato. Restano espressamente esclusi i costi di distribuzione. COSTI DIRETTI costo di acquisto delle materie prime utilizzate costo della manodopera addetta alla produzione costo dei semilavorati costo degli imballaggi costi sostenuti per autorizzazioni e licenze di fabbricazione COSTI INDIRETTI oneri per il personale tecnico dell azienda manodopera indiretta ammortamenti costi di manutenzione e riparazione costi per materiali di consumo, energia, vigilanza, ecc. altre spese effettivamente sostenute per la lavorazione dei prodotti Gli oneri finanziari devono essere normalmente esclusi dal costo di produzione. Tuttavia ne è consentita l inclusione alle seguenti condizioni: quando derivano da finanziamenti specifici; quando riguardano prodotti che richiedono un processo produttivo di vari anni; limitatamente alle quote maturate sino a che il bene non sia pronto per essere venduto; sempreché la valutazione finale non ecceda il valore netto di realizzo e ne sia fornita menzione in Nota integrativa. VALORE DI MERCATO Varia in funzione della tipologia di rimanenza: materie prime, sussidiarie e semilavorati vanno valutati al costo di sostituzione, ossia al costo di acquisto/riproduzione in normali condizioni di gestione; merci, prodotti finiti e prodotti in corso di lavorazione vanno invece valutati al valore netto di realizzo ossia al prezzo di vendita in normali condizioni di gestione. In Nota integrativa deve comunque essere indicata la differenza tra il valore attribuito alle rimanenze in bilancio ed il relativo valore di mercato, se consistente. costo specifico medio ponderato LIFO FIFO VALUTAZIONE RIMANENZE valore di mercato netto realizzo sostituzione 090317 CF RIPRODUZIONE VIETATA Pag. 2 di 5

METODI DI DETERMINAZIONE DEL COSTO La valutazione delle rimanenze presuppone l individuazione delle singole unità cui attribuire gli specifici costi sostenuti. Tale metodo, denominato del costo specifico, è tuttavia utilizzabile solo se i beni che compongono le rimanenze non sono intercambiabili, ma diversi l uno dall altro. Per la determinazione del costo dei beni fungibili è quindi possibile utilizzare alternativamente uno dei seguenti metodi: 1) costo medio ponderato: le quantità acquistate/prodotte non sono più individualmente identificabili e fanno parte di un insieme in cui i beni sono ugualmente disponibili. Si può utilizzare la media ponderata per movimento o per periodo in relazione alle caratteristiche dell attività aziendale; 2) FIFO (primo entrato, primo uscito): le quantità acquistate o prodotte in epoche più remote si considerano vendute od utilizzate nella produzione per prime; pertanto le quantità in magazzino sono quelle relative agli acquisti/produzioni più recenti; 3) LIFO (ultimo entrato, primo uscito): le quantità acquistate/prodotte più di recente sono utilizzate/prodotte per prime col risultato che il magazzino rimane costituito dalle acquisizioni più remote. Si supponga la seguente situazione: QUANTITÀ VALORE UNITARIO GIACENZA gennaio 500 100 500 aprile 1.000 105 1.500 giugno - 1.000 --- 500 dicembre 1.500 120 2.000 Valore delle rimanenze: costo medio ponderato annuale = (50.000 + 105.000 + 180.000) : (500 + 1.000 + 1.500) = 111,67 (costo medio ponderato) x 2.000 = 223.340; metodo FIFO = (500 x 105) + (1.500 x 120) = 232.500; metodo LIFO = (500 x 120) + (1.000 x 105) + (500 x 100) = 215.000. Applicazione del costo medio ponderato per movimento. Si supponga: QUANTITÀ COSTO MEDIO QUANTITÀ IN MOVIMENTAZIONI PREZZO ENTRATA PONDERATO MAGAZZINO VALORE MAGAZZINO acquisto 500 100 100,00 500 50.000 acquisto 1.000 105 103,33 1.500 154.995 cessione 1.000 103,33 500 51.665 acquisto 1.000 110 107,77 1.500 161.655 cessione 1.000 107,77 500 53.885 acquisto 1.500 120 116,94 2.000 233.880 Valore delle rimanenze (2.000 pz.) al costo medio ponderato per movimento = 233.880 Applicazione del costo medio ponderato per periodo. Si supponga la seguente diversa situazione: VALORE MOVIMENTAZIONI QUANTITÀ UNITARIO IMPORTO COSTO MEDIO PONDERATO rimanenze iniziali 100 100 10.000 100,00 1 acquisto periodo 200 120 24.000 113,33 (34.000 : 300) 2 acquisto periodo 150 150 22.500 125,55 (56.500 : 450) saldo 450 --- 56.500 prelievo periodo 250 --- 31.387 rimanenze finali 200 Valore rimanenza a fine esercizio = 25.110 valutate a 125,55 090317 CF RIPRODUZIONE VIETATA Pag. 3 di 5

PROFILO FISCALE Sotto il profilo fiscale, le norme che disciplinano la valutazione delle rimanenze di magazzino sono contenute nell art. 92, TUIR. La disposizione lascia ampia libertà di scelta al contribuente ammettendo l applicazione dei criteri di valutazione previsti dal Codice Civile. Solo quando tale criterio non viene adottato in bilancio, è previsto un valore minimo al disotto del quale la valutazione attribuita alle rimanenze non può scendere. Tuttavia, il criterio di valutazione adottato deve essere mantenuto nei periodi successivi e può essere variato solo ove ricorrano motivazioni valide, e non di mera convenienza, da comunicare all Amministrazione finanziaria. VALUTAZIONE PER CATEGORIE OMOGENEE L art. 92, TUIR, prevede che le giacenze non valorizzate a costi specifici, debbano essere raggruppate in categorie di beni omogenee per natura e valore. OMOGENEITÀ PER NATURA I beni devono essere dello stesso genere (per proprietà e caratteristiche merceologiche) anche se possono essere di diverso tipo. Naturalmente, la ripartizione deve essere obiettiva e modellata sulla effettiva realtà aziendale che varia, ovviamente, da caso a caso. OMOGENEITÀ PER VALORE I beni che appartengono ad una stessa categoria devono avere un valore che non diverga sensibilmente tra loro. VALORE MINIMO Il metodo di valutazione previsto dal TUIR: nel 1 esercizio di formazione, le rimanenze vanno valutate al costo unitario medio determinato dividendo il costo dei beni acquistati/prodotti nell esercizio per la loro quantità (costo medio ponderato); negli esercizi successivi: la maggior quantità (incremento delle rimanenze), valutata al costo unitario medio, costituisce una distinta categoria; la minor quantità (decremento delle rimanenze), si detrae dalle rimanenze precedenti, a partire dagli incrementi più recenti, applicando il metodo del LIFO a scatti annuali. Si supponga: ANNO RIMANENZE INIZIALI ACQUISTI ANNO QUANTITÀ/VALORE RIMANENZE FINALI QUANTITÀ/VALORE COSTO MEDIO UNITARIO 1 --- 10.000 / 800.000 3.000 / 240.000 80 2 3.000 x 80 9.000 / 810.000 5.000 / 420.000 * 90 3.000 x 80 3 + 2.000 x 90 * (3.000 x 80) + (2.000 x 90) = 420.000 ** (3.000 x 80) + (1.000 x 90) = 330.000 10.000 / 920.000 4.000 / 330.000 ** 92 Si noti che l applicazione del metodo FIFO avrebbe comportato alla fine del 3 anno un maggior valore delle rimanenze, ossia: (2.000 x 80) + (2.000 x 90) = 340.000. VALORE NORMALE 090317 CF RIPRODUZIONE VIETATA Pag. 4 di 5

Se alla chiusura dell esercizio la valutazione dei beni al costo unitario medio, determinato con uno dei metodi sopra descritti, risulta superiore al valore normale medio nell ultimo mese dell esercizio, è possibile valutare le rimanenze della categoria interessata a questo valore, indipendentemente dal periodo di formazione. Il minor valore applicato vale anche per gli esercizi successivi, salvo che nello SP le rimanenze siano iscritte per un importo superiore. Si ricorda che per valore normale deve intendersi il prezzo mediamente praticato per beni della stessa specie o similari in condizioni di libera concorrenza ed al medesimo stadio di commercializzazione nel tempo e nel luogo in cui i beni sono stati acquisiti o in mancanza in quelli più prossimi. PRODOTTI IN CORSO DI LAVORAZIONE La norma fiscale dispone la valorizzazione in base alle spese sostenute nell esercizio (costo specifico) mentre, civilisticamente, per i lavori su ordinazione anche se infrannuali è possibile la valutazione anche sulla base dei corrispettivi pattuiti maturati con ragionevole certezza. CONCLUSIONI Come si evince dalle illustrazioni precedenti, i metodi di determinazione del costo producono risultati similari in periodi di stabilità di prezzi, mentre in periodi di prezzi non stabili conducono a risultati diversi di bilancio. In buona sostanza: il metodo del costo medio ponderato media le fluttuazioni dei prezzi; il metodo FIFO rispecchia l'andamento del prezzi di mercato, perché valuta il magazzino ai costi più recenti e in molti casi rispecchia con una certa approssimazione il flusso fisico delle voci di magazzino. Nel CE tende a contrapporre ai ricavi costi meno recenti; il metodo LIFO contrappone costi correnti a ricavi correnti. Esso rappresenta un avvicinamento al costo di sostituzione per gli effetti che produce nel CE, ma nel caso di prezzi crescenti origina nello SP un valore di magazzino inferiore ai costi attuali. In fasi di prezzi discendenti il metodo LIFO tende a produrre un aumento di utili e potrebbe essere necessario riportare le rimanenze ad un valore non superiore a quello di mercato. 090317 CF RIPRODUZIONE VIETATA Pag. 5 di 5