Insetti Vastissima classe di artropodi di dimensioni

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Numero due 18 gennaio 2013

Transcript:

gialle. Nei climi più favorevoli (o sotto serra) le generazioni possono essere anche decine, occorrendo non più di cinque giorni (in estate) o dieci (in inverno) per completare un ciclo. La difesa dagli acari è piuttosto difficoltosa per la capacità di queste specie di sviluppare rapidamente resistenza ai prodotti chimici. In coltura protetta una buona strategia di lotta si basa innanzitutto su interventi preventivi tesi ad eliminare tutte le fonti di infestazione all interno delle serre: ciò può essere ottenuto trattando le serre a fine coltura con zolfo in polvere (che sviluppa anidride solforosa). Per il controllo chimico, alla comparsa dei primi focolai si interverrà scegliendo tra una discreta gamma di acaricidi disponibili in commercio, con diverse caratteristiche e tempi di carenza. Tra questi sono da citare: Abamectina, insetticida-acaricida dotato di attività translaminare, attivo contro tutti gli stadi mobili. Agisce prevalentemente per ingestione. Clofentezine, acaricida registrato solo su pomodoro, dotato di elevata attività contro gli acari tetranichidi con azione prevalentemente ovicida. Exitiazox, agisce sulle uova e gli stadi preimmaginali (larve e ninfe) degli acari tetranichidi. Esplica anche un azione sterilizzante sulle femmine ed è dotato di buona selettività nei confronti dei fitoseidi. Fenazaquin, attivo per contatto e ingestione, è dotato di azione translaminare e lunga persistenza. È prevalentemente larvo-adulticida ma ha una buona attività sulle uova estive del genere Panonychus. Fenbutatin-ossido, attivo sulle forme mobili (larve, ninfe e adulti) degli acari tetranichidi ed eriofidi. Agisce per contatto con una lunga persistenza. Fenpyroximate, attivo sulle forme mobili (larve, ninfe e adulti) di diverse specie di acari fitofagi tetranichidi, tarsonemidi e eriofidi. Agisce per contatto con un buon effetto abbattente ed una elevata persistenza di azione. Propargite, acaricida larvo-adulticida, agisce per contatto con spiccata azione abbattente e buona persistenza. Tebufenpirad, attivo prevalentemente per ingestione contro le forme mobili (neanidi, ninfe e aulti) degli acari tetranichidi e tarsonemidi. È dotato di azione translaminare, di buon potere abbatente e di lunga persistenza. In coltivazione biologica la lotta deve mirare a salvaguardare soprattutto la presenza degli acari predatori (in particolare dei fitoseidi), anche attraverso la loro diffusione; le distribuzioni del Phytoseiulus persimilis Athias-Henriot sono in grado di limitare efficacemente lo sviluppo di T. urticae (grazie alla mobilità dell adulto che attacca agevolmente tutti gli stadi del fitofago). Quest attività risulta più accentuata in presenza di un elevato tasso igrometrico (70% U.R.), raggiungibile anche artificialmente con apposite nebulizzazioni. Prima del trapianto è opportuno ispezionare le piantine per eliminare quelle attaccate. Insetti Vastissima classe di artropodi di dimensioni assai variabili (da pochi decimi di millimetro a diversi centimetri). Sono caratterizzati da adulti con corpo diviso in tre parti ben distinte (capo, torace e addome), antenne e tre paia di zampe toraciche articolate; possono essere atteri o forniti di ali (1 o 2 paia). A parte gli atterigoti, sempre ametaboli, gli altri gruppi sono dotati di metamorfosi (olo-, emi- o eterometabo- 22

li), cambiando quindi in modo più o meno profondo la loro struttura durante lo sviluppo postembrionale, fino al raggiungimento dello stadio adulto. Collemboli Sono piccoli insetti caratterizzati (come tutti gli atterigoti) da mancanza di ali e di metamorfosi: in pratica, gli individui neonati sono morfologicamente già del tutto simili agli adulti, ma raggiungono la maturità sessuale e le dimensioni di questi solo dopo decine di mute. È presente spesso un organo addominale a forma di leva (la furca) che permette loro di saltare. Un collembolo che può dare problemi nei casi di prolungata ed eccessiva umidità è la specie Isotomurus palustris Müller. È lungo 2-3 mm, di colore verdastro screziato, dai movimenti guizzanti; in particolari occasioni può pullulare nel suolo in numero tale da danneggiare le plantule al colletto provocandone il disseccamento: i suoi attacchi possono verificarsi non solo in serre e semenzai ma anche in pieno campo qualora sussistano condizioni d umidità eccessiva e buona presenza di sostanza organica. Un altra specie di interesse agrario segnalata per danni a varie piante tra le quali le nostre solanacee è Bourletiella hortensis Fitch, di circa 1 mm, di aspetto subgloboso e colore nero-verdastro. A differenza della specie precedente, essa danneggia la parte aerea, producendo piccole rosure tondeggianti sulle foglie (simili a quelle prodotte dalle altiche). Ha due generazioni l anno e sverna nel terreno allo stadio di uovo. Nelle condizioni di coltivazione delle solanacee in Basilicata, difficilmente i collemboli provocano danni di interesse economico. A volte su terricci in vivaio possono verificarsi pullulazioni di alcune specie di questi insetti contro le quali si potrà intervenire con insetticidi ad ampio spettro (fosforganici, piretroidi, ecc.) utilizzati contro fitofagi più comuni. Ortotteri Insetti con apparato boccale masticatore, sono caratterizzati da zampe posteriori robuste, atte al salto, e da ali anteriori, tegmine, più o meno coriacee (le posteriori sono invece membranose e ripiegate a ventaglio). Dall uovo fuoriesce un individuo mancante di ali che però nell aspetto ricorda già l adulto (neanide); in seguito a più mute si giunge ad un individuo con abbozzi alari (ninfa) e via via, con altre mute, si arriva all adulto. Gli ortotteri sono divisi nei sottordini dei Celiferi o Acridoidei (cavallette, locuste), con antenne brevi e robuste, ed Ensiferi o Tettigonidei (grilli) con antenne lunghe, filiformi e femmine provviste di un lungo ovopositore. Grilli Al sottordine degli ensiferi appartiene il noto grillotalpa (fig. 14). 14 FIG. 14 ADULTO DI GRYLLOTALPA GRYLLOTALPA 23

FIG. 15 ADULTI DI DOCIOSTAURUS MAROCCANUS E CALLYPTAMUS ITALICUS Solitamente indicati come Gryllotalpa gryllotalpa L., questi grossi e tozzi grilli vengono in realtà a costituire un complesso di più specie distinte, anche se morfologicamente assai simili tra di esse. Le popolazioni diffuse nel Meridione apparterrebbero alla specie G. quindecim (Baccetti e Capra). Pur avendo un regime alimentare prevalentemente zoofago (sono formidabili cacciatori di uova e larve di insetti terricoli), questi ortotteri possono risultare nocivi alle colture per i danni che indirettamente procurano alle radici durante lo scavo delle loro gallerie sotterranee. Gli adulti possono essere visti in superficie tra aprile e maggio (nel periodo degli accoppiamenti) perché la maggior parte della loro vita si svolge nel suolo. Dopo gli accoppiamenti le femmine si interrano e, a circa un palmo di profondità, ricavano un nido pressoché sferico, grande come un pomo, al cui interno depongono 200-300 uova (che schiudono dopo una ventina di giorni). Le neanidi rimangono gregarie (racchiuse nel nido) per alcuni mesi e 15 solo in autunno tendono a disperdersi ed approfondirsi (fino a 80-100 cm) per superare i mesi freddi. Con la primavera risalgono verso gli strati più superficiali del suolo trasformandosi in ninfe; tra fine estate ed autunno compaiono i nuovi adulti che, dopo aver svernato, nella primavera successiva usciranno all esterno per accoppiarsi. La specie richiede quindi due anni per completare il ciclo, svernando il primo anno come neanide e il secondo come adulto. Questo grillo è più frequente nei terreni leggeri, irrigati, ricchi di humus. Per la lotta possono essere distribuite esche a base di metiocarb, effettuando il trattamento di sera su terreno umido, nel periodo in cui gli adulti risalgono in superficie (aprile-maggio). L aratura dei terreni è una misura agronomica efficace. Va ricordato il grosso grillo Decticus albifrons F. per una considerevole invasione avvenuta in provincia di Matera sul finire dell estate 2004, che provocò comunque solo grosso scalpore ma danni ridottissimi alle colture. Cavallette Poche sono le cavallette capaci di procurare danni alle nostre colture. Il Callyptamus italicus L. (riconoscibile per i bordi dorso-laterali del pronoto lineari e ben evidenti e per le ali membranose rosa) è uno di questi (fig. 15). La specie, che ha una sola generazione annua, compare in modo assai scalare dalla primavera all estate inoltrata, tendendo a formare sciami a causa dell istinto gregario. Nel giro di 1-2 mesi, passando attraverso cinque stadi giovanili (tre neanidali e due ninfali), raggiunge lo stadio adulto seguito, dopo alcune altre settimane, dall accoppiamento e dalle ovideposizioni. Le ovature di queste cavallette (i caratteristici cannelli terrosi, lunghi ca 2 cm, chiusi da uno zaffo spugno- 24

so gialliccio e contenenti una quarantina di uova) sono solitamente concentrate in luoghi particolari, detti grillare, ove la consistenza del suolo e la sua esposizione risultano ottimali per l ovideposizione. Nelle località in cui il calliptamo si fa notare per i danni, è bene contrastarlo (nei soli luoghi in cui si nota una grande concentrazione di cannelli), intervenendo con lavorazioni al terreno e trattamenti chimici (a base di piretroidi) contro le popolazioni neanidali. Altra cavalletta che, almeno nelle località del Meridione, può in qualche annata riprodursi a dismisura, è il Dociostaurus maroccanus (Thunberg), specie lunga 2-3 cm, riconoscibile per il pronoto ristretto nel mezzo e con un caratteristico disegno chiaro in rilievo a forma di X (fig. 15). Ha una sola generazione e sverna allo stadio di uovo nei cannelli (distinguibili da quelli del calliptano perché chiusi superiormente da un sottile diaframma terroso). Tisanotteri Sono insetti piccolissimi, solitamente non più lunghi di 1-2 mm, di forma molto allungata e con ali (quando presenti) strettissime, frangiate, tenute accostate e poggiate sul corpo. L apparato boccale è di tipo pungente-succhiatore. All uovo seguono due stadi neanidali (attivi come gli adulti), poi due o tre stadi pupali (incapaci di nutrirsi) e infine l adulto. Le femmine sono spesso partenogenetiche, potendo deporre uova fertili anche senza essere fe- condate; se vi è accoppiamento dalle uova avranno origine delle femmine, in mancanza di accoppiamento si avranno invece solo maschi. Le punture di alimentazione dei tisanotteri provocano sulle parti attaccate una sorta di argentatura (dovuta all entrata di aria sotto l epidermide) come pure suberosità o anche rugginosità, sintomi spesso confusi con quelli prodotti dagli acari. L attacco porta in ogni caso a un rallentamento dello sviluppo e conseguente malformazione degli organi, influenzando negativamente anche l allegagione. Oltre questi danni diretti (che possono talora essere rilevanti sui frutti) i tisanotteri trasmettono alcune virosi, tra cui il TSWV (virus dell avvizzimento maculato o della bronzatura del pomodoro), uno dei più pericolosi anche per il peperone (figg. 16-18). 17 11 18 11 FIG. 16-18 ALTERAZIONI SU FOGLIE E FRUTTO DI PEPERONE CAUSATE DA ATTACCHI DI TRIPIDI 16 11 25

Thrips tabaci (Lindeman) e Frankliniella occidentalis (Pergande) sono senza dubbio i tisanotteri più nocivi in Italia e rappresentano, assieme ad afidi, ragnetto rosso, aleirodidi e fillominatori, la principale causa di perdite di produzione delle colture ortive in serra; tra queste, le solanacee sono particolarmente soggette ai loro danni. T. tabaci, con forme giovanili uniformemente gialle e adulti color nocciola, è specie notevolmente polifaga capace di compiere fino a 5 generazioni l anno in pieno campo e almeno 7-8 in serra. Sverna come adulto, riparato sotto cortecce, in fessure del suolo o in altri ricoveri. Importato dalla California in Europa a metà degli anni 80, F. occidentalis è divenuto negli ultimi decenni uno dei parassiti più dannosi per peperone, pomodoro e melanzana, provocando decolorazioni e necrosi su foglie e fiori, e cascola dei frutticini. Le sue forme giovanili sono di colore beige, mentre gli adulti hanno il corpo percorso dorsalmente da una serie di macule più scure. Compie diverse generazioni l anno in funzione della temperatura e sverna come pupa nel terreno. Nelle serre l insetto può essere attivo per buona parte dell anno, raggiungendo la massima densità in primavera-estate. Il clima mite del Metapontino e la presenza di colture sotto serra anche nei mesi invernali (es. fragola) permettono alla polifaga F. occidentalis di compiere numerose generazioni mantenendosi attiva tutto l anno. La lotta, eseguita con prodotti tradizionali quali acrinatrina, piretroidi, fosforganici trova difficoltà per l elevato potenziale biotico dei tripidi e la capacità di sviluppare popolazioni resistenti ai comuni agrofarmaci. Peraltro, avendo spesso l abitudine di annidarsi all interno dei fiori, questi insetti sono scarsamente raggiungibili dagli insetticidi per contatto; il controllo chimico risulta efficace solo se condotto con trattamenti ravvicinati, pratica che però si scontra con la necessità di dover destinare la produzione al consumo diretto allo stato fresco, subito dopo la raccolta. Molto utilizzato per il controllo dei tripidi in Basilicata è il lufenuron, inibitore della biosintesi della chitina che agisce esclusivamente sugli stadi immaturi di questi insetti (neanidi e ninfe) interferendo nella muta sul meccanismo di formazione del nuovo esoscheletro. Non possiede attività sistemica ed agisce principalmente per ingestione. Tra i mezzi proposti recentemente dall industria risulta affidabile lo spinosad, insetticida polivalente attivo anche contro lepidotteri e ditteri fillominatori, che alla buona efficacia associa un profilo tossicologico favorevole. In caso di reinfestazione è opportuno alternarlo con altri principi attivi, ricorrendo anche a miscele di due formulati (come ad es. acrinatrina+lufenuron, clorpirifos-metile+lufenuron) per limitare i rischi di selezionare ceppi resistenti. Relativamente recente è la registrazione di acetamiprid sulle principali solanacee. Si tratta di una sostanza attiva che controlla vari fitofagi ad apparto boccale pungente-succhiante, tra cui i tripidi, e ad apparato boccale masticatore quali microlepidotteri minatori, dorifora e piralide. Agisce per ingestione ed è sistemico, consentendo l assorbimento e la traslocazione sia per via fogliare che radicale. Un preparato a base di azadiractina, insetticida di derivazione vegetale selettivo verso gli ausiliari, si può usare pure in fertirrigazione. In tutte le situazioni è consigliabile trattare alla primissima comparsa degli adulti (rilevabile mediante trappole cromotropiche azzurre), bagnan- 26

do accuratamente la vegetazione e in particolare i fiori. Naturalmente, in serra, in coincidenza con i lanci di ausiliari o di bombi, è opportuno evitare qualsiasi tipo di trattamento. La buona pratica fitoiatrica in serricoltura deve considerare anche l impiego dei limitatori naturali. Attualmente uno dei più apprezzati nella lotta al tripide americano è l antocoride Orius laevigatus (Fieber), emittero molto diffuso anche in natura che però non può essere impiegato prima della metà di marzo, essendo soggetto a diapausa invernale. È consigliabile perciò utilizzare i prodotti tradizionali nella fase iniziale della coltura, rimandando i lanci dell orius alla seconda parte del ciclo. Tale pratica mette a riparo anche dai rischi di eventuali ritardi di efficacia dovuti ai tempi assai più lunghi richiesti da questo tipo di lotta rispetto a quella chimica. Misure preventive da non trascurare sono inoltre: la distruzione dei residui colturali infestati; l eliminazione dalle serre e dall ambiente limitrofo delle infestanti che a fine ciclo possono continuare ad ospitare il tisanottero (soprattutto ornamentali, parietaria e crucifere); la disinfestazione del terreno (con metodi fisici); l utilizzo di materiale vivaistico indenne. Rincoti Insetti con apparato boccale pungente-succhiante. Sono divisi in due sottordini facilmente distinguibili per la diversa conformazione delle ali anteriori: negli Eterotteri, coriacee con la sola parte terminale membranosa, e negli Omotteri completamente membranose (le ali posteriori sono membranose in ambedue i gruppi). In questi insetti dall uovo fuoriesce una neanide (priva di ali ma somigliante già all adulto) e da questa, in seguito a mute, si ha una ninfa (con monconi alari) e infine l adulto. Ai rincoti appartengono specie di grande interesse agrario, sia per i danni prodotti dalla loro attività trofica, sia per la difficoltà di contenerne le infestazioni. Eterotteri Pentatomidi Nezara viridula (L.) è forse la più comune e nota delle cimici perché ubiquitaria e capace di danneggiare un gran numero di piante (fig. 19). La sua puntura sui frutti (dovuta sia all adulto che alle forme giovanili) trasmette odore e sapore sgradevoli, oltre a provocare tacche necrotiche e blocco della maturazione dell area colpita. 19 11 FIG. 19 ADULTO DI NEZARA VIRIDULA