L ORIENTAMENTO METODOLOGICO E IL SUO SIGNIFICATO LIBERALE SECONDO NORBERTO BOBBIO NOTA SUL LEGAME TRA NEUTRALITÀ ETICA E POLITEISMO DEI VALORI



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L ORIENTAMENTO METODOLOGICO E IL SUO SIGNIFICATO LIBERALE SECONDO NORBERTO BOBBIO NOTA SUL LEGAME TRA NEUTRALITÀ ETICA E POLITEISMO DEI VALORI di Michele Zezza La riflessione sul significato della nozione di metodologia trova in Bobbio una sua prima sistematizzazione all interno di un corso universitario del 48 quale l Introduzione alla filosofia del diritto: si tratta di un lavoro integralmente collocabile in quella fase neoilluministica del suo pensiero 1 che ha origine intorno alla metà degli anni Quaranta e sarà poi destinata a lasciare profonde tracce nella sua impostazione teorica. Lo studio assume inizialmente ad oggetto il tema dello statuto della ricerca metodologica: essa argomenta l autore esprime «il senso della filosofia che ha riconosciuto i propri limiti ed ha acquistato coscienza della propria genuina natura, rinunciando a una conoscenza totale della realtà, che solo la religione può offrire, e anche a dare una spiegazione totale del mondo che spetta alle scienze particolari» 2. Il suo ruolo precipuo consiste infatti nell individuazione di un termine di unione e di equilibrio «tra la fede con la sua assolutezza dogmatica e la scienza con la sua provvisorietà agnostica» 3, di un punto di convergenza tra l assunzione di valori assoluti che contraddistingue la religione e la conoscenza ipotetico-deduttiva propria del sapere scientifico. Il privilegio accordato all approccio metodologico costituirà poi un elemento distintivo della successiva produzione di Bobbio. In particolare, in un rilevante dibattito culturale italiano che si estende tra il 59 e il 64 egli discute il concetto di filosofia come metodologia come «l autocoscienza che l uomo assume di se stesso in quanto indagatore del mondo empirico» 4. Alla base di questa immagine del sapere vi è la distinzione classica tra due poli dell attività filosofica che non configurano un rapporto di completa antinomia, ma si trovano anzi in un legame di stretta integrazione: il sapere «primo» in senso metafisico-ontologico e in senso gnoseologicoepistemologico, tra la filosofia come conoscenza della sostanza e come legittimazione riflessa del sapere scientifico 5. Se, da una parte, la speculazione filosofica può essere concepita innanzitutto come «visione del mondo», risposta ai problemi universali ed eterni dell esistenza, parallelamente essa può essere intesa anche come una metodologia che presenta lo scopo della ricerca sul modo di 1

operare delle scienze particolari, l obiettivo (di natura essenzialmente conoscitiva) della rielaborazione e sistemazione logica dei saperi. Analogamente, in un saggio del 94 Bobbio arriva a definire il concetto di metodo come quel «complesso dei procedimenti intellettuali richiesti per condurre una ricerca al fine desiderato e proposto» 6 : un insieme di regole e operazioni adottate per sostenere un indagine conoscitiva, in conformità ad alcuni scopi prefissi. In questo orientamento strumentale in favore dell opportunità pragmatica del procedimento scientifico, all approccio programmaticamente descrittivo risulta sottesa la promozione di una finalità specifica, sulla base dell adesione a determinati valori pratici. La presenza di continue connessioni tra la scientificità e la «concezione liberale della vita» deve indurre a rilevare che il nesso bidirezionale tra orientamento conoscitivo e intenzionalità normativa rappresenti un aspetto costitutivo della sua teoria della metodologia. «Il metodo scientifico osserva ad esempio in una recensione, in quanto implica [presuppone] il riconoscimento dei limiti della conoscenza umana e induce nell uomo lo spirito critico contro l abito dogmatico, vuol dire [ ] civiltà liberale» 7. Occorre precisare che nella dottrina del filosofo la direzione del nesso causale risulta essere prevalentemente quella in cui il terminus a quo, il prius logico, è rappresentato dalla finalità pratica, piuttosto che dall orientamento conoscitivo: maggiore è pertanto il condizionamento esercitato dall etica liberale sull approccio fallibilista che non il contrario. Lo stesso legame tra ricorso ad un metodo scientifico e difesa dei valori di libertà emerge dalla considerazione delle ragioni implicitamente normative connaturate all opzione in favore della neutralità etica: «l avalutatività osserva infatti Bobbio, come canone [ ] della ricerca che pretenda di essere oggettiva, non esclude [ ] la funzione pratica (o prescrittiva) della ricerca stessa attraverso l utilizzazione dei risultati raggiunti» 8. Fin dalle prime fasi delle sue ricerche, sulla scorta di un influsso del movimento neopositivista Bobbio identifica infatti «la caratteristica dell orientamento scientifico nello studio dei fatti naturali» con «l oggettività, intesa come astensione da ogni presa di posizione di fronte alla realtà osservata o neutralità etica [ ], 'Wertfreiheit'» 9. Tra i requisiti imprescindibili per la costruzione di un discorso autenticamente scientifico è dunque inclusa l accettazione preliminare dell ideale dell avalutatività teorica, intesa in senso weberiano come «libertà dal valore», «assenza di giudizi di valore» nel processo conoscitivo, astensione dalla formulazione di posizioni ideologiche nell ambito dell analisi 2

scientifica. Riprendendo la nozione di «contesto della scoperta», elaborata da Hans Reichenbach in contrapposto a quella di «contesto della giustificazione», si può identificare questo approccio con una scelta fondativa originaria rispetto alla quale l analisi procede poi autonomamente. Sostenere la necessità di seguire un approccio descrittivo, normativamente neutrale, significa per Bobbio difendere al contempo le «ragioni della tolleranza», ovvero di quel valore eminentemente laico, critico, illuministico che consente «la libera espressione dei diversi punti di vista, favorisce una reciproca conoscenza [ ] e la formazione di una verità più comprensiva» 10. La difesa di questo ideale rappresenta un «invito al colloquio» tra le più disparate dottrine, un «arte della convivenza razionale» tra le diverse opinioni, una tutela delle condizioni di esistenza e di sviluppo del sapere nel segno del riconoscimento del carattere storico-relativo della verità e dei sistemi di valori che orientano l agire umano. Il campo privilegiato d osservazione dell attuazione di questi principi è costituito indubbiamente da quel complesso di interventi nei pubblici dibattiti, concernenti alcune fondamentali vicende politiche e culturali del Paese, che coinvolge gran parte della sua vita intellettuale. All interno di essi, particolarmente decisivo risulta essere il tema del rapporto tra politica e cultura e, più in particolare, tra intellettuali e potere, cui Bobbio dedica una vasta riflessione nell arco di almeno un quarantennio. Si tratta di un dibattito ampiamente diffuso nel periodo post-resistenziale, soprattutto nei primi anni Cinquanta, che in Italia coinvolge in particolar modo le élites culturali presenti in vari settori. Una significativa testimonianza della partecipazione di Bobbio a questo dibattito è rappresentata dal volume Politica e cultura 11, comprendente una raccolta di quattordici saggi scritti su varie riviste tra il 1951 e il 1955; in essi è presente il confronto pubblico, instauratosi con alcune tra le più autorevoli personalità del comunismo italiano quali Bianchi Bandinelli, Della Volpe, Togliatti, su alcuni temi cruciali della vita politica italiana ed europea rivisitati alla luce della dicotomia ideologica «liberalismo/comunismo», con particolare riguardo al problema del modo di tutelare i diritti fondamentali nei regimi politici post-rivoluzionari. L intento programmatico che accomuna i vari interventi è quello di evitare polarizzazioni ideologiche, ortodossie dottrinali, rigidità ideologiche, per concentrarsi esclusivamente sulla difesa delle ragioni della cultura, dell irrinunciabile autonomia dell uomo di scienza o di lettere. Luogo simbolico della manifestazione della sua personale attività di intellettuale impegnato, in questa raccolta è evidente 3

il proposito di coniugare impegno politico e rigore teorico, passione civile e avalutatività scientifica. In questo contesto Bobbio difende la propria concezione della funzione dell intellettuale quale «custode e depositario» di valori universali sebbene storicamente relativi (e quindi non assoluti), identificati precipuamente nella libertà e nella verità. Particolarmente sentita appare l esigenza di sottrarre l intellettuale all arruolamento obbligato nelle classi dell intellettuale puro, votato alla contemplazione inerte e improduttiva, o dell intellettuale rivoluzionario organicamente collegato alla società e soprattutto alla pubblica opinione, condannato a un attivismo impermeabile al dubbio e all autonomia del giudizio. Da questo punto di vista l antinomia essenziale su cui si gioca il rapporto con il potere appare la seguente: «nella misura in cui si fa politico, l intellettuale tradisce la cultura, nella misura in cui rifiuta di farsi politico, la vanifica» 12. Il fondamento dell ideale militante di filosofia difeso da Bobbio si può invece rinvenire nel modello di sapere sperimentale-positivo di Cattaneo 13, nell ideale di Benda della necessaria autonomia della funzione dell intellettuale da quella propria del politico di professione, e infine nell insegnamento crociano che alla cultura assegna una specifica funzione di natura etico-politica. La sfera di autonomia dell intellettuale appare pertanto come irrimediabilmente relativa, in quanto ogni contesto storico impone sempre la necessità di operare alcune specifiche scelte di campo. All uomo di cultura Bobbio assegna il compito di seminare dubbi piuttosto che raccogliere certezze, di cimentarsi nella difficile arte di rimanere imparziale pur senza restare necessariamente neutrale di fronte a conflitti di idee e di interessi. La difesa della libertà della cultura da ogni forma di asservimento viene pertanto identificata con la tutela delle «istituzioni strategiche della libertà» (Abbagnano), ovvero delle condizioni che ne consentono l esistenza e lo sviluppo. Bobbio fa proprio un ideale di «politica della cultura», equidistante dai due estremi della cultura ideologizzata e di quella disimpegnata, che si contrappone tanto alla politicizzazione quanto all apoliticità delle scelte culturali, e presuppone il dialogo costante come condizione essenziale allo sviluppo scientifico. Si impone pertanto la necessità di tutelare le ragioni di una cultura disinteressata, aperta, libera da dirette influenze delle forze politiche, non inficiata da impostazioni ideologiche precostituite, legata unicamente alla ricerca della verità e della libertà. Come evidenzia correttamente Pietro Costa 14, il più rilevante elemento di attualità di questo volume consiste propriamente nell esigenza di declinare i paradigmi della libertà, dell uguaglianza 4

e dei diritti in modo da mettere in crisi le impostazioni binarie, dicotomiche, in termini di civiltà e barbarie. La predisposizione alla tolleranza e all impegno civile viene proiettata nello scontro storico tra civiltà occidentale e orientale, capitalismo e comunismo, al fine di valorizzare le differenze culturali esistenti tra i blocchi politici contrapposti. Si può pertanto assumere la metodologia del dialogo come chiave di volta per intendere l orientamento culturale che ispira il filosofare bobbiano. «Nell unità del suo pensiero osserva il sociologo del diritto Morris Ghezzi - essa riappare puntualmente tanto a proposito della storicità dei valori propri dell autore, quanto a proposito della funzione della sua filosofia contrapposta a ogni metafisica» 16. Aspetti essenziali della convivenza civile come la varietà, l antagonismo, il dubbio, il dissenso, la critica razionale, l apertura verso gli altri, rappresentano i valori strutturali di un metodo di studio e di vita che il filosofo propugna nella lotta contro ogni forma di oscurantismo che caratterizza eminentemente i sistemi ideologici chiusi e intangibili. La coesistenza di un ideale di avalutatività teorica con un etica liberale costituisce un applicazione concreta del tentativo di superamento, caratteristico della sua intera opera, dell antitesi tra giuspositivismo metodologico e giusnaturalismo ideologico, in funzione di una integrazione dei due paradigmi teorici. 1 In questa scelta politico-culturale di adesione al movimento la filosofia dell Illuminismo è vista come un espressione del razionalismo metodologico e critico (in contrapposto al dogmatismo tipico dell hegelismo e del marxismo), che fra le caratteristiche basilari del lavoro scientifico assume soprattutto l intersoggettività, la verificabilità e la convenzionalità delle sue conclusioni, nonché l approccio programmaticamente descrittivo. Cfr. in proposito F. Avanzini, L'utopia neoilluminista di Norberto Bobbio, «Fenomenologia e società», XIV, n. 3 1991, pp. 9-35; P. Borsellino, «Bobbio e la scuola analitica nord-occidentale: la scelta neoilluministica», in Id., Norberto Bobbio metateorico del diritto, Giuffrè, Milano 1991, pp. 1-20. 2 N. Bobbio, Introduzione alla filosofia del diritto, Giappichelli, Torino 1948, p. 27. 3 Ivi, p. 17. 4 Id., Filosofia come metodologia o filosofia come visione del mondo?, «La Cultura», II, n. 3, 1964, p. 278. 5 Al riguardo, Ruiz Miguel sostiene la tesi che «la metodologia costituisce una parte della filosofia come concezione del mondo». Scrive in proposito l autore: «Bobbio non soltanto ha presupposto una concezione del mondo dietro alla sua opzione a favore della metodologia, ma ha proposto la propria indagine metodologica come uno strumento per consolidare e giustificare la sua concezione del mondo» (A. Ruiz-Miguel, Filosofía y derecho en Norberto Bobbio, Filosofía y derecho en Norberto Bobbio, Centro de Estudios Constitucionales, Madrid 1983, p. 75, tr. mia). 6 N. Bobbio, Contributi ad un dizionario giuridico, a cura di R. Guastini, Giappichelli, Torino 1994, p. 165. 7 Id., Ragione e diritto nell ultimo libro di M. R. Cohen, «Rivista internazionale di filosofia del diritto», 1951, XXXVI, n. 3, p. 553. Su questa connessione si può leggere anche questo passo particolarmente incisivo: «i valori dell empirista sono quelli più strettamente connessi con l ideale del sapere che egli persegue: la libertà della ricerca [ ], la tolleranza delle idee (che rigetta ogni forma di fanatismo), la fiducia nel dibattito, condotto con argomenti razionali, la disposizione alla critica [ ]. Ma sono valori [ ] che si esprimono in regole procedurali o formali piuttosto che in norme sostanziali, in quanto presuppongono ed accettano il politeismo dei valori caratteristico della società liberale» (Id., «Empirismo e scienze sociali in Italia», in AA.VV., Atti del XXIV Congresso nazionale di filosofia, Vol. 5

I, Società filosofica italiana, Roma 1973, p. 32, corsivo mio). Sul tema si veda anche U. Scarpelli, Cos'è il positivismo giuridico, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1997. 8 Id., «Scienza politica», in Dizionario di politica, a cura di N. Bobbio, N. Matteucci, G. Pasquino, Utet, Torino 1976, p. 79. 9 Id., Giusnaturalismo e positivismo giuridico, Laterza, Roma-Bari 2011, pp. 88-89. Sulla tematizzazione dell orientamento a favore della neutralità etica si vedano anche N. Bobbio, «Posizione e diffusione delle scienze sociali», in Id., L'integrazione delle scienze sociali, città e campagna. Atti del primo congresso nazionale di scienze sociali, 2 voll., Il Mulino, Bologna 1959, vol. 2., pp. 45-48; Id., Il positivismo giuridico. Lezioni di filosofia del diritto, Giappichelli, Torino 1960, pp. 24-30; Id., «Dei possibili rapporti tra filosofia politica e scienza politica», in Id., Teoria generale della politica, cit., pp. 5-16; U. Scarpelli, Cos'è il positivismo giuridico, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1997. Un ampia e approfondita disamina del significato dell avalutatività nell opera di Bobbio è presente in A. Ruiz Miguel, op. cit., pp. 108-129. 10 N. Bobbio, L età dei diritti, Einaudi, Torino 1990, p. 237. Il tema del pluralismo etico come controparte normativa dell avalutatività teorica è sviluppato soprattutto da Barberis che, con specifico riferimento al binomio democraziadiritti, ravvisa nell opera di Bobbio una complementarietà tra i due ideali (cfr. M. Barberis, Diritti e democrazia. Un interpretazione pluralista di Bobbio, «Teoria politica», XX, n. 3, 2004, pp. 103-126). 11 Id., Politica e cultura, Einaudi, Torino 2005. 12 N. Bobbio, Il dubbio e la scelta: intellettuali e potere nella società contemporanea, NIS, Roma 1993, p. 23. 13 Id., Profilo ideologico del Novecento, Garzanti, Milano 1990, p. 221. 14 Cfr. P. Costa, Una filosofia militante? Rileggendo «Politica e cultura» di Norberto Bobbio, «Iride», n. 46, pp. 543-553. 16 M. Ghezzi, Bobbio, la politica, la cultura, «Critica sociale», LXIX, n. 17, 1977, p. 44. 6