Giotto di Bondone (c )

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Transcript:

Giotto di Bondone (c.1267-1337)

Gli artisti bizantini non avevano lo scopo di imitare la realtà, il loro principale obiettivo era insegnare le verità cristiane. Le loro rappresentazioni non avevano profondità. Non vi è una ben definita fonte di luce. Cristo Pantocratore, Cattedrale di Cefalu, c. 1190

Le prime esperienze artistiche di Giotto oscillarono tra il neoromanico e il gotico. Emerge progressivamente uno stile nuovo, originale, che va alla ricerca: della verità di rappresentazione, aderenza alla realtà, del valore plastico, recupero di concretezza e volume; della sintesi: semplificazione delle forme e concentrazione degli elementi compositivi, ricerca di semplicità, essenzialità e chiarezza. Madonna di San Giorgio alla Costa

Madonna in Maestà, Cimabue, 1285-86 Tempera su legno 385 x 223 cm Galleria degli Uffizi, Firenze Madonna Rucellai, o Madonna dei Laudesi, Duccio di Buoninsegna, 1285 Tempera su tavola 450 x 290 cm. Proveniente dalla chiesa di Santa Maria Novella di Firenze, è conservata alla Galleria degli Uffizi

Non mancano stilemi arcaici come il fondo oro e le proporzioni gerarchiche, queste ultime dovute forse alla necessità di mostrare il maggior numero possibile di fedeli attorno alla Vergine. Il peso delle figure è evidenziato dalla gracilità delle strutture architettoniche del trono. Maria è una matrona che accenna quasi un sorriso, dischiudendo appena le labbra e mostrando da uno spiraglio i denti bianchi. Tutti gli sguardi degli angeli convergono verso il centro del dipinto, con l'innovativa rappresentazione di profilo di alcuni di essi, una posizione riservata solo alle figure sinistre (Giuda, i diavoli...) nell'arte bizantina. Essi hanno in mano doni per la Madonna: una corona, un cofanetto prezioso e vasi con gigli (simboli di purezza) e rose (fiore mariano): i vasi sono tra i primi esempi in ambito medievale di "natura morta.

Le figure sono incorniciate da un raffinato trono cuspidato, creato secondo una prospettiva intuitiva ma efficace, che accentua la profondità spaziale, nonostante il fondo oro. Esso si ispira a Cimabue, ma ha anche una straordinaria somiglianza con quello della Giustizia della Cappella degli Scrovegni. Originalissima è poi la disposizione dei due santi nell'ultima fila, visibili solo attraverso il traforo del trono, che assomiglia a un trittico richiuso o a un ciborio ornato di incorstazioni marmoree.

I crocifissi bizantini sono sempre avvolti dalla gloria e dal trionfo. Gesù appare lungo, con braccia e gambe sottili, e piedi e mani magri e grevi. I capelli disegnati con ordine e precisione paiono calotte poste sulla testa, gli occhi aperti, dall'espressione dolce e triste. Non esiste il chiaroscuro e le forme anatomiche sono ridotte a una semplificazione schematica. A differenza di altri crocifissi, quelli bizantini sono vestiti con il colobio: una tunica lunga fino ai piedi le cui pieghe sono bande verticali scure che non modellano ne danno rilievo alla persona o al panneggio. Gesù inoltre è inchiodato con quattro chiodi, con i piedi quindi non sovrapposti. Anonimo. Crocifisso di San Damiano. XII sec. tempera su tavola. Assisi, Basilica di Santa Chiara.

Altra tipica caratteristica è l'aspetto ieratico, rigido, non sofferente: gli occhi aperti sembrano guardare nell'aldilà, in cui egli già regna, pur appoggiato alla croce. Cristo è più in piedi che pendente dalla croce, con le braccia disposte rigorosamente in orizzontale ed il corpo e le gambe forzatamente verticali. Pur raffigurato nel momento più doloroso della sua passione, Cristo appare vivente, perciò al posto della corona di spine il volto è circondato da un alone luminoso (nimbo). Berlinghiero Berlinghieri, Crocifisso. 1220. Tempera su tavola. Lucca, Pinacoteca civica.

Si tratta di un opera nella quale il corpo di Cristo è arcuato verso la sinistra, debordando dal braccio della croce e occupando una delle due fasce laterali dove anticamente venivano raffigurate le scene della passione, che quindi cedono il passo ad uno sfondo di motivi geometrici. Sui tabelloni alle estremità dei bracci laterali Maria e San Giovanni sono raffigurati a mezzo busto (invece delle piccole figure intere bizantine) e nell'atteggiamento del compianto. Crocifisso di San Ranierino Giunta Pisano, (quinto o sesto decennio del XIII secolo)

Lo stesso realismo pervade il "Crocifisso" di Santa Maria Novella a Firenze, tempera e oro su legno, con cui Giotto appena ventenne, supera tra il 1290 e il 1295 la tradizione bizantina e il Cristo si trasforma da icona in uomo terreno crocifisso. Giotto abbandonò l'iconografia del Cristo inarcato, per dipingerlo in una posa più naturalistica, in doloroso abbandono con le gambe piegate sotto il peso del corpo, seguendo un'ispirazione legata alla tradizione scultorea, piuttosto che quella tradizionalmente legata alla pittura bizantina. Dispose le gambe incrociate e bloccate da un solo chiodo sui piedi.

Negli affreschi della Basilica di Assisi quello che viene rappresentato da Giotto è un Francesco privo degli aspetti rivoluzionari del suo messaggio. Nel XIII la figura di Francesco era nota quasi esclusivamente per il tramite degli scritti di Bonaventura di Bagnoregio che si preoccupò di eliminare gli aspetti piu imbarazzanti per la chiesa cattolica della figura del santo (ad es. la solidarietà verso i poveri e gli oppressi, la povertà della chiesa, la missione verso gli infedeli e gli eretici, ecc.) Il presepe allestito da Francesco a Greccio (1290-92 circa) è diventato una chiesa ricca con fedeli ricchi ed elegantemente vestiti.

L impostazione degli affreschi rimane legata alla tradizione bizantina (luci e ombre ben delineate, mani, occhi, bocche rappresentate secondo formule prestabilite, composizioni codificate). Giotto inserì le figure in ambienti tridimensionali. Rinforzò il chiaroscuro (mutuando questo senso delle ombre dalla scultura del proprio tempo). Il pittore attese a tutte le sue opere con un consapevole distacco dalla tradizione.

Giotto fu maestro affermato con una nutrita bottega, uomo ricco con proprietà terriere (confermate da documenti fiorentini), egli aveva superato per fama il suo maestro Cimabue. Lo stesso Dante scrisse nel Purgatorio: infatti credette Cimabue nella pittura tener lo campo", ma "ora Giotto ha il grido". Tale fu la sua fama che egli venne chiamato nell'italia settentrionale - fatto eccezionale per l'epoca - per realizzare il suo capolavoro: il ciclo pittorico della Cappella degli Scrovegni di Padova, terminato intorno al 1305 circa, dopo solo due anni di lavoro.

In questa immagine viene raffigurato il committente, Enrico degli Scrovegni, mentre offre la chiesa a Dio. Quella raffigurata avrebbe dovuto essere la struttura originale della cappella che, in seguito, venne modificata. La sua costruzione attirò sugli Scrovegni l ira dei monaci eremitani che avevano la loro sede vicino alla chiesa. La gente infatti andava a messa nella nuova sede disertando la loro chiesa e, di conseguenza, facendo diminuire le elemosine. Si dice che Enrico degli Scrovegni facesse costruire la chiesa per emendare i peccati del padre, diventato ricco prestando denaro a usura. Nelle immagini di Giotto tutto porta a far dimenticare il reato di usura

Nella parte bassa della Cappella degli Scrovegni si fronteggiano le rappresentazioni dei Vizi e delle Virtu. Giotto compie varie innovazioni rispetto all iconografia tradizionale, ad esempio non contrappone la Carità all Avarizia, in modo che i visitatori non si trovassero a collegare tali aspetti alla professione del ricco committente. La Carità è in piedi su oggetti materiali che sono come un palchetto per arrivare a Dio: un sacco di farina, uno di grano, pergamene che indicano lasciti testamentari. Non compaionoo monete per evitare il collegamento con la professione di Enrico degli Scrovegni. Invidia è una orribile vecchia dalla lingua velenosa che si trasforma in serpente e si ritorce contro di lei. Ha orecchie smisurate perché sempre pronta ad ascoltare e mani unghiute per arraffare, stringe un sacchetto di monete ( sempre non visibili). E un ammonimento contro i maldicenti

Nel più recente restauro si è scoperto che i volti delle madri sono solcati dalle lacrime e la sofferenza è evidente. Era insolito in quegli anni porre tanta attenzione ai bambini perché la mortalità infantile era tanto alta che i bambini erano tenuti in scarsa considerazione. All estrema sinistra Erode si sporge dalla loggia incrostata di marmi che potrebbe essere quella di un palazzo comunale ai tempi di Giotto. A destra l edificio ottagonale può essere un battistero che allude alle tante piccole vite che non avranno un futuro nella società e che non hanno ancora ricevuto il battesimo dunque non avranno un futuro nemmeno nella vita religiosa. La Chiesa del tempo poneva nel Limbo i bambini morti prima del battesimo.

Ingiustitia siede sullo sfondo di una torre merlata, tiene le gambe incrociate nella postura di chi ha il potere di giudicare, del sovrano o del giudice. Al posto delle mani ha delle zampe uncinate, è abbigliato con ricercatezza ma dal collo, spunta una maglia metallica. Bisogna sapere che Padova si era liberata dal tiranno nel 1257 con grande sofferenza e, al tempo in cui Giotto dipinse gli affreschi, in città veniva ancora festeggiata la liberazione.

Nel ciclo rappresentante lo Sposalizio della Vergine, nel primo affresco assistiamo alla consegna delle verghe che i pretendenti portavano al sacerdote. Notate come Giuseppe resti in disparte. Era molto anziano e riteneva di non avere la possibilità di diventare il prescelto di Maria.

Raffaello si ispiró a questo affresco Per creare la scena dello "Sposalizio Della Vergine"

Scena dalla Vita della Vergine: Visitazione, 1306 affresco 150 x 140 cm Cappella Scrovegni, Padova

Scene dalla vita di Cristo: Natività, 1304-06, Affresco, 200 x 185 cm, Cappella Scrovegni, Padova

Originale Trasformazione dell'espulsione solo con il pulpito ingranditoe livellato rispetto al terreno. Trasformazione dell'immagine originale con una figura in scala adeguata inserita nel pulpito.

Scene dalla vita di Cristo: Ultima Cena, 1304-06, Affresco, 200 x 185 cm, Cappella Scrovegni, Padova

Scene dalla vita di Cristo: Lamentazione, 1304-06, Affresco, 200 x 185 cm, Cappella Scrovegni, Padova

Scene dalla vita di Cristo: Risurrezione (Noli me tangere), 1304-06, Affresco, 200 x 185 cm, Cappella Scrovegni, Padova

Nel 1334, Giotto, essendo il piu grande artista vivente, ricevette l incarico di architetto della Cattedrale di Firenze. Negli ultimi tre anni della propria vita, progettò ed iniziò la costruzione del campanile. Esso fu terminato solo dopo la sua morte nel 1357. Campanile di Giotto, Firenze

Scena dalla vita di Francesco: Morte e Ascensione di Francesco (dettaglio), c. 1325, Affresco Cappella Bardi, Santa Croce, Firenze Giotto preferì dare maggiore importanza alla figura umana, accentuandone i valori espressivi, probabilmente, per assecondare la svolta in senso pauperistico dei Conventuali operata in quegli anni. Il santo appare insolitamente imberbe in tutte le storie. Le composizioni sono molto semplificate (c'è chi parla di "stasi inventiva" del maestro), ed è la disposizione delle figure a dare il senso della profondità spaziale come nel caso delle Esequie di San Francesco. Più notevole è però la resa delle emozioni con gesti eloquenti, come quelli dei confratelli che si disperano davanti alla salma distesa, con gesti ed espressioni incredibilmente realistici.