Bambini e conflitti armati



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Con gli occhi di chi? Bambini e conflitti armati UN FENOMENO MOLTO PIU' DIFFUSO DI QUANTO SI PENSI DISCUTIAMONE COMINCIANDO DALLA SCUOLA La Newsletter di Alisei e Defy si rivolge ad insegnanti e studenti italiani ed irlandesi per stimolare discussioni ed approfondimenti su tematiche legate ai diritti dei minori. Se vuoi comunicare con noi e inviarci suggerimenti o critiche oppure se vuoi ricevere la nostra Newsletter, scrivici. La Newsletter avrà cadenza trimestrale, sarà disponibile in italiano ed in inglese e inviterà l'opinione pubblica europea e soprattutto il mondo della scuola a visitare gli spazi di discussione attivati all'interno dei siti di Alisei e Defy, con l'intento di creare un luogo privilegiato dove comunicare e mettere in contatto tra loro utenti e scuole italiane ed irlandesi. Lo sfruttamento del lavoro minorile; La Convenzione sui diritti del bambino; Il traffico dei bambini legato al lavoro e allo sfruttamento sessuale; I Summit mondiali sull infanzia; Povertà e lavoro minorile; Opinioni dei giovani italiani e irlandesi sullo sfruttamento del lavoro minorile: i risultati di una ricerca realizzata da Alisei e Defy. Questi i temi trattati dalle prossime Newsletter. Se vuoi partecipare al dibattito o soltanto ricevere i successivi numeri del bollettino telematico, inviaci la tua e-mail. INDICE I bambini e la guerra I bambini soldato I bambini e la guerra Le cause e gli effetti del fenomeno Perchè escludere gli under 18 dalle forze armate? Stop all'uso dei bambini soldato La coalizione italiana

I BAMBINI E LA GUERRA - Nel decennio 1985-1995, si calcola che siano stati uccisi in guerra 2 milioni di bambini. - Negli ultimi 15 anni sono circa 5 milioni i bambini che hanno subito ferite permanenti e mutilazioni. - Oltre 20 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case a causa della guerra. - Oltre 300 mila minori combattono attivamente in più di 30 paesi al mondo. - Il più di 85 paesi centinaia di migliaia di minori vengono arruolati da forze militari governative o paramilitari. - Milioni di bambini nel mondo ricevono un addestramento militare all'interno di scuole e gruppi giovanili. "E' immorale che gli adulti vogliano far combattere i bambini al loro posto. Non ci sono scuse, némotivi accettabili per armare i bambini." (Arcivescovo Desmond M. Tutu) I bambini soldato Sono una cinquantina i conflitti armati attualmente in corso nel mondo. Si stima che oltre mezzo milione di bambini, in più di 87 paesi, siano reclutati nelle forze armate governative o in gruppi armati paramilitari e non governativi. Oltre 300 mila di questi ragazzi combattono attivamente in 41 paesi. Negli ultimi anni, la situazione è complessivamente migliorata in America Latina, nei Balcani e in Medio Oriente, mentre nuove generazioni di minorenni sono a rischio in Africa e in parte dell'asia e del Pacifico. Ma i bambini soldato non sono un fenomeno che riguarda esclusivamente i paesi in via di sviluppo: nazioni come Regno Unito e Usa utilizzano minori di 18 anni nei combattimenti. Gli Stati Uniti hanno impiegato minori di diciotto anni nella guerra del Golfo, in Somalia e nei Balcani. Al pari dei paesi in via di sviluppo, i paesi industrializzati hanno incrementato il reclutamento dei giovani per supplire alla mancanza di personale e di nuove reclute. La vasta disponibilità di moderne armi leggere ha contribuito ad aggravare il problema dei bambini soldato, trasformando anche i bambini più piccoli in killer efficienti. Un problema ulteriore è rappresentato dal supporto politico e militare internazionale a favore di gruppi armati legati allo sfruttamento di risorse naturali come diamanti e petrolio e che usano i bambini come combattenti. È inoltre importante sottolineare il fatto che non sono solo i bambini che vivono in aree di conflitto ad essere in pericolo: il reclutamento spesso avviene in altri paesi o tra le comunità rifugiate e sfollate; oppure avviene con la tratta dei minori e il loro passaggio illegale attraverso i confini. Un esempio è il caso dei bambini reclutati in paesi europei o del Nord America da gruppi kosovari e curdi. Fonti: "I bambini della guerra", UNICEF, giugno 2000, Roma. Partecipazione ai conflitti di minori di 18 anni # (negli eserciti regolari o in quelli di opposizione armata, negli anni 1997-98) Afghanistan*, Algeria*, Angola*, Azerbaijan, Bangladesh, Burundi*, Cambogia*, Colombia*, Congo (Brazzaville)*, Eritrea, Etiopia*, Filippine*, India, Indonesia, Iran*, Iraq*, Israele (Terr. Occ.), Libano*, Liberia*, Messico*, Myanmar*, Pakistan, Perù*, Repubblica Democratica del Congo*, Russia (Cec) *, Rwanda*, Sierra Leone*, Somalia*, Sri Lanka*, Sudan*, Turchia*, Uganda*, Yugoslavia *partecipazione di soldati di età inferiore ai 15 anni fonte: Coalizione internazionale "stop all'uso dei bambini soldato!" "Un ragazzo tentò di scappare (dai ribelli), ma fu preso Le sue mani furono legate, poi essi costrinsero noi, i nuovi prigionieri, a ucciderlo con un bastone. Io mi sentivo male. Conoscevo quel ragazzo da prima, eravamo dello stesso villaggio. Io mi rifiutavo di ucciderlo ma essi mi dissero che mi avrebbero sparato. Puntarono un fucile contro di me così io lo feci. Il ragazzo mi chiedeva: perché mi fai questo? Io rispondevo che non avevo scelta. Dopo che lo uccidemmo essi ci fecero bagnare col suo sangue le braccia Ci dissero che noi dovevamo far questo così non avremmo avuto più paura della morte e non avremmo tentato di scappare Io sogno ancora il ragazzo del mio villaggio che ho ucciso. Lo vedo nei miei sogni, egli mi parla e mi dice che l'ho ucciso per niente, e io grido."

(Susan, 16 anni, rapita dal Lord's resistance Army, in Uganda) LE BAMBINE E LA GUERRA Non solo i bambini sono spinti o costretti a imbracciare un fucile. In molti paesi anche le bambine e le ragazze sono utilizzate come soldati, cuoche o concubine, benché generalmente in numero minore rispetto ai loro coetanei maschi. In Sri Lanka, ad esempio, adolescenti Tamil, spesso orfane, sono sistematicamente reclutate dal gruppo di opposizione Tigri per la liberazione del Tamil Ealal (Ltte). Secondo "Birds of Freedom", molte bambine sono appositamente addestrate per azioni dinamitarde suicide in quanto possono meglio eludere i controlli delle forze di sicurezza. Una volta "arruolate" le ragazze sono particolarmente a rischio di stupro, schiavitù sessuale e abusi, benché sia segnalato anche l'utilizzo dei ragazzi per tali scopi. Il rischio di molestie sessuali e aggressioni interessa anche le giovani reclute nelle forze armate dei paesi industrializzati. Negli Stati Uniti, una scuola del distretto di Washington ha bandito gli addetti all'arruolamento della stessa scuola, dopo che alcuni reclutatori dell'esercito erano stati indagati con l'accusa di molestie sessuali ai danni di alcune liceali. Bambini-soldato in Africa L'Africa è, insieme all'asia, l'area dove maggiore è l'impiego di bambini -soldato. Sono più di 120 mila i bambini che attualmente combattono in paesi come Angola, Burundi, Congo-Brazaville, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Liberia, Ruanda, Sierra Leone, Sudan e Uganda. Alcuni di questi bambini hanno tra i sette e gli otto anni. In Sierra Leone si stima che siano oltre 5 mila i minori impiegati nei campi di battaglia dalle forze di governo e di opposizione e altri 5 mila i bambini reclutati per lavori all'interno dei gruppi armati. Secondo rapporti del 2000 i gruppi armati costringono i bambini a lavorare nelle miniere di diamanti sotto il loro controllo. Spesso la fuga, la malattia o l'indebolimento fisico vengono puniti dagli adulti con la morte. In Uganda, dal 1987, il Lord Resistance Army ha sistematicamente strappato oltre 10 mila bambini dalle loro famiglie e dalle comunità di appartenenza per portarli negli accampamenti del Sudan e costringerli a commettere e a subire ogni sorta di atrocità. Molti dei bambini soldato attualmente impiegati in Africa vengono reclutati oltre confine, in altre zone di conflitto, nei campi profughi, tra le fasce più povere della popolazione e tra i bambini di strada delle grandi città. Le cause del fenomeno Il netto aumento del fenomeno rispetto al passato è legato a diversi motivi: a) la natura stessa della guerra si è modificata, sono più rari i conflitti internazionali, combattuti da eserciti degli stati e sempre più numerosi gli scontri armati per ragioni etniche, religiose o sociali; b) nei conflitti moderni vengono impiegate armi automatiche e leggere che consentono un agevole utilizzo anche da parte dei bambini; c) la lunghezza dei conflitti attualmente in corso rende sempre più urgente trovare nuove reclute, sempre più giovani, per rimpiazzare le perdite; d) nelle aree di conflitto è elevata la presenza di "bambini di strada" spesso rimasti orfani e che in molti casi si arruolano volontariamente per lo più per sopravvivere e garantirsi cibo e protezione, più raramente sono mossi dal desiderio di vendicare le atrocità commesse contro i loro parenti o le loro comunità. Gli effetti Le conseguenze che riportano i bambini che riescono a sopravvivere ai conflitti sono di tre tipi: a) fisiche: a parte le ferite o mutilazioni riportate nel corso dei combattimenti, si osservano stati di denutrizione, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell'apparto sessuale, incluso l'aids. b) psicologiche: i disturbi di questa natura sono diversi, dalle crisi di panico agli incubi, dovuti al fatto di essere stati testimoni o autori di atrocità. c) sociali: la difficoltà nell'inserirsi nuovamente nelle comunità di appartenenza o in famiglia, le difficoltà nel riprendere gli studi e per le ragazze la difficoltà nel trovare un marito e sposarsi.

Perchè escludere gli under 18 dalle forze armate a) la Convenzione sui Diritti dell'infanzia ha definito come "minore" ogni essere umano inferiore ai 18 anni; b) i 18 anni sono l'età minima per votare ne lle legislazioni nazionali della stragrande maggioranza degli stati; c) l'uso dei bambini soldato deve essere considerato come uno sfruttamento illegale di minori per la natura pericolosa del lavoro in cui questi si trovano coinvolti. I 18 anni sono l'età minima stabilita dai trattati internazionali per accedere ai lavori pericolosi. IL PROTOCOLLO OPZIONALE Il Protocollo Opzionale della Convenzione sui Diritti dell'infanzia, sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, è stato adottato dall'assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 maggio 2000 e proibisce la partecipazione dei minori di diciotto anni alle ostilità così come ogni forma di arruolamento forzato dei minori. Nonostante l'età minima per il reclutamento sia passata dai 15 ai 18 anni, gli stati possono continuare ad accettare volontari che abbiano più di 16 anni. Più in generale, si richiede agli stati di adottare tutte le necessarie misure legali ed amministrative per l'effettiva implementazione del Protocollo. Gli stati devono inoltre cooperare gli uni con gli altri - fornendo un'assistenza sia tecnica che finanziaria - per l'implementazione del Protocollo. Il Protocollo entrerà in vigore tre mesi dopo la ratifica di almeno dieci stati. Fino allo scorso giugno, 80 paesi - tra cui l'italia - hanno firmato il trattato che mette al bando l'uso dei bambini nei conflitti armati, ma solo cinque stati lo hanno ratificato. L'Italia non è tra questi ultimi. La ratifica e l'attuazione del Protocollo Opzionale sono pertanto il primo passo ver so un mondo senza più bambini soldato. La traduzione italiana del Protocollo Opzionale è reperibile all'indirizzo: www.bambinisoldato.it Europa, Russia e Asia Centrale In anni recenti, è cresciuto nella regione il numero di minori coinvolti nei conflitti; la maggior parte sono stati ingaggiati dai gruppi armati di opposizione ma non mancano casi di bambini arruolati dai gruppi armati filogovernativi. Nella maggior parte dei casi, sono stati usati come spie, per il trasporto di armi e munizioni, per consegnare messaggi e, inevitabilmente, hanno ucciso e sono stati uccisi nei conflitti in Bosnia-Herzegovina, Cecenia, Nagorno Karabakh, Turchia sud orientale, Kossovo e Macedonia. Il Regno Unito è l'unico paese europeo che abitualmente manda in combattimento ragazzi di 17 anni: è successo nelle Falklands e nella guerra del Golfo, dove alcuni di essi sono morti sul campo. Ai minori di 18 anni, dalle stesse leggi nazionali, è al tempo stesso proibito bere, votare o entrare a far parte delle forze di polizia. È importante sottolineare che oltre la metà di tutti gli stati membri dell'ocse accettano minori di 18 anni nelle proprie forze armate. STOP ALL'USO DEI BAMBINI SOLDATO! La Coalizione internazionale "stop all'uso dei bambini soldato!" è nata nel 1998per combattere il reclutamento e l'uso di minori come soldati, per garantire la loro smobilitazione e reintegrazione nella società. Gli obiettivi prioritari della Coalizione sono la firma e la ratifica da parte degli stati del Protocollo Opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia. Contrariamente a quanto auspicato durante i lavori di stesura, il testo definitivo del Protocollo consente ancora agli Eserciti regolari (ma non ai gruppi armati) di arruolare volontari minorenni. La Coalizione chiede agli Stati di aderire comunque al documento internazionale. Aggiungendo in fase di firma e ratifica l'impegno a non consentire neanche su base volontaria l'ingresso di minori di 18 anni nelle proprie forze armate (straight -18 ban). Per saperne di più: www.child-soldiers.org LA COALIZIONE ITALIANA La Coalizione Italiana "Stop all'uso dei bambini soldato!" nasce ufficialmente a Roma, il 19 aprile 1999. Viene lanciata con una conferenza stampa in Senato. Fondatori della Coalizione Italiana sono le seguenti ONG e federazioni di

associazioni: Amnesty International, BICE Italia; COCIS, Jesuite Refugee Service - Centro Astalli, Società degli Amici (quaccheri), Telefono Azzurro, Terre des Hommes Italia, UNICEF Comitato Italiano, Volontari del Mondo - FOCSIV, Alisei, Coopi Cooperazione Internazionale, Save the Children Italia. Per saperne di più: www.bambinisoldato.it Medio Oriente e Nord Africa Negli ultimi vent'anni, molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa sono stati testimoni di alcuni dei peggi ori casi di sfruttamento dei bambini soldato. Gruppi armati di opposizione presenti in quest'area hanno alle spalle una lunga storia di reclutamento di bambini. Durante la guerra tra Iran e Iraq, centinaia di bambini iraniani furono strappati dalle scuole per combattere a fianco delle milizie popolari contro le forze irachene. Oggi, anche se la situazione è migliorata, bambini al di sotto dei diciotto anni continuano ad essere arruolati dal governo e dalle forze armate all'opposizione o sono soggetti a diverse forme di militarizzazione nelle loro comunità o all'interno delle scuolein Iraq, migliaia di ragazzini tra i 10 e i 15 anni partecipano agli "Ashbal Saddam" (Piccoli leoni di Saddam) e ricevono un addestramento all'uso delle armi leggere, al combattimento corpo a corpo e alle tattiche di fanteria. In Algeria e in Egitto, i gruppi islamismi reclutano bambini al di sotto dei quindici anni, mentre paesi come Turchia, Yemen e Libano hanno fatto uso di bambini soldato. Americhe Nonostante l'incidenza del fenomeno dei bambini soldato si sia ridotto e i conflitti nella regione vadano diminuendo, in alcuni paesi i bambini continuano a combattere in conflitti interni o ad essere arruolati con la forza negli eserciti governativi o paramilitari. Gli stati maggiormente colpiti da questo problema sono la Colombia, dove oltre 14 mila minori hanno combattuto con i guerriglieri o con i paramilitari, e il Perù, benché problemi analoghi siano stati riscontrati anche in Messico. In Paraguay un alto numero di bambini ha servito nelle forze armate e soltanto nel 2000, 56 ragazzi al di sotto dei 18 anni sono morti durante il servizio militare obbligatorio. Asia e Pacifico I paesi maggiormente coinvolti sono l'afghanistan, il Myanmar, lo Sri Lanka e, fino a non molto tempofa, la Cambogia. I talebani continuano a reclutare giovani, addestrandoli e indottrinandoli nelle scuole islamiche (o "Madras") situate nel vicino Pakistan. Il Myanmar è uno tra i paesi al mondo con il più alto numero di bambini soldato, mentre in Sri Lanka, le Tigri per la liberazione del Tamil Ealal (LTTE) "vantano" nelle loro fila migliaia di bambini, a dispetto dei ripetuti impegni a non reclutare minori di 17 anni.