PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E CONSUMO DELLA CERAMICA IN TOSCANA TRA LA FINE DEL X E IL XIII SECOLO

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Transcript:

Federico Cantini*, Francesca Grassi** PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E CONSUMO DELLA CERAMICA IN TOSCANA TRA LA FINE DEL X E IL XIII SECOLO Abstract: In this paper the changes in production and consumption of pottery in Tuscany at the end of the 10 th and 13 th century are illustrated. For the first time the whole region is studied, analyzing all the pottery classes, based on data obtained from 121 sites, including urban and rural settlements. This has allowed us to identify similarities and differences between different parts of Tuscany, the northern, dominated by cities, and the southern, with few cities and many important castles. 1. INTRODUZIONE In questo contributo intendiamo esporre le linee generali dello sviluppo della ceramica in Toscana, tra la fine del X e il XIII secolo, a partire dai dati di sintesi già editi in CANTINI 2010 e GRASSI 2010. Da quel materiale si cercherà di trarre gli elementi comuni e le diversità tra l area settentrionale e meridionale della regione, evidenziando innazitutto le produzioni locali (di area regionale) e quelle non locali (nazionali o mediterranee), le vie di commercio (marittime, fluviali, terrestri) e il ruolo della ceramica come indicatore economico di un territorio, in relazione alle forme insediative predominanti e alle strutture sociali e politiche presenti. I dati disponibili sui contesti ceramici ci hanno costretto a privilegiare alcuni tipi di insediamento: per lo più i castelli e solo relativamente alla Toscana settentrionale alcuni siti ecclesiastici e le città (tab. 1, fig. 1). Questa scelta in parte rispecchia anche le caratteristiche economiche e politiche delle due aree regionali: terra di città, di grande tradizione produttiva, attraversata da importanti vie di comunicazioni stradali, fluviali e marittime, il Nord; terra di castelli, signorie forti, scali portuali e ampie risorse minerarie il Sud. Non sono state inserite nel contributo alcune aree, come il comprensorio amiatino, gli agglomerati demici di Colle Val D Elsa e San Gimignano e le stesse città di Volterra e Siena, perché i dati editi a disposizione non permettevano di effettuare una sintesi sulle produzioni ceramiche relativa ai secoli XI-XIII. Nell analisi di ogni singolo contesto sono state prese in considerazione le categorie etnoarcheologiche definite in PEACOCK 1982, rivelatesi di notevole utilità per l identificazione dei diversi modelli produttivi, alla luce dei cambiamenti studiati archeologicamente nelle strutture sociali e politiche di tutta la Toscana. L arco cronologico che va dall XI al XIII secolo copre, a livello insediativo, l affermazione dei castelli signorili, il loro declino e la crescita delle città e delle istituzioni comunali. Questi fenomeni sono, a nostro parere, leggibili attraverso la lettura dei contesti ceramici analizzati nella loro globalità, ovvero dai livelli di consumo più bassi (pentole da cucina e ceramiche acrome da mensa), ai prodotti rivestiti regionali (le maioliche arcaiche), sino a quelli di importazione mediterranea. F.C., F.G. 2. I QUADRI PRODUTTIVI, DISTRIBUTIVI E DEL CONSUMO 2.1 Fine X-XI secolo (fig. 2) La Toscana settentrionale In Toscana settentrionale i centri di produzione, per lo più attivi dal X all inizio del XIII secolo e individuati grazie al * Università degli Studi di Pisa, f.cantini@arch.unipi.it. ** Università degli Studi di Siena, fragrass@libero.it. rinvenimento di fornaci o scarti di lavorazione, sono sei, perlopiù posti nel Valdarno (Palaia/Cerretello, La Rotta, Fauglia, Stibbiolo, San Genesio) e in un solo caso nelle aree più interne a nord-ovest di Lucca (Rugano), sempre in ambito rurale e mai urbano (CANTINI 2010: 113-114). Queste officine (single workshops), generalmente dotate di torni veloci, possono essere specializzate nella produzione di singole classi di manufatti (dipinte di rosso o acrome depurate) oppure prevedere la realizzazione di vasellame sia da mensa che da cucina. Quelle più lontane dal Valdarno sembrano essere meno sofisticate, come dimostra l uso di soli impasti semidepurati per produrre anche brocche e catini, oltre che olle (Rugano). Miglioramenti tecnologici nella produzione si fanno evidenti in area pisana già tra la fine del X e la metà dell XI secolo, mentre solo nell XI secolo inoltrato nelle zone più interne (es. Pistoia). La diffusione del vasellame sfrutta la presenza delle vie d acqua, che permettono lo spostamento delle merci a medie distanze: le officine del Valdarno hanno un raggio di diffusione che per quelle poste più a ovest raggiunge la Versilia, mentre per quella di Rugano si allarga all area intorno a Lucca e alla valle del Serchio. In base alle analisi degli impasti di manufatti trovati in contesti d uso è stata poi possibile ipotizzare la presenza di aree produttive nell area tra Figline di Prato, Impruneta e il versante nord-occidentale del Monte Albano, con argille caratterizzate dalla presenza di gabbro, mentre impasti vacuolati sembrerebbero caratteristici di manufatti diffusi nelle aree appenniniche e sub-appenniniche (cfr. anche QUIRÓS CA- STILLO, GOBBATO, GIOVANNETTI 2000, di cui non si è tenuto conto in CANTINI 2010), ma con attestazioni che scendono fino al Valdarno. Per queste produzioni si può pensare anche ad attività part-time (household production/industry), visto che troviamo olle e testi foggiati pure a mano e a tornio lento, che sembrano caratteristiche delle aree più marginali. Tra la fine del X e l inizio del XII secolo iniziano poi ad essere attestati i primi prodotti di importazione di area Mediterranea. Sono perlopiù concentrati a Pisa, dove compaiono anche ceramiche nude siculo/nord africane o laziali, anforacei siciliani o magrebini, oltre ai più noti prodotti rivestiti egiziani, siciliani, tunisini, spagnoli e in misura minore bizantini (BAL- DASSARRI, GIORGIO 2010: 47), utilizzati anche sulle tavole e non solo come elementi decorativi per le chiese, uso che invece sembra quasi esclusivo dei pochi centri più interni che ora riescono ad avere accesso a questo tipo di merce (Lucca, Montecatini, San Genesio, S. Martino di Sesto Fiorentino) (CANTINI 2010: 115-118). Il loro consumo in città sembra avere comunque una connotazione di status symbol solo fino al terzo quarto dell XI secolo (BALDASSARRI, GIORGIO 2010: 48), cioè fino a quando l arrivo di questo tipo di vasellame resta modesto. Tra la fine del X e l XI secolo continuano a essere evidenti i contatti con l area laziale, da dove provengono manufatti in-

132 CERAMICHE E COMMERCI N. Toponimo Provincia Toscana settentrionale 1 Ascianello Firenze 2 Badia a Settimo Firenze 3 Badia di Cantignano Lucca 4 Bergiola Maggiore Massa-Carrara 5 Bivio Montefalcone Pisa 6 Calci Pisa 7 Camporgiano Lucca 8 Casa Bertolli Pisa 9 Casa Giuntoli Firenze 10 Case S. Barbara Pisa 11 Castagnori Lucca 12 Castelfiorentino Firenze 13 Castiglion Fiorentino Arezzo 14 Cava Erta Pisa 15 Cerretello Pisa 16 Certaldo Firenze 17 Coiano Firenze 18 Collesalvetti Livorno 19 Colognora Lucca 20 Fauglia Pisa 21 Fiesole Firenze 22 Figline Prato 23 Filattiera Massa-Carrara 24 Fucecchio Firenze 25 Gello Pisa 26 Gorfigliano Lucca 27 Il Poggione Pisa 28 Impruneta Firenze 29 La Rotta Pisa 30 Le Vedute Firenze 31 Lignana Pistoia 32 Lucolena Firenze 33 Malaventre Pisa 34 Marti Pisa 35 Matraia Lucca 36 Metato Pisa 37 Montecatini Pistoia 38 Montecatino Pistoia 39 Montecchio Arezzo 40 Montelupo Firenze 41 Monterappoli Firenze 42 Montereggi Firenze 43 Motrone Lucca 44 Obaca Pistoia 45 Ospedale di Tea Massa-Carrara 46 Pescia Pistoia 47 Petroio Firenze 48 Pieve a Retina Arezzo 49 Pieve di Fosciana Lucca 50 Pieve di Vellano Pistoia 51 Poggio al Vento Firenze 52 Poggio alla Regina Firenze 53 Pomino Firenze 54 Porciano Arezzo 55 Prato Firenze 56 Ripafratta Pisa 57 Rocca Ricciarda Arezzo 58 Romita di Asciano Pisa 59 Rugano Lucca 60 S. Cassiano di Controne Lucca 61 S. Cristoforo di Lammari Lucca N. Toponimo Provincia 62 S. Genesio Pisa 63 S. Gimignano Siena 64 S. Giovanni a Pontremoli Massa-Carrara 65 S. Giovanni B., Ghezzano Pisa 66 S. Ippolito di Anniano Pisa 67 S. Lorenzo a Vaiano Pistoia 68 S. Lorenzo di Cerreto Pistoia 69 S. Maria Lucca 70 S. Maria a Monte Pisa 71 S. Martino Firenze 72 S. Michele alla Verruca Pisa 73 S. Miniato Pisa 74 S. Pietro in Campo Lucca 75 S. Polo Firenze 76 S. Salvatore a Vaiano Prato 77 S. Vito Firenze 78 Serravalle Pistoiese Pistoia 79 SS. Quirico e Lucia Firenze 80 Stibbiolo di Soiana Pisa 81 Terrazzana Pistoia 82 Vecchiano Pisa 83 Vellano Pistoia 84 Verrucchio Lucca Toscana meridionale 85 Badia al Fango Grosseto 86 Buriano Grosseto 87 Campagnatico Grosseto 88 Campiglia Marittima Livorno 89 Canonica di San Niccolò Grosseto 90 Castel di Pietra Grosseto 91 Castiglione della Pescaia Grosseto 92 Chianciano Siena 93 Chiusi Siena 94 Cosa Grosseto 95 Cugnano Grosseto 96 Donoratico Livorno 97 Grosseto Grosseto 98 Massa Marittima Grosseto 99 Miranduolo Siena 100 Montarrenti Siena 101 Montemassi Grosseto 102 Monterotondo Marittimo Grosseto 103 Montieri Grosseto 104 Piombino Livorno 105 Podere Aione Grosseto 106 Poggibonsi Siena 107 Poggio Cavolo Grosseto 108 Populonia Livorno 109 Radicofani Siena 110 Rocca San Silvestro Livorno 111 Roccastrada Grosseto 112 Rocchette Pannocchieschi Grosseto 113 San Galgano Siena 114 San Pietro di Monteverdi Livorno 115 San Rabano Grosseto 116 Scarlino Grosseto 117 Siena Siena 118 Suvereto Livorno 119 Talamone Grosseto 120 Vignale Livorno 121 Volterra Pisa tab. 1 I siti citati nel testo. vetriati che si spingono anche lungo l Arno (Pisa, S. Genesio, S. Vito), e si riattivano i commerci con il nord Italia da dove giungono le pentole in pietra ollare (Pisa, San Michele alla Verruca, San Genesio, Collesalvetti, Prato, Firenze), mentre iniziano due produzioni, forse regionali, di vetrina sparsa, una con impasto rosso, più comune, e una con impasto bianco, diffusa tra Fiesole e Pistoia (CANTINI 2010: 117). Fino all XI secolo continuano poi a circolare ceramiche dipinte con ingobbio rosso tra medio e basso Valdarno e il pistoiese. Se passiamo alle produzioni acrome da mensa e dispensa

COMUNICAZIONI 133 fig. 1 I siti citati nel testo. locali/regionali, possiamo notare come esista quasi uno spartiacque, costituito dalla Valdelsa, tra un area più occidentale, dove abbiamo corredi domestici foggiati con argille depurate fatti di boccali, brocche, spesso con bolli impressi sull ansa, e una più orientale dove anche le forme chiuse, specie in area extraurbana, sono spesso realizzate con argille grossolane (CANTINI 2010: 117-118). La città ha poi, in tutta l area da noi esaminata, corredi più articolati rispetto ai siti rurali: a Firenze per esempio già dall XI secolo sono utilizzati i catini e i colini in acroma depurata, mentre a Pisa troviamo anche olle acquarie biansate e gli orci da olio. Lo stesso vale per le ceramiche da cucina che mentre in campagna si riducono molto spesso all olla, al testo, al tegame e a qualche boccale, non sempre in associazione, in città si arricchiscono di braceri (Pistoia), paioli e grandi ciotole con versatoio (Pistoia, Firenze). Nelle zone appenniniche settentrionali e lungo le arterie che portano verso il nord-italia troviamo anche prodotti che sembrano importati o realizzati sul modello di analoghi manufatti emiliani (pentole con prese ad orecchia e catinicoperchio). F.C.

134 CERAMICHE E COMMERCI fig. 2 Le ceramiche prodotte e utilizzate in Toscana tra la fine del X e l inizio del XII secolo. La Toscana meridionale Tra fine X e XI secolo nella Toscana meridionale si assiste a un riassetto del territorio di cui è motore principale l affermazione dei castelli e un rinnovato interesse per le materie prime come i metalli monetabili, ma anche il sale, il legname ed i pascoli per il bestiame, che incentivarono lo sviluppo di signorie forti (WICKHAM 1996, 2001). Nelle produzioni ceramiche ciò si tradusse nella nascita di nuovi, piccoli impianti produttivi rurali e nell arrivo di ceramiche dall areale pisano, tra cui alcune merci mediterranee. In generale, nella Toscana meridionale assistiamo a una transizione, nella quale si assiste alla continuazione di alcuni fenomeni tipici dei secoli precedenti e al graduale nascere di nuove forme produttive e di commercio. Tra i prodotti che definiamo locali, rientrano sia quelli di ambito domestico o frutto di botteghe ubicate nelle campagne, intorno ai castelli, sia quelli che provengono dal nord della regione, in particolare dall area intorno a Pisa. Iniziando dai centri produttivi rurali, le botteghe si strutturano come single workshops e nucleated workshops (GRASSI 2010: 7-8, 22). Le botteghe singole sono state individuate incrociando due tipi di dati archeologici: quelli archeometrici e quelli tipologico-formali. Sembrano nascere in seguito a specifiche committenze provenienti dai centri insediativi, verso i quali orientano la produzione. Le ceramiche prodotte sono prevalentemente da cucina (GRASSI 2010, fig. 23), prive di rivestimenti, caratterizzate da ripetitività formale, spesso imitante i modelli urbani, e da alcuni elementi decorativi come la filettature, nonché da una razionalizzazione delle miscele argillose. Sono distribuite ugualmente in tutti i siti, anche se nell area costiera (Suvereto, Campiglia, San Silvestro, Piombino, Populonia) si nota una tendenza all imitazione di modelli formali riconosciuti nello stesso secolo anche a Pisa, mentre i siti nell entroterra, spesso di dominio Aldobrandesco (Cugnano, Rocchette P., Montemassi, Castel di Pietra, Grosseto), adottano già forme che in seguito si definiscono di influenza senese, come le olle con orlo ad arpione. Accanto a queste ceramiche, il servito da cucina si compone anche di prodotti di ambito puramente domestico, in particolare i testelli e alcuni tipi di olle, ben diffusi in ogni sito, anche se in percentuale minore rispetto ai secoli altomedievali. I poli artigianali specializzati presenti nel sud della Toscana, riconosciuti da ricognizione archeologica (ad esempio quello

COMUNICAZIONI 135 fig. 3 Le ceramiche prodotte e utilizzate in Toscana nel XII secolo. ubicato a Roccastrada, BASILE et al. 2011; GRASSI 2010: 142-144) o attraverso i prodotti finiti (quello costiero che produceva ceramica a vetrina sparsa, diffusa tra Piombino e Donoratico, GRASSI 2009; GRASSI 2010: 19-20), sono realtà produttive già operanti nell Altomedioevo e che trovano in tutto l XI secolo il loro momento finale, dato che le ceramiche qui fabbricate, prevalentemente da dispensa, anche con rivestimenti vetrosi, vengono sostituite da simili forme, ma prive di rivestimento, di ambito urbano e/o valdarnese. Infatti, è dall XI secolo che si inizia il riconoscimento, nei contesti della Toscana meridionale, di ceramiche da dispensa (anche dipinte con ingobbio rosso) di tipo pisano, analoghe a quelle presenti nella città stessa o prodotte in centri intermedi posti lungo l Arno: a confermarlo, è la similarità delle forme, assieme all analisi degli impasti effettuata per Campiglia Marittima, Rocca San Silvestro e Suvereto (GRASSI 2010: 91-105). Assieme a tutto questo vasellame locale, alla fine dell XI secolo iniziano anche a circolare le prime ceramiche extraregionali e alcuni esemplari di pietra ollare proveniente dalle Alpi centrali, trovata nei siti di San Quirico, Populonia, Scarlino, Talamone, Cosa e nel monastero di San Pietro di Monteverdi (ALBERTI 2009). Le ceramiche, provenienti dalle aree islamiche (in particolare orientali), dal sud Italia (Campania, Puglia) e dalla Sicilia (GRASSI 2010, fig. 28) sono distribuite prevalentemente lungo la costa, forse redistribuite dalla stessa Pisa o veicolate attraverso gli scali commerciali attivi di Piombino e Baratti (BERTI 2007). F.G. 2.2 XII secolo (fig. 3) La Toscana settentrionale A partire dal XII secolo, a Pisa, si osserva un aumento delle importazioni di vasellame rivestito di provenienza mediterranea, mentre continuano ad essere attestati più rari contenitori da trasporto spagnoli, nord-africani e bizantini (CANTINI 2010: 118-119). Sempre a Pisa troviamo ora anche manufatti campani, siciliani, savonesi (dalla seconda metà del secolo), pugliesi (dall ultimo quarto del XII-XIII secolo) e qualche esemplare riconducibile alla parte orientale del Mediterraneo (seconda metà/fine XII-inizi XIII secolo) (BALDASSARRI, GIORGIO 2010: 38).

136 CERAMICHE E COMMERCI Dalla fine dell XI secolo le maggiori risorse economiche di chi fa uso sulla tavola di ceramiche di importazione mediterranea sembrano comunque non più indicate dal semplice accesso a questo tipo di prodotti esotici, ora appunto diffusissimi in area urbana, ma dalla varietà delle stoviglie usate sulla tavola e dalla loro origine orientale (BALDASSARRI, GIORGIO 2010: 48). Alcuni di questi oggetti si spingono ora in maniera più massiccia fino all Elsa, dove comunque sono quasi esclusivamente utilizzati come elementi decorativi nelle chiese, specie dalla seconda metà del XII secolo. Le vetrine sparse riducono adesso il loro areale di distribuzione alla lucchesia, a Prato e all aretino (CANTINI 2010: 120). Tra il vasellame di produzione locale, si osservano, specie a Pisa, dei cambiamenti nelle ceramiche depurate, realizzate con forme nuove, spesso caratterizzate da schiarimenti superficiali omogenei e da una maggiore articolazione dimensionale: oltre alle brocche e ai boccali con ansa impostata molto al di sotto del bordo, sono ora diffusi anche alcuni contenitori medio-grandi da dispensa e i catini (CANTINI 2010: 120). Questi ultimi, tra Prato e Firenze, si caratterizzano per un particolare orlo a T. Rimane evidente la differenza tra i corredi delle città e delle campagne, dove troviamo perlopiù solo forme chiuse. Tra i contenitori da cucina si afferma il tegame e l uso del boccale per il riscaldamento dei liquidi, insieme all olla. Le fogge di quest ultima forma permettono di definire differenti aree culturali: una, che dalla lucchesia si spinge fino a Prato, dove si diffondono le olle con orlo a becco di civetta, e una intorno a Pisa dove si affermano le olle con orli a imbuto e a nastro. Il XII secolo vede anche la diffusione del paiolo tra Prato, Firenze e il Valdarno, forma che ora è realizzata anche con impasti vacuolati, che caratterizzano anche testi e olle attestati dalla lucchesia all aretino, nelle zone sub-appenniniche e appenniniche. F.C. La Toscana meridionale Per la Toscana meridionale, guardando alle ceramiche, non esiste un distacco vero e proprio tra XI e XII secolo in quanto nel secondo momento cronologico che affrontiamo in questa analisi si radicalizza quello che già era in nuce precedentemente, ovvero una spartizione territoriale dell area tra costa ed entroterra, collegata anche a diversi gruppi familiari egemonici (Gherardeschi da un lato, Aldobrandeschi e Pannocchieschi dall altro, vedi BIANCHI 2010), con differenti flussi di arrivo della ceramica; la definitiva sparizione dei centri artigianali specializzati nelle campagne, sostituiti dalle ceramiche di areale urbano (pisano o senese) ed infine una maggiore presenza delle merci esotiche, ma sempre in area costiera. La ceramica da cucina esaminata dai contesti archeologici proviene ancora dalle piccole botteghe artigianali, sostanzialmente le stesse del secolo precedente come attesta l analisi degli impasti in diversi siti, mentre sembra scomparire l apporto dei manufatti di ambito domestico, almeno sino al XIII secolo avanzato. Un interessante novità è l introduzione dell invetriatura nei manufatti da cucina prodotti in campagna, dapprima solo nell entroterra aldobrandesco (Cugnano, Rocchette P., Montemassi, Castel di Pietra), assieme alla presenza del tegame, forma adatta a cotture per la carne (GRASSI 2010: 30-31 e fig. 25). Le ceramiche da dispensa, ugualmente al secolo precedente, sembrano le stesse che troviamo in area urbana, ma, mentre prima, guardando alle forme, si riconoscevano soltanto prodotti di ambito pisano, da questo momento si fanno riconoscibili anche quelli di influsso senese e, forse, volterrano (anche in questo caso, l apporto fondamentale per la comprensione di questo fenomeno è dato dalle analisi archeometriche, GRASSI 2010: 91-105). La distribuzione di queste ceramiche si sviluppa per grandi areali, con una spartizione di tutto il territorio che ritroveremo pressoché identica nel momento in cui si registreranno i nuovi arrivi di maiolica arcaica dagli stessi centri urbani, in particolare Pisa, Siena, Volterra, a partire dagli anni 30-40 del XIII secolo. Infine, le ceramiche che arrivano dal resto della penisola e dal Mediterraneo si intensificano ed iniziano a essere rappresentate anche altre località produttive, come quelle collegate alle ceramiche islamiche occidentali, alla Liguria, al Lazio (GRASSI 2010: 35-36); rimane peraltro la costante di una presenza soltanto nelle aree costiere, collegate a Pisa e al controllo della famiglia Gherardeschi. F.G. 2.3 XIII secolo (fig. 4) La Toscana settentrionale Il quadro produttivo della Toscana settentrionale si arricchisce dall inizio del XIII secolo delle botteghe pisane dove si realizzano le prime maioliche arcaiche e probabilmente ceramiche invetriate (nucleated workshops?) (CANTINI 2010: 120-121). Altre manifatture di maiolica arcaica saranno aperte alla fine del secolo a Pistoia, Montelupo, Prato e Firenze. Riteniamo probabile che proprio in questo momento si possa essere verificato anche uno spostamento in città di una parte dei vasai che avevano lavorato in area rurale, visto che i centri produttivi attivi nei secoli precedenti cessano ora di esistere. Questo movimento verso i centri urbani può essere stato determinato dalla grande crescita della domanda di vasellame conseguente a quella urbana e demografica che caratterizza le città proprio in questo periodo. Relativamente alla circolazione di manufatti di area mediterranea, tra la fine del XII e la prima metà del XIII secolo arriva a Pisa ceramica rivestita tunisina decorata a cobalto e manganese e ceramica invetriata o smaltata spagnola, a cui, tra il XIII e l inizio del XIV secolo si aggiunge la graffita arcaica tirrenica savonese (CANTINI 2010: 121-122). Abbiamo anche alcuni esemplari di boccali e scodelle di area bizantina e un albarello del Vicino Oriente, oltre a qualche esemplare di anforaceo sculo/nord-africano o delle zone di influenza bizantina e alcune giare islamiche, ora diffuse anche nel Valdarno e a Lucca (BALDASSARRI, GIORGIO 2010: 38-39). Quest ultima città riceve, pur se in quantità decisamente inferiori rispetto a Pisa, ceramica tunisina, spagnola, egiziana o siriana, oltre a protomaiolica pugliese e graffite arcaiche tirreniche. L incremento dei flussi di questo tipo di manufatti ne permette una maggiore penetrazione nelle aree più interne, come bacini, fino a Firenze, Prato e Pistoia. Le importazioni riguardano anche il vasellame da cucina: perlomeno dall inizio del XIII secolo tegami invetriati arrivano infatti a Pisa dall area savonese e olle/brocche, sempre invetriate, giungono dalla Sicilia nord-orientale; altri prodotti da cucina sembrano provenire dalla Provenza e forse dall area egeo-anatolica. Proprio l uso di questi contenitori invetriati, insieme a quello delle prime maioliche arcaiche potrebbero essere ora indicatori dello status economico degli abitanti della città di Pisa;

COMUNICAZIONI 137 fig. 4 Le ceramiche prodotte e utilizzate in Toscana nel XIII secolo. stesso valore avrebbe la ricchezza negli apparati decorativi dei manufatti (BALDASSARRI, GIORGIO 2010: 48-49). Ampia circolazione hanno poi i prodotti rivestiti di smalto pisani che, relativamente all area da noi considerata, si ritrovano fino all Elsa, Lucca, Pistoia, nell area costiera fino al grossetano e nel nord fino a Pontremoli. Anche le maioliche fiorentine sono impiegate come bacini fino a S. Miniato e Marti. Nell area sub-appenninica, da Lucca all aretino, continuano a circolare le ceramiche a vetrina sparsa (CANTINI 2010: 122). Quelle non rivestite vedono poi un arricchimento evidente nell articolazione dei corredi, specie in ambito urbano (CAN- TINI 2010: 122-124). Le acrome depurate si arricchiscono di orcioli, ciotole, senapiere, saliere, colini, salvadenai e portacandele. I bolli impressi sulle anse delle brocche, ma ora, più raramente, anche sulle forme aperte, sono diffusi nel Valdarno fino a Firenze, nella Toscana nord-occidentale e nella fascia costiera fino a Cosa. L Arno, come confermato anche dalle fonti scritte, continua a essere una via di commercializzazione del vasellame privilegiata. La distinzione tra corredi urbani e rurali, meno articolati, è ancora evidente; i siti rurali delle aree più interne sembrano inoltre spesso privi di forme aperte. Le ceramiche da cucina prevedono, ad eccezione che a Pisa, dove abbiamo anche olle e tegami invetriati di probabile produzione versiliese, manufatti ancora non rivestiti, tra i quali comunque, come nelle forme da mensa e dispensa, si assiste ora ad una nuova specializzazione, specie nelle aree più interne tra Pistoia e Firenze: ciotole, catini, colini, misure per cereali o liquidi, olle di grandi dimensioni o ansate, paioli, tegami con manico verticale e fornelli. Particolare è poi il rinvenimento di una grande quantità di olle fatte a mano da uno scavo tuttora in corso nel centro di Pisa (ex area Gentili; materiali in corso di studio da parte della Dott.ssa Beatrice Fatighenti, Dottorato in Discipline Umanistiche dell Università di Pisa, XXV ciclo), che trova dei confronti puntuali con esemplari diffusi nei castelli delle Colline Metallifere (cfr. Grassi di seguito). Aumentano anche le quantità prodotte, tanto che a Firenze si fanno i vespai delle strade con i manici di paiolo. La grande diffusione di questa forma ceramica sembra ormai

138 CERAMICHE E COMMERCI rispecchiare l espansione urbana delle città dell interno sui rispettivi contadi. Le campagne vedono comunque corredi da cucina meno articolati e spesso limitati alle forme dell olla, del testo e del tegame, con tipi che si rifanno a quelli diffusi nelle città vicine. Continuano infine a essere prodotte ceramiche con impasti gabbrici (testi, tegami, pentole, olle), spesso realizzate a tornio lento, tra l area appenninica, la lucchesia e il pratese, e con impasti vacuolati (olle, boccali, colini, testi) sempre in area sub-appenninica da Pontremoli fino all aretino, ma sporadicamente anche nel medio Valdarno, a dimostrazione di una certa tenuta delle produzioni delle zone periferiche. F.C. La Toscana meridionale Nel XIII secolo l area esaminata mostra una generale tenuta della signoria territoriale, anche se in alcuni casi vi fu il subentrare nei centri economici di potere (come i castelli minerari) dei nuovi organismi cittadini, come Massa Marittima, oppure della città di Siena (BIANCHI 2010). Il dato più importante che abbiamo registrato è senza dubbio l avvio delle produzioni di maiolica arcaica in molti centri cittadini della Toscana; i cambiamenti di gusto successivi all uso della maiolica resero il mercato rurale più ricettivo nei confronti delle ceramiche cittadine e a quelle di importazione e ciò, associato alla facilità dei collegamenti, permise la crescita delle ceramiche non locali e di quelle esotiche nelle stratigrafie dei castelli. Pisa continuò a mantenere il suo primato commerciale e a farsi distributrice di merci mediterranee, a riprova che la domanda di prodotti sofisticati non fu mai disgiunta dai contatti con linee commerciali marittime, sulle quali circolava la maggior parte di questi prodotti. Nella produzione rurale della ceramica, le singole botteghe, in numero minore, continuarono a fabbricare solo ceramiche grezze limitandosi alle forme dell olla e del testello; in alcuni siti il ritorno all uso massiccio del vasellame modellato a mano ci mostra che l economia territoriale basata sull artigianato locale era forse compromessa dalla concorrenza delle fabbriche cittadine (GRASSI 2010: 32-33). Infatti, nel XIII secolo tutte le ceramiche da dispensa prive di rivestimento (brocche, boccali, orci, catini) assieme ai nuovi prodotti da mensa (maioliche ed invetriate fini) provengono dalle maggiori città produttrici e in questo territorio si intersecano i commerci di Pisa, Siena e Volterra, assieme forse ad alcuni prodotti fabbricati a Massa Marittima, continuando la distribuzione territoriale già osservata nel XII secolo per le sole ceramiche da dispensa (GRASSI 2010, fig. 34). Perciò questo secolo è caratterizzato nella Toscana meridionale da una vicinanza dei consumi tra città e campagna e, complici anche le nuove vie di comunicazione, si ebbe una diffusione capillare della maiolica in tutto il contado, senza distinzioni sociali di alcun tipo ed in contemporanea con l avvio produttivo nelle varie città (GRASSI 2010: 44-48 e fig. 46). Ciò è ben visibile dai corredi ricostruiti per le case dei minatori di Rocca San Silvestro, per il palazzo signorile di Campiglia Marittima, per le case degli artigiani di Cugnano e Rocchette P., per le case degli abitanti di Donoratico e per i contesti provenienti dallo stesso porto di Piombino, solo per citare alcuni casi. Per quanto riguarda tutte le ceramiche non locali, nella generale tendenza all aumento delle percentuali di questi prodotti, si notano alcuni apporti privilegiati, quali quelli dalle aree islamiche occidentali (cobalto e manganese e giare impresse a stampo, spesso provviste di invetriatura, come a Montemassi), dal Lazio (ceramica laziale) e dalla Liguria (graffite arcaiche tirreniche ed ingobbiate monocrome) (GRASSI 2010: 54 e figg. 54-55). La distribuzione non è limitata solo ai siti costieri ed in particolare, per quanto riguarda gli arrivi dalla Liguria e dalle aree islamiche occidentali, si nota un allargamento della presenza ad alcuni insedimenti posti sulle vie terrestri di comunicazione come i siti minerari di Cugnano, Rocchette P. ed il castello di Montemassi. F.G. 3. CONCLUSIONI Dai dati esposti per la Toscana emergono alcune tendenze strutturali che sembrano caratterizzare i modi di produzione, di consumo e di diffusione della ceramica nei secoli XI-XIII. In generale ogni territorio si caratterizza per la contemporanea presenza di una molteplicità di sistemi e centri produttivi, che a volte riforniscono gli stessi siti di consumo. Le produzioni domestiche sembrano, a partire dall XI secolo, relegate per lo più alle aree marginali nel nord, mentre sono più diffuse nel sud. Un tratto in comune tra le due aree sembra essere, a partire dall XI secolo, la tendenza alla raffinazione degli impasti, visibile in ogni contesto archeologico. Questo fenomeno sembra collegato per il nord all uso delle argille del bacino dell Arno e alla crescita di centri di produzione collocati nella valle fluviale, mentre nel sud riflette uno spostamento dall uso di produzioni locali, anche altamente specializzate (come quelle in vetrina sparsa), a quello di ceramiche provenienti dall areale pisano e, dalla fine del XII secolo, da quello volterrano e senese. Per quanto riguarda le ceramiche di produzione extra regionale, l area Valdarnese ha mostrato maggiori contatti con il nord Italia, letti attraverso la presenza di pietra ollare e l uso di forme che richiamano le tradizioni dell area padana, come il paiolo o il catino-coperchio. Al sud, la pietra ollare conta rari rinvenimenti, limitati alla sola costa tirrenica, e sono assenti forme di tradizione appenninica o montana. Rimane peraltro una costante per il sud, perlomeno tra l XI e il XII secolo, una distribuzione limitata alla fascia marittima dei prodotti di importazione, a mostrare che gran parte degli arrivi furono veicolati da Pisa o giunsero attraverso una navigazione di cabotaggio, utilizzando gli scali portuali di Baratti, Vada e Piombino. La diffusione di questo tipo di ceramiche è molto diversa nel nord, nel quale assistiamo a una complessa ridistribuzione da parte di Pisa e all utilizzo di importanti vie d acqua per fare giungere questi prodotti anche nei siti più lontani dal mare, anche se raramente oltre l Elsa. Nel XII secolo, entrambe le aree della Toscana sono toccate da un flusso maggiore di ceramiche importate che, in particolare a Pisa, raggiungono percentuali molto alte, tanto da non essere più considerabili come indicatori socio-economici. Sempre al nord, persistono le produzioni di vetrina sparsa e quelle da cucina modellate a mano, mentre il sud non è più interessato da queste due produzioni. Tra le nuove forme si diffondono il tegame in tutta la Toscana e boccali e paioli per la cucina soltanto nelle aree a nord-est dell Elsa. Al tegame inoltre si associa la presenza dell invetriatura, ben attestata dai contesti di scavo nell area meridionale, in particolare nell entroterra, dalla metà del XII secolo e

COMUNICAZIONI 139 a Pisa dall inizio del XIII secolo. Una tendenza generale, almeno per la parte sud della Toscana è la dominazione di produzioni ceramiche non più locali, bensì fabbricate nelle aree circostanti alle grandi città, come Pisa o, dalla fine del XII secolo, Siena. Le uniche forme del corredo domestico che rimangono di sicura produzione locale sono le ceramiche grossolane da cucina, anche con invetriatura. Nel XIII secolo, l avvio delle produzioni di maiolica arcaica, prima a Pisa (1210-1230) e poi, dalla metà del secolo, nelle altre città toscane, determina definitivamente, nel contado, un diverso rapporto tra i prodotti locali e quelli provenienti dai centri urbani, che specie nei siti della Toscana meridionale è decisamente a favore dei secondi. La distribuzione della maiolica arcaica investe molti insediamenti rurali ed è stato possibile tracciare delle aree di vendita delle ceramiche rivestite all interno dei mercati più ricettivi, come quello intorno a Pisa, rifornito dalla città, e quello della Toscana meridionale, dove si intrecciano i prodotti pisani, volterrani e senesi. Nella cucina, invece, le produzioni tipiche dei centri rurali si cristallizzano e le fornaci diffuse in campagne, soprattutto al sud, producono soltanto poche forme di ceramiche da cucina frutto anche di una produzione domestica, scomparsa nel XII secolo. Al nord tale modalità produttiva persiste perlopiù nelle aree marginali, anche se nuovi scavi stanno attestando una presenza considerevole di olle fatte a mano anche nella Pisa del Duecento. Sarà interessante verificare l effettiva area di produzione di questi contenitori e la possibilità, visto i confronti stretti con materiali coevi diffusi nell area delle Colline Metallifere, di una circolazione di questi manufatti lungo la fascia costiera toscana. La grande vitalità produttiva delle città si esplica anche nella nascita di nuove forme funzionali che arricchiscono i corredi domestici, come ciotole, catini, colini, misure per cereali o liquidi, fornelli. In particolare nel nord-est della regione la diffusione del paiolo sembra riflettere proprio l espansione urbana sul contado. Infine, il flusso di ceramiche di importazione investe nel XIII secolo anche i siti dell entroterra, mostrando commerci non solo lungo vie di comunicazioni marittime o fluviali, ma anche attraverso la viabilità terrestre. F.C., F.G. BIBLIOGRAFIA ALBERTI A. 2009, La pietra ollare in Toscana, in G. VOLPE, P. FAVIA (a cura di), V Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Firenze, pp. 630-634. BALDASSARRI M., GIORGIO M. 2010, La ceramica di produzione mediterranea a Pisa tra XI e fine XIII secolo: circolazione, consumi ed aspetti sociali alla luce dei recenti scavi urbani, in S. GELICHI, M. BALDASSARRI (a cura di), Pensare/classificare. Studi e ricerche sulla ceramica medievale per Graziella Berti, Firenze, pp. 35-51. BASILE et al. 2011 = BASILE L., GRASSI F., RICCARDI M.P., BASSO E., Gli scarichi di fornace di Roccastrada (Gr): nuove analisi tipologiche ed archeometriche, Late Roman Coarse Ware 3 (Pisa-Parma 2008), BAR International Series, S2185, Oxford. BERTI G. 2007, Le ceramiche di S. Antimo nel quadro delle importazioni e delle produzioni locali di Pisa nel XIII secolo, in G. BIANCHI, G. BERTI (a cura di) 2007, La chiesa di S. Antimo sopra i Canali a Piombino. Ceramiche e architetture per la lettura archeologica di un cantiere medievale, Firenze, pp. 369-385. BIANCHI G. 2010, Dominare e gestire un territorio. Ascesa e sviluppo delle signorie forti nella Maremma toscana del Centro Nord tra X e metà XII secolo, «Archeologia Medievale», XXXVII, pp. 55-65. CANTINI F. 2010, Ritmi e forme della grande espansione economica dei secoli XI-XIII nei contesti ceramici della Toscana settentrionale, «Archeologia Medievale», XXXVII, pp. 113-127. GRASSI F. 2009, Studio tecnologico delle ceramiche con invetriatura provenienti dalla Toscana meridionale (IX-XIV secolo), in G. VOLPE, P. FAVIA (a cura di), V Congresso Nazionale di Archeologia Medievale (Foggia-Manfredonia 2009), Firenze, pp. 575-580. GRASSI F. 2010, La ceramica, l alimentazione, l artigianato e le vie di commercio tra VIII e XIV secolo. Il caso della Toscana meridionale, BAR International Series, 2125, Oxford. PEACOCK D.P.S. 1982, Pottery in the roman world: an ethnoarchaeological approach, London. QUIRÓS CASTILLO J. A., GOBBATO S., GIOVANNETTI L. 2000, Storia e archeologia del castello di Gorfigliano (Minucciano, Lucca): campagna 1999, «Archeologia Medievale», XXVII, pp. 147-175. WICKHAM C. 1996, La signoria rurale in Toscana, in G. DILCHER, C. VIOLANTE (a cura di), Strutture e trasformazioni della signoria rurale nei secoli X-XIII, Bologna, pp. 343-411. WICKHAM C. 2001, Paludi e miniere nella Maremma Toscana. XI-XIII secolo, in J.M. MARTIN (ed.), Castrum 7. Zones cotières littorales dans le monde méditerranéen au moyen âge: défense, peuplement, mise en valeur, Ecole Française de Rome, Casa de Velàzquez, Roma, pp. 451-466.