Galileo, uno scienziato umanista

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Galileo, uno scienziato umanista

Qualche immagine: una vetta, un prisma. Iniziamo con qualche immagine, certi che non sarebbe dispiaciuto nemmeno a Galilei ricorre alla forza delle immagini per comunicare idee e valori.

Roberto Filippetti Professore e conferenziere (link) Galileo assomiglia ad una vetta a cui si può ascendere per tante diverse vie, avendo come capocordata l insegnante di Matematica o di Fisica, di Filosofia o di Storia, di Italiano o di Religione. Nelle antologie e nelle storie della Letteratura, quello di Galileo è l unico nome di spicco del Seicento, secolo d oro in Europa ma povero di grande prosa o poesia in Italia. [ ] Galileo scrive non in latino ma in italiano perché intende fare azione di propaganda culturale, ovvero togliere agli specialisti il monopolio della scienza, per rivolgersi piuttosto agli uomini di ingegno vivace e curiosi di sapere molte cose. (Maria Luisa Altieri Biagi). La sua lingua chiara, energica e aggraziata, si adegua ai gusti raffinati di un pubblico di letterati, fra i quali vuole diffondere il nuovo metodo scientifico come germe fecondo, che non conosce confini, e tende, per intima energia, a pervadere il mondo e trasformarlo (Ludovico Geymonat).

Giuseppe Petronio 1/2 Storico e critico letterario (link) Ci sono intellettuali prismatici, dalle molte facce: hanno svolto attività differenti, hanno lavorato in più discipline, possono e devono essere studiati da più punti di vista, anche se non bisogna mai trascurare la loro sostanziale unità. Uno di questi, fra i più grandi, è Galilei: fu matematico, fisico, astronomo, scienziato felicemente operoso in più scienze; fu epistemologo, studioso dei problemi di metodo, e quindi appartiene anche alla storia della filosofia; fu letterato, e nessuna storia della letteratura, comunque impostata, lo potrebbe ignorare. E fu letterato non episodicamente, ma, diciamo così, costituzionalmente. [ ] Galilei e i suoi continuatori sono stati letterati così come gli storici e i politologi del 500 e 600 perché, quale che fosse la loro specializzazione, avevano ancora una base culturale comune assai più larga e più solida di oggi, e per esporre le loro tesi di scienza, di filosofia o di storia adoperavano i generi letterari definiti da una lunga tradizione; non scrivevano più, insomma, nel linguaggio tecnico delle scuole medievali e non ancora in quello formalizzato della scienza moderna, ma usavano la lingua e le tecniche proprie della letteratura.

Giuseppe Petronio 2/2 A questa ragione se ne aggiunge, per Galilei e i suoi, un altra altrettanto essenziale. Galilei era uno scienziato grandissimo, profondamente innovatore non solo per singole tesi e scoperte, ma per la concezione generale che ebbe della scienza e della sua funzione culturale e sociale: perciò lui doveva, nello stesso tempo, lavorare scientificamente ed esporre i risultati delle sue ricerche non al solo mondo accademico, ma a una cerchia più larga di lettori colti non condizionati da pregiudizi accademici e clericali, più in grado di apprezzare la portata innovatrice del suopensiero. Da ciò la scelta di un particolare tipo di esposizione: non il latino accademico, ma un elegante italiano letterario; generi che permettessero una esposizione severa ma pure piacevole: il trattato dialogico e l epistola, cioè il saggio sotto forma di lettera; la messa in scena, come avevano già fatto Platone e Cicerone, di personaggi noti la cui autorità convalidasse le tesi opposte; l invenzione di personaggi polemicamente comici, come l immortale Simplicio ; tutti artifici retorici per costituire attorno a sé una cerchia di lettori di alta condizione sociale e di buona cultura, e così isolare l opposizione delle cerchie accademiche e clericali che gli erano furiosamente ostili. Sono queste le ragioni delle scelte espressive di Galilei, uomo di larghe e buone letture e dal gusto sicuro; è significativo per esempio che nella disputa pro o contro Tasso egli si sia schierato per Ariosto: una scelta che dice tante cose sulla sua lingua e il suo stile.

Galileo Scrittore Leggere le opere di Galileo è un occasione per ammirare direttamente, oltre alla profondità di pensiero del grande scienziato, anche il suo magnifico stile. La vasta cultura del padre Vincenzo (umanista e musicologo, uomo d affari fiorentino che consentirà al figlio di dotarsi di una cultura raffinata) e la frequentazione di ambienti culturali ricchi e vari contribuirono a formare ampi interessi non solo scientifici, ma anche filosofici e letterari, che lo accompagneranno per tutta la vita e faranno di lui uno scienziato umanista. Così si esprime il critico Natalino Sapegno: «La sua opera, per ricchezza di contenuto umano e potenza di stile, si inseriva nella storia futura della nostra prosa, come un fatto letterario e culturale di prima grandezza. E il più grande prosatore fa Machiavelli e Manzoni, un periodo di 400 anni. Italo Calvino sottolinea: «Stile come metodo di pensiero e come gusto letterario: la rapidità, l agilità del ragionamento, l economia degli argomenti, ma anche la fantasia degli esempi sono per Galileo qualità decisive del pensar bene» (Dalle Lezioni americane. La rapidità). Per approfondire: «La fortuna di Galileo nella critica e nella letteratura del Novecento» di A. Battistini Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica di Bologna Dipartimento di Fisica a Pisa «Raccontare la scienza: da Galileo al web» di P. Rossi

UNA CONCLUSIONE ARDITA? POSSIAMO CONVIDERLA?

Già nella «Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari» (10 anni prima de «Il saggiatore») G. opponeva la lettura diretta (libro del mondo) a quella indiretta (libri di Aristotele) ricorrendo alla pittura di Arcimboldo. Cfr. I. Calvino, Il libro della natura in Galileo link