Il Vangelo di Matteo. Parrocchia Santa Maria di Loreto Incontro Giovani

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Transcript:

Parrocchia Santa Maria di Loreto Incontro Giovani 23.11.2007 Il Vangelo di Matteo Il Vangelo di Matteo e' sempre stato uno dei libri della Bibbia piu' usati nella storia della Chiesa per diversi motivi. È quello che riferisce un maggior numero di dettagli sulla vita di Gesu'; contiene il ben noto "discorso della montagna", un compendio degli insegnamenti di Gesu' ritenuto di grande valore anche dai non credenti; e' il piu' ricco di particolari sulla nascita di Gesu', un evento tradizionalmente interessante a causa della nostra celebrazione della festa del Natale; contiene una raccolta di parabole, per le quali Gesu' e' ritenuto un grande maestro. Riguardo alla data di composizione questo Vangelo viene posto tra il 60 e l'80 D.C. e fin dall'inizio fu attribuito a Matteo. Non esistono motivi particolari per mettere in dubbio la persona dell'autore. Il Vangelo di Matteo fu scritto per diverse ragioni, alcune pratiche, altre di ordine teologico. Sul piano pratico, si avvertiva il bisogno di maggiori informazioni su Gesu' di quelle date nella predicazione orale. Man mano che il numero dei credenti aumentava, si presentavano diverse domande che richiedevano una risposta, e un libro contenente gli elementi piu' importanti poteva essere fatto circolare nelle varie comunita' proprio per questo scopo di chiarezza e di conoscenza. C'era inoltre bisogno di informazioni precise, poiche' i nemici di Gesu' stavano diffondendo calunnie al riguardo; mentre altri, cercando di approfittare del nuovo movimento per ragioni personali, distorcevano i fatti per adattarli alle proprie esigenze. I seguaci di Gesu' volevano che i fatti venissero documentati. La morte di alcuni degli apostoli inoltre rendeva necessario mettere per iscritto il contenuto della loro predicazione. Percio' il libro di Matteo svolgeva la funzione di manuale ad uso dei credenti. Matteo aveva anche altri motivi per scrivere il suo libro oltre a soddisfare un bisogno pratico della Chiesa. Nel suo scritto infatti affronta alcuni problemi specifici e puntualizza particolari aspetti. 1) - Matteo fa notare l'importanza delle profezie dell'antico Testamento e come queste si siano attuate nella vita di Gesu'. La Chiesa non e' sorta casualmente e non era esclusa dai piani di Dio. Il tempo che adesso e' finalmente giunto e' stato predetto in tutto l'antico Testamento. Matteo mostra come praticamente tutti gli eventi della vita di Gesu' siano stati predetti dai profeti: la nascita, gli avvenimenti della sua infanzia, le guarigioni, gli insegnamenti, l'arresto, la morte e la risurrezione. 2) - Matteo vuole dimostrare ai suoi lettori ebrei che Gesu' e' l'adempimento di tutta la storia di Israele e dei suoi sogni. Egli infatti e' il Messia che doveva venire. Questo e' dichiarato fin dal primo versetto del libro: "Gesu' Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo". 3) - Matteo vuole dimostrare che anche se Gesu' discende dagli Ebrei, egli e' venuto per 1

tutta l'umanita' compresi i gentili, cioe' i pagani. Di conseguenza, Matteo sottolinea con enfasi la venuta dei Magi (sapienti) a onorare la nascita di Gesu', l'apertura del regno di Dio ai gentili e l'ingiunzione agli apostoli di andare in tutto il mondo a predicare il vangelo ad ogni creatura. 4) - Matteo parla specificamente della fondazione della Chiesa e del modo di trattare alcuni problemi. Infine, il Vangelo di Matteo da' particolare risalto agli insegnamenti di Gesu', che per i credenti sono una guida pratica. Ampio spazio e' dedicato a cio' che Gesu' aveva detto sulle circostanze fondamentali della vita (5,3-7,27; 10,5-42; 13,3-52; 18,3-35; 24,4-25,46). Se diamo uno sguardo alla struttura di questo vangelo, in esso si susseguono cinque sezioni, ognuna composta da un discorso introdotto da fatti abilmente scelti per prepararlo; cio' che, unito ai racconti dell'infanzia e alla passionerisurrezione, costituisce un insieme armonioso di sette parti, come un dramma in sette atti sulla venuta del regno dei cieli: 1) La sua preparazione nella persona del Messia fanciullo (cap. 1-2). 2) La promulgazione del programma davanti ai discepoli e alla folla nel discorso della montagna (cap. 3-7). 3) La sua predicazione ad opera di missionari: i miracoli di Gesu' annunziano i "segni" che accrediteranno la loro parola e il discorso di missione da' loro le consegne (cap. 8-10). 4) Gli ostacoli che deve incontrare da parte degli uomini, secondo lo sviluppo umile e nascosto voluto da Dio, illustrato dal discorso delle parabole (11,1-13,52). 5) I suoi inizi in un gruppo di discepoli, con Pietro per capo, primizia della Chiesa, le cui regole di vita sono delineate nel discorso comunitario (13,53-18,35). 6) La crisi che prepara la sua definitiva venuta, crisi suscitata dall'opposizione crescente dei capi giudei e annunziata dal discorso sulle cose ultime (cap. 19-25). 7) Infine questa stessa venuta nella sofferenza e nel trionfo, con la passione e la risurrezione (cap. 26-28). Questo regno dei cieli che deve ristabilire tra gli uomini la sovrana autorita' di Dio come re finalmente riconosciuto, servito e amato, era stato preparato e annunziato dall'antica alleanza. Cosi' Matteo, scrivendo tra i giudei e per i giudei, si impegna in particolare a mostrare nella persona e nell'opera di Gesu' il compimento delle Scritture. Con grande frequenza si riferisce all'antico Testamento per provare come la Legge e i Profeti sono "adempiuti", cioe' non solo realizzati nella loro attesa, ma anche portati ad una perfezione che li corona e li supera. Lo fa per la persona di Gesu', confermando con testi scritturistici la sua discendenza davidica (1,1-17), la sua nascita da una vergine (1,23) a Betlemme (2,6), il suo soggiorno in Egitto, il suo stabilirsi a Cafarnao (4,14-16), il suo ingresso messianico in Gerusalemme (21,5.16); lo fa per la sua opera di guarigioni miracolose (11,4-5), di insegnamento che "adempie" la legge (5,17), sublimandola (5,21-48; 19,3-9.16-21). Sottolinea non meno fortemente come l'umilta' di questa persona e l'insuccesso apparente di quest'opera vengono anche a realizzare le Scritture: la strage degli innocenti (2,17ss), l'infanzia nascosta a Nazaret (2,23), l'amorevole mansuetudine del "servo" (12,17-21), l'abbandono dei discepoli (26,31), il prezzo irrisorio del tradimento (27,9-10), l'arresto (26,54), la sepoltura per tre giorni (12,40) tutto questo era il disegno di Dio annunziato dalla Scrittura. La stessa incredulita' dei giudei (13,13-15), attaccati alle loro tradizioni umane (15,7-9), e ai quali si puo' offrire solo un insegnamento misterioso in parabole (13,14-15,35), era pure annunziata dalle Scritture. Gesu' e' il figlio di Dio; il suo insegnamento presenta la nuova legge che completa l'antica; la Chiesa che fonda su Pietro (16,18) e della quale Egli stesso e' la pietra angolare rigettata dai costruttori (21,42), e' la comunita' messianica che continua quella dell'antica alleanza dandole una estensione universale, 2

perche' Dio ha permesso il rifiuto dei primi chiamati (23,34-38) per aprire l'accesso alla salvezza a tutte le genti (8,11-12; 21,33-46; 22,1-10). Si puo' in questo modo comprendere che il vangelo di Matteo, cosi' completo e ben organizzato in ogni sua parte, sia stato accolto e utilizzato dalla chiesa nascente con grande favore. Matteo 1,1-17 [1]Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. [2]Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, [3]Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, [4]Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, [5]Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, [6]Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, [7]Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, [8]Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, [9]Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, [10]Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, [11]Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. [12]Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, [13]Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, [14]Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, [15]Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, [16]Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. [17]La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. 3

Giuseppe, anche se non generato nella carne) è pertanto figlio della dinastia di Davide: in lui scorre sangue reale, e anche Lui è re. Gesù Messia, figlio di Davide, Re, ma soprattutto obbediente al Padre che lo investe di una regalità ben diversa. Per Matteo ciò che conterà sarà l'obbedienza di Cristo al Padre, e la sua disponibilità al Regno dei cieli. Ma vuol far vedere anche che Dio è fedele alle sue promesse: ha promesso a Davide un discendente Messia, Non è un caso la nascita di Cristo dalla stirpe Davide, non è neppure volontà di uomini, ma volontà di Dio di chi segue strade sue diverse da quelle umane. Genealogia di Gesù. Il racconto della genealogia era fondamentale per un ebreo, perché lo situava in un filone di cui egli era erede spirituale e materiale, e gli permetteva di essere 'riconosciuto' nella società in cui viveva. Era normale ricordarsi decine di generazioni precedenti, e trasmettersi oralmente gli avvenimenti salienti della vita di ciascuno degli avi più illustri, anche perché questo era il contenuto educativo che i 'padri' lasciavano ai figli. È quindi normale che un vangelo 'giudaico' come mentalità quale è Matteo, inizi la trasmissione del Vangelo di Gesù con la presentazione della genealogia di Gesù. Vuol far vedere come tutta la storia di Israele, dalle sue origini fino a Giuseppe sia orientata alla preparazione di quel grande evento che è la nascita, l'incarnazione del Messia. Ogni nome che scorre è una parte della storia di Israele che scorre, e per il lettore ogni nome significa una vita, una testimonianza, una storia che diventa lezione per l'esistenza, e per la fede. Gesù, figlio adottivo di Giuseppe (e ciò basta a conferire a Gesù tutti i diritti di successione sommati in Giuseppe, quindi per Matteo, giudeo, Gesù è figlio a tutti gli effetti di Così la nascita del Cristo ci è presentata come una nascita gravida di storia: Gesù è il frutto maturo di un lungo cammino storico, fatto di luci, ma anche di tante ombre. Il bimbo che nasce è carico di questa storia, una storia stanca, una storia che si proietta verso un futuro, ma con alle spalle l'esperienza di fallimenti talmente grandi da segnarla fortemente in negativo. Il primo fallimento è la monarchia stessa: il fallimento del sogno dei profeti, di un popolo che si lasci governare direttamente da Dio (cfr. periodo dei Giudici). Vogliono la monarchia, e Dio gliela darà, con grande riluttanza, ben facendo capire come i pericoli saranno grandi. E puntualmente la storia gli darà ragione, la storia dei Re, citati dalla genealogia, è segnata dalla loro incapacità di fidarsi di Dio, di affidarsi a lui, dalla lunga serie dei loro misfatti soprattutto dalla loro 'prostituzione agli dei stranieri'. Anche Davide, e Salomone, non sono esenti da questa 'povertà', da queste infedeltà. Lo stesso Davide accettando il Regno di Israele lo fa' con criteri profondamente umani, quasi un'alleanza con i vari sostenitori - oppositori del suo potere. Anche se saprà poi fidarsi di Dio, nonostante i grandi peccati (Bersabea, il censimento), per questo diverrà il capostipite del Messia. 4

L'altro grande fallimento è quello dell'esilio: la promessa di Dio e con essa le speranze di Israele, sembrano andare in frantumi, anche se aprirà porta alla speranza forte della venuta del Messia, quando i 'tempi saranno maturi" L'esperienza della deportazione in Babilonia, della fine dei sogni di regno, di potenza, nel 723 per il Regno del Nord, nel 587 per quello del Sud (il feudo di Davide e Beniamino) fu uno dei momenti più duri per la storia di Israele, ma anche quella che aprì alla grande profezia del Messia, viziata fin dall'inizio della visione del liberatore, del Messia Re - Condottiero, ma anche carica di tutte le speranze e attese di Israele. Il Messia verrà, e tutta l'esperienza di dolore e di sofferenza che ora si sta vivendo sarà finalmente superata. Nella pienezza dei tempi, Cristo nasce. L'ordine della genealogia è particolarmente intenso: 2 volte il numero perfetto (7 X 2 = 14), tre volte due volte il numero perfetto. Gesù nasce, perché i tempi erano maturi, e come ogni uomo porta già in sé il peso forte della storia, non solo una storia individuale, ma una storia nazionale, e più ancora cosmica. Questa storia lo grava, lo carica di responsabilità enormi, gli chiede di accettarne la gestione di questa storia: e ancor più Cristo si dimostra all'altezza trasformandola da una storia in una Storia di Salvezza. Se ne dimostra Signore. Ma all'incontro con Cristo, nella pienezza dei tempi, la storia mostra tutta la sua stanchezza: l'esperienza dei fallimenti, l'esperienza quotidiana della schiavitù, ma ancora di più l'elenco dei nomi, dove accanto a nomi roboanti di re, che hanno fallito nella loro superbia il loro mandato, le loro responsabilità, ci sono alcuni nomi umili, in particolare alcuni nomi umili tra gli umili: cinque nomi di donne, che nel mondo ebraico valevano solo come cose da possedere. È interessante vedere come nella genealogia di Gesù ci siano queste donne: ogni nome è carico di storia, e di peccato, e di umiltà. Fares (cfr. Gn 38) che sa nell'amore obbligare il patriarca Giuda ad obbedire ad una legge d'amore: la legge del levirato. Racab, un altra donna sofferta, ma tanto cara alla tradizione ebraica, perché fu la prostituta di Gerico che permise la continuazione della conquista della Palestina da parte di Giosuè (cfr. Giosuè 2). Rut, una delle storie più belle dell'at insieme a cui la giustizia delle leggi di Dio (il diritto di riscatto) ricchezza d'amore, e esprime tutta la sua la sua carica di appartenenza alle leggi del Signore. Betsabea, il grande peccato di Davide (cfr.2 Sam.ll-12), che a Davide costerà la morte del primo figlio, ma che poi gli darà l'erede, il grande Salomone. Dio sa condurre la storia anche tramite i peccati e le storture dell'uomo. Storia di cose grandi, di lotte per il potere, di grandi luci e di grandi ombre, ma anche storia di umili, di chi lotta con la forza della disperazione, o con la forza dell'amore, per togliere la propria umiliazione, la propria emarginazione, per ottenere ciò che forse non era neppure più lecito sperare. L'ultimo nome di donna è Maria: che nel Vangelo di Matteo non dice una parola, tace e opera, trovandosi al centro di un mistero enorme, che la supera, ma di cui lei è il momento centrale. La storia, con la sua carica di stanchezza, ora riposa nel suo grembo, a lei viene affidata. In lei la storia non è più solo tale, diventa storia di vitale speranza, compito di riscattare il grande peccato, la maledizione che pesa su ogni uomo, di lottare laddove era ardito sperare. 5