Osservatorio Regionale dell Economia Il Valore delle Imprese in Puglia Analisi delle dinamiche congiunturali e strutturali 2015 Analisi economico-finanziaria su Bilanci 2014 Bari, 26 febbraio 2016 Ufficio Studi Unioncamere Puglia A cura di Sabrina Spallini e Luigi Triggiani 1
INDICE 1. L analisi strutturale del tessuto produttivo della Puglia L IDENTITÀ E LO SVILUPPO DELLE IMPRESE PUGLIESI pag. 3 2. L analisi della nati-mortalità delle imprese in Puglia: LE IMPRESE CHE NASCONO pag. 6 LE IMPRESE CHE MUOIONO pag. 12 3. L analisi economico-finanziaria per attività e dimensione: LE IMPRESE CHE TENGONO pag. 18 LE PERFORMANCE E LE DIMENSIONI pag. 22 4. I dati sull occupazione: LE IMPRESE E GLI ADDETTI pag. 28 2
L IDENTITÀ E LO SVILUPPO DELLE IMPRESE PUGLIESI Il tessuto imprenditoriale della regione risulta composto da 379.518 imprese, un dato pressoché stabile sia che si faccia riferimento all anno precedente, che fa registrare un incremento dello 0,6%, sia che si estenda l orizzonte temporale all ultimo quinquennio, - 0,4%. Disaggregando i dati 1 per comparti produttivi, il settore che presenta il maggior numero di imprese registrate è quello commerciale (31%), seguito da quello agricolo (22%) e delle costruzioni (13%), tutti gli altri hanno un influenza percentuale al di sotto del 10%. Imprese registrate nel 2015 Servizi alle imprese 8% Altri settori 6% Assicurazioni e credito 2% Agricoltura e attività connesse 22% Trasporti e spedizioni 2% Turismo 7% Attività manifatturiere, energia, minerarie 9% Commercio 31% Costruzioni 13% Anche il tasso di crescita annuale risulta positivo per tutti i comparti produttivi ad eccezione del manifatturiero (-0,7%) e delle costruzioni (-1%). Come dato tendenziale di crescita, il settore del turismo (3,3%), il settore dei servizi alle imprese (2,8%) e quello delle assicurazioni e credito (1,9%) sono i comparti che rilevano le migliori performance. 1 Rispetto alle imprese iscritte (379.518), sono considerate nella composizione le sole imprese classificate che sono 353.781. 3
Tasso di crescita 2015/2014 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0-0,5-1 -1,5 Dati differenti sullo sviluppo e il dinamismo dei vari comparti produttivi si rilevano se si considera il tasso di sopravvivenza a tre anni delle imprese registrate nel 2012. Solo due aziende del settore turistico su tre (il 65,2%) costituite nel 2012 sopravvivono nel 2015, altrettanto alto il turn-over delle imprese del settore delle costruzioni (64,8%). Il settore più stabile è invece quello agricolo (87,9%). 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Tasso di sopravvivenza imprese iscritte nel 2012 La polverizzazione del tessuto imprenditoriale, che costituisce un elemento di equilibrio sociale e al tempo stesso un vulnus nello sviluppo economico della Puglia, si evince dalla 4
disaggregazione per forma giuridica delle imprese registrate, in cui ben il 65% è costituito da imprese individuali. Imprese registrate nel 2015 Coopertaive 3% Consorzi 0% Altre forme 1% Società di capitali 21% Società di persone 10% Imprese individuali 65% Si registra però una pur leggera inversione di tendenza: il tasso di crescita delle società di capitali - sia su base annua (5,3%) che considerando gli ultimi cinque anni (4%) - unito alla riduzione del numero delle altre forme giuridiche (più marcatamente le società di persona che fanno registrare il -3,4% su base annua e il -2,2% sui 5 anni) portano in evidenza l accrescimento nelle dimensioni delle imprese. 5
Tasso di crescita annuale composto 6 5 4 3 2 1 2015/2014 2015/2010 0-1 Società di capitali Società di persone Imprese individuali Cooperative Consorzi Altre forme -2-3 -4 LE IMPRESE CHE NASCONO In Puglia nel 2015 si sono registrate presso le Camere di Commercio 24.719 imprese, con un incremento del 2,9% rispetto alle iscrizioni totali dell anno precedente. Il dato positivo è determinato unicamente dal saldo delle imprese iscritte nel comparto agricolo. In tutti gli altri settori, la variazione rispetto ai dati dell anno precedente è di segno negativo, andamento peraltro comune al dato nazionale. Fa riflettere il dato negativo riscontrato anche nel settore turistico (-12,5%), considerato che la Puglia è negli ultimi anni ai vertici della classifica delle mete preferite per le vacanze estive. Così anche il dato relativo al settore manifatturiero, che presenta un decremento delle iscrizioni a doppia cifra (-12,7%), decisamente più rilevante di quello nazionale (-4,1%). 6
Iscrizioni 2015/2014 40 30 20 10 0 Variazione % Puglia 2015/2014 Variazione % Italia 2015/2014-10 -20 Analizzando il numero di nuove imprese iscritte nei diversi settori produttivi, si osserva che il settore commercio continua a essere il comparto leader, seguito da quello agricolo, edile, servizi alle imprese e turistico. 7
Iscrizioni 2015 per comparto produttivo Assicurazioni e credito 2% Servizi alle imprese 10% Altri settori 6% Agricoltura e attività connesse 18% Trasporti e spedizioni 2% Attività manifatt, energia, minerarie 5% Turismo 9% Costruzioni 12% Commercio 36% Per quanto riguarda la composizione percentuale per forma giuridica, si osserva una netta predominanza delle iscrizioni d imprese individuali e di società di capitali. Entrambe le categorie evidenziano un segno positivo che, per le aziende individuali, è in controtendenza rispetto al resto della nazione. Nonostante la crisi, in Puglia continuano a nascere imprese artigiane, dato che evidenzia come la vivacità imprenditoriale degli artigiani pugliesi non sia sopita e che sarebbe forse necessario sostenerla soprattutto abbattendo gli innumerevoli ostacoli che ne bloccano la crescita e contribuiscono alla cessazione dell attività. 8
Iscrizioni 2015/2014 15 10 5 0-5 Società di capitali Società di persone Imprese individuali Altre forme Variazione % Puglia 2015/2014-10 Variazione % Italia 2015/2014-15 -20-25 -30 L imprenditorialità giovanile e femminile I dati relativi all imprenditorialità giovanile non appaiono particolarmente incoraggianti. Sempre in linea con il dato generale, nel 2015 si osserva una diminuzione generalizzata delle iscrizioni di imprese costituite con la prevalente partecipazione di under 35 rispetto all anno precedente. La riduzione è comune a tutti i comparti ad eccezione del settore primario, in cui l incremento delle imprese, nel periodo considerato, è del 55,9%, contro un dato nazionale che presenta un incremento assai più contenuto (16,7%). Tale saldo positivo è dovuto anche agli incentivi al Primo Insediamento che la Regione Puglia, anche grazie al Piano di Sviluppo Rurale cofinanziato dalla UE, mette a disposizione dei giovani imprenditori soprattutto per favorire il passaggio generazionale. 9
Iscrizione imprese giovanili 2015/2014 60 50 40 30 20 10 0 Variazione % 2014/2015 Puglia Variazione % 2015/2014 Italia -10-20 Le imprese giovanili iscritte nell ultimo anno sono 6.804 e costituiscono il 27% delle nuove iscrizioni, con il commercio che ne assorbe circa il 40%; nelle posizioni successive e con una percentuale rispettivamente dell 11% e del 9%, il comparto turistico e quello agricolo. La diminuzione nel numero delle iscrizioni di imprese giovanili registrata negli altri comparti è dovuta principalmente alle difficoltà nel reperimento dei capitali necessari ad avviare un attività, conseguenza del credit crunch che ha avuto ripercussioni fortemente negative soprattutto sul Mezzogiorno. 10
Iscrizioni imprese giovanili primo semestre Servizi alle imprese 10% Altri settori 7% Agricoltura 12% Attività manifatt. 4% Assicurazioni e credito 3% Costruzioni 10% Trasporti e spedizioni 2% Turismo 12% Commercio 40% Per quanto riguarda le imprese in rosa, l andamento è superiore alla media nazionale, con un saldo positivo complessivo del 2,9% rispetto al 2014, mentre il dato complessivo della nazione rileva un saldo negativo del 2,8%. Il divario positivo si deve essenzialmente anche in questo caso al settore primario, nel quale si registra un incremento di iscrizioni del 49,3%. Le imprese femminili costituite nel 2015 rappresentano il 23% del totale delle nuove iscrizioni nel Registro delle imprese, a rappresentare una minoranza significativa del mondo imprenditoriale. Iscrizione imprese femminili 2015-2014 60 50 40 30 20 10 0 Variazione % 2015/2014 Puglia Variazione % 2015/2014 Italia -10-20 11
LE IMPRESE CHE MUOIONO Analisi della mortalità per comparto produttivo In Puglia cessano la loro attività, volontariamente o perchè soggette a procedure concorsuali, 12 aziende per ogni mille iscritte nel registro delle imprese. Di queste, 4 appartengono al settore Commerciale, 2 al settore Manifatturiero, delle Costruzioni e dei Servizi alle imprese; 1 al settore delle Assicurazioni e del Turismo. Considerando le imprese cessate rispetto al totale delle imprese operanti nei singoli settori, al fine di cogliere il turn-over nell ultimo anno si segnala che i valori vanno tendenzialmente da 11 imprese per ogni mille nel settore commerciale a 24 per ogni mille nel settore dei servizi alle imprese. Una ancor più elevata mortalità si registra nel settore del Credito e Assicurazioni, in cui su mille imprese ben 77 hanno cessato la loro attività. 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Imprese cessate per ogni mille imprese del settore Passando ai dati congiunturali, nel 2015 le imprese pugliesi che falliscono sono 541, meno dell anno precedente (-12,3%) e con una riduzione superiore alla media nazionale (-5,4%). Considerando che la distribuzione sul territorio dei fallimenti è strettamente correlata alla densità d imprese attive nei diversi comparti produttivi, è stata condotta un indagine che considera i valori complessivi e percentuali per 12
settore: le imprese più duramente colpite dalla procedura fallimentare nel primo semestre del 2015 sono state quelle del settore commerciale e delle costruzioni. Assicurazioni e credito 1% Trasporti e spedizioni 4% Altri settori 3% Fallimenti 2015 Servizi alle imprese 9% Turismo 4% Agricoltura e attività connesse 2% Attività manifatt, energia, minerarie 21% Commercio 38% Costruzioni 18% La variazione nel numero delle imprese fallite nel 2015 rispetto all anno precedente evidenzia per tutti i comparti segni negativi, tranne che per il settore del creditoassicurativo (66,7%), del turismo (18,8%) e dei servizi alle imprese (12,2%); dati peggiori della media nazionale, che per i tre settori economici si attesta rispettivamente al 9%, al 7,7% e al 3,1%. Per gli altri comparti, i dati sono più rassicuranti rispetto al resto della nazione: in particolare nel settore agricolo, manifatturiero e delle costruzioni, dove i fallimenti si riducono di oltre il 20%. Fallimenti 2015-2014 80 60 40 20 0 Variazione % 2015/2014 Puglia Variazione % 2015/2014 Italia -20-40 13
Così come si è riscontrata una diminuzione aggregata delle imprese soggette a procedure concorsuali, anche le imprese che ricorrono a mezzi di risanamento più flessibili, come gli accordi di ristrutturazione dei debiti con i fornitori e finanziatori e il concordato preventivo, procedure che non ne precludono la sopravvivenza, hanno subito un decremento nel corso del 2015. Le procedure concorsuali sono disposizioni giudiziali che vengono avviate a tutela dei terzi quando l imprenditore si trova in una situazione definita stato di insolvenza, ovvero in una condizione economico-finanziaria che gli impedisce di adempiere regolarmente alle obbligazioni contratte. Oltre al fallimento, la procedura più nota, esistono procedure concorsuali e strumenti di risanamento più flessibili per l impresa in crisi, che ne consentono la prosecuzione dell attività o la sua cessione, o prevedono la realizzazione di accordi di ristrutturazione dei debiti con i debitori e la predisposizione di piani di risanamento. In valore assoluto sono 56 le imprese che hanno fatto ricorso a tali procedure concorsuali, con un decremento percentuale del 17,6% rispetto 2014, contro un decremento del 24% registrato a livello nazionale. L analisi dei singoli comparti non ha rilevanza a livello di variazione percentuale, dato l esiguo numero delle imprese coinvolte. I dati sono lievemente confortanti anche per gli scioglimenti e le liquidazioni volontarie che riguardano un numero d imprese di gran lunga maggiore: sono infatti 4.628 nel 2015, con un decremento del 4,3% rispetto all anno precedente; dato lievemente peggiore di quello nazionale, che si attesta al -5,7%. Delle imprese pugliesi sottoposte a tali procedure, il 29% appartiene al settore del commercio; seguono il comparto delle costruzioni e i servizi alle imprese, con il 17%. 14
Scioglimenti e liquidazioni volontarie 2015 Altri settori 8% Agricoltura e attività connesse 3% Attività manifatt, energia, minerarie 12% Assicurazioni e credito 1% Trasporti e spedizioni 3% Servizi alle imprese 17% Turismo 10% Costruzioni 17% Commercio 29% Passando a una analisi delle variazioni percentuali, si segnala un grande incremento degli scioglimenti volontari delle imprese agricole, pari al 34,9% rispetto all anno precedente, dato in totale controtendenza rispetto alla media nazionale, che fa invece registrare una riduzione degli scioglimenti volontari dell 8,5%; in tutti gli altri settori, il dato regionale e quello nazionale risultano in diminuzione, con una percentuale più marcata registrata in Puglia, tranne per il settore del turismo e dei servizi alle imprese. 40 Scioglimenti e liquidazioni volontarie 2015/14 30 20 10 0 Variazione % 2015/2014 Puglia Variazione % 2015/2014 Italia -10-20 -30 Analisi della mortalità delle imprese per forma giuridica: la crisi della Società. 15
Osservando i dati relativi alle imprese per forma giuridica, si può notare che la crisi morde soprattutto le Società di Capitali, con il 79% di fallimenti registrati nel primo semestre del 2015. Analizzando poi la composizione percentuale delle procedure di concordato preventivo, accanto alle società di capitali emerge la percentuale delle imprese individuali coinvolte. Delle 56 imprese, 39 (70%) sono società di capitali e 9 (16%) imprese individuali. Concordati e Accordi R.D. Altre forme 3% Imprese individuali 16% Società di persone 11% Società di capitali 70% Per quanto riguarda le cessazioni volontarie, questa volta basando l analisi su valori più consistenti (sono ben 4.628 le imprese sottoposte a tali procedure), si azzera la percentuale delle imprese individuali ma aumenta fortemente la mortalità delle società di persone (pari a circa il 36%), lasciando alle società di capitali il 53%. Il mancato ricorso a tale forma di cessazione volontaria da parte delle imprese individuali testimonia per un verso la volontà/necessità di rimanere sul mercato fino a quando le condizioni lo consentono e dall altro la difficoltà di crescita attraverso la scelta di forme giuridiche più consone a una dimensione più elevata nel caso di successo. 16
Scioglimenti e liquidazioni volontarie Imprese individuali 0% Altre forme 11% Società di persone 36% Società di capitali 53% 17
LE IMPRESE CHE TENGONO Una prima, buona notizia: l analisi dei dati economici della Puglia, sulla base dei dati aggregati delle 17.763 imprese che hanno presentato il bilancio nel triennio 2013-15, evidenzia un trend che per tutti i comparti produttivi continua ad essere positivo. Scendendo nel dettaglio, il primo indicatore economico su cui s intende basare l analisi è il Valore della Produzione, costituito da tutti i componenti positivi di reddito (quindi non solo dal fatturato e da eventuali contributi pubblici ricevuti, ma anche dalla produzione effettuata e non venduta, cioè gli incrementi del magazzino prodotti o semilavorati). Valore della produzione 37.000.000.000 36.500.000.000 36.000.000.000 35.500.000.000 35.000.000.000 2014 2013 2012 34.500.000.000 34.000.000.000 Il Valore della Produzione negli ultimi tre anni segue una linea ascendente: nel 2014 si attesta su circa 36,8 miliardi di Euro, facendo registrare un lieve ma costante incremento, di poco superiore al 2% negli ultimi tre anni. Spostando l analisi ai singoli comparti produttivi che hanno contribuito alle vendite/produzione complessiva della regione, il Commercio occupa la prima posizione, con il 41% del Valore della Produzione totale; segue il Manifatturiero con il 29%. Tutti gli altri settori realizzano un valore della produzione aggregato più modesto, ciascuno inferiore al 10%. 18
Assicurazioni e credito 0% Trasporti e spedizioni 6% Turismo 2% Valore della produzione per settore Altri settori 4% Servizi alle imprese 7% Agricoltura e attività conn. 4% Attività manifatturiere, energia, minerarie 29% Commercio 41% Costruzioni 8% Il discorso non muta se si prende in considerazione l altro aggregato economico, il Valore Aggiunto, ottenuto sottraendo dal Valore della produzione i costi dei fattori produttivi utilizzati. Possiamo dare a tale dato aggregato, ottenuto dall analisi realizzata sugli oltre 17.000 bilanci aziendali, una valenza analoga a quella del Prodotto Interno Lordo, in quanto misura la ricchezza ceduta al territorio; ricchezza che remunera le diverse componenti che direttamente o indirettamente hanno partecipato al processo produttivo, ovvero: il personale dipendente (costo del personale); i finanziatori (interessi passivi); lo Stato (imposte); l imprenditore/soci (utili/dividendi). La sequenza non è casuale. La differenza sostanziale tra Valore Aggiunto e PIL riguarda: 1. i diversi soggetti che concorrono a determinare la ricchezza prodotta: il Valore Aggiunto tiene conto della sola attività delle imprese (è opportuno sottolineare che nel caso specifico si tratta delle sole imprese di capitale); il PIL comprende anche la ricchezza prodotta dalle prestazioni della Pubblica Amministrazione; 2. la diversa composizione dei valori che concorrono alla determinazione: Il PIL considera solo il fatturato; il Valore Aggiunto tiene conto, oltre che delle movimentazioni finanziarie, anche del valore delle scorte di magazzino prodotte e non vendute nell anno. 19
Il Valore aggiunto totale nel il 2014 raggiunge la cifra di quasi 8 miliardi di Euro ed è pressoché stabile per il triennio considerato, con un incremento che si aggira intorno al 2% rispetto al 2013. Analizzando l apporto al valore aggiunto dei singoli comparti produttivi, è ancora il manifatturiero a ricoprire la prima posizione, con il 34%; seguono il commercio con il 20% e le costruzioni con l 11%. L agricoltura e il turismo, che si collocano ancora su valori modesti, confermano la grande difficoltà nel costituire, singolarmente considerati, l elemento trainante per l economia pugliese, sebbene vada riconosciuta a questi comparti strategici una grande funzione sociale, paesaggistica e ambientale. In una visione integrata di sviluppo, in grado di determinare per via diretta e indiretta la crescita degli altri settori, questi due comparti possono costituire il volano dei nuovi processi di crescita economica. Valore aggiunto 2015 Altri settori 7% Agricoltura e attività connesse 3% Servizi alle imprese 12% Assicurazioni e credito 0% Trasporti e spedizioni 9% Attività manifatturiere, energia, minerarie 34% Turismo 4% Commercio 20% Costruzioni 11% Scendendo nell analisi degli aggregati economici successivi si passa a considerare un altro indicatore, l EBIT (Earn Before Interest and Taxes), e poi il reddito al lordo e al netto delle imposte: si rileva che i valori continuano a rispecchiare lo stesso andamento, cioè un lieve incremento o una sostanziale tenuta rispetto al biennio precedente. Anche la ripartizione per comparti produttivi rispecchia la stessa composizione vista per il Valore Aggiunto. 20
Assicurazioni e credito 1% Servizi alle imprese 11% EBIT 2014 Altri settori 4% Agricoltura e attività connesse 2% Trasporti e spedizioni 4% Turismo 2% Attività manifatturiere, energia, minerarie 34% Commercio 28% Costruzioni 14% meno costi materie e servizi Valore della produzione meno costi personale e ammortam. Valore aggiunto meno interessi passivi EBIT imposte d esercizio Reddito al lordo delle imposte Reddito netto 21
LE PERFORMANCE E LE DIMENSIONI Le grandi e le piccole imprese migliorano; le medie crollano Se dall analisi dei comparti economici si passa all analisi dei risultati economici per classi dimensionali, si evidenzia senza alcuna ombra di dubbio il crollo delle performance delle medie imprese. L universo delle società di capitali considerate è costituito prevalentemente da piccole e microimprese; è stato utilizzato come parametro dimensionale il Valore della Produzione 2. Ripartizione del campione per classi dimensionali Grandi 0% medie 3% piccole 15% micro 82% Innanzitutto occorre chiarire che nel 2014, sempre ragionando in termini di bilanci aggregati, le imprese di grandi dimensioni che sono solo 70, cioè lo 0,2% del totale, realizzano il 25% del Valore della Produzione totale; altrettanto ne producono le medie. Le micro-imprese, che numericamente costituiscono l 82% delle imprese totali operative in Puglia, realizzano invece soltanto il 22% del Valore della Produzione che, unito a quello delle piccole, raggiunge il 50%. 2 Classificazione in base al Valore della produzione: Micro imprese: da 0 a 2.000.000; Piccole imprese: da 2.000.000 a 10.000.000; Medie imprese: da 10.000.000 a 50.000.000; Grandi imprese: oltre 50.000.000; 22
Valore della produzione per classi dimensionali micro 22% grandi 25% piccole 28% medie 25% Il Valore della Produzione sostanzialmente ha tenuto per il triennio considerato per tutte le categorie dimensionali. 12.000.000.000 Valore della produzione 2015 10.000.000.000 8.000.000.000 6.000.000.000 4.000.000.000 2014 2013 2012 2.000.000.000 - Grandi medie piccole micro La situazione si aggrava se si prendono in considerazione gli altri indicatori. L EBIT - che deriva dal valore della produzione a cui si detraggono i costi dei fattori produttivi, materie prime, lavoro e ammortamenti - evidenzia per tutte le categorie d impresa valori in aumento rispetto all anno precedente, tranne che per le micro imprese. 23
Per le aziende di grandi dimensioni si registra una lievissima riduzione dell EBIT rispetto al 2013, nella misura del 2%, ma continua a rilevarsi un notevole incremento rispetto al 2012. Situazione differente per le medie imprese, che continuano ad avere un costante, anche se lieve, decremento. L incremento diviene sostanziale per le piccole imprese (rispettivamente del 30% rispetto al 2013 e del 12% rispetto al 2012). Le micro aziende mostrano, invece, un preoccupante andamento negativo che si attesta su valori pari al 17% - se si prende a riferimento il 2013 - e al 21% rispetto al 2012. EBIT 450.000.000 400.000.000 350.000.000 300.000.000 250.000.000 200.000.000 150.000.000 2014 2013 2012 100.000.000 50.000.000 - grandi medie piccole micro Il reddito netto, rispetto all EBIT, è influenzato dalle politiche finanziarie oltre che da tutte le componenti di natura straordinaria che possono derivare da azioni di ristrutturazione aziendale particolarmente incisive negli anni di crisi. Nelle grandi imprese i risultati di gestione non seguono l andamento del Valore della Produzione: infatti, nonostante l incremento costante di questo aggregato, il reddito netto si riduce sensibilmente nell ultimo anno, nella misura del 23% rispetto al 2013. Per le medie imprese, che avevano già evidenziato un trend negativo anche per il Valore della Produzione e per l EBIT, si registra un crollo del reddito netto del 150%, con perdite aggregate per oltre 21 milioni di Euro. Le piccole imprese, invece, mettono in evidenza tutta la loro capacità di adattarsi ai mutamenti del mercato: infatti quelle che riescono a rimanere in vita ottengono migliori performance rispetto alle realtà produttive di maggiori dimensioni. Il reddito delle piccole imprese si incrementa rispetto all anno precedente, addirittura del 500%, totalizzando un valore complessivo di circa 110 milioni di Euro; il reddito netto delle micro imprese, invece, si raddoppia, passando da una perdita complessiva di 60 24
milioni di Euro nel 2013 ad un valore totale positivo per quasi 54 milioni di euro nell esercizio successivo, con un incremento del 190%. 250.000.000 Reddito netto 200.000.000 150.000.000 100.000.000 2014 2013 50.000.000 2012 - grandi medie piccole micro -50.000.000-100.000.000 Le microimprese tengono, grazie ai sacrifici dell imprenditore Le microimprese, che come detto costituiscono il 22% del Valore della Produzione, concorrono, dopo la copertura di tutti i costi, solo per l 1% a remunerare il capitale proprio: molto poco rimane per il reinvestimento nell attività dell impresa. I bassi livelli di reddito netto non rendono convenienti neanche ulteriori investimenti da effettuarsi con capitali apportati dai soci. La redditività del capitale proprio (il ROE, ovvero il rapporto tra utile netto e capitale netto) decresce proporzionalmente al ridursi delle dimensioni delle imprese, con l unica eccezione delle medie imprese che rilevano invece per l anno in corso performance molto negative. Analizzando il 2014, dall 11% di ROE delle imprese di grandi dimensioni, si passa allo 0,01% di quello delle micro-imprese. Nel 2014 il ROE è comunque cresciuto rispetto al 2013 per le piccole e le micro imprese; si è invece ridotto per le altre due categorie. 25
ROE per categoria dimensionale 16,00 14,00 12,00 10,00 8,00 6,00 4,00 2014 2013 2012 2,00 - -2,00 grandi medie piccole micro -4,00 Le micro-imprese, che s intendano come tali le società rientranti nella classificazione dell Unione Europea o che si faccia riferimento alle imprese artigianali di dimensione ancora più ridotta, da sempre costituiscono l asse portante del sistema produttivo italiano e della nostra regione in particolare, caratterizzandola non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale e culturale. Per tale motivo, la sostanziale ma non sufficiente ripresa dei risultati economici registrati, da cui vedremo non deriva una ripresa dell occupazione, è un dato su cui riflettere e agire. Quali sarebbero le conseguenze di una desertificazione delle microimprese dal nostro territorio, non solo da un punto di vista economico, ma anche culturale, sociale e ambientale? Le conseguenze economiche e sociali della perdita di occupazione sono evidenti, ma non meno importanti sono gli effetti che il fenomeno determina in ambito culturale e ambientale. I danni che deriverebbero dalla perdita di Know-how legati all esperienza e alla competenza di cui sono depositarie le imprese di piccola dimensione costituirebbero un danno incalcolabile per la nostra comunità. La micro-impresa è quasi sempre legata a processi e sistemi di sviluppo economicamente e socialmente sostenibile rispetto alla grande impresa, anche se spesso non ha gli strumenti per comunicarlo (i bilanci sociali e ambientali sono uno strumento utilizzato quasi esclusivamente dalle medie e grandi imprese). In ambito commerciale, le piccole imprese caratterizzano e rendono vivi e sicuri i centri cittadini, favorendone lo sviluppo sociale e culturale. Questa ricchezza, non facilmente quantificabile, va considerata e tutelata. 26
27 www.unioncamerepuglia.it
LE IMPRESE E GLI ADDETTI Esaminando l andamento dell occupazione su classi dimensionali determinate in base al numero degli addetti 3 ed effettuando l analisi su un insieme di imprese compresenti nel periodo di tempo considerato (III trimestre 2014 - III trimestre 2015) - ovvero oltre 220.000 per la regione e oltre 3,5 milioni per il campione nazionale - si evidenzia che tutte le categorie seguono un andamento positivo, tranne quella delle microimprese che fa registrare un decremento del numero di occupati. Le grandi imprese segnano un incremento del 6,2% nel terzo trimestre 2015 rispetto al terzo trimestre dell anno precedente. L incremento è nettamente superiore alla media nazionale, che si attesta all 1,9%; stesso trend, anche se più contenuto ma su valori superiori alla media nazionale, per le altre categorie dimensionali. Unica eccezione le micro-imprese, che registrano variazioni dell occupazione con segno negativo, pari al -3,%; comunque leggermente meglio della media nazionale, che è del -3,6%. 8 Andamento dell'occupazione per classi dimensionali 6 4 2 0 Micro 9 Piccole 10-49 Medie 50-249 Grandi 250 Variaz. % III trim 2014/III trim. 2015 Puglia Variaz. % III trim 2014/III trim. 2015 Italia -2-4 3 Classificazione in base al Numero degli addetti: Micro imprese: fino a 9 addetti; Piccole imprese: da 10 a 49 addetti; Medie imprese: da 50 a 249 addetti; Grandi imprese: oltre 250 addetti. 28
Disaggregando il campione di imprese classificate in base al numero degli addetti, dipendenti, soci o collaboratori, ancora una volta il comparto produttivo che impiega la maggiore forza lavoro a livello regionale è il commercio (25%); seguono l attività manifatturiera (17%) e l agricoltura (12%). Esiste comunque una frammentazione dell occupazione nei vari comparti produttivi, a evidenziare la mancata vocazione della regione Puglia verso una particolare attività produttiva, un valore che rappresenta probabilmente una ricchezza e un ammortizzatore per il tessuto socio-economico regionale. Addetti per comparto produttivo a settembre 2015 Servizi alle imprese 9% Altri settori 9% Assicurazioni e credito 2% Trasporti e spedizioni 5% Agricoltura e attività connesse 12% Attività manifatt, energia, minerarie 17% Turismo 10% Costruzioni 11% Commercio 25% Premesso che rispetto al campione considerato il numero totale degli occupati è pressoché stabile (-0,1%), i segni negativi più sensibili riguardano il settore delle costruzioni (-3,4%) e quello dei servizi alle imprese (-1,4%), andamenti che appaiono conseguenti alla crisi economica globale e non dipendenti da specifiche politiche regionali. L incremento più consistente degli occupati riguarda il settore del Credito e Assicurazione (11,9%). Tale tendenza che sembrerebbe in contrasto rispetto a quanto evidenziato nell analisi sulla nati-mortalità delle imprese (in cui era stato evidenziato un incremento delle cessazioni e una diminuzione nel numero delle iscrizioni), può essere interpretata in più modi: tra tutti, le ristrutturazioni in corso e il ricorso a un numero crescente di collaboratori addetti all area commerciale sembrano poter almeno in parte giustificare tale crescita occupazionale. 29
Variazione % addetti III trim. 2015/III trim. 2014 14 12 10 8 6 4 2 0-2 -4 Agricoltura e attività connesse Attività manifatt, energia, minerarie Costruzioni Commercio Turismo Trasporti e spedizioni Assicurazioni e credito Servizi alle imprese Altri settori -6 30