I capitolo. LA FINE DEL FASCISMO ED IL REGNO DEL SUD: IL CONCENTRAMENTO DEI FASCISTI DA PARTE DELLA AMMINISTRAZIONE ALLEATA SOTTO LA LINEA GOTICA. 1. La disfatta italiana ed il crollo del fascismo. La decisione di Mussolini di entrare in guerra affianco ad Hitler, aveva gettato un paese impreparato nel conflitto, dimostrandosi fatale al fascismo. L'Italia si era battuta con onore, ma senza l'aiuto delle forze tedesche in Etiopia e Grecia, aveva subito gravi disfatte militari. Dai primi mesi del 1943 cominciò un processo che determinò il passaggio dell'italia dal ruolo di alleato dell'asse a quello di nuovo paese occupato. Era la Germania a decidere in funzione delle sue esigenze la parte di materie prime destinate all'italia; cellule tedesche si cominciarono a formare nelle principali citta` 5
italiane e venne stabilito un piano di occupazione della penisola. 1 Mussolini avviò sul fronte russo un rilevante numero di soldati di cui si avrebbe avuto bisogno altrove. L'offensiva di Montgomery e l'occupazione alleata dell'africa del Nord, ebbero un effetto disastroso sul morale delle truppe, tanto che il Duce si vide costretto a sostituire il 30 gennaio del '43 il capo di stato maggiore generale Cavallero con il generale Ambrosio. Nel maggio del 1943, in piena battaglia di Tunisia, Hitler e Mussolini si incontrarono a Klessheim. La riunione fu un autentico fallimento: l asse era ormai incrinato. Il 7 maggio Tunisi cadde in mano agli alleati; era l inizio della disfatta militare italiana. Il 12 giugno del 1943 capitolò l isola fortificata di Pantelleria senza aver opposto grande resistenza; il 10 luglio gli alleati sbarcarono in Sicilia dove la resistenza italiana crollò rapidamente. Sotto le bombe alleate, senza cibo a sufficienza, con una inflazione galoppante, dopo i disastri militari, con le truppe italiane umiliate in Grecia ed in Africa, gli italiani iniziarono a mettere in discussione l appoggio al 1 Jean-Baptiste Duroselle, Storia diplomatica dal 1919 ai nostri giorni, edizione italiana a cura di Pietro Pastorelli, p. 351, LED Milano 1998 6
Regime. Il 5 marzo 1943 gli operai di alcune fabbriche di Torino, la Rasetti, la RIV, la SPA e la FIAT Mirafiori, furono i primi a manifestare apertamente il loro dissenso, bloccando per molte ore il lavoro 2. Decine di arresti tra gli scioperanti e l intervento tempestivo della forza pubblica non impedirono ad altre fabbriche della città nuove astensioni dal lavoro, nei giorni successivi. Grande risonanza ebbero gli scioperi in Italia ed all estero; per Mussolini il Fascismo era tornato indietro di 20 anni. Entro la fine del mese, molti luoghi di lavoro nelle città erano stati investiti da un movimento di protesta che coinvolgeva circa 100.000 persone. Anche le famiglie contadine, da sempre vicine al regime, furono colpite dalla coscrizione, dall aumento delle imposte e dal controllo sui prezzi e sul consumo del grano. Nelle città i salari reali degli impiegati, con il dilagare del mercato nero, crollarono, la disoccupazione era diffusa. Gli esponenti della classe capitalista cominciavano a prendere le distanze. Il 19 luglio del 1943 Roma 2 Renzo De Felice, Mussolini l alleato, I, L Italia in guerra, 2, Crisi ed agonia del Regime, Einaudi, Torino 1990, p. 928. 7
subì il primo bombardamento alleato ed il fascismo l ennesimo colpo mortale: era l inizio della fine 3. Lo stesso giorno Hitler e Mussolini si incontrarono a Feltre; il generale Ambrosio, capo di Stato maggiore, prima dell incontro, cercò invano di convincere il Duce ad annunciare al Fuhrer la necessità del ritiro italiano dalla guerra, ma Mussolini tacque. Il maresciallo Badoglio intanto, pur muovendosi con estrema cautela, era al centro di una fitta rete di contatti; a lui guardavano non solo molti alti gradi dell esercito, ma anche importanti industriali del nord. Numerosi erano i rapporti relativi alle pressioni esercitate sul sovrano, su Acquarone ed Ambrosio per indurli a liquidare Mussolini e sull effetto moltiplicatore di esse che, con il luglio, avevano la crescente depressione dello spirito pubblico, il distacco dal regime di sempre più vasti settori del paese ed il timore che ciò si traducesse in movimenti sovversivi in conseguenza del precipitare della situazione. Nei rapporti si faceva presente la gravità della situazione politica italiana e si sottolineava che la via per uscirne era ormai quella dell estromissione dal 3 Paul Ginsborg, Storia d Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi, Torino 1989, p. 7. 8
governo di Mussolini; tutti in un modo o nell altro si adoperavano affinché il Re e con lui i militari, prendessero nelle loro mani il potere. Dopo il successo dello sbarco in Sicilia, il fallimento dell incontro di Feltre e il bombardamento di Roma, Vittorio Emanuele III era ormai convinto della necessità che l Italia uscisse al più presto dalla guerra. Non ignorava però che, per aprire una trattativa con Londra e Washington, la permanenza al potere del Duce e del fascismo costituivano un ostacolo. Da qui la sua consapevolezza della necessità che Mussolini si ritirasse o, se non accettava di farlo, spontaneamente, di estrometterlo con un colpo di stato militare, al quale lo sollecitavano sempre più esplicitamente l opposizione antifascista, larghi settori dell establishment monarchico, moderato e persino fascista e in primis Acquarone ed Ambrosio 4. Il Re ed Ambrosio si convinsero definitivamente che Mussolini doveva essere allontanato ed il 24 luglio se ne creò l occasione. 4 Renzo De Felice, op. cit., 1341-1359. 9
Per la prima volta dal dicembre 1939 Mussolini, nonostante da più parti gli giungessero voci allarmistiche e gli fosse stato consigliato di non convocarlo, accettò di riunire il Gran Consiglio del Fascismo e nella lunga seduta, (dal 24 luglio alle ore 17:00 fino alle 2:40 del mattino successivo), 19 membri su 28 votarono una mozione proposta da Grandi, contraria al Duce. Il 25 luglio il Re convocò Mussolini e gli annunciò l intenzione di affidare il potere al Maresciallo Badoglio. All uscita da Villa Savoia Mussolini venne arrestato; avevano inizio così i 45 giorni, un periodo confuso che si aprì con la caduta di Mussolini e si chiuse con l 8 settembre. Un colpo di Stato dall alto aveva estromesso Mussolini, ma non ancora fatto uscire l Italia dalla guerra. Badoglio costituì un Governo di tecnici e dichiarò di voler continuare la guerra; occorreva far uscire l Italia dal conflitto, ma nello stesso tempo evitare la brutale reazione tedesca. Le prime aperture italiane agli alleati vennero fatte il 4 agosto a Lisbona dall ex Capo di Gabinetto di Ciano, il Marchese Lanza D Ajeta. 5 Questi 5 J.B Duroselle, op. cit., pag 352, LED Milano 1998. Il Marchese Lanza D Ajeta aveva parenti americani e conosceva Summer Welles. Le trattative proseguirono poi il 5 agosto, quando un diplomatico italiano a Tangeri, Berio, su indicazione di Badoglio aprì i negoziati propriamente 10
incontrò l ambasciatore britannico e gli comunicò le istruzioni del nuovo Ministro degli Esteri Guariglia: L Italia desiderava la pace, ma doveva fingere di proseguire la guerra. I negoziati proseguirono lenti e nel frattempo, malgrado le resistenze italiane, i tedeschi attraverso il Brennero fecero entrare numerose truppe nell Italia del Nord. Il 3 settembre 1943 il Generale Castellano a Cassibile, presso Siracusa, firmò l armistizio segreto italiano, mentre all alba del giorno stesso l VIII armata britannica era sbarcata nell Italia Continentale. Le clausole dell armistizio erano molto dure: resa senza condizioni, rifiuto sull accoglimento tra gli alleati, status di cobelligerante. Già dall inizio di settembre gli anglo.americani stavano cercando di organizzare uno sbarco aviotrasportato a nord di Roma per difendere e proteggere la capitale ma i tentennamenti di Badoglio, 6 riguardo la detti. Inglesi ed americani esigerono una capitolazione senza condizioni, lasciando intendere che una volta firmato, le condizioni sarebbero state meno dure quanto più l Italia avesse collaborato alla lotta contro i tedeschi. 6 Giacomo Carboni, un errore di Eisenhower provocato dal Generale Castellano in La Voce Repubblicana. Il generale Carboni dichiara: la divisione americana per sbarcare aveva bisogno di 5 aeroporti e 4 notti consecutive come specificò a me il Generale Taylor. Anche ammesso che io avessi potuto impadronirmi di un aeroporto, (con che in ogni modo avrei 11
necessaria cooperazione italiana all operazione, indussero Eisenawer ad abbandonare ogni progetto e decidere per un più agevole sbarco a Salerno. L 8 settembre Eisenawer rese pubblico l armistizio e così Badoglio si vide costretto ad annunciarlo, ordinando alla forze armate di cessare le ostilità contro gli alleati ma senza impartire ordini precisi. La famiglia reale fuggiva da Roma verso Pescara, dove la corvetta Baionetta imbarcava prima il maresciallo Badoglio ed il ministro De Courten e quindi, ad Ortona, il Re e la Regina. Mentre a Brindisi arrivavano la Baionetta, preceduta dallo Scipione, il grosso della flotta italiana da battaglia s incontrava davanti a Bona con una squadra inglese ed entrambe le squadre si dirigevano in una unica formazione verso Malta. La Marina Italiana eseguiva l ordine ricevuto di raggiungere, in conformità dell art. 4 dell armistizio, la base navale designata dal comandante in capo alleato. scatenato l attacco tedesco), in una notte sola sarebbe sbarcata in esso la quarta parte di una divisione divisa per 5, cioè 100 uomini. 12
La V armata americana, che aveva cominciato assieme a reparti britannici lo sbarco nella piana di Battipaglia a Sud di Salerno, il 9 settembre incontrò però una accanita resistenza tedesca in Campania e si bloccò 7. La reazione tedesca non s era fatta attendere; già dopo il 25 luglio, con la fuga di Farinacci da Hitler, il Fuhrer aveva deciso di ristabilire il regime fascista in Italia. Il 10 settembre Hitler pronunciò un discorso in cui lamentava il tradimento italiano pur facendo un elogio al Duce. Lo stesso giorno i tedeschi occuparono Roma; l Esercito Italiano era allo sbando, con i militari che abbandonavano le caserme e con più di mezzo milione di soldati catturati dai tedeschi e successivamente deportati in Germania 8. Mussolini, internato al Gran Sasso, il 12 settembre venne liberato dai paracadutisti tedeschi e condotto in Germania per riprendere la direzione del fascismo italiano. Il 15 settembre fu creata la Repubblica Sociale 7 Agostino Degli Espinosa, Il Regno del Sud, Rizzoli, Milano 1995, p. 9. 8 I rapporti tra i comandi tedeschi e quelli italiani, dopo il 25 luglio erano divenuti sempre più freddi. La reazione dei comandi italiani all annuncio dell armistizio fu caratterizzata dalla completa immobilità. Le truppe, rimasero prive di ordini ed indicazioni sui comportamenti da tenere. Per molti militari l annuncio fu accolto come se si trattasse di una liberazione da un gravoso impegno. 13
Italiana; Hitler, approfittando del crollo italiano si annesse di fatto Trieste, l Istria, il Tirolo del Sud, il Trentino ed il Bellunese. Alla fine di settembre l Italia era divisa in due: a sud di Napoli vi erano gli alleati ed il Re, al nord i tedeschi ed il Governo di Salò che manteneva il controllo di tutta l Italia settentrionale. L autorità dello Stato Italiano si era dissolta e 2 eserciti di occupazione e tre Governi italiani, (la Repubblica di Mussolini, il CLNAI, il Regno del Sud), chiedevano agli italiani obbedienza. 14